Università della Terza Età Cinisello Balsamo Storia dell'Arte Contemporanea a.a. 2019 2020 - Dott.ssa Francesca Andrea Mercanti
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Università della Terza Età Cinisello Balsamo Storia dell’Arte Contemporanea a.a. 2019 – 2020 Dott.ssa Francesca Andrea Mercanti
Salvador Dalí nacque a Figueres, una piccola cittadina parte della comarca dell'Empordà, nella provincia di Girona (in Catalogna), geograficamente assai prossima al confine francese, l'11 maggio del 1904 da una benestante famiglia borghese. Suo fratello maggiore, anch'egli di nome Salvador (nato il 12 ottobre 1901), era morto di meningite nove mesi prima, il 1 agosto del 1903. Il padre, Salvador Rafael Aniceto Dalí i Cusi, fu un avvocato e notaio, affetto da una forte rigidità nell'applicazione della disciplina, temperata dalla moglie, Felipa Domènech i Ferrés, che incoraggiò le aspirazioni artistiche del figlio. All'età di cinque anni, Dalí fu condotto sulla tomba del fratello dai genitori, i quali gli fecero credere di esserne la reincarnazione, delirio del quale si convinse e che lo fece impazzire. Di suo fratello Dalí disse: "Ci somigliavamo come due gocce d'acqua, ma rilasciavamo riflessi diversi. Probabilmente lui era una prima versione di me, ma concepito in termini assoluti". Dalì era talmente afflitto dalla morte di suo fratello che alcune notti andava alla tomba a pregare per ore. A questa congiuntura familiare che lo trasformerà in un sostituto e affiderà a lui il compito di vivere anche per l'altro, lo stesso pittore nella sua Autobiografia fa risalire la causa del suo egocentrismo: «Nascendo ho messo i piedi sui passi di un morto adorato che continuavano ad amare attraverso me. [...] Tutte le mie eccentricità conseguenti, tutte le mie esibizioni incoerenti sono state la costante tragica della mia vita: dovevo provare a me stesso che non ero il fratello morto, ma quello vivo. Così come è avvenuto nel mito di Castore e Polluce, uccidendo dentro me stesso mio fratello ho conquistato la mia immortalità permanente».
La famiglia Dalì nel 1910: dall'alto a sinistra, la zia Maria Teresa, la madre Felipa, il padre Salvador, Salvador, la zia Caterina, che diverrà la seconda moglie del padre, la sorella Anna Maria e la nonna Maria Ana
Il suo narcisismo, da arroganza diviene progressivamente vero e proprio fanatismo persino il suo aspetto fisico e il suo ab- bigliamento alimentano una nuova moda. Con le sue azioni stravaganti e soprattutto appariscenti, Dalì dimostra di sapersi servire di ogni mezzo per scandalizzare e di conoscere i meccanismi della nascente pubblicità. Attorno alla sua figura ruota infatti un numero incredibile di aneddoti, molti dei quali falsi, ma divulgati apposi- tamente dall'artista. Per il suo gusto di stupire e per l'ostentazione esaltata di sé verrà definito genio, ma anche folle o megalomane. A sottolineare il carattere consapevole e intenzionale delle sue provocazioni, Dalì af- ferma che «L'unica differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo!» e non a caso intitola la sua autobiografia Diario di un genio.
Dalí aveva anche una sorella, Ana María che nel 1949 pubblicò un libro sul fratello, Dalí visto da sua sorella. Tra i suoi amici d'infanzia vi erano i futuri calciatori del Barcellona Emilio Sagi Liñán, detto Sagi-Barba, e Josep Samitier. Dalí frequentò una scuola d'arte e nel 1919 durante una vacanza a Cadaqués con la famiglia di Ramon Pichot, un artista locale che faceva regolarmente viaggi a Parigi, scoprì la pittura moderna. L'anno seguente il padre di Dalí organizzò nella residenza di famiglia una mostra dei suoi disegni a carboncino, ma la prima vera esposizione pubblica si era tenuta nel 1919 al Teatro Municipale di Figueres. Nel febbraio del 1921 la madre di Dalí morì di tumore. Dalí aveva sedici anni; in seguito disse che la morte della madre «è stata la disgrazia più grande che mi sia capitata nella vita. La adoravo... Non potevo rassegnarmi alla perdita di una persona su cui contavo per rendere invisibili le inevitabili imperfezioni della mia anima.» Poco dopo il padre sposò la sorella della moglie morta. Dalí non si risentì per le nuove nozze, perché amava e rispettava molto la zia. Nel 1922 Dalí andò a vivere nella Residencia de Estudiantes di Madrid e studiò all'Academia de San Fernando (Accademia di belle arti). Dalí attirava già interesse su di sé con i suoi modi da eccentrico dandy: portava i capelli e le basette lunghe, si vestiva con giacche, calze lunghe e calzoni alla zuava come gli esteti britannici della fine del XIX secolo. Erano però i suoi dipinti, nei quali mostrava di accostarsi al cubismo, a guadagnargli l'attenzione dei suoi compagni di corso. Nei suoi primi lavori Dalí probabilmente non aveva ancora compreso pienamente i concetti del movimento cubista, poiché all'epoca a Madrid non esistevano aderenti al movimento, e le uniche informazioni di cui disponeva provenivano da articoli di giornale e da un catalogo datogli da Ramon Pichot.
