IL COLLEGIO SINDACALE NELLA SOCIETA' BANCARIA - Grimani & Pesce Dottori Commercialisti Dott. Carlo Pesce www.grimanipesce.it - Grimani e Pesce
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
IL COLLEGIO SINDACALE NELLA SOCIETA’ BANCARIA Grimani & Pesce Dottori Commercialisti Dott. Carlo Pesce www.grimanipesce.it 1
L’oggetto della presente relazione attiene alle forme ed alle modalità in cui concretamente trovano articolazione le numerose e complesse attività del Collegio Sindacale nella società bancaria. Ovviamente nell’ambito del quadro normativo e regolamentare di riferimento. La Governance Punto di partenza della nostra analisi è il sistema di governo della società bancaria che può assumere una delle seguenti tre configurazioni previste nella disciplina positiva dettata dal codice civile. Sistemi di Governance nelle S.p.A. Assemblea azionisti Sistema Ordinario (tradizionale) Consiglio di Amministrazione Collegio sindacale Assemblea azionisti Sistema Dualistico (Matrice tedesca) Consiglio di gestione Consiglio di sorveglianza Assemblea azionisti Sistema Monistico (Matrice anglosassone) Consiglio di Amministrazione Comitato per il controllo sulla gestione 2
Nel seguito del presente elaborato facciamo riferimento al sistema di governo tradizionale. Anche se la normativa relativa all’organo di controllo è sostanzialmente identica per tutti i tipi di Governance. Il sistema di Governo tradizionale, improntato sulla disciplina disegnata dal codice civile, assume quanto alle funzioni specifiche di ciascun organo caratteristiche peculiari indicate nella circolare 263/2006 della Banca d’Italia (XV aggiornamento). Banca d’Italia definisce i seguenti organi aziendali: 1. Organo di supervisione strategica 2. Organo con funzioni di gestione 3. Organo con funzione di controllo 3
RUOLO DEGLI ORGANI AZIENDALI Organo con funzione Organo aziendale a cui sono attribuite funzioni di indirizzo della gestione dell’impresa, di supervisione mediante, tra l’altro, esame e delibera in ordine ai piani industriali o finanziari ovvero strategica alle operazioni strategiche Organo aziendale a cui spettano o sono delegati compiti di gestione corrente, intesa come attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione Organo con funzione di gestione strategica. Il direttore generale rappresenta il vertice della struttura interna e come tale partecipa alla funzione di gestione Organo che vigila sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla Organo con funzione corretta amministrazione, sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e contabili di controllo della banca. L’organo con funzione di supervisione strategica approva un documento per definire i compiti e le responsabilità dei vari organi e funzioni di controllo, i flussi informativi e le modalità di coordinamento e di collaborazione. 4
Mentre l’organo di controllo nel sistema tradizionale va identificato nel collegio sindacale, più articolato si presenta il discorso relativamente ai primi due organi. In effetti sicuramente il Consiglio di Amministrazione identifica l’organo di supervisione strategica ma ad esso, ovvero ad una o più delle sue articolazioni, va ricondotta altresì la funzione di gestione. Con la peculiarità che la Direzione Generale, che non è organo aziendale, bensì rappresenta il vertice dell’organizzazione dell'impresa, partecipa secondo la disciplina regolamentare alla funzione di governo. In sintesi, il Consiglio di Amministrazione svolge, di norma, entrambe le funzioni, sia pure con articolazioni organizzative diverse in relazione alle deleghe gestionali ed operative concesse ad uno o più dei suoi membri questi ultimi anche organizzati in comitati. Nell’ambito della struttura gerarchica, al cui vertice è insediata la direzione generale, particolare interesse rivestono le funzioni di controllo che sono: • La funzione di conformità alle norme (compliance). • La funzione di controllo dei rischi (risk management). • La funzione di revisione interna (internal audit). Un organigramma societario semplificato può incontrare la seguente rappresentazione: 5
