1930-2015 GRANDI ARCHITETTI - per MILANO - iis cremona

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                            1930-2015
             GRANDI ARCHITETTI
               per MILANO
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              Anno scolastico 2014-2015. Liceo Scientifico Luigi Cremona - Milano
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                            1930-2015
             GRANDI ARCHITETTI
               per MILANO

              Gli studenti della 5°G coordinati da C HANTAL FARINET e M ARCO C OSTA
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                   TRIENNALE DI MILANO
                                                  1933
                                Giovanni Muzio
             L’edificio in cui viene ospitata la Triennale di Milano prende anche il nome
             di Palazzo dell’Arte.
             L’originale edificio fu costruito nel 1933 secondo il progetto dell’architetto
             Giovanni Muzio, che scelsce, anche per la posizione vicina al Castello Sfor-
             zesco e al Parco Sempione, uno stile architettonico di impronta classica e
             monumentale, come sottolineato dalla grande arcata che segna l’entrata, e
             anche dalla grande ampiezza degli interni che per lasciare spazio alle mostre
             ospitate, sono volutamente lasciati grezzi e spogli.
             Nel 2002 l’architetto Michele De Lucchi viene incaricato della ristruttura-
             zione e revisione del palazzo della Triennale, ma in modo tale da rimanere
             conciliato con il progetto originale di Muzio. Il primo e più importante cam-
             biamento viene effettuato all’entrata, che diventa un unico grande atrio/cor-
             ridoio a volte occupato da mostre temporanee. Il cambiamento più
             caratteristico avviene però in prossimità del nuovo museo di design, la cui
             entrata è un ponte, sospeso sullo scalone che porta al primo piano, di solo
             legno, vetro e corrimani in metallo.
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                              VILLA
                         NECCHI-CAMPIGLIO
                                                  1932-1935
                            Piero Portaluppi
             Villa Necchi-Campiglio è una splendida fusione tra arte e architettura, in-
             corniciata da un ambiente fresco e alberato, un’oasi tranquilla nel centro di
             Milano. La villa è stata realizzata dall’architetto Piero Portaluppi tra gli
             anni 1932 e 1935 e rispecchia gli ideali di funzionalità e tendenza al moder-
             nismo dell’alta borghesia dell’epoca: i locali sono disposti nel modo più
             funzionale e sono presenti inoltre alcune innovazioni tecniche all’avanguar-
             dia per quegli anni, come un ascensore, un montavivande, citofoni e la piscina
             esterna riscaldata.
             La piscina, ideata anch’essa dal Portaluppi, fu la prima ad essere costruita
             su suolo privato e la seconda a Milano in ordine cronologico.
             All’esterno, oltre alla piscina, sono presenti la portineria, un garage, un
             campo da tennis e una serra.
             L’ambiente esterno sarà poi rivisitato, insieme all’arredo di alcuni locali
             interni, dall’architetto Tomaso Buzzi nel secondo dopoguerra. A Tomaso Buzzi
             sono dovuti l’arredamento in stile Settecentesco e più ricercato di alcuni
             interni, rispetto al precedente essenzialismo del Portaluppi, rinnovamento
             dovuto al nuovo gusto per l’antiquario diffusosi negli anni successivi.
             E’ delle sorelle Necchi la decisione di donare la villa al FAI, a causa della
             mancanza di eredi diretti, ed è grazie a questa decisione che, dal 2008, la
             villa è aperta al pubblico.
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                                  TORRE VELASCA
                                                   1956-1958
                                            Studio BBPR
             Fu progettata dallo Studio BBPR su incarico della società Rice, con la col-
             laborazione dell’ingegner Arturo Danusso, su un’area del centro di Milano de-
             vastata dai bombardamenti angloamericani del 1943. L’altezza utile della Torre
             Velasca è di 87,50 m per 28 piani; quella effettiva, inclusi gli accessori
             sopra il tetto, è di 99 m a questi si aggiungono i 7,5 m dei due ulteriori
             piani sotterranei.
             Il profilo della Torre è il risultato di un lungo studio che trova le sue
             origini nella ricerca di risposte funzionali alla costruzione in cui si trova
             la base della stessa, ubicata nella piccola piazza omonima, libera però di
             espandersi verticalmente; in tutto questo la Velasca volle essere una cita-
             zione moderna della Torre del Filarete presente al Castello Sforzesco.
             L’inserimento dei "pilastrini" lungo le facciate della Torre Velasca, oltre
             che elementi funzionali per riparare le finestre, serviva anche per dare un
             ordine estetico alle partizioni delle pareti esterne, aiutando la simmetria
             laddove altri elementi come le aperture delle finestre erano stati posizionati
             in modo irregolare.
             I "puntoni", le strutture portanti che sorreggono la parte superiore a sbalzo
             rispetto al parallelepipedo di base, sono orgogliosamente a vista come testi-
             monianze dei valori tecnologici ed estetici nuovi.
