Un passo dopo l'altro con San Vincenzo - P. José Antonio Ubillús
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AIC, Contro le povertà, agire insieme Un passo dopo l’altro con San Vincenzo Atelier n°5 P. José Antonio Ubillús Juni 2003 I. TAPPE E AVVENIMENTI NELL’ITINERARIO SPIRITUALE DI VINCENZO DE’ PAOLI SECONDO PERIODO (1613 - 1660) Seconda Tappa (1618 - 1625) Mantenere la promessa di darsi al servizio dei poveri. Sulle terre dei Gondi: missioni e carità Dal 1618 fino al 1625, Vincenzo ha effettuato il suo lavoro di missione in tutte le terre dei Gondi, in totale tra 30 e 40 luoghi abitati, e in ciascuno di essi ha fondato una confraternita della Carità: a Joigny, a Montmirail, a Folléville, a Courbon, a Montreuil.... Una donna in particolare ha svolto un ruolo decisivo nell’espansione della marea caritativa che Vincenzo ha scatenato: questa donna è Madame de Gondi, che già conosciamo. Trascinata dal fervore contagioso del suo cappellano, partecipava attivamente alle sue missioni, e non solo con elemosine, ma anche con interventi personali, visitando e consolando i malati, pacificando le discordie, risolvendo le liti, o sostenendo, con la sua autorità, Vincenzo e i suoi compagni in tutte le loro iniziative. Le circostanze agivano in modo che l’azione di Vincenzo si propagava in onde concentriche a territori sempre più vasti. Poiché le proprietà dei Gondi erano vaste e si estendevano in varie diocesi, il nome di Vincenzo cominciò ad essere conosciuto, e il frutto della sua carità apprezzato a Parigi, Beauvais, Soissons, Sens... Alcuni avvenimenti imprevisti, o provvidenziali, non tardarono a dargli una portata e una dimensione nazionali.
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo “Ho visto quei disgraziati trattati come bestie” Filippo Emanuele de Gondi era generale delle galere, cioè una delle cariche più prestigiose dell’apparato di guerra francese. Per un uomo coraggioso e deciso come il Conte de Joigny, questo significava la possibilità Una donna in di realizzare delle imprese degne del suo riconosciuto valore. particolare ha svolto Vincenzo cominciò a visitare i galeotti di Parigi nel un ruolo decisivo 1618. Il suo cuore, che si era già commosso per l’abbandono spirituale e per la fame fisica dei contadini nell’espansione della di Châtillon e di quelli che vivevano sulle terre dei marea caritativa che Gondi, fremette alla vista di quella miseria incredibile. Quarant’anni dopo, davanti alle sue figlie spirituali, si Vincenzo ha ricordava ancora dei sentimenti provati allora: “Quale gioia, sorelle mie, servire quei poveri prigionieri, scatenato: questa abbandonati tra le mani di persone che non avevano pietà di loro! Io ho visto quei disgraziati trattati come donna è Madame de bestie; ed è per questo che Dio è stato pieno di Gondi. compassione” (SV X, 125). La compassione di Vincenzo non era mai sterile o inattiva. Anche se non poteva rimediare totalmente alla penosa situazione in cui si trovavano i forzati di Parigi e, più tardi, di Marsiglia, si mise immediatamente a cercare di renderla più sopportabile. I frutti raccolti da Vincenzo con il suo lavoro generoso, tanto a Parigi che a Marsiglia, incitarono il Signor de Gondi a cercare di istituzionalizzarli e perpetuarli. Fu per questo che gli venne l’idea di creare la carica di cappellano reale delle galere di Francia e di fare in modo che fosse affidata a Vincenzo. Il Re, che aveva pietà dei forzati e che si augurava che i loro dolori corporali portassero loro un beneficio spirituale, approvò il progetto. Il “breve” di creazione della nuova carica, che prevaleva su quelle di tutti gli altri cappellani, è in data 8 febbraio 1619. Fu affidata a Vincenzo de’ Paoli (l’equivalente odierno sarebbe probabilmente la carica di Cappellano generale delle prigioni). “Ho chiesto al Signore di trasformare il mio carattere” L’attività mostrata da Vincenzo non ci deve far perdere di vista l’evoluzione spirituale costante che la sua anima sperimentava durante quei primi anni di apostolato. Sotto la direzione di Bérulle e di Duval – in 2
