ALESSANDRO CIANI " THE WATCH THERAPIST "
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OM32 - 66-73 CIANI_OM_MAG-NEWSIZE 30/10/15 10.53 Pagina 66 ALESSANDRO CIANI veryinformalperson « THE WATCH THERAPIST » text: fabiana romano photo: attila aszodi «Per chi si occupa di orologeria vintage di alta gamma, il nome di Alessandro Ciani è molto più che familiare. Alessandro Alex Ciani, si affaccia nel mondo del trade di alto livello alla fine degli anni ‘80 nella splendida cornice di una Roma opulenta in cui gli Yuppies vestono alla moda, “cavalcano” macchine dai motori potenti e, ovviamente, non possono non indossare orologi icona che stigmatizzino il loro status rampante. Giovanissimo, fa parte del gruppo di altrettanto giovanissimi mercanti che cambierà il mondo del mercato internazionale degli orologi d'epoca tra la fine degli anni novanta ed i primi duemila...» 66 OM magazine
OM32 - 66-73 CIANI_OM_MAG-NEWSIZE 30/10/15 10.53 Pagina 68 Dal 2011 Alex risiede stabilmente a Los Angeles, dove ha consolidato la stessa credibilità senza compromessi che aveva in Europa tra gli appassionati ed i collezionisti più esigenti, stringendo forti legami professionali con alcuni dei dealers più influenti del paese, un gruppo ristretto di professionisti conosciuti internazionalmente, di cui è entrato velocemente a far parte. Oltre al comprare e vendere su base quotidiana per la propria attività, condivide la propria conoscenza su orologi tra i più rari apparsi al mercato in qualità di partner in acquisti importanti o consulente per investitori o semplicemente per la stampa di settore. Pur focalizzando sugli orologi come maggior interesse nell'ambito del proprio lavoro, Alessandro ama circondarsi di ogni genere di oggetti del passato più o meno remoto che rappresentino lo stesso stile di vita di cui fa parte la passione per gli orologi d'epoca: dall'arte al design, dai motori agli accessori di lusso - Vuitton, Hermes, Goyard - , la sua galleria è una vera e propria "man cave" piena di oggetti incantati agli occhi di ogni "man of the world". Il progetto futuro è quello di allargare sempre di più i confini dei propri interessi e delle proprie passioni abbracciando e proponendo ai propri clienti un più ampio e più ricco progetto di vero e proprio Lifestyle. Alessandro collabora con OM da tempo, ed abbiamo intrattenuto innumerevoli conversazioni con lui sugli argomenti che ci stanno più a cuore. Gli rivolgiamo, in questa occasione, alcune delle domande più ricorrenti nelle nostre chiacchierate. Alex, cosa pensi di questo momento del mercato e quali prevedi possano essere i possibili futuri scenari? Come alcuni di noi avevano previsto da anni, o avevano semplicemente voluto credere, il mercato dell’orologio d’epoca non è più un fenomeno limitato a pochi piccoli mercati di nicchia come in passato - Italia, Giappone, Germania e Gran Bretagna rappresentavano gli unici mercati di compratori negli anni ’80 - ma è esteso letteralmente a tutto il globo. I social media hanno facilitato enormemente lo scambio di informazioni, ed oggi saper distinguere non dico solo un 2499 terza serie da un “barra cento”, ma anche un Rolex Sea- Dweller MKIII da un MKIV è un qualcosa alla portata di milioni di appassionati. Quello che è veramente cambiato è che gli orologi rappresentano oggi, a differenza dei primi anni, un valore riconosciuto ad alti livelli, più o meno come quello dell’arte. Il fatto che alcuni orologi da polso realizzino regolarmente cifre a sei zeri non è tanto importante, quanto il perché questo accade: oggi un Patek Philippe crono rattrapante in acciaio degli anni ’40 è un oggetto universalmente ritenuto importante così come un Picasso, anche se minore è, e sempre sarà, un quadro importante, al di là del fatto che il suo mercato aumenti del 20% ogni anno o perda il 40% per via di un momento di crisi. Il valore di questo mercato è ormai riconosciuto ad un altro livello, è tutto è cambiato: stando ai numeri, già un paio di anni fa il volume di affari mondiale che ruotava intorno all’epoca ed il “secondo polso” in generale, era stimato 40 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il futuro, a questo punto davvero non saprei dire: ma adesso si parte da qui, e per quanto ci si possa aspettare una flessione dei prezzi, i parametri base sono stati stabiliti. Quali sono stati i cambiamenti del mercato internazionale rispetto a quello che hai conosciuto all'inizio del tuo viaggio in questo mondo? Che orologi si vendevano allora? Dove? Ed oggi, invece? Come ho appena detto, la globalizzazione - grazie ai social media ed internet in generale - di questo mercato ne ha provocato una vera e propria esplosione. Due cose che sono certamente cambiate rispetto a miei primi anni nel settore sono i nuovi grandi collezionisti e l’interesse per gli orologi sempre meno d’epoca, che oggi sono spesso molto più importanti di quanto non fossero i loro “antenati”. Negli ultimi vent’anni dello scorso secolo i paesi che spendevano di più tra la fine dell’Ottocento ed i primi cinquant’anni del Novecento, in particolare Stati Uniti e Sud America in generale, non hanno fatto altro che vendere, vendere e vendere. Oggetti straordinari comprati a cifre astronomiche da ricchi e potenti di altre epoche arrivavano a prezzi spesso stracciati sul mercato, e un manipolo di mercanti prevalentemente italiani (c’ero anch’io!), tedeschi e giapponesi, compravano orologi di tutti i livelli di importanza per una clientela locale sempre più appassionata e soprattutto