             I primi diciotto piani sono occupati da negozi e uffici, mentre i successivi
             piani, fino al ventiseiesimo, sono destinati ad appartamenti privati.
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                                                   PIRELLI
                                                   1956-1961
                                                   Gio Ponti
             Il grattacielo Pirelli, comunemente chiamato Pirellone, è posto in piazza
             Duca d’Aosta a Milano, detentore del record di edificio più alto dell’Unione
             Europea dal 1958 al 1966.
             Progettato nel 1950 e costruito in calcestruzzo armato fra il 1956 e il 1961
             da Gio Ponti, esponente del razionalismo italiano, il l’edificio possiede 32
             piani e altri due sotterranei, per un totale di 127 m d’altezza; la superficie
             complessiva è di 1.900 m², la pianta misura 75,5 m per 20,5 m; l’edificio
             pesa complessivamente 70.000 tonnellate, con un volume di 125.324 m³.
             L’ossatura è formata da quattro pilastri rastremati che sorreggono il resto
             della struttura.
             La pianta della torre consiste in due poligoni speculari accostati, separati
             dal corridoio centrale che va rastremandosi alle estremità, determinando la
             superficie sfaccettata “a diamante” che si ritrova nella galleria interna.
             Dal design innovativo e d’ispirazione per altri edifici, è uno dei più celebri
             simboli di Milano, che è visibile nella sua totalità dal belvedere posto al-
             l’ultimo piano.
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                       MONDADORI SEGRATE
                                                   1968
                                  Oscar Niemeyer
             Oscar Niemeyer, architteto brasiliano, ha lavorato in Italia con la celebre
             e suggestiva sede della Mondadori realizzata a Segrate (alle porte di Milano)
             ed inaugurata nel 1975.
             Il complesso è formato da tre elementi. Un prisma vetrato dove si trovano i
             cinque piani degli uffici: questo prisma è agganciato ad un solaio sorretto
             a sua volta da due sequenze di archi parabolici che si specchiano nel laghetto
             artificiale circostante.
             A esso si contrappongono due corpi bassi e sinuosi che emergono da una distesa
             d’acqua. La loro planimetria irregolare ed ondulata, che ricorda una foglia,
             è resa più suggestiva dal lago artificiale di 20.000 m².
             Dal lago artificiale emerge una statua totem di Pomodoro.
             Un grande parco, progettato dal paesaggista Pietro Porcinai, circonda l’edi-
             ficio.
             Il tetto può servire come eliporto e nel laghetto sono installate delle lance
             che, in caso di incendio, gettano acqua sulle vetrate per evitre che si sur-
             riscaldino e consentire l’intervento dei soccorsi dall’esterno.
             Il laghetto raccoglie inoltre l’acqua dell’impianto di condizionamento.
             La struttura interna degli uffici e delle redazioni è open space per permet-
             tere la massima flessibilità degli spazi.
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                       TEATRO ARCIMBOLDI
                                                   1997-2002
                         Vittorio Gregotti
             Il teatro degli Arcimboldi è un teatro di Milano, realizzato nel periodo 1997-
             2002 opera del noto architetto Vittorio Gregotti.
             Negli anni ‘80 si rivela sempre di più l’ambizione di un paesaggio urbano di-
             segnato dalle grandi infrastrutture architettoniche, come nel recente pro-
             getto di trasformazione dell’area industriale della Bicocca a Milano.
             Il teatro degli Arcimboldi, costruito in questa zona ormai pienamente urba-
             nificata inizialmente era destinato ad ospitare gli spettacoli del Teatro
             alla Scala durante la ristrutturazione del Piermarini.
             Il boccascena è dunque realizzato con dimensioni analoghe a quest’ultimo, 12
             m in altezza e 16 in larghezza, in modo da poter facilmente trasferire le
             scene che si adattano ai due teatri in modo intercambiabile.
             La sala ha la forma di ventaglio: misura 49 m di larghezza massima per 35 m
             di profondità; altezza media di 22 m mentre la torre scenica raggiunge un’al-
             tezza di 33 m.
             La platea, che si sviluppa su due livelli e due gallerie centrali, può ospi-
             tare 2.346 spettatori. Una serie di pannelli laterali, orientabili e a spes-
             sori variabili, fungono da deflettori acustici e schermi di illuminazione,
             mentre sul soffitto il gesso presenta una complessa articolazione e un disegno
             realizzato in funzione della migliore resa acustica.
             All’esterno l’Arcimboldi è rifinito con intonaco chiaro e inserti neri, mentre
             il basamento è rivestito in granito nero.
             La nuova sede teatrale è posizionata in stretta connessione con il sistema
             dei trasporti sia autostradali sia ferroviari, poiché è destinata a servire
             non solo Milano, ma anche la vasta area metropolitana settentrionale della
             provincia.
             Nel complesso la struttura è oggi la seconda in ordine di grandezza in Europa
             e la più grande in Italia.
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                                           FIERA RHO
