Upskilling Cultural Mediators. A vet Course for Cultural Mediators to address the refugee crisis s skills needs - Rita Bertozzi e Tatiana Saruis ...
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Upskilling Cultural Mediators. A vet Course for Cultural Mediators to address the refugee crisis´s skills needs Rita Bertozzi e Tatiana Saruis Università di Modena e Reggio Emilia
Finalità e tempi Sviluppare e rendere disponibili online risorse aggiornate per la formazione (linee guida, materiali e strumenti didattici) volti a rafforzare le competenze-chiave dei mediatori interculturali, contribuire così a potenziare i loro percorsi di formazione per migliorare l’intervento a favore dei rifugiati e richiedenti asilo Ottobre 2016 - Ottobre 2018 Le azioni La ricerca sui mediatori e sui bisogni formativi per la mediazione nei Paesi ReCULM, con un focus sui rifugiati e i richiedenti asilo L’analisi trasversale dei bisogni formativi dei mediatori, e delle conoscenze, competenze e abilità utili alla mediazione e al lavoro con i rifugiati e richiedenti asilo Predisposizione di risorse per la formazione e l’autoformazione dei mediatori: i contenuti e la strutturazione in moduli, i materiali e gli strumenti didattici Il MOOC (Massive Open Online Course) La divulgazione e la promozione di un percorso per il rafforzamento della figura del mediatore
2. La ricerca sui mediatori e sui bisogni formativi per la mediazione nei Paesi ReCULM, con un focus sui rifugiati e i richiedenti asilo Il contesto italiano d’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo - Politiche di emergenza e ambivalenti - Debolezze e frammentarietà del sistema di ricezione nazionale - Categorizzazione istituzionale - Nuove sfide per i servizi in tempi di risorse scarse - I mediatori interculturali tra domande dei migranti e emergenze dei servizi - I mediatori: figure necessarie, attivate in tutte le fasi
Il riproporsi di questioni tipiche sulla mediazione - Figura a statuto debole - Ruolo delle origini immigrate - Sporadicità o continuità del dispositivo - Traduzione / mediazione - Terzietà del mediatore - Mediazione come competenza diffusa o specialistica Dati emersi dalla fase di ricerca Flessibilità del dispositivo Rischi di burn-out Scarso riconoscimento professionale Bisogno di formazione e aggiornamento Raccolta storie e gestione vissuti sofferenza Prevenzione e gestione dei conflitti Pressioni relative a bisogni e cambiamenti Affiancamento a diverse figure professionali Legislazione specifica Gestione delle informazioni e dinamiche distorsive
3. L’analisi trasversale dei bisogni formativi dei mediatori Le conoscenze, competenze e abilità utili alla mediazione e al lavoro con i rifugiati e richiedenti asilo 4. Le risorse per la formazione e l’autoformazione dei mediatori
Le risorse per la formazione Dal «Rapporto ReCULM sulle Unità di Apprendimento» … - Gli obiettivi di apprendimento sulle conoscenze, abilità e competenze - I contenuti formativi del corso … A «La Guida ReCULM per la Formazione» - I moduli e i contenuti formativi - I materiali didattici • Il corso risponde ai bisogni formativi emersi dalla ricerca sui mediatori e sul lavoro con i rifugiati con i richiedenti asilo e rifugiati • Prevede un livello EQF 3 e 6 ECTS, per un totale di 150 ore di lavoro degli studenti • E’ strutturato in 6 moduli, ognuno composto da 5 temi. Ciascun tema è articolato in un numero di slide compreso tra 10 e 40 • I contenuti dei moduli e le slide sono stati elaborati dall’Università di Almerìa • Tutti i materiali e gli strumenti didattici saranno scaricabili gratuitamente sul sito del progetto, in 4 lingue (Inglese, Italiano, Greco e Spagnolo): www.reculm.eu
