VIAKODÁLY - VIAMUSICA 20 21 - Conservatorio della Svizzera italiana

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VIAKODÁLY - VIAMUSICA 20 21 - Conservatorio della Svizzera italiana
swisschamberconcerts.ch
VIAMUSICA 20 21

  STREAMING SABATO 20 MARZO 2021­ORE 20

  VIAKODÁLY
  SWISS CHAMBER SOLOISTS
  Ilya Gringolts violino
  Daniel Haefliger violoncello
  Peter Laul pianoforte
Caro Pubblico,
Siccome questa sera non potete essere qua con noi nella bella sala del Victoria
Hall a Ginevra, veniamo noi a casa vostra tramite streaming. L’esperienza degli
ultimi mesi ha purtroppo mostrato i limiti di questo sistema, limiti che sono
dovuti allo schermo interposto tra voi e noi musicisti costretti a reprimere il
desiderio di immediatezza e di condivisione che solo il concerto con pubblico in
sala è in grado di soddisfare.
Ragion per cui abbiamo deciso, come già per VIA KURTAG e per VIA HOLLIGER,
di non proporvi un live-streaming, ma bensì un «film musicale» che offre, al
posto delle sensazioni del concerto vissuto in sala, immagini dettagliate
dell’evento ottenibili solo grazie a un découpage filmico che gioca
sapientemente coi movimenti della musica. Sei macchine da presa e quattro
cameramen vi faranno così pervenire immagini che sottolineano e spiegano la
musica che state ascoltando, immagini che non avreste potuto vedere in
concerto per via della distanza tra scena e sala.
Il violista Lawrence Power non ha potuto essere con noi per via delle regole
sanitarie draconiane d’entrata in Svizzera e soprattutto di ritorno in Inghilterra.
Abbiamo dunque dovuto cambiare in extremis il programma di questa sera che
sarà rinviato alla prossima stagione. Vi proponiamo in sostituzione, colla
complicità del pianista russo Peter Laul, che suona per la prima volta con i SCC,
un percorso musicale dall’Ungheria alla Svizzera, dal Novecento ad oggi.
Tutto comincia a Budapest, una città che a cavallo tra l’Ottocento e il
Novecento è tutta impregnata d’atmosfera austroungarica. Il salotto artistico
per eccellenza è quello della bella Emma Gruber nata Schlesinger, la cui
famiglia ha cambiato il nome in Sándor conformemente alla voga nazionalistica
dell’epoca. Nata in una famiglia molto facoltosa di mercanti amatori d’arte e di
musica, studia il piano con Béla Bartók e dal 1905 la composizione con Zoltán
Kodály. Pratica lei stessa la composizione, componendo soprattutto Lieder
d’ispirazione romantica e wagneriana e pezzi per piano, tra cui i nostri 33 e 34
della prima versione della collezione «Per i bambini» di Bartók, e vince persino
concorsi di composizione a Parigi e a Londra. Le sue composizioni restano però
praticamente sconosciute – probabilmente per la duplice ragione che mette in
musica testi tedeschi all’epoca dell’«ungarizzazione» quando il romanticismo è
ormai passato di moda.