Dalí si accostò anche al movimento dadaista, che lo influenzò per tutta la sua vita. Alla Residencia diventò intimo amico di Pepín Bello, di Luis Buñuel e di Federico García Lorca, la cui amicizia era un autentico trasporto amoroso reciproco, anche se Dalí respinse vigorosamente gli approcci erotici del poeta. Nel 1926 Dalí fu espulso dall'Academia poco prima di sostenere gli esami finali, poiché aveva affermato che nessuno nell'istituto era abbastanza competente da esaminare uno come lui. La sua maestria nella pittura era già evidente dal notevole realismo del Cestino di pane, dipinto in quello stesso anno. Sempre in quell'anno visitò per la prima volta Parigi, dove incontrò Pablo Picasso, che ammirava profondamente. Picasso aveva già sentito parlare molto bene di Dalí da Joan Miró. Negli anni successivi, mentre sviluppava un proprio stile, Dalí realizzò diverse opere fortemente influenzate dall'arte di Picasso e di Miró. Nelle opere di Dalí alcune tendenze, che rimarranno costanti nel corso degli anni, erano già evidenti negli anni venti. Egli assorbì influssi da moltissimi stili, dalla pittura classica all'avanguardia più estrema. Nelle sue prime opere ci fu l'impronta di Rafael Barradas. Tra le influenze in stile classico artisti come Raffaello, Bronzino, Francisco de Zurbarán, Vermeer e Velázquez. Si serviva sia di tecniche classiche che moderne, talvolta impiegandole di volta in volta in opere singole, talvolta usandole tutte nello stesso dipinto. A Barcellona le esposizioni delle sue opere attrassero attenzione, e i critici si divisero tra entusiasti e parecchio perplessi. Per dare ulteriore forma concreta al personaggio che si stava creando, Dalí si fece crescere vistosi baffi, ispirati a quelli del grande maestro del Seicento spagnolo Diego Velázquez, e finirono per diventare un tratto inconfondibile e caratteristico del suo aspetto per il resto della vita.
Autoritratto cubista, 1923, tempera e collage su cartone, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía
Ritratto di mia sorella e figura picassiana contrapposta, 1923 – 1924, olio su tela, St. Petersburg, Salvador Dalí Museum La tela mostra due volti contrapposti: in alto la sorella Aña, al cui volto si contrappone quello più geometrico tipicamente picassiano della cugina Monserrat.
Ritratto di Luis Buñuel, 1924, olio su tela, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía L’opera è influenzata dalla metafisica di De Chirico e dal clima del «ritorno all'ordine» del dopoguerra, quando alla rivoluzione delle avanguardie subentra un riflusso realista. Dalì conosce Luis Buñuel all'Accademia di Madrid e con lui realizza due film – Un chien andalou per cui l’artista scrisse la sceneggiatura e L'âge d’or – che appartengono all’avanguardia cinematografica surrealista. L'uomo è ritratto di tre quarti, con lo sguardo rivolto verso la sinistra della tela: l'espressione è severa, gli occhi chiari grandi ed espressivi, i lineamenti decisi e la capigliatura ben curata. Indossa una giacca scura il cui cromatismo ben si sposa con il nero corvino dei capelli ed il cielo bigio. Dietro le sue spalle si intravede un paesaggio cittadino tra il metafisico ed il surrealista.
Ragazza alla finestra, 1925, olio su tela, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía Dalì ritrae in questo quadro la sorella Ana Maria, affascinato dal rapporto tra la figura di spalle che osserva e il paesaggio. L’opera è ancora suggestionata dal realismo del Ritorno all’ordine degli anni Venti. Il pittore introduce qui una tavolozza chiara e brillante, la cui luminosità rimane inalterata nella produzione seguente. I colori predominanti sono sulle tonalità del blu: la ragazza, mora, è ripresa di spalle, e di fronte a lei si apre il panorama della riviera. In questo modo, Dalí pone l'attenzione dell'osservatore non solo al soggetto pittorico rappresentato dalla sorella, ma soprattutto al paesaggio che lei osserva, in parte nascosto alla vista dall'interno domestico che lo incornicia.
Venere e amorini, 1925, olio su tela, collezione privata La donna di schiena è la dea Venere, intorno a lei sono raffigurati alcuni putti intenti a giocare tra loro. L'amorino che porge una conchiglia alla dea ha i tratti di Picasso.
Cestino di pane, 1926, olio su tavola, St. Cestino di pane, 1926, olio su tela, Petersburg, Salvador Dalí Museum Figueres, Fondazione Dalì
Nell'agosto del 1929 i rapporti tra il pittore e il padre erano vicini alla rottura: Don Salvador Dalí y Cusí riteneva che la sua vicinanza ai surrealisti avesse un pessimo effetto sul suo senso morale. Lo strappo definitivo avvenne quando Don Salvador lesse su un quotidiano di Barcellona che a Parigi il figlio aveva appena esposto un disegno del "Sacro Cuore di Gesù Cristo" insieme ad una scritta provocatoria . Indignato, Don Salvador pretese che il figlio smentisse pubblicamente. Dalí rifiutò, forse per timore di essere allontanato dai surrealisti, e il 28 dicembre 1929 fu cacciato a forza dalla casa paterna. Il padre gli disse che intendeva diseredarlo e gli intimò di non mettere mai più piede a Cadaqués. In seguito Dalí sostenne che, in risposta, mise in mano al padre un preservativo contenente il suo sperma dicendogli "Tieni. Ora non ti devo più nulla!". L'estate successiva Dalí e Gala affittarono un piccolo capanno di pescatori in una baia nei pressi di Port Lligat. In seguito lo acquistò, e nel corso degli anni lo fece ingrandire trasformandolo poco a poco nella sua adorata villa sul mare. Dalí fu presentato negli Stati Uniti nel 1934 dal mercante d'arte Julian Levy: la sua esposizione di New York, che includeva La persistenza della memoria, creò subito scalpore e interesse e l'alta società lo accolse organizzando uno speciale "Ballo in onore di Dalí", al quale presenziò portando sul petto una scatola di vetro contenente un reggiseno. Dalí e Gala parteciparono anche ad una festa mascherata a New York, organizzata per loro dall'ereditiera Caresse Crosby: come costume scelsero di vestirsi come il figlioletto di Lindbergh e il suo rapitore. La conseguente reazione scandalizzata della stampa fu tale che Dalí dovette scusarsi.
