Belpoggi (Istituto Ramazzini): effetti del glifosato sulla salute gravi, presto nuove prove

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Belpoggi (Istituto Ramazzini): effetti del glifosato sulla salute gravi, presto nuove prove
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 Belpoggi (Istituto Ramazzini):
 effetti del glifosato sulla salute
 gravi, presto nuove prove
 Intervista . L'Istituto Ramazzini, è in procinto di concludere e presentare i
 risultati del più grande studio integrato mai eseguito sul glifosato e i suoi formulati.
 Parla la direttrice scientifica.

(https://static.ilmanifesto.it/2020/07/belpoggi.jpg)
    Fiorella Belpoggi, Direttrice scientifica dell'Istituto Ramazzini

     Manlio Masucci (https://ilmanifesto.it/archivio/?fwp_author=Manlio Masucci)
                                                                              EDIZIONE DEL

                                                                            28.07.2020 ()
PUBBLICATO

                                                                         27.7.2020, 2357

L’approvazione della mozione presentata dalla senatrice Cattaneo, che impegna il
governo a una review sistematica sul glifosato, ha perlomeno un merito. Quello di
aver aperto un dibattito incandescente sul modello produttivo agricolo italiano e sugli
effetti dannosi causati dall’utilizzo dei fitofarmaci. Al di là degli opinabili contenuti
della mozione definita “pro glifosato”, è stato infatti il dibattito in aula a sollevare
molte perplessità sulla direzione che il nostro paese si prepara ad intraprendere, al di
là delle dichiarazioni entusiastiche di facciata rispetto al Green Deal europeo e alle
strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”. L’obiettivo della riduzione del
50% dei pesticidi entro il 2030, appare oggi come una mera illusione se accostato alle
dichiarazioni di voto di molti senatori, tra chi ha assicurato come non ci siano
alternative all’attuale modello produttivo e chi ha serenamente ammesso la propria
ignoranza in materia rimettendosi nelle mani della scienza.

Ma la domanda sorge spontanea: di quale scienza stiamo parlando? Siamo sicuri che
tutti i dati scientifici siano stati correttamente riportati ed attentamente analizzati
prima di approvare le mozioni all’ordine del giorno? E come riconoscere la sottile
linea che separa la posizione scientifica da quella politica o addirittura ideologica?
Esiste, infine, un problema di competenze all’interno delle istituzioni italiane?
Abbiamo posto queste domande alla dott.ssa Fiorella Belpoggi, direttrice Scientifica
dell’Istituto Ramazzini, centro di ricerca indipendente all’avanguardia e riconosciuto
in tutto il mondo. La stessa dott.ssa Belpoggi è stata parte attiva di procedimenti
legali negli Usa proprio per determinare gli effetti di sostanze chimiche sulla salute
umana. L’Istituto Ramazzini, ci anticipa la dott.ssa Belpoggi, è inoltre in procinto di
concludere e presentare i risultati del più grande studio integrato mai eseguito sul
glifosato e i suoi formulati. Risultati che potrebbero presto contribuire a rendere la
mozione pro glifosato approvata dal Senato solo un brutto ricordo.

Dott.ssa Belpoggi, il Senato si è da poco espresso in maniera ambigua
sulla questione glifosato approvando sia la mozione che lo condanna, che
ha avuto come primo firmatario il senatore De Bonis, sia quella che lo
salva, firmata in primis dalla senatrice Cattaneo. Un pareggio che rischia
di sfociare nell’immobilismo. L’Isde ha pubblicato una nota, da lei
sottoscritta, smontando tutte le affermazioni “scientifiche” contenute
nella mozione “pro glifosato”. Come ha letto la decisione di approvarla
comunque?
La prima ambiguità, mi permetta, riguarda proprio l’esito del voto in aula, che alcuni
senatori ci spiegano essere stato alterato da errori. In ogni caso, sono convinta che i
parlamentari che hanno votato a favore della mozione Cattaneo non conoscano o non
abbiano capito quale sia la gravità delle conseguenze avverse sulla salute correlate
all’utilizzo del glifosato e dei suoi formulati. Questi effetti avversi, già pubblicati in
dozzine di studi in riviste autorevoli peer reviewed, riguardano non solo gli effetti
cancerogeni evidenziati dalla Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC)
della OMS, ma soprattutto gli effetti di interferenza endocrina sull’assetto ormonale
dei nascituri e dei neonati che lo possono assumere attraverso la madre durante la
gestazione o attraverso il latte materno alla nascita. Queste esposizioni permangono
poi per tutta la vita, come dimostrato dal fatto che il glifosato e l’AMPA (suo prodotto
di degradazione) vengono ritrovati nelle urine dei cittadini di tutte le età e che la
nostra agenzia per l’ambiente ISPRA ci dice essere il maggior contaminante delle
acque di superficie.

