ZERO PRIVILEGI PER LE SCUOLE PRIVATE IN LOMBARDIA (ED IN ITALIA)
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ZERO PRIVILEGI PER LE SCUOLE PRIVATE IN LOMBARDIA (ED IN ITALIA) Come buttare soldi dei cittadini per un servizio scadente Le politiche regionali si informano ai principi della centralità della persona, della funzione educativa della famiglia, della libertà di scelta e della pari opportunità di accesso ai percorsi, nonché ai principi della libertà di insegnamento e della valorizzazione delle professioni educative, dellʼautonomia delle istituzioni scolastiche e formative e della parità dei soggetti accreditati che erogano i servizi. Questo è quanto afferma la Legge Regionale 6 agosto 2007, n. 19 “Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia” Art.2 (Finalità e principi) comma 1. Grazie a questa legge e prima ancora ad una consolidata prassi istituzionale, in poco più di dieci anni, tra lʼistituzione del Buono Scuola (2001-02) prima e Dote Scuola poi, la Regione Lombardia ha elargito mezzo miliardo di euro alle scuole private sotto forma di finanziamenti indiretti. Tutto questo senza contare le centinaia di milioni di euro destinati per lʼedilizia scolastica e usati a favore di strutture scolastiche di proprietà privata. Dal 2001 con il passare degli anni si sono sempre dati più soldi pubblici alle scuole private per attirare sempre più clienti. Mediamente i 2/3 delle famiglie che mandano i figli alle private e che chiedono ed ottengono il buono scuola hanno un reddito superiore a 30mila euro annui: il contributo regionale va quindi a beneficiare famiglie con redditi medio-alti. Il 10% degli studenti lombardi frequenta scuole private e riceve l'80% dei finanziamenti che la Regione destina alla scuola. La scuola privata gode di enormi benefici: è ora di dire basta in base al principio di giustizia sociale. Le normative hanno istituzionalizzato e legittimato un privilegio incostituzionale per le scuole private. La libertà di scelta offerta dal privato non deve essere sovvenzionata dal pubblico come recita lʼart. 33 della nostra Costituzione. Contesto generale La questione dei finanziamenti alle scuole private in Lombardia rientra nella delicata ma non più rimandabile questione della laicità dello Stato, delle Libere Chiese in un Libero Stato. Chiese libere in primis da finanziamenti pubblici. La questione non è solo prettamente economica dovuta ai cospicui contributi che gli enti pubblici (a partire dallʼamministrazione centrale a quelle locali e periferiche) attribuiscono sotto diverse forme ad enti ed istituzioni private, religiose e cattoliche in gran parte: si tratta di fatto, dato proprio lʼenorme ammontare di risorse pubbliche destinate di fatto a questi enti privati, di una questione di giustizia sociale e di equa ripartizione dei contributi pubblici soprattutto in tempi di crisi economica strutturale come stiamo vivendo in questi anni. Cʼè da dire anche che oltre e forse più che di una questione religiosa, pare che questa questione riguardi anche un aspetto politico poco indagato e conosciuto: una questione di clientelismo politico, di foraggiamento di operatori privati economici legati da interessi economici e politici comuni e che in Lombardia hanno garantito per quasi un ventennio lo schema di potere formigoniano. In Lombardia nello specifico, attraverso il meccanismo denominato della dote scuola destinata allʼistruzione ed alla formazione professionale, è stato messo di fatto a sistema un bonus strutturale milionario per le scuole private, quasi tutte cattoliche. In sostanza i soldi pubblici sono andati a finanziare per vie traverse scuole private. Vediamo però nel merito di cosa stiamo parlando
Come funziona il meccanismo della dote scuola? Il sistema di Dote Scuola della Regione Lombardia comprende diverse componenti in cui rientrano: 1) per i percorsi di istruzione: 1a) la componente “Sostegno al reddito” finalizzata a favorire la permanenza nel sistema educativo degli studenti meno abbienti frequentanti scuole statali; 1b) la componente “Buono Scuola” finalizzata a sostenere gli studenti che frequentano una scuola paritaria o statali che prevedono costi di iscrizione e frequenza. I beneficiari del “Buono scuola” possono usufruire di 2 ulteriori contributi e più precisamente: 1c) componente “Integrazione al reddito” rivolto alle famiglie meno abbienti 1d) componente “Disabilità” per alunni disabili. 