EMMA KODÁLY 1863-1958
Valses viennoises per pianoforte (1925) 9’
Nella prefazione alla riedizione dei valzer di Emma, Kodály scrive: «Queste
melodie riflettono il tratto eminentemente personale di una donna
straordinaria, che è stata la mia amata compagna durante 48 anni. Non si
curava minimamente della pubblicazione delle sue opere o di essere
riconosciuta come compositrice. La sua musica faceva organicamente parte
della sua vita come pure il suo raffinatissimo virtuosismo di pianista e di
cantante. Illuminava di gioia chiunque la incontrasse.» Queste parole sono
rivelatrici dell’intensità della loro relazione. Nel 1905, quando Emma diventa
allieva di Kodály e l’introduce nel suo salotto, Kodály se ne innamora
immediatamente, attratto dalle sue qualità personali, la sua bellezza e il suo
interesse per la musica contadina ungherese. Nel '10, Emma divorzia dal
banchiere Gruber mettendo fine a un matrimonio infelice e sposa Kodály
nonostante la loro differenza d’età. Nel corso degli anni diventa la sua
insostituibile collaboratrice affiancandolo in ognuna delle sue numerose
attività: Kodály è musicologo, pioniere nel campo dell’etnomusicologia,
compositore, pedagogo, ideatore di nuovi principi educativi per mezzo del
canto – e simultaneamente filologo e linguista. Tuttavia all’inizio della carriera
Kodály si dedica alla sola composizione, e per di più unicamente alla
composizione di musica strumentale e da camera. Al momento dell’incontro
con Emma scrive la Sonatina per violoncello e piano che testimonia la sua
affinità colla musica di Brahms e di Dohnanyi, pur essendo già ancorata per il
suo colore nel Novecento.

ZOLTÁN KODÁLY 1882-1967
Sonatina per violoncello e pianoforte (1904) 8’

Emma, questa donna moderna, poliglotta, emancipata anzitempo, influenza in
modo determinante il corso della storia musicale ungherese: Kodály e Bartók
s’incontrano nel suo salotto e si legano d’amicizia per tutta la vita nonostante la
profonda differenza dei loro stili e dei loro percorsi professionali. Li unisce un
progetto comune, iniziato e accompagnato da Emma: collezionare e
documentare quanto della musica contadina ungherese sopravvive al
cambiamento di gusto delle classi alte urbane che ascoltano ormai solo la
musica romantica e postromantica tedesca.
Questa musica ungherese autentica – da non confondere colla musica zigana –
è tra l’altro caratterizzata dalla gamma pentatonica senza mezzi toni che Bartók
mette in opera all’inizio del suo Allegro barbaro del 1911. In realtà,
originariamente il brano si chiamava «Allegro» e basta, e non ha proprio nulla
di barbaro. Ma un critico parigino aveva parlato di «giovani barbari ungheresi»
a proposito di altri brani di Bartók et Kodály suonati al Festival di Parigi del
1910, e fu ciò che suggerì a Bartók di aggiugere maliziosamente l’aggettivo al
titolo nell’edizione del '13.

BÉLA BARTÓK 1881-1945
Allegro barbaro per pianoforte (1911) 3’

Dieci anni dopo, Bartók ha assimilato le particolarità della musica rurale al
punto di riuscire a fonderle con elementi della musica colta in un tutto
coerente. E così, per esempio, nella sua Prima sonata per violino e piano,
composta per la celebre violinista Jelly d’Arányi, nipote di Joseph Joachim, e
per se stesso al piano, Bartók usa salti d’ottava come i compositori
dodecafonici; ma anche i musicisti di campagna, spesso dilettanti, ricorrono
usualmente a questi salti quando non riescono a suonare una nota troppo alta
o troppo bassa per via delle loro capacità tecniche limitate. A questa fusione
d’elementi d’origine differente s’aggiunge una grande complessità tonale:
entrambi gli strumenti si discostano dalle regole tradizionali della tonalità e
della modulazione arrivando fino all’atonalità. Per di più ciascuna delle due voci
porta avanti il proprio discorso senza rispondere all’altra come succede
abitualmente nella musica classica e romantica, eccezion fatta per qualche
momento cruciale. Bisogna quindi ascoltare questa sonata colla massima
attenzione per riuscire a coglierne il lirismo, l’energia, le armonie e i ritmi in
sommo grado estrosi.

