Un passo dopo l'altro con San Vincenzo - P. José Antonio Ubillús

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Un passo dopo l'altro con San Vincenzo - P. José Antonio Ubillús
AIC, Contro le povertà, agire insieme

         Un passo dopo l’altro con
         San Vincenzo         Atelier n°5

         P. José Antonio Ubillús                                    Juni 2003

I. TAPPE E AVVENIMENTI NELL’ITINERARIO
SPIRITUALE DI VINCENZO DE’ PAOLI

                   SECONDO PERIODO
                   (1613 - 1660)
                   Seconda Tappa (1618 - 1625)
                   Mantenere la promessa di darsi al servizio dei
                   poveri.

                   Sulle terre dei Gondi: missioni e carità
                   Dal 1618 fino al 1625, Vincenzo ha effettuato il suo
                   lavoro di missione in tutte le terre dei Gondi, in totale tra
                   30 e 40 luoghi abitati, e in ciascuno di essi ha fondato
                   una confraternita della Carità: a Joigny, a Montmirail, a
                   Folléville, a Courbon, a Montreuil....
                   Una donna in particolare ha svolto un ruolo decisivo
                   nell’espansione della marea caritativa che Vincenzo ha
                   scatenato: questa donna è Madame de Gondi, che già
                   conosciamo. Trascinata dal fervore contagioso del suo
                   cappellano, partecipava attivamente alle sue missioni, e
                   non solo con elemosine, ma anche con interventi
                   personali, visitando e consolando i malati, pacificando le
                   discordie, risolvendo le liti, o sostenendo, con la sua
                   autorità, Vincenzo e i suoi compagni in tutte le loro
                   iniziative.
                   Le circostanze agivano in modo che l’azione di Vincenzo
                   si propagava in onde concentriche a territori sempre più
                   vasti. Poiché le proprietà dei Gondi erano vaste e si
                   estendevano in varie diocesi, il nome di Vincenzo
                   cominciò ad essere conosciuto, e il frutto della sua carità
                   apprezzato a Parigi, Beauvais, Soissons, Sens... Alcuni
                   avvenimenti imprevisti, o provvidenziali, non tardarono a
                   dargli una portata e una dimensione nazionali.
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo            “Ho visto quei disgraziati trattati come bestie”
                            Filippo Emanuele de Gondi era generale delle galere,
                            cioè una delle cariche più prestigiose dell’apparato di
                            guerra francese. Per un uomo coraggioso e deciso
                            come il Conte de Joigny, questo significava la possibilità
        Una donna in        di realizzare delle imprese degne del suo riconosciuto
                            valore.
    particolare ha svolto
                            Vincenzo cominciò a visitare i galeotti di Parigi nel
      un ruolo decisivo     1618. Il suo cuore, che si era già commosso per
                            l’abbandono spirituale e per la fame fisica dei contadini
    nell’espansione della   di Châtillon e di quelli che vivevano sulle terre dei
    marea caritativa che    Gondi, fremette alla vista di quella miseria incredibile.
                            Quarant’anni dopo, davanti alle sue figlie spirituali, si
         Vincenzo ha        ricordava ancora dei sentimenti provati allora: “Quale
                            gioia, sorelle mie, servire quei poveri prigionieri,
     scatenato: questa      abbandonati tra le mani di persone che non avevano
                            pietà di loro! Io ho visto quei disgraziati trattati come
    donna è Madame de       bestie; ed è per questo che Dio è stato pieno di
            Gondi.          compassione” (SV X, 125).
                            La compassione di Vincenzo non era mai sterile o
                            inattiva. Anche se non poteva rimediare totalmente alla
                            penosa situazione in cui si trovavano i forzati di Parigi e,
                            più tardi, di Marsiglia, si mise immediatamente a
                            cercare di renderla più sopportabile.
                            I frutti raccolti da Vincenzo con il suo lavoro generoso,
                            tanto a Parigi che a Marsiglia, incitarono il Signor de
                            Gondi a cercare di istituzionalizzarli e perpetuarli. Fu
                            per questo che gli venne l’idea di creare la carica di
                            cappellano reale delle galere di Francia e di fare in
                            modo che fosse affidata a Vincenzo. Il Re, che aveva
                            pietà dei forzati e che si augurava che i loro dolori
                            corporali portassero loro un beneficio spirituale,
                            approvò il progetto. Il “breve” di creazione della nuova
                            carica, che prevaleva su quelle di tutti gli altri
                            cappellani, è in data 8 febbraio 1619. Fu affidata a
                            Vincenzo de’ Paoli (l’equivalente odierno sarebbe
                            probabilmente la carica di Cappellano generale delle
                            prigioni).
                            “Ho chiesto al Signore di trasformare il mio carattere”
                            L’attività mostrata da Vincenzo non ci deve far perdere
                            di vista l’evoluzione spirituale costante che la sua
                            anima sperimentava durante quei primi anni di
                            apostolato. Sotto la direzione di Bérulle e di Duval – in
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Juni 2003