                                                   2005
                  Massimiliano Fuksas
             Il polo fieristico è situato nell’area dell’ex-raffineria Agip di Rho-Pero,
             una superficie di oltre due milioni di mq oggetto di recente bonifica e vi-
             cina a infrastrutture di collegamento cittadine e territoriali di cui è
             previsto il potenziamento. Il gigantesco sistema si svolge per un chilome-
             tro e 300 m, lungo un asse centrale a servizio di una serie di capannoni
             simmetrici, caratterizzato dalla grande copertura ondulata in acciaio e
             vetro: “la vela” progettata da Massimiliano Fuksas.
             La Vela, in alcuni punti, supera anche i 30 m d’altezza, formando “cra-
             teri”, “onde”, “dune”, “colline” ed è sostenuta da colonne di metallo, che
             si dividono in sei rami consentendo sbalzi enormi. Leggera e trasparente,
             protegge e trasforma lo spazio che attraversa, definendo la continuità
             della visione lungo uno sviluppo lineare già predisposto alla futura cre-
             scita. La direttrice fa proprio lo sfondo delle Alpi, seguendo un percorso
             pedonale pubblico che a 6,50 m d’altezza viaggia da est a ovest.
             La concezione costruttiva in vetro e acciaio reticolare utilizzata per la
             Vela è riproposta nel Logo, una cupola alta 36 m simile a un’onda oceanica,
             che copre la grande hall e la sala congressi del Centro servizi. Caratteri-
             stica comune ai due incisivi segni architettonici è l’assoluta mancanza di
             standardizzazione dei componenti, unici per forma e design, numerati e tra
             loro non intercambiabili. Tutto il progetto per la nuova Fiera di Milano è
             stato ispirato alla necessità di ordinare il percorso tra vari settori,
             realizzando un tessuto di architettura, natura e vita in cui le strutture
             di vetro e acciaio, allineate, riflettono e raddoppiano gli alberi, l’acqua
             e i visitatori. La Fiera è concepita come frammento "aperto" della futura
             metropolitana, che da Milano si allargherà, nel tempo, verso tutta l’area
             nord-ovest fino a Malpensa.
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                           SEDE SOLE 24 ORE
                                                   1998-2005
                                          Renzo Piano
             L’edificio di via Monte Rosa, progettato da Renzo Piano, è un’opera che ha
             cambiato il volto di un grande quartiere industriale, quello della “vecchia”
             fiera, ad alto potenziale di trasformazione.
             Il lavoro partì dalla ristrutturazione di un edificio industriale preesi-
             stente, e finì con la nascita di tre blocchi disposti a corte aperta verso
             l’interno. L’ingresso principale si trova nel corpo centrale su via Monterosa
             e da esso si intravede il verde interno, grazie all’atrio a tripla altezza
             che collega il livello della strada esterna a quello della corte interna, su-
             perando la profondità del corpo di fabbrica. Perciò il piano giardino è com-
             pletamente integrato nell’edificio; un esempio è la sala collina,chiamata
             così perché situata all’interno di uno scavo di una collina, nella quale si
             svolgono sia le principali iniziative del quotidiano sia eventi di vario ge-
             nere. La collina non solo contiene l’omonima sala, ma anche un auditorium,
             una mensa, un magazzino e persino un parcheggio.
             Questi ambienti ricavano luce dal soffitto vetrato e schermato, che rompe la
             continuità del verde della collina, ed è sostenuto da travi reticolari dise-
             gnate a sagoma lanceolare in acciaio, che sbordano sul piazzale interno.
             Un rivestimento in cotto a listelli orizzontali ricopre il basamento dell’e-
             dificio.
             Le facciate sono dotate di un irrigidimento in lamine di vetro e sono staccate
             dai solai di calcestruzzo con vetri termoresistenti a chiusura del piano cal-
             pestabile. L’effetto così ottenuto è quello di una diffusione luminosa
             uniforme sul piano di facciata.
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               PALAZZO DELLA REGIONE
                                                   2007-2011
            Pei Cobb Freed & Partners
              Il Palazzo della Regione Lombardia ha sede a Milano, tra via Pola e via Mel-
              chiorre Gioia, precisamente dove prima aveva sede il bosco di Gioia, ed oc-
              cupa un’area di circa 33.700 m². La costruzione venne avviata nella primavera
              del 2007 per poi essere conclusa nell’autunno del 2010; il costo complessivo
              si aggirò intorno ai 400 milioni di euro. Per realizzare questo progetto
              hanno lavorato circa 500 operai, impegnati ventiquattro ore su ventiquattro,
              sette giorni su sette, su tre turni di lavoro. Questa sede è composta da una
              torre di 161 m in calcestruzzo armato, acciaio e vetro, circondata da un si-
              stema complesso di edifici curvilinei, alti dai sette agli otto piani colle-
              gati da una piazza di forma ovoidale con una copertura in materiale plastico.
              Tutta l’area include più di 26.000 m² di parcheggio interrato. Sono previsti
              circa 10.000 m² di aree verdi compresi i giardini pensili.
