Al Monastero di Soresina aperto dal vescovo emerito Lafranconi l'Anno giubilare visitandino - Diocesi ...
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Al Monastero di Soresina aperto dal vescovo emerito Lafranconi l’Anno giubilare visitandino Si è aperto ufficialmente mercoledì 16 ottobre l’Anno giubilare per il centesimo anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria Alacoque e il Monastero della Visitazione di Soresina lo ha festeggiato con la Messa delle 18 presieduta dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi. Un’apertura che è un primo passo, in questo anno alacoquiano, per far conoscere al mondo il carisma visitandino e, in particolare, l’amore del Sacro Cuore di Gesù. Introducendo la celebrazione il parroco don Angelo Piccinelli ha inquadrato questo eccezionale momento concesso da papa Francesco all’Ordine della Visitazione, ma anche a tutte le comunità che hanno la grazia della presenza di un monastero e della testimonianza della vita monastica e contemplativa. Il vescovo Lafranconi, durante la sua omelia, ispirata a santa Margherita Maria, alla sua figura e al suo legame con il Sacro Cuore di Gesù, ha parlato del tema vocazionale, attualizzandolo, e della chiamata alla santità, una chiamata che riguarda tutti. Immaginando la figura di santa Margherita Maria oggi e a quale messaggio trasmetterebbe, il Vescovo ha detto: «La santità è quella parentela istituita da Dio con noi tramite il figlio Gesù. Dunque Dio è la forza trascinante della santità. Oggi tendere alla santità significa essere fedeli nel quotidiano, essere alla sequela del Signore Gesù, ispirati dalla Sua presenza e dalla Sua grazia. Questo ci chiede papa Francesco attraverso l’enciclica Gaudete et exultate, senza distrarci dal rispondere alla chiamata di Dio, qualunque essa sia».
L’apertura dell’anno giubilare è stata anche l’occasione per festeggiare il venticinquesimo di consacrazione alla vita claustrale di suor Maria Grazia Casnici che, dopo l’omelia del Vescovo, ha rinnovato i propri voti, alla presenza di tutte le consorelle e della comunità soresinese. Suor Maria Grazia si è affidata ai Santi fondatori e a santa Margherita Maria, discepola prediletta del Sacro Cuore di Gesù. Prima della benedizione, il Vescovo emerito ha chiesto per tutti i presenti la grazia di «scoprire sempre più profondamente quanto Dio è amore, per arrivare alla santità» attraverso l’esempio e l’intercessione di santa Margherita Maria. L’anno giubilare si chiuderà il 17 ottobre 2020 e a tutti coloro che varcheranno la porta del Monastero di Santa Maria a Soresina (come di qualunque altro monastero visitandino nel mondo) è accordata la grazia dell’indulgenza plenaria alle solite condizioni: essere in stato di grazia, confessarsi e comunicarsi nei venti giorni che precedono o che seguono, pregare secondo le intenzioni del Santo Padre. L’indulgenza sarà concessa in occasione di ricorrenze legate all’Ordine della Visitazione (festa di santa Margherita Maria Alacoque il 16 ottobre 2019 e 2020; solennità di santa Francesco di Sales il 24 gennaio 2020; giorno del 100° anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria il 13 maggio 2020; solennità della Visitazione della Vergine Maria il 31 maggio 2020; solennità del Cuore di Gesù il 19 giugno 2020; solennità di Santa Giovanna di Chantal il 12 agosto 2020) e ogni primo venerdì del mese. Photogallery
Alla Visitazione invito del Vescovo al silenzio, perché la temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono di Dio Nella mattinata del 22 dicembre, quarta domenica di Avvento, il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia a Soresina, nella chiesa del monastero della Visitazione. Una consuetudine, quella della visita del Vescovo alla due comunità claustrali presenti in diocesi (oltre a quella Visitazione quella Domenicana, che monsignor Napolioni visiterà la vigilia di Natale). Non una formalità istituzionale, quanto piuttosto «una necessità della Chiesa». Lo ha sottolineato proprio monsignor Napolioni, evidenziando il bisogno «delle nostre anime metterci in silenzio, in attesa profonda, in stato di ultimo Avvento». Nelle giornate in cui fervono gli ultimi preparativi per banchetti e regali, il Vescovo ha invitato a non fermarsi al clima esterno del Natale, augurandosi che davvero «la temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono di Dio». La Messa è stata concelebrata dal parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, dal segretario vescovile don Flavio Meani e monsignor Giuseppe Quirighetti, soresinese che dalla scorsa estate opera in Australia presso la segreteria della Nunziatura apostolica. Ha servito all’altare il diacono permanente Raffaele Ferri, alla presenza anche del seminarista Valerio Lazzari, che quest’anno presta servizio domenicale in parrocchia.