Mi rendo conto che raccogliere queste informazioni, saperle selezionare tra le
tantissime informazioni in circolazione e riuscire a metterle in relazione tra loro, non
è un’operazione banale, specie per chi non tratta quotidianamente questi temi. Ed è
anche compito di noi scienziati guidare i neofiti nella comprensione di queste
classificazioni. Perciò, le confesso, che mi ha amareggiato ascoltare in aula un
racconto della classificazione della IARC quasi ridicolizzato, mentre è importante che
le persone, i parlamentari ma anche quelli che ascoltano il dibattito da casa,
comprendano che la IARC si riferisce agli effetti cancerogeni e classifica le sostanze
per la loro capacità di indurre cancro e con quali meccanismi. Al di là della
classificazione della IARC restano tutte le altre patologie ambientali e la letteratura
scientifica di riferimento. Ecco: inquadrando la questione in questo modo si aiutano i
cittadini a comprendere questioni a volte anche molto complesse, che è compito di
noi scienziati tradurre e mettere a disposizione di tutti. È un fatto di democrazia, di
acceso paritario all’informazione. Non è una questione marginale.

Considerando quanto sta avvenendo in Europa, con nuovi impulsi a
un’economia più verde, rispettosa della biodiversità e della salute delle
persone, non ha l’impressione che l’Italia stia andando in direzione
opposta? Qual è la situazione sul rinnovo dell’autorizzazione al glifosato
in Europa e qual è la posizione che auspica per il nostro paese?

Non è che l’Italia stia andando in direzione opposta, l’Italia, come dicevo, ignorando
le conseguenze delle proprie decisioni, si fa guidare nelle scelte piuttosto che dalla
sostenibilità ambientale, da quella economica, ignorando che oggi il green deal ci
orienta proprio verso scelte politiche che mettano d’accordo economia, etica, valori
sociali e salute. L’Europa nei suoi programmi è questo che vuole, la sostenibilità a
tutti i livelli, e per fortuna, se vorremo attingere ai fondi europei messi in campo, ci
dovremo attenere alle regole europee. Per quanto riguarda il glifosato, la situazione è
a questo punto. Il 15 Aprile 2019, lo Standing Committee on Plants, Animals, Food
and Feed della UE ha accolto la proposta della commissione di designare quattro
Stati Membri come relatori associati per la prossima valutazione del glifosato. Questo
Assessment Group on Glyphosate (AGG) comprende Francia, Ungheria, Olanda e
Svezia. La decisione è stata formalmente adottata come “Commission Implementing
Regulation (EU) 2019/724” il 10 Maggio 2019. Il lavoro è stato svolto dalle rispettive
agenzie nazionali e depositato alla Commissione Europea. Poichè l’autorizzazione
attuale del glifosato scadrà il 15 Dicembre 2022, il processo di rinnovo è già
cominciato. Una volta terminate la valutazione scientifica, AGG la trasmetterà ad
EFSA, che supervisionerà la valutazione degli Stati Membri. Verrà anche messa in
atto una consultazione pubblica del rapporto AGG.

Nell’esposizione della mozione Cattaneo e dalla discussione generale si è
parlato esclusivamente del principio attivo del glifosato tacendo il fatto
che tale principio attivo è solo una componente, e oltretutto minima,
all’interno dei diserbanti messi in commercio e usati in agricoltura. Qual
è il peso reale del resto dei coformulanti in una valutazione seria della
questione? Ha senso effettuare un’analisi sui possibili effetti dannosi di
un erbicida basandosi solo sul principio attivo?