Juni 2003 quello stesso periodo avrebbe trovato la terza grande influenza personale della sua vita, Francesco di Sales – e con una sottomissione sempre maggiore al richiamo interiore della grazia, Vincenzo progrediva nello stesso tempo sul difficile sentiero della santificazione personale. Nel 1621, durante gli esercizi spirituali di Soissons, dice lui stesso “mi sono rivolto a nostro Signore e gli ho chiesto di trasformare il mio carattere aspro e respingente, e di concedermi uno spirito dolce e tranquillo”. (SVP XI, 64). Quando chiedeva questo, Vincenzo era influenzato da Margherita di Silly, ma il suo spirito era sicuramente anche interpellato dall’esempio di Francesco di Sales, di cui aveva appena fatto la conoscenza. Vincenzo accompagnò la sua preghiera con una ferma risoluzione personale. Intraprese con determinazione lo sforzo che lo avrebbe poi trasformato in uno degli uomini più affabili del suo secolo. Francesco di Sales, il terzo uomo All’inizio del suo abbandono alla vocazione appena scoperta, Vincenzo è entrato in contatto con il terzo degli uomini la cui influenza ha definitivamente segnato la sua esistenza: Francesco di Sales (1567-1622). Il primo e unico incontro diretto tra i due uomini avvenne a Parigi, tra il 1618 e il 1619, ma Vincenzo aveva già sperimentato un altro tipo di approccio attraverso la lettura delle opere del vescovo di Ginevra – Introduzione alla vita devota (1608), Trattato dell’amore di Dio (1616). L’importanza e la profondità di questo incontro appaiono nell’armonia spirituale e nell’amicizia che li unì. L’esempio di san Francesco di Sales fu decisivo per la supplica e la risoluzione formulata da Vincenzo durante gli esercizi di Soissons. Meglio ancora, egli attribuiva all’intercessione del santo vescovo di Ginevra la grazia St. François de Sales, di essersi liberato dalla sua ruvidità e dalla sua Iglesia St.Jean Basptiste malinconia. Inoltre Francesco di Sales era l’araldo della Libourne dottrina secondo la quale la santità è accessibile ad ogni tipo di persone, qualsiasi siano la loro condizione e il loro stato: i laici e i religiosi, i celibi e gli sposati, gli uomini e le donne, i ricchi e i poveri. E’ il messaggio dell’Introduzione alla vita devota. Vincenzo, semplice prete secolare, impegnato nel compito di trovare piccoli gruppi di laici pronti a dedicarsi all’azione caritativa, e 3
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo probabilmente già accarezzando il progetto appena confessato di fondare un nuovo tipo di comunità apostolica, trovò in questa dottrina la cauzione teorica di cui avevano bisogno le sue creazioni. Trovò anche un metodo semplice per accedere alla santità. Per arrivare alla perfezione, la trama intellettuale complessa del suo primo maestro Bérulle, non era necessaria. Il cammino Inoltre Francesco umile e dolce preconizzato da Francesco di Sales era sufficiente. di Sales era L’ultimo segno l’araldo della Vincenzo aveva bisogno, negli anni 1620-1621, di dottrina secondo la qualche altro segno che gli indicasse che il suo destino quale la santità è definitivo era l’evangelizzazione dei poveri delle campagne? Se giudichiamo dalla passione con cui si è accessibile ad ogni abbandonato al suo lavoro missionario sulle terre dei tipo di persone, Gondi, si potrebbe dire di no. Tuttavia la divina Provvidenza gli avrebbe offerto una inattesa conferma. qualsiasi siano la Ancora una volta – significativa reiterazione – il segno gli loro condizione e il giunge per l’intermediario della Signora de Gondi. Fu lei loro stato. che, durante una missione predicata da Vincenzo nel 1620 nella parrocchia di Montmirail, lo invitò a incaricarsi dell’istruzione di tre eretici del luogo, che sembravano avere buone disposizioni per convertirsi. Un giorno, l’obiezione di uno di loro toccò Vincenzo al centro delle sue più vive preoccupazioni: “Secondo voi – gli disse – la Chiesa di Roma è guidata dallo Spirito Santo. Ma io non posso crederlo, poiché da un lato, si vedono i cattolici delle campagne abbandonati tra le mani di pochi pastori viziosi e ignoranti, che non conoscono i loro obblighi e che non sanno nemmeno che cosa è la religione cristiana, e dall’altro, si vedono le città piene di preti e religiosi che non fanno assolutamente niente...” Vincenzo continuò il suo lavoro di evangelizzazione, con ancor più interesse, percorrendo i villaggi e le località. Nel 1621, ossia un anno dopo la missione a Montmirail, Marchais e altri piccoli villaggi nei dintorni di Montmirail ricevettero a loro volta la sua visita. Nessuno si ricordava di colui la cui conversione era fallita. Ma lui non aveva dimenticato Vincenzo. Per curiosità, venne ad assistere agli esercizi della missione. Fu testimone dell’interesse con cui si istruivano gli ignoranti, dell’impegno con cui si cercava di adattarsi alle capacità dei più rozzi. Un giorno, tornò da Vincenzo e gli disse: “Adesso vedo che lo Spirito Santo guida la Chiesa romana, poiché si preoccupa 4 dell’istruzione e della salvezza di questi poveri paesani.
