ATTUALITÀ E RICERCA IN NEONATOLOGIA

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ATTUALITÀ E RICERCA IN NEONATOLOGIA
ATTUALITÀ E RICERCA IN NEONATOLOGIA
A Venezia il XXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN), diffuso e
con nuove modalità di svolgimento

Sarà un Congresso “diffuso” il XXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN), che si
terrà quest’anno presso il Palazzo del Casinò di Venezia, dal 7 al 10 ottobre, mettendo in collegamento
virtuale la sede principale con le varie regioni d’Italia. Istituite, infatti, altre sedi “satellite” in alcune città
quali Torino, Milano, Firenze, Roma, Avellino e Palermo, che avranno la possibilità di interagire in live
streaming, attraverso una piattaforma web dedicata. Le nuove modalità di svolgimento digitali
consentiranno a neonatologi, pediatri, infermieri e specializzandi la partecipazione in totale sicurezza,
rispettando norme e disposizioni in continua evoluzione a causa dell’epidemia da Sars‐Cov‐2.

Tra i temi affrontati nei quattro giorni, Il neonato con encefalopatia ipossico‐ischemica: presente e futuro
e i relativi aspetti legati alla prevenzione, al trattamento e Follow‐up a lungo termine. In occasione del
Congresso saranno presentati i dati preliminari di una Survey della SIN. Oggetto di analisi e discussione
anche le raccomandazioni, per affrontare la malattia e migliorarne le cure a livello nazionale.
Verrà anche trattato il problema della Mortalità perinatale in Italia, al quale sarà dedicata una interessante
lettura magistrale della Dott.ssa Serena Donati, ricercatrice del Centro nazionale epidemiologia e
sorveglianza per la promozione della Salute della donna e dell’età evolutiva dell’Istituto Superiore di Sanità
(ISS). Non mancherà una sessione sulle Infezioni neonatali: attualità e prospettive, un problema molto
rilevante che costituisce la seconda causa di morte fra i neonati pretermine. Verranno presentate le Linee
Guida della SIN, in fase di avanzata realizzazione, per la prevenzione delle infezioni ospedaliere del
neonato. L’obiettivo principale è di uniformare le procedure e le modalità di prevenzione sull’intero
territorio nazionale. Sull’altrettanto dibattuto tema della Rianimazione neonatale verranno presentati,
inoltre, i risultati di una Survey condotta dalla Union of European Neonatal and Perinatal Societies (UENPS),
in collaborazione con la SIN ed il suo Gruppo di Studio di Rianimazione Neonatale. In un Simposio post‐
congressuale, al quale prenderanno parte prestigiosi ricercatori, saranno ripresi ed approfonditi in ogni
aspetto anche i più recenti temi legati all’Infezione da SARS‐CoV‐2: conoscenze e questioni aperte, relativi
alla diade mamma‐neonato, con i primi dati del Registro Italiano SIN.
Tra i topic del Congresso la lettura magistrale di Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute e
rappresentante italiano al Consiglio dell’OMS, Pandemia come cambiamento epocale: adeguata visione
per una corretta gestione, introdotta dal Prof. Alberto Villani, Presidente della Società Italiana di Pediatria
(SIP).

Giovedì 8 ottobre dalle 12:00 alle 13:00 si terrà, come di consueto, la cerimonia inaugurale, alla quale sono
stati invitati anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il
Patriarca di Venezia Mons. Francesco Moraglia e il Magnifico Rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia
Tiziana Lippiello, oltre ai Presidenti delle più importanti Società Scientifiche Nazionali ed Internazionali
dell’Area Perinatologica.
Mercoledì 7 sarà dedicato ai Corsi precongressuali, undici per questa edizione, una importante occasione di
aggiornamento per medici ed infermieri e alle attività dei Gruppi di Studio, punto di riferimento della SIN
per la promozione delle attività scientifiche e di ricerca. Particolare attenzione sarà rivolta ai giovani, con
una inedita sessione digitale “Saranno Famosi”, durante la quale saranno presentati 20 contributi scelti tra i
migliori pervenuti e “News dalla ricerca: la parola ai giovani neonatologi”, con altre 4 relazioni selezionate
dalla Commissione nominata dal Consiglio Direttivo della SIN.