Consiglio di Amministrazione Governo e strategie Collegio sindacale Controlli Internal audit Comitato esecutivo Area servizi generali Organismo di vigilanza Area operativa Direttore generale Risk management Risorse Pianificazione e controllo di gestione Finanza di proprietà e tesoreria Compliance e antiriciclaggio Amministrazione Ispettorato ICT e logistica Legale e contenzioso Commerciale Crediti Gestione Segreteria Corporate Sviluppo imprese Sviluppo privati Fidi Segreteria fidi Filiali 6
Mentre l’organigramma dei controlli può essere rappresentato come segue: Internal Audit Risk Management Organismo di Pianificazione e vigilanza controllo di gestione Collegio Sindacale Compliance e Ispettorato Antiriciclaggio Nell’organigramma figurano anche la funzione antiriciclaggio e la funzione controlli (o ispettorato) che pur non essendo considerate tali nell’elencazione della Vigilanza svolgono anche esse indubbiamente funzioni di controllo. 7
FUNZIONI AZIENDALI DI CONTROLLO Il sistema di controllo interno investe tutte le funzioni aziendali. La normativa regolamentare individua tre livelli di controllo; in particolare: a) Controllo di linea (primo livello) È svolto dalle strutture operative nel corso della quotidiana operatività. In sostanza avviene direttamente presso le diramazioni periferiche (filiali) delle banche; b) Controllo alla conformità alle norme e controllo sui rischi (secondo livello) c) Revisione interna (terzo livello) 8
Il sistema delle funzioni interne di controllo trova rappresentazione grafica tramite una struttura piramidale Revisione interna (Internal audit) 3° livello Individua violazioni delle procedure e della regolamentazione e valuta periodicamente Controlli sui rischi e sulla completezza, funzionalità e adeguatezza conformità 2° livello del sistemi di controlli interni. Assicurano la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi, Il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni e la Controlli di linea 1° livello compliance dell’operatività Assicurano il corretto svolgimento delle aziendale. operazioni e sono svolti dalle stesse strutture operative che devono identificare, valutare, misurare, monitorare, attenuare e riportare i rischi derivanti dall’ordinaria attività aziendale e assicurare che il livello di tolleranza al rischio stabilito sia sempre rispettato. 9
Le attività delle funzioni aziendali di controllo (Risk management, Compliance e Internal audit) sono tutte caratterizzate da tre fasi di lavoro necessarie e precisamente: - Fase di pianificazione in cui sono descritte le attività che ciascuna funzione intende compiere nel periodo di riferimento (di norma annuale). - Fase operativa in cui vengono concretamente eseguite nel continuo durante il corso dell’anno le attività di controllo programmate - Fase di rendicontazione costituita dalla stesura di una relazione di sintesi sull’esito dell’attività svolta nel periodo di riferimento o con riferimento ad un determinato oggetto. Come vedremo fra poco le attività di pianificazione e di rendicontazione costituiscono supporti necessari ed insostituibili per l’attività del Collegio Sindacale. 10
ORGANO CON FUNZIONE DI CONTROLLO L’organo con funzione di controllo è parte Vigilare sulla funzionalità del complessivo sistema di controlli interni integrante del complessivo sistema di controllo interno e Accertare l’efficacia di tutte le strutture e funzioni coinvolte nel sistema dei svolge le funzioni controlli e l’adeguato coordinamento delle medesime, promuovendo gli definite dal cap. 7, interventi correttivi delle carenze e delle irregolarità rilevate Titolo V, Circ. 263/06 Verificare e approfondire le cause e i rimedi delle irregolarità gestionali, delle anomalie andamentali, delle lacune degli assetti organizzativi e contabili, richiedendo l’adozione di idonee misure correttive e verificandone, nel tempo, l’efficacia • Al rispetto della regolamentazione concernente i conflitti di interesse Particolare attenzione • Ai sistemi e alle procedure (es. informativi e amministrativo-contabili), ai diversi rami di attività (credito, finanza, etc…), all’operatività (introduzione di nuovi prodotti, ingresso in nuove aree di business, continuità operativa, outsourcing). 11
