Voices on Europe collection - Dionigi Coppo

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Voices on Europe collection - Dionigi Coppo
Interview with

                                 Dionigi Coppo

              Interview by   M. E. Guasconi
              Pienza (SI) 19/08/1998

Voices on Europe collection
Dionigi Coppo

     Cassetta 3 Lata B

     Maria Eleonora Guasconi: Ci troviamo Dionigi Coppo ed io Maria Eleonora
     Guasconi presso la Fattoria "11 Borghetto" di Pienza, in provincia di Siena, il19
     agosto 1998, per raccogliere il racconto del Senatore Coppo relativo alIa sua
     partecipazione alIa costruzione europea sotto il profilo della politica sociale.
     Senatore Coppo permette l'utilizzazione del registratore?

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     Dionigi Coppo: Si, certamente.

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     M.E.G. In che modo e in quale occasione ha avuto inizio il suo coinvolgimento
     nelle vicende europee?
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     D.C. E' difficile dire in che modo. Dall'inizio, da quando si e cominciato con
     queste idee. 10 sostanzialmente ero in Confederazione, avevo la responsabilita
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     dell'Ufficio Studi e i nostri primi funzionari che sono andati all'estero venivano
     coordinati da me. Glisenti, Mari, Valcavi, Savoini, che erano miei collaboratori,
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     sono tutti andati alIa Comunita, con incarichi dirigenziali. Sono state vice-
     presidente dell'lnam per venti anni e Petrilli, per esempio, era presidente con
     me. Petrilli poi e andato commissario presso la CEB. Quindi c'e state un legame
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     continuo con la Comunita, un legame di lavoro non soltanto ideale. Questo e
     stato l'inizio.
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     M.E.G. Come si e sviluppato il suo impegno nell'ambito comunitario?
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     D.C. 10 incarichi comunitari non ne ho mai avuti. Gli incarichi che ho avuto
     sono stati, soprattutto suI piano sindacale, queUo di essere membro
     dell'Esecutivo mondiale, dell'Esecutivo europeo e del Comitato di Monnet.

     M.E.G. Quali sono Ie personalita europee aIle quali si e sentito pili vicino? In
     quali occasioni?

     D.C. 10 credo che la persona pili rilevante e direi pili determinante in questa
     processo e certamente Monnet, al quale mi legavano dei sentimenti, non
     certamente di amicizia perche avevamo due eta completamente differenti, rna

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© Archives historiques de l'Union européenne
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Dionigi Coppo

     di grande simpatia, che ci portava a trovarci, a vedere assieme l'andamento di
     queste cose. Nei quaderni che sono pubblicati a Losanna c'e un lavoro che ha
     fatto il vecchio segretario di Monnet con tutte Ie citazioni di tutti gli incontri che
     Monnet ha avuto nella sua vita e c'e un capitolo che mi riguarda, con tutti i
     riferimenti, Ie date, ed erano Ie date delle sue venute a Roma. Quando lui
     veniva aRoma, voleva sempre vedermi e Ie discussioni erano sempre quelle...
     Lui voleva sapere cose ne pensavo di questo e di quello. Era un uomo pieno di
     curiosita e insegnamenti.
     Al di la dei grandi politici come De Gasperi, Schuman, il motore e stato

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     certamente lui. Era per una politica di piccoli passi e di associazione delle forze
     sociali. Parlo dei primi tempi, perche io non ho seguito l'andamento di questa

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     Comunita elefantiaca, che provvede a disciplinare tutto, anche Ie virgole. Noi
     non possiamo alzarci dal letto senza che ci sia un decreto comunitario che
     stabilisce se dobbiamo mettere gili il piede sinistro 0 quello destro. Questa e
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     una delle degenerazioni, a mio parere, del sistema che deve essere pili snello,
     pili politico non cosi funzionariale.
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     M.E.G. Quale legame c'e stato a suo giudizio tra la scelta europea di Roma e il
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     processo di modernizzazione della societa italiana?