BÉLA BARTÓK 1881-1945
Sonate per violino e pianoforte no 1 (1921) 33’
     Allegro appassionato
     Adagio
     Allegro

Un altro tratto comune tra Bartók e Kodály è il senso della pedagogia. Nel
novero degli studenti che hanno formato, Sándor Veress è una figura di primo
piano. Entrato nell’Accademia Franz Liszt a sedici anni, dal 1925 studia il piano
con Bartók e la composizione con Kodály. Come loro intraprende dal '30 viaggi
nelle campagne per scopi etnomusicologici diventando nel '35 l’assistente di
Bartók, e dopo l’emigrazione di Bartók negli Stati Uniti, l’assistente di Kodály
per la pubblicazione del Corpus Musicae Popularis Hungaricae, l’edizione
completa dei canti popolari ungheresi. Nel '43 succede a Kodály nella cattedra
di composizione all’Accademia e forma, tra gli altri, Ligeti e Kurtág, dei quali gli
SCC vi hanno appena presentato opere in creazione. Veress è quindi l’anello di
congiunzione per eccellenza tra queste due generazioni di compositori
ungheresi, non solo dal punto di vista pedagogico e cronologico, ma anche
musicale.
La pubblicazione dell’opera incredibilmente ricca di Veress non è ancora
terminata. Solo pochi anni fa sono stati ritrovati gli autografi di cinque brevi
pezzi per piano. Non datati, sono stati probabilmente composti, secondo le
richerche intraprese dopo la loro scoperta, a date diverse tra il '45 e il '50. Non
sono riuniti sotto uno stesso titolo, ma sembrano formare un tutto in cui
alternano episodi parlando-rubato e tempo giusto tipici della musica
ungherese. Ogni pezzo corrisponde a un unico gesto musicale, senza secondo
tema, sviluppo o altro: hanno lo stesso carattere concentrato delle Bagatelle
op. 6 di Bartók e delle composizioni di Kurtág.

SÁNDOR VERESS 1907-1992
Fünf Klavierstücke per pianoforte (1945/50) 7’

Nel 1949 Veress lascia per sempre l’Ungheria e ottiene l’asilo politico in
Svizzera. Insegna a Berna l’etnomusicologia, la musica del Novecento e la
composizione. Ha avuto come studenti, tra gli altri, Heinz Holliger, Roland
Moser e Jürg Wyttenbach, dei quali gli SCC hanno presentato spesso creazioni.
La sua doppia divisa, buona costruzione melodica e tecniche contrappuntistiche
nella scia dei canti popolari ungheresi, di Palestrina e di Bach, governa le sue
composizioni e costituisce il fulcro del suo insegnamento. Il suo primo ideale
pedagogico è tuttavia di insegnare agli studenti a liberarsi da ogni dogmatismo
– che sia la dodecafonia o altro – e a trovare la propria strada. Così è per la
musica di Holliger che non rassomiglia a nessun’altra, non tollera etichette, e
s’ispira liberamente alla poesia, alla letteratura e alle persone, come Mäusel
Duo, un dono d’amicizia, o Aleh Stavi scritto nel 2020 in omaggio al
compositore Gideon Klein e a sua sorella che ha salvato un gran numero di
partiture dalla follia distruttrice dei nazisti.
*193
HEINZ HOLLIGER
Mäusel Duo per violino e violoncello (2016) 2’
Aleh Stavi per violoncello solo (2020) 5’