1e) la componente “Merito”: che rappresenta un riconoscimento per gli studenti che hanno raggiunto i risultati più brillanti. La componente “Merito” copre mediamente meno del 1% del contributo complessivo regionale annuo, dato che la stragrande maggioranza dei contributi viene erogata per le altre componenti. A questo proposito lʼinvestimento regionale, su questa componente per le scuole private potrebbe essere il sintomo ed allo stesso tempo la causa delle scarse prestazioni in ambito universitario di coloro che escono dalle scuole secondarie di secondo grado (scuole superiori) private come dimostrato dalla ricerca della Fondazione Agnelli di cui parleremo più avanti). A titolo informativo lo stanziamento per il 2012/13 per “Dote Scuola - Percorsi di istruzione” è di € 81.000.000,00, comprensivi delle assegnazioni statali che solitamente costituiscono 1/3 dellʼintero ammontare e che di solito sono destinati alle scuole pubbliche. I restanti 2/3 sono la quota che la Regione destina esclusivamente e specificamente alle scuole private. Funziona così da dieci anni a questa parte ed il gruzzolo ha raggiunto quota 500 milioni di euro sotto forma di buoni scuola - voucher agli iscritti delle scuole private. 2) per i percorsi di istruzione e formazione professionale la componente “Sostegno al reddito” finalizzata a favorire la permanenza nel sistema educativo degli studenti meno abbienti iscritti ai percorsi regionali di istruzione e formazione professionale erogati dalle Istituzioni formative accreditate al sistema di istruzione e formazione professionale regionale (Percorsi triennali, IV e V anno IFP) o che frequentano percorsi di IFP presso scuole statali. Non rientra allʼinterno di tale avviso, lʼassegnazione di dote per la frequenza di “Percorsi di Istruzione e Formazione Professionale” presso unʼIstituzione formativa accreditata al sistema di istruzione e formazione professionale regionale. Per tale dote è prevista infatti la pubblicazione di un apposito avviso. Per analizzare la distribuzione delle risorse pubbliche alla voce Istruzione e Formazione Professionale ci vorrebbe una ricerca ad hoc: basti pensare che del totale gli operatori accreditati a ricevere i contributi pubblici regionali, solo il 34% risulta essere costituito da CFP (Centri di Formazione Professionale gestiti dalle province) ed altri enti pubblici mentre il restante 66% è costituito da operatori privati quali associazioni religiose ma non solo (ci sono anche associazioni di categoria e sindacati oltre che Fondazioni e cooperative). Riteniamo quindi che anche la ripartizione delle risorse pubbliche in questo caso sia destinata per più del 60% ad operatori privati che forniscono servizi di istruzione e formazione professionale. Solo per lʼanno 2012-13 lʼammontare dello stanziamento per “Dote Scuola - Percorsi di istruzione e formazione professionale” è stato di €173.900.000,00, comprensivi delle assegnazioni statali e delle risorse disponibili a valere sul POR FSE 2007/2013; si tratterebbe di altri 110 milioni di euro allʼanno per gli operatori privati. Due pesi due misure Nel rapporto sul Buono scuola del 2009 redatto dal gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista riportiamo lo stratagemma con cui la Regione Lombardia ha reso possibile il finanziamento indiretto alle scuole private beneficiando famiglie benestanti con un reddito medio-alto.
Solitamente al cittadino che intende accedere a una qualche forma di contributo economico o ricorrere a prestazioni assistenziali o servizi di pubblica utilità, viene chiesto di esibire il certificato Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), una sorta di riccometro, utile per determinare la condizione economica del nucleo familiare. LʼIsee (o lʼIse) è un parametro che viene calcolato tenendo presente la composizione, il reddito e il patrimonio mobiliare ed immobiliare del nucleo familiare. Insomma, il certificato Isee, che appunto comprende il reddito, ma anche le proprietà immobiliari e persino i depositi bancari o postali. E la stessa cosa devono fare anche le famiglie degli studenti della scuola pubblica che intendono richiedere alla Regione lʼerogazione di un sostegno per il diritto allo studio, cioè la “dote sostegno al reddito” o la “dote merito”. Nel primo caso il parametro Isee deve essere inferiore a 15.458 euro e nel secondo inferiore a 