VINITALY, LE DICHIARAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI DI SETTORE - Agricolae
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VINITALY, LE DICHIARAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI DI SETTORE S a n d r o B o s c a i n i , p r e sidente Federvini: “Condividiamo in pieno le scelte di Veronafiere, sia per quanto riguarda la decisione presa, sia per la relativa collocazione temporale insieme ad altri grandi eventi come Cosmoprof di Bologna e il Salone del Mobile di Milano, che daranno un segnale importante per la ripresa del Paese”. Ernesto Abbona, presidente Unione italiana vini: “Occorre dare un messaggio forte al Paese. Se agiamo uniti nel contesto dello spostamento di data, non solo di Vinitaly, ma di altri grandi eventi internazionali che si svolgeranno in Italia a giugno, potremo contribuire in modo corale al rilancio dell’immagine positiva che merita il made in Italy”. Riccardo Cotarella, presidente di Assoneologi: “La decisione
assunta da Veronafiere su Vinitaly e supportata dalle associazioni della filiera, deriva da considerazioni intelligenti e imprenditoriali. Non si può immaginare un Vinitaly fiore all’occhiello del settore vitivinicolo italiano, nonché evento che tutto il mondo ci invidia, ridimensionato più o meno fortemente nelle presenze di operatori che al momento danno previsioni non soddisfacenti. Questo significa tutelare l’operatività dei nostri produttori e allo stesso tempo proteggere l’immagine del vino italiano e di Vinitaly nel mondo”. Matilde Poggi, presidente Federazione italiana vignaioli indipendenti: “Siamo d’accordo con Veronafiere sulla necessità di modificare le date in calendario di Vinitaly. Giugno è l’ultima data utile per un evento sul vino. Come Fivi siamo comunque pronti ad un grande impegno per partecipare, dal momento che questo mese è dedicato tradizionalmente alle lavorazioni in vigna”. Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc: “La nostra posizione è di non dare messaggi negativi al mercato, specie in un momento cruciale per il sistema Paese e per il settore. La situazione negli ultimi giorni è stata diversa da quella sperata e per questo ci sentiamo di condividere la scelta di Veronafiere e di stare sulla stessa linea di Vinitaly, pur consapevoli che ci sarà molto da fare”. Luca Rigotti, coordinatore settore vino di Alleanza Cooperative: “Condividiamo la scelta di Veronafiere per lo spostamento delle date di Vinitaly. Ora lavoriamo assieme alla fiera affinché il mondo del vino possa dare un messaggio positivo all’economia nazionale”.
CORONAVIRUS, VINITALY RIMANDATO. SARA’ DAL 14 AL 17 GIUGNO D a q u a n t o a p p r e n d e AGRICOLAE il Vinitaly è stato rimandato a giugno, dal 14 al 17. Un retromarch necessario a fronte del difficile momento che sta vivendo il Paese soprattutto nelle zone considerate ‘rosse. Nonostante la volontà di tornare quanto prima alla normalità e riaccendere il sistema produttivo del Paese. Di cui VeronaFiere e il Vinitaly sono motori potenti. Per saperne di più: VINITALY CAMBIA DATA. DECISIONE CONCERTATA CON PRINCIPALI ASSOCIAZIONI DI SETTORE, ZAIA E SINDACO DI VERONA Posted by Redazione × Pubblicato il 03/03/2020 at 18:37
“In considerazione della rapida evoluzione della situazione internazionale che genera evidenti difficoltà a tutte le attività fieristiche a livello continentale, Veronafiere ha deciso di riposizionare le date di Vinitaly, Enolitech e Sol&Agrifood dal 14 al 17 giugno 2020, ovvero nel periodo migliore per assicurare a espositori e visitatori il più elevato standard qualitativo del business”. Così Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere in chiusura del Consiglio di amministrazione della Spa, riunitosi oggi. “Vinitaly, insieme ad OperaWine – ha proseguito il direttore generale –, si svolgerà quindi in un contesto temporale in cui grandi eccellenze del made in Italy, quali Cosmoprof e Salone del mobile, per esempio, avranno il compito di rilanciare con forza l’attenzione dei mercati internazionali e l’immagine dell’Italia. In questo frangente ringraziamo le aziende per la fiducia che ci stanno dimostrando”.
L a d e c i s i o n e è s t a t a f r u t t o d i u n ’ a t t e n t a a nalisi dei dati disponibili oltre che dell’ascolto delle
posizioni degli stakeholder del mercato, incluse le principali associazioni di settore: Unione Italiana Vini, Assoenologi, Federvini, Federdoc, Federazione vignaioli indipendenti e Alleanza delle Cooperative settore vitivinicolo. “Lo spostamento a giugno di Vinitaly e di altre importanti manifestazioni internazionali nelle città di Milano e Bologna – spiega Maurizio Danese, presidente di Veronafiere – è un segnale che il made in Italy scommette su una pronta ripresa economica nei settori chiave del sistema-Paese. Auspichiamo quindi che il nuovo calendario fieristico nazionale possa generare una rinnovata fiducia ed essere strumento con cui capitalizzare la ripartenza del nostro Paese”. Veronafiere attiverà una task force per assistere i propri clienti in ogni ambito necessario alla riorganizzazione delle manifestazioni posticipate e in stretta collaborazione con le associazioni di riferimento predisporrà tutte le azioni di incoming necessarie a garantire la presenza di buyer e operatori professionali qualificati. Sulle nuove date, inoltre, Confcommercio Verona e Cooperativa Albergatori veronesi hanno espresso massima disponibilità per favorire lo spostamento delle prenotazioni. Nel 2021 Vinitaly sarà in calendario nelle sue date consuete (18-21 aprile); date che sono frutto dell’accordo con l’Union dei Grandi Cru di Bordeaux (UCGB) col quale dal 2013 c’è un accordo nato per incontrare le esigenze dei protagonisti del mondo del vino, buyer e stampa internazionale in particolare. VINITALY, LE DICHIARAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI DI SETTORE Posted by Redazione × Pubblicato il 03/03/2020 at 18:45