Arrivati alla fine del percorso che ci ha portato da Emma Schlesinger-Kodály a
Heinz Holliger, dall’Ungheria alla Svizzera, ritorniamo alla Budapest del 1914.
Bartók e Kodály seguono ora strade diverse. Bartók scrive soprattutto opere
orchestrali polifoniche con temi dagli sviluppi complessi, e sperimenta la bi- e
l’atonalità. Kodály mette al primo posto l’omofonia, la linea del canto, uno stile
più semplice, più accessibile al pubblico e la tonalità: «La tonalità è come
un’autostrada. In viaggio, quando lasciate l’autostrada, dovete assolutamente
tornarci, sennò vi perdete. Ecco cos’è la tonalità.»
I Kodály erano appunto in viaggio in Svizzera allo scoppio della guerra che
aveva avuto per conseguenza la chiusura immediata delle frontiere.
Fortemente impressionato dalle montagne svizzere, Kodály ebbe la visione del
suo duo per violino e violoncello terminato subito dopo il ritorno a Budapest.
Scriverà più tardi: «Troveranno altri nel duo per violino e violoncello la
grandezza indescrivibile delle gigantesche montagne o il presentimento della
guerra? Questa continua ad essere una domanda essenziale.»
Questo Duo op. 7 illustra perfettamente lo stile di Kodály che fonde insieme
musica rurale e colta. Prima di lui era rarissimo che questi elementi
«folcloristici» venissero impiegati nella musica destinata alle sale da concerto, e
se succedeva, solo a dosi omeopatiche. Udirli in modo così concentrato e così
perfettamente integrato in forme barocche o classiche ha dovuto dare
l’impressione, fuori dall’Ungheria, di una rivoluzione musicale. Nel '25 Kodály
spiega che in realtà «sarebbe più corretto descrivere la musica di Bartók e la
mia come conservatrici. La nostra intenzione non era di rompere i legami col
passato, ma di rinnovarli e rinsaldarli ricreando l’atmosfera delle vecchie
melodie dimenticate, di costruire nuove strutture partendo dei loro frammenti
dispersi. Queste vecchie canzoni costituiscono la nostra eredità; i loro autori
sono i nostri veri antenati.» Quest’interazione tra passato e presente
corrisponde perfettamente alla visione degli SCC: suscitare la creazione nello
specchio dell’esistente.

ZOLTÁN KODÁLY 1882-1967
Duo op.7 per violino e violoncello (1914) 25’
     Allegro serioso, non troppo
Adagio – Andante
       Maestoso e largemente – Presto

                                                              Hildegard Stauder
                                             Traduzione : Alessandra Lukinovich
Una parola personale di Daniel Haefliger a fine concerto: “Emma Schlesinger-
Kodály, onnipresente questa sera, aveva una sorella, Hermina, che è la mia
bisnonna.”