              E’ presente anche un eliporto all’avanguardia che riesce a sostenere più di
              6 tonnellate di peso.
              Alcune facciate del palazzo sono state realizzate con materiali fotovoltaici,
              questo per garantire un’autosufficienza energetica volta al risparmio.
              L’intera costruzione è stata progettata dal famoso studio di architetti “Pei
              Cobb Freed & Partners” nato nel 1955 a New York; in questo studio sono stati
              creati più di 250 progetti realizzati in varie parti del mondo.
              Oltre alla pietra è stata posizionata la “Madonnina di cantiere”, una minia-
              tura della Madonnina del Duomo di Milano, che è restata sempre sul punto più
              alto raggiunto dalla costruzione ed è ora definitivamente collocata sulla
              sommità del grattacielo.
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                             TORRE UNICREDIT
                                                   2011-2014
                                          César Pelli
              La Torre Unicredit é collocata nel progetto Porta Nuova, a ridosso di corso
              Como e della stazione Garibaldi.
              Dalla forma estremamente sinuosa, presenta una facciata a nord completamente
              vetrata e una a sud modulata dalle linee orizzontali dei frangisole per una
              più corretta irradiazione solare. La guglia, elemento caratterizzante del-
              l’intero progetto, ha una forma a spirale che tende ad assottigliarsi verso
              l’alto. È un omaggio alla guglia maggiore del duomo di Milano. La sua presenza
              in posizione eccentrica rispetto al baricentro dell’edificio ha comportato
              notevoli studi di staticità sull’impatto del vento e degli agenti atmosferici.
              È di acciaio traforato in modo da non permettere la formazione di ghiaccio.
              Il progetto è firmato dall’architetto argentino César Pelli, la cui opera più
              famosa è quella delle Petronas Towers a Kuala Lumpur in Malaysia (fino alla
              metà del 2003 gli edifici più alti del mondo, con i loro 452 m). Il complesso
              è composto da una serie di palazzi eco-sostenibili (si calcola una riduzione
              del consumo di energia del 37%) in vetro e acciaio, disposti attorno ad una
              piazza circolare da un diametro di 100 m, detta "podio", interamente pedonale
              e rialzata di 6 metri rispetto al livello della strada. I tre edifici si di-
              spongono a semicerchio intorno ad essa, innalzandosi su diversi piani. La
              torre Unicredit, conta 32 piani ed è alta 231 m, attestandosi così come il
              più elevato edificio italiano (l’edificio conta circa 146 m, più gli 85 della
              guglia).La guglia sopra la torre A, posata a settembre 2011, è alta 85 m ed
              è interamente rivestita di led che possono assumere diversi colori a seconda
              della ricorrenza (una delle combinazioni è il tricolore italiano); durante il
              periodo natalizio del 2013, la guglia venne illuminata di verde a rappresen-
              tare un albero di natale, il 1 marzo 2014 illuminata di lilla in occasione
              dell’apertura delle fermate Isola e Garibaldi FS della linea M5 e nella notte
              tra il 14 ed il 15 giugno 2014 fu illuminata di rosso per celebrare i 150
              anni di Croce Rossa Italiana.
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                        IL BOSCO VERTICALE
                                                   2009-2014
                                        Stefano Boeri
             Il Bosco Verticale, riconosciuto il più bel grattacielo del mondo aggiu-
             dicandosi l’International Highrise Award 2014, è composto da due torri
             residenziali di 76 e 110 m di altezza (26 e 18 piani) in grado di ospi-
             tare 900 specie arboree.
             L’affascinante opera di Stefano Boeri, si sviluppa verso l’alto attra-
             verso uno straordinario gioco di colori dato dalle centinaia di piante
             sistemate sui terrazzi e sulle sporgenze dell’intero grattacielo.
             La combinazione tra struttura architettonica e tecnologie innovative ga-
             rantisce le più alte prestazioni ambientali, riducendo le escursioni ter-
             miche, contribuendo alla produzione di ossigeno e assicurando un
             significativo assorbimento delle polveri sottili.
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                                   TORRE SOLARIA
                                                   2010-2013
               Studio Arquitectonica
             Il Progetto Porta Nuova è un progetto di riqualificazione urbana ed architet-
             tonica all’interno del Centro Direzionale di Milano, l’area si estende
             da Porta Garibaldi a piazza della Repubblica, da Porta Nuova al Palazzo Lom-
             bardia. L’edificazione è iniziata nel 2005 e finita nel 2014.
             Il progetto ruota attorno al parco dei Giardini di Porta Nuova.
             Il complesso è destinato ad essere occupato da oltre venti edifici tra grat-
             tacieli, uffici, centri culturali, ville urbane, gallerie e parcheggi sot-
             terranei. Sono caratterizzati per una notevole altezza e un forte impatto
             architettonico.
             La Torre Solaria è una delle più importanti opere architettoniche del Progetto
             Porta Nuova.
             Alto 143 m, è l’edificio residenziale più alto d’Italia.