20.000 euro. Ma per accedere al buono scuola, destinato esclusivamente agli studenti delle private, non occorre esibire il parametro Isee, bensì lʼIndicatore Reddituale. È un caso unico, unʼinvenzione ad hoc e non ci risulta che questo “indicatore reddituale” trovi applicazione in altri campi. E questo indicatore ha due caratteristiche che lo differenziano sostanzialmente da quello Isee: 1. considera soltanto la composizione e il reddito del nucleo familiare, ma non il patrimonio immobiliare, né quello mobiliare; 2. i limiti di reddito sono immensamente più generosi, cioè per accedere al buono scuola lʼindicatore reddituale non deve superare 46.597 euro. (questo valore è stato recentemente portato a 30.000 euro che tuttavia permette ad esempio a famiglie di 3 componenti con un reddito annuale di 60 mila euro di beneficiare del buono scuola). Curioso come la Regione Lombardia stessa riferendosi al calcolo dellʼIndicatore reddituale previsto per lʼattribuzione del beneficio della componente “Buono scuola”, lo definisca (delibera di giunta dellʻ08.02.2012 http://www.gonzaga-milano.it/public/news/Dote%2012-13_All%20inclusive.pdf) come una specifica scala di equivalenza i cui parametri di calcolo, migliorativi rispetto a quelli previsti dallʼISEE nazionale, tengono conto in particolare della composizione e della condizione del nucleo familiare nonché della presenza di persone fragili. Ci si chiede se in questo caso la fragilità sia dovuta alla ricchezza o a qualcosʼaltro. Anche i ricchi piangono veramente? Sempre in tema di due pesi e sue misure si segnala il fatto che relativamente ai percorsi di istruzione e formazione professionale il buono ha un valore di 2.500 euro se viene speso presso un Centro di Formazione Professionale pubblico, oppure di 4.500 euro se lo stesso buono viene speso presso un altro ente privato, in considerazione del fatto che i primi beneficiano di altri finanziamenti pubblici a copertura dei costi di funzionamento. Edilizia scolastica Dal 7° Rapporto sul Buono scuola (http://www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/irc/ dossier_Lombardia_scuole_private.pdf) Ogni anno Regione Lombardia eroga finanziamenti, di provenienza sia statale che regionale, a progetti presentati dagli enti locali per conto delle scuole pubbliche, destinati soprattutto a ristrutturazioni e messe in sicurezza. Ebbene, nel 2006 la giunta regionale lombarda ha introdotto la seguente novità: la Giunta regionale stessa può destinare una quota fino a un massimo del 25% dello stanziamento disponibile per interventi decisi sulla base della cosiddetta “programmazione negoziata”. Cioè, non in base alle normali procedure, ma mediante una trattativa diretta tra governo regionale ed enti pubblici e privati. Ovviamente non cʼera scritto da nessuna parte che tale quota speciale dovesse servire soltanto alla scuola privata, ma è quello che succede. Infatti, negli anni 2007 e 2008 sono stati erogati complessivamente 6 milioni di euro in quota “programmazione negoziata” a favore di 10 progetti, di cui soltanto uno, del valore di 600mila euro, ha coinvolto un istituto pubblico. Ma, come nel caso del buono scuola, il problema non è soltanto il drenaggio di denaro pubblico verso la scuola privata, ma altresì la disparità di trattamento. E così, persino nellʼedilizia scolastica vige il principio dei due pesi e delle due misure. A tal proposito è paradigmatico il caso del finanziamento concesso alla Fondazione Charis, di area Cl, per un progetto a Crema. Si tratta di un contributo regionale dellʼentità di 4,5 milioni di euro, di cui il primo milione è già stato
erogato nellʼanno in corso, per costruire un nuovo polo scolastico privato. Ebbene, nel 2008 tutti gli enti locali e le scuole pubbliche sono state informati dallʼAssessorato regionale allʼIstruzione che, data la ristrettezza dei fondi, non era possibile finanziare progetti che implicassero “nuove costruzioni”. Anzi, progetti di quel genere non sarebbero stati nemmeno presi in considerazione. E così, diverse scuole pubbliche sono rimaste a bocca asciutta, come ad esempio il liceo Rebora di Rho (Milano), attualmente disperso su quattro diverse sedi. Ma appunto, quello che si nega alla scuola pubblica, si concede invece alla scuola privata. Cʼè chi piange e cʼè chi ride. E così, la Fondazione Charis, grazie al generoso contributo della Regione, potrà ora costruire una