In concomitanza al Congresso Nazionale SIN, si terrà la seconda edizione del Congresso della Società
Italiana di Neonatologia Infermieristica (SININF), con due sessioni e due corsi congressuali a cui
parteciperanno, secondo le stesse modalità soprariportate, numerosi infermieri coinvolti quotidianamente
nella cura del neonato.
Tanti e di rilevante interesse gli argomenti affrontati, che coinvolgeranno l’ambito materno‐neonatale, sia
per la nascita prematura che quella a termine, per mettere sempre “il neonato al centro del futuro”.

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UFFICIO STAMPA SIN Società Italiana di Neonatologia
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Marinella Proto Pisani cell.3397566685 ‐ Valentina Casertano cell.3391534498 ‐ Giancarlo Panico cell. 3387097814
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SOLO IL 2.8% DEI NATI DA MADRE POSITIVA HA CONTRATTO IL COVID‐19.
RADDOPPIANO I NEONATI PREMATURI
I dati emergono dal Registro nazionale della Società Italiana di Neonatologia

Il 2.8% dei nati durante la pandemia da madre positiva, tra marzo e giugno 2020, è risultato positivo al
tampone nasofaringeo per SARS‐CoV‐2 (6/215). Più della metà, il 66.5%, è stato isolato con la mamma
(rooming‐in); il 24.5% è stato isolato in Terapia Intensiva Neonatale; il 4.2% è stato isolato al Nido; il 3.6% è
stato isolato con la mamma e successivamente separato e l’1.2% è stato trasferito presso un altro centro
nascita. Il 77.6% dei neonati è stato alimentato esclusivamente con latte materno (il 67.2% al seno e il
10.4% con latte materno spremuto). Risulta inoltre quasi raddoppiata la percentuale di nati prematuri che
è stata pari al 19.7%.
Sono i primi dati che emergono dal Registro Nazionale Covid‐19 istituito dalla Società Italiana di
Neonatologia (SIN) al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenze scientifiche ed epidemiologiche
acquisito dai Neonatologi durante la pandemia, che saranno presentati in occasione del XXVI Congresso
Nazionale della Società Italiana di Neonatologia in programma a Venezia dal 7 al 10 ottobre.

“L’obiettivo – afferma il Prof. Fabio Mosca, Presidente della SIN ‐ è quello di raccogliere, su scala nazionale, i
dati clinici derivanti dall’assistenza ai neonati nati da mamma affetta da coronavirus, diagnosticato in
qualunque momento della gravidanza e i dati derivanti dall’assistenza ai neonati con infezione da virus
SARS‐CoV‐2, acquisita entro il primo mese di vita, cioè entro l’epoca neonatale”.

Il progetto è stato preventivamente approvato dal Comitato Etico del Centro coordinatore (Fondazione
IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano) e sono stati coinvolti tutti i Punti nascita
nazionali.
Per la raccolta dei dati è stato predisposto un database sulla piattaforma REDCap, articolato in diverse
sezioni al fine di selezionare diversi tipi di informazioni: l’ospedale di nascita, caratteristiche della madre,
dati relativi al neonato.
A fine luglio 2020 erano già più di 240 le schede inserite in registro. Di queste è stata effettuata una analisi
su 228 schede, di cui 215 relative al ricovero della nascita e 13 relative a neonati rientrati in Ospedale per
infezione acquisita dopo la nascita. La maggior parte delle schede è stata inserita dai Centri del Nord
Italia, più duramente colpiti dalla pandemia e, in particolare, dalla Regione Lombardia (65.4%), seguita
dall’Emilia‐Romagna (14.9%) e dal Piemonte (10.1%) (grafico allegato).