Omelia del Vescovo Photogallery Al Monastero della Visitazione festa per san Francesco di Sales con l’apertura dell’anno giubilare Si è aperto lunedì 24 gennaio presso il Monastero della Visitazione di Soresina l’anno giubilare Salesiano, che proseguirà sino al 28 dicembre. L’occasione è stata la festa liturgica di san Francesco di Sales, fondatore dell’ordine claustrale e patrono dei giornalisti. Per l’occasione nel pomeriggio la solenne Eucaristia è stata presieduta da mons. Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina. Con lui hanno concelebrato il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e gli altri sacerdoti della parrocchia: don Alberto Bigatti, don Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme anche all’ex vicario don Andrea Piana e con il servizio all’altere affidato al diacono permanente Raffaele Ferri. La celebrazione è stata introdotta dal saluto del parroco don Piccinelli che ha ricordato come la figura di san Francesco di Sales sia, per i soresinesi, sinonimo di fondatore della locale comunità Visitandina: una presenza discreta ed efficace che accompagna le vicende personali, familiari e collettive
dei soresinesi da oltre due secoli. E ha aggiunto: «È significativo come, in occasione della posa della targa in memoria delle vittime del Covid, gli intervenuti, a partire dal sindaco, abbiamo rivolto espressioni di speciale riconoscenza e riguardo alle monache che con la loro preghiera e vicinanza spirituale hanno ossigenato le ragioni della nostra speranza, mentre la corsa del contagio rischiava di travolgere tutti nella disperazione. Nei mesi della paura e dello smarrimento, la chiesa del Monastero è diventata il catalizzatore delle angosce di tutti e il cuore pulsante della speranza che viene da Dio». Proprio per l’importanza spirituale delle monache, il parroco ha chiesto il dono di nuove vocazioni per mantenere viva la comunità claustrale. iFrame is not supported! Il vescovo Sigalini nella sua omelia ha sottolineato come Gesù sia il vero centro della vita e ja proposto alcune strade per permettere di ritrovare la giusta direzione nella vita di ogni cristiano. «La speranza – ha detto – è poter avere qualcuno che ci dia luce, convinzioni difficili da vivere, ma vere. Oggi siamo arrabbiati con la vita, con la pandemia che non ci dà tregua. Non siamo più capaci di darci fiducia, ma Dio non ci abbandona». Quindi, passando dalla riflessione delle Sacre Scritture alla celebrazione di san Francesco di Sales, ha aggiunto: «Oggi vi invidio, questa festa perché san Francesco di Sales è un uomo affascinante, ha una purezza celestiale; di lui colpisce la sua mitezza, la sua carità. Non urta mai con frasi severe, ma non fa sconti e non è ambiguo sulla verità. La prima misericordia, la più grande carità da fare è la verità. Vuole formare anime forti, a partire dalla donna che ritiene per natura un’innamorata di Dio. È convinto che la santità sia per tutti e trasmette questo messaggio. Ama l’uomo e lo vede redento da Dio, ma lo ama perché, prima di tutti, ama follemente il Signore, infatti l’umanesimo di san Francesco di Sales ha al centro Gesù». Il vescovo emerito di Palestrina ha quindi concluso l’omelia con un messaggio, anzi un monito per le monache della Visitazione: «Ora vi incombe la
responsabilità di far bruciare l’amore di Dio nel mondo. In questo anno giubilare il vostro compito è far conoscere e amare san Francesco di Sales». iFrame is not supported! Photogallery Biografia di San Francesco di Sales Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII. Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici. A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis
Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio. L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi. Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione. Il giubileo salesiano … per recuperare l’ottimismo