quello stesso periodo avrebbe trovato la terza grande
influenza personale della sua vita, Francesco di Sales –
e con una sottomissione sempre maggiore al richiamo
interiore della grazia, Vincenzo progrediva nello stesso
tempo sul difficile sentiero della santificazione
personale.
Nel 1621, durante gli esercizi spirituali di Soissons, dice
lui stesso “mi sono rivolto a nostro Signore e gli ho
chiesto di trasformare il mio carattere aspro e
respingente, e di concedermi uno spirito dolce e
tranquillo”. (SVP XI, 64). Quando chiedeva questo,
Vincenzo era influenzato da Margherita di Silly, ma il suo
spirito era sicuramente anche interpellato dall’esempio
di Francesco di Sales, di cui aveva appena fatto la
conoscenza. Vincenzo accompagnò la sua preghiera con
una ferma risoluzione personale. Intraprese con
determinazione lo sforzo che lo avrebbe poi trasformato
in uno degli uomini più affabili del suo secolo.
Francesco di Sales, il terzo uomo
All’inizio del suo abbandono alla vocazione appena
scoperta, Vincenzo è entrato in contatto con il terzo degli
uomini la cui influenza ha definitivamente segnato la
sua esistenza: Francesco di Sales (1567-1622). Il primo
e unico incontro diretto tra i due uomini avvenne a
Parigi, tra il 1618 e il 1619, ma Vincenzo aveva già
sperimentato un altro tipo di approccio attraverso la
lettura delle opere del vescovo di Ginevra – Introduzione
alla vita devota (1608), Trattato dell’amore di Dio
(1616). L’importanza e la profondità di questo incontro
appaiono nell’armonia spirituale e nell’amicizia che li
unì.
L’esempio di san Francesco di Sales fu decisivo per la
supplica e la risoluzione formulata da Vincenzo durante
gli esercizi di Soissons. Meglio ancora, egli attribuiva
all’intercessione del santo vescovo di Ginevra la grazia            St. François de Sales,
di essersi liberato dalla sua ruvidità e dalla sua                  Iglesia St.Jean Basptiste
malinconia. Inoltre Francesco di Sales era l’araldo della           Libourne
dottrina secondo la quale la santità è accessibile ad
ogni tipo di persone, qualsiasi siano la loro condizione e
il loro stato: i laici e i religiosi, i celibi e gli sposati, gli
uomini e le donne, i ricchi e i poveri. E’ il messaggio
dell’Introduzione alla vita devota. Vincenzo, semplice
prete secolare, impegnato nel compito di trovare piccoli
gruppi di laici pronti a dedicarsi all’azione caritativa, e
                                                                                            3
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo           probabilmente già accarezzando il progetto appena
                           confessato di fondare un nuovo tipo di comunità
                           apostolica, trovò in questa dottrina la cauzione teorica di
                           cui avevano bisogno le sue creazioni. Trovò anche un
                           metodo semplice per accedere alla santità. Per arrivare
                           alla perfezione, la trama intellettuale complessa del suo
                           primo maestro Bérulle, non era necessaria. Il cammino
    Inoltre Francesco      umile e dolce preconizzato da Francesco di Sales era
                           sufficiente.
       di Sales era
                           L’ultimo segno
       l’araldo della
                           Vincenzo aveva bisogno, negli anni 1620-1621, di
 dottrina secondo la       qualche altro segno che gli indicasse che il suo destino
    quale la santità è     definitivo era l’evangelizzazione dei poveri delle
                           campagne? Se giudichiamo dalla passione con cui si è
 accessibile ad ogni       abbandonato al suo lavoro missionario sulle terre dei
     tipo di persone,      Gondi, si potrebbe dire di no. Tuttavia la divina
                           Provvidenza gli avrebbe offerto una inattesa conferma.
    qualsiasi siano la
                           Ancora una volta – significativa reiterazione – il segno gli
    loro condizione e il   giunge per l’intermediario della Signora de Gondi. Fu lei
        loro stato.        che, durante una missione predicata da Vincenzo nel
                           1620 nella parrocchia di Montmirail, lo invitò a
                           incaricarsi dell’istruzione di tre eretici del luogo, che
                           sembravano avere buone disposizioni per convertirsi. Un
                           giorno, l’obiezione di uno di loro toccò Vincenzo al centro
                           delle sue più vive preoccupazioni: “Secondo voi – gli
                           disse – la Chiesa di Roma è guidata dallo Spirito Santo.
                           Ma io non posso crederlo, poiché da un lato, si vedono i
                           cattolici delle campagne abbandonati tra le mani di
                           pochi pastori viziosi e ignoranti, che non conoscono i loro
                           obblighi e che non sanno nemmeno che cosa è la
                           religione cristiana, e dall’altro, si vedono le città piene di
                           preti e religiosi che non fanno assolutamente niente...”
                           Vincenzo continuò il suo lavoro di evangelizzazione, con
                           ancor più interesse, percorrendo i villaggi e le località.
                           Nel 1621, ossia un anno dopo la missione a Montmirail,
                           Marchais e altri piccoli villaggi nei dintorni di Montmirail
                           ricevettero a loro volta la sua visita. Nessuno si ricordava
                           di colui la cui conversione era fallita. Ma lui non aveva
                           dimenticato Vincenzo. Per curiosità, venne ad assistere
                           agli esercizi della missione. Fu testimone dell’interesse
                           con cui si istruivano gli ignoranti, dell’impegno con cui si
                           cercava di adattarsi alle capacità dei più rozzi. Un giorno,
                           tornò da Vincenzo e gli disse: “Adesso vedo che lo Spirito
                           Santo guida la Chiesa romana, poiché si preoccupa
4                          dell’istruzione e della salvezza di questi poveri paesani.
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Sono pronto a entrarvi quando vorrete ricevermi”.
Tuttavia quel convertito pieno di fuoco ebbe ancora un
momento di esitazione. Questa volta era per il culto
delle immagini: “Come la Chiesa romana può pensare
che vi sia una qualunque virtù soprannaturale in pezzi di
pietra mal scolpiti come, per esempio, la Vergine che si
venera nella chiesa di Marchais?”
Era una obiezione da primo anno di catechismo. Un
bambino avrebbe potuto risolverla. Vincenzo chiamò uno
di quelli che in quel momento si trovavano nella chiesa
rurale, e pose il problema. Il bambino ripeté senza
esitare la risposta imparata al catechismo: “E’ bene
rendere alle immagini l’onore che è loro dovuto, non a
causa della materia di cui sono fatte, ma perché
rappresentano Nostro Signore Gesù Cristo, la sua Madre
gloriosa e i Santi del Paradiso, i quali, avendo trionfato
sul mondo, ci esortano, per l’intermediario di queste
immagini mute, a seguirli nella loro fede e nelle loro
buone opere”.
Vincenzo ripeté la risposta del bambino, sviluppandola e
argomentandola. Ma giudicò prudente rinviare di
qualche giorno l’abiura dell’ugonotto. Questa ebbe luogo
finalmente in presenza di tutta la parrocchia, per
l’edificazione e la consolazione di tutti.

