Alla ricerca dei nomi perduti - Corso propedeutico di
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Alla ricerca dei nomi perduti Corso propedeutico di “Cammino nelle orme dei miei antenati. I miei antenati camminano nelle mie orme. Cammino nelle orme di tutti gli esseri viventi. Tutti gli esseri viventi camminano nelle mie orme. Cammino nelle orme delle future generazioni. Le future generazioni camminano nelle mie orme” MANTRA BUDDISTA A cura di Clemente Suardi a cura di Clemente Suardi 1
La parola “genealogia” deriva dal greco gheneà = gente, razza e loghìa= trattato/discorso e il suo significato è “trattato sulla gente” cioè lo studio delle generazioni riguardanti una famiglia, la scienza che indaga l’ascendenza dei singoli individui nel tempo È la scienza che studia i rapporti di parentela, con particolare riguardo alle discendenze e ascendenze, al fine di stabilire la storia interna di una famiglia quale risulta dal suo albero genealogico, cioè dal complesso dello stipite comune e delle sue ramificazioni. Può essere considerata una scienza esatta in quanto si fonda su procedimenti metodologici di indagine storica, a partire da documenti e prove cartacee. Il suo studio, infatti, si evolve metodologicamente attraverso la ricerca e la cognizione di precisi documenti, i quali, pur avendo natura varia, rendono certa la ricostruzione del filo naturale e genetico tra più individui legati da un capostipite comune. La “genealogia ascendente” è la ricerca degli antenati partendo dalla persona interessata e continuando con i suoi genitori per poi proseguire con i nonni, i bisnonni, i trisavoli fino ad arrivare al più lontano antenato di cui sia possibile recuperare le informazioni, che diventa il capostipite. Un tipo di ricerca ascendente è quella così detta “per quarti”, ovvero la ricerca di tutte le famiglie degli avi, comprese quelle “al femminile”. Si tenga presente che il numero degli avi cresce in modo esponenziale raddoppiando ad ogni generazione: si avranno due nonni, quattro bisnonni, sedici trisavoli, trentadue quadrisavoli e sessantaquattro quintisavoli. La “genealogia discendente” parte da un comune capostipite e procedendo verso il basso si prefigge la ricerca di tutti i suoi discendenti, sia diretti che collaterali. Questa ricerca è per sua natura difficile poiché se non si è certi che il capostipite sia il proprio antenato, si rischia di perdersi tra le omonimie delle famiglie. GENEALOGIA E DIRITTO • Nella società attuale la genealogia ha rilevanza giuridica solo nell’ambito del diritto di successione, considerato che é necessaria l’identificazione di tutti gli eredi per la divisione dei beni. • Esiste anche una relazione stretta della Genealogia con il Diritto Internazionale, soprattutto per quanto riguarda l’ottenimento della nazionalità di un Paese. • Le diverse legislazioni contemporanee adottano criteri differenti per la distinzione dei connazionali. Questi criteri sono il “jus soli” ed il “jus sanguinis”. • Col primo sistema, tutti coloro che nascono nel territorio di una Stato acquistano la nazionalità dello Stato stesso; col secondo invece, i figli acquistano la nazionalità dell’ascendente diretto, non importando il luogo di nascita. • Il discendente di persona naturale di un paese che adotta il sistema “jus sanguinis”, come l’Italia diventa un ricercatore nel campo della Genealogia per provare la parentela con l’ascendente, a partire dal momento in cui nasce il suo interesse all’acquisto della nazionalità di quell’antepassato. Cosi possono richiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana i figli, i nipoti e i bisnipoti di italiani con discendenza in 2 a cura di Clemente Suardi
linea maschile. Coloro la cui discendenza é in linea femminile, possono acquistare la nazionalitá solo nel caso che siano nati a partire dal 01-01-1948; PARENTELA Il termine “parentela” sta ad indicare il vincolo che accomuna i discendenti di una stessa persona, i suoi figli, i nipoti, i pronipoti e così via. Parentela è la derivazione latina di “parere” che tradotto significa “generare”. Già allora, i latini, chiamavano parentes i genitori e parens i progenitori. La parentela può essere: – In linea retta per persone che discendono per procreazione. In questo caso si distingue in linea: • diretta discendente: è il legame fra padre e figlio, figlio e nipote, nipote e pronipote, e così via; • diretta ascendente: è il legame fra il figlio e il padre, il padre e il nonno, e così via; – In linea collaterale: è il legame di chi ha un antenato in comune pur non discendendo direttamente secondo un legame padre-figlio; per esempio, due cugini, figli di fratelli dello stesso genitore La parentela acquisita è l’affinità: si crea, tramite un matrimonio, con i parenti dell’altra famiglia. Gli affini non hanno alcun legame di consanguineità. Marito e moglie non sono parenti ma coniugi, per cui tra loro intercorre un legame di coniugio Presupposto della parentela è la procreazione. In caso di più figli si distingue tra primogenito e ultrageniti (o ultrogeniti); in passato si contavano solo i maschi in quanto le femmine nate prime non avevano alcun privilegio. La civiltà patriarcale attibuiva alla primogenitura le prerogative maggiori; per questo esisteva una linea primogenitale maschile che contemplava tutti i discendenti in base alla primogenitura maschile. Se un individuo aveva figli da diverse mogli questi si distinguevano in “figli di primo letto”, “di secondo letto” a seconda che erano nati dalla prima o dall seconda moglie. I figli nati dalla stessa coppia si dicono bilaterali o germani (dal latino germen germoglio). I fratelli che hanno in comune un solo genitore sono detti unilaterali oppure nel linguaggio comune fratellastri e sorellastre. Se hanno in comune solo il padre si dicono fratelli consanguinei in quanto derivano dalla stessa stirpe e portano lo stesso cognome Se hanno in comune la madre si dicono fratelli uterini. I figli di un vedovo sono per il nuovo coniuge figli d’acquisto o figliastri e per essi lui è il a cura di Clemente Suardi 3