Tra il 24 gennaio e il 28 dicembre 2022 corre l’anno “giubilare”, cioè di grazia, per i figli e le figlie spirituali di san Francesco di Sales, universalmente riconosciuto come il santo dell’umanesimo cristiano, ovvero dell’ottimismo realista ma irriducibile. Un “giubileo dell’ottimismo”, cioè della speranza e della fiducia, in tempo di pandemia, è esattamente quello di cui abbiamo bisogno. Secondo il Salesio un credente deve essere ottimista: “per fede” più che per carattere. Per chi crede, infatti, “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). In questo modo l’ottimismo diventa virtù. La questione, pertanto, non è se il mondo di oggi sia così buono da poter essere amato o talmente cattivo da dover essere odiato. È vero, invece, il contrario: che se amiamo l’umanità, cioè la società e, nel dettaglio, la Comunità soresinese cui apparteniamo … la renderemo certamente migliore; se la ignoriamo, contribuiremo alla sua inesorabile deriva. Come osserva acutamente l’intellettuale inglese convertito dall’ateismo G. K. Chesterton (+ 1936): “Gli uomini non amarono Roma perché era grande; Roma fu grande perché gli uomini la amarono” (“Ortodossia, cap. V). Un “semenzaio” di ottimismo e fiducia, nel nostro contesto cittadino, è certamente la Comunità claustrale della Visitazione: il regalo più bello che, da oltre duecento anni, san Francesco di Sales offre a Soresina. Una famiglia monastica è una grazia speciale ed un privilegio che non ha uguali: ne siamo consapevoli e profondamente riconoscenti al Signore. Ma non ci sfugge l’enorme responsabilità che ne deriva: a non sciupare un’esperienza tanto stimolante e provocatoria, la cui indole contemplativa sollecita, in tutti e in ciascuno, la coscienza di dover continuamente “ripartire da Dio”, tenendo fisso lo sguardo al Regno di Dio cui aspiriamo e verso cui siamo incamminati. Da lì, infatti, dal cielo “squarciato” invocato dagli antichi profeti e aperto per sempre e per tutti da Cristo Gesù, derivano la rugiada, la luce, la speranza per il nostro cammino. Un anno con S. Francesco di Sales ci aiuterà, non “nonostante”, ma attraverso la pandemia, trasformata, in
“occasione” per mare di più, a recuperare l’entusiasmo del bene, la bellezza del vivere come famiglia dei figli di Dio, la gioia del Vangelo con cui contagiare vicini e lontani … Ci convincerà a prendere finalmente sul serio le parole di papa Francesco: “Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza”. Al monastero della Visitazione festa per il fondatore san Francesco di Sales insieme all’arcivescovo Brugnaro Il 24 gennaio, a Soresina, è stato festeggiato san Francesco di Sales: una ricorrenza molto speciale per la comunità soresinese, perché il carisma del vescovo di Ginevra (che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino) ha portato a Soresina una comunità claustrale presente dal 1816. La celebrazione è avvenuta proprio presso la chiesa del Monastero di Santa Maria, alle 16, alla presenza mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, che ha celebrato la Messa solenne accanto al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e a don Enrico Maggi, incaricato diocesano per la Pastorale delle comunicazioni sociali. Non solo, la ricorrenza di San Francesco di Sales è stata l’occasione per festeggiare il 25°
di consacrazione di suor Maria Adriana Messina e assistere al rinnovo dei sui voti claustrali. Il parroco ha introdotto la celebrazione per ringraziare il vescovo Brugnaro: «Le siamo particolarmente riconoscenti per essersi unito al “magnificat” di suor Adriana, che ha messo il suo cuore a quello di Gesù e che ha scelto di servirLo nascosta agli occhi del mondo per 25 anni. Oggi ricordiamo san Francesco di Sales, profeta del dialogo ecumenico, comunicatore e evangelizzatore: affidiamoci a lui come guida per recuperare la voglia di essere santi gratitudine e ringraziamo per il carisma