Volume 03 - TRIGLICERIDI ELEVATI Cosa fare? - Pharmastar
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Sommario 1. L’area grigia della gestione dei trigliceridi 2. Opzioni disponibili per il trattamento dell’ipertrigliceridemia 3. Conclusioni: ruolo dell’ipertrigliceridemia nella prevenzione cardiovascolare 2
Presentazione Siamo lieti di presentare quest’opera, che vede come fulcro centrale la comunicazione dei risultati di uno studio italia- no – denominato TG-REAL – che ha offerto una fotografia dei valori dei trigliceridi nella popolazione italiana e del ri- schio cardiovascolare correlato a una loro elevazione. Que- sto ‘core’ ha fatto da volano per l’ampliamento e l’approfon- dimento del tema in due sezioni, la prima e la terza, che nel complesso evidenziano organicamente la reale importan- za, ai fini della prevenzione della malattia cardiovascolare aterosclerotica, di un intervento volto non solo a correggere l’ipercolesterolemia causata dall'accumulo delle LDL (qua- le tipica prassi medica) ma anche – con altrettanta atten- zione – l’ipertrigliceridemia. Nelle due precedenti sezioni, la prima ha fornito una sor- ta di revisione di concetti lipidologici di base; una premes- sa non però fine a se stessa ma con l’ambizione di favorire un migliore inquadramento del ruolo e della funzione dei trigliceridi – finora sottovalutati in termini di pericolosità proaterogena – nell’ambito del complesso universo delle particelle e delle molecole che concorrono a comporre il profilo lipidico di ogni individuo. La seconda ha mostrato il “mondo reale” descritto dal cita- to studio TG-REAL che, grazie a una metodologia innovativa di raccolta ed elaborazione dati, ha permesso – forse per la prima volta con tanta evidenza – di dimostrare i rischi con- sistenti correlati anche a lievi innalzamenti della triglice- ridemia al di sopra dei limiti superiori della norma (e tanto maggiori, ovviamente, quando l’ipertrigliceridemia è grave). Il vero pericolo, peraltro, è costituito dall’area grigia della gestione dei trigliceridi, ovvero dall’ancora insufficien- te consapevolezza tra i medici del ruolo fondamentale di questo analita – non ancillare rispetto alle LDL – così come dell’urgenza di correggerlo nel caso i valori fossero alterati. Gli interventi attuabili in tal senso sono descritti in questa terza ed ultima parte della monografia, il cui significato – in ultima analisi – si può identificare in una “call to action” rivolta ai colleghi affinché si rafforzino nella convinzione della necessità di un’appropriata gestione della trigliceri- demia, in modo da migliorare la propria pratica professio- nale e, conseguentemente, gli esiti clinici dei pazienti che a loro si rivolgono. 3
Un ringraziamento, infine, a tutte le persone coinvolte nel- la realizzazione di questo progetto editoriale, per averci aiutato a veicolare efficacemente un messaggio che ci sta molto a cuore. Prof. Marcello Arca Ordinario di Medicina Interna, Sapienza Università di Roma Prof. Claudio Borghi Ordinario di Medicina Interna, Università di Bologna Dr. Pier Luigi Temporelli Divisione di Cardiologia Riabilitativa, Istituti Clinici Scientifici Maugeri, IRCCS Gattico-Veruno (NO) 4
Introduzione Nonostante la crescente attenzione dei medici e dei pazien- ti ai fattori di rischio cardiovascolare, il diffuso impiego di farmaci per la prevenzione primaria e secondaria degli eventi cardiovascolari, le malattie ischemiche continuano a costituire la principale causa di mortalità nel mondo oc- cidentale, determinando inoltre un’elevata morbilità e di- sabilità. La causa principale di questi eventi, come è noto, è l’atero- sclerosi, ovvero la deposizione di lipidi lungo le arterie con la formazione di ateromi che possono dar luogo a occlusio- ni o tromboembolismi e, quindi, a episodi ischemici, parti- colarmente pericolosi a livello cardiaco e cerebrale. Questo spiega perché la prevenzione si basi sulla necessità di por- tare la concentrazione dei lipidi plasmatici entro i livelli che si associano al più basso rischio CV possibile. L’interesse primario si è sempre focalizzato in modo pres- soché esclusivo sulla riduzione della colesterolemia LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”). In realtà, una serie di crescenti evidenze – tra cui i risultati del recente studio “TG-REAL” – mostrano che anche i trigliceridi svolgono un ruolo di primo piano in ottica di prevenzione cardiovasco- lare, rappresentando un fattore di rischio di non minore im- portanza rispetto alla colesterolemia LDL. Questo “instant book”, suddiviso in tre parti, affronta la te- matica in modo articolato. La prima parte ripercorre i concetti-base di una disciplina complessa quale la lipidologia. Dapprima sono illustrate la funzione fisiologica, la struttura e la composizione delle lipoproteine e il ruolo patologico delle dislipidemie. Sono poi affrontate le specificità, rispetto agli altri elementi che compongono il profilo lipidico, dei trigliceridi. Viene infine affrontato il concetto di rischio residuo, ovvero la possibili- tà – ben nota ai clinici – che nonostante una terapia ipoco- lesterolemizzante ottimizzata e il raggiungimento di valo- ri target di colesterolemia LDL, possano comparire eventi cardiovascolari. 5
La seconda parte prende le mosse dalla riscoperta dei tri- gliceridi come fattore di rischio cardiovascolare, avvenuta principalmente con lo studio PROVE-IT e poi da conferme ottenute da studi genetici. Tutto ciò ha portato a una revi- sione delle linee guida per la prevenzione della malattia aterosclerotica in cui ora l’ipertrigliceridemia è espressa- mente riconosciuta come un fattore di rischio. Si illustra quindi il fulcro di quest’opera, ovvero il già citato studio TG-REAL, una grande iniziativa di ricerca italiana, condotto con un disegno di studio e metodi innovativi, che ha porta- to a definire con certezza nella popolazione italiana “real world” il rischio molto più elevato di andare incontro a un evento cardiovascolare nei soggetti ipertrigliceridemici ri- spetto a quelli normotrigliceridemici. Al termine, sono esa- minate le implicazioni che lo studio TG-REAL determina nella pratica clinica. La terza, ed ultima, parte chiude il cerchio degli argomen- ti descritti. Si pone in risalto la cosiddetta “area grigia” della gestione dei trigliceridi, ovvero l’attuale mancanza di trattamento e gestione terapeutica di pazienti – anche a rischio medio-basso – i quali potenzialmente potreb- bero essere aiutati, in prevenzione cardiovascolare, sot- to il profilo del controllo dell’ipertrigliceridemia, fattore di rischio indipendente dall’ipercolesterolemia causata dall'accumulo delle LDL. Sono poi descritte le opzioni di- sponibili per il trattamento dell’ipertrigliceridemia ai fini della prevenzione cardiovascolare, con un focus partico- lare sui fibrate e, in modo ancora più specifico, sugli acidi grassi omega-3 che hanno il vantaggio non solo di ridurre l’ipertrigliceridemia ma di determinare benefici compro- vati in termini di riduzione del rischio cardiovascolare. Lo scopo ultimo di questa iniziativa editoriale è che possa essere di aiuto nel sottolineare la rilevanza di un fattore di rischio cardiovascolare finora sottovalutato, quale l’ipertri- gliceridemia, e quindi a garantire le appropriate possibilità di prevenzione ai pazienti che dovessero averne bisogno. Dott. Arturo Zenorini 6
1. L’area grigia della gestione dei trigliceridi 7
«Uno dei concetti più rilevanti che emerge dallo studio TG-REAL è l’area grigia rappresentata dalla mancanza di trattamento e di gestione terapeutica di pazienti che po- tenzialmente potrebbero essere aiutati, nella prevenzione del rischio cardiovascolare, sotto il profilo dell’ipertriglice- ridemia, per la quale esistono varie opzioni terapeutiche disponibili. Come è stato ampiamente dimostrato, infatti, a partire dai risultati dello studio PROVE-IT, i TG hanno una capacità in- dipendente e autonoma rispetto alle altre frazioni lipidiche (in primo luogo la colesterolemia LDL) di indurre malattie cardiovascolari e, in particolare, di aumentare significati- vamente il rischio relativo (soprattutto di infarto miocar- dico acuto) anche in soggetti a target in trattamento con statine», ha ricordato Borghi.1 «Lo studio TG-REAL ha ora ampiamente confermato la ri- levanza e l'indipendenza dell'ipertrigliceridemia – concet- ti solo di recente recepiti dalle linee guida ESC/EAS,2 stabi- lendo precisi cut-off di rischio incrementale (al di sopra di 150 mg/ml) (Figura 1) di sviluppare eventi cardio