Juni 2003 Sono pronto a entrarvi quando vorrete ricevermi”. Tuttavia quel convertito pieno di fuoco ebbe ancora un momento di esitazione. Questa volta era per il culto delle immagini: “Come la Chiesa romana può pensare che vi sia una qualunque virtù soprannaturale in pezzi di pietra mal scolpiti come, per esempio, la Vergine che si venera nella chiesa di Marchais?” Era una obiezione da primo anno di catechismo. Un bambino avrebbe potuto risolverla. Vincenzo chiamò uno di quelli che in quel momento si trovavano nella chiesa rurale, e pose il problema. Il bambino ripeté senza esitare la risposta imparata al catechismo: “E’ bene rendere alle immagini l’onore che è loro dovuto, non a causa della materia di cui sono fatte, ma perché rappresentano Nostro Signore Gesù Cristo, la sua Madre gloriosa e i Santi del Paradiso, i quali, avendo trionfato sul mondo, ci esortano, per l’intermediario di queste immagini mute, a seguirli nella loro fede e nelle loro buone opere”. Vincenzo ripeté la risposta del bambino, sviluppandola e argomentandola. Ma giudicò prudente rinviare di qualche giorno l’abiura dell’ugonotto. Questa ebbe luogo finalmente in presenza di tutta la parrocchia, per l’edificazione e la consolazione di tutti. Canto 5
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo II. CHIAVE PER IMPARARE A PREGARE San Vincenzo, uomo di preghiera Non si può che restare sorpresi dal numero di volte in san Vincenzo cui san Vincenzo si rivela uomo di preghiera, sia nelle conferenze che nella corrispondenza. E un fatto: ogni denuncia spesso avvenimento è per lui occasione di lode, di rendimento di grazia, di intercessione... In maniera molto quella preghiera spontanea, si rivolge a Dio e lo interpella, dimostrando che consiste solo così che è sempre presente in lui, quali che siano le sue numerose occupazioni. in “dolci Una delle caratteristiche più personali della preghiera di san Vincenzo consiste senza dubbio nel cercare sempre conversazioni...”, di riallacciare la preghiera alla vita, all’azione, al fatto di senza sfociare in seguire il Cristo evangelizzatore e servitore dei poveri. Si tratta di una vera e propria continuità, chiaramente risoluzione e definita nel celebre “Lasciare Dio per Dio”. Per questa ragione san Vincenzo denuncia spesso quella preghiera azione. che consiste solo in “dolci conversazioni...”, senza sfociare in risoluzione e azione. Al tempo di san Vincenzo, una certa forma di preghiera aveva la curiosa tendenza ad astrarsi dalla vita e ad allontanarsi dall’azione, ed abbiamo visto che egli reagiva vigorosamente contro la preghiera individualista, quella che non si conclude con una partecipazione, con una ripetizione. E questa partecipazione, che vuole semplice e spontanea, egli la presenta come una esperienza indispensabile per una vera comunità. Grazie a Dio, disponiamo di numerosissimi modi per scoprire l’infinita ricchezza della preghiera che san Vincenzo de’ Paoli ci ha lasciato. Egli avrebbe senza dubbio apprezzato il cammino che stiamo per intraprendere. E’ un cammino lungo il quale ci sono delle tappe, che potremmo chiamare locande o fermate, dove ognuno può facilmente riprendere le forze o trovare nuovi mezzi: il cammino della preghiera... Lungo questo cammino di pellegrinaggio, scopriremo che, al termine di ogni via spirituale dove ci conduce lo Spirito di Dio, appare lo sguardo dell’altro, 6
Juni 2003 quello del povero o del ferito, che aspetta il buon samaritano; appare lo sguardo dell’Altro, lo sguardo di Dio. Insieme, con Vincenzo de’ Paoli percorriamo queste tappe e riprendiamo le nostre forze con la sua preghiera: La tappa della disponibilità verso Dio Non è facile pregare. Bisogna chiedere a Dio la grazia della preghiera. Non è innata, eppure la preghiera è indispensabile a tutta la vita spirituale: “Gesù Cristo, mio Salvatore, distribuisci in abbondanza alla Compagnia il dono della preghiera affinché, per la tua conoscenza, possa acquisire il tuo amore. Donacelo, mio Dio, tu che sei stato tutta la tua vita un uomo di preghiera, tu che hai imparato a pregare fin dall’infanzia, tu che non hai mai smesso di pregare e che, finalmente, ti sei preparato con la preghiera ad affrontare la morte. Dacci questo dono sacro, in modo che con esso possiamo resistere alle tentazioni e restare fedeli nel servizio che ti aspetti da noi” (SVP IX, 391) Questo dono si accompagna alla volontà reale di ognuno; Questo dono della perciò sarà bene che all’inizio dell’incontro preghiera si “cominciamo... a rifiutare tutto quello che non sia tuo accompagna alla onore e nostro disprezzo, tutto quello che cercano la volontà reale di vanità, l’ostentazione e la stima di sé” (SVP XI, 495) ognuno; perciò sarà Questo si fa cessando di mettere se stessi al centro, per mettere al centro solo il Signore. Ci insegna l’umiltà, lui bene che all’inizio che, ricco come era, ha voluto diventare uno tra noi e dell’incontro vestirsi della nostra miseria. Per questo san Vincenzo può “cominciamo... a chiedere: “Tu sei stato così umile da voler essere creduto rifiutare tutto quello un