scuola nuova di zecca e in futuro attirare nuova clientela con il buono scuola. Non disponendo degli ultimi documenti aggiornati, si stima che lʼammontare degli stanziamenti disponibili per interventi decisi sulla base della cosiddetta “programmazione negoziata” in tema di edilizia scolastica dal 2009 ad oggi, sia stato di almeno una decina di milioni di euro. Soldi buttati al vento: la qualità è un optional Riguardo alla quantità di soldi abbiamo visto che si tratta di una cifra assolutamente ragguardevole: si potrebbe pensare che la quantità di denaro elargito alle scuole private porti anche un servizio di qualità. Del resto, anche secondo la stessa Regione Lombardia (Deliberazione Consiglio regionale 7 febbraio 2012 - n. IX/365 Piano di azione regionale 2011/2015 per la programmazione delle politiche integrate di istruzione, formazione e lavoro e del sistema universitario lombardo) la Dote Scuola rappresenta lo strumento unico per le politiche di istruzione, con lʼobiettivo di migliorare il sistema dellʼofferta, sostenere la libertà di scelta, favorire il merito e lʼeccellenza. Niente di più falso: parliamo infatti delle prestazioni universitarie degli studenti che dalla scuola secondaria di secondo grado (le scuole superiori) passano a studiare allʼuniversità e cerchiamo di capire i risultati raggiunti dalle scuole private grazie ai cospicui finanziamenti regionali. Secondo una ricerca della Fondazione Agnelli rilasciata ai mass media nellʼaprile del 2012 (http:// w w w . f g a . i t / u p l o a d s / m e d i a / F O N D . _ A G N E L L I _ - _GRADUATORIE_SCUOLE_SUPERIORI_LOMBARDIA_-_APRILE_2012.pdf) le scuole private risultano le peggiori in fatto di qualità dellʼofferta formativa e di preparazione. La ricostruzione delle carriere universitarie degli studenti (esami, voti, crediti) permette infatti di trarre indicazioni utili sulla qualità delle “basi” formative acquisite e dunque sul lavoro svolto presso le scuole superiori d'origine. Un siffatto esercizio di valutazione è in grado di offrire parametri per un confronto esterno (benchmarking) e dà informazioni e riferimenti utili a tutti gli attori. La Fondazione Agnelli ha reso pubblica nello scorso Aprile un'indagine relativa alla valutazione delle scuole superiori di Piemonte, Lombardia, Emilia e Calabria dal punto di vista della loro capacità di preparare agli studi universitari. Ne hanno dato notizia i principali quotidiani nazionali. Lʼindagine ha riguardato i risultati di profitto e rendimento agli esami universitari di oltre 145.000 diplomati provenienti da 1.011 istituti che si sono immatricolati e hanno frequentato il primo anno accademico. Lʼobiettivo è andare a vedere a ritroso da dove provengono e quali sono le scuole che li hanno preparati meglio. Le principali conclusioni sostanzialmente comuni alle regioni considerate, pur nelle grandi differenze, sono che nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali. Nello specifico, attraverso lʼestrapolazione dei dati relativi alla sola Lombardia, prendendo ad esempio lʼanno scolastico 2007-08 (anno di riferimento dellʼ8° Rapporto sul Buono Scuola) strettamente connesso con lʼanno accademico 2008-09 (anno di riferimento per la ricerca della Fondazione Agnelli) osserviamo che le scuole superiori private lombarde più finanziate risultano essere in fondo alla classifica della qualità formativa stilata dalla Fondazione Agnelli:
POSIZIONE ENTITAʼ POSIZIONE CLASSIFICA CLASSIFICA DENOMINAZIONE SCUOLA* FINANZIA FINANZIAMENTO REGIONALE* PREPARAZIONE MENTO* UNIVERSITARIA** FONDAZIONE SACRO CUORE - MILANO 1° 788.893,56 39° DON BOSCO - TREVIGLIO (BG) 2° 626.213,50 165° BREDA - SESTO S. GIOVANNI (MI) 3° 536.065,4 224° LA TRACCIA - CALCINATE (BG) 4° 516.601,3 149° S. AMBROGIO - MILANO 5° 512.347,7 145° MADONNA DELLA NEVE - ADRO (BS) 6° 497.162,9 161° ORSOLINE DI S. CARLO - SARONNO (VA) 8° 459.778,8 179° LEONARDO DA VINCI - BERGAMO 9° 444.022,5 417° COLLEGIO ARCI.LE CASTELLI - 10° 429.787,5 173° SARONNO (VA) MARIA CONSOLATRICE - MILANO 11° 418.320,4 195° SAN BERNARDINO - CHIARI (BS) 12° 411.985,4 342° Fonte: * Rapporto sul Buono Scuola del gruppo consiliare di Rifondazione Comunista ** FONDAZIONE AGNELLI: Graduatorie scuole superiori Lombardia Aprile 2012 su un totale di 453 scuole In particolare 9 su 10 scuole private finanziate sono di ispirazione cattolica e sempre 9 su 10 si piazzano ben oltre il 150° posto