S a n d r o B o s c a i n i , p r e sidente Federvini: “Condividiamo in pieno le scelte di Veronafiere, sia per quanto riguarda la decisione presa, sia per la relativa collocazione temporale insieme ad altri grandi eventi come Cosmoprof di Bologna e il Salone del Mobile di Milano, che daranno un segnale importante per la ripresa del Paese”. Ernesto Abbona, presidente Unione italiana vini: “Occorre dare un messaggio forte al Paese. Se agiamo uniti nel contesto dello spostamento di data, non solo di Vinitaly, ma di altri grandi eventi internazionali che si svolgeranno in Italia a giugno, potremo contribuire in modo corale al rilancio dell’immagine positiva che merita il made in Italy”. Riccardo Cotarella, presidente di Assoneologi: “La decisione assunta da Veronafiere su Vinitaly e supportata dalle associazioni della filiera, deriva da considerazioni intelligenti e imprenditoriali. Non si può immaginare un Vinitaly fiore all’occhiello del settore vitivinicolo
italiano, nonché evento che tutto il mondo ci invidia, ridimensionato più o meno fortemente nelle presenze di operatori che al momento danno previsioni non soddisfacenti. Questo significa tutelare l’operatività dei nostri produttori e allo stesso tempo proteggere l’immagine del vino italiano e di Vinitaly nel mondo”. Matilde Poggi, presidente Federazione italiana vignaioli indipendenti: “Siamo d’accordo con Veronafiere sulla necessità di modificare le date in calendario di Vinitaly. Giugno è l’ultima data utile per un evento sul vino. Come Fivi siamo comunque pronti ad un grande impegno per partecipare, dal momento che questo mese è dedicato tradizionalmente alle lavorazioni in vigna”. Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc: “La nostra posizione è di non dare messaggi negativi al mercato, specie in un momento cruciale per il sistema Paese e per il settore. La situazione negli ultimi giorni è stata diversa da quella sperata e per questo ci sentiamo di condividere la scelta di Veronafiere e di stare sulla stessa linea di Vinitaly, pur consapevoli che ci sarà molto da fare”. Luca Rigotti, coordinatore settore vino di Alleanza Cooperative: “Condividiamo la scelta di Veronafiere per lo spostamento delle date di Vinitaly. Ora lavoriamo assieme alla fiera affinché il mondo del vino possa dare un messaggio positivo all’economia nazionale”. Era già stato scritto: VERONAFIERE: VINITALY CONFERMA LA DATA NELLA TERZA DECADE DI APRILE 2020 Posted by Redazione × Pubblicato il 26/02/2020 at 17:59 Veronafiere conferma le date della 54ªedizione di Vinitaly che
sarà regolarmente in calendarionella terza decade di aprile, e precisamente da domenica 19 a mercoledì 22. La decisione, frutto anche di un’attenta analisi dei dati disponibilioltre chedell’ascolto delle posizioni degli stakeholder e del mercato–incluse le principali associazionidi settore–, è stata adottata oggi pomeriggio dal consiglio di amministrazione di Veronafiere. Si tratta di una decisione concertata, inoltre, con il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia e con il sindaco di Verona, Federico Sboarina.«Il mondo del vino italiano già in passato ha dato unsegnale positivodi svolta. Veronafiere è convinta che, anche in questa occasione,il settore potrà contribuire alla ripresa della nostra economia e a rilanciare un clima di fiducianel Paese», sottolinea il direttore generale Giovanni Mantovani.Veronafiere, nel mantenere altal’attenzione, ha programmato in tempi brevi un incontro con i rappresentanti della filiera per attivare tutte le risorse e le azioni di incoming e promozione sui mercati internazionali.«Siamo consapevoli –aggiunge Mantovani –delle difficoltà del momento e dell’immagine distorta dell’Italia percepita all’estero, ma siamo persuasi che l’emergenza rientrerà consentendoci di organizzare regolarmente la manifestazione, che rappresentail traino per il vino italiano nel mondo». VERONAFIERE POSTICIPA SAMOTER, LETEXPO, ASPHALTICA E B/OPEN Il Cda di Veronafiere Spa, riunitosi oggi, preso atto dell’impossibilità di garantire le corrette tempistiche nelle
operazioni di allestimento, disallestimento e logistica delle prossime manifestazioni fieristiche in relazione alle prescrizioni dell’ordinanza del ministero della Salute e della Regione del Veneto in merito al Covid-19, ha deciso di posticipare le rassegne in programma a marzo e all’inizio di aprile 2020. Samoter, il salone internazionale delle macchine per costruzioni, previsto dal 21 al 25 marzo, si spostaquindi dal 16 al 20 maggio 2020. Insieme a Samoter, vengono riposizionatianche i due eventi concomitanti: Asphaltica, manifestazione sulle infrastrutture stradali, e LetExpo, il nuovo salone sulla logistica e sull’intermodalità sostenibile, organizzato in collaborazione con Alis. Cambio di data anche per la prima edizione di B/Open, la rassegna sulfood certificato biologico e sul natural self-care, che dall’1 al 3 aprile 2020, passa a giugno, dal 22al 24. Il provvedimento di Veronafiere si aggiunge alle altre variazioni in calendario annunciate ieri e che riguardano gli appuntamenti più prossimi di marzo: Model Expo Italyed Elettroexpo,rinviati al 21 e 22 novembre 2020, e Innovabiomed, ora in programma il 15 e 16 giugno 2020 VERONAFIERE: VINITALY CONFERMA LA DATA NELLA TERZA DECADE DI APRILE 2020 Veronafiere conferma le date della 54ªedizione di Vinitaly che sarà regolarmente in calendarionella terza decade di aprile, e precisamente da domenica 19 a mercoledì 22. La decisione, frutto anche di un’attenta analisi dei dati disponibilioltre chedell’ascolto delle posizioni degli stakeholder e del mercato–incluse le principali associazionidi settore–, è stata
adottata oggi pomeriggio dal consiglio di amministrazione di Veronafiere. Si tratta di una decisione concertata, inoltre, con il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia e con il sindaco di Verona, Federico Sboarina.«Il mondo del vino italiano già in passato ha dato unsegnale positivodi svolta. Veronafiere è convinta che, anche in questa occasione,il settore potrà contribuire alla ripresa della nostra economia e a rilanciare un clima di fiducianel Paese», sottolinea il direttore generale Giovanni Mantovani.Veronafiere, nel mantenere altal’attenzione, ha programmato in tempi brevi un incontro con i rappresentanti della filiera per attivare tutte le risorse e le azioni di incoming e promozione sui mercati internazionali.«Siamo consapevoli –aggiunge Mantovani –delle difficoltà del momento e dell’immagine distorta dell’Italia percepita all’estero, ma siamo persuasi che l’emergenza rientrerà consentendoci di organizzare regolarmente la manifestazione, che rappresentail traino per il vino italiano nel mondo». FIERAGRICOLA 2020 CHIUDE CON 132MILA VISITATORI DELEGAZIONI COMMERCIALI DA 30 NAZIONI Oltre 132mila visitat ori, dei quali