I materiali didattici descritti nella Guida per la Formazione • Contenuti dei moduli articolati in slides e contenuti aggiuntivi • Casi studio • Domande&risposte STRUTTURAZIONE DEL CORSO RECULM IN MODULI Modulo 1: Elementi di base sulle migrazioni, i rifugiati e il quadro legale in cui si inseriscono Modulo 2: Diversità culturale e relazioni interetniche Modulo 3: Gestione del conflitto: definizione, prevenzione e risoluzione. Il conflitto interetnico Modulo 4: Elementi sul benessere psicologico e la salute socio-emotiva dei rifugiati. Strategie di supporto ai gruppi e la cura di sé dei mediatori Modulo 5: Comunicazione e interpretariato nei contesti della mediazione interculturale Modulo 6: La pratica della mediazione interculturale con i rifugiati
MODULO 1 - ELEMENTI DI BASE SULLE MIGRAZIONI, I RIFUGIATI E IL QUADRO LEGALE IN CUI SI INSERISCONO • Analisi dei più • Concetti e terminologia (concetti come immigrato, straniero, • I rifugiati: contesti recenti flussi rifugiato, richiedente asilo, reinsediamento ricollocazione, d’origine, conflitti migratori protezione internazionale, non respingimento, rimpatriato, interni, caratteristiche permesso di soggiorno e di lavoro, regolamento di Dublino) culturali e sociali Tema 1 Tema 2 Tema 3 • Quadro di riferimento legale e politico nazionale ed • Provvedimenti speciali e Europeo (quadro nazionale ed europeo, procedure protocolli per il supporto amministrative dei paesi coinvolti, risoluzioni ONU, a gruppi vulnerabili diritti umani, istituzioni e risorse per l’assistenza) Tema 4 Tema 5 MODULO 2 - DIVERSITÀ CULTURALE E RELAZIONI INTERETNICHE • Cultura e diversità (approcciarsi ai • Elementi di psicologia sociale e teorie socio- concetti di cultura, pluralismo culturale, cognitive (rapportarsi con se stessi, il concetto di sé e multiculturalismo e culturalismo, diversità, l’autostima. Creare un’identità personale e sociale. ecc. Note antropologiche sociali e culturali) L’identità nella mediazione interculturale - rifugiati, professionisti e mediatori interculturali) Tema 1 Tema 2 • Teoria delle • Migrazione e acculturazione • Esclusione sociale e rappresentazioni sociali: (acculturazione nella società ospitante. discriminazione stereotipi e pregiudizi Conseguenze dell’adattamento nelle società (definizione, processo di (definizione, processo ospitanti: adattamento psicologico e socio- emarginazione sociale e formativo e aspetti positivi e culturale. Soddisfazione per la vita. Contatti categorie discriminate) negativi) positivi) Tema 3 Tema 4 Tema 5
MODULO 3 - GESTIONE DEL CONFLITTO: DEFINIZIONE, PREVENZIONE E RISOLUZIONE. IL CONFLITTO INTERETNICO • Modelli e tecniche di • Introduzione al • Aspetti psicologici facilitazione in tema del conflitto e socio-culturali contesti comunitari (definizione di del conflitto: il comunità e cause e tipologia conflitto l’inclusione dei conflitti) interetnico Tema 1 Tema 2 Tema 3 • Analisi del contesto • Modelli e tecniche di conflittuale prevenzione e gestione positiva del conflitto nella mediazione interculturale Tema 4 Tema 5 MODULO 4 - ELEMENTI SUL BENESSERE PSICOLOGICO E LA SALUTE SOCIO-EMOTIVA DEI RIFUGIATI. STRATEGIE DI SUPPORTO AI GRUPPI E LA CURA DI SÉ DEI MEDIATORI • Introduzione alla psicologia • Il profilo psicologico dei migranti, dei rifugiati e dei gruppi (concetti attitudinali, vulnerabili (il progetto migratorio, le aspettative e le emozioni comportamentali, emozionali e coinvolte. Impatto psicologico: stress post-traumatico, ansia, della personalità) depressione ed altre condizioni correlate. Caratteristiche delle persone in ambienti diversi in cui avviene la mediazione) Tema 1 Tema 2 • Le competenze professionali utili • Tecniche e strumenti per la • Tecniche e strumenti per il lavoro al lavoro con i rifugiati (empatia, cura di sé e il con i rifugiati e i richiedenti asilo ascolto attivo, autocontrollo, apertura, miglioramento delle abilità (riconoscere i segnali di stress, riflessione, osservazione, professionali dei mediatori aggressività, burn-out, ecc. e strategie di visualizzazione, ecc.) interculturali gestione ... ) Tema 3 Tema 4 Tema 5