patrigno (o la matrigna) I figli nati da una relazione extraconiugale si dicono adulterini o solo naturali; se venivano riconosciuti dal padre si dicevano legittimati. Tutti i figli nati nel matrimonio oltre che naturali sono anche legittimi. La parentela è misurata per gradi Escludendo la persona interessata si contano le generazioni, che seguono o che succedono, e per ognuna di loro si calcola un grado. Secondo il diritto romano ogni generazione è un grado e quindi due fratelli distano due gradi e i loro figli quattro. Secondo il diritto canonico (fino al 1983) ogni generazione è un grado ma tra due fratelli vi è un solo grado di differenza, i loro figli erano parenti in secondo, i figli di questi in terzo. Nel caso della parentela collaterale si contavano le generazioni successive sul ramo più lungo; zio e nipote erano parenti in secondo grado diseguale oppure in secondo grado misto al primo. Per quel che riguarda la legge civile, essa non riconosce oltre il sesto grado di parentela. (art. 77 e 572 cc) Il sistema di conteggio dei gradi della parentela si è uniformato, tra Chiesa e Stato, solo nel 1983 in forza del Canone n° 108, con la prima che ha adottato definitivamente il sistema civile COGNOME Per cognome s’intende il nome di famiglia alla quale un individuo appartiene e che si tramanda per via patrilineare ovvero di padre in figlio. L’uso del cognome cominciarono a farlo i Romani negli ultimi secoli della Repubblica quando, al nome unico dei cittadini aggiunsero altri elementi e passarono alla formula dei tre nomi, i cosiddetti triaa nomina. Il prenomen è paragonabile al nostro nome di battesimo; Il nomen indicava la gens uguale per tutti gli appartenenti della famiglia e veniva trasmesso di padre in figlio (il nostro attuale cognome) La gens è il clan, cioè l’insieme di tutti quanti discendono da una stessa origine comune. Il cognomen precisava il ramo della gens cui la persona apparteneva. Una sorta di identificativo di famiglia, per orientarsi fra ceppi diversi Per diversificare ancor meglio una persona dall’altra, in qualche caso, si aggiungeva anche una sorta di soprannome, l’agnomen che faceva riferimento a caratteristiche fisiche oppure a fatti che avevano caratterizzato la loro vita o a nomi di popoli che avevano vinto o di campagne militari vittoriose o al loro luogo di provenienza e così via. con la caduta dell’Impero romano (476 d.C) tutto ciò andò in disuso: le famiglie si ritrovarono a non aver nessun appellativo che le distinguesse e si tornò ad identificare le persone da un solo nome . I primi cognomi appaiono in Italia nel IX secolo, poi man mano il fenomeno si diffonde sempre più, fino ad arrivare, in epoca rinascimentale, ad essere utilizzato dalla popolazione. 4 a cura di Clemente Suardi
La diffusione del cognome tra gli anni 1000 e 1200, è dovuta in particolare modo alla forte crescita demografica e all’accentramento urbano caratteristico di questo periodo che resero indispensabile un sistema di denominazione fondato non più solo sul nome individuale. A sorreggere e potenziare questa tendenza contribuisce anzitutto il patrimonio, immobiliare e mobiliare, teso a regolare la vita dei singoli nella collettività e a dare prestigio politico ed economico alla discendenza. Un buon contributo all’uso del cognome lo dettero anche i notai che, preoccupati di evitare ogni possibile confusione sulla identità delle persone chiamate in causa, tesero a ufficializzare i vari soprannomi e a moltiplicare i riferimenti alla discendenza paterna Il periodo di massimo sviluppo per la formazione dei cognomi va dal XIII al XV secolo mentre prima e dopo, lo sviluppo fù estremamente variabile. La trasmissione del cognome per via paterna divenne obbligatoria in Italia solo dopo il Concilio di Trento (1545-1563) In teoria possiamo incominciare a parlare di cognomi stabili e fissati, così come li conosciamo oggi, soltanto dopo l’Unità d’Italia, con la creazione delle anagrafi comunali, e l’affermazione di istituzioni e procedure amministrative che ne hanno comportato e sancito per legge l’obbligo Nel XVII-XVIII secolo, inoltre, non solo cessò la tendenza alla neo formazione di altri cognomi ma anzi iniziò la tendenza contraria che diverrà sempre più forte specie quando le leggi degli PROSPETTO PARENTI E AFFINI FINO AL 4° GRADO Gradi Parenti in Parenti in linea Affini* linea retta collaterale 1° Padre, madre e Suoceri con generi e nuore figli ---------- 2° Nonni e nipoti Fratelli e sorelle I cognati** 3° Bisnonni e Zii e nipoti da fratelli o Moglie dello zio, marito della zia, pronipoti sorelle moglie del nipote e marito della nipote 4° Trisavi e Prozio*** o prozia e Moglie del pronipote e marito trisnipoti pronipote da fratello o della pronipote; moglie del prozio sorella; cugini figli di e marito della prozia; marito della fratelli o sorelle cugina e moglie del cugino. * Non c'è affinità tra consuoceri. ** Il coniuge del cognato non è affine né sono affini tra loro i mariti di due sorelle. *** Prozio è il fratello del nonno. a cura di Clemente Suardi 5
La parentela e i corrispondenti Quadrisavo, STIPITE bisarcavolo, STIPITE atavo sorella fratello Trisavo, fratello sorella del del del arcavolo, del trisavo trisavo trisavo abavo trisavo (matertera (amita (patruus (avunculus maxima) pro- pro-prozia Bisavo, pro-prozio pro-prozia prozia (patruus bisnonno (avunculus (matertera (amita maior, proavo maior, maior maior, (proavus proavunculus promatertera prozia prozio Nonno, prozio prozia (amita (patruu avo (avunculu (matertera s (proavus s magna) cugini cugini cugini cugini (patrueles (patrueles (patrueles (patrueles zia zio Padre Madre prozio prozia (amita (patruus (pater (mater) (avunculu (matertera s magna) cugini cugini cugini cugini (amitini (patrueles (consobrini (consobrini fratello Io sorella (frater) (Ego (soror) nipote figlio figli nipote collaterale (filius) a collaterale o ex fratre o ex sorore pronipote collaterale Abiatici pronipote collaterale o ex fratre o ex sorore (pronepos ex fratre) (pronepos ex sorore) nipote ex filio nipote ex filia (aviaticus, nepos ex filio (aviaticus, nepos ex Pronipoti diretto ex filia (pronepos ex (pronepos ex Trisnipot diretto ex filia (abnepos (abnepos 6 a cura di Clemente Suardi
Tavola delle parentele e delle affinita’ Trisavolo del trisavolo (8°) Bisnonno del trisavolo (7°) Nonno del trisavolo (6°) Padre del trisavolo (5°) Trisavolo (4°) Bisnonno (3°) Prozio/a Nonno Prozio/a (4°) (2°) (4°) Zio/a Padre/Madre Zio/a (3°) (2°) (3°) Suocero/a Fratello Sorella Cognata (2°) Cognato (2°) SOGGETTO BASE MOGLIE Cognato/a Nipote Primi Nipote (ex fratre) (ex sorore) Figlio cugini (1°) (3°) (3°) Pronipote Secondi Pronipote Nipote (ex fratre) (ex sorore) (2°) (4°) cugini (4°) Pronipote (3°) a cura di Clemente Suardi 7