che le consorelle Visitandine incarnano e ci ricordano. Da parte nostra, ricordiamo loro che la chiesa conta sulla loro preghiera». La risposta del Vescovo è stata immediata: ha ringraziato don Angelo per le sue parole e per avergli fatto raggiungere finalmente Soresina che per lui ha un significato e un legame per il vescovo Antonio Napolioni – di cui ha portato i saluti – e per l’Ordine Visitandino. Nella sua omelia monsignor Brugnaro ha ringraziato il Signore per la fedeltà di suor Maria Adriana che ha conosciuto al monastero milanese. Poi il sui messaggio è stato interamente dedicato alla vita contemplativa e a san Francesco di Sales: «La vocazione contemplativa è un’esperienza non facile, ma sublime. Da stimare. Chi sceglie la vita contemplativa deve scegliere la parola con la “P” maiuscola, cioè la Parola di Dio. Questa vita offre un grande servizio: mettere le persone di fronte alla parola di Dio e confrontare così la propria vita con questa parola, perché la parola è carica di una grazia speciale che è il dono dello Spirito Santo, il discernimento. Così possiamo comprendere cosa vuole il Signore da noi e dunque a cosa siamo chiamati. Pregare per gli altri, come fanno le claustrali, è donare il discernimento, è pregare perché ciascuno comprenda a quale progetto divino è destinato. San Francesco di Sales fu un grande comunicatore;
seppe dare alla sua vita spirituale una solidità tale da non perdersi mai d’animo, sempre ispirato a mitizza, dolcezza, dedizione e amore, crescendo in una devozione autentica, nella penitenza e affidandosi allo Spirito Santo. Oggi Dio si aspetta da noi che sappiamo trasmettere la fede attraverso le soluzioni più opportune, secondo le modalità richieste dal tempo in cui viviamo, ovvero che trasmettiamo quanto è bello conoscere Gesù, quanto è bello essere amati da lui e quanto è bello testimoniarlo secondo i doni che dà a ciascuno di noi». Durante la celebrazione suor Maria Adriana ha rinnovato i propri voti e, prima della benedizione finale, don Angelo Piccinelli ha letto la speciale benedizione di papa Francesco per questo importante traguardo. Gli applausi hanno avvolto, come un abbraccio, suor Maria Adriana. Dal 3 novembre 2017, proveniente da Milano con altre tre Consorelle (suor Maria Maddalena, suor Maria Carla, suor Maria Grazia), suor Maria Adriana è entrata a far parte non solo della comunità monastica soresinese, ma, a pieno titolo, della nostra famiglia parrocchiale. «Oggi constato, senza retorica, – ha detto il parroco al termine della Messa – che la loro presenza è, davvero, un dono impagabile e, per tutti, una ricchezza senza paragoni. Ha proprio ragione papa Francesco che, nella Costituzione apostolica sulla vita contemplativa femminile Vultum Dei quaerere (Cercare il volto di Dio) confessa alle Claustrali del mondo: “Carissime Sorelle contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, della Chiesa?”. Oso imitare il Santo Padre per dichiarare, altrettanto sinceramente, alle nostre Salesiane: “Carissime Sorelle contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, di Soresina?”». Photogallery
Soresina, il Vescovo al Monastero della Visitazione Domenica 19 dicembre il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla comunità claustrale di Soresina, consueto appuntamento nei tempi forti, come in Quaresima e appunto in Avvento. Una visita per portare gli auguri suoi personali e di tutta la Diocesi alle otto monache visitandine che hanno accolto il vescovo con molta gratitudine. Un incontro iniziato con la Messa presieduta dal vescovo alle 8 nella chiesa monastica di via Cairoli insieme al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e al segretario vescovile don Flavio Meani, con il seminarista Fabrice, per il secondo anno ospite a Soresina nei fine settimana, che ha prestato servizio all’altare. «Il saluto del Signore a tutti voi, alle sorelle