orologi importantissimi per un ristrettissimo gruppo di grandi collezionisti che già allora mettevano via Rolex e Patek rari e complicati. Ancora oggi alcune delle più importanti collezioni di orologi al mondo sono in Italia, Svizzera e Germania. Superata una prima crisi dei prezzi tra la fine degli anni ’80 ed i primi ’90, grazie ad internet e alla lungimiranza di pochi grandi mercanti ed un paio di auctioneers dalle ampie vedute, il mercato degli orologi d’epoca ha assunto tutt’altra visibilità ed importanza. Come conseguenza, oggi ci sono nuovi collezionisti, animati dalla stessa passione ma forse più agguerriti rispetto ai “baroni” della vecchia guardia, che hanno cambiato la faccia di questo mercato. I collezionisti che stanno rivoluzionando il nostro mondo adesso sono negli Stati Uniti (uno dei motivi del mio trasferimento) e nel sud est asiatico, il che spiega la veloce crescita di giovanissimi nuovi dealer che hanno saputo imparare così tanto di più in così meno tempo rispetto a quelli della mia generazione. Tutto è cambiato: il dealer che poteva vantare i cinque collezionisti più importanti del proprio paese vent’anni fa quali propri clienti e grazie a questo letteralmente condizionare in mercato, oggi si confronta con giovanissimi che ne sanno quanto o più di lui e che di collezionisti a cui vendere - più o meno importanti - ne hanno 5000. A questo va aggiunto il fatto dell’impatto del ricambio generazionale dei collezionisti con il passare del tempo. I miei primi grandi clienti avevano tra i 40 e 50 anni negli anni ’80. I loro oggetti di riferimento erano principalmente quelli che rappresentavano qualcosa di veramente importante all’epoca della loro nascita, oggetti che avevano i propri genitori, o che avrebbero voluto avere ma non potevano permettersi. A questo si aggiunga che la cultura dell’antiquariato come valore indiscutibile, pari solo a quello dell’immobile, era molto forte. Il polso vinceva già sul tasca, che andava lentamente a fare compagnia a monete e francobolli, ma anche i polso erano considerati tanto più importanti quanto più “antichi”: un ovetto Rolex era di default più un oggetto da collezione rispetto ad un Sea Dweller “Qaboos”, un crono Patek Philippe anni ’20 cassa a cerniera o tonneau di gran lunga più importante di un 1463 in acciaio con cifre Breguet. Il collezionista che ha oggi tra i 40 ed i 50 anni fa invece riferimento alle icone degli anni ’60 e ’70. Inoltre, è cresciuto in un mondo in cui un multiplo di Andy Warhol è sempre stato molto più importante di una ribalta veneta del ’700, il che spiega perché un Rolex Milgauss del 1958 possa essere facilmente considerato al prezzo di cinque o sei cronografi Patek Philippe 130 in oro, uno solo dei quali, vent’anni fa, valeva cinque volte un Milgauss. Nel 2015 il nostro mercato è più interessante che mai e le opportunità, gli imprevedibili cambiamenti, i prezzi che continuano a salire al di là di quanto potessimo immaginare rendono difficile qualunque pronostico. L’unica cosa certa è che l’orologio d’epoca appassiona tante persone nel mondo, dal piccolo appassionato al grande investitore. Tutto è possibile. 68 OM magazine
OM32 - 66-73 CIANI_OM_MAG-NEWSIZE 30/10/15 10.53 Pagina 71 For those who are involved in vintage high-end watchmaking, the name of Alessandro Ciani is more than familiar. Alessandro Alex Ciani approached the world’s high-level trade in the late ’80s, in the beautiful setting of an opulent city of Rome, where Yuppies dressed stylishly, driving cars with powerful engines and, of course, wearing icon watches stigmatizing their rampant status. He was very young when he became part of a group of equally young traders who changed the world of vintage watches international market between the late Nineties and the early years of this decade. Since 2011, Alex is living permanently in Los Angeles, where he consolidated the same uncompromising credibility he had in Europe among the most demanding fans and collectors, forging strong business connections with some of the country’s most influential dealers, a small group of internationally known professionals, of which he quickly became a part. In addition to buying and selling on a daily basis for his activities, he shares his knowledge of the rarest watches appeared on the market as a partner in major purchases or consultant for investors or simply for specialised press. While focusing on watches as greater interest in his work, Alessandro likes to surround himself with all kinds of objects of the near and remote past, representing the same lifestyle which the passion for vintage watches is a part of: from art to design, from engines to luxury accessories - Vuitton, Hermes, Goyard -, his gallery is a veritable “man cave” full of enchanted objects in the eyes of every “man of the world”. His future plan is to expand more and more the boundaries of his own interests and passions embracing and offering customers a wider and richer project of true Lifestyle. Alessandro collaborates with OM since a long time, and we have had several conversations with him on the topics that matter most to us. On this occasion, we ask him some of the most frequent questions in our conversations. Alex, what do you think of this moment in the market, and what do you expect from its possible future scenarios? As some of us had predicted for years, or they had simply wanted to believe, the vintage watch market is no longer a phenomenon which is limited to a few small niche markets as in the