MODULO 5 - COMUNICAZIONE E INTERPRETARIATO NEI CONTESTI DELLA MEDIAZIONE INTERCULTURALE • Teorie e modelli della • Tecniche di • Competenze e valori utili a comunicare comunicazione (principi più comunicazione dei con attori sociali diversi (autorità, altri importanti di comunicazione, tipi di contesti professionisti, popolazione target e messaggi ed elementi coinvolti) interculturali società in generale) Tema 1 Tema 2 Tema 3 • L’interpretariato nella mediazione • Codice deontologico interculturale (tipi, tecniche e dell’interpretariato competenze professionali richieste nell’interpretariato) Tema 4 Tema 5 MODULO 6 - LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE INTERCULTURALE CON I RIFUGIATI • La mediazione • Il mediatore interculturale interculturale nel (il ruolo del mediatore in contesto europeo ogni fase di accoglienza e integrazione dei rifugiati) Tema 1 Tema 2 • Relazioni e coordinamento del mediatore con • Tecniche per il • Il codice altre professionalità (profili accademici del lavoro di comunità deontologico dei mediatore nel gruppo nazionale. Differenze tra i mediatori ruoli di altri professionisti in ciascuna area di interculturali intervento) Tema 3 Tema 4 Tema 5
MODULO 3 GESTIONE DEL CONFLITTO: DEFINIZIONE, PREVENZIONE E RISOLUZIONE. IL CONFLITTO INTERETNICO Tema 4 L’analisi del conflitto CONTENUTI I. Che cos’è II. I presupposti III. Gli strumenti l’analisi del dell’analisi del per l’analisi del conflitto? conflitto conflitto 24
Che cos’è l’analisi del conflitto? Fisher et al. (2000) definiscono l’analisi del conflitto come un processo pratico utile a esaminare e comprendere un contest conflittuale, a partire da una pluralità di prospettive. Questa prospettiva è mirata a sviluppare una strategia e un piano d’azione per affrontare il conflitto. Si tratta di: • Conoscere le condizioni di contesto e la storia che ha innescato le dinamiche conflittuali • Identificare tutti i gruppi e i portatori di interesse coinvolti nel conflitto • Approfondire le posizioni e prospettive di tutti i gruppi in conflitto e le modalità con cui si relazionano e interagiscono. • Identificare i fattori, impliciti ed espliciti, che sono alla base del conflitto. • Analizzare i fallimenti e i successi delle eventuali strategie già messe in atto per affrontare il conflitto per comprenderne le ragioni. I presupposti dell’analisi del conflitto E’ mirata a supportare il successivo intervento. I conflitti si verificano in contesti e con processi dinamici. Qualsiasi intervento messo in atto diventerà parte di questi sistemi e processi e dovrebbe focalizzarsi sul supporto alle idee più costruttive e orientate alla ricerca di una soluzione. Può essere orientata ad affrontare sia i conflitti tra individui che tra gruppi, con una prospettiva partecipativa. L’analisi non conduce alla comprensione oggettiva del conflitto ma piuttosto fa emergere le posizioni soggettive. Queste posizioni possono anche essere esplicitate e diventare parte della strategia per affrontare il conflitto. Prevede di: 1) verificare le modalità di coinvolgimento degli stakeholders nel conflitto, 2) determinare i confini del conflitto, con l’opzione di rivisitarne la configurazione in diversi momenti, 3) applicare metodi e strumenti utili all’analisi del conflitto, come quelli descritti in seguito. Ci sono molti strumenti e tecniche per svolgere un’analisi del conflitto. Di seguito ne sono descritti alcuni che appaiono I più adeguati ad affrontare i conflitti in contesti multiculturali. Le fonti cui sono stati attinti sono: Fisher et al, 2000; Mason and Rychard, 2005 and Oliva and Charbonnier, 2016.