IT FR UK DE ES Avolo Aïeul Grandparent Ahnen Abuelo Bisnonna Arrière grand-mère Great grandmother Urgro(ss)muter Bisabuela Bisnonno Arrière grand-père Great grandfather Urgro(ss)vater Bisabuelo Pronipote Arrière petite-fille Great granddaughter Urgro(ss)enkelin Bisnieta Pronipote Arrière petit-fils Great grandson Urgro(ss)enkel Bisnieto Cognato Beau-frère Brother-in-law Schwager Cuñado - Hermano politico Suocero - Patrigno Beau-père Father-in-law Schwieger Suegro - Padre politico Suocera - Matrigna Belle-mère Mother-in-law Schwiegermutter Suegra - Madre politica Cognata Belle-sœur Sister-in-law Schwägerin Cuñada - Hermana politica Bisavolo Bisaïeul Urgro(ss)vater Bisabuelo Nuora - Figliastra Bru - Belle-fille Daughter-in-law Schwiegertochter Nuera - Hija politica Cugino Cousin Cousin Vetter Primo Cugino germano Cousin germain Primo hermano - Carnal Cugina Cousine Cousin Kusine Prima Moglie - Sposa Femme - Epouse Wife Gattin Mujer - Esposa Figlia Fille Daughter Tochter Hija Figlioccio Filleul Godson Patenkind Ahijado Figlioccia Filleule Goddaughter Patenkind Ahijada Figlio Fils Son Sohn Hijo Fratello Frère Brother Bruder Hermano Genero - Figliastro Gendre - Beau-fils Son-in-law Schwiegersohn Yerno - Hijo politico Nonna Grand-mère Grandmother Gro(ss)mutter Abuela Prozio Grand-oncle Granduncle Tio abuelo Nonno Grand-père Grandfather Gro(ss)vater Abuelo Prozia Grand-tante Grandaunt Tia abuela Marito - Sposo Mari - Epoux Husband Gatten Marido - Esposo Madrina Marraine Godmother Patin Madrina Madre Mère Mother Mutter Madre Zio Oncle Uncle Onkel Tio Genitore-i Parent(s) Relative(s) Verwandte Pariente - Los padres Padrino Parrain Godfather Pate Padrino Padre Père Father Vater Padre Nipotina Petite-fille Granddaughter Enkelin Nieta Nipote Petit-fils Grandson Enkel Nieto Sorella Sœur Sister Schwester Hermana Zia Tante Aunt Tante Tia Trisavolo Trisaïeul Ururgro(ss)vater Tatarabuelo 8 a cura di Clemente Suardi
stati fissarono in modo pressochè immutabile il cognome delle persone segnandone così l’estinzione per tutte le famiglie senza discendenza maschile. Il cognome nelle ricerche genealogiche La ricerca negli archivi porta ben presto a scoprire che il proprio cognome nel tempo ha subito numerose variazioni. Per secoli i cognomi sono stati condizionati dalla lingua parlata e non riuscivano a mantenere una grafia stabile, fino a circa il XVIII° secolo quando si iniziò ad assistere ad un loro assestamento. In precedenza alla stregua degli aggettivi poteva capitare ad es. che i cognomi fossero declinati secondo il genere. Altri fenomeni ricorrenti erano: –La sdoppiatura o il raddoppiamento delle consonanti; –Lo scambio di vocali all’interno del cognome –Le aferesi (eliminazione di un suono o di una sillaba iniziale) o apocopi (eliminazione di un suono o di una sillaba finale). –Il cambiamento di consonanti Fino al ‘700 i parroci avevano l’abitudine di latinizzare i cognomi Un altro aspetto è legato all’uso della preposizione Di o De che precede il cognome e lo integra; in alcuni casi è scomparsoi ed è stato abbandonato in altri è rimasto Spesso nei registri parrocchiali si assiste ad un uso alternato del cognome o del soprannome di famiglia che tende ad assumere un riconoscimento pubblico a cura di Clemente Suardi 9
CONSULTARE GLI ARCHIVI La ricerca genealogica, avendo come scopo fondamentale il ritrovamento dei dati relativi ai propri antenati, si svolgerà principalmente all’interno degli archivi, alla ricerca delle fonti disponibili. Il genealogista deve procedere con deduzioni logiche per cercare di individuare l’evento successivo di cui cerca la fonte. Se dovessimo classificare gli atti in ordine d’importanza rispetto alle informazioni che contengono potremmo adottare questa sequenza: 1. Matrimonio, 2. Battesimo, 3. Morte Per un genealogista al debutto il modo migliore di procedere per trovare la traccia dei suoi antenati è fondato sulla consultazione di questi documenti Gli Archivi di Stato Civile La prima fase dell’indagine genealogica va condotta attraverso lo studio dei documenti conservati che permettono di ricostruire le generazioni entro un arco di tempo di oltre un secolo. Gli atti dello stato civile (nascita, matrimonio, morte) sono normalmente disponibili a partire dal 1866. L’ufficio di stato civile del comune di appartenenza conserva quindi i registri di nascita, di matrimonio e di morte, corredati da indici alfabetici annuali o decennali per ogni tipologia di atto. CENNI STORICI Lo stato civile napoleonico venne istituito con regolamento italico del 27 marzo 1806; rimase attivo durante tutto l’arco della Dominazione francese fino al 1815. I registri dello Stato civile Napoleonico sono conservati negli Archivi di Stato. Il governo austriaco nella graduale sistemazione dell’amministrazione pubblica affidò le funzioni di Ufficiale di Stato Civile ai parroci in esecuzione della sovrana patente del 20/4/ 1815. La competenza sulla tenuta dei registri dello stato civile ritornò definitivamente all’autorità municipale con l’unificazione legislativa promossa dal Regno d’Italia; lo stato civile italiano è stato introdotto nel 1864. La registrazione dei movimenti demografici fu facoltativa fino al 1871, ma le resistenze dei comuni si protrassero tanto che una legge del 1906 intimò ai comuni inadempienti di mettersi in regola entro l’anno successivo. La normativa relativa alla redazione degli atti prescrive la tenuta di quattro registri annuali 10 a cura di Clemente Suardi
per la trascrizione degli atti di cittadinanza, nascita, matrimonio e morte. E’ inoltre prevista l’apertura di un registro suppletivo quando quello principale si riveli insufficiente ad accogliere tutti gli atti prodotti in un anno. Tutti i registri devono essere tenuti in doppio originale e vidimati, prima dell’uso, dal presidente del tribunale. Il 1° gennaio di ciascun anno, l’ufficiale di stato civile verbalizza la dichiarazione di chiusura dei registri e, dopo aver redatto l’indice alfabetico degli intestatari degli atti, deposita una copia di tutti i registri presso la cancelleria del tribunale. La ricerca Identificato il Comune di residenza dell’antenato che si intende studiare, occorre andare di persona all’Ufficio Anagrafe. Può essere una buona politica telefonare prima al Segretario Comunale, il Direttore Generale se c’è o al responsabile dell’Ufficio Anagrafe per concordare un appuntamento. Se il Comune è lontano si può scrivere, indirizzando le richieste al Sindaco e per conoscenza al Responsabile dell’Anagrafe. Specificate che si tratta di ricerche genealogiche a scopo non legale. Si può richiedere una ricerca storico-genealogica partendo da un nome certo: costa 2.50 euro (85.00 se in bollo) per ogni nominativo trovato. Tenete presente che non è comunque possibile prenderne visione; Infatti anche se nominalmente i dati dello Stato Civile sono pubblici, non è possibile prenderne visione ma solo richiederne la relativa certificazione. REGISTRI Di cittadinanza Sono appositi registri in cui sono annotate le dichiarazioni dei cittadini