Nello stesso 1929 conosce la sua principale musa ispiratrice: Gala. Da questo incontro la sua personalità estremamente insicura trova in lei un compenso alle proprie debolezze. La donna, figlia dell'avvocato russo Diakonoff, ha trentacinque anni, dieci anni più del pittore e possiede un carattere forte, deciso, stravagante. Colpito dalla sua bellezza sofisticata, rispetto a cui lui e solo un giovane di provincia, Dalì le affida le redini della propria creatività e della propria vita, fino a esserne completamente soggiogato e condizionato in ogni azione. A causa di Gala giunge alla rottura con la sua famiglia ancor prima del matrimonio, celebrato nel1934. La don- na infatti è sposata dal 1917 con il poeta surrealista Paul Eluard e quando a Parigi conosce Dalì è l'amante del pittore surrealista Max Ernst. Ha una personalità volitiva, ritenuta spregiudicata perchè riesce ad appagare ogni suo desiderio. Gala diventa la musa dell'artista, la sua compagna, il suo manager, il suo sostegno, la sua ossessione: con lei Dalì da libero sfogo alla sua sessualità morbosa e torbida e la trasforma in avido oggetto del desiderio, come quando la ritrae con delle cotolette sulla spalla, a indicare la brama di morderla. AI contempo la innalza con la sua adorazione fino a livelli angelici e non a caso la ritrae spesso nei panni mistici della Madonna. Con la comparsa di Gala sulla scena ha inizio la fase aurea dell'opera di Dalì, quasi si sentisse finalmente sicuro delle sue stravaganze. Sia come dettaglio secondario sia come insieme, il volto della donna figura sempre più spesso nelle tele, a sancire la dipendenza dell'ispirazione di Dalì dalla moglie. Il pittore giunge a intrecciare la sua firma con il nome di lei, a dimostrazione dell'avvenuta fusione delle loro anime e Gala è veramente la sua anima gemella. Seppure inseparabili, all'invadenza appariscente di Dalì risponde l'atteggiamento riservato di Gala, che lo sostiene pubblicamente e con veemenza, ma vive piuttosto nell'ombra.
Leda atomica, 1949, olio su tela, Madonna de Portlligat, 1949, olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì Milwaukee, Haggerty Museum of Art
Madonna de Portlligat, 1950, olio su Galatea con sfere, 1952, olio su tela, tela, Tokio, Minami Art Museum Figueres, Fondazione Dalì
Dalí nudo in contemplazione davanti a cinque corpi Gala guarda il mar Mediterraneo che a venti regolari metamorfizzati in corpuscoli, nei quali appare metri si trasforma in ritratto di Abramo Lincoln , improvvisamente Leda di Leonardo cromosomatizzata 1975, olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì nel viso di Gala, 1952, olio su tela, collezione privata
Nella sua evoluzione Dalì passa al setaccio la tradizione e non si sottrae al confronto con le tendenze a lui contemporanee ma sovverte tali apporti culturali con lo stile surrealista, che raggiunge il suo apice tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta. In seguito la sua originalità cede ad una ossessiva ripetizione di temi e forme con toni che sfiorano il kitsch e il grottesco, e subisce al contempo una conversione religiosa che esplode nelle monumentali tele degli anni Cinquanta. Quando seguendo il pensiero di Freud e degli amici Federico Garcia Lorca e Luis Buñuel approda infine all'estetica surrealista, Dalì mantiene inalterato il riferimento al dato naturale, ma alimenta uno spaesamento psichico che stravolge il reale: accostamenti stravaganti e allucinazioni trascrivono fedelmente i suoi sogni. Il maggior contributo di Dalì al Surrealismo è costituito dall'invenzione del metodo paranoico-critico, con cui risponde all'automatismo proclamato dai colleghi. E lo stesso artista che ne spiega il significato: «E’ il metodo spontaneo di conoscenza irrazionale basato sull'associazione interpretativo-critica del fenomeno del delirio». In sintesi egli propone una pittura visionaria che fonde in figure multiple realtà e sogno, uomo e natura: cosi ogni immagine può celarne un'altra.