Il violinista russo Ilya Gringolts entusiasma il pubblico col suo virtuosismo, la sensibilità delle
sue interpretazioni e la ricerca costante di nuove sfide musicali. Solista molto richiesto, si
consacra, oltre al grande repertorio concertistico, soprattutto alla musica contemporanea, a
opere raramente in programma e a esecuzioni basate su di un approfondimento storico. I
suoi programmi includono le opere virtuose barocche di Tartini, Leclair e Locatelli, creazioni
mondiali di pezzi di Augusta Read Thomas, Michael Jarrell, Christophe Bertrand e Albert
Schnelzer, e da questa stagione Bernhard Lang, Beat Furrer, Andrej Tchaikovsky e Nicolaus
Richter de Vroe.
Apre la stagione colla partecipazione a numerosi concerti dell’orchestra da camera di
Monaco di Baviera, è invitato dalla National Symphony Orchestra di Taiwan, dall’Orchestra
sinfonica della Radio bavarese, dall’Orchestra Nazionale dei Paesi della Loira, dalla
Filarmonica di Varsavia, dall’Orchestra della Toscana, dalla Radiophilharmonie Kaiserslautern
di Saarbrücken come pure dal Musikkollegium di Winterthur. Suona e dirige progetti colla
Franz Liszt Chamber Orchestra e l’Arctic Philharmonic.
Ilya Gringolts si esibisce tra l’altro colla Royal Liverpool Philharmonic Orchestra, la BBC
Symphony Orchestra, la Finnish Radio Symphony Orchestra, la St. Petersburg Philharmonic,
la Los Angeles Philharmonic, la NHK Symphony Orchestra, la Singapore Symphony Orchestra,
la Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino, i Bamberger Symphoniker, la Mahler Chamber
Orchestra et colle due orchestre della SWR. Momenti importanti sono stati recentemente i
progetti colla Royal Stockholm Philharmonic, la Helsinki Philharmonic Orchestra, la BBC
Scottish Symphony Orchestra, la City of Birmingham Symphony Orchestra, l’Orquesta
Sinfónica de Galicia, l’Israel Philharmonic Orchestra e la Radio Filharmonisch Orkest.
Come primo violino del Quartetto Gringolts, che ha fondato nel 2008, è stato applaudito tra
l’altro al Festival di Salisburgo, di Lucerna, di Edinburgo, al Concertgebouw di Amsterdam,
alla Philharmonie del Lussemburgo, alla Elbphilharmonie di Amburgo, al Konzerthaus di
Dortmund e al Teatro della Fenice a Venezia. Camerista molto apprezzato, collabora
regolarmente con musicisti come James Boyd, Itamar Golan, Peter Laul, Aleksandar Madzar,
Nicolas Altstaedt, Christian Poltera, David Kadouch, Antoine Tamestit e Jörg Widmann.
Nel 2013, ha aggiunto alla sua discografia pubblicata da Deutsche Grammophon, BIS,
Hyperion, Orchid Classics e Onyx la registrazione dei 24 Capricci di Paganini per violino solo
unanimamente salutata dalla critica. Oltre al concerto per violino di Mieczysław Weinberg
coll’Orchestra Filarmonica di Varsavia, ha registrato i concerti per violino di Dvořák colla
Filarmonica di Praga e di Korngold e Adams colla Filarmonica di Copenhagen sotto la
direzione di Santtu-Matias Rouvali. Il suo CD della seconda parte dell’opera completa per
violino di Stravinsky coll’Orquesta Sinfónica de Galicia sotto la direzione di Dima
Slobodeniouk nel 2018 ha ricevuto un Diapason d’Oro. Nel gennaio 2021, ha presentato la
sua registrazione di tre concerti per violino di Locatelli colla Finnish Baroque Orchestra, come
violinista solista e come direttore.
Nell’estate 2020, Ilya Gringolts ha fondato con Ilan Volkov la I&I Foundation per
l’incoraggiamento della musica contemporanea, che commissiona opere a giovani
compositori e compositrici. Una prima serie di brevi soli sarà suonata già durante questa
stagione.
Dopo aver studiato violino e composizione a San Pietroburgo e alla Juillard School of Music
(con Itzhak Perlman), Ilya Gringolts ha vinto nel 1998 il concorso internazionale «Premio
Paganini» diventando così il più giovane laureato di tutta la storia del concorso, e lo resta
tuttora. Ed è anche stato uno dei primi BBC New Generation Artists. Professore di violino alla
Zürcher Hochschule der Künste, è stato nominato nel 2021 all’Accademia Chigiana di Siena.
Suona uno Stradivari «ex-Prové» del 1718.

Musicista polivalente, Daniel Haefliger si è distinto nel corso della sua carriera come solista,
musicista da camera, insegnante, organizzatore e produttore di concerti, conferenziere e
traduttore, ha inoltre avviato numerosi progetti educativi e musicologici.
Violoncellista formato da Pierre Fournier e André Navarra, ha regolarmente suonato come
solista o musicista da camera nei più importanti centri musicali come Berlino, Londra,
Lucerna, Parigi, Tokyo, Newcastle e Sydney con musicisti come Heinz Holliger, Dénes Várion
e Patricia Kopatchinskaia e con direttori come Thierry Fischer, Pascal Rophé, Peter Eötvös e
Magnus Lindberg. Ha girato l’Europa con il Quartetto Zehetmair, vincitore delle maggiori
distinzioni discografiche mondiali, di cui suona a memoria i repertori.
Profondamente coinvolto nella musica del suo tempo, ha creato più di mille opere e ha
lavorato in stretto contatto con tutti i compositori che hanno lasciato il segno sulla sua
generazione come György Kurtág, Brian Ferneyhough, György Ligeti, Elliott Carter, Heinz
Holliger, Helmut Lachenmann, Klaus Huber, Luciano Berio, Franco Donatoni, Pascal Dusapin,
come pure colla nuova generazione di compositori svizzeri.
Alla fine del millennio, ha avviato la più grande serie svizzera di musica da camera con
concerti a Ginevra, Zurigo, Basilea e Lugano, gli Swiss Chamber Concerts, per i quali si fa
carico della direzione artistica e amministrativa insieme a Felix Renggli (Bâle) e a Jürg Dähler
(Zurich). Sulla stessa linea ha fondato recentemente la Swiss Chamber Camerata e la Swiss
Chamber Academy, contesti di lavoro intenso e di scambio tra i giovani solisti più
promettenti del momento e i più grandi artisti. Nella sua carriera è stato violoncello solista
del complesso Modern di Francoforte, della Camerata Bern, dell’Ensemble Contrechamps e
membro fondatore delle omonime edizioni musicologiche.
Docente appassionato, è titolare della classe di musica da camera all’Alta Scuola di Musica
(HEM) di Losanna, sito di Sion.
Numerose registrazioni radiofoniche e CD con etichette come Forlane (F), Stradivarius (I),
Claves (CH), Neos (D), ECM (D) attestano il suo talento d’interprete. Daniel Haefliger suona
uno strumento del liutaio milanese Giovanni Grancino (1695).