in merito alla loro cittadinanza o nel caso vi sia una rinuncia della stessa; si chiede il “Certificato di cittadinanza”. Di nascita (di serie A: Parte Prima che raccoglie le dichiarazioni di nascita nel proprio Comune di residenza e nella Parte Seconda sono registrati coloro che nascono in un altro Comune diverso dalla propria residenza; di serie B: Parte Prima che raccoglie le dichiarazioni avvenute dopo 10 giorni dalla nascita (dichiarazioni tardive) e la Parte Seconda dove sono registrati i bambini ritrovati, gli atti di riconoscimento o disconoscimento, le adozioni e le modifiche o aggiunte al cognome. Di matrimonio Si dividono in due parti con allegato il registro delle pubblicazioni. Nella prima parte sono indicati i matrimoni celebrati davanti all’ufficiale di stato civile; nella seconda parte, sezione A, sono trascritti gli atti di matrimonio officiati nel comune davanti a ministri di culto ammessi dallo Stato. Se il matrimonio viene celebrato in altro comune, l’atto è trascritto nella sezione B. Nella sezione C sono registrati i matrimoni celebrati dall’ufficiale di stato civile fuori dalla casa del comune: quelli celebrati per imminente pericolo di vita, per delegazione, all’estero e le sentenze dichiaranti l’esistenza oppure lo scioglimento del matrimonio. Di morte (Parte Prima: dichiarazioni fatte direttamente agli uffici dello Stato Civile; Parte Seconda, in tre sezioni: A, decessi in luogo diverso dalla residenza del defunto; B, morti avvenute sempre fuori della residenza del defunto ma in seguito a comunicazione di enti o altro, come in ospedale o casa di riposo; C, morti all’estero o che non sia possibile riconoscere a cura di Clemente Suardi 11
la salma. LA SCHEDA ANAGRAFICA Ogni cittadino ha la sua scheda anagrafica che genealogicamente parlando offre una vera miniera di informazioni utili. La scheda anagrafica rimane attiva fino a quando la persona è in vita o non cambia residenza in un altro Comune dopodiché sarà spostata tra gli eliminati, un apposito schedario che conserva tutte quelle non più attive. Le voci presenti nella scheda anagrafica sono; - Cognome, nome e soprannome - Genitori - Luogo e data di nascita - Frazione - Via e Numero civico - Stato civile - Condizione - Istruzione - Immigrazione - Emigrazione - Morte - Annotazioni - Archivio - Richiamo al foglio di famiglia IL FOGLIO DI FAMIGLIA Il foglio di famiglia è ancor più interessante poiché si potranno trovare tutte le informazioni sui familiari e il loro grado di parentela con il capo famiglia. Le schede ho visto che sono diverse da comune a comune anche se in linea di massima mantengono le voci principali. Questa scheda è composta di due parti: il frontespizio e l’interno foglio. Le voci del frontespizio: - Numero progressivo del foglio di famiglia - Data di compilazione del foglio di famiglia - Precedenti in archivio - Capo famiglia - Provenienza - Luogo di domicilio e residenza - Dati relativi all’abitazione occupata - Annotazioni Le voci dell’interno: - Relazione di parentela con il capo famiglia - Cognome e nome - Sesso - Paternità e maternità - Luogo e data di nascita - Stato civile 12 a cura di Clemente Suardi
- Istruzione - Vaccinazione - Condizione, professione o mestiere - Luogo ed epoca d’ingresso o di provenienza - luogo e data del cambiamento di abitazione, emigrazione, morte - Annotazioni. CENSIMENTI l primo censimento della popolazione risale al 1861, data dell’unità d’Italia. Da allora sono state effettuate quattordici rilevazioni, di cui l’ultima risale al 2001, la sesta dal dopoguerra e l’ottava effettuata dall’Istat, ovvero l’Istituto Centrale di Statistica (i primi erano realizzati dalla Divisione di statistica generale esistente presso il Ministero dell`agricoltura. Industria e commercio; quello del 1921 fu realizzato dal Ministero dell’Economia Nazionale). Dal 1861 i censimenti si sono susseguiti con cadenza decennale, ad eccezione del 1891 per difficoltà finanziarie e del 1941 per motivi bellici. Un’altra eccezione è l’edizione del 1936: una riforma legislativa introdotta nel 1930 stabiliva una periodicità quinquennale. Ma la periodicità decennale è stata subito ristabilita e rimasta invariata fino ad oggi. Per il Comune di Milano ( e i cosiddetti “comuni aggregati”, quali Affori, Greco, Bovisa ecc.) presso l’Archivio Storico Civico- Cortile della Rocchetta-Castello Sforzesco-20121 Milano: - Registri nascite e matrimoni dal 1801 al 1865 - Registri morti dal 1803 al 1899 Presso l’archivio di deposito del comune (via Grazia Deledda) e l’archivio corrente del comune (via Larga) inoltrando comunque la richiesta a Comune di Milano-Servizi anagrafici- via Larga, sono conservati i registri nascite e matrimoni dal 1866 ad oggi e i registri morti dal 1900 ad oggi. Ricapitolando …. Quanti volessero recuperare notizie su nascite, matrimoni, morti relative al periodo preunitario devono rivolgersi rispettivamente: – agli archivi parrocchiali per gli anni delle varie dominazioni austriache; – all’Archivio di Stato per gli anni relativi al regno d’Italia napoleonico. Per l’epoca successiva a partire dal 1866 ci si può rivolgere agli Archivi Comunali e agli Archivi di stato dove sono stati depositati gli archivi dei tribunali a cura di Clemente Suardi 13
Gli Archivi parrocchiali Il Concilio di Trento (1545-1563), rese obbligatoria durante la sessione 24ª del novembre 1563 la tenuta dei libri dei battesimi e dei matrimoni. Entrambi avevano lo scopo di servire a documentare la mancanza di impedimenti (anche la “cognazione spirituale”, cioè il vincolo che univa battezzato e padrino - oppure un precedente matrimonio) per la celebrazione del sacramento del matrimonio. Sino al 1865 i Registri di battesimo, matrimonio e morte sono a tutti gli effetti atti di stato civile che producono effetti giuridici; in alcune epoche esiste una seconda copia dei registri che è stata conservata nell’Archivio Storico della Curia Vescovile. Per iniziare la ricerca … Il primo passo è quello di localizzare l’archivio parrocchiale dove sono conservati i registri da consultare. Tuttavia la costituzione di nuove parrocchie, la modificazione nel tempo delle loro circoscrizioni territoriali, o la loro soppressione, possono creare dei problemi per quanto riguarda l’individuazione della località di proseguimento della ricerca. Per i periodi anteriori alla fondazione della parrocchia è necessario spostare l’indagine nella parrocchia di riferimento per la circoscrizione in cui all’epoca era inserita la località interessata. Nel caso di soppressione della parrocchia l’archivio potrà essere rinvenuto in quello vescovile della diocesi di