 Canto

                                                                    5
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo         II. CHIAVE PER IMPARARE A
                         PREGARE

                         San Vincenzo, uomo di preghiera
                         Non si può che restare sorpresi dal numero di volte in
       san Vincenzo      cui san Vincenzo si rivela uomo di preghiera, sia nelle
                         conferenze che nella corrispondenza. E un fatto: ogni
    denuncia spesso      avvenimento è per lui occasione di lode, di rendimento
                         di grazia, di intercessione... In maniera molto
     quella preghiera    spontanea, si rivolge a Dio e lo interpella, dimostrando
    che consiste solo    così che è sempre presente in lui, quali che siano le sue
                         numerose occupazioni.
          in “dolci      Una delle caratteristiche più personali della preghiera di
                         san Vincenzo consiste senza dubbio nel cercare sempre
    conversazioni...”,
                         di riallacciare la preghiera alla vita, all’azione, al fatto di
    senza sfociare in    seguire il Cristo evangelizzatore e servitore dei poveri. Si
                         tratta di una vera e propria continuità, chiaramente
       risoluzione e     definita nel celebre “Lasciare Dio per Dio”. Per questa
                         ragione san Vincenzo denuncia spesso quella preghiera
           azione.       che consiste solo in “dolci conversazioni...”, senza
                         sfociare in risoluzione e azione.
                         Al tempo di san Vincenzo, una certa forma di preghiera
                         aveva la curiosa tendenza ad astrarsi dalla vita e ad
                         allontanarsi dall’azione, ed abbiamo visto che egli
                         reagiva vigorosamente contro la preghiera
                         individualista, quella che non si conclude con una
                         partecipazione, con una ripetizione. E questa
                         partecipazione, che vuole semplice e spontanea, egli la
                         presenta come una esperienza indispensabile per una
                         vera comunità.
                         Grazie a Dio, disponiamo di numerosissimi modi per
                         scoprire l’infinita ricchezza della preghiera che san
                         Vincenzo de’ Paoli ci ha lasciato.
                         Egli avrebbe senza dubbio apprezzato il cammino che
                         stiamo per intraprendere. E’ un cammino lungo il quale
                         ci sono delle tappe, che potremmo chiamare locande o
                         fermate, dove ognuno può facilmente riprendere le
                         forze o trovare nuovi mezzi: il cammino della
                         preghiera... Lungo questo cammino di pellegrinaggio,
                         scopriremo che, al termine di ogni via spirituale dove ci
                         conduce lo Spirito di Dio, appare lo sguardo dell’altro,

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quello del povero o del ferito, che aspetta il buon
samaritano; appare lo sguardo dell’Altro, lo sguardo di
Dio. Insieme, con Vincenzo de’ Paoli percorriamo queste
tappe e riprendiamo le nostre forze con la sua preghiera:
La tappa della disponibilità verso Dio
Non è facile pregare. Bisogna chiedere a Dio la grazia
della preghiera. Non è innata, eppure la preghiera è
indispensabile a tutta la vita spirituale: “Gesù Cristo, mio
Salvatore, distribuisci in abbondanza alla Compagnia il
dono della preghiera affinché, per la tua conoscenza,
possa acquisire il tuo amore. Donacelo, mio Dio, tu che
sei stato tutta la tua vita un uomo di preghiera, tu che hai
imparato a pregare fin dall’infanzia, tu che non hai mai
smesso di pregare e che, finalmente, ti sei preparato con
la preghiera ad affrontare la morte. Dacci questo dono
sacro, in modo che con esso possiamo resistere alle
tentazioni e restare fedeli nel servizio che ti aspetti da
noi” (SVP IX, 391)
Questo dono si accompagna alla volontà reale di ognuno;           Questo dono della
perciò sarà bene che all’inizio dell’incontro                         preghiera si
“cominciamo... a rifiutare tutto quello che non sia tuo            accompagna alla
onore e nostro disprezzo, tutto quello che cercano la               volontà reale di
vanità, l’ostentazione e la stima di sé” (SVP XI, 495)
                                                                 ognuno; perciò sarà
Questo si fa cessando di mettere se stessi al centro, per
mettere al centro solo il Signore. Ci insegna l’umiltà, lui       bene che all’inizio
che, ricco come era, ha voluto diventare uno tra noi e                dell’incontro
vestirsi della nostra miseria. Per questo san Vincenzo può         “cominciamo... a
chiedere: “Tu sei stato così umile da voler essere creduto       rifiutare tutto quello
un peccatore e inchiodato ad una croce. Tu, non solo hai
voluto essere umile durante la vita, ma hai voluto esserlo      che non sia tuo onore
anche dopo la tua morte, affinché i tuoi figli ti seguissero.     e nostro disprezzo,
In conseguenza ti chiediamo, Signore e nostro Salvatore,            tutto quello che
la grazia di lavorare per acquisire questa virtù, come ti         cercano la vanità,
aspetti da noi” (SVP IX, 610).
                                                                  l’ostentazione e la
Le attrazioni esteriori sono talvolta numerosissime di
                                                                      stima di sé”
fronte alla preghiera. San Vincenzo ci raccomanda, da
uomo saggio e astuto, di interessarci alla preghiera
appena ci svegliamo e di “dire a noi stessi”: “Cosa fare
perché Dio regni sovrano nel mio cuore? Cosa fare per
estendere al mondo intero la conoscenza e l’amore di
Gesù Cristo? Mio buon Gesù, insegnami a farlo e fai che
lo faccia così! Quando suonerà la sveglia, rinnoviamo
questa preghiera e la nostra risoluzione a lavorarci” (SVP
XI, 443).
                                                                                          7
Le Figlie della Carità e i membri della Missione dovevano, secondo san Vincenzo,
avere le stesse disposizioni per la preghiera, qualunque fossero le loro attitudini
intellettuali; ecco la sua preghiera: “O Signore, che hai scelto per essere tuoi apostoli
della povera gente! Tu vedi le nostre povere Suore ai piedi della tua Divina Maestà...
Signore... ma insegnaci sopratutto a pregare” (SVP IX, 1110) E aggiunge: “O Signore!
Attiraci verso di te, dacci la grazia di entrare nella pratica del tuo esempio e della
nostra Regola, che ci conduce a cercare il Regno di Dio e la sua giustizia, e ad
abbandonarci a lui per tutto il resto; fai che il tuo Padre regni in noi e regnaci anche
tu, e fai che noi regniamo in te con la fede, con la speranza e con l’amore, con
l’umiltà, con l’ubbidienza e con l’unione con la tua divina Maestà” (SVP XI, 442-443).
Rendendosi così disponibile a Dio, san Vincenzo può condurci alla seconda tappa:
quella del silenzio interiore nello Spirito.