I COMPITI DEL COLLEGIO SINDACALE EVOLUZIONE NORMATIVA L’ordinamento affida i compiti di controllo al Collegio Sindacale, nel sistema tradizionale Disposizioni di vigilanza in materia di Circolare 285/2013 della Banca d’Italia organizzazione e governo societario L’organo con funzione di controllo vigila sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, Art. 2403 C.C. sulla corretta amministrazione, Il Collegio Sindacale vigila sull’osservanza sull’adeguatezza degli assetti della Legge e dello statuto, sul rispetto dei organizzativi e contabili della banca principi di corretta amministrazione ed in particolare sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo corretto funzionamento 12
L’evoluzione normativa e regolamentare ha collocato il Collegio Sindacale, così nella normativa bancaria come nelle disposizioni dettate nel Codice di autodisciplina delle società quotate, al vertice del complessivo sistema dei controlli, con funzioni di coordinamento di tutte le funzioni di controllo e di vigilanza sul corretto assolvimento dei compiti di tutti i protagonisti dei tre livelli di controllo sopra illustrati promuovendo i necessari interventi per correggere ed eliminare le carenze e le irregolarità eventualmente riscontrate direttamente nell’esercizio della propria attività ovvero, indirettamente, tramite i resoconti periodici prodotti dalle funzioni aziendali di controllo. Infine, il Collegio controlla che le modifiche correttive suggerite siano effettivamente implementate (attività di follow up). Nell’ambito della propria operatività il Collegio: • Vigila sulla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del sistema dei controlli interni; • Vigila sulla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del RAF; • Vigila sul rispetto dei requisiti di adeguatezza patrimoniale (ICAAP); • Svolge la funzione di organismo di vigilanza; • Informa senza indugio la Banca d’Italia di tutti i fatti che presentino irregolarità di gestione o violazioni normative. Il Collegio sindacale non esercita attività di revisione legale dei conti che è affidata ad un Revisore legale. 13
COORDINAMENTO TRA FUNZIONI DI CONTROLLO Proliferazione di organi e funzioni di controllo Rischi di sovrapposizione o lacune Approvato da OSS Definisce: • Compiti e responsabilità organi e funzioni di controllo Il documento di coordinamento dei controlli • Flussi informativi • Modalità di coordinamento e collaborazione Senza alterare le attribuzioni delle funzioni di controllo e delle responsabilità primarie degli organi aziendali sul SCI 14
IL CONTROLLO INTERNO Nel sistema di Governo di qualsiasi impresa il sistema di controllo interno riveste preminente rilevanza ma nel governo dell’impresa bancaria il sistema dei controlli trova esaltazione al punto di trovare dettagliata disciplina nella circolare 263/2006. Questa fonte detta la seguente definizione “il sistema di controllo interno è costituito dall’insieme delle regole, delle funzioni, delle strutture, delle risorse, dei processi e delle procedure che mirano ad assicurare una sana e prudente gestione...” Il sistema di controllo interno favorisce ad ogni livello la diffusione della cultura di valutazione e governo dei rischi, della legalità, dei valori e dell’etica aziendale. Il sistema dei controlli interni ha finalità di: • Verificare l’attuazione delle strategie e delle politiche aziendali, prevedendo attività di controllo diffuse a ogni segmento operativo e livello gerarchico; • Contenere il rischio entro il termine massimo accettato (RAF); • Salvaguardare il valore dell’attività; • Garantire efficacia ed efficienza dei processi aziendali; • Assicurare affidabilità e sicurezza delle informazioni aziendali e delle procedure informatiche; • Prevenire il rischio che la banca sia coinvolta in attività illecite, anche attraverso l’attenuazione di potenziali conflitti di interesse; • Garantire conformità con la normativa di vigilanza, i regolamenti e le norme interne. 15
