UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA - Corso di Laurea in - Osservatorio Balcani

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA

                          Corso di Laurea in

                       Lingue e Letterature Straniere

                             Elaborato finale

     Il movimento politico dei Verdi in Serbia nel contesto europeo

Relatore
                                                              Candidato
Prof. Stefano Aloe                                       Marco Boccaletti
                                                         matr.VR413899

                       Anno Accademico 2019-2020
Indice                                                                           Pag.

1     Introduzione                                                                 3

1.1   Le origini                                                                   4

1.2   I concetti fondamentali nel pensiero dei Verdi oggi                          6

1.3   I Verdi alle europee                                                         9

1.4   Il voto e il suo significato nei singoli paesi                              10

1.5   I Verdi tedeschi                                                             12

1.6   Il caso italiano                                                             14

1.7   Il percorso storico dei Verdi in Serbia e la loro attuale organizzazione    15

1.8   Il leader dei Verdi di Serbia: Ivan Karić                                    18

2     L’inquinamento del Danubio e la questione ambientale                        20

2.1   La situazione dell’area danubiana serba nel 2010                            20

2.2   La situazione attuale                                                       21

2.3   L’eredità della guerra, inquinamento e uranio impoverito                    25

3     Interviste sul campo                                                        28

3.1   Intervista a Simon Ilse del 22/10/2019                                      28

3.2   Ivan Karić intervista 24/10/2019                                            31

3.3   Intervista a Ljubinko Rakonjac del 24/10/2019                               35

3.4   Conclusioni                                                                 37

3.5   Bibliografia                                                                39

3.6   Sitografia                                                                  43
1                                          Introduzione

In questo breve percorso analitico abbiamo puntato la nostra attenzione sulla genesi e sul processo
evolutivo del pensiero ambientalista nel contesto europeo. Nello specifico, ci siamo interessati ai
problemi ambientali di una nazione, la Serbia, che si trova in una condizione particolare. Lo stato
attuale della sua economia è causato dal recente passato attraversato da un conflitto etnico che ha
lasciato profonde ferite e ha stravolto sia il suo assetto politico sia la qualità dei suoi rapporti con i
paesi più vicini. Ciò rende questo paese un osservatorio ideale per cercare di comprendere come il
pensiero ecologista ha potuto farsi strada in una popolazione alle prese con diverse difficoltà
ricollegabili a bisogni fondamentali. È evidente che la situazione della Serbia sia sufficientemente
diversa da quella della maggior parte degli altri paesi europei, caratterizzati da una condizione di pace
duratura, di benessere economico e da una discreta stabilità politica. La prima domanda che ci siamo
posti durante questo studio riguarda comprendere se esiste o meno una strategia unica, spendibile in
contesti diversi, per garantire il successo di determinate idee politiche. Accade spesso che l’avvenire
di un cambiamento importante venga riconosciuto solo a posteriori. Ci siamo allora chiesti se i recenti
cambiamenti climatici e l’analisi e il contenuto del messaggio ambientalista potranno essere in futuro
considerati come un reale punto di svolta nel pensiero politico, sociale, economico ed organizzativo.
A tal proposito possiamo prendere atto del fatto che le critiche al sistema produttivo e alcune delle
proposte degli ambientalisti abbiano già cominciato a determinare cambiamenti nel mondo del
mercato e nelle nostre abitudini quotidiane; è evidente come questa modifica nei nostri
comportamenti sia una diretta conseguenza di un mutamento nel nostro modo di percepire l’ambiente:
invece di fare da sfondo della nostra esistenza questi diventa un soggetto con il quale è necessario
confrontarsi.
Capitolo 1
1.1                                             Le origini

I Verdi in Europa nascono come movimenti intorno agli anni ‘70 del secolo scorso, principalmente
con istanze contrarie all’uso dell’energia atomica e contro la guerra come risoluzione alle tensioni
internazionali. La diffusione del benessere nelle società industriali favorisce il passaggio ideologico
ai valori del post-materialismo; ossia il cambiamento delle necessità fondamentali da materiali, come
la crescita economica incondizionata, esercito forte e stato autoritario, a spirituali, come
l’ambientalismo, una cittadinanza attiva nelle questioni politiche, città belle e pulite, libertà di
espressione ecc.; queste sono alcune delle motivazioni che hanno portato i partiti Verdi nei parlamenti
europei negli ultimi 50 anni.1
Il loro successo si consolida dopo i disastri di Černobyl’ del 1986 e di Fukushima del 2011, dai quali
l’opinione pubblica rimase profondamente scossa. Si avvertì, a livello europeo, la necessità del
cambiamento proposto da queste nuove fazioni politiche. A seguito delle loro battaglie contro
l’industrializzazione e il disarmo questi partiti venivano mal visti soprattutto da quelli liberali che
criticavano il loro approccio all’economia e alla soluzione dei conflitti senza l’uso della forza. La
percezione delle fazioni ecologiste da parte dei liberal-democratici arrivò, in alcuni casi, ad essere
fortemente negativa, come testimonia la definizione che troviamo in una brochure della CDU tedesca,
dell’anno 1984, che le definisce “potenzialmente pericolose e incapaci di formare una coalizione”.2
Il giudizio dei partiti liberali e social-democratici risulta ancora più avverso a fronte delle proposte
Verdi: il totale disarmo militare e una radicale modifica della politica degli investimenti industriali e
infrastrutturali, volta a un forte disinvestimento per limitare i danni dell’inquinamento. La tesi politica
del partito Verde appare, ai loro occhi, come una sostanziale rinuncia sia alla difesa della sovranità
dello stato sia alle lusinghiere promesse del progresso scientifico di un futuro ricco, agiato, e in fondo
migliore.
Se in quegli anni c’era un problema di accettazione e di comprensione da parte delle formazioni
politiche conservatrici, neppure i rapporti con la sinistra non erano positivi. Infatti, ai militanti e agli
aderenti al pensiero politico della sinistra, le idee e le istanze del movimento ecologista apparivano
come una dannosa strategia volta a distrarre l’attenzione dalla più importante lotta di classe. Il