Dall’analisi delle 215 schede relative al ricovero alla nascita, è emerso che la maggior parte dei neonati
(61%), è venuta alla luce con parto vaginale, il 24% con taglio cesareo di elezione e solo il 15% con taglio
cesareo eseguito in urgenza per motivi legati alla salute della madre, spesso positiva al SARS‐CoV‐2, in altri
casi fetali.
Dei 215 neonati, 152 sono nati da donne con positività nota al parto, 20 da donne in fase di accertamento
diagnostico al parto, cosiddette probande, che risultavano poi essere positive, e 10 da donne che al
momento del parto non presentavano alcuna indicazione all’esecuzione del tampone secondo le
disposizioni vigenti, ma che nei giorni immediatamente successivi, a seguito della comparsa di
sintomatologia suggestiva per infezione da SARS‐CoV‐2, sono state sottoposte a test specifico risultato
positivo. Nella maggior parte dei casi, la sintomatologia presentata dalle donne gravide è stata di entità
lieve‐media, con necessità di assistenza ventilatoria invasiva (con intubazione tracheale) solo in 1 caso e di
assistenza ventilatoria non‐invasiva (con cannule nasali) solo in 2 casi.

Nell’80.3% dei casi, i neonati sono nati a termine di gravidanza, cioè con una età gestazionale ≥ 37
settimane. Pertanto, la percentuale di nati prematuri, pari al 19.7%, risulta circa il doppio di quella
riportata in letteratura prima dell’evento pandemico e in linea con quanto recentemente evidenziato da
diversi studi su donne affette da COVID‐19. Nel 15.8% dei casi si è trattato di neonati con un basso peso alla
nascita, cioè con un peso inferiore a 2500 g.

Dei neonati risultati positivi solo 1 lo era nella prima giornata di vita e la positività è stata confermata ai
controlli successivi. Due su 6 nati da mamma nota per essere positiva al momento del parto, erano negativi
al test alla nascita e si positivizzavano durante il ricovero: uno in settima e uno in nona giornata di vita;
mentre 3 su 6 sono nati da mamma non sottoposta a tampone al momento del parto ma che si
positivizzava durante il ricovero e i rispettivi neonati, valutati a seguito di questo riscontro, risultavano
positivi. Solamente nel primo caso, pertanto, è verosimile che si sia verificata una trasmissione intrauterina
dell’infezione, mentre negli altri non si può escludere una trasmissione orizzontale da mamma a neonato,
rilevata da una diagnosi successiva al parto e causata probabilmente in parte da trasmissione attraverso
droplet. In tutti i casi, in accordo con quanto mediamente riportato in letteratura, l’infezione nei neonati è
risultata essere asintomatica o paucisintomatica.
Anche i 13 neonati rientrati in ospedale per infezione da SARS‐CoV‐2 acquisita al domicilio, pur essendo
tutti sintomatici (sintomi prevalenti febbre e difficoltà all’alimentazione), hanno presentato una
sintomatologia di entità lieve o media, necessitando solo in 2 casi di supporto ventilatorio per pochi giorni.

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ENCEFALOPATIA IPOSSICO‐ISCHEMICA: COLPITI PIÙ DI UN MILIONE DI NEONATI
ALL’ANNO
La Survey e le raccomandazioni della Società Italiana di Neonatologia (SIN) per migliorare le
cure a livello nazionale

L’Encefalopatia Ipossico‐Ischemica (EII) è un tipo di encefalopatia che interessa prevalentemente il neonato
a termine con evidenza di ipossi‐ischemia perinatale. Si stima a livello globale un’incidenza media di 1,5 ogni
1000 nati vivi, interessando 1,15 milioni di neonati all’anno nel mondo. Più della metà di questi neonati va
incontro a morte o sopravvive con disabilità neurologiche.
Ad oggi l’ipotermia terapeutica rimane l’unica possibilità di trattamento delle forme moderate/gravi di
questa patologia, raccomandata dalle linee guida dell’International Liaison Committee on Resuscitation
(ILCOR) a partire dal 2010. Iniziata entro 6 ore dalla nascita e proseguita per 72 ore, l’ipotermia ha ridotto
dal 60 al 46% la morte o disabilità a 18 mesi di vita nei bambini con Encefalopatia Ipossico‐Ischemica di
grado moderato/grave alla nascita.