appartenenza o nell’archivio di qualche parrocchia collegata a quella soppressa. Le prime registrazioni (battesimi, matrimoni, morti e stati delle anime) concernenti le famiglie di un comune formante una cappellania erano comprese nei libri della Chiesa Matrice. Dalla seconda metà del ‘500 al ‘700 gli atti venivano solitamente redatti interamente a mano in lingua latina volgare, ricchi di abbreviazioni paleografiche. In seguito fino alla metà ‘800 i dati si trovano scritti in lingua latina e solo successivamente in italiano, ma questo dipendeva molto dai parroci. Nelle epoche più antiche c’era una scarsa uniformità nel redigere i vari atti: stesse informazioni, ma metodi d’archiviazione diversi da parrocchia a parrocchia. Solo dalla prima metà del ‘800 si iniziò a registrare i vari elementi dei singoli atti secondo un formulario più o meno dettagliato ed uniforme. Dalla fine del 1800 l’atto è costituito da due parti distinte: una stampata ed una compilata a mano dall’estensore I libri parrocchiali sono necessariamente divisi in diversi volumi, comprendenti più anni. Gli atti contenuti nei libri parrocchiali possono venire liberamente consultati e di essi può essere richiesta copia - integrale e per estratto - ai parroci competenti. Per accedere all’archivio è consigliabile farsi rilasciare una lettera di accompagnamento dalla Curia Vescovile Preliminarmente alla consultazione dei singoli registri è utile avere un’idea della consistenza complessiva dell’archivio che si sta visionando sia chiedendo notizie all’archivista responsabile sia verificando l’esistenza di eventuali censimenti che in alcuni casi le diocesi hanno promosso nelle parrochie del loro territorio. 14 a cura di Clemente Suardi
In molti archivi sono presenti degli indici che costituiscono fascicoli a parte o nei registri più recenti occupano le ultime pagine del volume. Negli indici più antichi viene seguito il criterio dell’ordinamento alfabetico in base alla iniziale del nome di battesimo; dal XVIII secolo la classificazione avviene per ordine alfabetico del cognome, spesso con il rimando al numero di registrazione sul tomo relativo. LIBRI DEI BATTESIMI Registrano gli atti di battesimo e non quelli di nascita. La data del battesimo nella maggior parte dei casi coincideva col giorno della nascita oppure con il giorno seguente (die ... natum, heri nocte natum, hac mane natum); La modalità di compilazione dei registri è cambiata nei secoli ma in genere le informazioni certe che si possono recuperare sono il nome del padre, quello dei padrini di battesimo, del sacerdote che amministrò il sacramento e ovviamente il nome o i nomi imposti al neonato. Gli atti sono sempre raccolti in ordine cronologico e con numerazione progressiva Primo periodo: dalla seconda metà del XVI secolo alla fine del XVII secolo. In questo periodo più antico gli atti di battesimo sono ostici e scarni di informazioni. Il contenuto è generalmente il seguente: – Numero progressivo dei battesimi dell’anno e nome e cognome del battezzato, a sinistra dell’atto; – nome del battezzato; – data del battesimo; – nome e cognome del padre ed eventualmente del nonno; – nome della madre (non sempre viene riportato il cognome); – nome e provenienza del padrino o madrina. Secondo periodo: il XIX secolo fino all’unità d’Italia. Gli atti registrati relativi a questi anni sono scritti quasi sempre in lingua italiana e il contenuto dei libri generalmente è il seguente: – Numero progressivo dei battesimi dell’anno e nome (o nomi) del battezzato, a sinistra dell’atto; – data e ora della nascita; – sesso del neonato; – nome, cognome, condizione sociale (professione) ed indirizzo dei genitori; – Data e parrocchia del matrimonio – nome e cognome del sacerdote che amministra il battesimo; – nomi dati al bambino; – nome e cognome del padrini e la loro parocchia di residenza; – Firma ( o croce se analfabeti) del padre e dei padrini – Eventuale nome della levatrice a cura di Clemente Suardi 15
Terzo periodo: dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri. Gli atti registrati relativi a questi anni sono scritti in lingua italiana e il contenuto dei libri generalmente è il seguente: – Numero progressivo dei battesimi dell’anno e nome del battezzato, a sinistra dell’atto; – sesso del neonato; – data in cui viene presentata la dichiarazione; – data e ora della nascita; – nome, cognome, località di nascita e condizione del padre; – nome del nonno paterno del battezzato; – nome, cognome, località di nascita e condizione della madre; – nome del nonno materno del battezzato; – luogo di abitazione dei genitori; – nome e cognome del sacerdote che amministra il battesimo; – nomi dati al bambino; – nome, cognome, nome del padre e domicilio del padrino; – nome, cognome, nome del padre e domicilio della madrina. ALCUNE CURIOSITÀ In caso di battesimo eseguito in circostanze di grave pericolo di morte (ob perriculum mortis) del nascituro o della puerpera, da persona cognita (per esempio dalla levatrice), talvolta ancora prima dall’uscita dall’utero materno, ne è fatta menzione. La cerimonia battesimale veniva poi effettuata dopo qualche tempo in chiesa, per dare il crisma ufficiale. Se il piccolo non riusciva a sopravvivere accanto alla registrazione del battesimo veniva apposta una minuscola croce e questo nei secoli scorsi avveniva assai di frequente. Anche i figli nati da nubili o vedove venivano menzionati come tali e spesso era specificato anche il nome del padre, con la formulaa “ex illicito coitu”, “ex damnato thoro”, come confessato dalla partoriente alla levatrice. Nel Medioevo i cosiddetti figli naturali erano una cosa normale: il padre dava il suo cognome o patronimico al neonato. Più tardi l’indicazione del padre viene omessa ed ogni tipo di ricerca dei predecessori si arresta. I padrini venivano scelti in genere tra i parenti o tra le famiglie con cui si intrecciavano i rapporti più saldi; in alcuni casi da persona autorevole. Quando i padrini provenivano da altre località significava che i genitori avevano in quei luoghi rapporti di affari o di parentela. REGISTRI DEI MATRIMONI (Liber matrimoniorum o sponsalium) Di norma le nozze erano celebrate nella parrocchia della sposa ed il matrimonio veniva concordato all’interno del paese e dei paesi vicini; il fatto che il matrimonio venisse registrato nella parrocchia della sposa rende comunque meno agevole la ricerca. Secondo i dettami del Concilio di Trento, il parroco era tenuto ad annunciare in chiesa l’evento, nei tre giorni festivi che precedevano lo sposalizio; lo scopo era quello di dare la possibilità, a chiunque ne avesse un valido motivo, di sollevare eventuali obiezioni e soli in assenza di impedimenti il parroco poteva celebrare il matrimonio. Nell’atto di matrimonio sono indicati gli sposi, molto spesso con l’indicazione dei loro genitori, i testimoni al matrimonio, il sacerdote officiante e le pubblicazioni fatte in chiesa, nonché le dispense per gli impedimenti di consanguineità . 16 a cura di Clemente Suardi