III. MEDITAZIONE IN SILENZIO
1. Per seguire il Cristo alla maniera di Vincenzo de’ Paoli
√    oggi, a cosa devo rinunciare?
√    San Vincenzo ha fatto tre incontri provvidenziali: Pierre Bérulle, André Duval e
     Francesco di Sales, che hanno avuto tutti e tre influenza sulla sua
     trasformazione spirituale.
2. riesci a capire l’importanza per un cristiano di avere un accompagnatore o direttore
spirituale? Ne hai uno?
3. San Vincenzo, uomo di preghiera
√    Nella mia vita, che posto occupa la preghiera?
√    Concretamente, quale è la mia preghiera?
√    Quali sono le ragioni per le quali prego?

IV. CONDIVISIONE DELLA
MEDITAZIONE COL GRUPPO
V. PREGHIERA COMUNITARIA
Canto

VI. DA FARE PER PROPRIO CONTO
 √    Rivedere le note prese durante l’atelier.

 √    Aiutandoti con una delle preghiere di San Vincenzo,
      esercitati a pregare nella calma e nel silenzio.
8
AIC, Contro le povertà, agire insieme

         Un passo dopo l’altro con
         San Vincenzo         Atelier n°6
         P. José Antonio Ubillús                                   Juni 2003

I. TAPPE E AVVENIMENTI NELL’ITINERARIO
SPIRITUALE DI VINCENZO DE’ PAOLI

                   SECONDO PERIOD0                   (1613 - 1660)
                   TERZA TAPPA (1625 - 1633)
                   Consolidare la sua vocazione a darsi al servizio dei
                   poveri.

                   1. LE MISSIONI
                   Nascita della Congregazione della Missione
                   Chi ebbe per primo l’idea di trasformare il lavoro
                   personale di Vincenzo in comandamento di una nuova
                   comunità? Vincenzo ha detto e ripetuto con insistenza
                   che l’idea era di Madame de Gondi: perché Vincenzo non
                   trasformava quel gruppo instabile di missionari in una
                   comunità nuova, consacrata, sotto la sua direzione, alla
                   predicazione di missioni? Dopo matura riflessione,
                   Vincenzo diede una risposta affermativa. Il progetto
                   maturò lentamente. In qualche anno, si sarebbe
                   concretizzato in un contratto formale, stipulato da una
                   parte dai Gondi, Monsieur e Madame, e dall’altra da
                   Vincenzo de’ Paoli. Egli aveva quindi ragione di chiamare
                   Madame la Générale delle Galere “la nostra prima
                   fondatrice” (SVP III, 399).
                   Vincenzo lasciò maturare l’idea, che maturò lentamente.
                   Dopo due sedute di esercizi spirituali, l’una alla Certosa
                   di Valprofonde e l’altra a Soissons, egli si intrattenne con
                   André Duval, suo direttore spirituale. Vincenzo gli fece un
                   resoconto dettagliato dei suoi lavori, delle sue
                   esperienze, delle sue speranze. Parlò dell’indigenza
                   spirituale dei contadini, della loro ignoranza religiosa,
                   della loro fame del pane della parola, della
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo               impressionante mancanza di buoni pastori nelle
                               parrocchie rurali, dei frutti delle missioni, delle
                               benedizioni che Dio elargiva su di esse. Fu un lungo
                               monologo durante il quale egli vuotò il suo animo in
                               presenza di quell’uomo, come lo avrebbe fatto davanti
                               a Dio stesso. Alla fine tacque, e attese tremando la
                               risposta del suo direttore. Duval gliela diede in una sola
                               frase della Sacra Scrittura: “ Il servo che conosce la
                               volontà del suo Signore e non la fa riceverà molti colpi
                               di frusta”. Vincenzo non ebbe più alcun dubbio. Dio lo
                               chiamava a darsi tutto, con tutti quelli che avrebbero
                               voluto seguirlo, alla missione di annunciare attraverso i
  Vincenzo non ebbe più        campi la parola di Dio, a predicare, a fare la catechesi,
                               ad ascoltare le confessioni, a calmare le liti, in una
     alcun dubbio. Dio lo      parola a offrire ogni genere di servizio spirituale a quelli
                               che vivono nelle campagne. Era nata la decisione di
       chiamava a darsi
                               fondare la Congregazione della Missione.
     tutto, con tutti quelli   “Si consacreranno interamente alle cure della povera
                               popolazione delle campagne”
     che avrebbero voluto
                               Quel pomeriggio del 17 aprile 1625, una inconsueta
  seguirlo, alla missione      agitazione scuoteva il palazzo dei Gondi, situato in rue
                               Pavée, parrocchia del San Salvatore. Poco dopo
        di annunciare          mezzogiorno, erano arrivati al palazzo due notai del
                               Chàtelet. I padroni di casa e il loro cappellano, signor
     attraverso i campi la
                               Vincenzo, si erano subito uniti a loro. Nel corso di una
         parola di Dio.        semplice cerimonia, era stata data lettura di un
                               contratto e lo si era firmato. In quel momento, e grazie
                               a quel contratto, nasceva una nuova comunità
                               ecclesiastica: la Congregazione della Missione.
                               Non si sapeva ancora esattamente di cosa si trattasse:
                               “associazione pia, compagnia, congregazione o
                               confraternita”. Non si sapeva nemmeno quali membri
                               l’avrebbero composta. In realtà uno solo di loro era
                               presente, il fondatore, che si impegnava a riunire, entro
                               un anno, sei ecclesiastici o, almeno, un numero di
                               persone corrispondente a ciò che le rendite della
                               fondazione avrebbero potuto mantenere.
                               Invece erano molto chiari i motivi e i fini dell’opera: “si
                               consacreranno interamente ed esclusivamente alla
                               salvezza del popolo povero, a spese dei loro fondi
                               comuni, andando di villaggio in villaggio per predicare,
                               istruire, esortare e insegnare il catechismo a tutta
                               quella gente e per incitarli tutti a fare una buona
                               confessione generale di tutta la loro vita passata”.
10
Juni 2003