past - Italy, Japan, Germany and Great Britain were the only markets of buyers in the ’80s - but it has literally spread across the world. Social media has greatly facilitated the exchange of information, and today, being able to distinguish a 2499 third series from a /100 model, or a Rolex Sea-Dweller MKIII from a MKIV is something within reach of millions of aficionados. What has really changed is that, unlike the early years, today watches are recognized as a value at the highest level, nearly like art. The fact that some wristwatches regularly reach six-digit prices is not as important as the reason why this happens: today a ’40s Patek Philippe split-seconds chronograph in steel is an object which is universally considered as important as a Picasso, though smaller, and it always will be an important picture, beyond the fact that its market increases by 20% each year or loses 40% due to a moment of crisis. The value of this market is now recognized at a different level, and everything has changed: according to numbers, since a couple of years, the volume of world business at that time, and the “second wrist” in general, was esteemed $ 40 billion. As for the future, at this point I could not really say, but now we start from here, and though we might expect a drop in prices, the basic parameters have been established. What were the changes in the international market compared to what you have known at the beginning of your journey into this world? What watches were sold then? Where? How about today, instead? As I just said, the globalization of this market - thanks to social media and the Internet in general - has resulted into an explosion. Two things have certainly changed, compared to my early years in this industry: the new big collectors and the less interest in old watches. Today some modern watches are actually much more important than their “ancestors”. In the last two decades of the last century, the countries that spent most between the late Nineteenth century and the first fifty years of the Twentieth century - especially the United States and South America in general - have done nothing but selling, selling, and selling. Extraordinary objects which were bought at exorbitant sums by rich and powerful people of older times, often came on the market at bargain prices, and a handful of merchants, mainly Italians (I was there!), Germans and Japanese bought watches of all levels of importance for increasingly passionate local customers, and especially important watches for a small group of big collectors who were already putting off rare and complicated Rolex and Patek. Still today, some of the most important watch collections in the world are based in Italy, Switzerland and Germany. After going through an initial price crisis in the late ’80s and early ’90s, thanks to the Internet and to the foresight of a few big merchants and a few open-minded auctioneers, the vintage watches market has gained a completely different visibility and importance. As a result, today there are new collectors, animated by the same passion, but maybe more aggressive than the “barons” of the old guard, who have changed the face of this market. Collectors who are revolutionizing our world, are located in the United States now (one of the reasons why I moved) and in Asian Southeast, which explains the rapid growth of new young dealers who have been able to learn so much more (in such a little time) than those of my generation. Everything has changed: twenty years ago, there were dealers who could boast the five most important collectors of their country as their customers, and they were literally influencing the market thanks to this. But today they have to compete with young people who know as much as them (or even more) and who have thousands of important collectors whom to sell to. Add to this the impact of generational turnover of collectors with the passing of time. My first big clients were aged between 40 and 50 in the ’80s. Their reference objects were mainly those representing something very important at the time of their birth, objects that their parents owned, or they would have wanted to own but could not afford them. Without excluding that the culture of antiques as an unquestionable value was very strong, only equal to that of real estate. Wristwatches already overwhelmed pocket watches, which were slowly going along with coins and stamps, but more “antique” wristwatches were considered more important: a Rolex Ovetto was a collector’s item by default, more than a Sea Dweller “Qaboos”; a ’20s Patek Philippe chronograph with hinged or tonneau case was far more important than a steel 1463 with Breguet numerals. However, the collector who is between 40 and 50 today, refers to the icons of the ’60s and ’70s. Furthermore, he has grown in a world where an Andy Warhol’s “multiple” has always been much more important than a ’700 Venetian flap, which explains why a 1958 Rolex Milgauss can easily be valued the price of five or six Patek Philippe 130 gold chronographs, only one of which was worth five times a Milgauss, twenty years ago. In 2015, our market is more attractive than ever and opportunities, the unpredictable changes, the prices keeping rising beyond what we could imagine, make any prediction difficult. The only sure thing is that vintage watches fascinate many people around the world, from small lovers to big investors. Anything can happen. vintage 71
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