il 15% esteri, 900 aziende da 20 nazioni su 67mila metri quadrati espositivi netti, delegazioni commerciali da 30 Paesi, 800 capi di bestiame e 130 convegni tecnici in calendario. Sono i numeri con cui ha chiuso oggi la 114ª Fieragricola di Verona: il salone dedicato al settore agricolo, punto di riferimento nazionale ed europeo. Protagonista nelle quattro giornate di rassegna l’intera filiera legata all’agricoltura che ha richiamato visitatori da tutta Italia, con un sensibile aumento dal sud e dal nord ovest del Paese. Dieci i padiglioni occupati, suddivisi tra meccanizzazione, zootecnia, mangimistica, colture specializzate, energie rinnovabili, agrofarmaci, fertilizzanti e sementi, con il potenziamento delle aree per avicoltura, allevamento dei suini e zootecnia da latte. «L’edizione di quest’anno ha ribadito la validità del format traversale – dichiara Maurizio Danese, presidente di Veronafiere –. Merito anche dell’offerta sempre più completa, grazie a nuove importanti partnership di sistema con le associazioni di filiera, come quella avicola. Inoltre, Fieragricola si è confermata luogo di discussione internazionale dove affrontare le sfide che riguardano il futuro dell’agricoltura in Europa, sul fronte di innovazione, sostenibilità ed economia circolare». Il nuovo Green Deal europeo con le sue ricadute sul mondo agricolo e sulla Pac è stato infatti il tema portante di Fieragricola 2020, insieme ad un approfondimento sulle opportunità di sviluppo dell’agribusiness in Africa. Su questi argomenti si sono confrontati imprese, sindacati agricoli, associazioni e istituzioni. Un dibattito che ha visto la partecipazione della ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova e la ministra dell’Agricoltura della Croazia Marija Vučković che presiede il Consiglio dei ministri agricoli dell’Unione europea nel primo semestre 2020. Proprio la Croazia è stata il paese ospite di questa 114ª Fieragricola,
che ha puntato sull’aumento dell’internazionalità. «Quest’anno, Veronafiere ha investito molto sulle attività di incoming di buyer internazionali in collaborazione con Ice- Agenzia e Federunacoma, focalizzandosi sulla regione dell’Alpe-Adria, sui Balcani e su 17 stati africani – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –. Accanto al ruolo più tradizionale di fiera dell’offerta, vogliamo infatti che Fieragricola si sviluppi sempre più come piattaforma per la domanda, rappresentata da operatori stranieri attentamente selezionati dai mercati target. Allo stesso tempo ci impegniamo per accompagnare all’estero le imprese italiane e infatti siamo già al lavoro su Fieragricola Marocco, in programma ad aprile al Siam di Meknés, dove debutterà anche la formazione per i professionisti locali con i corsi della Fieragricola Academy». A Fieragricola 2020, infine, l’internazionalità è andata in scena anche con gli eventi e i premi zootecnici, grazie al ritorno del Confronto europeo della razza Bruna e al 19° Dairy Open Holstein Show. Fieragricola dà appuntamento alla prossima edizione nel 2022. EXPORT, USA MINACCIA DAZI ANCHE SU VINO
Una vera e propria black list quella ipotizzata dal presidente Usa Donald Trump sui prodotti da importare nel Paese a Stelle e Strisce. Che andrebbe a colpire l’export made in Italy per il quale, dopo la scelta dell’embargo russo, nel governo Renzi si era deciso di ‘abbandonare’ l’esportazione russa per puntare proprio su quella Usa. Con tanto di Piano straordinario del Made in Italy e bando affidato alla Boston Consulting, impresa che cura gli interessi della GDO americana. Ora si rischia di vanificare tutti gli sforzi – delle aziende tricolori – ed economici che si erano fatti con l’Italian Taste. Trump minaccia di inasprire i dazi sui prodotti provenienti dall’Unione Europea per un totale di 11 miliardi di dollari in risposta agli aiuti ad Airbus. Nella lista preliminare stilata dall’ufficio del rappresentante commerciale degli Usa, Robert Lighthizer, compaiono anche molti prodotti alimentari come il Pecorino, Emmental, yogurt, burro, vini con e senza Bollicine, olio d’oliva, agrumi e marmellate. Prima di attivare queste misure, gli Stati Uniti attenderanno che il Wto stimi il valore di quelle che vengono definite ‘contromisure’ rispetto ai sussidi europei a Airbus. “La Ue si è approfittata degli Usa sul commercio per molti anni. Questo finirà presto”, ha twittato Donald Trump. “Il Wto – afferma – ha trovato che gli aiuti della Ue ad Airbus hanno avuto un impatto negativo sugli Usa”. Una risposta “esagerata” per Bruxelles che sottolinea che la definizione del volume dei dazi spetta al Wto e che in ogni caso l’Unione europea si prepara a prendere a breve le stesse misure contro gli Stati Uniti per gli aiuti a Boeing. L’Italia aveva puntato tutte le sue carte sulla giocata perdente.
Per saperne di più era stato scritto: MADE IN ITALY, 30 MLN PER VENDERE IN USA CON BANDIERA “A SCALINI”. PIANO E’ “MONITORATO” MA ANCHE “REVISIONATO” (COMPITO DEL MISE) DA MULTINAZIONALE USA CHE TRA I SUOI CLIENTI HA LE STESSE GDO TRA QUELLE SCELTE SU CUI INVESTIRE SOLDI ITALIANI MISE: ABBIAMO SCELTO BCG PER QUESTO MA NESSUN CONFLITTO DI INTERESSI. RAPPORTI CON GDO CURATI DA ICE. NEL FRATTEMPO VIA VAI DI DIRIGENTI ICE TRA MOSCA E NEW YORK Posted by Redazione × Pubblicato il 26/05/2015 at 17:12 Circa 30 milioni di euro – tra i 12 del Mipaaf e i 18 del Mise – per promuovere il made in Italy agroalimentare in Usa attraverso tre gradini tricolori. Un piano “strategico” di rilancio del settore che dovrebbe essere messo a punto dall’Ice. Ma che succede se questo viene “monitorato” e “revisionato” da una multinazionale Usa di consulenza di management incaricata con un budget al di sotto di soli 5mila euro rispetto la soglia prevista (200 mila euro, ndr) per indire il bando di concorso? E cosa succede se tra le cinque catene di distribuzione su cui puntare per vendere le eccellenze della tavola made in Italy dovessero figurare proprio due clienti della stessa multinazionale? Qualcuno potrebbe pensare che i soldi degli italiani vengano usati da una multinazionale Usa per fare pubblicità a Gdo Usa clienti della stessa, che decidono di vendere made in Italy marchiato con un segno unico distintivo. Nel senso che saranno utilizzati i soldi stanziati dal governo italiano per promuovere i prodotti italiani sotto la bandiera