Primi giorni di primavera, 1929, olio e collage su tavola, St. Petersburg, Salvador Dalí Museum
Alloggi di desiderio, 1929, olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì
Il grande masturbatore, 1929, olio su tela, L’Enigma del desiderio – Mia madre, mia Madrid, Museo Nacional Centro de Arte madre, mia madre, 1929, olio su tela, Reina Sofía Monaco, Pinacoteca di Arte Moderna
L’Angelus, 1932, olio su tavola, Figueres, Jean-François Millet, L’Angelus, 1857 – Fondazione Dalì 1859, olio su tela, Parigi, Museo d'Orsay
Coppia con testa piena di nubi, 1936,olio L’enigma di Guglielmo Tell, 1933, olio su su tela, Rotterdam, Museum Boijmans tela, Figueres, Fondazione Dalì Van Beuningen
Donna con testa di rose, 1935, olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì Sedia Leda, 1935, ottone
Venere di Milo con cassetti, 1936, gesso dipinto Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del con pon pon, Chicago, The Art Institute of cinema, 1939, gouache, pastello e collage su carta, Chicago Rotterdam, Museo Boijmans Van Beuningen
Quando tornò a Parigi i surrealisti lo rimproverarono di aver tradito la loro causa e, mentre la maggior parte dei surrealisti tendeva ad assumere posizioni di sinistra, Dalí si mantenne ambiguo sul giusto rapporto tra politica e arte. André Breton, uno dei capofila del surrealismo, lo accusò di difendere il "nuovo" e l'"irrazionale" del "fenomeno Hitler", ma Dalí respinse queste affermazioni dicendo: "Non sono un seguace di Hitler né nei fatti né nelle intenzioni". Al dittatore tedesco ispirò tre dipinti: L'enigma di Hitler (1939), Metamorfosi di Hitler in un paesaggio al chiaro di luna (1958) e Hitler si masturba (1973). Dalí insistette sul concetto che il surrealismo può esistere anche in un contesto apolitico e si rifiutò di condannare esplicitamente il fascismo, uno dei fattori che creò dei problemi con i suoi colleghi. Più tardi, sempre nel 1934, Dalí fu sottoposto a un "processo" a seguito del quale fu formalmente espulso dal gruppo dei surrealisti. Come reazione Dalí dichiarò: "Il surrealismo sono io". In quel periodo il principale mecenate di Dalí è il ricchissimo Edward James, che lo aiuta ad emergere nel mondo dell'arte acquistando molte sue opere e supportandolo finanziariamente per due anni. I due diventano buoni amici e il ritratto di James viene anche inserito da Dalí nel dipinto Cigni che riflettono elefanti. Artista e mecenate collaborano anche nella realizzazione di due delle più celebri icone del movimento surrealista: il Telefono aragosta e il Divano a forma di labbra di Mae West. Nel 1939 Breton conia per il pittore spagnolo il denigratorio soprannome di "Avida Dollars", anagramma di Salvador Dalí che può essere tradotto come bramoso di dollari. Si tratta di un modo per deridere la crescente commercializzazione delle opere di Dalí e la percezione che Dalí stesso abbia cercato di ingrandire la propria figura grazie alla fama e al denaro. Alcuni surrealisti da allora in poi parlano di Dalí solo al passato remoto, come se fosse morto. Il movimento surrealista e alcuni suoi membri continueranno a polemizzare duramente con Dalí fino al momento della sua reale morte e anche oltre.
L'enigma di Hitler , 1939, olio su tela, Metamorfosi di Hitler in un paesaggio al Madrid, Museo Nacional Centro de Arte chiaro di luna, 1958, olio su tela, collezione Reina Sofía privata
Hitler si masturba, 1973, olio su tela, St. Petersburg, Salvador Dalí Museum
Cigni che riflettono elefanti, 1937, olio su tela collezione privata
Telefono aragosta (Telefono afrodisiaco), Telefono aragosta (Telefono afrodisiaco), 1936, polimaterico, Minneapolis, 1936, polimaterico, collezione privata Minneapolis Institute of Arts
Divano a forma di labbra di Mae West, 1937, polimaterico, Rotterdam Museum Boijmans Van Beuningen
Tre apparizioni del viso di Gala, 1945, La tentazione di Sant’Antonio, 1946, olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì olio su tela, Bruxelles, Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique
Cristo di San Juan de la Cruz, 1951, olio su Ritratto di Katharina Cornell, 1951, olio su tela, Glasgow, Kelvingrove Art Gallery and tela, collezione privata Museum
In Europa scoppia la seconda guerra mondiale e così i Dalí si trasferiscono negli Stati Uniti, dove vivono per otto anni. Dopo il trasferimento Dalí si riavvicina alla pratica del Cattolicesimo. L'anno seguente Dalí imposta il canovaccio di un film per Jean Gabin intitolato Ondata d'amore. Nel 1942 pubblica la propria autobiografia, La vita segreta di Salvador Dalí. Scrive i cataloghi delle sue esposizioni, come quella alla Knoedler Gallery di New York del 1943. In quel testo spiega: "Il surrealismo perlomeno sarà servito a fornire la prova sperimentale che la completa sterilità e i tentativi di automatizzazione si sono spinti troppo in là e hanno condotto ad un sistema totalitario. ... La pigrizia dei nostri giorni e la totale mancanza di tecnica hanno raggiunto il loro parossismo nel valore psicologico dell'attuale uso che si fa del collage." Scrive anche un romanzo, pubblicato nel 1944, che parla di un salone di moda per automobili. Nel 1948 visita il Parco dei mostri di Bomarzo, il quale parco ha evidenti richiami simbolico esoterici. Dalì ripreso dalle telecamere dell'Istituto Luce si mostra in posa davanti ai principali monumenti. A partire dal 1951 Dalí tornò a vivere nella sua amata Catalogna. La scelta di vivere in Spagna mentre questa era ancora governata da Franco gli attirò critiche da parte dei progressisti e pure da diversi altri artisti. È anche probabile che il diffuso rifiuto delle ultime opere di Dalí da parte di alcuni surrealisti e critici d'arte sia in parte da attribuirsi a ragioni politiche più che ad una valutazione artistica delle opere stesse. Nel 1954 è ospite della città di Roma dove organizza uno spettacolo facendo trasportare per le strade della capitale un cubo pitagorico, infine con un ricevimento al Palazzo Pallavicini pronuncia un discorso in latino con cui inaugura così una sua mostra con illustrazione della Divina Commedia. Nel 1959 André Breton organizza una mostra chiamata Omaggio al surrealismo, fatta per celebrare il quarantesimo anniversario del movimento, che comprende opere di Dalí, Joan Miró, Enrique Tábara e Eugenio Granell. L'anno seguente però, Breton si batté con forza contro l'inserimento della Madonna Sistina di Dalí nell'Esposizione internazionale surrealista di New York.