             La progettazione è stata sviluppata dallo Studio Arquitectonica di Miami, in-
             sieme ai partner Antonio Citterio, Patricia Viel.
             L’edificio è composto da tre ali distinte, ognuna con un’altezza differente,
             che convergono in un nucleo centrale dove arriva la luce naturale. La torre
             ospita 102 appartamenti tra cui duplex e triplex (locali su due o tre piani).
             Ogni appartamento è studiato per avere la massima esposizione alla luce na-
             turale. Ogni ambiente si affaccia su vetrate, e in ogni appartamento la zona
             giorno è divisa dalla zona notte. Le terrazze sono state progettate per essere
             una continuazione dell’esterno e disposte in modo irregolare per offrire la
             massima privacy. I parapetti sono in vetro acidato con trasparenza progressiva
             per garantire sicurezza e privacy.
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                                  TORRE ISOZAKI
                                                   2012-2015
                                    Arata Isozaki
             La Torre Isozaki fa parte del complesso City-life che comprende altre due
             torri: la torre Hadid e la torre Libeskind (dal nome degli architetti).
             E’ stata progettata dall’architetto giapponese Arata Isozaki e dall’archi-
             tetto italiano Andrea Maffei. Con i suoi 202 m,(207m l’altezza effettiva dal
             piano stradale) la torre è uno tra gli edifici più alti d’Italia.
             La torre è distribuita su 50 piani caratterizati da un’illuminazione comple-
             tamente naturale e con viste panoramiche. Tramite una lobby su due livelli la
             Torre Isozaki è previsto sia direttamente connessa con la piazza centrale di
             CityLife e con la piazza sottostante dove è prevista la fermata Tre Torri
             della M5. Nel mese di marzo 2012 furono iniziati i lavori preparatori per la
             costruzione della torre con la realizzazione della piastra di fondazione che
             ha una dimensione di circa 63 m x 27 m. La superficie del piano tipo, circa
             1.000 m², ospiterà le attività di società multinazionali di business service
             e di consulenza. L’inalzamento vero e proprio della struttura ha avuto inizio
             nell’estate dello stesso anno, al termine della quale, in autunno, l’edificio
             ha superato il livello della strada. La velocità di costruzione è aumentata
             considerevolmente nel corso dell’anno successivo, fino a stabilizzarsi su un
             piano a settimana nel maggio dello stesso anno
             Il 12 ottobre 2014 viene terminata la costruzione dell’edificio e si procede
             al montaggio dell’antenna Rai sul tetto della torre, che è alta 40 m e ha
             portato l’altezza complessiva della torre a 247 m.
             Una volta terminato il basamento in acciaio e cemento della base dell’antenna
             Rai, la struttura della Torre Isozaki ha raggiunto i 213,4 metri. Grande at-
             tenzione è riservata anche al comfort ambientale e all’efficienza energetica
             dell’edificio.
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              1. TRIENNALE         di GIOVANNI MUZIO                                   E.Fantini, R.Hu