     D.C. Noi abbiamo accettato tutte queste cose, pedissequamente. Non e che noi
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     abbiamo inventato qualche cosa, abbiamo avuto un'idea. Abbiamo accettato
     questo processo, pili 0 meno bene. I nostri delegati andavano a Bruxelles,
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     andavano avanti e indietro non dicevano niente, non creavano un'opinione
     pubblica. Molti atti comunitari sono fatti di regole che il nostro paese non sente.
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     La situazione italiana e certamente collegata a questa e non e possibile
     districarsi da questo blocco. In fin dei conti anche tutte Ie azioni dell'ultimo
     governo sono tutte portate a voler attuare a tutti i costi delle cose che magari
     non si crede neanche che siano ne possibili ne giuste. 10 non credo che Ie cose
     dette a Maastricht siano stupidaggini, pero molte sono regole eccessive. Questa
     idea di uniformare i paesi e anti-storica, tanto e vero che Ie pulsioni della nostra
     societa sono quelIe di scindersi, non di unirsi. Basti pensare a quel movimento
     irlandese, che dal momenta in cui si cerca di unirli un po di pili fanno il
     contrario, non parliamo dei baschi 0 della Lega in Italia. Insomma in tutto
     questa mondo comunitario invece di prendere lezione dall'esperienza
     precedente che parte dalle unificazioni nazionali, per poi arrivare

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      all'integrazione europea, si va verso queste forme di dissolvenze varie, giuste
      o non giuste, e difficile dare un giudizio. Pero la verita e che tutti questi
      marciano certamente in una direzione differente e contraria al processo di
      unificazione.

      M.E.G. In base alIa sua esperienza quale e stato il ruolo dell'industria italiana nel
      processo di integrazione europea?

      D.C. Ha accettato Ie stesse cose che ho detto prima del paese. II paese ha

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     accettato questa cosa corne normale, pili 0 meno ovvia. Non e che ci sono degli
     atti particolari, che impegnano, che danno luogo... Non ci sono. Si tira avanti, si

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     cerca, a mio parere molto scarsamente, di fare una politica competitiva quando
     poi questa politica competitiva non c'e. 10 sono convinto che siamo in
     moltissimi settori notevolmente arretrati purtroppo, soprattutto in certi settori
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     non si utilizzano nemmeno gli strumenti_comunitari.
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      M.E.G. In base alIa sua esperienza quale e stato il ruolo che il sindacato italiano
     ha svolto nel processo di costruzione europea?
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     D.C. Hanno creduto a questo processo, all'inizio con molto entusiasmo, poi
     meno. Hanno pensato di ottenere qualcosa di particolare da questo impegno
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     comunitario, poi si e visto che l'impegno comunitario da suI piano sociale cose
     molto limitate. Hanno cercato di battere la strada dei contratti europei, rna non
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     sono riusciti. E questo vale anche per tante altre cose. Credo, per esempio, che
     una delle strade battute per anni quella dei Comitati d'impresa, e stata fatta
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     limitatamente. Non e che c'e stata una spinta particolare, si e fatto il tran-tran
     degli altri sia suI piano industriale, sia suI piano dei lavoratori. A mio parere non
     c'e una differenza sostanziale.

     M.E.G. La CISL, sin dalla firma dei Trattati di Roma del 1957, ha sempre
     appoggiato la costruzione europea. Quale valutazione darebbe del ruolo e della
     poltica della CISL in questo ambito?

     D.C. Mi pare coerente. Coerente perche non e mai stato posta in discussione
     'se', diversamente dalle tortuosita di altri sindacati corne Ie trade unions 0 altri.

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     Da noi ci fu un'accettazione lineare, pili       0   menD convinta forse in alcuni
     elementi, rna nella sostanza fu un'accettazione senza problemi.

     M.E.G. Quali sono gli esponenti europeisti italiani che ha avuto modo di
     conoscere? Quale opinione darebbe della lora azione?