visitandine, caro don Angelo – le parole del vescovo all’inizio della Messa -. Possiamo gioire anticipatamente, pregustare, accendere il desiderio, disporre l’anima, il cuore, la vita, al dono al quale non dobbiamo fare l’abitudine: fare il confronto con gli altri Natali è peccato. È un dono nuovo, sempre nuovo, sempre più vero, sempre più vicino è il compiersi delle promesse di Dio». Una riflessione proseguita nell’omelia, con rifermento anche a san Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca de Chantal, fondatori dell’ordine della Visitazione. «Non c’è luogo più adatto di questo, il Monastero della Visitazione, per accogliere il vangelo della IV domenica di Avvento dell’Anno C. La liturgia ci prepara al Natale facendoci riscoprire il valore di questa visita, del visitare: Maria che non pensa solo alla sua gravidanza, straordinaria, sconvolgente, divina e umanissima nello stesso tempo, ma va ad
aiutare la cugina. Un incontro tra l’attesa del mondo che si riassume nel grembo di Elisabetta e il Dono di Dio, il Salvatore, custodito nel grembo di Maria». iFrame is not supported! Dopo la celebrazione un’incontro informale tra il vescovo e le monache riunite in parlatorio è stato l’occasione per scambiarsi gli auguri e per un confronto fraterno che ha visto monsignor Napolioni raccontare del nuovo Museo diocesano, con l’attenzione andata anche al Monastero della Visitazione di Milano, da cui provengono quattro delle otto monache soresinesi a seguito di un riassetto delle comunità visitandine, oggi affidato all’Ordine dei Fatebenefratelli per le loro opere sociali e caritative. Un momento molto fraterno a cui si sono aggiunti per un saluto anche i sacerdoti della parrocchia: il parroco don Angelo Piccinelli, il vicario don Alberto Bigatti, i collaboratori do Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme al seminarista Fabrice. Photogallery Madre Maria Teresa Maruti riconfermata priora della Visitazione di Soresina Foto di gruppo delle Visitandine dopo l’elezione: madre Maruti è la quarta da sinistra Le monache claustrali del Monastero della Visitazione di Soresina hanno riconfermato madre Maria Teresa Maruti priora
della comunità per il triennio 2019/2021. Originaria proprio di Soresina e nel monastero della Visitazione dall’età di 19 anni, madre Maruti è prossima a tagliare il traguardo di 46 anni di clausura il prossimo luglio. L’elezione si è svolta sabato 1° giugno, nel pomeriggio, all’interno del Monastero della Visitazione, nel coro adiacente alla chiesa di Santa Maria, alla presenza del vescovo di Cremona Antonio Napolioni e del parroco di Soresina don Angelo Piccinelli. Le otto monache si sono preparate a questo momento con la preghiera e con il silenzio. Infatti, secondo la regola Visitandina, non è consentito alle claustrali parlare dell’elezione, esprimendo in anteprima la propria preferenza per la futura Madre. Il rito dell’elezione è cominciato con il canto del Veni Creator Spiritus, quindi il voto segreto e lo scrutinio, di cui il Vescovo è stato testimone e garante. Completato lo spoglio, è seguita la proclamazione di madre Maria Teresa Maruti, cui il Vescovo ha consegnato simbolicamente la chiave del Monastero. La conclusione della cerimonia con il canto dell’Ave Maris Stella e del Laudate Dominum. Mons. Napolioni è stato il primo a complimentarsi con madre Maria Teresa Maruti, che ha ricevuto dal Vescovo una speciale benedizione. Anche il parroco don Piccinelli non ha mancato di congratularsi con la priora. In un clima familiare, il Vescovo si è fermato a colloquiare con le monache. E proprio in questo contesto è emerso il tema delle vocazioni con il Vescovo e le claustrali che hanno confermato il proprio impegno di preghiera per le vocazioni, tutte le vocazioni. Madre Maria Teresa, sentita appena dopo la proclamazione, si è così espressa: «Chiedo la preghiera per me, perché abbia la forza di custodire e trasmettere l’originale carisma