1
 Cfr. Juan Diez Nicolas, Postmaterialismo, in “HiSoUR”, https://www.hisour.com/it/post-materialism-34509/
2
 Thorsten Holzhauser, Extremisten von Gestern – Demokraten von Heute? Zum Umgang mit Systemfeindlichen
Parteien am Beispiel von Grünen und Linkspartei, “MIP Zeitschrift für Parteienwissenschaften”, 06/04/2018, pp. 5-13:
6, https://doi.org/https://doi.org/10.25838/oaj-mip-20185-13
messaggio principale contenuto nel pensiero ecologista sembra essere appositamente costruito per
spegnere la spinta dello scontro tra classi sociali ed è sintetizzabile nella frase: “stando tutti nella
stessa barca bisogna collaborare”.3 Le priorità degli ecologisti vengono percepite dalla sinistra o
come un diversivo rispetto ad obiettivi veramente urgenti e popolari, o comunque come una sorta di
lusso borghese: “Chi non ha da mangiare o manca di un tetto, non ha tempo da perdere dietro a
farfalle in estinzione o monumenti storici da proteggere.”4 Tanto l’approccio capitalista quanto quello
comunista sono quindi accomunati nella critica del pensiero Verde, che, ai loro occhi, sembra
contenere il medesimo errore: la lotta all’industrializzazione, ritenuta come principale responsabile
delle problematiche ambientali.
In effetti, sul nascere, la questione ambientale ha, all’interno del pensiero Verde, una pregnanza e una
importanza tali che qualsiasi altra componente del vivere sociale, come il lavoro, il profitto, la patria,
il calcolo geopolitico e il progresso scientifico deve essere necessariamente sacrificata in favore di un
fondamentale rispetto della natura e dei suoi equilibri. Questa priorità assoluta mette i movimenti
Verdi nella condizione di essere criticati aspramente dalle formazioni politiche maggioritarie che
sono in grado, all’interno dei diversi panorami politici nazionali, di dare vita a coalizioni e di
partecipare ad alleanze di governo o di opposizione. Questa visione complessiva fa vivere al
movimento Verde una fase di vano solipsismo, narcisisticamente compiaciuto dalla convinzione di
essere l’unico ed incompreso interprete di una realtà emergente, negata, per interesse o per miopia,
da tutti gli avversari.
Di fatto, negli anni ’70 e ’80 si affermano formazioni politiche ambientaliste, in opposizione al
governo, sia nei paesi capitalisti che in quelli socialisti.
Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, con il crollo dell’Unione Sovietica, la cultura
occidentale deve fare i conti con il lutto e la perdita di un’idea di costruzione alternativa di una società
organizzata, diversa da quella liberale fondata sul mercato globale. I capisaldi del pensiero liberale
come il libero scambio, l’assetto democratico, la proprietà privata, le differenze di classe, diventano
parti irrinunciabili nel progetto e nel disegno di ogni forma di società. Potrebbe essere che questa
consapevolezza abbia fortemente influenzato il dibattito ed il confronto all’interno del movimento
ecologista: se non è più possibile rinunciare agli investimenti per la crescita industriale e per lo
sviluppo delle infrastrutture, se deve essere mantenuto il concetto di produzione e di libero scambio,
diventava allora necessario capire come sia possibile coniugare queste istanze di sviluppo con
l’esigenza di salvaguardare l’ambiente, tenendo conto dei limiti dell’ecosistema.

3
 Alexander Langer, Storia del movimento verde in Italia: i verdi come le vergini stolte?, “Fondazione Alexander Langer Stiftung”
1993, https://www.alexanderlanger.org/it/145/367
4
    Ibidem.
Il pensiero ecologista propone allora l’idea di “sviluppo sostenibile”, come sofferto compromesso tra
le esigenze economiche e quelle legate alla conservazione e all’integrità del sistema ambientale.
Verso gli anni ’90, all’interno dei partiti Verdi nacque un dibattito. C’erano due fazioni: uno
schieramento decise di abbandonare la critica al capitalismo e ai problemi energetici al fine di creare
coalizioni con i partiti social-democratici, mentre l’altro voleva restare fedele ai principi radicali
originali del pensiero Verde, senza scendere a compromessi con altre forze politiche. 5 La prima
fazione, quella revisionista, divenne prevalente e si rivelò aver fatto la scommessa vincente.
Nella maggior parte dei paesi ex-comunisti il benessere economico non ha raggiunto i livelli
dell’Europa occidentale; questo divario, non ancora colmato, ha mantenuto l’attenzione ed il
desiderio di queste popolazioni focalizzato sul raggiungimento degli standard di benessere economico
dei paesi fondatori della comunità europea. L’esigenza principale delle popolazioni dei paesi dell’ex
blocco sovietico rimane, per questa ragione, la crescita economica, incondizionata e prioritaria sopra
ogni altro interesse.
Questa priorità non si sposa certamente con i valori e i progetti dei partiti Verdi. Infatti, le istanze di
questa parte politica vengono considerate degne di nota.
Ci sono alcune eccezioni, la Lituania e la Lettonia, negli ultimi tempi, hanno visto l’affermarsi di un
partito Verde avente una discreta importanza politica. Al contrario, paesi come la Polonia, pur avendo
raggiunto una discreta crescita economica, sono rimasti del tutto ancorati all’obbiettivo
dell’innalzamento della produzione industriale e della capacità produttiva in generale. Sul versante
dei paesi aderenti al primo nucleo del Patto Atlantico, sono emblematici i casi della Turchia e della
Grecia, entrambe caratterizzate da una debole crescita economica e da un forte stato di
insoddisfazione che sembra aver mantenuto, in quei contesti, l’attenzione ferma sul soddisfacimento
dei bisogni primari, a danno di una svolta di interesse per i temi legati all’ambiente, all’ecologia, allo
sviluppo sostenibile.

1.2                     I concetti fondamentali nel pensiero dei Verdi oggi

Il concetto di ecosistema rimanda all’idea di una rete di ambienti di vita naturale, tutti interconnessi
tra loro. Questi diversi ambienti possono apparire ad una prima analisi superficiale del tutto separati
ed indipendenti; un’analisi più approfondita, al contrario, mostra invece come tra loro ci sia un
evidente rapporto di causalità e di dipendenza reciproca. Per questa ragione si può descrivere la
coesistenza dei diversi ambienti come una relazione simbiotica che coinvolge l’intera vita del pianeta.