              2.   VILLA NECCHI CAMPIGLIO di PIERO PORTALUPPI                                 E.Bastia

              3. TORRE     VELASCA di BBPR                                        F.Robbiati, D.Ruffini

              4.   PIRELLI di GIÒ PONTI                                     M.Cattaneo, M.Menghini

              5.   MONDADORI di OSCAR NIEMEYER                                   G.Marulli, M.Danini

              6. TEATRO DEGLI         ARCIMBOLDI di VITTORIO GREGOTTI            M.Burini, E.La Paglia

             7.    FIERA   DI   RHO di MASSIMILIANO FUKSAS                      C.Spadoni, C.Mariani

             8.    SEDE SOLE 24 ORE di RENZO PIANO                                 C.Babin, F.Romano

              9.   PALAZZO       DELLA   REGIONE di PEI COBB FREED & PARTNERS     E.Tiberi, G.Campisi

              10. TORRE         UNICREDIT di CÉSAR PELLI                            M.Livi, S.Ascough

             11. IL   BOSCO VERTICALE di STEFANO BOERI                      R.Spedicato, E.Fumagalli

              12.   TORRE SOLARIA di STUDIO ARQUITECTONICA                        G.Ragone, F.Pezza

              13. TORRE ISOZAKI          di ARATA ISOZAKI                            P.Selleri, P.Pozzi
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                GRANDI ARCHITETTI PER
                     MILANO
             GIOVANNI MUZIO nacque il 12 febbraio del 1893 a Milano. Molto attento e partecipe
             nella vita culturale di Milano negli anni Venti partecipa al “Novecento Milanese” sia
             nel gruppo artistico formatosi intorno a Margherita Sarfatti, sia in quello architetto-
             nico. Fonda con Giuseppe de Finetti, Gio Ponti e altri il “Club degli Architetti Urba-
             nisti”, che studia lo sviluppo della città e dell’architettura cercando una mediazione
             tra modernità e tradizione. La sua prima opera, la Ca’ Brutta, diventa il manifesto
             del movimento.
             Con una enorme produttività architettonica, le sue realizzazioni danno una notevole
             impronta alla città di Milano tra gli anni Venti e Quaranta.

                                                PIERO PORTALUPPI, nato nel 1888 a Milano, da padre ingegnere edile, si diploma all’i-
                                                stituto Carlo Cattaneo e nel 1910 si laurea in architettura al Politecnico. Durante gli
                                                anni ‘30 si concentra su progetti per le centrali elettrichenella Val Formazza, soprattutto
                                                per le imprese elettriche Conti. Gli anni della guerra sono segnati dall’esperienza dram-
                                                matica della morte del figlio, mentre negli anni successivi interverrà in progetti di im-
                                                portanti edifici milanesi e ottiene il posto di preside della facoltà di architettura. Diverse
                                                prestigiose nomine gli sono assegnate negli anni del dopoguerra, sebbene l’attività
                                                professionale stia rallentando. Gli ultimi anni trascorrono con l’architetto impegnato in
                                                altri interventi a importanti edifici storici, fino alla sua morte avvenuta il 6 luglio 1967.
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             Lo studio BBPR , fondato a Milano nel 1932 da Gian Luigi Banfi, Lodovico Bar-
             biano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers, costituisce uno
             dei primi e più interessanti casi di sodalizio artistico e culturale fondato sul lavoro
             di gruppo. Questa forma d’intesa operativa si è rivelata un’intuizione fondamen-
             tale, che ha permesso di superare la dimensione artigianale dello studio profes-
             sionale per orientarsi verso una concezione dell’attività dell’architetto basata
             sull’apporto collegiale come principio metodologico, e capace di affrontare temi
             sempre più vasti ed eterogenei, dal disegno degli interni alla progettazione paesaggistica. Lo studio diventa, tra gli anni
             Quaranta e Sessanta, un vero e proprio laboratorio della modernità e un ponte con il dibattito internazionale per la dif-
             fusione della cultura progettuale italiana.