“a scalini” del segno unico distintivo sugli scaffali dei clienti della stessa società che ha revisionato e monitorato il piano di promozione. Facendo così – direttamente o indirettamente e anche senza volerlo – trarre un vantaggio ai propri clienti che vedranno canalizzati investimenti di cui direttamente o indirettamente usufruiranno anche loro. Dalla multinazionale rispondono ad AGRICOLAE che non possono dare informazioni riguardo i propri clienti. Agricolae ha chiesto anche al Mise in merito al ruolo della Boston Consulting e in merito a un eventuale coincidenza di clienti. Nel confermare che il lavoro della Bcg “si è concluso” sulla “coincidenza” di clienti, ecco quanto ribadito: “Abbiamo preso Bcg – fanno sapere ad AGRICOLAE dallo staff del viceministro Mise Carlo Calenda – proprio perche conosce la Gdo americana altrimenti sarebbe stata del tutto inutile. Gli Usa sono un mercato molto complesso e le regole della Gdo molto specifiche, e questa operazione e’ per dimensione e meccanica senza precedenti. Bcg cosi come Mckinsey (e tutte le altre minori da bain ad Atkerney, Value partners etc) hanno migliaia di clienti tra i top brand mondiali, la maggior parte in concorrenza tra di loro e/o fornitori l’uno dell’altro. Questo ovviamente non configura alcun conflitto di interesse perche’ vi e’ una rigida compartimentazione delle informazioni e perche’ non vi e’ alcuna revenue sharing con i clienti. Se cosi non fosse queste societa’ non avrebbero clienti e fallirebbero mentre, proprio per la complessita’ del mercato mondiale, sempre più’ aziende e istituzioni fanno ricorso ai loro servizi, soprattutto quando si tratta di innescare processi di cambiamento
improntati all’efficienza”. E hanno aggiunto che “il rapporto con Bcg si è concluso il primo maggio e nei tre mesi di lavoro il Gruppo Usa ha assitito l’Ice nella predisposizione del piano. I rapporti con la Gdo li sta curando Ice New York” che ha visto un cambio di poltrone con Mosca. Obiettivo ultimo è quindi promuovere nel mondo il made in Italy agroalimentare con la prospettiva di far crescre l’export a qutoa 50 miliardi entro il 2020. Ma andiamo con ordine. L’Italia attribuisce un peso strategico all’agroalimentare sottolineato dagli impegni assunti dal Governo Renzi con il decreto “Sblocca Italia” con il quale era stata delegata al MISE la stesura del “Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy” che ha messo in primo piano la lotta al fenomeno della falsificazione del prodotto agroalimentare nostrano. L’italian sounding è un fenomeno da anni noto agli addetti ai lavori ma che da poco ha assunto gli onori delle cronache. Oggi, secondo gli operatori, ha proliferato e rappresenta un ampio mercato che alcuni stimano in mancati acquisti delle nostre produzioni, il cui valore si aggirerebbe intorno ai 150 milioni di euro al giorno. Sul podio dei “falsari” ci sono proprio le industrie statunitensi che da anni utilizzano il fascino dell’italianità per produrre e vendere, soprattutto negli scaffali della GDO, prodotti realizzati altrove e che di italiano hanno solamente nome e packaging.
Come già anticipa to da Agricola e, il Piano straordi nario del Mise è stato approvat o a febbraio 2015. Il Piano minister iale ha previsto un impegno economico pubblico di 30 milioni di euro (circa 12 milioni di euro da parte del Mipaaf presi dal Dl competitività di agosto e 18 da parte il Ministero dello Sviluppo economico previsti dal Def, (oltre ai 4 milioni per il segno unico distintivo) da utilizzare “con la grande distribuzione” per introdurre nei supermercati esteri più prodotti del Made in Italy. L’obiettivo ambizioso del Piano è di inserire negli scaffali della grande distribuzione americana marchi di qualità, appartenenti ad aziende di piccole dimensioni. Prossima (il 27 maggio) la presentazione del famoso “segno distintivo unico”: la scelta è ricaduta su una bandiera tricolore “a scalini“ e per la diffusione internazionale di questo marchio distintivo il Piano ha previsto un impegno economico importante. L’ente che deve attuare entrambe le iniziative studiate per contrastare l’Italian sounding, sempre secondo il decreto legge, è l’ICE-Agenzia. Agricolae ha tentato di capire come e quali attività e con
quali tempi l’ICE intende dare seguito ai buoni propositi del Piano straordinario 2015, considerando che ad oggi, fine maggio, poco o nulla di concreto è stato realizzato. Dai documenti rintracciati e dalle informazioni raccolte è emerso che è stato formalmente affidato dall’Ice (stando a quanto si evince anche dalla documentazione online dell’Agenzia) alla società THE BOSTON CONSULTING GROUP SRL il compito di “Assistenza tecnica, controllo di gestione e monitoraggio delle attività promozionali”. Dall’ICE tuttavia hanno fatto sapere ad AGRICOLAE che la multinazionale americana starebbe svolgendo – ma dal Mise dicono che il rapporto è finito – anche una attività di “revisione” del Piano straordinario benché, secondo la legge, la competenza di redigere il Piano straordinario fosse stata delegata unicamente al MISE. L’importo di aggiudicazione della gara vinta da Boston Consulting sarebbe di appena 5 mila euro sotto la soglia prevista per le gare europee, ovvero 195.000 euro. L’ICE ha reso noto anche che le attività promozionali vere e proprie saranno svolte “direttamente” dal personale, “ivi comprese quelle riguardanti la promozione del settore agroalimentare in USA, dagli accordi con la GDO (in corso di definizione), al piano di comunicazione (un altro piano? ndr), alle attività di supporto alle imprese attraverso i 5 uffici negli USA.”
