Università degli Studi di Trento Sistemi informativi per il turismo Anno accademico 2020-2021 - Roberto Peretta Sistemi informativi per il ...

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Università degli Studi di Trento
Sistemi informativi per il turismo
Anno accademico 2020-2021

 immagini da extrapola, Medium e Lifewire

Roberto Peretta                             Sistemi informativi per il turismo. Socialità
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1. Fasi e sviluppi dell’e-tourism
2. La normale socio-mobilità
3. Reputazione
4. Longitudine e latitudine
5. GPS e POI
6. Sociale geografico
7. Ampiezza di banda

                                                  immagini da National Geographic e Paessler

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Come abbiamo già visto in breve sintesi storica, le IT e il
turismo sono cresciuti in parallelo fra loro.
1) L’industria turistica aveva cominciato a usare le IT per
migliorare trasporti, intermediazione e ricettività già poco
dopo la seconda guerra mondiale. Erano nati allora i
Computer Reservation System (CRS) – poi divenuti Global
Distribution System (GDS), come Sabre e Amadeus.
2) Con il diffondersi della Internet (1991-2002), tanto
l’industria quanto le organizzazioni per la gestione delle
destinazioni – le Destination Management Organization
(DMO) – hanno cominciato a dotarsi di siti web per informare
e attrarre le loro clientele potenziali.

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3) Usando questi siti web, presto le DMO hanno coinvolto – o
meglio, hanno provato a coinvolgere... – gli attori turistici locali
con processi di centralizzazione e redistribuzione delle
informazioni, dei servizi turistici erogati e dei prodotti
commercializzati nei territori di loro pertinenza. Si è cercato di
gestire le destinazioni come reti integrate.
4) Infine, a partire dal secondo decennio dell’era Internet (dal
2002) la trasformazione è stata ancora più radicale.
Operatori turistici e DMO si sono entrambi riposizionati: dalla
creazione di prodotti tecnologici relativamente semplici, come i
siti, sono passati alla customer care e a più efficienti forme di
assistenza e di influenza verso le decisioni dei turisti.

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Quattro fasi storiche, dunque. Ma, a vedere le cose oggi,
si può dire siano quattro anche gli sviluppi recenti nella
diffusione di Internet e Web che hanno contribuito e
ancora contribuiscono al cambiamento in corso nel
mondo del turismo.
1. La cosiddetta Web 2.0 con le piattaforme di reti sociali
– tipo Facebook, Twitter o Instagram e le community tipo
Flickr, YouTube o TripAdvisor stessa – ha spostato
l’attenzione degli operatori turistici e dei gestori di
destinazioni (o meglio, di alcuni di loro...) verso una
maggiore interazione con i turisti.                                        immagine da Vexels

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2. La comunicazione in mobilità consentita dai tablet e dai
telefoni cellulari avanzati – gli smartphone – si è consolidata a
livello di massa su scala globale, mettendo a disposizione di un
pubblico più vasto maggiori potenze di calcolo e una
connettività costante. Appena possono, gli utenti fanno uso di
questa offerta anche durante i loro viaggi.
3. In più, grazie al Global Positioning System (GPS), gli
smartphone “sanno” sempre dove i loro proprietari si trovano.
4. Oltre a tutto ciò, già agli inizi del secondo decennio dell’era
Internet si è assistito all’espandersi della connettività
a banda larga, la cosiddetta broadband.
                                           immagini da Medium e Paessler

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Zaino

Destinazione

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                            Scarpe                                immagine da oneindia.com

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Considerando i primi due fra i quattro sviluppi
recenti nell’e-tourism – la socialità e la
comunicazione in mobilità – si può verificare che
in Europa, per esempio, la penetrazione dell’uso
delle reti sociali in mobilità supera il 90%.

fonte: Statista 2021 immagine da icons-for-free

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Il termine “reti sociali” ha dilagato ma, a
voler considerare bene il quadro, una cosa
sono le Social Networking Platform – dove ci
si iscrive, ci si collega, ci si lascia individuare
(purtroppo a volte anonimamente) e ci si
esprime su qualsiasi cosa venga in mente –
e un’altra cosa sono le community, dove dei
limiti ci sono: limiti di mezzo oppure di tema.
A rigore di termini, non si può dire che Flickr (per le immagini), YouTube (per i video) o
TripAdvisor (per il turismo) siano “reti sociali”. Sono comunità attorno a qualcosa.
Un caso ibrido è però quello di Instagram, una community che è nata su un mezzo
(immagini) ma ha dilagato fino a sentirsi libera di affrontare qualsiasi tema. Rara avis.