peccatore e inchiodato ad una croce. Tu, non solo hai voluto essere umile durante la vita, ma hai voluto esserlo che non sia tuo onore anche dopo la tua morte, affinché i tuoi figli ti seguissero. e nostro disprezzo, In conseguenza ti chiediamo, Signore e nostro Salvatore, tutto quello che la grazia di lavorare per acquisire questa virtù, come ti cercano la vanità, aspetti da noi” (SVP IX, 610). l’ostentazione e la Le attrazioni esteriori sono talvolta numerosissime di stima di sé” fronte alla preghiera. San Vincenzo ci raccomanda, da uomo saggio e astuto, di interessarci alla preghiera appena ci svegliamo e di “dire a noi stessi”: “Cosa fare perché Dio regni sovrano nel mio cuore? Cosa fare per estendere al mondo intero la conoscenza e l’amore di Gesù Cristo? Mio buon Gesù, insegnami a farlo e fai che lo faccia così! Quando suonerà la sveglia, rinnoviamo questa preghiera e la nostra risoluzione a lavorarci” (SVP XI, 443). 7
Le Figlie della Carità e i membri della Missione dovevano, secondo san Vincenzo, avere le stesse disposizioni per la preghiera, qualunque fossero le loro attitudini intellettuali; ecco la sua preghiera: “O Signore, che hai scelto per essere tuoi apostoli della povera gente! Tu vedi le nostre povere Suore ai piedi della tua Divina Maestà... Signore... ma insegnaci sopratutto a pregare” (SVP IX, 1110) E aggiunge: “O Signore! Attiraci verso di te, dacci la grazia di entrare nella pratica del tuo esempio e della nostra Regola, che ci conduce a cercare il Regno di Dio e la sua giustizia, e ad abbandonarci a lui per tutto il resto; fai che il tuo Padre regni in noi e regnaci anche tu, e fai che noi regniamo in te con la fede, con la speranza e con l’amore, con l’umiltà, con l’ubbidienza e con l’unione con la tua divina Maestà” (SVP XI, 442-443). Rendendosi così disponibile a Dio, san Vincenzo può condurci alla seconda tappa: quella del silenzio interiore nello Spirito. III. MEDITAZIONE IN SILENZIO 1. Per seguire il Cristo alla maniera di Vincenzo de’ Paoli √ oggi, a cosa devo rinunciare? √ San Vincenzo ha fatto tre incontri provvidenziali: Pierre Bérulle, André Duval e Francesco di Sales, che hanno avuto tutti e tre influenza sulla sua trasformazione spirituale. 2. riesci a capire l’importanza per un cristiano di avere un accompagnatore o direttore spirituale? Ne hai uno? 3. San Vincenzo, uomo di preghiera √ Nella mia vita, che posto occupa la preghiera? √ Concretamente, quale è la mia preghiera? √ Quali sono le ragioni per le quali prego? IV. CONDIVISIONE DELLA MEDITAZIONE COL GRUPPO V. PREGHIERA COMUNITARIA Canto VI. DA FARE PER PROPRIO CONTO √ Rivedere le note prese durante l’atelier. √ Aiutandoti con una delle preghiere di San Vincenzo, esercitati a pregare nella calma e nel silenzio. 8
AIC, Contro le povertà, agire insieme Un passo dopo l’altro con San Vincenzo Atelier n°6 P. José Antonio Ubillús Juni 2003 I. TAPPE E AVVENIMENTI NELL’ITINERARIO SPIRITUALE DI VINCENZO DE’ PAOLI SECONDO PERIOD0 (1613 - 1660) TERZA TAPPA (1625 - 1633) Consolidare la sua vocazione a darsi al servizio dei poveri. 1. LE MISSIONI Nascita della Congregazione della Missione Chi ebbe per primo l’idea di trasformare il lavoro personale di Vincenzo in comandamento di una nuova comunità? Vincenzo ha detto e ripetuto con insistenza che l’idea era di Madame de Gondi: perché Vincenzo non trasformava quel gruppo instabile di missionari in una comunità nuova, consacrata, sotto la sua direzione, alla predicazione di missioni? Dopo matura riflessione, Vincenzo diede una risposta affermativa. Il progetto maturò lentamente. In qualche anno, si sarebbe concretizzato in un contratto formale, stipulato da una parte dai Gondi, Monsieur e Madame, e dall’altra da Vincenzo de’ Paoli. Egli aveva quindi ragione di chiamare Madame la Générale delle Galere “la nostra prima fondatrice” (SVP III, 399). Vincenzo lasciò maturare l’idea, che maturò lentamente. Dopo due sedute di esercizi spirituali, l’una alla Certosa di Valprofonde e l’altra a Soissons, egli si intrattenne con André Duval, suo direttore spirituale. Vincenzo gli fece un resoconto dettagliato dei suoi lavori, delle sue esperienze, delle sue speranze. Parlò dell’indigenza spirituale dei contadini, della loro ignoranza religiosa, della loro fame del pane della parola, della
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo impressionante mancanza di buoni pastori nelle parrocchie rurali, dei frutti delle missioni, delle benedizioni che Dio elargiva su di esse. Fu un lungo monologo durante il quale egli vuotò il suo animo in presenza di quell’uomo, come lo avrebbe fatto davanti a Dio stesso. Alla fine tacque, e attese tremando la risposta del suo direttore. Duval gliela diede in una sola frase della Sacra Scrittura: “ Il servo che conosce la volontà del suo Signore e non la fa riceverà molti colpi di frusta”. Vincenzo non ebbe più alcun dubbio. Dio lo chiamava a darsi tutto, con tutti quelli che avrebbero voluto seguirlo, alla missione di annunciare attraverso i Vincenzo non ebbe più campi la parola di Dio, a predicare, a fare la