I n s o m m a , a n z i c h é appaltare ad una agenzia di comunicazione internazionale, mediante gara europea, una cospicua parte dei 30 milioni di euro messi a disposizione dal Governo Renzi, l’ICE ha scelto di gestire l’imponente somma di denaro in “amministrazione diretta”. E pur dovendo fare i conti con le leggi sugli appalti pubblici, che prevedono il divieto di frazionare artificiosamente la richiesta di beni e servizi, all’ICE, sempre secondo le informazioni raccolte, sarebbe in corso la gara per la selezione della società che dovrà occuparsi della campagna di comunicazione in USA. Anche in questo caso l’assegnazione della gara avverrà ai sensi del regolamento interno per le spese “in economia” e l’importo posto a base d’asta sarà necessariamente inferiore alla soglia prevista di 200.000 euro. Come per l’affidamento a Boston Consulting l’impegno di spesa previsto dall’ICE è molto marginale rispetto budget complessivo. Un budget di cui resta a questo punto poco chiara la destinazione e le rispettive procedure di impegno delle spese. Altro punto poco chiaro agli addetti ai lavori è come verrà persuasa la Gdo americana a rinunciare al fruttuoso business
delle imitazioni dei nostri prodotti. Per ovvi motivi infatti il margine di un supermercato per la vendita di un finto prosciutto di Parma, stagionato nel Wisconsin, è di gran lunga superiore alla vendita dell’originale importato dall’Italia. Ed è qui che potrebbe giocare un ruolo importante la Boston Consulting in quanto sembrerebbe che tra i sui clienti storici ci siano anche catene della GDO ben radicate sul territorio americano come “Stop and Shop” e “Kroger”. Ma quest’ultimo è un punto estremamente delicato: da Boston Consulting fanno sapere che non commentano mai sui propri clienti e dal Mise, nel confermare la notizia, ribadiscono che “se così non fosse sarebbe inutile” in quanto proprio in virtù dei clienti della Bcg la promozione del made in Italy può essere maggiormente capillare ed efficiente. Ma appare anche il rischio di generare in seno alla stessa un palese conflitto. La multinazionale americana si ritroverebbe infatti a dover gestire contemporaneamente due clienti, ICE e catene di distribuzione USA, portatori di interessi divergenti. Dato che la BCG ha già tra i suoi clienti almeno due catene della Grande Distribuzione tra quelle scelta per il Piano di promozione da lei “monitorato” e “revisionato” potrebbe emergere un eventuale conflitto di interessi in quanto la BCG, indirizzando i soldi italiani nelle catene Gdo suoi clienti, potrebbe far trarre un vantaggio in termini economici o anche solo di visibilità. C’è poi il “via vai” dagli uffici Ice proprio in un momento cruciale tra il piano di promozione Usa e il Ttip. A giudicare dagli organigramma pubblicati sul sito dell’Agenzia- ICE, l’atteso scambio di poltrone tra i direttori delle sedi
Usa e Russia sarebbe finalmente operativo. Pier Paolo Celeste, che era seduto nella poltrona più ambita delle sedi Ice, qulla di New York, è da qualche giorno in forze a Mosca, dove il mercato è fermo a causa di un embargo. Proprio a cavallo dell’anno del piano di internazionalizzazione e del Ttip. Mentre Maurizio Forte è approdato a New York, la sede da cui l’ICE coordina gli altri 4 uffici statunitensi preposti alla promozione del Made in Italy. Il diploma di perito agrario conseguito da Forte nel 1982 con 60/60, considerando anche il peso strategico che ricopre il sistema agroalimentare italiano, avrà senza dubbio pesato sulla decisione dei vertici dell’Agenzia di cooptare negli Usa il proprio funzionario dopo appena 2 anni dalla nomina di direttore della sede moscovita (che risale infatti ad aprile del 2013). I problemi non finiscono qui, all’ICE infatti, oltre a dover evitare frazionamenti artificiosi e conflitti di interesse, devono anche fare i conti con le norme europee che vietano gli “aiuti di stato” secondo le quali non sono ammissibili stanziamenti di origine statale che procurano un vantaggio ad una o più imprese con un impatto sulla concorrenza e sugli scambi. MADE IN ITALY, CALENDA: NESSUN TRUST. 195MILA EURO A BCG PER ESSERE CERTI DI SPENDERE BENE I 70MLN CHE INVESTIAMO. IL VICEMINISTRO ALLO SVILUPPO ECONOMICO: NORMALE CHE AZIENDE COSI GRANDI ABBIANO CLIENTI NELLA GDO. ORA TUTTO IN MANO ALL’ICE Posted by Redazione × Pubblicato il 27/05/2015 at 18:02
“Boston consulting è stata scelta all’interno delle norme di appalto perché la gara era sotto i 200 mila euro. Ci è arrivata, insieme ad altre, anche la richiesta di interesse da BCG. La nostra scelta è caduta su di loro perché tra le varie offerte era quella che aveva un rapporto qualità prezzo migliore”. Così ad AGRICOLAE il viceministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda in merito all’inchiesta sul piano di promozione del made in Italy negli Stati Uniti e sul ruolo della Boston Consulting Group nel “monitorare” e “revisionare” il progetto. Da quanto è emerso, alcune delle catene della Grande distribuzione Usa su cui si è deciso di investire le risorse stanziate dal Dl Competitività e dal Def (un totale di circa 30 milioni di euro) attraverso il Piano strategico “revisionato” dalla Bcg, sono clienti della stessa Bcg. Il che potrebbe far pensare a un conflitto di interessi. I clienti della Bcg potrebbero infatti trarre un vantaggio in termini economici o di visibilità dal piano redatto dalla stessa Bcg su come usare i soldi italiani. Ma non ha dubbi a riguardo il viceministro: “Non credo esista, tra le società di consulenza così grandi, qualcuna che non abbia, tra i suoi clienti, anche qualche colosso della Gdo americana”, spiega. “L’alternativa avrebbe potuto essere quella di scegliere una società di consulenza italiana, ma, evidentemente, ci sarebbe servito a poco per fare il piano di intervento sugli Stati Uniti”. Secondo Calenda “è naturale che queste grandi aziende abbiamo più clienti, spesso anche in concorrenza. Un’azienda come la BCG ovviamente – prosegue – però non lavora sulla base di profit sharing. Vuol dire che non guadagnano di più se le aziende clienti guadagnano di più e, anzi, hanno una
compartimentazione delle informazioni.Così lavorano tutte le grandi aziende del mondo e, per una volta, lo ha fatto anche il governo italiano”. “Non esiste nessuna possibilità che si possa ravvisare un trust anche perché le grandi catene hanno decine di consulenti su decine di progetti specifici”, insiste. “Non rivolgerci a BGC, che ha affiancato ICE, sarebbe stato uno spreco di fondi pubblici, perché avremmo corso il rischio di non intercettare informazioni chiave per il mercato amerciano”, continua ancora il viceministro. “Questa è una normale pratica di tutte le aziende e di molti stati”, prosegue ancora nello spiegare che “ora la campagna sarà nelle mani di Ice e dei distributori, e Ice aveva bisogno di competenze specifiche. Avevamo bisogno di spendere bene i 195 mila euro della consulenza – conclude infine – per essere certi di spendere con efficacia i 70 milioni (in totale) che investiamo”. OCM VINO, TUTTO PRONTO PER IL VINITALY. ECCO IL DECRETO FIRMATO Tutto pronto per l’incontro tra il ministro delle Politiche agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio e gli operatori del settore vino previsto il 7 aprile a VeronaFiere, nel corso