5
  Vedi Şenol Arslantaş, Avrupa’da değişen siyasal paradigma çerçevesinde yeni sol reformist partiler: yunanistan,
fransa ve almanya örnekleri, phd thesis, Istanbul University Institute of Social Sciences, 29/09/2020, pp. 27-28
In questo modo possiamo capire come ogni cosa che ci circonda (flora, fauna, clima) faccia parte di
un unico sistema nel quale produrre un sensibile mutamento in una parte implica modificare
l’equilibrio tra quella parte e le altre che compongono il sistema. La connessione del sistema internet,
nell’esperienza quotidiana attuale, ci dà un’idea di come possa esistere una rete simile.
L’inquinamento provocato dall’industrializzazione sta distruggendo parti dell’ecosistema
compromettendo la sua funzionalità globale, come quando un organo si ammala e ne risente tutto il
corpo. Questo è il primo pilastro su cui si basa il pensiero ecologista, che pone i Verdi nel ruolo di
guardiani dell’ecosistema. L’inquinamento si ripercuote, peraltro, in maniera diretta sull’uomo stesso,
compromettendone la salute e quindi gravando sui sistemi sanitari.
La giustizia sociale è un'altra istanza fondamentale del pensiero Verde. Viene auspicata una pace
interna ai paesi, tra i vari strati della società, lungo tutte le faglie sociali, motivo di conflitto e
contrasto: il binomio uomini-donne, il binomio abbienti-indigenti e quello giovani-anziani. Gli
squilibri che si creano in questi contrasti diventano sempre fonti di sofferenza, disagio, violenza e
dispersione di risorse ed energie; ancor più allontanano le società dei diversi paesi dal poter creare
una alleanza ed una unione finalizzata ad affrontare in modo efficace e risolutivo il problema del
rispetto dell’ambiente.
Il concetto di democrazia partecipativa si basa sull’idea fondamentale di una contribuzione attiva e
ravvicinata di idee, di proposte, di scelte, della singola persona alla gestione politica della sua
comunità. Le popolazioni del Nord Europa hanno costantemente sviluppato nella loro storia modalità
di partecipazione e gestione della vita politica che si rifanno a questo principio. Forse favorite in
questo dalle ridotte dimensioni delle loro comunità e da un rapporto con l’ambiente naturale più
ostico, che può averle motivate ad una maggior collaborazione reciproca. Le popolazioni
mediterranee, pur lamentandosene, preferiscono rimanere meno coinvolte e in alcuni casi operare una
forte delega verso le loro élites politiche. Nel pensiero Verde, solo un’attenta e consapevole quanto
diffusa vigilanza di tutta la popolazione, nelle sue diverse componenti sul governo e sulle
amministrazioni locali, diventa garanzia del mantenimento di oculate e proficue scelte di rispetto per
l’ambiente. Al contrario una forte delega politica fatta verso una élite, che governa quasi
autonomamente, moltiplica il rischio che vengano perseguite scelte politiche favorevoli a pochi e
avverse al benessere dell’ambiente. La democrazia partecipativa parte dal livello locale fino ad
arrivare agli ambiti più elevati creando una coesione sempre più profonda tra istituzioni e
popolazione.
La ricetta dei Verdi per passare da movimento ribellista a partito di governo è quella dello “sviluppo
sostenibile”, ossia una revisione della formula di investimenti nel settore industriale e infrastrutturale
adattandola alle nuove tecnologie che permettono di avere un impatto sull’inquinamento minore di
quello tradizionale. Ricordando che le rivoluzioni comportano spesso dei sacrifici e comunque una
buona parte di quello che c’era prima rimane, mascherandosi, conviene puntare sulle evoluzioni
graduali, che permettono di metabolizzare tutti i passaggi e creare una consapevolezza delle nuove
conquiste sociali. In questo contesto si può definire lo sviluppo sostenibile come “il soddisfacimento
dei bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di
realizzare i propri”.6 Per rispettare questi propositi tutte le nazioni devono impegnarsi per una finalità
condivisa; probabilmente non esattamente allo stesso modo data la situazione economica di partenza
di ogni paese. I paesi ricchi cercando di ottenere processi di produzione meno inquinanti e stili di vita
sostenibili diversamente quelli poveri devono cercare di controllare il loro sviluppo demografico al
fine di ridurre il peso eccessivo che un numero troppo elevato di abitanti può avere sull’ambiente
naturale.
Le energie rinnovabili sono la più grande fonte di energia pulita che oggi è in nostro possesso, seguita
dal gas liquefatto. Una conversione totale e immediata di tutte le fonti di energia da idrocarburi a
rinnovabili causerebbe un trauma difficilmente assimilabile dalla popolazione che dovrebbe
rinunciare a parte del suo attuale stile di vita, per finanziare un piano così ambizioso. Diversamente
una conversione graduale permette di incrementare, passo dopo passo, il mercato delle rinnovabili,
con sempre maggiori investimenti che portano a nuove scoperte scientifiche e tecnologiche in grado
di abbattere i costi ed aumentare la produttività, senza dare scossoni all’economia e quindi alla società
civile. La peculiarità politica che i Verdi possono giocare si colloca nell’identificare un conveniente
equilibrio, probabilmente diverso da un paese all’altro, e da un periodo all’altro, tra le due istanze del
processo di rinnovamento:
A) La prima istanza prevede l’insistere sulla velocità di riconversione energetica facendo fede agli
ideali originari, quindi presentandosi come partito innovatore, ma pericoloso per l’affidabilità negli
investimenti e negli accordi internazionali duraturi legati alla realizzazione di infrastrutture
commerciali e di approvvigionamento energetico.
B) La seconda istanza consiste invece nell’attendere risultati su tempi più lunghi, investendo il più
possibile sulla ricerca scientifica, per ottenere un aumento del potenziale delle energie rinnovabili, in
modo da renderle largamente preferibili alle energie derivanti dai combustibili fossili. Risulta
evidente che questa seconda scelta rischia di appiattire la posizione dei Verdi su quelle della maggior
parte delle forze politiche, rendendo in qualche modo indistinguibile il loro contributo, con il risultato
di ridurre il peso delle motivazioni favorevoli ad una scelta specifica dell’elettorato nei loro confronti.

6
    Sviluppo sostenibile, in “Enciclopedia Treccani on-line”, s.d., https://treccani.it/enciclopedia/sviluppo-sostenibile/
1.3                                          I Verdi alle europee

Le diverse formazioni ambientaliste europee, in occasione delle ultime elezioni per il parlamento
europeo, si sono federate, aderendo ad un unico e significativo “manifesto Verde” che contiene i
propositi e le istanze che i vari movimenti nazionali condividono e vogliono sostenere su tutto il
territorio continentale. Questo manifesto comprende vasti ed importanti aspetti che regolano la vita
sociale ed economica all’interno della comunità europea: ambiente, economia, welfare, giustizia,
migranti, mobilità, salute, alimentazione, istruzione, lavoro e giustizia sociale, donne e pace.7 Benché
la proposta di progetto politico fosse quindi la stessa per tutti gli elettori europei, le formazioni Verdi
hanno ottenuto risultati sensibilmente diversi a seconda delle aree geografiche. Nell’area balcanica
ad esempio i partiti ecologisti ottengono risultati assai modesti mentre il favore dell’elettorato viene
principalmente raccolto da partiti conservatori; anche nell’area della penisola iberica il risultato è
piuttosto limitato, questa volta con una prevalenza dei consensi rivolti verso i partiti progressisti. In
altri paesi mediterranei rappresentativi come Grecia e Italia, il consenso espresso a favore del
manifesto Verde è sicuramente modesto per non dire deludente. In entrambi questi paesi la dinamica
politica sembra escludere, sia pure per motivi diversi, la presenza delle formazioni ambientaliste sia
rispetto a un ruolo di maggioranza, che di minoranza parlamentare. Nei paesi dell’Europa
settentrionale i partiti ambientalisti confermano o migliorano un consenso storico che in alcuni casi
li ha resi parte integrante delle coalizioni di governo. L’area in cui si registrano i più netti avanzamenti
nel consenso elettorale è sicuramente quella centro-occidentale, con paesi come la Germania in testa
dove i consensi sono raddoppiati, o come la Francia, il Regno Unito, l’Irlanda, in cui il risultato li
porta ad essere tra i primi tre partiti più votati. In termini assoluti, comunque, il numero complessivo
di rappresentanti Verdi eletti all’interno del Parlamento Europeo è sensibilmente aumentato, tanto da
segnare il punto più alto raggiunto da quando sono nate le istituzioni comunitarie europee. 8 Questo
risultato conferma un aumento della consapevolezza dei cittadini comunitari rispetto al problema
dell’ambiente, consapevolezza che potrebbe mettere l’Europa nella condizione di giocare un ruolo
importante su questo tema nel dialogo mondiale.