ATTIVITA’ DEGLI ORGANI SOCIALI NELL’AMBITO DEL CONTROLLO INTERNO 1. Organo di supervisione strategica a) Definisce ed approva il modello di business con la piena consapevolezza dei rischi cui tale modello espone la banca e la comprensione delle modalità con cui detti rischi sono individuati e valutati; b) Approva la costituzione delle funzioni aziendali di controllo, le modalità di coordinamento ed il regolamento dei flussi informativi; c) Verifica che il sistema di controllo interno sia in grado di controllare l’evoluzione dei rischi; d) Definisce ed approva gli obiettivi di rischio, la soglia di tolleranza, le politiche di governo del rischio; e) Approva il processo di gestione del rischio e valuta la coerenza con gli indirizzi strategici e con il complessivo sistema dei controlli interni. 2. Organo con funzioni di gestione a) deve curare l’attuazione degli indirizzi strategici, del RAF e delle politiche di governo dei rischi; b) Curare il processo di gestione dei rischi stabilendo limiti operativi all’assunzione delle varie carie di rischio in coerenza con il risk appetite e le responsabilità delle strutture coinvolte; c) Definisce i flussi informativi; d) Cura diffusione della cultura del rischio ad ogni livello aziendale. 3. Collegio Sindacale Il collegio sindacale, riassumendo quanto illustrato in precedenza, vigila sulla completezza, adeguatezza, funzionalità ed affidabilità del sistema di controllo interno, del RAF e dell’ICAAP 16
I PILASTRI DELL’ORGANIZZAZIONE E’ opportuno richiamarsi ed avere sempre ben presenti due pilastri fondamentali che presiedono la governance di un istituto bancario. Il primo è costituito da un efficiente ed efficace sistema di controllo interno e di governo dei rischi. Il secondo è la permanente coerenza fra piano strategico, RAF, lCAAP, budget e sistema dei controlli interni. Questi due pilastri sorreggono l’architrave dell’organizzazione operativa della banca. 17
IL RISK APPETITE FRAMEWORK (RAF) Il RAF vince definito da Bankit come “il quadro di riferimento che definisce-in coerenza con il massimo rischio assumibile (RISK capacity), il business model e il piano strategico- la propensione al rischio (risk appetite), le soglie di tolleranza, i limiti di rischio (Risk limits), le politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per definirli ed attuarli”. Il processo di costruzione del RAF segue le tre fasi di seguito illustrate. Prima fase Definizione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza che comporta lo svolgimento delle seguenti attività: • Identificazione dei rischi • Selezione di mitologie di misurazione o di valutazione • Selezione di parametri obiettivo • Indicazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza • Approvazione delle propensione al rischio 18
Seconda fase Declinazione dei limiti operativi e degli indicatori di rischi. Ha lo scopo di assicurare la coerenza dell’esposizione al rischio con la propensione definita e comporta: L’individuazione di una serie di limiti di rischio approvati per ciascuna categoria Assegnazione di limiti operativi Approvazione dei limiti di rischio Terza fase Controllo e reporting Questa fase rientra tra le attività della funzione di Risk Management la quale è incaricata di verificare il rispetto degli obiettivi di rischio e di attivare gli interventi gestionali nel caso in cui sia necessario ricondurre il livello di rischio effettivamente raggiunto entro i limiti obiettivo prestabiliti. 19
PROCESSO ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process) E’ processo da effettuare a cura delle Banche per verificare l’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica in relazione ai rischi assunti ed alle strategie aziendali. La costruzione del processo si articola nelle seguenti fasi principali. 1. Individuazione dei rischi da sottoporre a valutazione I rischi sono almeno i seguenti: Rischi di primo pilastro Credito/controparte Mercato Operativo Altri rischi Concentrazione Tasso Liquidità Leva finanziaria Strategico Reputazionale Paese 20 Residuo