catechesi, ad ascoltare le confessioni, a calmare le liti, in una alcun dubbio. Dio lo parola a offrire ogni genere di servizio spirituale a quelli che vivono nelle campagne. Era nata la decisione di chiamava a darsi fondare la Congregazione della Missione. tutto, con tutti quelli “Si consacreranno interamente alle cure della povera popolazione delle campagne” che avrebbero voluto Quel pomeriggio del 17 aprile 1625, una inconsueta seguirlo, alla missione agitazione scuoteva il palazzo dei Gondi, situato in rue Pavée, parrocchia del San Salvatore. Poco dopo di annunciare mezzogiorno, erano arrivati al palazzo due notai del Chàtelet. I padroni di casa e il loro cappellano, signor attraverso i campi la Vincenzo, si erano subito uniti a loro. Nel corso di una parola di Dio. semplice cerimonia, era stata data lettura di un contratto e lo si era firmato. In quel momento, e grazie a quel contratto, nasceva una nuova comunità ecclesiastica: la Congregazione della Missione. Non si sapeva ancora esattamente di cosa si trattasse: “associazione pia, compagnia, congregazione o confraternita”. Non si sapeva nemmeno quali membri l’avrebbero composta. In realtà uno solo di loro era presente, il fondatore, che si impegnava a riunire, entro un anno, sei ecclesiastici o, almeno, un numero di persone corrispondente a ciò che le rendite della fondazione avrebbero potuto mantenere. Invece erano molto chiari i motivi e i fini dell’opera: “si consacreranno interamente ed esclusivamente alla salvezza del popolo povero, a spese dei loro fondi comuni, andando di villaggio in villaggio per predicare, istruire, esortare e insegnare il catechismo a tutta quella gente e per incitarli tutti a fare una buona confessione generale di tutta la loro vita passata”. 10
Juni 2003 Il campo d’azione era costituito dalle terre dei Signori de Gondi, con l’obbligo di svolgervi delle missioni ogni cinque anni. Se avanzava loro del tempo, i missionari erano liberi di consacrarlo altrove al lavoro apostolico, e particolarmente all’assistenza spirituale dei galeotti. In cambio di tutto ciò, i Gondi dotavano l’associazione di un capitale sociale di 45.000 libbre. Questo contratto dava corpo e vita alla timida piccola luce accesa otto anni prima di fronte al letto del moribondo di Gannes. Per Vincenzo, non era la fine di qualcosa, al contrario, era il punto di partenza di un lavoro di ampiezza insospettabile. A quarantacinque anni, in piena maturità creatrice, Vincenzo, sicuro della volontà di Dio, sicuro della sua missione e della sua forza, si sentiva pronto a compiere i lavori e a combattere le lotte che lo attendevano. Un profumo che svanisce Come se la fondazione della Missione fosse stata la sola ragione della sua esistenza, Margherita di Silly sopravvisse solo due mesi alla firma del contratto. Il 23 giugno 1625, all’età di quarantadue anni, morì piamente nella sua residenza di Parigi. Una volta realizzata la sua opera, scomparve con discrezione senza far rumore, come un fiore che ha esalato tutto il suo profumo. Vincenzo era tornato a Chatillon alla richiesta della contessa. La sua scomparsa segnava la fine della missione di Vincenzo dai Gondi. 2. LA CARITA’ Luisa di Marillac Sembra sorprendente che Vincenzo abbia incontrato questa donna solo all’età di quarantaquattro anni (1624), mentre lei è destinata a rendere possibile la metà, o anche più, delle sue grandi opere caritative. E’ ugualmente significativo che Luisa di Marillac compaia nel momento stesso in cui erano sul punto di scomparire l’appoggio e lo stimolo che Margherita di Silly aveva rappresentato per lui. All’inizio, Vincenzo assunse la direzione spirituale di questa vedova tormentata, inquieta per suo figlio Michele, come un peso e forse un ostacolo che gli impediva di consacrarsi alla fondazione, già decisa, della Congregazione della Missione: una nuova Margherita di Silly, ma ancora più pesante. A poco a 11
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo poco si rese conto che se avesse portato avanti un lavoro “Aspettate di direzione paziente, quella donna avrebbe potuto rappresentare un formidabile strumento di apostolato. pazientemente la Luisa avrebbe ricevuto da Vincenzo la pace dell’anima, e manifestazione lui le avrebbe fatto scoprire il vero senso della vita. Ma soprattutto, Vincenzo avrebbe trovato in Luisa la più della santa e indispensabile delle collaboratrici. Le vie del Signore adorabile volontà sono piene di mistero. Nel momento di iniziare la sua opera, Vincenzo ha tra le mani tutto il materiale di cui ha di Dio”, scriveva a bisogno. “Aspettate pazientemente la manifestazione Luisa. Egli sapeva della santa e adorabile volontà di Dio”, scriveva a Luisa nella prima delle lettere conservate tra quelle che scrisse per esperienza che a Luisa di Marillac (SVP I,26). Egli sapeva per esperienza questa volontà che questa volontà finisce sempre per manifestarsi. finisce sempre per Le Figlie della Carità manifestarsi. Da quando si erano insediate a Parigi, le confraternite della Carità, quello strumento che era stato pensato a Châtillon, mostravano