Strumenti per l’analisi del conflitto 3.1 L’albero del conflitto L’albero del conflitto è uno strumento di visualizzazione e classificazione che consente di individuare i fattori del conflitto e le loro relazioni, distinguendo: - Le radici che simboleggiano i fattori strutturali, più “statici” e posti alla base del conflitto. Sono più difficili da modificare, soprattutto se il tempo a disposizione per l’intervento è limitato. Tuttavia, se vengono trascurate o evitate, il conflitto tornerà a sorgere. - Il tronco che rappresenta le ragioni manifeste del conflitto, che collegano i fattori strutturali con quelli dinamici. Sono le questioni che le parti in causa esplicitano come l’oggetto del conflitto. - I rami rappresentano i fattori secondari, derivanti da cause più profonde e non sempre esplicite. Si tratta di questioni dinamiche, su cui intervenire con successo è più semplice ma i risultati sono di breve durata. Questa analisi offre l’opportunità di: - Riflettere sulle cause e le connessioni tra i diversi fattori del conflitto. - Elaborare una strategia che tenga conto dell’orizzonte temporale dell’intervento. ISTRUZIONI PER L’USO: 1.Disegnare un albero con radici, tronco e rami su un cartellone o una lavagna a fogli mobili. 2. Ciascuno ha a disposizione dei post-it sui quali scrivere una o due parole o fare un disegno che rappresentino i fattori del conflitto così come li vede. 3. Invitare le persone ad attaccare i post-it alle diverse parti dell’albero: sulle radici se hanno indicato un fattore strutturale; sul tronco, se hanno indicato una questione manifesta; sui rami se hanno indicato un fattore dinamico, derivante dal conflitto e che influenza il conflitto. 4. La discussione si orienta sui fattori, sul punto dell’albero in cui sono stati collocati e su come sono interrelati. Occorre mettere in luce che le posizioni di ciascuno sono soggettive, non giuste o sbagliate, e che possono cambiare nel tempo 5. In seguito, occorre discutere su come intervenire sui diversi fattori e sulle relazioni e dinamiche che li caratterizzano. 6. Attraverso l’albero, i partecipanti possono visualizzare le trasformazioni del conflitto nel tempo e i risultati dei loro sforzi.
3.3 Il Triangolo ABC 3.2 La mappa del conflitto 3.4 La mappatura Bisogni-Paure Parties Issues Interests/Needs Fears Means Options 3.5 Il Modello della Multi-Causalità Catalysts MODULO 6 LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE INTERCULTURALE CON I RIFUGIATI Tema 3 Relazioni e coordinamento del Mediatore Interculturale con le altre figure professionali
CONTENUTI I. I limiti del ruolo del II. I ruoli delle diverse mediatore e figure professionali l’importanza di sapere nelle équipe quando delegare un multidisciplinari caso III. Il lavoro in team: IV. I principi del l’importanza del gruppo professionale lavoro in team 31 Il lavoro in team: l’importanza del gruppo professionale IL GRUPPO PROFESSIONALE e il suo funzionamento appropriato sono essenziali all’efficacia del servizio offerto ai migranti e ai rifugiati. La COOPERAZIONE MULTIDISCIPLINARE migliora la strategia complessiva di intervento e l’apporto di ciascuna delle figure coinvolte nell’approccio al caso da affrontare. In teoria, i mediatori interculturali dovrebbero costituire un supporto per le altre figure che compongono il team. In pratica, la loro presenza potrebbe essere “sgradita”, ad esempio se percepita con un ruolo di advocacy a favore dei migranti e/o con una posizione critica verso l’operato degli altri professionisti. E’ dunque IMPORTANTE: -Spiegare quale sia il ruolo del mediatore interculturale, non solo agli assistiti ma anche ai colleghi -Cercare di guadagnarsi la fiducia dei colleghi -Individuare un leader che agevoli l’inserimento nel gruppo 32