salesiano. Ma, soprattutto, chiedo la preghiera di tutti perché Dio moltiplichi in santità e in numero la nostra comunità». Una comunità, quella della Visitazione di Soresina, molto unita e affiatata che, nelle poche occasioni pubbliche, pur nel nascondimento della grata claustrale, lascia trasparire questo senso di famiglia e di serenità. Per madre Maria Teresa, subito dopo la proclamazione, sono state suonate a festa le campane della parrocchiale di San Siro. La notizia è stata poi resa pubblica durante le Messe, nelle quali si è pregato per la Madre e tutta la comunità Salesiana. Photogallery Quattro nuove monache alla Visitazione di Soresina Nel pomeriggio di venerdì 3 novembre la comunità claustrale di Soresina ha accolto quattro nuove monache, raddoppiando così di numero. Le nuove arrivate provengono dal monastero della Visitazione di Milano, in Porta Romana, che dopo 304 anni si servizio ha salutato le ultime quattro visitandine che ospitava, risultando troppo grande e dispersivo per la piccola comunità che si è così unita a quella del Monastero di Soresina, che lo scorso anno ha festeggiato i suoi 200 anni. Insieme a madre Maria Teresa Maruti (la superiora), madre Rosa Maria Colombo (già superiora per più mandati), suor Francesca Teresa e suor Maria Margherita, il monastero soresinese accoglie ora anche suor Maria Adriana, suor Maria Carla, suor Maria Grazia e suor Maria Maddalena Ferrari. Per quest’ultima, 67 anni, originaria di Castelleone, si tratta di un ritorno:
dopo 25 anni alla Visitazione di Soresina, il trasferimento a Milano. L’accoglienza delle nuove religiose è avvenuta nel pomeriggio, durante il Vespro che, come ogni primo venerdì del mese, vede raccolta la comunità monastica insieme ai fedeli soresinesi. Dopo la benedizione da parte del parroco, don Angelo Piccinelli, le religiose sono state accompagnate in processione da tutti i presenti verso la porta interna del Monastero. «Siamo arrivate qui grazie a Dio e alle vostre preghiere, alle preghiere soresinesi», ha detto la castelleonese suor Maria Maddalena, anche a nome delle consorelle, prima di varcare la porta della clausura. Domenica 5 novembre, nella consueta Messa mattutina delle 8, il saluto ufficiale della comunità soresinese alle nuove monache. Photogallery dell’accoglienza al Monastero Sito internet del Monastero della Visitazione di Soresina Le parole di benvenuto del parroco don Angelo Piccinelli Carissime Sorelle, benvenute a Soresina. Il vostro arrivo tra noi è un dono impagabile: lo dichiariamo senza retorica, anzi senza ritegno. Ve ne siamo davvero riconoscenti. E in particolare siamo grati al buon Dio, che sempre ci sorprende, confondendo i nostri calcoli delle probabilità e contraddicendo le nostre previsioni con la prodigalità della sua grazia, di cui ci ricolma immeritatamente. Infatti, dopo la consacrazione di Fiorenza, che, lo scorso giugno, con amore entusiasticamente sponsale, ha offerto a Gesù il suo cuore, la sua intelligenza, il suo corpo crocifisso dalla disabilità, professando i consigli evangelici di povertà,
castità e obbedienza; e dopo la decisione di Riccardo, che in settembre ha iniziato un cammino di discernimento vocazionale nel nostro Seminario diocesano, investendo questo tempo della sua giovinezza nella ricerca serena ma “ostinata” di un progetto di vita “alternativo”… voi siete la terza meravigliosa sorpresa che Dio ha voluto riservare alla nostra famiglia parrocchiale. Segno di una benevolenza che ci commuove fino al turbamento… Dio sia benedetto dunque, perché avete scelto, con una notevole dose di coraggio, di entrare a far parte della Visitazione di Soresina, consentendo alla nostra esigua, ma amatissima Comunità claustrale di continuare a vivere. Che Dio sia benedetto… per la libertà con cui vi siete destinate a noi, senza conoscere i difetti che ci rendono