Salvador Dalì visita il Parco dei mostri di Bomarzo (Viterbo), fotogramma delle riprese dell’Istituto Luce
Illustrazioni per la Divina Commedia, 1954, acquerello su carta, Figueres, Fondazione Dalì Il congedo di Virgilio da Dante (Pg. XXVII) L'angelo caduto (Inf. III) Non aspettar mio dir più né mio cenno; Mischiate sono a quel cattivo coro libero, dritto e sano è tuo arbitrio, de li angeli che non furon ribelli e fallo fora non fare a suo senno: né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro per ch’io te sovra te corono e mitrio.
Caronte (Inf. III) I simoniaci (Inf. XIX) Caron dimonio, con occhi di bragia, Fuor de la bocca a ciascun soperchiava loro accennando, tutte le raccoglie; d’un peccator li piedi e de le gambe batte col remo qualunque s’adagia. infino al grosso, e l’altro dentro stava.
Gerione (Inf. XVII) Come la navicella esce di loco in dietro in dietro, sì quindi si tolse; e poi ch’al tutto si sentì a gioco, là ’v’era ’l petto, la coda rivolse, e quella tesa, come anguilla, mosse, e con le branche l’aere a sé raccolse.
I superbi (Pg. X) Come per sostentar solaio o tetto, per mensola talvolta una figura si vede giugner le ginocchia al petto, la qual fa del non ver vera rancura nascere ‘n chi la vede; così fatti vid’io color, quando puosi ben cura. Vero è che più e meno eran contratti secondo ch’avien più e meno a dosso; e qual più pazienza avea ne li atti, piangendo parea dicer: ‘Più non posso’.
I golosi (Pg. XXIII) Tutta esta gente che piangendo canta per seguitar la gola oltra misura, in fame e ‘n sete qui si rifà santa. Di bere e di mangiar n’accende cura l’odor ch’esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura.
L'angelo nocchiero (Pg. II) Poi, come più e più verso noi venne l’uccel divino, più chiaro appariva: per che l’occhio da presso nol sostenne, ma chinail giuso; e quei sen venne a riva con un vasello snelletto e leggero, tanto che l’acqua nulla ne ‘nghiottiva. Da poppa stava il celestial nocchiero, tal che faria beato pur descripto; e più di cento spirti entro sediero.
L'apparizione di Cacciaguida (Par. XV) Quale per li seren tranquilli e puri discorre ad ora ad or sùbito foco, movendo li occhi che stavan sicuri, e pare stella che tramuti loco, se non che da la parte ond’e’ s’accende nulla sen perde, ed esso dura poco: tale dal corno che ‘n destro si stende a piè di quella croce corse un astro de la costellazion che lì resplende; né si partì la gemma dal suo nastro, ma per la lista radial trascorse, che parve foco dietro ad alabastro.
Lo scaleo d'oro (Par. XXI) Dentro al cristallo che ‘l vocabol porta, cerchiando il mondo, del suo caro duce sotto cui giacque ogne malizia morta, di color d’oro in che raggio traluce vid’io uno scaleo eretto in suso tanto, che nol seguiva la mia luce.
Madonna Sistina, 1958, olio su tela, New Raffaello, Madonna Sistina, 1513 – 1514, York, MET Museum olio su tela, Dresda, Gemäldegalerie
Il fiore vivente, 1959, oro 18 kt, Dagli anni Cinquanta, diamanti e malachite nera, Figueres, Fondazione Dalì Dalì inizia a ideare e a creare gioielli.