I principi del lavoro in team Approccio positivo Efficace allocazione Relazioni di lavoro alla diversità e delle risorse costruttive all’uguaglianza Rispetto reciproco Approccio efficace Approccio positivo tra i component alla risoluzione dei alla gestione del del team problemi conflitto Comunicazione Affidabilità dei efficace tra i Leadership solida e componenti del componenti del efficace team team https://www.sqaacademy.org.uk/pluginfile.php/42752/mod_resource/content/2/HTML_files/PDAmanagement_03.htm 33 Le basi di un efficace lavoro in gruppo: • LA CONDIVISIONE DEGLI OBIETTIVI: Il gruppo lavora per stabilire obiettivi condivisi che riflettano le priorità nell’assistenza ai rifugiati e che dovrebbero essere chiaramente esplicitati, compresi e perseguiti da tutti i componenti del team. • LA CHIAREZZA DEI RUOLI: Il ruolo e le responsabilità di ciascuno dei componenti sono chiari e orientati a ottimizzare l’efficacia dell’intervento e la divisione del lavoro deve produrre il valore aggiunto di un’azione integrata e non risultare come la somma di azioni individuali. • FIDUCIA RECIPROCA: I componenti del team godono di fiducia reciproca, stabiliscono relazioni di reciprocità e creano condividono le opportunità e i successi. • COMUNICAZIONE EFFICACE: Il gruppo considera prioritario il miglioramento continuo delle proprie capacità comunicative. Prevede dei canali efficaci per consentire una comunicazione aperta ed esaustiva, che siano accessibili a ciascuno dei suoi componenti. • PROCESSI ED ESITI MISURABILI: Il gruppo è in grado di produrre feedback affidabili e tempestivi sui propri successi e fallimenti rispetto al proprio funzionamento e agli obiettivi da raggiungere. Questi sono impiegati per migliorare le future performance del gruppo. http://libguides.gwumc.edu/c.php?g=365963&p=247300434
40 CASI STUDIO: UNO STRUMENTO DIDATTICO PER RIFLETTERE E DISCUTERE • Sono stati elaborati da UNIMORE, a partire dalle interviste realizzate con i mediatori e altri esperti di mediazione dai partner del progetto nei rispettivi Paesi • Sono pensati come strumenti didattici per stimolare la riflessione e rinforzare le conoscenze, competenze e abilità dei mediatori • Si tratta di descrizioni di situazioni che i mediatori si trovano comunemente ad affrontare nella loro quotidianità e dilemmi riguardanti la loro professione e le pratiche della mediazione. • Una parte è dedicata a problematiche che riguardano i rifugiati e i richiedenti asilo. la descrizione di uno scenario o una riflessione sulla mediazione Si compongono una breve sintesi che aiuta il lettore a di 3 parti: focalizzare i temi emergenti Alcune domande per stimolare riflessioni, considerazioni o dibattito
UN ESEMPIO DI CASO STUDIO A. UN BREVE RACCONTO SULLA MEDIAZIONE Occorre che i mediatori che collaborano con altre figure professionali – come medici, psicologi, operatori sociali e così via – siano consapevoli del limite del proprio ruolo. Qualche volta, i mediatori che hanno lavorato in ambito sanitario e hanno affrontato svariati casi, si sentono nella posizione di prendere l’iniziativa di consigliare i rifugiati su questioni relative alla salute, senza il permesso dei medici o dello staff sanitario. Soprattutto se i mediatori provengono dallo stesso Paese e dalla stessa cultura, i rifugiati confidano nel mediatore più che sullo staff sanitario e prendono seriamente i suoi consigli. Queste iniziative da parte del mediatore mettono a rischio la vita dei rifugiati e creano tensioni e problemi di comunicazione nel gruppo dei