delle crepe. Dopo l’entusiasmo degli inizi, le Signore della capitale cominciavano a trovare pesante il servizio personale ai poveri. Chiedevano alle loro serve di farlo al posto loro. Vincenzo non poteva tollerare questo modo mercenario di esercitare la carità. Pur mantenendo le Carità, cominciò a pensare a una associazione i cui membri avrebbero compensato le lacune delle precedenti e avrebbero consacrato tutto il loro tempo al servizio dei poveri. Cercò per vari anni – sappiamo che Vincenzo era lento a prendere delle decisioni quando la volontà di Dio non era chiara. All’inizio del 1630, nel corso di una missione, Vincenzo un giorno incontrò una giovane contadina la cui anima era stata segnata dal dito invisibile della grazia. Si chiamava Margherita Naseau ed era di Suresnes, un piccolo villaggio vicino a Parigi. Vincenzo avrebbe trovato in lei la risposta che cercava. Louise de Marillac Nello spirito di Vincenzo, la storia di Margherita Naseau, che raccontò molte volte (Cf. SVP IX, 77ss) e quella di Châtillon-les-Dombes erano per le Figlie della Carità quello che furono la confessione di Gannes e la predica di Folléville per i missionari. Egli attribuisce quasi sempre l’iniziativa di andare a Parigi per servire le Carità a 12 Margherita. Ma una volta, gli scappa la prima persona:
Juni 2003 “Le ho proposto – dice – il servizio ai malati. L’accettò immediatamente con piacere, e la inviai a San Salvatore” (SVP IX, 209). Dopo Margherita Naseau, arrivarono altre giovani, alcune delle quali attirate da lei. Quando arrivavano a Parigi, Luisa di Marillac le prendeva in carica. A poco a poco si formò un gruppo numeroso, che non cessava di crescere. Seguivano per qualche settimana un’istruzione sommaria, che doveva talvolta cominciare con l’insegnamento dell’alfabeto, e che consisteva in sostanza in esercizi spirituali, nell’iniziazione alla preghiera mentale e alla lettura spirituale. Poi, venivano lanciate nell’azione. Erano solo una specie di appendice delle confraternite della Carità di ogni parrocchia. Per questa ragione, erano sottomesse alle Signore della confraternita interessata, e non avevano nessun legame comunitario tra loro; perciò si cominciò a chiamarle “le Figlie della Carità”. I mesi seguenti furono dedicati alla ricerca e alla selezione delle giovani che avrebbero costituito il primo nocciolo della nuova comunità. Avevano già tutte una Marguerite Naseau qualche esperienza di lavoro con i poveri nelle carità parrocchiali. Il 29 novembre, vigilia di sant’Andrea, un piccolo gruppo di ragazze selezionate si installava a casa di Luisa di Marillac, per iniziarsi alla pratica delle “solide virtù”. Era nata la Compagnia delle Figlie della Carità. Margherita Naseau non poté far parte del gruppo. Era morta qualche mese prima, vittima della sua eroica carità, avendo voluto dividere il suo letto con un malata di peste. 13
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo II. CHIAVE PER IMPARARE A PREGARE La tappa del silenzio interiore nello Spirito Conosciamo l’attrazione di Vincenzo per il silenzio. Il silenzio impedisce alla comunità di vivere nella distrazione; è considerato una virtù attraverso cui Dio è glorificato (SVP IX, 263), e un modo per non perdere il proprio tempo (ibid). Il silenzio è indispensabile per la preghiera. E’ il momento durante il quale Dio purifica il cuore delle persone che pregano e trasmette loro il suo Spirito. “Che la bontà di Dio voglia, carissime figlie, offrirvi in abbondanza il suo spirito, che è Il silenzio è esclusivamente uno spirito d’amore, di mansuetudine, di indispensabile per dolcezza e di carità” (SVP IX, 263). la preghiera. E’ il momento durante In questo modo, il silenzio degli uomini favorisce il silenzio di Dio, che fa riconoscere a Vincenzo, durante il quale Dio una ripetizione di preghiera, che “nostro Signore Gesù purifica il cuore Cristo è il vero modello e la grande cornice invisibile cui dobbiamo accordare tutte le nostre azioni” (SVP XI, 129). delle persone che Il silenzio interiore aiutò san Vincenzo a trovare le parole pregano e necessarie per prepararsi ad ascoltare la parola di Dio: “O re dei nostri cuori e delle nostre anime! Siamo qui trasmette loro il umilmente prosternati ai tuoi piedi, sottomessi e suo Spirito. interamente abbandonati al tuo amore, ci consacriamo di nuovo interamente e per sempre alla gloria della tua Maestà” SVP XI, 432), ed è così che tutti saranno “condotti secondo le norme di tuo Figlio e di quelli che hai messo per governarla” (ibid). Canto 14