Cuore regale, 1953, oro 18 kt, rubini, Girocollo coreografico, 1964, oro 18 kt, zaffiri, smeraldi, acquamarina e perle, ametista, zaffiri e diamanti, Figueres, Figueres, Fondazione Dalì Fondazione Dalì
L’occhio del tempo, 1949, platino, rubini, Labbra rubino, 1949, oro 18 kt, rubini e diamanti e smalto, Figueres, Fondazione perle, Figueres, Fondazione Dalì Dalì
In questa parte della sua carriera Dalí non si limita ad esprimersi con la pittura, ma sperimenta anche nuove tecniche artistiche e di comunicazione mediatica: realizza opere sviluppando macchie d'inchiostro casuali lanciate sulla tela ed è tra i primi artisti a servirsi di olografie. Molte delle sue opere comprendono illusioni ottiche. Nei suoi ultimi anni, giovani artisti come Andy Warhol definiscono Dalí una delle più importanti influenze sulla Pop art. Dalí si interessa molto anche di scienze naturali e di matematica. Quest'interesse si vede in diversi dei suoi dipinti, specialmente quelli degli anni cinquanta, in cui dipinge i propri soggetti come se fossero composti da corni di rinoceronte. Secondo Dalí il corno di rinoceronte rappresenta la geometria divina perché cresce secondo una spirale logaritmica. Dalí è affascinato anche dal DNA e dall'ipercubo (un cubo a quattro dimensioni); uno sviluppo dell'ipercubo è ben visibile nel dipinto Crocefissione (Corpus Hypercubus). Il periodo di Dalí successivo alla seconda guerra mondiale si caratterizza per il suo virtuosismo tecnico e per l'interesse per le illusioni ottiche, la scienza e la religione. La sua devozione per la religione cattolica aumenta e, allo stesso tempo, rimane profondamente impressionato da quanto successo ad Hiroshima e dalla nascita dell'"era atomica". Di conseguenza Dalí definisce questo periodo come quello del misticismo nucleare. In dipinti come Corpus Hypercubus (1954) Dalí cerca di sintetizzare l'iconografia cristiana con immagini di disintegrazione materiale ispirate dalla fisica nucleare. Incontrò più volte papa Pio XII e papa Giovanni XXIII e dopo la proclamazione del dogma dell'assunzione di Maria da parte di papa Pacelli e l'incontro privato col pontefice nel 1954, dipinse i due quadri Assunta antiprotonica e Assunta Canaveral (1956)
Crocifissione (Corpus Hypercubus), 1954, olio su tela, New York, MoMA Il titolo della tela fa riferimento al fatto che la figura di Cristo non è inchiodata all'usuale croce, ma è magicamente sospesa nell'aria, accostata ad una struttura fatta da otto cubi che simulano la forma della croce, ma che in realtà esprimono la rappresentazione dello sviluppo, nello spazio tridimensionale, di un solido che si studia nella geometria della "quarta dimensione": il tesseratto, ossia un ipercubo quadridimensionale. Si tratta di un solido (avente come "facce" otto cubi) che non è possibile vedere, essendoci preclusa la quarta dimensione, ma solo intuire. L'analogia con lo sviluppo delle facce di cubo su di un piano, può aiutare a comprendere la raffigurazione. Si tratta di una delle diverse opere in cui l'artista catalano si accosta ai temi dell'arte sacra e, contemporaneamente, si avvale della fascinazione enigmatica di strutture geometriche. Il linguaggio pittorico surreale si esprime attraverso la figura della Madonna che ci appare in primo piano con un'acconciatura moderna dei capelli (probabilmente Gala), con lussuosi mantelli dalle tinte metalliche, mentre sullo sfondo di uno sterminato pavimento a scacchiera si intravede un cupo paesaggio notturno; tutto questo porta ad un modo inconsueto e suggestivo di rappresentare lo straordinario evento della morte di Cristo, evento che subito ci appare, nello stesso tempo, umano e metafisico. La croce, data dalla dispiegazione tridimensionale di un ipercubo, si staglia in alto nel buio del cielo, proiettando la sua ombra sopra la fredda geometria del pavimento, quasi a sottolineare, assieme alla irriducibilità delle diverse dimensioni spaziali, la inintelligibile distanza tra il naturale ed il soprannaturale.
Crocifissione, 1954, olio su tela, Città del Vaticano, Musei Vaticani Ultima cena, 1955, olio su tela, Washington, National Gallery of Art
Cranio Zurbaran, 1956, olio su tela, Ascensione, 1958, olio su tela, Figueres, Washington, Hirschhorn Museum Fondazione Dalì
Assunta antiprotonica, 1956, olio su Assunta Canaveral, 1956, olio su tela, tela, collezione privata collezione privata
Assunta corpuscularia lapislazulina, 1952, olio su tela, Oviedo, Collezione Masaveu Questa assunta rappresenta il precedente più diretto per la realizzazione delle due tele del 1956.
Nel periodo del Misticismo nucleare si inseriscono anche lavori notevoli come La stazione di Perpignan (1965) e Torero allucinogeno (1968-70). Nel 1968 Dalí realizza un filmato pubblicitario per la televisione per conto della cioccolata Lanvin e l'anno successivo disegna il logo dei celebri lecca lecca Chupa Chups. Sempre nel 1969 è responsabile della campagna pubblicitaria dell'Eurofestival e crea una grande scultura metallica che viene posta sul palco del Teatro Real di Madrid dove si svolge la manifestazione canora. Nel 1980 la salute di Dalí riceve un colpo durissimo; la moglie Gala, colpita da una forma lieve di demenza senile, probabilmente gli somministra un pericoloso cocktail di medicinali senza che gli fossero prescritti, danneggiandogli il sistema nervoso e provocando la precoce fine delle sue capacità artistiche. All'età di 76 anni Dalí è ridotto a un relitto e la sua mano destra trema in maniera terribile in preda a sintomi molto simili a quelli della malattia di Parkinson.
La stazione di Perpignan, 1965, olio su tela, Colonia, Museo Ludwig
Torero allucinogeno, 1968 – 1970, olio su tela, St. Petersburg, Salvador Dalí Museum Questo dipinto può essere considerato una completa retrospettiva dell'intera opera di Dalí, in quanto vi compaiono molte delle immagini preferite dall'artista: elementi della tradizione spagnola, le sue credenze mistiche, l'interesse per l'arte classica, luoghi e persone importanti della sua vita. Tutte queste immagini risultano poi intrecciate e sovrapposte in un gioco di molteplici allusioni, tipico del suo periodo definito della Mistica nucleare, caratterizzato dalla scelta di soggetti classici scomposti e indagati scientificamente al fine di darne una più profonda interpretazione mistica. In questo complesso groviglio di doppie immagini si possono scorgere in particolare il volto profondamente triste di Gala, sua amata moglie che detestava le corride, la figura dell'artista bambino vestito da marinaretto, e la Venere di Milo rappresentata molteplici volte in primo piano e da diverse angolazioni, in modo che le ombre dei loro busti formino l'immagine del torero menzionato nel titolo. Il viso inclinato del toreador appare sopra la Venere di sinistra, con le labbra all'altezza del suo addome e il naso ravvisabile nel suo seno destro. Il vestito verde della dea diventa una cravatta, mentre il suo ventre si trasforma nel mento del torero, il cui mantello è costituito da una moltitudine di punti e mosche. Il drappo rosso che cinge i fianchi della Venere di destra sembra invece alludere alla muleta, ossia il panno color vermiglio con cui si eccita il toro durante la corrida. L'arena in alto, costellata da altre immagini della già citata statua greca, forma il cappello del toreador e appare illuminata dalle luci di un sole pomeridiano, momento della giornata in cui si svolgono le corride. L'immagine crepuscolare del toro morente è invece riconoscibile in basso a sinistra e sembra emergere dalle peculiari rocce dell'Ampurdán, luogo che diede i natali all'artista, originario della città di Figueras. All'amato Port Lligat, dove Dalí trascorreva spesso l'estate e a cui dedicò diverse sue opere, rinvia la baia cristallina rappresentata più sotto, che incorpora anche l'immagine di un piccolo bagnante che galleggia sulle sue acque.