2. Misurazione/valutazione dei singoli rischi e del capitale interno Capitale interno è il capitale ritenuto necessario per fronteggiare un determinato rischio 3. Misurazione del capitale interno complessivo Costituito dall’aggregato del capitale necessario da tutti i rischi individuati 4. Determinazione del capitale interno complessivo è riconciliazione con i fondi propri 5. Effettuazione di stress test Le prime due fasi prevedono lo svolgimento delle seguenti attività A) Mappatura dei rischi B) Adozione di tecniche di misurazione dei rischi, di misura del capitale interno e modalità di esecuzione degli stress test C) Strumenti di controllo Molte metodologie di calcolo sono definite o suggerite dalla vigilanza. 21
L’ORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ DEL COLLEGIO Il collegio normalmente svolge la sua attività in modo collegiale. Spetta al presidente il coordinamento dei lavori, la fissazione dell’ordine del giorno dei lavori, la fissazione del calendario ed in genere la cura della fase organizzativo-funzionale. La nomina ha normalmente durata triennale ed i sindaci devono essere in possesso, di requisiti di professionalità, onorabilità ed indipendenza. 22
ATTIVITA’ IN SENO AL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE ED ALLE SUE ARTICOLAZIONI Il primo ambito di controllo del Collegio avviene mediante la partecipazione alle riunioni del Consiglio di Amministrazione e a quelle del Comitato esecutivo. La partecipazione assume carattere essenziale laddove si consideri che, in effetti, nell’ambito del Consiglio vengono definite le strategie aziendali declinate nei piani e nei budget aziendali in coerenza con gli obiettivi di rischio declinati nel quadro del RAF e con l’adeguatezza del Capitale a fronteggiare tutti rischi aziendali (processo ICAAP) e che altresì al Consiglio è demandata l’attività connessa alla formazione del bilancio di esercizio da sottoporre all’assemblea dei soci per l’approvazione. Per il Consiglio o per il Comitato esecutivo, a seconda dei limiti di importo fissati, passano altresì le principali decisioni sul credito e sulla finanza, sugli investimenti, sulle proposte di aggregazione con altre entità, sulle politiche sul personale e sulle remunerazioni, sulle modifiche agli assetti organizzative e così via. Fermo che tutte le attività sopra descritte sono attribuite alla competenza esclusiva dell’organo amministrativo, il Collegio Sindacale, nell’ambito della propria attività di vigilanza verifica intervenendo, se del caso, con propri suggerimenti e proposte che può chiedere, laddove rivestano particolare importanza in relazione all’argomento o per l’adozione di decisioni non condivise dal Collegio, di verbalizzare. Al Collegio spetta invece il controllo che le operazioni e le attività deliberate dal Consiglio siano compatibili con le leggi ed i regolamenti vigenti ed improntate a principi di valutazione suggeriti dalla tecnica aziendale in un quadro di sufficiente informazione di tutti i partecipanti. 23
Vediamo alcuni ambiti di operatività concreta. Il processo del bilancio preventivo (budget) termina con la presentazione per l’approvazione all’organo di pianificazione strategica che preventivamente definisce gli obiettivi economici, finanziari e patrimoniali. Le azioni e le attività concrete di elaborazione del bilancio preventivo sono a cura dell’organo di Governo e/o della Direzione Generale che valuta e definisce gli obiettivi di risultato, le loro dimensioni economiche si da comporre un sistema integrato di previsione. Il Consiglio di amministrazione nella veste di organo con funzione strategica dopo aver verificato la ragionevolezza e la fondatezza dei dati posti a base delle previsioni verifica altresì la coerenza con il piano strategico, con il RAF, l’ICAAP e con il sistema dei controlli interni. La vigilanza del Collegio si esplica verificando la ragionevolezza delle assunzioni fatte dagli Amministratori controllando che le stesse non siano azzardate od imprudenti e la corretta traduzione della loro rilevanza economica (quantificazione) nel bilancio preventivo. Il Collegio deve quindi verificare che il Consiglio abbia concretamente controllato la coerenza del bilancio preventivo con piano strategico, RAF, ICAAP e sistema di controllo interno. 24