                                            GIO P ONTI nacque a Milano nel 1891, dove si laureò in architettura all’attuale Politecnico
                                            di Milano nel 1921 e lì morì nel 1979.
                                            Negli anni venti partecipò prima alla Biennale delle arti decorative e poi alle Triennali di
                                            Monza e di Milano e in quegli stessi anni iniziò la sua attività di designer presso l’industria
                                            ceramica Ginori e l’attività editoriale, con una rivista centro del dibattito architettonico e
                                            del design italiano.
                                            L’attività di Ponti si estende negli anni successivi al punto di diventare professore al Poli-
                                            tecnico nel 1936. Il suo stile è universale e passa dal tradizionale neoclassicismo ad uno
                                            stile più innovativo e si oggettiva in varie opere.

             OSCAR N IEMEYER (1907-2012) è stato uno degli architetti più famosi a livello inter-
             nazionale del XX secolo. Tra i pionieri nell’esplorazione delle possibilità costruttive ed
             espressive del cemento armato, collaborò per diversi anni con Le Corbusier del quale
             ritroviamo l influenza nei primi progetti di Niemeyer. In seguito sviluppa uno stile per-
             sonale in cui l’originale organizzazione plastica dei volumi e l’introduzione di linee
             curve accanto a griglie razionali, derivate dalle forme del barocco spagnolo e dei pae-
             saggi naturali del Brasile, gli permettono di realizzare edifici di grande impatto. Nie-
             meyer ha lavorato anche in Italia con la celebre opera “La Sede Mondadori” a Segrate.
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                                            VITTORIO GREGOTTI (Verona, 1927) consegue nel 1952 la laurea presso il politecnico di Milano
                                            dove insegna dal 1964 al 1978, anno in cui passa all’Istituto Universitario di Venezia. All’attività
                                            didattica affianca quella redazionale per alcune riviste di architettura e design molto celebri
                                            come ad esempio “Edilizia moderna”, “Rassegna” e “Casabella”. L’attività pratica lo vede ini-
                                            zialmente fra gli apologeti del neoliberty italiano ma successivamente sviluppa un interesse per
                                            il concetto di megastruttura.L’attenzione verso la grande scala del paesaggio trova espressione
                                            a livello sia teorico sia pratico in numerosi progetti e realizzazioni degli anni ‘70. Negli anni
                                            ‘80 si rivela sempre di più l’ambizione di un paesaggio urbano disegnato dalle grandi infra-
                                            strutture architettoniche, come nel recente progetto di trasformazione dell’area industriale della
                                            Bicocca a Milano.

             MASSIMILIANO FUKSAS naque a Roma nel 1944. Architetto e urbanista, tra
             le sue opere ricordiamo le Twin Towers di Vienna, il Peace Center di Jaffa,
             la sede della Ferrari a Maranello, gli Europark di Salisburgo, la nuova Fiera
             di Milano, il grattacielo della Regione al Lingotto di Torino.
              “Sembrerà strano, ma per l’architetto Massimiliano Fuksas la prima fonte
             d’ispirazione è il cinema. “Il movimento è vita. La realtà è fatta di cambia-
             menti, di sorprese, di infinite possibilità”, dice Fuksas:
             “E se l’architettura è chiamata a interpretare la vita reale, allora dev’essere adatta a ospitare l’inestinguibile pluralità
             di scelte e di indirizzi. L’architettura deve andare contro la fisicità degli oggetti, deve dare movimento alla staticità”.