A tutt’oggi però non è noto quanti trattamenti ipotermici vengano effettuati in Italia. Per fare maggior
chiarezza sulla situazione nel nostro Paese, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha avviato una Survey
retrospettiva, i cui dati preliminari verranno presentati in occasione del XXVI Congresso Nazionale, a Venezia
dal 7 al 10 ottobre. Iniziato come progetto pilota in Emilia‐Romagna, la Survey ha tra gli obiettivi la messa a
punto di un registro nazionale prospettico sull’Encefalopatia Ipossico‐Ischemica.
È stato proposto un questionario ai centri di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) che eseguono l’ipotermia
terapeutica, sul numero di neonati sottoposti a tale trattamento negli ultimi 3 anni, le indicazioni
all’arruolamento (se è avvenuto all’interno o all’esterno dei criteri contenuti nelle Raccomandazioni italiane)
e gli esiti maggiori clinico‐neuroradiologici alla dimissione dalla TIN.
In attesa della disponibilità del registro, la SIN, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Perinatale
(SIMP), sta effettuando una ricognizione retrospettiva, utile a delineare possibili proposte istituzionali su
questo tema.

Obiettivo della Società Italiana di Neonatologia è anche quello di migliorare le raccomandazioni e le cure per
affrontare la malattia.
Le prime raccomandazioni italiane, pubblicate dalla Task Force della SIN, per il trattamento ipotermico in
caso di EII neonatale risalgono al 2007 e sono state successivamente aggiornate nel 2012. Attualmente il
Gruppo di Studio di Neurologia e Follow‐up della SIN si sta impegnando per revisionare quest’ultima edizione
in base alle recenti evidenze scientifiche e in accordo con i principi della metodologia GRADE.
I principali trial clinici hanno dimostrato la sicurezza ed efficacia dell’ipotermia nel migliorare la sopravvivenza
senza disabilità neurologica nel caso di EII moderata e grave. Tuttavia, la recente letteratura scientifica
suggerisce che anche i neonati che manifestano, nelle prime ore di vita, segni di encefalopatia lieve sono
esposti a un rischio aumentato di danno cerebrale e outcome neurologico sfavorevole, anche se da sempre
considerati a basso rischio neurologico ed esclusi dai maggiori trial clinici.
Studi preclinici hanno evidenziato come il danno lieve risponda meglio ai trattamenti neuroprotettivi e
recenti studi clinici osservazionali hanno suggerito un possibile miglioramento dell’outcome a distanza nelle
forme lievi trattate con ipotermia.

“Sebbene alcuni neonati con EII lieve manifestino un outcome a distanza sfavorevole e sebbene sia plausibile
che il trattamento con ipotermia possa essere utile nel migliorare la prognosi, l’evidenza clinica disponibile è
limitata e non conclusiva” afferma il Prof. Fabio Mosca, Presidente della SIN. “Rimangono da definire molti
aspetti che includono la definizione di EII lieve, il trattamento da offrire e l’effettivo possibile beneficio, senza
potenziali danni, del trattamento delle forme lievi. Appare quindi evidente la necessità di nuovi trial clinici
prospettici per definire meglio l’efficacia del trattamento e il rapporto rischio/beneficio in questa tipologia di
pazienti.”