cerebro- vascolari e di aumento del rischio incrementale di morte per tutte le cause». «Emerge quindi l’importanza della misurazione della trigli- ceridemia come fattore predittivo di prognosi del pazien- te», ha aggiunto Temporelli, sottolineando come il TG-REAL abbia soprattutto dimostrato che il ruolo dei TG nella stra- tificazione degli eventi a distanza ha un valore aggiunto di alta significatività anche in una popolazione a rischio car- diovascolare medio basso. Molto elevati IPERTRIGLICERIDEMIA ≥ 500 MG/DL Elevati 200-499 MG/DL Normali-Alti 150-199 MG/DL Normali < 150 MG/DL Figura 1 – Valori normali e patologici di trigliceridemia 8
«Eppure, nella pratica clinica, tuttora i medici pongono la massima attenzione ai valori della colesterolemia LDL, sot- tovalutando spesso la rilevanza del dosaggio routinario dei TG – attualmente previsto nelle linee guida europee sulla gestione del rischio cardiovascolare – fattore di rischio che probabilmente contribuisce a spiegare il problema del ri- schio residuo nei soggetti con colesterolemia-LDL a target. Da una mancanza di dovuta attenzione, ne deriva inevita- bilmente il mancato trattamento: la cosiddetta “area grigia” citata all’inizio». In sintesi, si possono schematizzare sotto forma di doman- de e risposte i concetti-chiave derivanti dal TG-REAL, che dovrebbero informare la pratica clinica in relazione alla va- lutazione dei TG. Esiste un problema derivante Sì dall’ipertrigliceridemia? Questo problema si presenta soltanto No nel paziente ad alto rischio? È un problema esistente anche Sì in un paziente anche a basso rischio? Il paziente con ipertrigliceridemia è Sì (10% della popolazione) presente negli ambulatori del medico? Secondo quanto emerso dal TG-REAL No (solo il 2,3%) questi pazienti vengono gestiti con specifica terapia per l'ipertrigliceridemia? Quindi esiste la possibilità di fare di più? Sì, questa grande area grigia potrebbe essere gestita per aiutare in modo ottimale questi pazienti Tabella 1 – L’area grigia della mancata gestione dell’ipertrigliceridemia in pazienti a basso rischio 9
2. Opzioni disponibili per il trattamento dell’ipertrigliceridemia 10
In presenza di un paziente con valori di TG anche solo mo- deratamente elevati, si possono consigliare alcuni inter- venti semplici di carattere comportamentale. Ovviamente, qualora i valori riscontrati rientrano nella marcata ipertr- gliceridemia, si deve optare per terapie farmacologiche. Correzione dei fattori predisponenti Molto spesso i valori elevati di TG sono accompagnati da alterazioni dei valori pressori e dei valori della colestero- lemia, dall’obesità e dalla sedentarietà. Proprio ricordare al paziente le regole di prevenzione primaria del rischio car- diovascolare rappresenta il primo intervento che il medico deve effettuare. Alcune persone sono più a rischio: persone con diabete ultra40enni, fumatori, alcolisti, soggetti con pregresso infarto o propensione genetica all’ipertrigliceri- demia. Le più recenti linee guida dell’Endocrine Society3 (ES) raccomandano come trattamento iniziale dell’iper- trigliceridemia da lieve a moderata interventi sullo stile di vita, inclusa la consulenza dietetica per ottenere una com- posizione della dieta appropriata, attività fisica e un pro- gramma per ottenere la riduzione del peso negli individui in sovrappeso e obesi. In particolare, in riferimento alla dieta, gran parte dell’au- mento dei TG sierici che si verifica nella vita adulta è cau- sato oltre che dall’aumento di peso e dalla mancanza di esercizio fisico, da una dieta ricca di carboidrati semplici e bevande zuccherate. Ciò può anche essere alla base di iper- trigliceridemia in età più giovane4. Per quanto riguarda la qualità della dieta, nella condizione di stabilità di peso, an- che nelle persone in sovrappeso o obese, un ridotto apporto di carboidrati e un maggiore apporto di grassi riducono i li- velli dei TG a digiuno. Esiste una relazione lineare quantita- tiva tra la sostituzione dei carboidrati nella dieta con grassi e la riduzione dei TG sierici. Gli acidi grassi saturi, monoin- saturi e n-6 polinsaturi abbassano tutti i TG sierici quando sostituiscono i carboidrati, senza una chiara differenza tra le classi di acidi grassi in questa azione. Tuttavia, la dieta influisce su altri fattori di rischio cardiovascolare oltre ai TG e tali effetti devono essere presi in considerazione5. An- che la qualità dei carboitrati può influenzare i livelli dei TG sierici. Il fruttosio contenuto nelle bevande zuccherate può avere effetti sull'aumento dei TG più marcati del glucosio6. Insomma, l’atteggiamento da seguire è quello di una dieta sana ed equilibrata. 11