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È stata turistica la prima community decollata grazie al passaparola
elettronico, l’e-Word of Mouth (eWOM). Anzi, TripAdvisor è stata la
prima ad alimentarsi di User Generated Content (UGC) di massa.
Negli ultimi decenni TripAdvisor è stata trasformata in qualcosa di
molto simile a una Online Travel Agent. Ma alla sua fondazione, nel
febbraio del 2000, era una community di turisti.
Come hanno scritto i suoi fondatori, “We started as a site where we
were focused more on those official words from guidebooks or
newspapers or magazines.
We also had a button in the very beginning that said, ‘Visitors, add your own review’,
and pretty soon the number of average consumer reviews far surpassed the number
of ‘professional reviews’.”

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Il pubblico sembra fidarsi più dei pareri dei propri simili che non delle voci ufficiali.
Le reti sociali hanno dequalificato le istituzioni – riviste, giornali, accademie, istituzioni
civili e politiche – a favore del parere del primo che passa. È ciò che in politica si può
chiamare populismo. Eppure, al di là dei pareri singoli, non lo si può sottovalutare.
Gli UGC, cioè i “contenuti generati dagli utenti” sono, sempre ricorrendo a Wikipedia,
“any form of content, such as images, videos, text, and audio, that has been posted by
users on online platforms such as social media and wikis. It is a product consumers
create to disseminate information about online products or the firms that market them.”
                                                                                immagini da insidemarketing,
                                                                                slideshare e fulltiltmarketing

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La tendenza invasiva delle reti sociali e delle community è
stata identificata e denunciata da Andrew Keen sin dal 2012.
Nel suo #digitalvertigo, Keen ha scritto che
“The social has become the default setting of the Internet.”
Il social networking si è combinato con la diffusione di
smartphone e di comunicazione broadband – “a banda larga”,
come si vedrà – al punto che la condizione di base con cui
oggi i gestori di turismo devono misurarsi è il mobile social.
Le reti sociali ci costringono a metterci in mostra, come in un
panopticon? È probabilmente vero, ma c’è un altro aspetto
delle reti sociali: quello dello scambio sociale.
Dopo tutto ognuno scambia, lavora, vende e compera.

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Thomas Locher, 2007. Georg Kargl Gallery, Vienna

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Alla prova dei fatti, il modo in cui si è praticamente obbligati a mettersi in mostra nelle
reti sociali riguarda il ruolo sociale ed economico che si occupa nel mondo.
Il modo in cui ci si pone nelle reti sociali ha peso socio-economico. Riguarda il modo
in cui ciascuno vende, compera e si “vende” in funzione della propria reputazione.
▪ Reputazione? E che cos’è?
Che cos’è la reputazione nell’ecosistema digitale/“reale”?

                                     immagine da extrapola

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1. In termini generali, la reputazione è il modo in cui qualcosa (o qualcuno, o un sito
web, o qualsiasi entità...) è socialmente percepito.
Per esempio, il Blackberry era il sistema di telefonia mobile leader di mercato, ed era
un vero status symbol, prima che fosse lanciato l’iPhone.
L’iPhone fece percepire il Blackberry come
qualcosa di rigido, troppo legato al mondo del
lavoro: un volgare aggeggio per impiegati.
2. Quindi la reputazione implica un confronto.
3. E la reputazione può cambiare nel tempo.
... ma su Web?

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Parlando di reti, si era visto come usare PrChecker per verificare il ranking di una
pagina web e – se la home page rappresenta tutto il sito – il ranking di un sito web.
Intuitivamente può sembrare che un’entità rappresentata da un sito web con ranking 8
(per esempio il Corriere della Sera) goda di una web reputation migliore di un’entità
con sito web con ranking 6 (il Fatto quotidiano) o con ranking 5 (l’Adige). Il ranking del
sito web ufficiale può sembrare importante per la web reputation, ma non è così.
Il punto vero per la web reputation è quale percezione di
un’entità sia ricavabile da ciò che esplicitano su quell’entità gli
User Generated Content, non semplicemente quanti ce ne siano.
(Per richiamare qui il concetto di web presence, la web
reputation non riguarda tanto la presence ufficiale di tipo 1.
quanto le semi-ufficiali di tipo 2. e il resto del mondo: il tipo 3.)            immagine da Vexels