     D.C. In modo particolare quelli del settore sociale. Ebbi occasione di vivere la
     prima candidatura italiana alIa Commissione. Era ministro degli Esteri Pella e la
     candidatura quasi naturale era quella di Giulio Pastore, segretario generale della

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     CISLo La proposta aveva il gradimento dell'interessato e nostro, quando svani
     per una rivolta di palazzo: alcuni temevano un cambio della guardia e

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     ripercussioni sulla vita della CISLo Pella corse ai ripari con la candidatura Petrilli,
     non tanto come presidente dell'INAM, rna come responsabile dei gruppi
     aziendali della DC.
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     M.E.G. Quale e la sua valutazione complessiva dell'esperienza italiana nel
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     processo di integrazione europea dal punto di vista economico- sociale?
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     D.C. L'ho detto prima. 10 non credo che noi abbiamo influito molto in questa
     faccenda. In fin dei conti non e una fantasia questo dualismo franco-tedesco che
     rimane. Non dimentichiamo mai l'insegnamento di Monnet. Monnet fa la
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     CECA quando pensa con quella di poter chiudere la guerra tra i francesi e i
     tedeschi. L'intuizione non e quella economica, e un'intuizione di difesa, di
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     scoraggiamento. Noi siamo un paese di secondo piano e questa cosa non e
     offensiva per nessuno, non siamo un paese leader. Un paese leader e la
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     Germania. Anche loro adesso vogliono cambiare e perderanno quel prestigio
     che hanno. Questa e la mia convinzione, puo darsi che Kohl Ie elezioni Ie vinca
     ancora. In fin dei conti se questa sogno dei tedeschi si e avverato, si e avverato
     per lui. E' un antico sogno, che dura da secoli. Da Federico II Grande in poi, c'e
     questo sogno tedesco e lui l'ha portato a termine. Eppure quelli che riescono a
     fare una cosa importante generalmente non vengono riconfermati, rna questa
     fa parte della storia, vedi Churchill tanto per fare un esempio classico, ha vinto
     la guerra e poi perse Ie elezioni.
     Noi siamo un paese che va avanti disciplinatamente in questa cosa, non voglio
     adesso citare questo esempio che potrebbe diventare dissacrante, della
     Malpensa. Ma che si debba trovare un commissario, che e un socialista battuto

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Dionigi Coppo

     da Blair e che per gli interessi di alcune compagnie aeree non veda il problema,
     mi pare una cosa paradossale. Cioe un paese non puo neanche decidere quali
     sono i punti fondamentali del suo sistema di comunicazione.
     Abbiamo speso 4.000 miliardi e non abbiamo fatto l'ultimo gradino. Questa e
     una delle nostre colpe! Questo e un nostro vizio, abbiamo fatto Ie strade a
     Olimpiadi concluse; abbiamo perso dieci anni per collegare Fiumicino.
     Ma ripeto, la Comunita, e continuo a insistere su questa, ha il dovere di essere
     una grande associazione, con chiarezza di idee politiche, di volonta, di
     progresso, rna non quella di perdersi in ogni particolare.

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     Siamo arrivati all'impossibile. Si dice che Prodi fara 0 non fara, rna dati questi
     poteri, a un certo momento, questi poteri sovrastano qualsiasi cosa. Noi non

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     possiamo che svolgere questo nostro ruolo. Adesso vedremo se saranno capaci
     a divincolarsi e d'altra parte la capacita italiana di fare il contrario di quello che
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     deve fare e cosi alta che e possibile tutto. Se c'e un paese che adotta questi
     regolamenti soltanto quando 10 costringono, questa siamo noi.
     Chi e in ritardo in tutte Ie cose comunitarie? Noi. Pero non siamo capaci a dire a
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     quelli la: "Voi dovete legiferare meno! Dovete piantarla di voler organizzare
     ogni singolo momento della vita." Come siamo arrivati. Perche con la scusa
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     dell'armonizzazione siamo arrivati a questo punto: chi e il punto di riferimento
     dell'armonizzazione? Chi e? Sono loro. Noi siamo gli armonizzati! Sono loro
     che fanno la legge: sono soprattutto i tedeschi e i francesi, perche gli inglesi con
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     illoro doppio binario non riescono a fare niente di importante.
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     M.E.G. Desidero ringraziarLa per questa bella intervista a nome della Prof.ssa
     Melchionni e del Prof. Varsori.
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    Cassetta 3, fine lata A

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