7
  Il programma dei Verdi per le elezioni europee 2019, “Il Post”, 08/05/2019,
https://www.ilpost.it/2019/05/08/programma-verdi-elezioni-europee-2019/
8
 Antonio Galdo e Daniele Brunetti, Onda verde in Europa, sindaci in Francia, land in Germania e governo in Irlanda,
“Non sprecare”, 30.06.2020 https://www.nonsprecare.it/verdi-in-europa?refresh_cens
1.4                         Il voto e il suo significato nei singoli paesi

In questo capitolo, ci proponiamo di rappresentare una breve ma significativa rassegna dei partiti
Verdi europei, delle loro istanze e del rapporto con gli elettori dei loro paesi. Questa panoramica sulle
varie declinazioni Verdi in Europa, ci permetterà di capire in quale cornice politica e culturale nasce
e si sviluppa il partito Verde della Serbia. Successivamente porteremo la nostra attenzione sulla
situazione ambientale specifica di questa nazione, per meglio comprendere quali problemi concreti e
quali difficoltà il partito Verde serbo stia cercando di affrontare.
In Francia il partito Verde guidato da Julien Bayou continua a guadagnare terreno; in questo verso
vanno i risultati ottenuti sia alle elezioni europee nelle quali i Verdi raggiungono il risultato del
13,47%, sia delle più recenti elezioni comunali, nelle quali confermano le posizioni raggiunte alle
europee e alzano il loro vessillo su alcune città importanti come Marsiglia, Lione, Bordeaux,
Strasburgo e Besançon.9 Nel paese d’oltralpe la sinistra, che pure era solidamente radicata
nell’elettorato francese, ha gradualmente ma costantemente perso consensi e interesse. I partiti
tradizionali della sinistra, socialisti e comunisti non sono riusciti a proporre una critica credibile e una
costruzione di progetto politico realmente alternativa al modello capitalista, questo si è tradotto nel
loro contesto in una povertà ideativa sia rispetto alle proposte politiche, che al piano amministrativo.
Le analisi sui sondaggi politici concordano sul fatto che una parte consistente dell’elettorato che
tradizionalmente votava “gauche” si è spostato verso il partito Verde e la formazione “En marche”.
Jean-Marc Dejean, giornalista, dice che:

        “La création des Verts a été une des seules réponses innovantes à la crise de la politique progressiste.
        Leur histoire reflète les difficultés de la pensée écologiste confrontée aux rapports sociaux et enjeux
        de pouvoir. On ne s’étonnera donc pas que leur insertion à gauche soit contradictoire. Les Verts se
        sont constitués contre la gauche, en alternative au marxisme et à la faillite du socialisme réel et du
        communisme à la française. Visant à un autre mode de production et de consommation, la critique
        écologiste est aujourd’hui la seule critique réaliste du capitalisme. Mais, [...] parce qu’elle remet la
        démocratie et l’individu au coeur de l’action politique elle n’est pas soluble dans la question
        sociale.”(...)“L’écologie politique s’inscrit dans la continuité philosophique du siècle de Lumières”.10

9
 Ibidem
10
  Jean-Marc Denjean, Les verts et la gauche, “CAIRN.INFO”, 02/09/2007, https://www.cairn.info/revue-mouvements-
2007-2-page-57.htm
Nell’isola irlandese è presente una sola formazione politica ambientalista che unisce elettori sia
dell’Irlanda del nord che della Repubblica d’Irlanda. Il suo nome è Comhaontas Glas, letteralmente
Alleanza Verde, ed è guidato già da alcuni anni da Eamon Ryan. I Verdi irlandesi sono riusciti ad
ottenere un importante risultato alle ultime elezioni europee con il 9% dei consensi, uscendo
dall’insignificanza politica che aveva segnato gli ultimi decenni. Il partito Verde, forte di questo
risultato è riuscito ad entrare nella coalizione di governo insieme a partiti conservatori facendo
inserire importanti proposte ambientali nel programma di governo.11
Sicuramente interessante è anche il percorso del partito Verde finlandese, nella lingua locale Vihreä
liitto ossia ”Lega Verde”. Non è riconducibile a nessun campo della tradizionale politica a due poli
(destra-sinistra) anche se molti dei suoi componenti provengono da formazioni del mondo
progressista e di sinistra. Questo partito ha raccolto nell ultima tornata elettorale per il Parlamento
Europeo una conferma del consenso (16%), di cui all’interno del paese i Verdi godono già da diversi
anni. Pekka Haavisto è il leader del partito, a livello nazionale è considerato una personalità politica
di spicco, tanto da diventare il primo ministro dell’ambiente ”Verde” nella storia del continente, e da
concorrere nel 2012 per la carica di primo ministro. Pekka Haavisto gode di un credito anche
internazionale avendo ricevuto incarichi presso l’Onu e avendo coordinato il gruppo di ricerca per il
programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) in Kosovo, Afghanistan, Iraq, Liberia,
Palestina e Sudan.12 Il suo contributo UNEP sul Kosovo verrà di seguito ripreso nel capitolo che parla
degli effetti sull’ambiente degli eventi bellici.
In Svezia il partito Verde, Miljöpartiet de gröna, letteralmente "Partito ambientale dei Verdi" vede
una sensibile riduzione del consenso elettorale, passando nelle elezioni europee del 2014 dal 15,4%
al 11,5% delle ultime. Nonostante questo, il partito Verde collabora tuttora all’azione di governo del
paese, facendo parte della colazione con il partito socialdemocratico.13
Anche nel gruppo dei paesi più piccoli (Belgio, Olanda, Lussemburgo e Svizzera) dell’Europa
occidentale si registra un sensibile aumento del consenso elettorale nelle ultime elezioni per il
parlamento europeo. Nel Regno Unito il partito Verde segna un deciso progresso passando dal 10,8%
del 2014 ad un lusinghiero 16,2% delle ultime elezioni europee. In Austria i Verdi confermano il
buon risultato del 2014 attestandosi intorno al 14%.14
Il dato spagnolo non è facilmente interpretabile poiché è la risultante sommatoria di una miriade di
piccoli movimenti locali. Un caso particolare è costituito dalla Lituania, dove il partito Verde nel

11
   Antonio Galdo e Daniele Brunetti, art. cit.
12
   Ibidem
13
   Ibidem
14
   Daniele Baldo, Mai così tanti Verdi in Parlamento in Europa, “YouTrend”, 26/05/2019
https://www.youtrend.it/2019/06/26/elezioni-europee-2019-verdi-risultati/
2016 era entrato nella coalizione di governo con il Partito dei Contadini, mentre nelle recentissime
elezioni politiche del 2020 è tornato all’opposizione.
Se passiamo da un’analisi quantitativa ad una qualitativa potremo sicuramente annotare alcune
differenze rispetto alla natura delle istanze di cui le diverse formazioni Verdi si fanno portatrici nel
nostro continente: nell’area settentrionale i partiti Verdi portano il loro interesse prevalentemente
sulle battaglie ambientali (Finlandia, Svezia, Danimarca e Gran Bretagna); nel centro Europa è
presente una particolare sensibilità per i diritti civili accanto ai problemi dell’ambiente; nell’area
mediterranea invece il focus dell’azione politica rimane sul tema delle disuguaglianze sociali ed
economiche. Pur con queste differenze i partiti Verdi rimangono nel perimetro dell’Agenda per lo
sviluppo sostenibile firmata dall’ONU.15
Questi sono solo alcuni esempi dei vari partiti europei più influenti. Una parentesi a parte meritano il
partito tedesco, che è quello trainante all’interno della comunità europea, e quello italiano che ci
riguarda da vicino. Anche i casi greco e turco offrono spunti interessanti di analisi.