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Parlando di ranking
                                                                  si era parlato anche
                                                                  di SimilarWeb, che di
                                                                  fatto restituisce
                                                                  alcuni dati “sociali”.
                                                                  Ma i dati “sociali” di
                                                                  SimilarWeb non
                                                                  dicono niente sulla
                                                                  web reputation.
                                                                  Riportano soltanto
                                                                  quanto traffico arriva
                                                                  al sito ufficiale – in
                                                                  questo caso unitn.it –
                                                                  dalle reti sociali.
                                                                  Quanto traffico, non
                                                                  quale web reputation.
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Dati sulla web
reputation di un’entità
nelle reti sociali si
possono ricavare
consultando gli UGC
nelle relative pagine
Facebook, Twitter,
Instagram...
▪ Quanti like?
▪ Quanti follower?
▪ Soprattutto: che
   commenti?

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Ma andarsi a leggere tutti gli UGC su qualcosa o
qualcuno in tutte le maggiori reti sociali è una faticaccia...
Oltre tutto, si è visto che la reputazione implica un
confronto e cambia nel tempo.
▪ Con quali altre entità va confrontata – mantenendo
l’esempio fin qui adottato – l’Università di Trento?
▪ E quanto spesso?
E c’è di più. Come si misura la web reputation?
Una risposta a quest’ultimo problema potrebbe venire
dalle scale di valori che le piattaforme di UGC adottano
per valutare le entità. Nell’esempio, si tratta di recensioni
UGC raggiungibili da Google Maps per entità turistiche.

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Sono spesso scale da 1 a 5, ma su valori diversi! Come ridurli a obbiettivi precisi?
E comunque si devono raccogliere molti dati in tempi diversi da fonti molto diverse.
Per farlo non da soli – come magari può accadere invece per una piccola impresa con
un numero limitato di concorrenti, oppure per una tesi di laurea magistrale definita nei
tempi e nelle entità da confrontare – esistono piattaforme professionali che raccolgono
sistematicamente dati di UGC e li restituiscono trattabili agli abbonati.
Due esempi nel turismo: uno internazionale e uno nazionale. Se ne riparlerà.

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Si è visto che ogni piattaforma adotta i valori che crede. Stelle, voti, percentuali...
Un punto unificante semplice adottato da chi fa analisi sugli UGC è il cosiddetto
sentiment. Il testo di un commento, il significato di un’immagine, il pathos di un video
si definisce che possano essere valutati come positivi, negativi o neutri.
Le piattaforme professionali per la valutazione della web reputation usano questi
valori semplici. Probabilmente, a volte ne abusano.
Infatti sia la raccolta dei dati sia la loro analisi avvengono
attraverso procedure automatizzate. Anche l’interpretazione
del sentiment è automatica su parametri automatizzati.
Nessun impiegato delle piattaforme legge i commenti sulle
community e le reti sociali o ne interpreta le immagini di persona.
Dopo socio-mobilità e reputazione, si può passare ad altro negli sviluppi recenti dell’e-tourism.

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Si diceva che a integrare digitale e turismo hanno contribuito 1) l’evoluzione da “Web
1.0” a “Web 2.0” con l’imporsi delle reti sociali e 2) la diffusione degli smartphone e
della comunicazione in mobilità. Ma, appunto, si parlava anche di altri tipi di sviluppo.
Oggi 3) grazie al Global Positioning System (GPS) gli smartphone “sanno” sempre
dove i loro proprietari si trovano.
Questa funzione dipende dalla posizione geografica in cui gli
smartphone si trovano rispetto alle posizioni geografiche dei
luoghi attorno. È un sistema basato sulla georeferenziazione.
Per citare un’altra volta Wikipedia, “georiferire qualcosa
significa definire la sua esistenza nello spazio fisico.”
È una questione di coordinate geografiche.                                  immagine da Medium

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Per georiferire,
                                                                               serve un sistema
                                                                               di coordinate
                                                                               geografiche.
                                                                               Un sistema di
                                                                               coordinate
                                                                               geografiche
                                                                               permette di definire
                                                                               una posizione sulla
                                                                               Terra con un insieme
                  immagine da Maestra Mihaela                                  di numeri o lettere.