In epoche antiche i testimoni erano i sagrestani o persone vicine al parroco, perché oltre a conoscere gli abitanti della parrocchia sapevano scrivere e potevano convalidare il matrimonio con la loro firma Primo periodo: seconda metà del XVI secolo fino al XVIII secolo. Il contenuto del libro generalmente è il seguente: – Numero progressivo dei matrimoni dell’anno e nome e cognome dei sposi, a sinistra; – data del matrimonio; – data delle pubblicazioni; – nome e cognome dello sposo; – nome della sposa; – nome del padre della sposa (raramente); – in genere il parroco ometteva l’età degli sposi limitandosi a precisare se erano maggiorenni o meno Secondo periodo: fine del XVIII secolo fino alla prima metà del XX secolo. Gli atti sono scritti in italiano, e il contenuto generalmente è il seguente: – Numero progressivo dei matrimoni dell’anno e nome dei sposi, a sinistra; – indicazione delle avvenute pubblicazioni; – nome, cognome, età e parrocchia di residenza del marito; – nome e cognome del padre del marito; – nome e cognome della madre del marito; – nome, cognome, età e parrocchia di residenza della moglie; – nome e cognome del padre della sposa; – nome e cognome della madre della sposa; – nome, cognome, nome del padre e parrocchia di residenza dei testimoni; – età degli sposi – indicazione del sacerdote celebrante. Terzo periodo: prima metà del XX secolo fino ai giorni nostri. – Numero progressivo dei matrimoni dell’anno e nome degli sposi, indicazione della trascrizione sui registri di stato civile con la data e il numero progressivo, a sinistra dell’atto; – data e ora del matrimonio; – nome del sacerdote che amministra il matrimonio; – nome, cognome, luogo di nascita, età, professione e domicilio dello sposo; – nome del padre dello sposo, nome del nonno paterno dello sposo e domicilio del padre dello sposo; – nome della madre dello sposo, nome del nonno materno dello sposo e domicilio della madre dello sposo; – Indicazione se vedovo; – nome, cognome, luogo di nascita, età, professione e domicilio della sposa; – nome del padre della sposa, nome del nonno paterno della sposa e domicilio del padre della sposa; – nome della madre della sposa, nome del nonno materno della sposa e domicilio della madre della sposa; a cura di Clemente Suardi 17
– indicazione se vedova; – nome e cognome dei testimoni con indicazione della paternità, dell’età e luogo di domicilio; – indicazione delle avvenute pubblicazioni. LIBRI DEI DEFUNTI (Liber mortuorum o defunctorum ) Vi sono elencati i decessi, in parecchi casi con l’indicazione dell’età del defunto (annorum quinquaginta circumeirca), se è morto ricevendo tutti i sacramenti previsti della Chiesa, dove e quando è stato seppellito, eventuali suoi titoli in vita, la sua attività e, talvolta, la causa della morte. Per i defunti all’estero ci sono spesso le registrazioni nei libri dei morti della parrocchia, ma solo quando i parenti facevano fare le esequie in loco (pagando) oppure quando la notizia giungeva al parroco per iscritto. Spesso negli atti di morte vengono citate formule prestabilite in ordine al tipo di benedizione impartita ed alle preghiere reecitate (benedizione pontificia, raccomandazione dell’anima) La sepoltura aveva luogo nel cimitero di solito adiacente alla chiesa I fedeli defunti che aderivano alle confraternite religiose di norma venivano tumulati nel sepolcro collettivo del sodalizio, normalmente segnalato da una lapide sulpavimento della chiesa, ai piedi dell’altare dedicato al santo titolare della confraternita. La chiesa poteva ospitare sepolture di religiosi e di figure particolarmente importanti a livello locale. Primo periodo: seconda metà del XVI secolo fino alla prima metà del XIX secolo. I dati sono trascritti in latino, anche con l’utilizzo di abbreviazioni, sino alla fine del 1700. Le notizie che si possono prelevare da questo libro sono: - numero progressivo dell’anno e nome e cognome del defunto a sinistra dell’atto; - data della morte; - nome e cognome del defunto; - stato civile del defunto (raramente); - nome e il cognome del coniuge (raramente); - età del defunto (spesso approssimativa) - causa della morte in alcuni casi. Secondo periodo: dalla fine del XVIII secolo fino alla prima metà del XX secolo. Gli atti sono scritti in italiano, e il contenuto del libro è il seguente: - numero progressivo dell’anno e nome del defunto a sinistra dell’atto; - data, ora e luogo della morte; - indicazione dei sacramenti; - nome e cognome del defunto; - nome del padre; - nome e cognome della madre; 18 a cura di Clemente Suardi
- età del defunto; - data della sepoltura; - località della sepoltura. Terzo periodo: dalla prima metà del XX secolo ai giorni nostri. Tutti gli atti sono in italiano e hanno il contenuto seguente: - numero progressivo dell’anno e nome del defunto a sinistra dell’atto (se donna sposata o vedova viene indicato anche il nome del marito); - data, ora e luogo del decesso; - causa del decesso; - indicazione dei sacramenti impartiti; - nome e cognome del defunto; - nome del padre; - nome e cognome della madre; - età del defunto; - giorno e luogo dei funerali e della sepoltura; GLI STATI DELLE ANIME (Status animarum): Erano censimenti della popolazione della parrocchia e venivano redatti periodicamente dai parroci in occasione delle benedizioni delle case o in coincidenza con la visita pastorale del Vescovo. La diffusione di questi registri fu una conseguenza delle direttive emanate dal Concilio di Trento, ma non tutte le parrocchie assolsero con regolarità a questo adempimento. A Milano l’obbligo risale alla disposizione contenuta negli Atti del Concilio Provinciale Milanese I, celebrato da san Carlo Borromeo nel 1565. Gli intenti erano puramente ecclesiastici, come censimento dei fedeli di una comunità, con la registrazione dei Sacramenti a cui si erano accostati, tuttavia le informazioni contenute nello Stato d’Anime sono fondamentali per le ricerche genealogiche. Gli Status Animarum sono di grande utilità per le ricerche, perché permettono di recuperare notizie dei nostri antenati quando non è stato possibile ritrovare tutti i documenti relativi a battesimo, matrimonio, e morte. Grazie a questi registri è possibile conoscere l’anno di nascita dei nostri avi (anche se non sempre l’età è esatta ma approssimata), possiamo conoscere come è composto il nucleo familiare (fuoco) , qual è il numero dei figli vivi e lo stato economico della famiglia. Possiamo inoltre determinare con precisione il luogo di abitazione della famiglia, la vicinanza con altri parenti, i nuclei familiari legati a noi da legami di parentela e in alcuni casi persino l’attività lavorativa dei nostri avi e il numero di abitanti del paese in quel periodo. Il registro elenca i seguenti dati: 1. nome e cognome del capofamiglia con l’età (spesso approssimativa); 2. nome e cognome della consorte del capofamiglia con l’indicazione dell’età; 3. nome dei figli con l’indicazione dell’età; 4. eventuali parenti (nonni o zii) con l’indicazione dell’età; 5. altri conviventi (servitori) con specificata la mansione che avevano all’interno della famiglia. a cura di Clemente Suardi 19