1.5                                                I Verdi tedeschi

In Germania il partito Verde ha raggiunto uno dei più significativi risultati in termini di voto nel
contesto europeo. L’attuale partito Verde tedesco è il risultato dell’unione, avvenuta nel 1993, dei
due partiti che già in precedenza operavano nelle rispettive Germanie, i Verdi (Grünen) nella parte
occidentale e Bündnis 90 in quella orientale. Entrambe le formazioni, oltre che per la salvaguardia
dell’ecosistema si battevano anche per la qualità di vita nelle città e per l’impegno contro l’utilizzo
dell’energia atomica. Negli anni tra l’80 e il ’90 il partito Verde tedesco attraversa una fase di
riconoscimenti discontinui. Potremmo dire che dopo la sua unificazione, l’avvento di una nuova
classe dirigente in cui spiccano nomi come Robert Habeck e Katharina Schulze, la formazione Verde
trova una maggiore continuità nel progetto politico proposto che si riflette in uno stabile
riconoscimento nelle preferenze elettorali. Il partito Verde ottiene in Germania un buon
riconoscimento tra le fasce giovanili. La loro attenzione si focalizza sull’impatto che le attività
produttive hanno sull’ambiente, ma non solo. L’ambizione maggiore è quella di ridurre gradualmente
la dipendenza dal carbone fino a renderla nulla. Le risorse energetiche, derivanti da idrocarburi, che
ora sostengono ancora in parte i bisogni della nazione, verranno gradualmente sostituite da fonti di
energia rinnovabile, quindi solare, eolico, moto ondoso, biomasse ecc. La Germania importa ancora
fonti energetiche derivanti da combustibili fossili che servono a soddisfare i bisogni di

15
     Antonio Galdo e Daniele Brunetti, art. cit.
approvvigionamento elettrico, per il riscaldamento/raffreddamento degli edifici e per i trasporti. Il
problema dei trasporti, in particolare, è il più critico, perché i motori termici sono i sistemi, al
momento, più in uso sul mercato e non si può incidere su questo settore senza modificare segmenti
importanti del sistema industriale. La riconversione industriale deve riguardare sia i processi di
fabbricazione, che il prodotto finale che deve essere, a sua volta, meno inquinante.16 Viene proposto
un disincentivo ai prodotti usa-e-getta, spesso di plastica, che hanno un impatto distruttivo
sull’ambiente. Viene privilegiata e incoraggiata l’economia circolare che prevede la possibilità di
riassorbire il prodotto nella biosfera o la possibilità di riciclarlo per riutilizzarlo nel ciclo produttivo
successivo. La digitalizzazione del settore pubblico e privato viene fortemente incentivata, al fine di
incrementare l’efficienza e diminuire gli sprechi. I Verdi tedeschi propongono di tassare
maggiormente i giganti del web, i quali troppo spesso si svincolano dagli oneri fiscali. Il programma
dei Verdi ha una parte sociale che si occupa dell’abbattimento dei prezzi degli alloggi per famiglie e
studenti e dell’abbattimento di barriere architettoniche a favore di anziani e disabili. Vengono altresì
considerate le pari opportunità di genere, l’incremento degli asili per favorire le famiglie nel rapporto
casa/lavoro e la lotta alla discriminazione di razza, religione e genere. L’approccio alla questione
dell’immigrazione prevede un flusso controllato al fine di permettere un graduale inserimento degli
immigrati nel tessuto sociale, con un investimento nelle politiche di integrazione. Su queste basi, si
evidenzia la natura moderata e liberale della proposta dei Verdi tedeschi, ormai molto lontana dalle
istanze radicali delle origini. Il progetto di governo è sicuramente realizzabile, considerando l’intero
corpo delle proposte che da una visione tutto sommato realista equilibrata dell’insieme delle esigenze
in gioco, senza tuttavia perdere di vista la missione finale del rispetto dell’ambiente.17
Nei dibattiti politici si pensa che nelle prossime elezioni nazionali del 2021 i Verdi potranno
aumentare ancora i loro seggi in parlamento, se così fosse, è molto probabile che si crei una coalizione
di governo che comprenda anche loro insieme ai due partiti tradizionali CDU e CSU.18 Quello che
non è certo è chi sarà il leader di questa coalizione. Mentre il risultato delle elezioni politiche rimane
costante attestandosi al 9%, si evidenzia invece il balzo in avanti fatto alle elezioni europee in cui si
passa dal 10,3% al 20,5%. Nelle ultime elezioni federali colpisce il terzo posto preso da AfD, definito
dai Verdi antagonista e pericoloso. Tuttavia, l’AfD non riuscirà ad andare oltre perché manca, come
i Verdi delle origini, di un progetto convincente. Questo lo pone nella condizione di essere un partito

16
  Linking sectors, power, transports, heat unit, “Energy Atlas 2018”, p.22
17
   Daniele Brunetti, Voto in Germania, in due regioni si può governare solo con i Verdi. Sono sempre più determinanti,
“Non Sprecare”, 03/09/2019, https://www.nonsprecare.it/verdi-tedeschi?refresh_cens
18
   Cristoph von Marschall, La Germania non ama l’America ma ne ha bisogno, Occidenti contro, “Limes”, 13/09/2020,
p. 202
“outsider”, cui è preclusa ogni possibilità di governo. In altre parole, anche se dovesse raggiungere
in percentuali la maggioranza relativa, gli altri partiti formerebbero coalizioni per escluderla. 19