professionisti che lavorano a supporto dei rifugiati (Esperto di Rifugiati, ONG medico sanitaria, Grecia). B. QUAL È IL PUNTO Questo racconto spiega quanto possa essere difficile per i mediatori definire i propri compiti e limiti del proprio ruolo rispetto alle altre figure professionali, in questo caso allo staff medico sanitario. Si sottolinea dunque l’importanza di acquisire la consapevolezza delle diverse competenze come parte del ruolo di mediatore, con la finalità di evitare, da un lato, i rischi per la salute dei rifugiati, che confidano nei mediatori – soprattutto se vengono dallo stesso Paese – e seguono i loro consigli; dall’altro, conflitti di ruolo nel team di lavoro. C. ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE - Sei d’accordo con le considerazioni proposte dal narratore sul ruolo dei mediatori e i suoi limiti? - Hai mai sperimentato o osservato conflitti nei team di lavoro, relativi alla definizione dei reciproci limiti professionali? In che modo ti sei comportato o ti comporteresti? - Pensi che l’appartenenza allo stesso Paese possa essere problematica per la costruzione di una relazione equilibrata tra mediatori e beneficiari? Che vantaggi e svantaggi può creare per gli immigrati il supporto di un mediatore che proviene dal loro stesso Paese? Quali potrebbero essere le difficoltà per un mediatore che si trova a lavorare con persone che provengono dal suo stesso Paese? A. UN BREVE RACCONTO SULLA MEDIAZIONE Occorre che i mediatori che collaborano con altre figure professionali – come medici, psicologi, operatori sociali e così via – siano consapevoli del limite del proprio ruolo. Qualche volta, i mediatori che hanno lavorato in ambito sanitario e hanno affrontato svariati casi, si sentono nella posizione di prendere l’iniziativa di consigliare i rifugiati su questioni relative alla salute, senza il permesso dei medici o dello staff sanitario . Soprattutto se i mediatori provengono dallo stesso Paese e dalla stessa cultura, i rifugiati confidano nel mediatore più che sullo staff sanitario e prendono seriamente i suoi consigli. Queste iniziative da parte del mediatore mettono a rischio la vita dei rifugiati e creano tensioni e problemi di comunicazione nel gruppo dei professionisti che lavorano a supporto dei rifugiati. (Esperto di Rifugiati, ONG medico sanitaria, Grecia)
B. QUAL È IL PUNTO Questo racconto spiega quanto possa essere difficile per i mediatori definire i propri compiti e limiti del proprio ruolo rispetto alle altre figure professionali, in questo caso allo staff medico sanitario. Si sottolinea dunque l’importanza di acquisire la consapevolezza delle diverse competenze come parte del ruolo di mediatore, con la finalità di evitare, da un lato, i rischi per la salute dei rifugiati, che confidano nei mediatori – soprattutto se vengono dallo stesso Paese – e seguono i loro consigli; dall’altro, conflitti di ruolo nel team di lavoro. C. ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE • Sei d’accordo con le considerazioni proposte dal narratore sul ruolo dei mediatori e i suoi limiti? • Hai mai sperimentato o osservato conflitti nei team di lavoro, relativi alla definizione dei reciproci limiti professionali? In che modo ti sei comportato o ti comporteresti? • Pensi che l’appartenenza allo stesso Paese possa essere problematica per la costruzione di una relazione equilibrata tra mediatori e beneficiari? • Che vantaggi e svantaggi può creare per gli immigrati il supporto di un mediatore che proviene dal loro stesso Paese? • Quali potrebbero essere le difficoltà per un mediatore che si trova a lavorare con persone che provengono dal suo stesso Paese?