Sebbene infatti l’ipotermia si sia dimostrata efficace nel migliorare la prognosi a distanza, una quota ancora
rilevante di neonati con EII moderata/grave sopravvive con disabilità neurologiche.
Nell’ultimo decennio quindi la ricerca scientifica di base, partendo da modelli animali, si è rivolta allo studio
di nuove strategie terapeutiche neuroprotettive, alternative o combinate con l’ipotermia, che, agendo
durante le diverse fasi del danno ipossico‐ischemico, contribuiscano alla riduzione del danno cerebrale.
Tra i nuovi trattamenti proposti, la somministrazione di allopurinolo, melatonina, gas nobili (xenon e argon)
e magnesio è risultata efficace nel ridurre il danno della fase acuta, mentre cannabinoidi e doxiciclina
sembrano limitare la fase subacuta. L’utilizzo di eritropoietina, cellule mesenchimali e topiramato potrebbe
invece ridurre il danno nelle fasi tardive dell’asfissia. Considerato il ruolo patogenetico dell’ossido nitrico
(NO) nel determinismo del danno ipossico‐ischemico cerebrale, l’interesse è stato rivolto anche agli inibitori
di Ossido Nitrico Sintetasi (NOS), quali potenziali agenti neuroprotettivi.
Tuttavia, nessuno di questi agenti è stato ancora approvato con standard care nel trattamento del neonato
con EII. Molteplici trial clinici sono attualmente in corso a livello nazionale e internazionale, per definire la
reale efficacia di questi composti nella pratica clinica.

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RIANIMAZIONE NEONATALE: NECESSARIO GARANTIRE E COORDINARE COMPETENZE IN
TUTTO IL PAESE
La nuova indagine della Società Italiana di Neonatologia (SIN) sull’organizzazione
dell’assistenza in Sala Parto

Circa il 5‐10% di tutti i neonati richiede una forma attiva di sostegno nel momento di passaggio alla vita
extrauterina e circa l’1% ha bisogno di essere ventilato subito dopo la nascita. Si stima che la rianimazione
neonatale correttamente eseguita possa salvare nel mondo circa 700.000 vite ogni anno.
Allo scopo di fotografare la situazione relativa alle pratiche di rianimazione neonatale in Italia e in Europa,
la Union of European Neonatal and Perinatal Societies (UENPS), in collaborazione con la Società Italiana di
Neonatologia (SIN) ed il suo Gruppo di Studio di Rianimazione Neonatale, ha realizzato una Survey, che
rappresenta il punto di partenza per la creazione di un network collaborativo, italiano ed europeo. I risultati
dell’indagine, presentati in occasione del XXVI Congresso Nazionale della SIN, a Venezia dal 7 al 10 ottobre,
permetteranno di rilevare i punti comuni, le differenze e le tendenze tra i neonatologi, i pediatri e tutte le
figure professionali sanitarie coinvolte.
I dati, raccolti dal 1 febbraio al 1 luglio 2020 e relativi ai punti nascita dei centri di II livello, si basano su un
questionario, inviato a tutti i Direttori delle Terapie Intensive Neonatali (TIN) italiane dotate di punto
nascita. La risposta è stata del 92.5% (111/120) dei centri, con una media del numero di parti di 1.634. Solo
l’11% era sotto i 1000 parti.