1.6                                            Il caso italiano

Tenendo conto del ragionamento precedente riguardo al post-materialismo l’Italia è un paese
relativamente benestante, pertanto rientra sicuramente nella fascia dei paesi europei che hanno fatto
quel salto ideologico che li differenzia dalla maggior parte dei paesi dell’ex blocco sovietico. Le
manifestazioni ambientaliste del 2019 tra cui i “Friday for future” testimoniano la sensibilità per il
tema ambientale che una buona parte della popolazione italiana dimostra, soprattutto quella giovanile.
L’attuale maggioranza di governo, sensibilmente influenzata dalla spinta ambientalista dei settori
giovanili dell’elettorato, ha cominciato peraltro a parlare con più frequenza di temi come economia
circolare e sviluppo sostenibile. Il problema dello scarsissimo successo dei Verdi nella politica
italiana è ricollegabile all’evoluzione del partito Verde. Possiamo rinvenire le ragioni del suo scarso
appeal tornando al già citato dibattito alla fine della guerra fredda. Negli anni ‘90, come abbiamo
detto, avviene la metamorfosi dei Verdi da partiti di protesta e rifiuto, a partiti con progetti realistici,
una mentalità governista e un piano economico liberista necessario ad affrontare tutti i punti critici
dello stato. Il partito dei Verdi italiani non ha affrontato questo sviluppo. La formazione ambientalista
in Italia ha sofferto una sorta di “sindrome di Peter Pan”, rimanendo alla sua versione anni ’80, legata
tenacemente ad un’immagine antica, vetusta, basata solo su vecchi slogan, non aggiornata, di
conseguenza inadatta e poco credibile per affrontare le esigenze della situazione attuale. La
stagnazione del partito dei Verdi italiano non ha non ha contribuito alla formazione di leader forti e
visibili, che potessero traghettare il partito verso i vertici del consenso politico.20 Sembra che l’attuale
dirigenza dei Verdi italiani non sappia guardare alle iniziative molto concrete che i loro colleghi di
altri paesi promuovono sui loro territori: gratuità o prezzi contenuti per i trasporti pubblici, impegno
contro l’apertura di nuovi centri commerciali. Le idee in Italia rimangono spesso solo teoriche anche
perché i progetti non risultano credibili. Francesco Rutelli, che ha avuto un passato politico nei Verdi,
dice: “troppo spesso i Verdi sono stati il partito dei ‘no’, incapace di affiancare agli allarmi lanciati
per salvaguardare il Pianeta proposte concrete e alternative percorribili”.21 Negli anni in cui i Verdi
italiani sono stati al governo, facendo parte della coalizione dell’Ulivo (anni 1996-2001) e
successivamente nell’alleanza dell’Unione (anni 2005-2008), non sono riusciti ad aumentare la loro

19
   Werner J. Patzelt, Berlino è ancora in guerra con sé stessa, Occidenti contro, “Limes”, 13/09/2020, p.189,
20
   Antonio Galdo, Verdi in Italia, perché sono scomparsi. Mentre in Europa non sono mai stati così forti, “Non
Sprecare”, 30/07/2020 https://www.nonsprecare.it/verdi-in-italia?refresh_cens
21
   Ibidem
affidabilità e a conquistare la fiducia dell’elettorato. Emersero, in alcune occasioni, ombre negative
sul coinvolgimento di alcuni leader Verdi in episodi di corruzione; tra questi fu indagato e infine
assolto, anche Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Federazione dei Verdi e per due volte,
ministro dell’ambiente per sette anni (dal 2001 al 2008), con Giuliano Amato e con Romano Prodi.22
Il tracollo del partito Verde in Italia non si è fatto attendere; se nel 1987 erano entrati in parlamento
con 13 deputati, quasi tutte donne, agli inizi del duemila avevano 12 deputati e 12 senatori. Dopo il
2008 la rappresentanza si è azzerata. Alex Langer, che fu in quegli anni padre nobile
dell’ambientalismo italiano e presidente dei Verdi europei, ebbe a dire che si scontava un’alta
litigiosità interna, tanta burocrazia da partitino e l’assenza di una leadership riconoscibile
all’esterno.23 Un'altra causa importante del declino dei Verdi in Italia è riconducibile ai grossi limiti
mantenuti anche dai governi di centro sinistra sul ruolo del Ministro per l’Ambiente. In Francia e in
Germania il Ministro per l’Ambiente ha responsabilità decisamente più elevate e vaste, su questo
dicastero ricadono infatti le scelte sulle politiche sociali che sono legate alla sostenibilità ambientale,
mentre in Austria dipendono da questo ministero dipendono anche le scelte politiche sui trasporti. In
Italia il ministro dell’ambiente continua a ricoprire un ruolo marginale, con un potere quasi
esclusivamente burocratico, che si concretizza nel firmare la valutazione di impatto ambientale su
opere e investimenti pubblici e privati. Sono stati pochissimi i ministri dell’ambiente che hanno potuto
lasciare un segno indelebile nella politica del nostro paese e di rado a questo ministero sono stati
assegnati uomini con una vera vocazione ambientale.

1.7           Il percorso storico dei Verdi in Serbia e la loro attuale organizzazione

Sebbene già presenti in Serbia come movimento di opinione che propone una sensibilità ambientale,
i Verdi arrivano a costituirsi legalmente in forma di partito in questo paese solo il 14 settembre del
2007. Benché non possa contare su un grande numero di aderenti, il partito Verde della Serbia (Зелени
Србиjе) si avvale di un discreto radicamento sul territorio: esso infatti è costituito da 80 movimenti
locali distribuiti su tutto il territorio nazionale. I Verdi serbi prendono le coordinate politiche di
riferimento dalle altre formazioni Verdi europee: si definiscono un partito democratico che vuole
promuovere la protezione dell’ambiente, che ha un riferimento nell’idea di sviluppo sostenibile, che
cerca di evitare i conflitti sociali, contenendone, il più possibile gli effetti negativi. Le loro priorità
mettono in primo piano tematiche come l’attenzione per la salute dell’ambiente, la solidarietà sociale
e l’equilibrio nel conflitto tra le categorie sociali, la partecipazione politica attraverso sistemi di

22
     Ibidem
23
     Ibidem
democrazia diretta, la green economy, lo stato di diritto e il rispetto della diversità e la prevenzione
di ogni forma di violenza. Nei primi anni della loro attività i Verdi serbi hanno attirato l’attenzione
dell’opinione pubblica sugli alimenti geneticamente modificati, arrivando a contribuire alla stesura
della legge sugli OGM adottata dal paese il 26 ottobre del 2011. Dal 2012 al 2016 i Verdi serbi
rimangono all’opposizione, eleggendo un rappresentante nel Parlamento, dal 2016 ad oggi, in
coalizione con il Partito Socialista serbo entrano a far parte della coalizione di governo.24
Da quando i Verdi hanno lasciato la forma di movimento per assumere quella di partito, con la finalità
di radicare la loro azione in una strategia politica concreta, si sono dati un’organizzazione formale
che prevede diversi livelli di rappresentanza, organizzazione che parte dalle realtà locali sino alla
presidenza del partito. L’organo di base della piramide organizzativa è il Consiglio Locale. I suoi
membri vengono eletti dagli iscritti e dai simpatizzanti che appartengono alla comunità locale (area
geografica o municipio urbano). Il Consiglio ha indipendenza nel suo lavoro e libertà nel decidere su
tutte le questioni di interesse nella realtà territoriale in cui opera, nel rispetto delle regole e degli
ordinamenti generali del partito. Ogni proposta o istanza che il consiglio locale promuove viene
decisa attraverso una votazione dei partecipanti per maggioranza. Questa modalità democratica
decisoria viene peraltro perseguita a tutti i livelli del partito, elemento questo che rende il partito
Verde serbo molto simile ai partiti Verdi occidentali. Le diverse proposte e richieste espresse dai
Consigli Locali vengono analizzate e discusse all’interno dell’“Assemblea Nazionale”, organo
costituito da rappresentanti di tutte le realtà locali: membri delle presidenze del partito, presidenti di
consigli comunali e cittadini, presidenti e membri della Commissione Statutaria e del Consiglio di
Sorveglianza e membri della Presidenza e delegati della gioventù del Partito. L’Assemblea viene
convocata ogni anno per analizzare e organizzare in modo funzionale le proposte che vengono dalla
“base”. Esiste poi un ulteriore livello dato dal Consiglio Direttivo che ha il compito, partendo dalle
emergenti argomentazioni dell’Assemblea, di tradurle in concrete linee di azione politica ed
iniziative. Ad un livello ancora superiore opera la Presidenza del partito, che ha il compito strategico
di coordinare e controllare i lavori dell’Assemblea Nazionale. In tutti i livelli organizzativi vale il
principio delle pari opportunità tra i sessi, con l’effetto di garantire all’interno dei diversi organi una
equilibrata rappresentanza di genere.25 L’analisi di questa struttura organizzativa mette in evidenza
una coerenza tra gli intenti perseguiti e le scelte concrete adottate dai Verdi serbi nel costituirsi come
formazione politica: come sappiamo l’organizzazione scelta è un messaggio chiaro e incontrovertibile
rivolto agli elettori e alla popolazione in generale, sulle vere finalità che un partito persegue e sulle