E’ accaduto che in un budget, a causa dell’andamento riflessivo dei tassi, gli estensori del budget avessero previsto uno spostamento dell’attività di provvista (raccolta) dal medio termine tramite emissione di obbligazioni a tasso fisso al breve termine mediante la raccolta tramite depositi a vista della clientela che ad evidenza sono quelli con minor remunerazione (passività); ciò al fine di conservare inalterato il margine di intermediazione. Sostanzialmente il risultato economico previsto nel bilancio di previsione risultava inalterato riferito a quello del piano strategico pluriennale. Il Collegio in tale circostanza ha invitato il Consiglio ad approfondire le conseguenze della possibile variazione nella politica di indebitamento sui rischi e sulla politica dei rischi aziendali per effetto dell’impiego anche in attività di erogazione a medio termine di fondi raccolti a breve (depositi a vista) alterando così l’equilibrio temporale fra fonti ed impieghi e in particolare la rilevanza della mutata politica di raccolta: • sul rischio di liquidità • sul rischio di tasso • sul RAF e sul RAF prospettico • sul sistema di controllo (andamento dei depositi a vista, loro volatilità ed utilizzo, di eventuali sistemi di copertura sul rischio di tasso). 25
Il Consiglio ha deliberato l’approvazione del piano ed impartito le istruzioni per la verifica e l’adozione delle eventuali modifiche alle altre componenti del sistema di controllo interno per ripristinare la coerenza fra tutte le componenti del sistema. In altra occasione il Consiglio subentrato al precedente per fine mandato ha ritenuto di approvare un budget significativamente difforme dalle previsioni di piano (approvato dal precedente organo amministrativo). Il Collegio, ritenendo che le variazioni dei dati di budget riflettessero in realtà un mutamento durevole di strategia ha suggerito la necessità di aggiornare ovvero di riformulare un nuovo piano strategico pluriennale e di renderlo coerente con le altre determinanti del sistema procedendo eventualmente all’aggiornamento per tenere conto del mutato profilo di rischio. Il Consiglio ha attivato il processo per la formulazione del nuovo piano strategico triennale. Una attività che impegna notevolmente gli organi di Governo in sede deliberante e perciò anche il Collegio è quella relativa all’erogazione del credito. E’ anche l’attività che crea maggiori difficoltà in quanto spesso gli operatori non riescono ad ottenere dai clienti una idonea documentazione di supporto in sede istruttoria. Ma il Collegio non può derogare dal continuo richiamo a due principi cardine: a) L’erogazione non può prescindere dalla verifica della effettiva capacità restituiva del prenditore b) Le garanzie ricevute hanno solo una funzione accessoria in caso di sopravvenuta insolvenza del debitore A tal fine spesso il Collegio suggerisce l’acquisizione di piani pluriennali ovvero piani di investimento che mostrino la attuale e la futura capacità restituiva del debitore. 26
Altra attività rilevante avviene in occasione della predisposizione del bilancio di esercizio. La responsabilità della redazione è affidata al Consiglio di Amministrazione ed il controllo contabile alla società di revisione. Ma il Collegio Sindacale svolge una vigilanza generale sul rispetto delle normative applicabili. Nello svolgimento di questa specifica attività assumono particolare rilievo le valutazioni e gli accantonamenti a Fondi rischi. ATTIVITA’ DI INIZIATIVA A parte la vigilanza compiuta nell’ambito delle riunioni del Consiglio di Amministrazione e del Comitato esecutivo il Collegio svolge tutta una serie di attività organizzate. Nel primo anno di ciascun mandato il collegio redige il piano triennale della propria