insopportabili, ancorché impastati tra gli ammirevoli slanci di bene di cui è capace la nostra umanità “toccata” dal Vangelo. Che Dio sia benedetto… perché vi incaricate di custodire acceso, tra noi, il fuoco dell’Amore vivo, di cui deve bruciare la nostra città, il cui cuore pulsante è volontariamente prigioniero in questo Monastero. Che Dio sia benedetto, perché la vostra presenza confessa che il mondo non ha bisogno solo di profeti, che denuncino i mali da cui siamo afflitti, ma anche di mistici, che tengano fisso lo sguardo sul Mistero ineffabile, dal quale lasciarsi incantare e sedurre per poter guardare con pietà infinita tutte le miserie umane. Che Dio sia benedetto, perché la vostra personale e silenziosa “contemplazione” del Sommo Bene aiuta anche noi a contemplare Dio come la verità ultima della realtà nella quale siamo immersi e spesso “smarriti”: di ciò che è bello e di ciò che è rovinato, di ciò nasce e di ciò che muore, di quanto ci esalta e di quello che ci deprime. Dio sia benedetto… perché voi ci insegnate che il vero collirio per i nostri occhi, stanchi di vedere tanta cattiveria, esausti di applicarsi a problemi senza soluzione, spesso bagnati dalle lacrime del dolore, talvolta accecati dall’odio o spenti dalla disperazione… l’unico vero collirio che purifica il nostro sguardo e ci consente di riconoscere la “novità” che lo Spirito sta operando nella storia, è la contemplazione di
Gesù. Care Sorelle, all’indomani del Giubileo Straordinario della Misericordia voi siete per noi un segno straordinario dell’amore misericordioso del Padre. Ad un anno dalla celebrazione del Bicentenario di fondazione del Monastero di Soresina voi ci riaprite, anzi spalancate, le porte della speranza. A pochi mesi dalla conclusione delle Missioni Popolari Parrocchiali voi ci ricordate che ogni azione missionaria, per i discepoli di Cristo, è generata dalla contemplazione dell’unica grande Bellezza. Grazie, dunque. E grazie perché siete qui: con noi e per noi. Mercoledì festa al Monastero della Visitazione di Soresina nella memoria di san Francesco di Sales Sarà il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, a presiedere, nel pomeriggio di mercoledì 24 gennaio, nella chiesa del Monastero della Visitazione, a Soresina, la Messa nella festa di san Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal. La solenne celebrazione sarà preceduta, alle 17, dall’adorazione eucaristica e il Vespro. Quindi alle 18 la solenne Eucaristia presieduta da mons. Lafranconi, che porterà il saluto anche del vescovo Napolioni, impegnato a Sestri Levante nella settimana residenziale di formazione per il clero diocesano. Concelebreranno il parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli,
e gli altri sacerdoti della parrocchia insieme anche ad alcuni preti del circondario o particolarmente legati alla comunità claustrale guidata della soresinese madre Maria Teresa Maruti e che recentemente ha visto raddoppiare il numero delle monache a seguito dell’accorpamento con il monastero che è stato chiuso nel Milanese. Attualmente la comunità soresinese è formata da madre Maria Teresa Maruti (la superiora), madre Rosa Maria Colombo (già superiora per più mandati), suor Francesca Teresa, suor Maria Margherita e, dal monastero milanese, suor Maria Adriana, suor Maria Carla, suor Maria Grazia e suor Maria Maddalena Ferrari (originaria di Castelleone e già in passato alla Visitazione di Soresina). Durante la celebrazione si pregherà in modo particolare per i giornalisti e gli operatori della comunicazione di cui San Francesco di Sales è patrono. Nell’ambito della festa patronale di San Francesco di Sales, lunedì 29 gennaio presso il Centro pastorale diocesano di Cremona di terrà il tradizionale incontro del mondo della comunicazione con il Vescovo. Per saperne di più Biografia di San Francesco di Sales Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.
Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici. A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio. L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo
Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi. Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione. Il 24 gennaio al monastero della Visitazione di Soresina festa per il fondatore san Francesco di Sales Nonostante la “zona rossa”, il 24 gennaio sarà comunque una giornata di festa al Monastero della Visitazione di Soresina. L’occasione è la ricorrenza liturgica di san Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal. A motivo della situazione contingente e delle disposizioni
anticontagio non sono previsti particolari eventi (da tempo la Messa domenicale delle 8 si svolge a porte chiuse), se non la celebrazione del Vespro alle ore 16 presieduta dal parroco don Angelo Piccinelli e a cui sarà permessa la partecipazione dei fedeli secondo i criteri di spostamento autorizzati e i protocolli in vigore per le celebrazioni. Durante la celebrazione si pregherà in modo particolare per i giornalisti e gli operatori della comunicazione di cui San Francesco di Sales è patrono. Biografia di San Francesco di Sales Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII. Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della
“roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici. A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio. L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi. Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia
Settentrionale, centri di convinta adesione. Al monastero della Visitazione di Soresina festa per i 50 anni di consacrazione di suor Rosa Maria Colombo È stato festeggiato lunedì 16 ottobre nella chiesa del Monastero della Visitazione, a Soresina, alla presenza del vescovo Antonio Napolioni, il cinquantesimo di consacrazione della monaca visitandina Rosa Maria Colombo. L’occasione è stata l’Eucaristia presieduta dal Vescovo nella ricorrenza di santa Margherita Maria Alacoque (monaca visitandina a cui si deve la diffusione della devozione al Sacro Cuore) e concelebrata dal parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, dal vicario don Andrea Piana e dai collaboratori parrocchiali don Davide Ottoni e padre Giuseppe Ripamonti. Ha prestato servizio all’altare il diacono permanente Raffaele Ferri con il ministrante Alessandro Loda. L’animazione del canto a cura del coro Psallentes con all’organo Francesco Stoppelli Suor Rosa Maria Colombo, novarese di origine, figlia di un generale dell’esercito d’istanza a Cremona, è approdata al Monastero di Soresina il 9 gennaio 1966 e l’anno successivo, il 24 settembre 1967, ha emesso la professione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza.
Da allora la clausura è stato il suo “universo”: uno spazio molto circoscritto, tuttavia più libero e liberante di un “mondo senza confini”; la sua “città sopra il monte” dalla quale, come sentinella, vigila sulla comunità. “Cinquant’anni in clausura… e un amore senza fine”, ha detto don Piccinelli nel suo saluto. Il Vescovo durante l’omelia si è soffermato sulla vita consacrata e sull’esperienza di suor Rosa Maria Colombo. “Quando nasce una chiamata – ha spiegato – alla vita contemplativa, in questa che ai più sembra una vita tra parentesi, dentro si nasconde il grande Vangelo di Dio”. E ancora: “Nella Chiesa c’è bisogno di chi dedica tutto il suo tempo alla preghiera che è l’àncora della nostra salvezza, perché ci riconduce all’essenziale, in attesa dell’eternità”. Durante la Messa la religiosa ha rinnovato i propri voti. Per suor Rosa Maria la speciale benedizione di Papa Francesco, su pergamena, recapitata direttamente al Monastero. photogallery
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