Il campo d’azione era costituito dalle terre dei Signori
de Gondi, con l’obbligo di svolgervi delle missioni ogni
cinque anni. Se avanzava loro del tempo, i missionari
erano liberi di consacrarlo altrove al lavoro apostolico, e
particolarmente all’assistenza spirituale dei galeotti. In
cambio di tutto ciò, i Gondi dotavano l’associazione di
un capitale sociale di 45.000 libbre.
Questo contratto dava corpo e vita alla timida piccola
luce accesa otto anni prima di fronte al letto del
moribondo di Gannes. Per Vincenzo, non era la fine di
qualcosa, al contrario, era il punto di partenza di un
lavoro di ampiezza insospettabile. A quarantacinque
anni, in piena maturità creatrice, Vincenzo, sicuro della
volontà di Dio, sicuro della sua missione e della sua
forza, si sentiva pronto a compiere i lavori e a
combattere le lotte che lo attendevano.
Un profumo che svanisce
Come se la fondazione della Missione fosse stata la sola
ragione della sua esistenza, Margherita di Silly
sopravvisse solo due mesi alla firma del contratto. Il 23
giugno 1625, all’età di quarantadue anni, morì piamente
nella sua residenza di Parigi.
Una volta realizzata la sua opera, scomparve con
discrezione senza far rumore, come un fiore che ha
esalato tutto il suo profumo. Vincenzo era tornato a
Chatillon alla richiesta della contessa. La sua scomparsa
segnava la fine della missione di Vincenzo dai Gondi.
2. LA CARITA’
Luisa di Marillac
Sembra sorprendente che Vincenzo abbia incontrato
questa donna solo all’età di quarantaquattro anni
(1624), mentre lei è destinata a rendere possibile la
metà, o anche più, delle sue grandi opere caritative. E’
ugualmente significativo che Luisa di Marillac compaia
nel momento stesso in cui erano sul punto di
scomparire l’appoggio e lo stimolo che Margherita di
Silly aveva rappresentato per lui.
All’inizio, Vincenzo assunse la direzione spirituale di
questa vedova tormentata, inquieta per suo figlio
Michele, come un peso e forse un ostacolo che gli
impediva di consacrarsi alla fondazione, già decisa,
della Congregazione della Missione: una nuova
Margherita di Silly, ma ancora più pesante. A poco a
                                                                   11
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo

                          poco si rese conto che se avesse portato avanti un lavoro
       “Aspettate         di direzione paziente, quella donna avrebbe potuto
                          rappresentare un formidabile strumento di apostolato.
  pazientemente la        Luisa avrebbe ricevuto da Vincenzo la pace dell’anima, e
     manifestazione       lui le avrebbe fatto scoprire il vero senso della vita. Ma
                          soprattutto, Vincenzo avrebbe trovato in Luisa la più
      della santa e       indispensabile delle collaboratrici. Le vie del Signore
  adorabile volontà       sono piene di mistero. Nel momento di iniziare la sua
                          opera, Vincenzo ha tra le mani tutto il materiale di cui ha
  di Dio”, scriveva a     bisogno. “Aspettate pazientemente la manifestazione
  Luisa. Egli sapeva      della santa e adorabile volontà di Dio”, scriveva a Luisa
                          nella prima delle lettere conservate tra quelle che scrisse
 per esperienza che       a Luisa di Marillac (SVP I,26). Egli sapeva per esperienza
     questa volontà       che questa volontà finisce sempre per manifestarsi.
 finisce sempre per       Le Figlie della Carità