Dai risultati è emerso che, in previsione della nascita di un bimbo estremamente prematuro o con patologie
diagnosticate prima del parto, nel 90% dei centri viene programmato di routine un incontro con i genitori,
come suggerito dalle linee guida vigenti. Nel 62% dei centri il team di rianimazione è presente a tutti i parti,
a rischio e non.
Tra i centri intervistati, il clampaggio posticipato del cordone ombelicale è applicato per il 95% nei nati a
termine da parto vaginale, per il 67% nei nati a termine da taglio cesareo elettivo e per il 26% nei nati a
termine da taglio cesareo in emergenza. Per i neonati moderatamente pretermine (33‐36 settimane),
invece, il clampaggio posticipato del cordone ombelicale è applicato nell’81% dei centri per i nati da parto
vaginale, nel 52% dei centri per i nati da taglio cesareo. Nel 17% dei centri è possibile effettuare una
rianimazione completa a cordone ombelicale integro, per mezzo di un apposito carrello per la rianimazione
neonatale adeguatamente attrezzato.
Numerosi lavori scientifici dimostrano che attendere almeno un minuto prima di clampare il cordone
ombelicale alla nascita, nei neonati che non hanno bisogno di rianimazione, ha importanti vantaggi. Tra
questi, l’aumento della concentrazione di globuli rossi, di immunoglobuline e di cellule staminali nel
sangue, l’aumento delle riserve di ferro che riducono l’anemia nei primi mesi di vita e un possibile
miglioramento dello sviluppo neuro‐cognitivo a 4‐5 anni. L’OMS raccomanda infatti di tagliare il cordone
dopo 1‐3 minuti dalla nascita. Nei neonati pretermine (
Il 98% dei centri italiani intervistati ha in Sala Parto l’attrezzatura appropriata (miscelatore aria/ossigeno e
saturimetro); il 91% uti li zza di routine i l sistema a T, lo strumento più idoneo per la ventilazione del
neonato ed il 90% ha in dotazione una maschera laringea, uno strumento alternativo salva‐vita per gestire i
casi particolarmente difficili.
Parte integrante della rianimazione del neonato, così come del bambino e dell’adulto, è anche il
rilevamento della frequenza cardiaca (FC). Negl i ul ti mi anni i l ri l evamento del l aFC al l a nasci ta è stato
oggetto di numerosi studi in neonatologia. Vi sono diversi modi per valutare la FC, l’utilizzo di un
fonendoscopio e la palpazione alla base del cordone ombelicale sono sicuramente i più utilizzati. Le linee
guida più recenti suggeriscono che l’utilizzo di un elettrocardiografo (monitor ECG) con soli tre elettrodi,
molto semplice da utilizzare, può avere dei vantaggi importanti nel monitoraggio della FC durante la
rianimazione neonatale. La Survey della SIN ha documentato che circa la metà dei centri italiani di II livello
utilizza l’ECG “semplificato” in Sala Parto.
In fase di rianimazione occorre infine garantire e coordinare le competenze di tutti i professionisti coinvolti
(neonatologi, pediatri, anestesisti, ginecologi, infermieri, ostetriche). Ogni ritardo o errore nelle procedure
potrebbe avere delle conseguenze molto gravi per quel bambino, l a s u a f a m i g l i a e l ’ i n t e r a
e q u i p e . L a formazione quindi, sempre richiesta in medicina, deve essere costante e continua anche
nella rianimazione neonatale, con dei corsi specifici per il personale della Sala Parto.
Dal 1994 la SIN sostiene i corsi di rianimazione neonatale su tutto il territorio nazionale, grazie ad una
politica di regolare formazione ed aggiornamento. Nell’86% dei centri intervistati sono organizzati
regolarmente corsi di rianimazione neonatale e per l’82% con una cadenza di 6‐24 mesi.
“Oltre alla conoscenza delle procedure rianimatorie e degli algoritmi, alla formazione tecnica individuale e
di gruppo, il personale che lavora in Sala Parto dovrebbe ricevere anche una formazione etica. È importante
saper comprendere quando iniziare e quando astenersi dalla rianimazione, ma anche quando è il momento
di fermarsi. Questa decisione non può essere personale, ma deve essere indirizzata da linee guida nazionali
e internazionali, che tengano conto degli esiti della rianimazione a breve e a lungo termine e deve essere
sempre presa i nsi eme ai genitori , nel massi mo ri spetto e con l ’obiettivo di garantire il meglio per il loro
bambino” continua il Presidente.

In conclusione, i dati della Survey mostrano un’ottima aderenza dei centri italiani di II livello alle linee guida
vigenti, risultato ottenuto grazie all’impegno costante della Società Italiana di Neonatologia e del Gruppo di
Studio di Rianimazione Neonatale nell’ambito della formazione e dell’aggiornamento.