I nostri dati suggeriscono che nella prima fascia di età, cioè dalla vita embrionale fino
all’adolescenza (corrispondente all’età equivalente nell’uomo: vita embrionale -18
anni circa), la ADI (dose giornaliera consentita) americana per il glifosato (1,75
mg/kg peso corporeo) e il suo formulato Roundup possono interferire con alcuni
parametri considerati biomarker del normale sviluppo sessuale, della genotossicità e
delle alterazioni della flora batterica intestinale. Gli effetti sono molto più evidenti
quando la stessa quantità di glifosato viene somministrata con il formulato,
indicando che il Roundup, cioè il formulato che viene usato per il diserbo, è più
tossico del glifosato da solo. Questa osservazione è molto importante anche per
comprendere perché la IARC e l’EFSA due anni fa sono addivenute a due pareri
contrastanti sul glifosato: IARC ha valutato anche i suoi formulati, cioè i composti
che vengono usati come tali in agricoltura, EFSA ha invece valutato il glifosato
somministrato come tale. In più, IARC ha preso in esami lavori accademici e
indipendenti, EFSA quasi unicamente studi prodotti dall’industria, peraltro tenuti
segreti se non dopo l’ordine della Corte di Giustizia Europea di renderli pubblici.
Questa storia, come tante altre, mette in luce una mancanza grave di trasparenza
delle Istituzioni.

Una delle questioni al centro del dibattito è stata la recente notizia del
patteggiamento della Bayer per 10 miliardi per terminare circa 95 mila
cause legali intentate negli Usa per danni alla salute apparentemente
provocati dal glifosato. La Cattaneo ha definito tale vicenda come “quella
che da un punto di vista giornalistico è stata chiamata un’estorsione su
procedimenti legali” e ha successivamente dichiarato che non c’è
correlazione fra il patteggiamento e la presunta colpevolezza della Bayer-
Monsanto. Lei è stata chiamata nel recente passato come teste in processi
negli Stati Uniti proprio su queste questioni. Qual è il suo punto di vista?

Un deciso aumento di Linfomi Non Hodgkin (NHL) negli agricoltori degli USA, forti
utilizzatori di glifosato/Roundup, ha portato i giudici a riconoscere i primi casi
correlati all’attività lavorativa con l’uso costante per lungo tempo dell’erbicida. Sulla
base di questi primi riconoscimenti, come ci si potrebbe aspettare in qualsiasi Paese,
non solo negli USA (vedi in Italia i casi da mesotelioma da amianto, fino agli anni 90
non riconosciuti, e dopo i primi valutati legalmente come correlati all’amianto sono
emersi centinaia di nuovi casi) migliaia di cause sono state intentate contro
Monsanto//Bayer.

Nel 2013 sono stata protagonista di un processo contro la Exxon Mobil, per
l’inquinamento con MTBE delle falde acquifere nella cittadina di Jacksonville, vicino
a Baltimora, Maryland. Gli studi del Ramazzini erano gli unici studi indipendenti
sull’MTBE disponibili e fui chiamata a testimoniare sui pericoli correlati
all’assunzione di acqua potabile contaminata da questo additivo delle benzine verdi.
La causa fu vinta dai cittadini che ottennero un risarcimento di 1,8 miliardi di dollari.
Posso assicurare che i processi americani, proprio per la posta in gioco, si svolgono su
basi estremamente scientifiche, non opinioni, ma prove vengono richieste agli
avvocati di ogni parte. Nel mio caso dovetti subire 19 ore di “deposition” davanti ai
legali della Exxon prima di essere ammessa come testimone nel processo.