Utilizzo dei casi studio • Tutti i casi studio sono collegati ai moduli del corso. • Ciascun caso studio può essere collegato a diversi moduli, per via delle molteplici tematiche che consente di trattare. • Le stesse questioni possono essere trattate da più casi. • Possono essere usati per la formazione o l’auto-formazione o nei gruppi per favorire il dibattito sulla mediazione. • Sia i casi che le relative domande possono essere selezionati a seconda delle diverse finalità o strategie didattiche. Moduli del corso ReCULM I casi studio di riferimento 1. Elementi di base sulle migrazioni, i rifugiati e il quadro legale Casi 13, 17, 18, 29, 30, 31, 32, 34, 35, in cui si inseriscono 37, 39 Casi 2, 3, 7, 9, 12, 17, 19, 20, 21, 22, 2. Diversità culturale e relazioni interetniche 24, 26, 27, 31, 32, 33, 35, 36, 37, 40 3. Gestione del conflitto: definizione, prevenzione e risoluzione. Casi 1, 2, 7, 22, 24, 26, 29, 31, 32, 33, Il conflitto interetnico 34, 35, 36, 37, 40 4. Elementi sul benessere psicologico e la salute socio-emotiva Casi 3, 4, 5, 6, 8, 10, 11, 14, 17, 20, dei rifugiati. Strategie di supporto ai gruppi e la cura di sé dei 23, 28, 39 mediatori 5. Comunicazione e interpretariato nella mediazione Casi 1, 2, 3, 4, 9, 12, 15, 16, 18, 19, interculturale 20, 25, 32, 38 Casi 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 13, 6. La pratica della mediazione interculturale con i rifugiati 14, 15, 21, 22, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40
108 DOMANDE&RISPOSTE DI VALUTAZIONE E AUTOVALUTAZIONE • Sono state elaborate dall’Università di Modena e Reggio Emilia (Moduli 1, 3, 5, 6) e dall’Università di Almerìa (Moduli 2, 4). • La loro finalità è di rinforzare le conoscenze dei mediatori acquisite tramite il corso di formazione ReCULM. • Si tratta di strumenti didattici utilizzabili dai mediatori stessi per l’auto- valutazione o dagli insegnanti che si occupano della loro formazione, a fini valutativi. • Sono direttamente collegate ai 6 moduli del corso. Per ciascun modulo sono previste 18 domande a risposta chiusa, dunque si tratta di 108 domande in totale. • Per ciascuna domanda sono previste tre risposte, che possono essere: tutte corrette, due corrette o solamente una corretta. • Per ciascuna risposta corretta viene indicata la fonte - modulo, tema e numero slide di riferimento – all’interno del corso in cui trovare le relative spiegazioni e informazioni più approfondite.
UN ESEMPIO DOMANDE E RISPOSTE PER LA VALUTAZIONE – MODULO 6 Q8. Qual è lo status professionale del Mediatore Interculturale in Europa? □ a) I mediatori di solito lavorano informalmente e la maggioranza di loro non è formata o qualificata per svolgere questa attività. □ b) Quella del riconoscimento professionale del mediatore è una questione dibattuta in Europa, ma manca un coordinamento istituzionale sul tema. □ c) I mediatori qualificati sono pochi rispetto alle necessità e svolgono questa attività come volontari o, in alcuni casi, hanno contratti a termine. RISPOSTE CORRETTE - MODULO 6 Q8. Tutte le risposte sono vere. Fonte: Modulo 6, Tema 1, Slide 15. 5. Il MOOC (Massive Open Online Course)
Sviluppato a partire dai materiali e dagli strumenti elaborati nell’ambito del progetto ReCULM Prima sperimentazione (21 maggio per tre settimane); seconda sperimentazione dal 20 agosto Accesso gratuito per tutti i partecipanti (3 settimane, 4 ore a settimana, flessibile) STRUTTURAZIONE DEL MOOC (CORSO ONLINE) WEEK 1: REFUGEES’ DEFINITION, JOURNEY AND INTERCULTURAL RELATIONS Refugee's journey from country of origin to receiving country Culture and intercultural relations WEEK 2: PSYCHOLOGICAL WELL-BEING OF BOTH REFUGEES AND PRACTITIONERS, SOCIAL INTEGRATION Refugee’s circumstances in relation to Maslow’s hierarchy of needs Core domains of integration Stress management and well-being WEEK 3: INTERCULTURAL COMMUNICATION AND MEDIATION Stereotyping, prejudice and language Cultural mediation
6. La divulgazione e la promozione di un percorso per il rafforzamento della figura del mediatore LA FASE FINALE I workshop nei 4 Paesi partner Valutazione e nuova edizione del MOOC in agosto Raccolta di manifestazioni di interesse per il corso e piano strategico per la promozione della figura del mediatore, entro settembre
Puoi anche leggere