     manifestarsi.        Da quando si erano insediate a Parigi, le confraternite
                          della Carità, quello strumento che era stato pensato a
                          Châtillon, mostravano delle crepe. Dopo l’entusiasmo
                          degli inizi, le Signore della capitale cominciavano a
                          trovare pesante il servizio personale ai poveri.
                          Chiedevano alle loro serve di farlo al posto loro. Vincenzo
                          non poteva tollerare questo modo mercenario di
                          esercitare la carità. Pur mantenendo le Carità, cominciò
                          a pensare a una associazione i cui membri avrebbero
                          compensato le lacune delle precedenti e avrebbero
                          consacrato tutto il loro tempo al servizio dei poveri. Cercò
                          per vari anni – sappiamo che Vincenzo era lento a
                          prendere delle decisioni quando la volontà di Dio non era
                          chiara.
                          All’inizio del 1630, nel corso di una missione, Vincenzo
                          un giorno incontrò una giovane contadina la cui anima
                          era stata segnata dal dito invisibile della grazia. Si
                          chiamava Margherita Naseau ed era di Suresnes, un
                          piccolo villaggio vicino a Parigi. Vincenzo avrebbe trovato
                          in lei la risposta che cercava.
     Louise de Marillac   Nello spirito di Vincenzo, la storia di Margherita Naseau,
                          che raccontò molte volte (Cf. SVP IX, 77ss) e quella di
                          Châtillon-les-Dombes erano per le Figlie della Carità
                          quello che furono la confessione di Gannes e la predica
                          di Folléville per i missionari. Egli attribuisce quasi sempre
                          l’iniziativa di andare a Parigi per servire le Carità a
12                        Margherita. Ma una volta, gli scappa la prima persona:
Juni 2003

“Le ho proposto – dice – il servizio ai malati. L’accettò
immediatamente con piacere, e la inviai a San
Salvatore” (SVP IX, 209).
Dopo Margherita Naseau, arrivarono altre giovani,
alcune delle quali attirate da lei. Quando arrivavano a
Parigi, Luisa di Marillac le prendeva in carica. A poco a
poco si formò un gruppo numeroso, che non cessava di
crescere. Seguivano per qualche settimana
un’istruzione sommaria, che doveva talvolta cominciare
con l’insegnamento dell’alfabeto, e che consisteva in
sostanza in esercizi spirituali, nell’iniziazione alla
preghiera mentale e alla lettura spirituale. Poi, venivano
lanciate nell’azione. Erano solo una specie di
appendice delle confraternite della Carità di ogni
parrocchia. Per questa ragione, erano sottomesse alle
Signore della confraternita interessata, e non avevano
nessun legame comunitario tra loro; perciò si cominciò
a chiamarle “le Figlie della Carità”.
I mesi seguenti furono dedicati alla ricerca e alla
selezione delle giovani che avrebbero costituito il primo
nocciolo della nuova comunità. Avevano già tutte una          Marguerite Naseau
qualche esperienza di lavoro con i poveri nelle carità
parrocchiali. Il 29 novembre, vigilia di sant’Andrea, un
piccolo gruppo di ragazze selezionate si installava a
casa di Luisa di Marillac, per iniziarsi alla pratica delle
“solide virtù”. Era nata la Compagnia delle Figlie della
Carità. Margherita Naseau non poté far parte del
gruppo. Era morta qualche mese prima, vittima della
sua eroica carità, avendo voluto dividere il suo letto con
un malata di peste.

                                                                                  13
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo           II. CHIAVE PER IMPARARE A
                           PREGARE

                           La tappa del silenzio interiore nello Spirito

                           Conosciamo l’attrazione di Vincenzo per il silenzio. Il
                           silenzio impedisce alla comunità di vivere nella
                           distrazione; è considerato una virtù attraverso cui Dio è
                           glorificato (SVP IX, 263), e un modo per non perdere il
                           proprio tempo (ibid). Il silenzio è indispensabile per la
                           preghiera. E’ il momento durante il quale Dio purifica il
                           cuore delle persone che pregano e trasmette loro il suo
                           Spirito. “Che la bontà di Dio voglia, carissime figlie,
                           offrirvi in abbondanza il suo spirito, che è
        Il silenzio è      esclusivamente uno spirito d’amore, di mansuetudine, di
  indispensabile per       dolcezza e di carità” (SVP IX, 263).
     la preghiera. E’ il
   momento durante         In questo modo, il silenzio degli uomini favorisce il
                           silenzio di Dio, che fa riconoscere a Vincenzo, durante
        il quale Dio       una ripetizione di preghiera, che “nostro Signore Gesù
     purifica il cuore     Cristo è il vero modello e la grande cornice invisibile cui
                           dobbiamo accordare tutte le nostre azioni” (SVP XI, 129).
   delle persone che       Il silenzio interiore aiutò san Vincenzo a trovare le parole
         pregano e         necessarie per prepararsi ad ascoltare la parola di Dio:
                           “O re dei nostri cuori e delle nostre anime! Siamo qui
     trasmette loro il     umilmente prosternati ai tuoi piedi, sottomessi e
        suo Spirito.       interamente abbandonati al tuo amore, ci consacriamo
                           di nuovo interamente e per sempre alla gloria della tua
                           Maestà” SVP XI, 432), ed è così che tutti saranno
                           “condotti secondo le norme di tuo Figlio e di quelli che
                           hai messo per governarla” (ibid).

                           Canto

14
Juni 2003

III. MEDITAZIONE IN SILENZIO

1. San Vincenzo, che voleva realizzare la volontà di Dio e la
missione della Chiesa, si lasciò interpellare dai laici – le
donne di Châtillon, Margherita Naseau... Da parte sua, non
aveva paura di interpellarle e di lanciarle nell’azione.
Inoltre, si preoccupò costantemente di riunirle, di
organizzarle, affinché la loro azione fosse efficace e
durevole. Nel luogo dove ci troviamo:

√     qual è il posto dei laici?

√      in che modo siamo tutti insieme – preti, laici, religiosi,
    religiose – un segno collettivo di evangelizzazione nel
    mondo?

2. Constatiamo che, tra i laici, le donne occupano un posto
preponderante nell’opera missionaria di san Vincenzo. Ha
ascoltato la Signora de Gondi, Luisa di Marillac..., ha
tenuto conto della loro intuizione femminile. E noi,
nell’epoca attuale, come uomini... come donne...

√     cosa pensiamo del posto della donna nella missione
    della Chiesa?

 3. “Cerchiamo di farci interiori, di fare che Gesù Cristo
regni in noi”(SVP XI, 430)

√       Come prego? Usando molte parole o parlando in
    silenzio con il Signore?