del Vinitaly. Il decreto sull’Ocm vino promozione è firmato. Il prossimo passo sarà quello dell’avviso ministeriale che deve essere pubblicato – da decreto – entro il 31 maggio. Qui di seguito AGRICOLAE pubblica integralmente il decreto OCM VINO firmato in PDF con relativo allegato: DECRETO OCM VINO PROMOZIONE FIRMATO ALLEGATO AL DM 3893 VINITALY A TUTTO BUSINESS: DIALOGO CON LA COMMUNITY DEL VINO 365 GIORNI L’ANNO La 53a edizione del Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati è sold out da novembre 2018 nonostante l’aumento della superficie netta disponibile. Tra le novità, il nuovo salone Vinitaly Design e l’Organic Hall. La Vinitaly Directory Official Catalogue & Business Guide prosegue nel progetto di ampliamento delle lingue (da tre a nove) a disposizione dei buyer. Con la presentazione delle nuove indagini dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, la rassegna fornisce al settore uno strumento per esplorare nuovi mercati potenziali e per leggere in modo coerente lo scenario competitivo. Procede lo sviluppo delle linee strategiche:
digital e incoming in primis. Un’altra edizione in crescita per Vinitaly, che dopo un anno e 40 eventi promozionali e di formazione in Italia e all’estero, si prepara ad aprire con numeri in aumento. La formula di Vinitaly – business in fiera, wine lover in città – sta registrando il gradimento delle aziende, confermato dal sold out degli spazi già nel mese di novembre 2018, nonostante un incremento della superficie netta espositiva disponibile. Con la riorganizzazione dei padiglioni F e 8, per la prima volta l’area netta venduta raggiunge i 100.000 metri quadrati, mentre sono oltre 130 i nuovi espositori diretti, a cui si aggiungono gli indiretti e i rappresentati, che portano il numero totale di aziende a quota 4.600 da 35 Nazioni e ad oltre 16 mila le etichette a catalogo (dati in aggiornamento). Lanciato in occasione del cinquantesimo, il progetto di separare nettamente la parte business con quella destinata al consumatore finale, ha portato il Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati a gestire una graduale diminuzione del numero dei wine lover, per i quali è stato potenziato e arricchito di iniziative il fuori salone Vinitaly and the City (5-8 aprile – www.vinitalyandthecity.com). Due le principali novità del 2019: l’Organic Hall e Vinitaly Design, pensate per dare ulteriore impulso al progetto di una sempre maggiore specializzazione in chiave commerciale della rassegna. Organic Hall e Vinitaly Design (Padiglione F). Il primo accoglie Vinitalybio, organizzato in collaborazione con Federbio e dedicato ai vini biologici, e la collettiva dell’associazione Vi.Te – Vignaioli e Territori, che da sette anni collabora con Veronafiere per rappresentare i vini artigianali. La nuova ubicazione di VinitalyBio e dei produttori artigianali ha liberato spazio per nuove aziende nella collettiva dei vignaioli indipendenti di Fivi (Pad. 8), in
costante crescita anno su anno, oltre che per l’entrata di nuovi importanti espositori o per l’ampliamento degli stand di quelli già presenti. Vinitaly Design è invece il risultato di un’importante razionalizzazione che ha interessato Enolitech, sempre nel padiglione F. Al suo interno sono proposti tutti quei prodotti ed accessori che completano l’offerta legata alla promozione del vino, e all’esperienza sensoriale e all’accoglienza: oggettistica per la degustazione e il servizio, arredi, packaging. La nuova iniziativa permette di mantenere all’interno di Enolitech unicamente le tecnologie e le attrezzature per la produzione di vino, olio di oliva e birra. Digital. Per rafforzare il suo sistema a rete e il dialogo quotidiano con il mercato e i consumatori 365 giorni all’anno, Vinitaly punta anche sul Vinitaly Directory Official Catalogue & Business Guide, che da quest’anno prosegue nel progetto di ampliamento delle lingue (da tre a nove) – italiano, inglese, cinese – per arrivare a coprire anche francese, tedesco, spagnolo, russo, giapponese e portoghese con l’obiettivo di facilitare la ricerca, durante tutto l’anno, di aziende e vini da parte dei buyer (32 mila quelli esteri nel 2018 da 143 nazioni, su un totale di 128 mila visitatori specializzati) e di altre categorie di professionisti, quali enologi, sommelier, horeca, che possono così preparare al meglio gli appuntamenti nel luogo fisico di incontro in fiera, ottimizzando tempi e investimenti. Uno strumento che si evolverà in una piattaforma per l’enoturismo, rivolta sia gli operatori professionali sia ai winelover. Questa è una delle novità di Vinitaly 2019, sempre più focalizzato sul business in modalità esperienziale, anche grazie all’utilizzo delle tecnologie più innovative. Saranno utilizzati infatti gli ultimi strumenti messi in campo attraverso la digital transformation su cui Veronafiere ha
investito finora oltre 5 milioni di euro: dalla app dedicata alla directory, fino al debutto della geolocalizzazione nei padiglioni. Incoming, buyer selezionati e invitati da 50 nazioni di 5 continenti. Alla digital transformation in chiave business si affianca un puntuale programma di incoming di operatori realizzato da Veronafiere-Vinitaly sia con la propria rete di delegati in 60 paesi, sia in collaborazione con ICE-Agenzia. L’obiettivo è di facilitare l’incontro a Verona tra la domanda e l’offerta internazionale negli stand e attraverso il servizio offerto di matching con le aziende per degustazioni nella logica del “Taste&Buy”. Perl’edizione 2019 sono stati selezionati specificatamente e invitati buyer da 50 paesi. Con i cinque continenti rappresentati si conferma duplice l’attenzione della rassegna veronese sia ai mercati storici, sia verso nuove aree dove il consumo di vino sta diventando sempre più una tendenza. Ai buyer è dedicata l’overture di OperaWine organizzata con WineSpectator sabato 6 aprile, alla vigilia di Vinitaly, che dà uno spaccato della migliore espressione enologica delle 20 regioni italiane. Quest’anno sono 103 le cantine selezionate dal magazine americano, delle quali 22 new entry assolute. Outlook Vinitaly-Nomisma Wine Monitor. Focus su Asia e Italia. Per essere sempre più strumento in grado di supportare il business delle imprese del comparto, servono anche specifiche analisi come quelle di Vinitaly-Nomisma Wine Monitor sui principali mercati consolidati e sulle opportunità esistenti in molte aree, ancora poco presidiate e conosciute. L’obiettivo è di offrire un’analisi puntuale degli andamenti reali del mercato, capace di valorizzare punti di forza e aree di criticità e miglioramento, anche per orientare al meglio le politiche della promozione e le risorse a disposizione. Focus del 2019, oltre ad una overview aggiornata di quanto proposto lo scorso anno riguardo lo scenario mondiale, è il mercato emergente asiatico, di grande complessità e potenziale che viene analizzato sia nell’aggregato che attraverso alcuni mercati target: Hong Kong, Giappone, Cina e Corea del Sud.