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49°11’00 N, 02°07’00 W
Per definire qualsiasi punto del pianeta bastano la sua latitudine e la sua longitudine.
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49°11’00 N, 02°07’00 W
49 gradi e 11 primi latitudine Nord, 2 gradi e 7 primi longitudine ovest
                                                                           immagine da Google Maps

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Georiferire = definire un punto attribuendogli dati di latitudine e longitudine.
Geolocalizzare = individuare un punto secondo i suoi dati di latitudine e longitudine.

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Fin qui cartografie e coordinate. Ma che cosa
“dice” al mio smartphone dove mi trovo?
Gli smartphone sono concentrati di tecnologie
davvero incredibili a vederli da fuori.
L’affollamento di componenti tecnologiche
che li caratterizza comprende un’antenna in
grado di dialogare con un sistema di satelliti
in orbita attorno al nostro Pianeta.
È l’antenna GPS.
Che cosa sta dietro alla sigla GPS?

                                                                           immagine da Pinterest

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Il Global Positioning System (GPS)
è un sistema satellitare globale di
navigazione (Global Navigation
Satellite System, GNSS)
che fornisce informazioni sulla
posizione geografica nel tempo
indipendentemente (o quasi) dalle
condizioni meteorologiche,
ovunque sulla superficie terrestre –
o nelle sue vicinanze – purché sia
attiva una connessione radio con
quattro o più satelliti in orbita.                immagine da National Geographic

Roberto Peretta            Sistemi informativi per il turismo. Socialità            29
Il sistema GPS è gestito dal
governo statunitense ed è a libero
accesso da parte di chiunque abbia
un ricevitore compatibile.
Tra gli apparecchi basati sul GPS ci
sono gli smartphone – quasi tutti –
e tutti i car navigation system come
i Garmin o i TomTom.
Oltre al GPS, ci sono altri GNSS.
L’Europa ha sviluppato il proprio
GNSS Galileo.
                                                  immagine da www.gsa.europa.eu

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I satelliti in orbita costituiscono lo
Space Segment. A terra paiono
come punti fissi nel cielo.
Un’antenna, lo User Segment,
verifica in continuo quanto impiega
ad arrivare il segnale radio da una
serie di satelliti – di norma una
ventina – e da ciò calcola le
distanze. Una triangolazione fra le
distanze individua il punto a terra.
Il Control Segment ottimizza il
processo dalla superficie terrestre.

Roberto Peretta              Sistemi informativi per il turismo. Socialità   31
Ma quando si sta seduti al proprio computer, che cos’è che “dice” dove ci si trova?
Innanzitutto – e se ne riparlerà quando si tratterà il problema della privacy – il sito web
visitato da scrivania chiede se si è disposti a svelare dove ci si trova.
Se si acconsente, il server andrà a leggere dove si trova il punto ultimo di
connessione internet (il router Wi-Fi, la centralina condominiale, lo smartphone in
tethering) da cui ci si sta collegando, e su questa geolocalizzazione si baserà.
È così che, per esempio, Google Maps potrà suggerire un percorso stradale dal luogo
dove si collega al nostro computer fino a una meta che si voglia raggiungere,
oppure che una catena di supermercati potrà indicare dove sia e quanto sia distante
il supermercato più vicino appartenente a quella catena.
Insomma quando si cerca qualcosa su un computer da scrivania, i satelliti non ci
entrano proprio per niente.

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immagine da e-coop

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immagine da Google Maps

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Evidentemente il supermercato cercato fa parte dei Point of Interest (POI) che – come
si è osservato – i sistemi di dati geografici archiviano con le loro geolocalizzazioni
individuate in termini di coordinate geografiche: longitudine e latitudine.

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                                                                                  da gocanvas

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Il sistema cartografico digitale proprietario oggi maggiormente diffuso è Google Maps.
Google Maps si basa su vari fornitori di Geographic Information System (GIS) a
seconda dei paesi – con acquisti di dati nei vari paesi – ed è differente da
OpenStreetMap, che è un sistema open source incrementato dagli utenti.
OpenStreetMap è a libero accesso.
Google Maps, invece, è freemium.
È a libero accesso per chi vuole
incorporare servizi Google Maps nel
proprio sito web, ma con limitazioni.
Se i servizi Google Maps incorporati
sono visitati oltre un certo numero
di volte, Google si fa pagare.