Juni 2003 III. MEDITAZIONE IN SILENZIO 1. San Vincenzo, che voleva realizzare la volontà di Dio e la missione della Chiesa, si lasciò interpellare dai laici – le donne di Châtillon, Margherita Naseau... Da parte sua, non aveva paura di interpellarle e di lanciarle nell’azione. Inoltre, si preoccupò costantemente di riunirle, di organizzarle, affinché la loro azione fosse efficace e durevole. Nel luogo dove ci troviamo: √ qual è il posto dei laici? √ in che modo siamo tutti insieme – preti, laici, religiosi, religiose – un segno collettivo di evangelizzazione nel mondo? 2. Constatiamo che, tra i laici, le donne occupano un posto preponderante nell’opera missionaria di san Vincenzo. Ha ascoltato la Signora de Gondi, Luisa di Marillac..., ha tenuto conto della loro intuizione femminile. E noi, nell’epoca attuale, come uomini... come donne... √ cosa pensiamo del posto della donna nella missione della Chiesa? 3. “Cerchiamo di farci interiori, di fare che Gesù Cristo regni in noi”(SVP XI, 430) √ Come prego? Usando molte parole o parlando in silenzio con il Signore? 15
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo IV. CONDIVISIONE DELLA MEDITAZIONE COL GRUPPO V. PREGHIERA COMUNITARIA Canto VI. DA FARE PER PROPRIO CONTO √ Rivedere le note prese durante l’atelier. √ Aiutandoti con una delle preghiere di San Vincenzo, esercitati a pregare nella calma e nel silenzio. 16
AIC, Contro le povertà, agire insieme Un passo dopo l’altro con San Atelier n°7 P. José Antonio Ubillús Juni 2003 I. TAPPE E AVVENIMENTI NELL’ITINERARIO SPIRITUALE DI VINCENZO DE’ PAOLI SECONDO PERIODO (1613 - 1660 ) TERZA TAPPA (1625-1633): Consolidare la sua vocazione di darsi al servizio dei poveri 3. LA RIFORMA DEL CLERO Gli esercizi degli ordinandi Il nome del Signor Vincenzo viene associato all’introduzione della Controriforma nella Chiesa attraverso la riforma del clero. Il lavoro svolto da Vincenzo, in compagnia e in unione con altri uomini (Bérule, Bourdoise, Olier), è immenso. Nel 1628, durante un viaggio, Vicenzo discute con il vescovo di Beauvais, Mons. Augustin Potier. Condividono la seguente idea: è urgente selezionare i candidati al sacerdozio e, soprattutto, vigilare sulla loro preparazione. Si fa un progetto: il Signor Vincenzo andrà a predicare un ritiro agli ordinandi di Beauvais. L’esperimento ha un tale successo che diventa contagioso. Passa da Beauvais ad altre diocesi. Il 21 febbraio 1631, Jean-François de Gondi, arcivescovo di Parigi, affida a san Vincenzo gli esercizi degli ordinandi Cathedrale de Beauvais per tutto il clero e per i candidati all’ordinazione a Parigi. In realtà, gli esercizi degli ordinandi erano una specie di breve corso di formazione professionale accelerata. Si trattava di un rimedio d’urgenza per uno stato di cose che non poteva aspettare. Un programma completo di
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo formazione sacerdotale esigeva la messa in opera e il funzionamento di seminari. Vincenzo ci arriverà. Ma un lavoro così importante richiedeva anni. Nel frattempo, la Chiesa non poteva aspettare. Col tempo, gli esercizi degli ordinandi diventeranno l’ultimo aspetto di un lungo cammino di formazione in seminario. Le conferenze del martedì I ritiri degli ordinandi continuarono fino al 1643. Una volta organizzati i seminari, divennero inutili. Tuttavia una delle loro sequenze continuò ancora qualche tempo. Alcuni preti, che avevano partecipato ai ritiri, si resero conto che tre settimane di formazione erano insufficienti. Chiesero al Signor Vincenzo il permesso di riunirsi a Saint-Lazare, la casa della Congregazione della Missione, per discutere tra loro delle virtù e degli obblighi del loro ministero. Il ciclo fu inaugurato il 24 giugno 1633. Secondo il regolamento, potevano farne parte solo gli ecclesiastici del clero secolare. Si sarebbero riuniti tutti i martedì. Ogni partecipante avrebbe potuto parlare, a turno. La sessione non doveva prolungarsi più di due ore. Le conferenze non si limitavano a fornire agli associati il cammino spirituale; fin dall’anno della fondazione, essi dovevano anche impegnarsi in opere di apostolato, che divennero sempre più importanti via via che l’associazione si sviluppava. Certi lavori avevano carattere permanente. E’ per esempio il caso dell’assistenza all’Ospedale di Parigi. L’associazione vi si recava ogni giorno per animare e preparare i malati Hôtel Dieu - Paris alla confessione generale – all’inizio, ci andavano tutti gli associati, più tardi lo faceva un gruppo di membri. Gli ecclesiastici delle conferenze facevano missione anche nell’ospedale dei galeotti e nell’ospizio delle “casette”, chiamato delle famiglie o dei bambini tignosi... Per san Vincenzo, bisogna formare un nuovo tipo di preti. Bisogna dar loro una formazione seria per attaccare il male alla radice, senza di che nessuna evangelizzazione avrebbe portato frutti a lungo termine, e i poveri sarebbero stati abbandonati come prima da un clero parassita. I preti indegni sono i becchini della Chiesa, come ci insegna l’esperienza. San Vincenzo 18