attività e in ciascun anno il piano annuale che è diviso di norma in quattro trimestri. La formulazione del piano annuale non può prescindere dalle attività programmate dalle funzioni di controllo. Abbiamo visto in precedenza che il Collegio esprime valutazioni e suggerimenti sui piani annuali dei controlli redatti da ciascuna funzione di controllo. Particolare rilevanza assume allo scopo l’interlocuzione con la funzione di internal audit. Quindi in funzione del quadro generale dei controlli e dei tempi programmati per l’esecuzione delle singole attività, tenuto conto dei punti di debolezza rilevati nel precedente esercizio e del piano delle azioni correttive approvato dal Consiglio di Amministrazione, il Collegio programma la propria attività. Di seguito è riportato un piano annuale dei controlli. 27
1° TRIMESTRE Governo e gestione delle attività di rischio e dei conflitti di interesse verso i soggetti collegati/correlati Processo di governo Sistema di governo dei rischi e Risk Appetite Framework Controllo del rischio di credito: - Pianificazione ed organizzazione, concessione e revisione Processo di mercato - Analisi del credito deteriorato Processi - La contabilità, il bilancio, le segnalazioni infrastrutturali - Consolidamento dei dati in contabilità generale 28
2° TRIMESTRE Processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP) Processo di governo Assetto organizzativo: - Struttura organizzativa dei controlli - Politiche di remunerazione - Gestione dell’attività sui mercati finanziari Processo di mercato - Finanza Retail - Trasparenza bancaria - Antiusura Aree normative - Antiriciclaggio - Soci - Assemblea Soci Processi - Contabilità, produzione e gestione del bilancio, segnalazioni infrastrutturali - Produzione e gestione delle segnalazioni di vigilanza Giudizio sul - Il ruolo degli organi aziendali nel SCI complessivo SCI - Funzioni aziendali di controllo 29
3° TRIMESTRE - Sistema di governo dei rischi e RAF Processo di governo - Flussi informativi - Marketing e report direzionale - Controllo del rischio di credito Processo di mercato - Monitoraggio e gestione del contenzioso - Tesoreria Enti - IT Audit Processi - Gestione delle infrastrutture e delle spese infrastrutturali - Informativa al pubblico - Dichiarazioni fiscali 30
4° TRIMESTRE Processo di governo Governo e gestione del rischio di liquidità - Gestione dell’attività sui mercati finanziari - Gestione della liquidità - Gestione della proprietà Processo di mercato - Gestione della negoziazione - Gestione del risparmio - Gestione degli incassi e pagamenti - Privacy - Centrale allarme interbancaria Aree normative - Tutela salute e sicurezza nei luoghi di lavoro - Gestione del contante Processi - Produzione e gestione delle segnalazioni di vigilanza infrastrutturali - Contabilità, bilancio e segnalazioni 31
L’attività del Collegio si svolge su un duplice piano. Il primo è quello delle verifiche proprie sulle singole attività di rischio ed è compiuto mediante accesso presso le filiali o presso la struttura centrale (Uffici Direttivi) e consiste nella consultazione diretta documentale ed in interviste con i responsabili e addetti dei tre livelli di controllo. Nell’ambito delle verifiche presso le filiali è di norma verificata l’efficacia e l’efficienza dei controlli di primo livello. Oggetto di controllo presso gli Uffici Direttivi è prima di tutto l’efficacia e l’efficienza dei controlli di secondo livello. Sulle verifiche di terzo livello eseguite dalla funzione di Internal Audit vige un sistema di intercambio periodico in relazione ai risultati conseguenti a ciascuna area oggetto di audit. In questo ambito vengono discusse le misure correttive e di miglioramento da suggerire all’organo di governo e di supervisione strategica. Il secondo piano di attività riguarda lo svolgimento di attività autonome quali: • la formulazione di pareri, ove richiesti • i rapporti con la Società di revisione • le attività sul bilancio di esercizio • ogni altra attività prevista dalla normativa, anche regolamentare 32
Puoi anche leggere