Fotogrammi dello spot pubblicitario per la cioccolata Lanvin, 1968 Lo spot recitava “Sono pazzo del cioccolato Lanvin” e, con Beethoven come colonna sonora e alcune montagne innevate sullo sfondo, l’azione del pittore sembra quasi un deliberato atto di ribellione alla tradizione.
Logo del lecca lecca Chupa Chups, 1969 Quando fu lanciato per la prima volta, il logo era accompagnato dallo slogan "És rodó i dura molt, Chupa Chups" che, tradotto dal catalano, significa "È rotondo e dura molto, Chupa Chups."
Campagna pubblicitaria dell’ Eurovision Song Contest del 1969 L’edizione del 1969 si contraddistinse per la proclamazione quattro paesi vincitori su i sedici partecipanti: Francia col brano Un jour, un enfant interpretato da Frida Boccara, la Spagna con Vivo cantando di Salomé (Maria Rosa Marco), i Paesi Bassi con De Troubador eseguito da Lenny Kuhr e il Regno Unito con Lulù che interpretò Boom bang-a-bang. Questi quattro paesi ottennero tutti 18 punti e dato che il regolamento non prevedeva nessuna soluzione per questo problema, tutti e quattro i paesi furono dichiarati vincitori.
Nel 1960 Dalí aveva iniziato a lavorare al Teatro-Museo Dalí nella sua cittadina natale di Figueres; si tratta del suo progetto più grande e richiede la maggior parte delle sue energie fino al 1974. Continuerà poi a fare altre occasionali aggiunte fino alla metà degli anni ottanta. Nel 1982 re Juan Carlos I di Spagna concede a Dalí il titolo di Marchese di Púbol, che più tardi il pittore ripagherà donando al re un disegno (che sarà anche il suo ultimo) quando il re gli farà visita sul letto di morte. La moglie Gala morì il 10 giugno 1982. Dopo la sua morte, perse la maggior parte della voglia di vivere. Si lasciò deliberatamente disidratare, forse un tentativo di suicidio. Si trasferì da Figueres al Castello di Púbol, che aveva comprato per Gala e dove lei era morta. Nel 1984, in circostanze non del tutto chiare, scoppiò un incendio nella sua camera da letto: forse si trattava di un altro tentativo di suicidio di Dalí o forse semplicemente una negligenza del personale. In ogni caso Dalí fu salvato e tornò a Figueres, dove un gruppo di suoi amici, protettori e colleghi artisti ritenevano fosse meglio trascorrere i suoi ultimi anni, nel suo Teatro-museo. Nel novembre 1988 Dalí fu ricoverato in ospedale per un attacco di cuore e il 5 dicembre ricevette la visita di re Juan Carlos che rivelò di essere sempre stato un suo grande ammiratore. Il 23 gennaio 1989, mentre ascoltava il suo disco preferito, Tristano e Isotta di Wagner, morì per un altro attacco di cuore. Aveva 84 anni. Fu sepolto all'interno del suo Teatro-Museo di Figueres, dall'altro lato della strada rispetto alla chiesa in cui era stato battezzato e dove si svolse il suo funerale, e solo a tre isolati dalla casa in cui era nato.
Michelangelo Buonarroti, Pietà, 1497 – Pietà, 1982, olio su tela, Figueres, 1499, marmo bianco di Carrara, Città del Fondazione Dalì Vaticano, Basilica di San Pietro in Vaticano
Teatro – Museo Dalí, 1961 -1974, Figueres Salvador Dalí definí il suo museo come un labirinto e soprattutto come "un museo assolutamente teatrale", ed effettivamente il museo sorge sulle rovine di quello che era l'antico teatro municipale della città, distrutto in un incendio nel 1939, alla fine della guerra civile spagnola. Sui resti dell'antico teatro, che aveva ospitato la prima mostra pubblica di opere del pittore quando ancora era un bambino, Dalí decise di disegnare e costruire quello che sarebbe diventato il più grande oggetto surrealista del mondo e il più importante centro espositivo delle proprie opere. Il museo si inaugura il 28 settembre 1974 con una celebrazione che coinvolge tutta la città di Figueres. Durante gli anni successivi il museo continua a crescere e a modificarsi come un organismo vivente sotto la direzione del suo creatore che lavora a questo grande progetto fino al 1989, anno della sua morte. Al progetto lavorarono numerosi architetti tra cui Emilio Pérez Piñero (autore della grandiosa cupola geodetica) e Oscar Tusquets che disegnò con Dalí la Sala Mae West.