Forte di questa esperienza, nell’apprendere la notizia della Bayer, ho pensato
immediatamente che quello straordinario patteggiamento avveniva perché la
multinazionale era sicura di poter perdere molto di più di quanto abbia patteggiato,
perché le prove di causalità sono sufficienti per condannare il glifosato. Più in
generale, mi ha molto colpito che la senatrice Cattaneo abbia voluto raccontare la
class action contro la Bayer come una sorta di estorsione di massa, una colossale
truffa fatta alla luce del sole ai danni di un colosso potentissimo. Un truffa tra le tante
truffe che, stando al suo racconto, si incontrano su questi temi. Anche in questo caso,
la questione va inquadrata correttamente: quel processo è uno dei tanti processi che
nel mondo si aprono a difesa di lavoratori e cittadini che subiscono gravi danni alla
salute dalla contaminazione dei loro luoghi di vita e di lavoro.

Sono lavoratori e cittadini che si ammalano e che muoiono: solo in Italia le curve da
mesotelioma da amianto e quelle delle leucemie a Taranto evidenziano una realtà
gravissima, che non possiamo ignorare. Alcuni processi riconoscono a quelle persone
degli indennizzi, ma molte delle vittime resteranno senza giustizia. In questo contesto
è possibile pure che esista qualche studio legale in malafede: se si ha fiducia nella
giustizia, si denuncia e si attende il suo corso. Ma non si generalizza: è un po’ come se
alla notizia di un politico corrotto, arrivassimo subito alla conclusione che tutta la
politica fosse corrotta: un ragionamento autodistruttivo e qualunquista che non ci
porta da nessuna parte.

Verso la fine del suo intervento, la senatrice Cattaneo si chiede come
faremmo a diserbare strade, autostrade, ferrovie e aree verdi pubbliche
senza il glifosato aggiungendo che “per la sicurezza di tutti noi non c’è
alternativa”. Lei si sentirebbe sicura a mandare il suo nipotino a giocare
in un parco appena trattato con un erbicida a base di glifosato?

Guardi, il problema non è del mio nipotino, ma di tutti i bambini del mondo. Nel
nostro studio abbiamo osservato che il glifosato /AMPA accumula nei tessuti e quindi
che noi non siamo in grado di stabilire una dose senza rischio, soprattutto per quelle
categorie della popolazione più suscettibili, come donne in gravidanza e bambini.
Per quanto riguarda le alternative, io so che esistono, ma che purtroppo non ci sono
fondi adeguati per la ricerca per sviluppare innovazione nel settore dei pesticidi;
servono investimenti per passare velocemente ad un periodo di transizione dove gli
agrofarmaci più tossici vengano via via sostituiti da prodotti naturali e da pratiche
agricole che ne diminuiscano/aboliscano l’uso. E’ necessario seguire l’Europa e le sue
regole, che ci stanno indicando il cammino per uno sviluppo agricolo sostenibile: lo
sviluppo sostenibile comincia dalla terra.

L’Istituto Ramazzini è impegnato in uno studio internazionale
indipendente, ovvero autofinanziato e quindi non soggetto alle pressioni
delle multinazionali, sugli effetti del glifosato sugli esseri umani. Ci può
dire a che punto siamo, quando verrà presentato e soprattutto ci può
dare qualche anticipazione?

Si, siamo riusciti a partire con il più grande studio integrato mai eseguito sul glifosato
e i suoi formulati, quello maggiormente usato in Europa e quello maggiormente usato
negli USA (www.glyposatestudy.org). Il progetto è molto ambizioso e vorremmo
riuscire a fornire alla UE i dati necessari prima della prossima autorizzazione nel
2022. Lo studio è finanziato da crowdfunding online e da contratti di ricerca con Enti
pubblici italiani e stranieri. Le confesso con un certo rammarico che mentre sono
stata chiamata a riferire sull’andamento dello studio dal Ministro della Transizione
Ecologica francese, dal gruppo di lavoro sui pesticidi della UE, da alti rappresentanti
dei governi esteri, purtroppo dal mio Paese, che amo tanto, non ho mai avuto un
cenno di interesse e di apprezzamento. Noi scienziati siamo abituati al confronto, la
comunità scientifica vive e cresce grazie al confronto. Per questo sono
disponibilissima a confrontarmi sempre, anzi, dirò di più, sento il dovere di
condividere tutte le informazioni che in anni di studi su agenti chimici e fisici ho
raccolto. Questo è il senso della ricerca indipendente, che è sempre trasparente e al
servizio del cittadino.

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