                                                              15
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo

IV. CONDIVISIONE DELLA
MEDITAZIONE COL GRUPPO

V. PREGHIERA COMUNITARIA

 Canto

 VI. DA FARE PER PROPRIO CONTO
 √     Rivedere le note prese durante l’atelier.

 √     Aiutandoti con una delle preghiere di San Vincenzo,
       esercitati a pregare nella calma e nel silenzio.

16
AIC, Contro le povertà, agire insieme
                Un passo dopo l’altro
                con San
                                                                         Atelier n°7
                P. José Antonio Ubillús                                     Juni 2003

I. TAPPE E AVVENIMENTI NELL’ITINERARIO
SPIRITUALE DI VINCENZO DE’ PAOLI

                          SECONDO PERIODO
                          (1613 - 1660 )
                             TERZA TAPPA (1625-1633):
                             Consolidare la sua vocazione di darsi al servizio dei
                             poveri

                          3. LA RIFORMA DEL CLERO
                          Gli esercizi degli ordinandi
                          Il nome del Signor Vincenzo viene associato
                          all’introduzione della Controriforma nella Chiesa
                          attraverso la riforma del clero.
                          Il lavoro svolto da Vincenzo, in compagnia e in unione
                          con altri uomini (Bérule, Bourdoise, Olier), è immenso.
                          Nel 1628, durante un viaggio, Vicenzo discute con il
                          vescovo di Beauvais, Mons. Augustin Potier. Condividono
                          la seguente idea: è urgente selezionare i candidati al
                          sacerdozio e, soprattutto, vigilare sulla loro preparazione.
                          Si fa un progetto: il Signor Vincenzo andrà a predicare un
                          ritiro agli ordinandi di Beauvais.
                          L’esperimento ha un tale successo che diventa
                          contagioso. Passa da Beauvais ad altre diocesi. Il 21
                          febbraio 1631, Jean-François de Gondi, arcivescovo di
                          Parigi, affida a san Vincenzo gli esercizi degli ordinandi
Cathedrale de Beauvais    per tutto il clero e per i candidati all’ordinazione a Parigi.
                          In realtà, gli esercizi degli ordinandi erano una specie di
                          breve corso di formazione professionale accelerata. Si
                          trattava di un rimedio d’urgenza per uno stato di cose
                          che non poteva aspettare. Un programma completo di
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo            formazione sacerdotale esigeva la messa in opera e il
                            funzionamento di seminari. Vincenzo ci arriverà. Ma un
                            lavoro così importante richiedeva anni. Nel frattempo,
                            la Chiesa non poteva aspettare. Col tempo, gli esercizi
                            degli ordinandi diventeranno l’ultimo aspetto di un
                            lungo cammino di formazione in seminario.
                            Le conferenze del martedì
                            I ritiri degli ordinandi continuarono fino al 1643. Una
                            volta organizzati i seminari, divennero inutili. Tuttavia
                            una delle loro sequenze continuò ancora qualche
                            tempo.
                            Alcuni preti, che avevano partecipato ai ritiri, si resero
                            conto che tre settimane di formazione erano
                            insufficienti. Chiesero al Signor Vincenzo il permesso di
                            riunirsi a Saint-Lazare, la casa della Congregazione
                            della Missione, per discutere tra loro delle virtù e degli
                            obblighi del loro ministero.
                            Il ciclo fu inaugurato il 24 giugno 1633. Secondo il
                            regolamento, potevano farne parte solo gli ecclesiastici
                            del clero secolare. Si sarebbero riuniti tutti i martedì.
                            Ogni partecipante avrebbe potuto parlare, a turno. La
                            sessione non doveva prolungarsi più di due ore.
                            Le conferenze non si limitavano a fornire agli associati
                            il cammino spirituale; fin dall’anno della fondazione,
                            essi dovevano anche impegnarsi in opere di apostolato,
                            che divennero sempre più importanti via via che
                            l’associazione si sviluppava. Certi lavori avevano
                            carattere permanente. E’ per esempio il caso
                            dell’assistenza all’Ospedale di Parigi. L’associazione vi
                            si recava ogni giorno per animare e preparare i malati
       Hôtel Dieu - Paris   alla confessione generale – all’inizio, ci andavano tutti
                            gli associati, più tardi lo faceva un gruppo di membri.
                            Gli ecclesiastici delle conferenze facevano missione
                            anche nell’ospedale dei galeotti e nell’ospizio delle
                            “casette”, chiamato delle famiglie o dei bambini
                            tignosi...
                            Per san Vincenzo, bisogna formare un nuovo tipo di
                            preti. Bisogna dar loro una formazione seria per
                            attaccare il male alla radice, senza di che nessuna
                            evangelizzazione avrebbe portato frutti a lungo termine,
                            e i poveri sarebbero stati abbandonati come prima da
                            un clero parassita. I preti indegni sono i becchini della
                            Chiesa, come ci insegna l’esperienza. San Vincenzo
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Juni 2003

insiste anche, con ragione, sulla santità interiore che si
pretende da un sacerdote, ad imitazione del Sacerdote
Supremo, Gesù Cristo. Su questo argomento, egli
condivide il punto di vista del suo maestro, Bérulle.
Ma san Vincenzo non si limita a considerazioni
spirituali, per elevate che siano. Ci sono i poveri a
richiamarlo alla realtà quotidiana. Il popolo povero
muore di fame e si danna! Il Sacerdote Supremo, Gesù
Cristo, non è solo l’adoratore del Padre. Il Padre lo ha
mandato tra gli uomini, povero tra i poveri, per portare
sulle sue spalle il fardello della miseria, per dire e
mostrare loro che Dio li ama. Ora, il prete è il
continuatore della Missione di Gesù Cristo: “Il fatto è
che siamo stati chiamati ad essere i suoi compagni e a
partecipare ai piani del Figlio di Dio, ... come strumenti     Ma san Vincenzo non
attraverso cui il Figlio di Dio continua a fare dal cielo            si limita a
quello che ha fatto sulla terra” (SVP XI, 387). Se per gli
uomini della nostra epoca la Chiesa deve essere la                considerazioni
prova che l’opera di Cristo continua, che Egli è sempre        spirituali, per elevate
presente in mezzo a coloro che soffrono, è necessario
che dietro di Lui, i suoi preti abbiano “come compito           che siano. Ci sono i
principale, quello di assistere e di aver cura dei poveri...    poveri a richiamarlo
Non ci sentiremo felici, noi, di essere nella Missione,
avendo quello stesso scopo per il quale il Figlio di Dio si    alla realtà quotidiana.
è fatto uomo?” (SVP XI, 33-34).