della classifica stilata dalla Fondazione Agnelli con addirittura il Leonardo da Vinci di Bergamo che si piazza al 417° posto su 453 scuole nonostante sia in Lombardia la scuola che si piazza al 9° posto in assoluto tra i beneficiari del buono scuola. La formula matematica per spiegare questo fenomeno sarebbe una relazione inversamente proporzionale tra costi affrontati dal pubblico e risultati raggiunti dai privati: più lʼente pubblico spende e meno gli studenti delle private imparano. I dati dipingono questa triste situazione. Una domanda sorge spontanea. Perchè si spende tanto denaro pubblico per le scuole private? Tenuto conto che oltre ai finanziamenti previsti dalla dote scuola ci sono altri stanziamenti pubblici di cui è difficile fare una preciso conteggio ma di cui si può fare una stima di massima tale per cui si evince lʼulteriore massa di denari pubblici che vanno a foraggiare il sistema delle scuole private, si deduce che i soldi non vanno indirizzati per la qualità formativa ne tantomeno per aiutare le famiglie in difficoltà. Cosa giustifica allora i cospicui finanziamenti che Formigoni garantisce alle scuole private lombarde? La meritocrazia, anche se sbandierata dal governatore lombardo, non è certamente, come abbiamo visto emergere nellʼindagine della Fondazione Agnelli, uno dei parametri sottesi alla concessione di fondi pubblici, data anche lʼesiguità della voce merito come componente della dote scuola. Nemmeno la condizione di svantaggio economico delle famiglie beneficiarie è un motivo per ricevere soldi dalla regione dal momento che il 70% dei beneficiari sono studenti che vivono in famiglie con redditi medio/alti (dai 30mila euro annui dichiarati in sù). Eʼ vero che si tratta di finanziamenti indiretti, cioè non alle scuole ma a coloro che vi si iscrivono, ma è altrettanto vero che questo funge da elemento attrattore verso lʼoperatore privato ovvero come scorretto elemento di
allontanamento dalla scuola pubblica da parte delle famiglie. Una sorta di concorrenza sleale, di specchietto per le allodole, con cui lʼoperatore privato quasi sempre portatore di valori (portavalori) religiosi, attrae clienti con il beneplacito di un ente pubblico che non è imparziale nè tantomeno al di sopra delle parti. Rispettare la Costituzione o “Educare alla vita buona del Vangelo”? Fin qui si è cercato di fare una disamina su quanto sta avvenendo al mondo della scuola vista da chi ritiene lʼistruzione e la formazione professionale come beni comuni da garantire e migliorare nellʼambito della sfera pubblica. Lʼarticolo 33 della Costituzione recita infatti così: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Quale è tuttavia il pensiero delle scuole cattoliche, che rappresentano la grande maggiornaza delle scuole private, riguardo ai finanziamenti pubblici alle loro scuole? Prendendo le citazioni letterali da “Atempopieno” (http://www.agesc.it/stampa/Atempopieno/ Atempopieno_114.pdf il notiziario n.3 del 31.10.2011 dellʼAGESC (Associazione GEnitori Scuole Cattoliche) riportiamo quanto segue: “Mons. Massironi, Vescovo di Vercelli, ha sottolineato il ruolo fondamentale, sociale e pedagogico, delle scuole cattoliche a pieno titolo, pubbliche, perché inserite nel sistema educativo di istruzione e di formazione italiano, ma che stanno sempre più soffrendo per i continui ritardi e decurtazioni dei contributi, con il rischio sempre più prossimo, drammatico e reale della loro sopravvivenza.” E ancora “...chiaro lʼobiettivo: decidere iniziative interregionali per promuovere una vera cultura della parità scolastica e per fare “il punto della situazione” in relazione ad interventi e orientamenti pastorali e strategie politiche da proporre alle Conferenze Episcopali Regionali e alla CEI in modo da contribuire alla piena realizzazione della parità scolastica.” Queste frasi vengono riportate come spunto per una riflessione più ampia, dal momento che come dicevamo allʼinizio la questione dei finanziamenti pubblici alle scuole private è uno dei punti cardine del rapporto in Italia tra lo Stato e la Chiesa Cattolica che gode, nellʼambito dellʼeducazione e della formazione, di privilegi il ventennio formigoniano ha di fatto non solo consolidato ma anche accresciuto. ZeroPrivilegi deve diventare una parola dʼordine anche relativamente alla casta delle scuole private.
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