Le statine In un’ottica di prevenzione del rischio cardiovascolare, an- che se non mirate alla riduzione dell’ipertrigliceridemia, non si possono non nominare in primo luogo le statine (ini- bitori dell’HmgCoA reduttasi), la cui funzione primaria è costituita dal blocco enzimatico “a monte” della sintesi del colesterolo (Figura 2) e, quindi, dalla riduzione dei livelli della colesterolemia LDL, che resta tuttora un cardine del- le attuali linee guida ESC/EAS7 per la riduzione del rischio cardiovascolare (Figura 3). Acetil-CoA+ Acetoacetil-CoA HMG-CoA HMG-CoA reduttasi Mevalonato Statine Isopentenil-PP Farnesil-PP Geranilgeranil-PP Squalene Proteine prenilate, per es. Rho, Ras Colesterolo Effetti su processi infiammatori, rimodellamento dei tessuti, proliferazione cellulare Figura 2 – Meccanismo d’azione ed effetti benefici delle statine. Legenda: HMG: beta-idrossi-3-metilglutaril; PP: pirofosfato Passando ai farmaci attualmente disponibili per il tratta- mento dell’ipertrigliceridemia, sono da citare fondamen- talmente due classi: i fibrati e gli acidi grassi n-3.3 12
Total CV risk Untreated LDL-C levels (SCORE) %
Meccanismo d’azione ed effetti dei fibrati L’assunzione di fibrati riduce i livelli plasmatici di TG in modo molto più marcato rispetto alla parallela riduzione della colesterolemia. In particolare, si osservano la riduzione delle VLDL e dei remnants, l’aumento delle HDL mentre gli effetti sul- le LDL sono variabili. Questi effetti sono la conseguenza dell’espressione genica indotta dal legame dei fibrati ad alcune sottoclassi dei recettori PPAR.11 L’attiva- zione dei recettori PPAR induce l’espressione genica di geni che intervengono nel metabolismo lipidico. In particolare i fibrati, agonisti dei recettori PPARα, aumen- to della espressione della lipoprotein lipasi, della clearance dei chilomicroni rem- nant e della beta-ossidazione degli acidi grassi11 (Figura 4). fibrato PPARα PPARα attivato, RXR dimensioni delle trigliceridi particelle LDL PPRE/geni target sintesi infiammazione delle HDL trasporto inverso del colesterolo Figura 4 – Riduzione dei TG indotta dai fibrati attraverso l’attivazione dei recettori PPARα. Legenda: Legenda. PPAR: Recettori attivati da proliferatori perossisomiali. RXR: Recettore del re- tinoide X; PPRE: elemento di risposta ai PPAR. 14
Gli acidi grassi omega-3 Gli omega-3 (o PUFA n-3) sono una categoria di acidi grassi essenziali a lunga catena caratterizzati dalla posizione del primo doppio legame che, iniziando il conteggio dal carbo- nio terminale, occupa la terza posizione, da cui il termine Omega-3. In particolare, l’acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesa- enoico (DHA) (Figura 5) abbassano i livelli dei TG a OH EPA digiuno e postprandiali in O modo dose-dipendente. 20 atomi di carbonio 5 doppi legami Sono necessari circa 3-4 g/ die di EPA più DHA per ri- durre l’ipertrigliceridemia del 20-50%12. Con la riduzio- ne dei livelli di TG, posso- no esserci aumentati livel- li transitori di colesterolo LDL a causa di una maggio- re conversione di VLDL in OH DHA LDL3. Relativamente agli O esiti clinici dell’impiego de- gli omega-3, va ricordato lo studio “GISSI Prevenzione”: l’Associazione Nazionale 22 atomi di carbonio Medici Cardiologi Ospeda- 6 doppi legami lieri (ANMCO), in collabo- razione con l’Istituto Ma- Figura 5 – Struttura chimica dell’acido eicosapenta- rio Negri (Consorzio Mario enoico (EPA, sopra) e docosaesaenoico (DHA, sotto) Negri sud), ha esaminato in uno studio avviato nell’ottobre 1993, un campione di 11.324 persone colpite da infarto miocardico, suddividen- dole in quattro sottogruppi. Dopo un follow-up up di 4 anni, nel dicembre del 1998, i pazienti trattati con omega-3 pre- sentavano riduzione degli infarti, della morte improvvisa, degli ictus e della mortalità totale rispetto a quelli che non avevano ricevuto alcun trattamento, facendo ritenere uti- le questo farmaco in prevenzione secondaria13. Questi dati confermano le ipotesi che erano state formulate da due importanti studi americani, il primo effettuato su medi- ci volontari14, il secondo effettuato su quasi 85.000 infer- miere15, durato 16 anni e pubblicato su “JAMA”. Da citare, ancora, uno studio in aperto, condotto con EPA aggiunto alla terapia con statine in soggetti con livelli di colesterolo superiori a 250 mg/dl, che ha determinato una riduzione relativa del 19% degli eventi coronarici maggiori16. Gli este- 15