24
  The Greens of Serbia, “Zeleni Srbjie” sito web http://zelenisrbije.org/english/
25
  Vedi „ЗЕЛЕНИ СРБИЈЕ“ СТАТУТ, Statuto del partito Verde, “Zeleni Srbjie” sito web, 16/06/2018
http://zelenisrbije.org/wp-content/uploads/2016/Statut-Zeleni-Srbije.pdf
modalità che intende utilizzare per perseguire questo compito. I Verdi di Serbia partono da una netta
e forte percezione della situazione di allarme e di pericolo che evidenzia la crisi finanziaria ed il
fallimento delle scelte di politica economica fatte negli anni precedenti. La presenza di questa crisi
per loro è un segnale ineludibile rispetto alla necessità di operare una rapida e radicale trasformazione
del sistema economico, produttivo e sociale del loro paese. Questa trasformazione deve essere operata
tenendo conto delle compatibilità e della sostenibilità di ogni azione con l’ambiente. In questo il
partito Verde serbo sembra cogliere con chiarezza il ruolo di radicale critica ad una società capitalista
che sembrava porsi come unico modello di società organizzata.
È interessante notare alcune somiglianze importanti del partito Verde serbo con altri partiti Verdi
dell’area balcanica. Le somiglianze partono dalla situazione socioeconomica e dal tessuto culturale e
storico che accomuna questi paesi: per tutti esiste il problema di una economia ancora povera, di una
insufficiente vitalità del tessuto imprenditoriale, della mancanza di un progetto economico a largo
respiro che possa orientare in modo significativo le scelte politiche e gli indirizzi strategici dei loro
governi. Su queste premesse diventa difficile a tutti i partiti e movimenti Verdi riuscire ad ottenere
attenzione per i problemi ambientali e per i disegni predisposti ad affrontarli. Risulta con evidenza il
dato comune a tutta l’area di una scarsa attrattività delle idee ambientaliste, tutti i partiti hanno
ottenuto risultati assai modesti, se confrontati con quelli dei Verdi dell’Europa centro-settentrionale.
Colpisce, in questo quadro generale, una netta somiglianza di strategia politica tra il partito Verde
serbo e il partito dei Verdi greci Οικολόγοι Πράσινοι (ecologisti verdi): anche in Grecia, come in
Serbia, i Verdi scelgono la strada dell’alleanza con un cartello di partiti forti della sinistra, Siriza
(ΣΥΡΙΖΑ). Questo permetterà a loro di diventare parte integrante della compagine governativa, con
la possibilità, seppure il loro elettorato rimanga ridotto, di contribuire a scelte e politiche che per
motivi diversi hanno influenze e riverberi evidenti sull’ambiente.26 Ad indicare che questa sembra
essere la strategia condivisa in quell’area possiamo citare anche il caso del partito Verde turco:
vessato (due volte disciolto), ricostituito, questa formazione che ha una scarsissima rappresentanza
elettorale, decide di fondersi nel 2012 con il Partito per l'Uguaglianza e la Democrazia che diventa
Yeşiller ve Sol Gelecek Partisi (Partito dei Verdi e della Sinistra Futura).27 Questi esempi, ci fanno
comprendere come in tutta l’area per l’elettorato l’idea della protezione ambientale possa essere
mutuabile solo se proposta congiuntamente a ad altre istanze politiche che si occupano

26
   Ποιοι Είναι οι Οικολόγοι ΠΡΑΣΙΝΟΙ, Chi sono gli ecologisti verdi?,” Eco Greens” sito web,
https://ecogreens.gr/ergo-istoria/?fbclid=IwAR1S-
L6LJFRdahGEGenWxFEXq9DIQkbl6XAGQR58EuVtZmOf7L8RUlesi7g
27
   Esra Banu Sipahi ve Selçuk Dinçer, Yeşil İdeolojiler Bağlaminda Yeşil Siyasetin Türkiye’deki Siyasi Partilere
Yansimalari Doç. Dinçer Kent ve Çevre Araştırmaları Dergisi Cilt:1, Sayı:1, Aralık 2019
tendenzialmente di proteggere gli strati sociali più deboli e di promuovere una politica produttiva
equa ed efficace.

1.8                            Il leader dei Verdi di Serbia: Ivan Karić

Ivan Karić, nato il 19 settembre del 1975, dimostra un continuo e coerente interesse per le questioni
ambientali per tutto il corso della sua vita, impegnandosi su questo argomento a fondo e con
competenza sia nel ruolo di ricreatore scientifico, sia in quello di politico. La sua storia dimostra come
sin dalla giovane età egli abbia avuto un forte interesse per lo studio degli ambienti naturali e
successivamente l’intento di preservarli il più possibile dall’azione di degrado inferta dalle attività
umane. È poco più che ventenne quando nel 1996 gli viene affidato l’incarico di organizzare i campi
alla stazione di ricerca di Petnica e i campi geologici sulla montagna Radan e sul fiume Pek,
l’assunzione di questo ruolo è la prova della sua competenza professionale e di una sua già presente
vocazione alla leadership. All’inizio degli anni 2000 consegue la laurea in geologia ed estrazione
presso l’università di Belgrado. Prosegue, in quegli anni, una vivace e proficua campagna di ricerche
a sfondo geologico ed ambientale che ne fanno presto un riferimento per gli addetti ai lavori del
settore. Questi impegni gli valgono la nomina tra il 2004 e il 2008 di vicedirettore del Fondo per la
protezione ambientale di Obrenovac e successivamente di responsabile della sicurezza dalle
inondazioni al JVP Beogrаdvode dal 2009 al 2010.28 Avvalendosi di queste cariche Karić realizza
alcune iniziative innovative e utili per il territorio di Belgrado come il catasto dell’inquinamento,
quello dell’erosione e delle frane; egli mette a punto per primo un progetto preliminare per l’impianto
di trattamento delle acque reflue della città. In quegli anni cerca anche di avvicinare la sensibilità dei
cittadini di Belgrado ai problemi dell’ambiente occupandosi di impiantare la prima centralina di
misurazione del grado di inquinamento dell’aria capace di rendere disponibile la misurazione a tutti
in tempo reale. In quegli anni Karić comincia a tradurre il suo interesse scientifico anche in un
impegno politico, entrando nel partito dei Verdi serbi di cui diventa presto personalità di spicco. Nel
2012 ottiene il suo primo incarico come parlamentare all’opposizione partecipando alla lista “Scelta
per una vita migliore”, in serbo Избор за бољи живот, insieme al Partito Democratico; in questa
occasione viene eletto come unico deputato della formazione Verde. Alle successive elezioni
politiche del 2016 i Verdi entrano nella coalizione con il Partito Socialista Serbo che fa parte
dell’alleanza politica di Vučić, il quale si afferma andando al governo. In questa occasione a Karić
viene assegnato il ruolo di membro della commissione parlamentare per la protezione dell'ambiente.