Juni 2003 insiste anche, con ragione, sulla santità interiore che si pretende da un sacerdote, ad imitazione del Sacerdote Supremo, Gesù Cristo. Su questo argomento, egli condivide il punto di vista del suo maestro, Bérulle. Ma san Vincenzo non si limita a considerazioni spirituali, per elevate che siano. Ci sono i poveri a richiamarlo alla realtà quotidiana. Il popolo povero muore di fame e si danna! Il Sacerdote Supremo, Gesù Cristo, non è solo l’adoratore del Padre. Il Padre lo ha mandato tra gli uomini, povero tra i poveri, per portare sulle sue spalle il fardello della miseria, per dire e mostrare loro che Dio li ama. Ora, il prete è il continuatore della Missione di Gesù Cristo: “Il fatto è che siamo stati chiamati ad essere i suoi compagni e a partecipare ai piani del Figlio di Dio, ... come strumenti Ma san Vincenzo non attraverso cui il Figlio di Dio continua a fare dal cielo si limita a quello che ha fatto sulla terra” (SVP XI, 387). Se per gli uomini della nostra epoca la Chiesa deve essere la considerazioni prova che l’opera di Cristo continua, che Egli è sempre spirituali, per elevate presente in mezzo a coloro che soffrono, è necessario che dietro di Lui, i suoi preti abbiano “come compito che siano. Ci sono i principale, quello di assistere e di aver cura dei poveri... poveri a richiamarlo Non ci sentiremo felici, noi, di essere nella Missione, avendo quello stesso scopo per il quale il Figlio di Dio si alla realtà quotidiana. è fatto uomo?” (SVP XI, 33-34). 19
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo Canto II. CHIAVE PER IMPARARE A PREGARE La tappa dell’ascolto della parola del Figlio “O Salvatore, Signore, mio Dio! Sei tu che hai portato dal cielo verso la terra questa dottrina, tu l’hai raccomandata agli uomini e l’hai insegnata agli apostoli, ai quali hai detto, tra gli altri consigli, che questa dottrina è la base del cristianesimo, e che tutto quello che non sarà costruito su di essa sarà costruito sulla sabbia; colmaci di questo spirito... Prepara i nostri cuori a ricevere questo spirito” (SVP XI, 592-593) “L’essenza del cristianesimo” è beninteso in quella Parola che il Figlio è venuto a realizzare, donandola. L’ascolto della Parola è per Vincenzo il cuore di tutta la vita cristiana, e la pratica che ne deriva è il sangue che nutre. Egli unisce così il destino dei Preti della Missione e quello di ogni cristiano al comandamento della legge della Carità: “O Salvatore, tu che sei venuto a portare quella legge dell’amore del prossimo come di se stessi, tu che l’hai praticata in modo così perfetto in mezzo agli uomini, non solo alla loro maniera, ma in modo incomparabile! Vedi, Signore, la nostra gratitudine per Vincenzo non chiede averci chiamato a questo stato di vita, che consiste nell’amare continuamente il nostro prossimo, sì, a più allo Spirito questo stato e a questa professione di abbandono soltanto una all’amore, occupati nella sua pratica immediata, o nella disposizione a farlo, abbandonando persino qualunque meditazione della occupazione per consacrarci alle opere di carità” (SVP Parola, ma vuole che XI, 564). la Parola sia un vero Vincenzo non è avaro in suppliche rivolte a Dio. Non chiede più allo Spirito soltanto una meditazione della nutrimento. Ognuno Parola, ma vuole che la Parola sia un vero nutrimento. può esserne nutrito. Ognuno può esserne nutrito. “Ecco una Compagnia che respira solo dopo la grazia di osservare le tue massime, di modellarsi sulla tua condotta e di avanzare nelle vie della perfezione che le hai prescritte; è il suo solo desiderio, è tutto quello che chiede” (SVP XII, 132). E’ Dio che può tutto. Vincenzo lo sa, lo sente, lo vive. Per lui, non è inutile, dopo aver ascoltato la Parola, chiedere 20
Juni 2003 la grazia particolare di realizzare il suo piano, perché la parola da sola non dà frutti. Preghiamo con lui: “Mio Dio, ci doniamo a te per la realizzazione dei piani che hai per noi; ci riconosciamo indegni di questa grazia, ma te la chiediamo per l’amore del tuo Figlio, te la chiediamo per la santissima Vergine... Donacela, mio Dio, per la tua gloria e la tua benedizione” (SVP IX, 132). Canto III. MEDITAZIONE IN SILENZIO 1. San Vincenzo osserva senza alcun compiacimento, nel XVII secolo, la situazione del clero. Ma come servitore di Gesù Cristo e uomo d’azione, si consacra a creare un tipo di prete nuovo per la sua epoca. √ Come vediamo questa situazione? √ Come vediamo il prete, all’epoca attuale? 2. Per san Vincenzo, il prete, che è il continuatore di Gesù Cristo, è inviato in maniera privilegiata, per “annunciare la Buona Novella ai poveri... nostri signori e maestri” √ In quanto cristiani, come aiutiamo i preti ad essere fedeli a questo aspetto privilegiato della loro missione? 3. San Vincenzo non usa il Vangelo prima di tutto come una dichiarazione o una regola, ma come il segno e il luogo di un incontro. Quello che visibilmente lo attira nei Vangeli è la vita di Gesù Cristo, il missionario di Dio, mandato presso i poveri. A lui piace evocarne gli atteggiamenti e trarne ispirazione per la sua vita quotidiana. √ Con che frequenza leggi la Bibbia, e soprattutto i Vangeli? √ Quando preghi, la lettura dei Vangeli ti aiuta a trovare Gesù Cristo, a conoscerlo e a decidere di seguirlo? 21
Un passo dopo l’altro con San Vincenzo IV. CONDIVISIONE DELLA MEDITAZIONE COL GRUPPO V. PREGHIERA COMUNITARIA Canto VI. DA FARE PER PROPRIO CONTO √ Rivedere le note prese durante l’atelier. √ Aiutandoti con una delle preghiere di San Vincenzo, esercitati a pregare nella calma e nel silenzio. 22
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