ri degli acidi grassi omega-3 possono essere presi in con- siderazione per il trattamento delle ipertrigliceridemie. I preparati da banco di acidi grassi omega-3 hanno quantità variabili di EPA e DHA che vanno dal 20 al 50%, a seconda dei prodotti. Le etichette nutrizionali devono essere stu- diate per calcolare il numero di capsule necessarie per ot- tenere una dose di 3-4 g di acidi grassi di omega-3 idonea ad ottenere un'adeguata riduzione dell'ipertrigliceride- mia. Gli esteri etilici degli acidi omega-3 sono disponibili su prescrizione in capsule che contengono dall'80% di EPA e DHA. Pertanto, è necessaria una dose di tre/quattro cap- sule per abbassare i TG del 30-50%. Poiché le quattro classi di farmaci sopra descritte (fibrati, acidi grassi omega-3 e statine) hanno meccanismi sotto- stanti diversi nel ridurre i livelli di TG, oltre a correggere altre dislipidemie associate, esiste un potenziale conside- revole per l’uso di combinazioni di farmaci basate su mec- canismi complementari17. Il meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3 L’effetto sia dell’EPA che del DHA sulla riduzione delle concentrazioni di trigliceri- di nel sangue è ben stabilito ed è la base per l’uso degli esteri etilici di entrambe le molecole come farmaco da prescrizione per i pazienti con ipertrigliceridemia18. I meccanismi di azione non sono completamente compresi; tuttavia, si ritiene che una combinazione di ridotta sintesi di TG e maggiore ossidazione dei TG indotta da acidi grassi omega-3 a lunga catena favorisca la riduzione delle concentrazio- ni di TG circolanti. Gli omega-3 inibiscono la sintesi epatica e la secrezione dei TG VLDL, mediati dalla diminuzione dei fattori di trascrizione che controllano l’e- spressione degli enzimi coinvolti nella sintesi dei TG. Altre azioni importanti ai fini della prevenzione delle malattie cardiovascolari degli acidi grassi omega-3, sono la modulazione dell’eccitabilità dei miociti così da ridurre il rischio di arit- mie cardiache anche fatali soprattutto dopo un danno miocardico, rallentano la progressione dell’aterosclerosi, sono leggermente ipotensivi, antinfiammatori e promuovono il rilassamento endoteliale, sono antitrombotici189,20. 16
3. Conclusioni: ruolo dell’ipertrigliceridemia nella prevenzione cardiovascolare 17
Dalle conoscenze ricavate dalla letteratura scientifica, corroborate dalle evidenze dello studio TG-REAL, emergo- no alcuni concetti-chiave particolarmente rilevanti nella pratica clinica ai fini della prevenzione cardiovascolare. Al termine di questo instant-book, inseriamo i principali ta- ke-home messages che è importante tenere in considera- zione nella pratica ambulatoriale. I concetti innovativi fondamentali da ricordare nella pratica clinica 1. L’ipertrigliceridemia è un fattore di rischio cardiovascolare indipenden- te rispetto a quella della ipercolesterolemia causata dall'accumulo delle LDL, ma altrettanto importante. 2. Valori di TG lievemente alterati possono essere rilevanti anche in una popo- lazione di pazienti a rischio CV medio-basso. 3. È quindi fondamentale effettuare costantemente nel work-up diagnostico la misurazione della trigliceridemia – così come previsto dalle attuali linee guida europee ESC/EAS - per una corretta valutazione del rischio cardiovasco- lare, non limitandosi alla consueta (e sempre importante) verifica delle con- centrazioni della colesterolemia LDL. 4. Nel momento in cui si ritenga necessario intervenire per ridurre i livelli sie- rici di TG, si può intervenire con varie armi terapeutiche specifiche disponi- bili, di cui le più importanti sono i fibrati e gli acidi grassi omega-3. 18
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