6. l’indirizzo e la denominazione della casa abitata dalla famiglia; 7. la professione e la condizione sociale dei componenti; 8. Località di provenienza 9. Eventuale soprannome della famiglia e altre annotazioni di carattere personale (evidenti difetti fisici o mentali, seconde nozze, trasferimenti in altre città. ELENCO DEI CRESIMATI Liber Chrismatorum - Nomina confirmatorum Questo libro è il meno interessante per le ricerche, infatti nel consultarlo avremo solo la possibilità di dimostrare la permanenza, il passaggio o la partenza di una persona da quel luogo. In questi atti si trovano indicati soltanto il nome e cognome del cresimando e qualche volta l’età. Questo sacramento e quindi la relativa registrazione nel libro veniva impartita solitamente ogni cinque anni nell’occasione della visita pastorale del Vescovo. E qui si trovano dei cresimati che vanno dall’età di un anno fino ai 70 anni. Queste Nomina confirmatorum ci servono per riassumere quanti erano ancora in vita dei battezzati, poiché spesso i neonati morti duranti il parto o qualche giorno dopo non venivano registrati oppure lo furono in modo non chiaramente intelligibile (a dipendenza del prete o frate che fece l’iscrizione). Pochissimo utili visto la tendenza a farsi cresimare in altri luoghi (cattedrale) e/o in differenti periodi di tempo (durante le visite Arcivescovili). ALTRI REGISTRI Nelle parrocchie è possibile consultare altre fonti di informazione utili a completare la conoscenza dei nostri avi. – In alcune parrocchie esisteva il registro delle esenzioni di consanguineità dove si trovano alberi genealogici disegnati dal sacerdote. – Il libro degli oboli e delle offerte, redatti in occasione di particolari eventi (la fusione delle campane), della raccolta della decima o del quartese, per il sostentamento del parroco, per la celebrazione di messe in suffragio dei morti; di solito vengono indicati il nome dell’offerente e l’entità della contribuzione. – Il libro dei legati (da annotarsi il nome del notaio), vale a dire i lasciati fatti dai parrocchiani a favore della chiesa. – Il libro delle pubblicazioni di nozze: è la raccolta di tutti i foglietti che venivano esposti fuori dalla chiesa e che annunciavano i singoli matrimoni; essi riportano la data delle pubblicazioni, i nomi e cognomi dei futuri sposi e dei loro genitori,la professione e lo stato civile a quel momento. – L’archivio delle confraternite, ossia di quelle corporazioni laiche con scopi di pietà e carità tra gli iscritti, che avevano sede presso i locali della parrocchia. – I libri delle memorie Sono diari e documenti del parroco. Interessanti per lo scorcio di storia locale da abbinarsi poi all’albero genealogico. I registri anagrafici (nascita, matrimonio, morte) di Milano e dei comuni della diocesi ambrosiana dal 1770 al 1865 sono conservati presso l’Archivio Storico Diocesano, via della Signora 1 - 20121 Milano. archivio@diocesi.milano.it 20 a cura di Clemente Suardi
Gli Archivi di Stato Gli Archivi di Stato sono istituiti in tutti i capoluoghi di provincia, da 30 di essi dipendono delle Sezioni con sedi in comuni medio-piccoli. L’Archivio Centrale dello Stato si trova a Roma in piazzale degli Archivi, 40. Per l’indirizzo delle Sezioni Provinciali bisogna consultare: www.archivi.beniculturali.it/UCBAWEB/indice.html L’Archivio di Stato conserva la documentazione statale, unitaria e preunitaria risalente all’Alto Medioevo, gli archivi notarili anteriori agli ultimi cento anni e gli archivi degli enti ecclesiastici e delle corporazioni religiose soppresse, i cui beni vennero confiscati dallo Stato. Possono ricevere in deposito archivi degli enti pubblici (regioni, province, comuni, altri enti pubblici non territoriali) e archivi privati (di famiglie, personali, di impresa, di istituzioni). I documenti conservati negli Archivi di Stato hanno quasi sempre carattere di atto pubblico e come tali sono liberamente consultabili con eccezione di quelli riservati per motivi di politica interna e estera, che diventano consultabili 50 anni dopo la loro data, e dei documenti riservati relativi a situazioni puramente private delle persone e di quelli dei processi penali che lo divengono dopo 70 anni. Sono tuttavia ammesse autorizzazioni alla consultazione anticipata per motivi di studio. La consultazione è libera e gratuita, chiunque può prendere visione dei documenti ed ottenerne copie. Il testo dei documenti può essere liberamente trascritto e pubblicato. È necessario compilare una domanda su modulo prestampato per l’autorizzazione alla consultazione dei documenti; questo permesso ha la durata di un anno ed è rinnovabile. Per ogni ricerca è inoltre necessario redigere un’apposita domanda; l’autorizzazione alla consultazione dei documenti è strettamente personale e per motivi di studio. È necessario prendere visione degli indici di tutti i fondi presenti nell’Archivio al fine di individuare il materiale utile alla ricerca; quindi bisogna compilare la richiesta dei volumi prescelti, indicando il nome del fondo e la sua segnatura archivistica (volume o busta). In alcuni archivi esiste una limitazione del numero di pezzi consultabili giornalmente. IL FONDO CATASTO Il catasto è un inventario delle proprietà immobiliari e terriere, redatto a scopo prevalentemente fiscale per calcolare le tasse sulla base di un valore attribuito ai beni. Contiene l’elenco delle proprietà possedute e permette di ripercorrere le vicende di una proprietà verificandone le varie successioni ; Si presenta come libroni enormi difficili da maneggiare, di solito, forniti di un indice dei cognomi a fondo libro che rimanda alla pagina dove troveremo: il numero di pagina, il numero di registrazione, il nome od i nomi ed il cognome, la paternità, i numeri mappali ed il loro valore catastale, che a quei tempi come oggi serviva per il calcolo delle imposte. Seguendo i vari registri è possibile completare le ricerche svolte nelle parrocchie arricchendo delle proprietà immobiliari possedute dai nostri antenati. a cura di Clemente Suardi 21