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SCREENING E PROCEDURE RIGOROSE PER PREVENIRE LE INFEZIONI NEONATALI
La Società Italiana di Neonatologia (SIN) è al lavoro sulle prime linee guida per la prevenzione
delle infezioni ospedaliere del neonato

Le infezioni sono la terza causa di morte neonatale dopo la prematurità e l’asfissia perinatale, seguite dalla
mortalità per malformazioni congenite e la seconda fra i neonati pretermine, dopo il peso estremamente
basso alla nascita, rappresentando il 12% di tutti i decessi in questa categoria di neonati.
Dalle ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2018 sono morti 2,5 milioni di
neonati entro il primo mese di vita, un milione nelle prime 24 ore e il 75% di tutti i decessi si colloca nella
prima settimana di vita. Il 40% di questi neonati sono morti per infezione, nel 70% dei casi circa l’infezione
era una sepsi.

L’attuale pandemia da SARS‐CoV‐2, che ha assorbito prepotentemente attenzione e risorse sanitarie, sembra
aver risparmiato parzialmente i giovani e soprattutto i bambini e i neonati. Ma non esiste soltanto il nuovo
Coronavirus ed in ambito neonatale le infezioni rimangono un problema complesso, per la morbosità e
mortalità che tutt’oggi provocano.
I neonati prematuri, in particolare, sono pazienti critici e fragili, con difese ridotte, spesso ricoverati in terapia
intensiva e quindi sottoposti a procedure diagnostico‐terapeutiche invasive, che aumentano il rischio
infettivo.
La riduzione della mortalità neonatale e di quella precoce sono al centro delle politiche internazionali,
orientate ad azzerare la mortalità infantile evitabile, che dipende da “getting to zero infections”.
Quest’obiettivo si raggiunge mediante la prevenzione e le cure prenatali, l’assistenza neonatologica
qualificata, l’uso razionale degli antibiotici e l’attuazione delle misure preventive in corso di degenza
ospedaliera. La SIN lavora da sempre nel campo della prevenzione, ponendo grande attenzione alla
formazione continua di medici e infermieri, ben consapevole che le infezioni costituiscono una costante
minaccia soprattutto per i nati pretermine, proprio in relazione alla loro fragilità.

Le infezioni più diffuse
Le sepsi precoci, ad esempio, sono uno dei grandi problemi della neonatologia moderna e sono causate
prevalentemente dalla trasmissione verticale del germe dalla madre, colonizzata o infetta in gravidanza, al
feto. L’incidenza di questa patologia varia da 1/1000 a 1/2000 nati a termine nei Paesi ad elevato livello
socioeconomico e nell'80% di queste infezioni il germe responsabile è lo Streptococco agalactiae (di gruppo
B ‐GBS). Nei neonati pretermine anche l’Escherichia coli gioca la sua parte, con tassi di mortalità simili a quelli
dovuti allo GBS. La mortalità può arrivare al 2‐3% dei neonati infetti.
Nell’ambito della riduzione delle sepsi precoci le cure prenatali sono la strategia vincente. Negli Stati Uniti
dal 1990, anno in cui fu introdotto lo screening delle gestanti colonizzate dal batterio e l’uso della profilassi
antibiotica intrapartum, al 2015, le sepsi precoci da GBS hanno mostrato una flessione d’incidenza da 1.8 a
0.23 ogni 1000 nati vivi. In Italia l’incidenza attuale di sepsi precoci da Streptococco è allineata sulle stesse
percentuali con un dato stimato di 0.20/1000 nati vivi.
Nonostante le linee guida per la prevenzione della malattia da GBS siano un dato scientifico da tempo
acquisito, ancora oggi sfugge alla profilassi circa il 40% delle donne che la meriterebbero. Per tale motivo
negli ultimi anni si sta cercando di sviluppare un vaccino contro il GBS, anche grazie al progetto NEOSTREP,
promosso dall'Unione Europea.
Escludendo le sepsi late onset da Streptococcus agalactiae, le sepsi ad insorgenza tardiva sono
prevalentemente quelle ospedaliere e hanno una incidenza che varia dal 15% al 36% dei ricoverati, a seconda
dei contesti assistenziali.
Altre infezioni
Altre infezioni a trasmissione materno‐fetale sono suscettibili di terapia precoce, spesso risolutiva nell’evitare
esiti nel neonato come, ad esempio, la Sifilide primaria, che riguarda circa 2 milioni di gestanti ed è
responsabile del 25% delle morti intrauterine e del 14% delle morti in età neonatale in tutto il mondo.
Anche la Toxoplasmosi congenita coinvolge dai 2 ai 6 neonati per 1000 nati, a seconda del livello
socioeconomico della Nazione, comportando idrocefalo congenito e cecità.
L’infezione congenita da Cytomegalovirus, infine, è la causa principale di sordità congenita non genetica nel
neonato‐bambino, che si può contrastare attraverso la somministrazione di farmaci antivirali in grado di
ridurre l’incidenza di sordità a distanza nei figli di madri con infezione in gravidanza.
Su un totale di circa 450 mila bambini che nascono attualmente in Italia (dati ISTAT 2018), le infezioni
congenite globalmente considerate, sintomatiche o no, interessano dai 4.000 ai 6.000 bambini ogni anno.