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Le coordinate Google Maps
possono essere diverse da
quelle GPS.
Google stesso usa sia
coordinate “classiche” DMS
(Degrees, Minutes, Seconds)
sia DM (Decimal Degrees).

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Servizi cartografici web come Google Maps
e OpenStreetMap, o come ViaMichelin,
sono geografici in sé, progettati e gestiti per
la cartografia.
Ma ci sono parecchi altri servizi web che
usano dati geografici.
Un esempio importante: almeno tre delle
maggiori piattaforme di social networking
o community – Facebook, Instagram e
TripAdvisor – usano correntemente dati
geografici.

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Qualsiasi sito web turistico può usare Google Maps per dare indicazioni stradali via
Web fino alla destinazione, all’albergo o al ristorante. È interessante, ma non è tutto.
• C’è un nesso ancora più utile fra gli smartphone
degli utenti geolocalizzati in un certo luogo (in una
location) e i luoghi fisici geolocalizzati attorno a loro.
• Destinazioni e attività turistiche possono andare
al di là di Google Maps via Web e fornire
informazioni geolocalizzate (location-based) via
smartphone in base a dove il turista si trova.
• Insomma destinazioni e attività turistiche
possono fornire informazioni geolocalizzate di loro
interesse “entrando” negli smartphone dei turisti.              immagine da ResearchGate: Falkowski et al.

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C’è stata in questo campo d’intervento una
piattaforma pioniera.
Foursquare è un servizio creato alla fine del
2008 e lanciato nel 2009.
La piattaforma Foursquare, con il suo sito e le sue app, mette a disposizione un servizio
mobile geolocalizzato di search-and-discovery utile per chi la usa.
In base 1) a dove un utente si trova, 2) alle preferenze che l’utente ha rivelato alla
piattaforma in precedenza e 3) ai commenti postati in precedenza da altri utenti di gusti
simili, Foursquare segnala luoghi interessanti prossimi a dove ci si trova.
È stato il primo sistema di raccomandazione a essere sia geolocalizzato sia sociale.
I suoi Location-Based Service si fondano su una condivisione di User Generated Content.

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Quando Facebook
                                                                  ha introdotto una
                                                                  funzione di
                                                                  localizzazione non
                                                                  ha fatto che copiare
                                                                  da Foursquare.
                                                                  Oggi i check-in nel
                                                                  mondo Foursquare
                                                                  si effettuano con
                                                                  Swarm, una app
                                                                  diversa anche se
                                                                  connessa.

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Il quarto e ultimo sviluppo cui si è accennato in tema di integrazione fra digitale e
turismo riguarda la bandwidth.
Quanta acqua esce da un tubo? Quanti byte passano attraverso una connessione?

                                                  immagine da Lifewire        immagine da Paessler

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Ci sono connessioni in fibra ottica, con l’ultima
porzione del cavo di rete collegata fisicamente al
computer desktop. È la situazione ottimale.
E ci sono connessioni in ADSL – se n’è accennato –
in cui i byte arrivano al desktop non lungo un cavo
dedicato ma, almeno per l’ultimo tratto, attraverso il
vecchio “doppino” telefonico preesistente.
Meno bene.
Più spesso, i byte compiono l’ultimo tratto arrivando
wireless, “senza fili”.
Più incerto. Ed è un caso classico.                                immagine da Facebook

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Naturalmente, non è detto che uno smartphone abbia sotto tiro un router wireless.
Può darsi benissimo che in un certo luogo e in un certo momento sia disponibile
soltanto la connessione dati wireless di una compagnia telefonica. Che spesso costa.
E può essere una connessione “veloce” – secondo
le specifiche cosiddette 4G o 5G – ma può essere
una connessione “lenta”. Poca acqua...
Quindi tutti i file da condividere, cioè tutti i file,
devono sempre essere il più “leggeri” possibile.
L’ampiezza di banda disponibile aumenta con
l’evolvere delle tecnologie. Ma non è mai infinita.
Si trovano in rete siti web che misurano la banda                          immagine da Paessler
disponibile in download e upload. Se ne riparlerà.

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1. L’e-tourism è oramai adulto
2. Mobile e sociale? Normale!
3. Che cosa pensa l’e-tourist
4. ... mentre va in giro?
5. Spesso sa bene dov’è,
6. si scambia consigli
7. ... e appena può è in rete

                                                                      immagine da oneindia.com

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