                                                   L’architetto RENZO PIANO naque a Genova nel 1937 e il suo nome è diventato fon-
                                                   damentale nel mondo della grande architettura internazionale. Sotto la sua firma si
                                                   trovano opere di straordinario ingegno, sparse per il pianeta: dal Centre Pompidou
                                                   di Parigi allo stadio San Nicola di Bari, dal New York Times Building a una delle
                                                   torri del Centro culturale Jean-Marie Tjibaou in Nuova Caledonia. Renzo Piano vinse
                                                   il premio Pritzker (il “Nobel” dell’architettura) nel 1998, due anni dopo ricevette il
                                                   Leone d’oro alla carriera. Inoltre fu anche il primo italiano, che nel 2006, figurò
                                                   nell’elenco del NY TIME delle 100 personalità più influenti del mondo. Nell’agosto
                                                   2013 il presidente della repubblica G. Napolitano, lo nominò senatore a vita.
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             PAOLO CAPUTO è professore Ordinario di Progettazione Architettonica Urbana presso la Facoltà
              di “Architettura e Società” del Politecnico di Milano. Dal 1978 svolge, insieme all’attività
             didattica e di ricerca, quella di Progettista in forma individuale e con la Caputo Partnership.
             Ha firmato progetti di scala urbana e architettonica. Tra i primi: il progetto di trasformazione
             dell’Area IP di La Spezia, quello relativo alle aree di Santa Giulia, Parco Adriano e Cascina Mer-
             lata a Milano, alle aree Bassetti di Vimercate e Falck di Arcore e, alla area Necchi di Pavia.

                                     Il progetto è firmato dall’architetto argentino C ÉSAR P ELLI , la cui opera più famosa è quella delle
                                     Petronas Towers a Kuala Lumpur in Malaysia. Studiò architettura presso la Universidad Nacional
                                     di Tucumán dove ottenne la laurea nel 1949.
                                     L’attaccamento al territorio argentino lo porta a lavorare nel suo Paese dove contribuisce all’ur-
                                     banistica accettando la direzione del dipartimento di design della OFEMPE.

             STEFANO BOERI. Le due torri del Bosco Verticale sono state realizzate da Boeri Studio. Laureato
             in architettura al Politecnico di Milano, divenuto poi professore di progettazione urbanistica nella
             stessa università. Nella sua vita ha collaborato alla realizzazione di diversi progetti tra cui:
             • Quartier generale RCS Rizzoli – masterplan e architettura, Milano, 2006
             • Expo 2015 Milano - Concept Masterplan sviluppato con Herzog & De Meuron, Richard Burdett
             e William MacDonough, Milano 2009
             • Italo Treno, Casa Italo – Progettazione delle lounge e sale d’attesa per la compagnia Italo
             Treno, in tutte le principali stazioni ferroviarie italiane nel 2011.

                                               A RATA I SOZAKI nasce a Oita nel 1931. Studia all’università di Tokio dove é allievo di
                                               Kenzo Tange, con cui lavora fino al 1963. La sua opera conosce negli anni ‘60 un
                                               periodo manierista in netta rottura con i principi razionalisti dell’ architettura moderna.
                                               Negli anni ‘70 si avverte un crescente avvicinamento allo storicismo con la ripresa del-
                                               l’architettura occidentale del passato. Negli anni ‘80 la tendenza all’eclettismo si esa-
                                               spera e all’uso di un linguaggio classicista si sostituisce un linguaggio High tech.Nelle
                                               opere degli anni ‘90 Isozaki compie una sintesi equilibrata delle tendenze stilistiche pre-
                                               cedenti e ritorna alla forma geometrica elementare.
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                            Gli autori:
                            S COUGH SEAN A LBERTO, BABIN C RISTIAN D ANIEL, BASTIA E LENA, BURINI MATTIA , CAMPISI G IONATA,
                            CATTANEO MARCO, DANINI MARTA, FANTINI EMANUELE, FUMAGALLI ELENA, HU RO XI, LA PAGLIA EMILIANO,
                            LIVI MATTEO, MARIANI CAMILLA, MARULLI GIANLUCA, MENGHINI MATTEO, PEZZA FILIPPO, POZZI PAOLO,
                            R AGONE G IACOMO, R OBBIATI FILIPPO, R OMANO F RANCESCA, R UFFINI D AVIDE, S ELLERI PIETRO,
                            SPADONI CECILIA, SPEDICATO ROBERTA, TIBERI ELIA.

                                    Il rilievo cartografico è stato eseguito da RICCARDO SALA e GUGLIELMO NOVELLI.
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