28
     IVAN KARIĆ biografia, sito web “Otvoreni Parlament”, 27/08/2017.
Il 10 ottobre del 2017 Karić si dimette da questo incarico per assumere quello di segretario di stato
nel ministero serbo per la protezione ambientale. 29

29
     Biography and activism, Zeleni Srbjie sito web, http://zelenisrbije.org/biography-activism-ivankaric/
Capitolo 2
2              L’inquinamento del Danubio e il problema ambientale
Parlare di questione ambientale in Europa ci porta sicuramente a prendere in considerazione il fiume
Danubio poiché questo fiume, per la sua lunghezza e l’ampiezza del suo bacino, può essere, a ragione,
considerato un termometro sensibile e veritiero dello stato di salute del territorio nel nostro continente.
In effetti, il Danubio e i territori che attraversa, possono essere considerati come uno dei più
importanti ecosistemi europei, in grado di generare con le loro risorse una grande ricchezza in termini
di biodiversità, sia di fauna che di flora, di apporto idrico sia per il settore alimentare che industriale,
di apporto energetico, oltre a costituire una via privilegiata di comunicazione e trasporto.
Per lunghezza il fiume Danubio è secondo in Europa solo al Volga; percorre complessivamente 2860
km, attraversando tutta la fascia centrale europea e bagnando diverse capitali. Ha le sue fonti
all’interno della Foresta Nera in Germania, attraversa diversi paesi come l’Austria, la Slovacchia,
l’Ungheria, la Bulgaria, la Romania, la Moldavia per concludere la sua corsa in Ucraina con una foce,
a delta, molto ampia sul Mar Nero. Nel suo percorso il Danubio coinvolge una regione molto ampia
con un bacino idrografico di 800.000 kmq che corrisponde al 10% dell’intera superficie europea e nel
quale vivono 80 milioni di persone. Il livello di salute delle sue acque, oltre a coinvolgere in modi
diversi tutti gli abitanti di questa zona influisce sull’ambiente naturale del suo delta. Il delta del
Danubio è riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità per la ricchezza che ancora ha
in termini di biodiversità, ospitando 1200 varietà di piante, 45 specie di pesci d’acqua dolce e quasi
300 specie di volatili. Stiamo parlando di uno dei pochi siti naturali che ha mantenuto una sua
integrità, attualmente zona protetta. L’inquinamento delle sue acque tuttavia rischia di compromettere
questo prezioso ecosistema. 30

2.1                      La situazione dell’area danubiana serba nel 2010

Un ostacolo importante all’integrazione delle politiche per la salvaguardia dell’ambiente viene dalla
grande eterogeneità negli aspetti economici, ecologici e culturali degli stati membri del bacino
idrografico danubiano; queste grandi differenze rendono difficile trovare un comune denominatore
nella politica ambientale, che dovrebbe, invece, essere necessariamente orientata da un unico progetto
condiviso, considerata la pericolosità che deriva dagli agenti inquinanti. Uno studio fatto su quest’area

30
  Il lungo percorso del Danubio: dove nasce e quali città tocca, “Informazione ambiente” sito web, 08/04/2019,
https://www.informazioneambiente.it/danubio/
nel 2010 riporta il quadro che viene di seguito descritto. Un problema particolare è costituito dalla
grande quantità di azoto e fosforo che la Serbia, da sola, riversa nella parte a valle del fiume, calcolata
tra il 13% dell’azoto, e il 14% del fosforo scaricato complessivamente dai paesi europei. 31
Nel novero delle fonti di inquinamento registrate nel bacino del Danubio dominano l'agricoltura, gli
insediamenti urbani, la produzione di energia, a cui si aggiungono i produttori farmaceutici, gli
stabilimenti che utilizzano acque termali e le officine meccaniche. Nel campo dell’inquinamento un
ruolo di tutto rispetto viene mantenuto dall’industria; nel territorio della Serbia circa il 95% delle
acque di scarico, utilizzate nei processi di lavorazione, vengono rilasciate senza alcun trattamento
direttamente nei fiumi e nei laghi locali. Questa abitudine sta danneggiando fortemente l’intero
patrimonio idrico sia sotterraneo che di superficie. Il Danubio in Serbia costituisce di fatto il
principale asse di sviluppo industriale sul quale è insediata la maggior parte dei centri produttivi.
Rispetto a questi centri produttivi esistono due ordini diversi di problemi: il primo consiste nel fatto
che la maggior parte delle fabbriche sono rimaste per lo più antiquate e poco o nulla dotate di sistemi
per la protezione dell’ambiente, il secondo riguarda la loro concentrazione in un’area molto ristretta.
Tra esse gli autori della ricerca del 2010 Milanović, Kovačević-Majkić e Milivojević32 citano:
-       Novi Sad, chimica inorganica,
-       Pančevo, Novi Sad, Belgrado, chimica organica di base,
-       Smederevo, metalli neri
-       Pančevo, sfruttamento e trasformazione di prodotti non metallici;
-       Vojvodina, produzione di materiali da costruzione.
Un’area che può essere considerata esempio emblematico di questa concentrazione non sostenibile
di siti industriali nella stessa ristretta zona è quello di Pančevo. Piccola cittadina distante una ventina
di chilometri dalla capitale, Pančevo ha sul suo territorio sia raffinerie del petrolio, sia impianti
petrolchimici e di produzione di fertilizzanti, tutto questo le è valso un forte tasso di inquinamento in
tempo di pace e il diventare obbiettivo strategico da distruggere in tempo di guerra, oltre al nomignolo
di “macchia nera” del Danubio.
Purtroppo sul versante agricolo le cose non vanno meglio: l’utilizzo eccessivo e non sottoposto ad
alcun controllo di pesticidi sta procurando un forte inquinamento del suolo; le modalità di gestione
degli allevamenti di bestiame e avicoli sono a loro volta causa di un forte carico inquinante che sembra
avere un peso addirittura 150 volte superiore a quello delle acque reflue dei centri urbani. 33

31
   Мarina Ilić , Преглед стања проблема у животној средини у Србији и њихових узрока, Еnvironment Capacity
Building Program, Belgrade, 2004
32
   Ana Milanović, Jelena Kovačević-Majkić, Milovan Milivojević, Water quality analysis of Danube river in Serbia:
Pollution and protection problems, “Bulletin of The Serbian Geographical Society”, 2010
http://www.doiserbia.nb.rs/img/doi/0350-3593/2010/0350-35931002047M.pdf
33
   Milutin Lješević, Nauka o životnoj sredini, Geographical Faculty, University of Belgrade faculty, 2002
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