“Molti degli effetti dannosi di queste malattie sul neonato potrebbero essere ridotti, a volte azzerati, se lo
screening e la prevenzione fossero praticati nei tempi e nella misura giusta e se l’accesso ai diversi servizi di
prevenzione fosse semplice, anche per le categorie sociali più disagiate. Pensiamo ad esempio al problema
dell’immigrazione in Italia e a quante donne hanno difficoltà ad usufruire delle pur numerose attività di
prevenzione esistenti, per difficoltà culturali, di lingua o di accesso ai servizi sanitari”, afferma il Prof. Fabio
Mosca, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN).

Le linee guida per prevenire le infezioni ospedaliere
La responsabilità principale dell’origine delle infezioni ospedaliere è da ricercarsi nelle procedure invasive,
pertanto la possibilità di controllo deriva dalla corretta applicazione delle procedure e precauzioni per la
prevenzione.
La mortalità dovuta alle infezioni ospedaliere (nel neonato principalmente sepsi) è elevata, arrivando nei
neonati pretermine affetti da infezioni batteriche da germi Gram Negativi fino al 30‐35% degli infetti e
comunque il rischio di morte nei pazienti infetti è circa 4 volte maggiore di quello dei non infetti.
I germi responsabili sono diversi, prevalentemente nel neonato pretermine batteri saprofiti della cute, come
lo Staphylococcus epidermidis o batteri che colonizzano l’intestino come la Klebsiella pneumoniae,
l’Escherichia coli e, tra i funghi, la Candida albicans.

La Società Italiana di Neonatologia (SIN) è attualmente impegnata nella elaborazione delle prime linee guida
per la prevenzione delle infezioni ospedaliere del neonato, con l’obiettivo di uniformare procedure e
precauzioni di prevenzione sull’intero territorio nazionale.
La SIN è inoltre al fianco degli Amministratori della Sanità Pubblica nella realizzazione degli obiettivi principali
del Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico‐resistenza (PNCAR) 2017‐2020: riduzione della frequenza
di infezioni da microorganismi resistenti agli antibiotici e riduzione delle infezioni ospedaliere.
“I neonatologi sono attivi quotidianamente nella pratica clinica della sensibilizzazione dei pazienti
sull’opportunità di aderire ai programmi di screening, nelle decisioni terapeutiche di “start and stop” delle
terapie antibiotiche nei neonati ricoverati, nel monitoraggio delle infezioni nei reparti e nella loro prevenzione.
Affinché il nostro obiettivo di riportare “il neonato al centro del futuro” si realizzi, sul fronte medico‐sanitario
è necessario lavorare per ridurre il più possibile le infezioni e prevenire la loro diffusione. Un tema di grande
attualità che rappresenta una delle sfide professionali più urgenti, che abbiamo scelto tra i topics del XXVI
Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia, in programma a Venezia dal 7 al 10 ottobre”,
conclude il Prof. Mosca.

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