Peter Laul è nato in una famiglia di musicisti a San Pietroburgo e ha ricevuto la sua
educazione musicale al Conservatorio della città, dove ha studiato con il prof. Alexander
Sandler. Ha vinto il terzo premio e il premio speciale per la ‘migliore interpretazione di Bach’
al Concorso internazionale di pianoforte di Brema nel 1995; in seguito, nel 1997, ha vinto il
primo premio e il premio speciale, questa volta per la ‘migliore performance di una Sonata di
Schubert’. Nel 2000 ha vinto il primo premio al Concorso Pianistico Internazionale Scriabin a
Mosca e, nel 2003, ha ricevuto la medaglia onoraria “per realizzazioni nelle arti” dal
Ministero della Cultura della Federazione Russa.
Peter Laul si è esibito come solista con la Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestra del
Teatro Mariinsky, l’Orchestra Sinfonica di Mosca, l’Orchestra Kapella di Mosca e numerose
altre orchestre russe sotto la direzione di direttori del calibro di Maxim Shostakovich, Valery
Gergiev, Vasilij Sinaisky, Eri Klas, Jean-Claude Casadesus, Nikolai Znaider e Nikolai Alexeev,
tra gli altri. Ha anche suonato con la Nordwestdeutsche Philharmonie, la Brasilian National
Symphony Orchestra, la Estonian National Symphony, la Tallinn Chamber Orchestra (Estonia)
e ‘Les Siècles’ (Francia) sotto la direzione di François-Xavier Roth. E apparso in tutte le
principali sale da concerto russe: nella sala del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, nella
Sala Tchaikovsky di Mosca, nella nuova Casa della Musica di Mosca, etc. All’estero si è esibito
all’Auditorium du Louvre, al Théâtre de la Ville, al Théâtre du Châtelet e al Musée d’Orsay di
Parigi, all’Opéra de Lyon, al Lincoln Center di New York, all’Amsterdam Concertgebouw, al
Vredenburg di Utrecht, al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles e in numerosi altri luoghi e
festival in tutta Europa, Giappone e Stati Uniti. Le sue esibizioni più recenti sono state al
Festival Serres d’Auteuil di Parigi, ai festival Schubertiade e Beethoven di Colmar, al festival
The Stars of the White Nights di San Pietroburgo, Art November (Mosca), a Le Printemps des
Arts di Monaco, etc.
Peter Laul è anche un esperto musicista da camera. I suoi partner abituali includono Dmitry
Kouzov, Marc Coppey, Ilya Gringolts, Graf Mourja, Sergey Levitin, Valery Sokolov, Alexander
Ghindin, Diemut Poppen, Francoise Groben, Gary Hoffmann, David Grimal, Laurent Korcia e
Tedi Papavrami.
Peter Laul ha registrato per Harmonia Mundi, Aeon, Onyx, Naxos, Marquis Classics,
Querstand, Integral Classics, King Records, Northern Flowers e per numerose stazioni
televisive e radiofoniche russe o straniere.
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