Fari puntati anche sull’Italia, che rimane uno dei principali mercati al mondo, attraverso una ricerca che aggiorna il valore dei consumi di vino ed esplora il consumer insight, con il dettaglio per aree geografiche, principali regioni e città. Vinitaly – Gdo IRI. Mercato Italia e Germania. Sempre sul fronte delle ricerche, l’esame dell’andamento delle vendite nella GDO, con la ricerca di Vinitaly IRI-Infoscan, è un appuntamento classico nel calendario della rassegna. Quest’anno, oltre al mercato italiano con la sua suddivisione regionale, la ricerca analizza attraverso un focus specifico anche il posizionamento del vino tricolore sugli scaffali della grande distribuzione in Germania. VINITALY-NOMISMA WINE MONITOR: FAR EAST (IMPORT A 6,45 MLD DI EURO) DECISIVO PER SORTI DEL VINO MONDIALE, AREA GEOPOLITICA CRESCIUTA DI PIÚ NEL DECENNIO: +227%
Export complessivo mondo: l’Italia chiude in positivo il 2018 (+3,3%, 6,149 mld di euro), ma comanda la Francia (9,334 mld di euro). • L’Asia Orientale è l’area geopolitica dove l’import di vino è cresciuto di più a valore nell’ultimo decennio: +227% (6,45 mld di euro nel 2018) • L’Ue rimane il mercato più importante (13,3 mld di euro) ma in 10 anni cresce solo del 20%. Poi l’area del Nord America, a +65% e 6,95 mld di euro, tallonata dall’Asia • Tra i 10 top buyer, Cina e Hong Kong hanno registrato la crescita in valore più accentuata (import da mondo) negli ultimi 5 anni, con un tasso annuo di crescita a +14,9% e +11% • La variazione più bassa del quinquennio è invece quella dei 2 top buyer europei, Uk e Germania, rispettivamente a -2,3% e +1,2% • Asia Orientale: Francia leader con quota di mercato al 50% e oltre 3,2 mld di euro. Poi Australia (15,9%), Cile (8,9%) e Italia (6,5%; 5,9% in Cina) • Asia orientale: le esportazioni di Bordeaux e Borgogna valgono oltre 1 mld di euro, più del quadruplo rispetto a tutti i rossi italiani • Asia Orientale: Italia al rallenty, cresciuta meno del mercato in tutti i principali Paesi • Asia Orientale: stime a 5 anni premiano Belpaese, in primis in Cina e Corea del Sud Far East un amore da 6,45 miliardi di euro La domanda globale di vino dell’Asia Orientale* vale 6,45 miliardi di euro di import ed è prossima all’aggancio del Nord America (Canada e Usa), a 6,95 miliardi di euro. Nella corsa al vino, l’Asia Orientale sta facendo gara a sé con un balzo a valore negli ultimi dieci anni del 227% (12,6% il tasso annuo di crescita): 11 volte in
più rispetto ai mercati Ue e quasi il quadruplo sull’area geoeconomica Nordamericana. È il quadro di sintesi fatto oggi a Roma nel corso della presentazione del 53° Vinitaly dallo studio “Asia: la lunga marcia del vino italiano”, a cura dell’Osservatorio Vinitaly- Nomisma Wine Monitor. Secondo lo studio, il vino parla sempre più asiatico, con cui dialogano in particolare i francesi e – oggi più che mai – il ‘nuovo’ mondo produttivo, Australia e Cile che in alcuni paesi beneficiano di una politica dei dazi favorevole. E l’Italia? Dallo studio emerge come a fronte di una tenuta in terreno positivo del sistema vino made in Italy a livello mondiale (+3,3% nel 2018 sull’anno precedente), la presenza in Asia Orientale sia ancora marginale rispetto alle potenzialità italiane. Dei 6,45 miliardi di euro di importazioni registrate lo scorso anno in Cina, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud (ma anche Vietnam, Taiwan, Tailandia, Filippine, Singapore e altre), la Francia – pur in calo – incassa infatti a valore il 50,2% della torta asiatica, per un equivalente di 3,24 miliardi di euro. La quota di mercato italiana si ferma invece al 6,5% (419 milioni di euro), meno anche di Australia (15,9%, a 1 miliardo di euro) e Cile (8,9%). Veronafiere, al lavoro per una piattaforma di proprietà. Per il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese: “La lunga marcia italiana verso l’Asia si è rivelata in questi anni ancora più faticosa per la mancanza di una vera regia di sistema Paese. Dal punto di vista commerciale, la Cina e tutto il Far East offrono grandi opportunità per il made in Italy anche per la complementarietà delle produzioni. Per quanto ci riguarda, stiamo ponendo le basi per una presenza costante in Cina di Vinitaly e degli altri nostri settori di punta, come l’agritech, il design, il marmo, attraverso una piattaforma fieristica proprietaria dedicata. “La fatica nei bilanci dei nostri vini fermi deriva in buona parte dal mancato salto di qualità laddove la domanda è cresciuta di più – ha aggiunto il Ceo di Veronafiere, Giovanni
Mantovani -, ma in questa analisi noi guardiamo al bicchiere mezzo pieno. Abbiamo i numeri, la qualità e il fascino per penetrare un mercato gigantesco, ma non servono proclami e solitarie fughe in avanti. Bisogna capire – prosegue Mantovani – che oggi per contrastare vecchi e nuovi competitor non serve più marciare in ordine sparso, bisogna correre in un’unica direzione e con un brand in grado di aprire la strada. Al prossimo Vinitaly,in termini di presenze espositive e metri quadrati netti il più grande di sempre, sono in media ad ogni edizione più di 5.500 gli operatori provenienti dal Far East. E nel corso dell’anno in Cina, tra i road show in calendario, l’Academy di Vinitaly International e le partnership fieristiche in corso e quello di nuovo ed importante stiamo realizzando saremo in grado di dare alle aziende e alle istituzioni un ulteriore supporto promozionale su quest’area strategica per il futuro dei nostri prodotti, non solo del vino”. In Italia a passo di marcia, competitor di corsa. Ma il futuro è tricolore L’Italia, secondo l’analisi condotta dal responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini, è certamente cresciuta nelle vendite, ma meno dei suoi concorrenti: in Cina in 5 anni l’incremento italiano ha sfiorato l’80% mentre le importazioni da mondo hanno segnato un +106%. Così a Hong Kong (+28% vs +67%) e in Corea del Sud (+36% vs +60%) e soprattutto in Giappone – il mercato più tricolore in Asia – dove il Belpaese non ha fatto meglio di un +3,4%, contro una domanda del Sol Levante cresciuta di quasi il 30%. Per dirla in bottiglie, nel 2018 l’Asia Orientale ha importato quasi 93 milioni di bottiglie di Bordeaux (e 6 milioni di Borgogna), mentre il complessivo dei rossi Dop provenienti da Toscana, Piemonte e Veneto supera di poco i 13 milioni di bottiglie. Tradotto in valore, il rapporto è 11 a 1: 864 milioni di euro del solo Bordeaux contro 77 milioni dei rossi Dop delle 3 regioni italiane. Il futuro si annuncia comunque interessante per il Belpaese, con un tasso annuo di crescita stimato dal nostro Osservatorio nei prossimi 5 anni che si prevede essere