Il Censo Milanese Nel 1718 l’imperatore Carlo VI avviò una grande riforma catastale per lo Stato di Milano, allo scopo di ripartire in modo più equo il pesante carico tributario a carico della popolazione. Rilevata una mappa del territorio di ogni Comune, veniva assegnata una rendita ad ogni proprietario terriero sottraendo le spese di conduzione, oltre ad una percentuale per i rischi del maltempo. Dal momento che i bachi da seta avevano una notevole importanza nell’economia dello Stato, venivano numerati anche i gelsi che erano in grado di produrre 20 libbre di fogliame, che serviva loro da nutrimento. Le mappe erano affiancate da registri che riportavano i dati relativi ad ogni particella di terreno. Il censimento fu continuato con la misurazione e la valutazione dei fabbricati. Le operazioni furono interrotte nel 1733 a causa di motivi bellici, ma furono riprese nel 1749 e terminate nel 1758. Nel 1760 con l’Imperatrice Maria Teresa il “Catasto Teresiano” entrò pienamente in vigore anche sotto l’aspetto fiscale; Dal catasto Napoleonico (1810) al Cessato Catasto Lombardo (1857) Il Catasto napoleonico, compilato sotto la direzione del Ministero delle Finanze dell’Impero napoleonico, nasce allo scopo di censire e tassare il territorio dell’Impero. Rappresenta un’importantissima innovazione nella gestione fiscale dello Stato e soprattutto nella rappresentazione del territorio Il catasto è, infatti, all’origine sia geometrico (la cartografia di supporto recante le suddivisioni particellari) che descrittivo (l’elaborazione estimativa) E’ appunto organizzato basandosi sul concetto di particella, parte di proprietà dotata di delimitazioni riconoscibili sul terreno e unitaria per destinazione e qualità. A metà dell’Ottocento, ancora sotto la dominazione austriaca, si sentì la necessità di procedere ad un rinnovamento completo dei documenti catastali. Vennero rilevate le mappe, misurate e disegnate con nuovi criteri, vennero rifatti completamente i registri. Nacque così il cosiddetto “Cessato catasto lombardo” (1857) L’archivio dei catasti si divide in due parti: le mappe e le tabelle. Le mappe forniscono una rappresentazione grafica in scala del territorio dei diversi comuni in cui è possibile sia individuare la suddivisione dei terreni, sia definire l’entità e la superficie dei beni immobili presenti sul territorio. Nei catasti storici l’intestazione dei beni ai possessori rimaneva tale anche dopo la morte, fino a quando con una voltura non veniva registrato il passaggio di proprietà La sezione riguardante le tabelle è formata da registri di vario genere come i catastrini in cui per ogni comune venivano indicati in ordine alfabetico i proprietari degli immobili e per ciascuno di essi i lotti posseduti; di ogni lotto veniva indicato il valore catastale, le eventuali variazioni delle rendite per cambio di destinazione d’uso ed il numero del lotto (particella) con richiamo alla relativa mappa. La ricerca va continuata sui sommarioni, dove i lotti venivano ordinati in base al numero progressivo e per ognuno di essi indicato il nome del titolare, la contrada o frazione dove era situato il lotto, la destinazione d’uso, la superficie e la rendita catastale. 22 a cura di Clemente Suardi
IL FONDO NOTARILE É la sezione in cui sono conservati tutti gli atti notarili anteriori agli ultimi cento anni. La consultazione di questi documenti è fondamentale sia per spingere indietro nel tempo la nostra ricerca genealogica, dopo aver concluso l’esame dei documenti ecclesiastici, sia per tracciare un profilo economico e sociale di tutti i soggetti già individuati. Prima di approdare all’archivio può essere utile consultare le volture del catasto, le cartelle relative ai confessi, ai testamenti, ai legati rintracciti presso l’archivio parrocchiale, da cui possono emergere gli estremi di un rogito. La difficoltà principale per orientarsi in questo mare e’ di scoprire i notai che operavano nel territorio cui apparteneva il comune della famiglia; occorre passarne dapprima in rassegna le rubriche ovvero elenchi nominativi ordinati per comune di residenza, per indice alfabetico o per ordine cronologico. In caso di elenchi lacunosi è consigliabile consultare qualche filza a caso per scoprire dove stava lo studio del notaio (controllare in fondo all’atto “Actum in...”) Si passa quindi ad esaminare i volumi o le filze che raccolgono i singoli atti rogati; ogni volume è contraddistinto da un numero identificativo ed alla fine di ogni volume spesso esiste un indice alfabetico delle parti contraenti. Se questa rubrica manca bisogna consultare tutti i singoli documenti alla cacia del nome che stiamo cercando. Molti Archivi conservano separatamente dei voluminosi indici, dove sono indicate, per ordine alfabetico, le parti contraenti, con riferimento ai notai che hanno rogato. A Milano L’Archivio di Milano conserva gli atti del Collegio Notarile di Milano a partire dalla fine del XIV° secolo; Gli atti sono organizzati in “filze” (ce ne sono in tutto circa 50.000, tipicamente dell’altezza di 10 cm.) suddivise per notaio e ordinate cronologicamente. Esiste anche un fondo separato “Rubriche notarili” contenente gli indici (“rubriche”) degli atti dei singoli notai, dove ogni atto e’ riassunto in poche righe; vi si trovano citati i contraenti ma di solito non sono riportati i luoghi interessati. Lo stesso vale per l’Indice Lombardi, monumentale lavoro in piu’ di 300 volumi che elenca in ordine alfabetico i contraenti degli atti, ma non riporta i luoghi. Gli atti notarili documentano molte attività: – contratti di compravendita e affitto di case, terreni, animali da lavoro, con una certa varietà (retrovendite, livelli, mezzadria, vendita con investitura, vendita “a credenza” di buoi); – le permute persino di strumenti e materiali come un carro di fieno con un badile e una zappa – contratti di dote, spesso con inventari del corredo (la “scherpa”); – testamenti, spesso con inventari interessanti di oggetti desueti; è il documento più interessante dal punto di vista genealogico perché possiamo rilevare la successione di almeno tre generazioni e soprattutto la consistenza patrimoniale della famiglia. – legati, ovvero lasciti di varia natura; – divisioni di beni tra mebri della stessa famiglia, a cura di Clemente Suardi 23
Puoi anche leggere