Cortile Questo impressionante giardino a cielo aperto occupa il posto dell'antica platea del Teatro-Municipale di Figueres. Spicca l'installazione verticale con l'imponente Cadillac che si trova nel centro dello spazio conosciuta con il nome di Cadillac Piovoso. Sulle pareti che delimitano l'antico teatro, dei manichini dorati danno il benvenuto ai visitanti. Dei mostri grotteschi, che ricordano l'atmosfera del Giardino dei mostri di Bomarzo, e dei lavandini metafisici che somigliano ad angeli decorano le parti dell'antico teatro e introducono lo spettatore al mondo onirico di Salvador Dalí. Gala, la musa di Dalí è presente in questo Giardino nelle quattro aiuole a forma di "G" che circondano il Cadillac.
Sala della Cupola
Sala del tesoro In questa sala dalle pareti interamente tappezzate di velluto rosso, sono conservati i dipinti cardine della produzione di Dalì e a cui l’artista era maggiormente affezionato.
Raffaello Sanzio, La Fornarina, 1518 – 1519, Galarina, 1945, olio su tela, Figueres, olio su tavola, Roma, Galleria Nazionale Fondazione Dalì d'Arte Antica
Ritratto di Pablo Picasso nel XXI secolo (Uno di una serie di ritratti di geni: Omero, Dalí, Freud, Cristoforo Colombo, Guglielmo Tell, ecc,) 1947, Sala delle pescherie olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì Il nome di questa sala proviene dal fatto che durante un certo periodo, mentre il Teatro Municipale era in rovina, un ampio spazio che includeva questa sala veniva utilizzato come mercato del pesce di Figueres. Anche qui, come nella sala del Tesoro, lo spettatore si ritrova di fronte a un insieme di opere che risalgono a diverse epoche della carriera artistica del pittore, sebbene prevalgano quelle del primo e dell'ultimo periodo. Nella parte centrale della sala, di fronte al ritratto allegorico di Picasso, si espone il conosciuto Autoritratto molle con pancetta fritta, del 1941, nel quale Dalí si rappresenta con un volto amorfo sorretto da stampelle.
Autoritratto molle con pancetta fritta, 1941, olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì
Ritratto di Mae West che può essere usato come appartamento, 1935, olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì Sala Mae West
Palazzo del vento Salvador Dalí aveva una predilezione particolare per questo luogo dato che fu qui che nel 1919, a soli 14 anni, espose per la prima volta le sue opere in una mostra collettiva che riscosse molto successo nella stampa locale. Il nome di questa sala viene dal titolo dell'impressionante soffitto dipinto che la presiede. Dalí definisce quest'opera come un paradosso, perché quando la gente guarda verso l'alto vede delle nuvole, il cielo e due figure sospese, Dalí e Gala, ma che in realtà al posto del cielo c'è la terra e al posto della terra c'è il mare.
La persistenza della memoria, 1931, olio su tela, New York, MoMA
L’opera raffigura un paesaggio costiero della costa Brava, nei pressi di Port Lligat, dominato da un cielo con delle sfumature gialle e celesti. La scena, disabitata e scevra di ogni vegetazione, è popolata da diversi oggetti: un parallelepipedo color terra, un ulivo senza foglie (forse senza vita) che sorge su quest'ultimo, un occhio dalle lunghe ciglia addormentato e un plinto blu sullo sfondo, che fa pendant con il mare retrostante. L'attenzione dell'osservatore, tuttavia, è catturata dai tre orologi molli, quasi liquefatti, che di fatto sono i protagonisti della scena. Squagliandosi, questi assumono la foggia dei loro sostegni: il primo ha una mosca su di esso e scivola oltre il bordo del volume squadrato collocato in primo piano, il secondo è sospeso sull'unico ramo dell'albero secco appoggiato sul parallelepipedo, e il terzo è avvolto a spirale sulla timida figura embrionale colante sul suolo. Un quarto orologio, l'unico ad essere rimasto allo stato solido, è collocato sempre sul parallelepipedo ed è ricoperto di formiche nere brulicanti; l'artista catalano ha da sempre nutrito una fobia verso questi insetti, sin da quando ancora bambino li vide divorare un coleottero. Necessaria premessa a qualsiasi analisi dell’opera è la filosofia. Nel 1896 il filosofo francese Henri Bergson aveva esposto il concetto di tempo duplice: da un lato esisteva il tempo soggettivo, individuale e diverso da individuo a individuo, e dall’altro il tempo oggettivo, determinato e misurabile. Indagato ora nella sua dimensione interiore, contrapposta a quella sancita dal le leggi fisiche, nel 1906 il concetto di tempo subisce una rivoluzione anche in ambito scientifico: con la teoria di Einstein perde assolutezza e diventa un grandezza che varia, come lo spazio, in relazione alla posizione dell'osservatore. Il sottotitolo del quadro: Alti e bassi della memoria, spiega la presenza di una sagoma simile a un volto con le ciglia abbassate, come nel sonno. Infatti, se l'orologio rigido individua l'attività della mente lucida, quelli fluidi (molli) descrivono lo stato della memoria quando è confusa, come avviene soprattutto durante la fase onirica che la figura rappresenta: questo processo di liquefazione che accomuna le forme dipinte nel quadri di Dalì e ne dissolve l'identità, le riporta al loro stato primordiale.
La persistenza della memoria, 1949, oro 18 kt, diamanti e smalto nero, Figueres, Fondazione Dalì
Fotogramma della serie tv La casa di carta (2017)
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