superiore ai consumi dell’area: fino all’8% in Cina, dall’1% al 2,5% in Giappone, complice l’accordo di partenariato economico, dal 5,5% al 7,5% in Corea del Sud e dal 3% al 4,5% a Hong Kong. Vinitaly no limits La 53a edizione del Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati (7-10 aprile, Veronafiere) è sold out dallo scorso novembre nonostante l’aumento della superficie netta disponibile. Tra le novità, il nuovo salone Vinitaly Design e l’Organic Hall. Un’altra edizione in crescita per Vinitaly (www.vinitaly.com), che dopo un anno e 40 eventi promozionali e di formazione in Italia e all’estero, si prepara ad aprire con numeri in aumento. L’area netta disponibile supera i 99.000 metri quadrati, mentre sono oltre 130 i nuovi espositori diretti, a cui si aggiungono gli indiretti e i rappresentati, che portano il numero totale di aziende a quota 4.600 da 35 nazioni e ad oltre 16 mila le etichette a catalogo (dati in aggiornamento). Confermata la formula di Vinitaly – business in fiera, wine lover in città – con Vinitaly and the City (5-8 aprile – www.vinitalyandthecity.com), che sta garantendo da un lato un maggiore flusso di operatori professionali in fiera e una diminuzione voluta e controllata del visitatore appassionato a cui sono dedicate le iniziative in città. VINITALY, MANTOVANI: PENSANDO AL MERCATO, SEMPRE PIU CULTURA E BUSINESS. VIDEO
Molte le novità del Vinitaly 2019. a dirlo in conferenza stampa a Roma, in occasione della presentazione dell’edizione di quest’anno è il Ceo Giovanni Mantovani. Che parte dai mercati: MERCATO, INDAGINE “Vorrei partire dal mercato, perché è dall’analisi delle sue dinamiche che fondiamo le nostre strategie. E le voci del mercato ci dicono sempre più chiaramente quali sono le direttrici da seguire”, spiega. “Vinitaly è e sarà ancora di più una fiera della domanda professionale di vino e proprio sulla domanda abbiamo consolidato un sistema di ricognizione puntuale e certosino. Lo scorso anno il focus che abbiamo deciso di far emergere era dedicato agli Stati Uniti, il primo mercato al mondo ancora con grandi margini di crescita. Quest’anno non potevamo non analizzare quello più promettente, l’Asia Orientale”. https://www.agricolae.eu/wp-content/uploads/2019/03/f6edc6d c-65b9-49da-9ba3-e682a73f8318.mp4 “L’Asia Orientale, che non è solo Cina ma molto di più. Essa rappresenta una area commerciale di circa 1/3 della popolazione mondiale, con un valore delle importazioni di vino per 6,45 miliardi di euro l’anno e una crescita media annua registrata negli ultimi 10 anni del 12,6%. Di questo passo, secondo il nostro Osservatorio, la domanda di vino del Far East supererà entro 3 anni quella del Nord America (Usa e Canada), prima area geoeconomica extraUe con un controvalore importato di 6,95 miliardi di euro”. “Nella suddivisione per aree geoeconomiche è lampante la crescita dei Paesi dell’Asia Orientale nell’ultimo decennio. Stiamo parlando di incrementi superiori di 11 volte sull’area Ue, di 3 volte e mezza rispetto a quella Nordamericana, del
quadruplo sull’Europa extraUe, Russia inclusa”. https://www.agricolae.eu/wp-content/uploads/2019/03/88091ac 9-349f-4a1d-bdf1-7f33e73e703b.mp4 “Ma dove si concentra questa gigantesca domanda? La metà dell’import totale parla francese, e stiamo parlando di un valore di oltre 3,2 miliardi di euro. Seguono i produttori del Nuovo mondo, favoriti anche da un regime dei dazi favorevole: l’Australia – che incrementa in modo consistente in Cina – e il Cile. L’Italia, per ora, raccoglie solo il 6,5% del mercato, per un equivalente di 419 milioni di euro. Per certi versi si può affermare come il nostro gap accusato sui transalpini su scala mondiale – che è di poco più di 3 miliardi di euro – si manifesti in gran parte proprio in quest’area”. CAMBIO DI ROTTA “Da osservatori – prosegue il Ceo – abbiamo però più di un motivo per credere in un positivo cambio di rotta in questa nostra lunga marcia verso l’Asia. Il clima sta cambiando sia da parte dell’offerta italiana che dalla domanda asiatica. Al recente Vinitaly Chengdu, per esempio, abbiamo riscontrato un interesse senza precedenti con il raddoppio degli espositori e un incremento convincente dei buyer”. https://www.agricolae.eu/wp-content/uploads/2019/03/37bc2cd c-35ed-40df-a199-ad7835f6487a.mp4 “Vogliamo poter credere che sia arrivato il nostro momento, che l’italianità stia facendo breccia sulla Cina, e che – al netto dei risvolti politici che non ci competono – sul piano commerciale la visita ufficiale del presidente Xi Jinping possa rivelarsi una leva importantissima per il nostro made in Italy. E quindi anche per il nostro vino”. “Allo stesso tempo sappiamo come questa congiuntura favorevole non sia una condizione sufficiente per determinare un cambio di passo commerciale. Il mercato va condotto, va aiutato, in un’area sicuramente difficile e culturalmente lontana”.
VERONAFIERE PLAYER (ANCHE DIGITAL) DEL MADE IN ITALY “Un proverbio cinese – ironizza Mantovani – dice se la corda è lunga l’aquilone volerà alto. Vinitaly vuole essere la corda del vino italiano in grado di collegare l’Italia con la Cina, Hong Kong, il Giappone, la Corea del Sud e gli altri Paesi. Lo faremo al prossimo Vinitaly – il più grande di sempre con oltre 100mila mq di area sold out già da novembre scorso, con 4600 espositori – dove attendiamo oltre 5mila operatori provenienti dall’Asia Orientale. Lo faremo anche digitalizzando e profilando sempre più Vinitaly, che già oggi conta sulla più grande wine library del vino italiano al mondo, con i contenuti di 4.600 aziende e 17.000 etichette tradotti in 9 lingue. Una directory che sotto evento registra 1,2 milioni di pagine viste. Lo step successivo su cui stiamo lavorando è tradurre in valore, in favore delle aziende, l’enorme patrimonio di informazioni generate dai buyer sulla directory. Flussi informativi, incrociati anche con quelli generati sugli altri canali digitali Vinitaly, che saranno processati per fornire a ogni produttore la mappa precisa del proprio pubblico. Su questa rotta, terminata la manifestazione avvieremo il nuovo progetto digitale testando alcune decine di aziende e dando appuntamento con i risultati al prossimo wine2wine Una digital transformation liquida, che abbraccerà a diversi livelli tutti i target, dal trade al consumer. Per esempio, attraverso un contenitore dedicato all’enoturismo e ai suoi wine lover. Il brand Vinitaly è ormai uno straordinario vettore su più livelli, non solo quello in favore del trade che è il nostro core business, ma anche in ottica consumer. Basti pensare, e qui anticipo un solo dato della survey sui consumi interni oggetto di presentazione a Vinitaly, che in Italia il marchio è conosciuto da 3 italiani su 4. In tema educational – prosegue – non possiamo dimenticare il lavoro
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