                                                                                         19
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo             Canto

                             II. CHIAVE PER IMPARARE A
                             PREGARE

                             La tappa dell’ascolto della parola del Figlio
                             “O Salvatore, Signore, mio Dio! Sei tu che hai portato dal
                             cielo verso la terra questa dottrina, tu l’hai
                             raccomandata agli uomini e l’hai insegnata agli apostoli,
                             ai quali hai detto, tra gli altri consigli, che questa dottrina
                             è la base del cristianesimo, e che tutto quello che non
                             sarà costruito su di essa sarà costruito sulla sabbia;
                             colmaci di questo spirito... Prepara i nostri cuori a
                             ricevere questo spirito” (SVP XI, 592-593)
                             “L’essenza del cristianesimo” è beninteso in quella
                             Parola che il Figlio è venuto a realizzare, donandola.
                             L’ascolto della Parola è per Vincenzo il cuore di tutta la
                             vita cristiana, e la pratica che ne deriva è il sangue che
                             nutre. Egli unisce così il destino dei Preti della Missione
                             e quello di ogni cristiano al comandamento della legge
                             della Carità: “O Salvatore, tu che sei venuto a portare
                             quella legge dell’amore del prossimo come di se stessi,
                             tu che l’hai praticata in modo così perfetto in mezzo
                             agli uomini, non solo alla loro maniera, ma in modo
                             incomparabile! Vedi, Signore, la nostra gratitudine per
     Vincenzo non chiede     averci chiamato a questo stato di vita, che consiste
                             nell’amare continuamente il nostro prossimo, sì, a
        più allo Spirito
                             questo stato e a questa professione di abbandono
         soltanto una        all’amore, occupati nella sua pratica immediata, o nella
                             disposizione a farlo, abbandonando persino qualunque
      meditazione della
                             occupazione per consacrarci alle opere di carità” (SVP
     Parola, ma vuole che    XI, 564).
     la Parola sia un vero   Vincenzo non è avaro in suppliche rivolte a Dio. Non
                             chiede più allo Spirito soltanto una meditazione della
     nutrimento. Ognuno      Parola, ma vuole che la Parola sia un vero nutrimento.
     può esserne nutrito.    Ognuno può esserne nutrito. “Ecco una Compagnia che
                             respira solo dopo la grazia di osservare le tue massime,
                             di modellarsi sulla tua condotta e di avanzare nelle vie
                             della perfezione che le hai prescritte; è il suo solo
                             desiderio, è tutto quello che chiede” (SVP XII, 132).
                             E’ Dio che può tutto. Vincenzo lo sa, lo sente, lo vive. Per
                             lui, non è inutile, dopo aver ascoltato la Parola, chiedere
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        la grazia particolare di realizzare il suo piano, perché la
        parola da sola non dà frutti. Preghiamo con lui: “Mio Dio,
        ci doniamo a te per la realizzazione dei piani che hai per
        noi; ci riconosciamo indegni di questa grazia, ma te la
        chiediamo per l’amore del tuo Figlio, te la chiediamo per
        la santissima Vergine... Donacela, mio Dio, per la tua
        gloria e la tua benedizione” (SVP IX, 132).

Canto   III. MEDITAZIONE IN SILENZIO

         1. San Vincenzo osserva senza alcun compiacimento, nel
         XVII secolo, la situazione del clero. Ma come servitore di
         Gesù Cristo e uomo d’azione, si consacra a creare un tipo
         di prete nuovo per la sua epoca.
         √    Come vediamo questa situazione?
         √    Come vediamo il prete, all’epoca attuale?

         2. Per san Vincenzo, il prete, che è il continuatore di Gesù
         Cristo, è inviato in maniera privilegiata, per “annunciare la
         Buona Novella ai poveri... nostri signori e maestri”

         √    In quanto cristiani, come aiutiamo i preti ad essere
              fedeli a questo aspetto privilegiato della loro
              missione?

         3. San Vincenzo non usa il Vangelo prima di tutto come
         una dichiarazione o una regola, ma come il segno e il
         luogo di un incontro. Quello che visibilmente lo attira nei
         Vangeli è la vita di Gesù Cristo, il missionario di Dio,
         mandato presso i poveri. A lui piace evocarne gli
         atteggiamenti e trarne ispirazione per la sua vita
         quotidiana.

         √    Con che frequenza leggi la Bibbia, e soprattutto i
              Vangeli?

         √   Quando preghi, la lettura dei Vangeli ti aiuta a trovare
             Gesù Cristo, a conoscerlo e a decidere di seguirlo?

                                                                   21
Un passo dopo l’altro
con San Vincenzo

IV. CONDIVISIONE DELLA
MEDITAZIONE COL GRUPPO

V. PREGHIERA COMUNITARIA

 Canto

 VI. DA FARE PER PROPRIO CONTO
 √     Rivedere le note prese durante l’atelier.

 √     Aiutandoti con una delle preghiere di San Vincenzo,
       esercitati a pregare nella calma e nel silenzio.

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