Trend Office. 4 storie di Garibaldiarchitects - Le nuove frontiere dell'ufficio moderno - Otomo
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Tendenza uffici. Ispirazioni di design. Quattro case history raccontate dal progettista. Quattro storie di successo che svelano il design contemporaneo dell’office realizzato secondo le ultime tendenze della progettazione. Come è cambiato il modo di lavorare e come siamo cambiati noi nell’approccio al mondo del lavoro; ma anche come si adeguano le aziende contract nella realizzazione di nuovi moduli work place. Un’interessante intervista ad Alessia Garibaldi, founder di Garibaldiarchitetcts ed esperta nella progettazione di work placement, ci conduce per mano in un percorso fatto di trasformazioni e tendenze, non da ultimo l’automation building, elemento imprescindibile dell’ufficio moderno. Partendo da dove tutto ebbe inizio. Laura Verdi
Alessia Garibaldi, milanese, classe 1974, diploma artistico e laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Dal 1998 inizia a collaborare con studi di ingegneria e architettura sviluppando masterplan e progetti sul recupero di immobili dismessi. La sua esperienza lavorativa prosegue partecipando a progetti internazionali tra cui l’Alfa Business Park nell’area Ex Alfa Romeo di Arese. Nel 2003 apre il suo studio di architettura e nel 2006 si associa allo studio di ingegneria guidato da Giorgio Piliego . Nel 2014 lo studio vince il concorso a inviti per il progetto di Copernico 38 insieme all’architetto Marco Vigo, con il quale fonda lo Studio DC10. È del 2020 la nascita del nuovo brand Garibaldiarchitects. Alessia Garibaldi
Innovazione, emozione e funzione sono le parole che rappresentano la visione creativa e la filosofia dello studio milanese. Il team, guidato da Alessia Garibaldi, è composto da architetti, ingegneri e interior designer di esperienza che si occupano sia di architettura che di interni, collaborando con i committenti in particolare per lo sviluppo e la ristrutturazione di edifici terziari. Competenze consolidate, creatività La scelta dei materiali e delle condivisa, taglio umanistico e atmosfere sono gli elementi peculiari obiettivi comuni sono i valori di che contraddistinguono la visione Garibaldiarchitects, la cui attività generale all’interno di una cifra si contraddistingue per la ricerca stilistica italiana, con l’obiettivo di creativa, l’esecuzione efficace e affermare nel tempo la propria identità l’originalità nell’armonizzare aspetti creativa ed estetica. strutturali, concettuali e tecnologici. Garibaldiarchitects
Come è iniziata la vostra esperienza nella progettazione di L’umanista tecnologica spazi a uso ufficio? A tu per tu con Alessia Garibaldi Siamo stati tra i primi a realizzare uno spazio ufficio studiato per smart working e co-working. Vincemmo con DC10 un concorso indetto per il recupero di un edificio a uffici in zona Stazione Centrale a Milano. Era un progetto pilota per il nostro committente, che poi è diventato il brand di riferimento per affitti a medio termine nel settore. Il brief richiedeva una grande flessibilità e un ampio spazio social floor. Per noi Copernico fu il nostro primo test. Correva l’anno 2014. Cosa stava cambiando nella progettazione di uno spazio per il lavoro? Fino ad allora l’ufficio era molto classico, strutturato con open space oppure a uffici singoli e sale riunioni. Ma le persone, grazie alla introduzione della tecnologia, incominciavano a lavorare in modo diverso, con tablet e telefonini, sempre in movimento. Per la prima volta si fanno delle considerazioni sullo spazio, non aveva più senso avere dei grandi uffici, lo spazio si rimpicciolisce e di conseguenza anche le scrivanie, che dai 160 centimetri standard di lunghezza passano a 140. Anche le aziende di forniture non erano preparate. In quel caso, per gli arredi di Copernico, fu fatto tutto custom.
La grande innovazione del momento: l’edificio intelligente e la sensoristica applicata. Quali sono le tendenze attuali nella progettazione? Sicuramente progettare con il verde e introdurlo negli uffici: pareti verdi, piante in vaso abbiamo notato che rendono gli ambienti più rilassanti. Importante anche il rapporto con la luce naturale che aumenta il comfort in genere. Molto probabilmente siamo in un momento in cui l’uomo ha bisogno di relazionarsi con le proprie emozioni. Quasi non si parla più di uffici ma di multiuses space. L’ufficio è diventato un luogo di scambi e di relazioni. Non solo ambiente di lavoro ma anche utilizzato nel tempo libero. Per esempio in Copernico c’è un centro d’arte contemporanea aperto anche la sera. I confini tra gli spazi si sono assottigliati: tra meeting room e l’area caffè la differenza può essere minima. Prima l’edificio per uffici era molto corporate, algido ora lo spazio diventa familiare e domestico, più amico e a misura d’uomo.. Non c’è più la postazione fissa. L’idea alla base è quella di potersi connettere e fare muovere le persone per scambiarsi idee e informazioni in una modalità di lavoro più fluida. Quindi non ha neanche più senso In un ufficio, per esempio, avevamo generato dei QR code di riconoscimento in modo tale schematizzare parlando di open che la scrivania intelligente ti riconoscesse e ti desse l’accesso alla rete. space o di ufficio singolo? No, perché per questi spazi deve essere possibile cambiare la modularità in modo tale che un’azienda possa muoversi liberamente all’interno secondo le proprie esigenze. La richiesta è quella di avere ambienti che permettano la collaborazione.
Con tutta questa flessibilità non c’è il rischio di spersonalizzare gli spazi? No, per niente. Smart working e co-working portano a una progettazione più attenta alla flessibilità ma c’è anche una forte volontà di ambienti identitari e caratterizzati. E questa è una grande sfida. Una volta c’era un prodotto monostile fornito da un’unica azienda, ora in un progetto possono essere presenti anche dieci fornitori diversi. C’è molta più contaminazione tra gli stili, tra la casa e l’ufficio, e una forte tendenza a personalizzare, dall’oggettistica al visual. Un esempio è il progetto OGR a Torino in cui abbiamo creato episodi differenti, taylor made, con social desking, phone boot, aree informali per il meeting dando differenti suggestioni e spazi che suggeriscono diversi livelli di privacy e di concentrazione. Qualcosa è cambiato anche nella committenza? Il nuovo must delle aziende è trasmettere valori ai propri dipendenti. Gli imprenditori oggi sono molto attenti alla sicurezza, ai concetti di economia circolare, al well being, all’ecocompatibilità. La progettazione si deve fare portavoce e interpretare queste dinamiche. Sempre nel progetto OGR abbiamo realizzato cinquecento postazioni di lavoro ergonomiche con la possibilità di modificare le altezze delle scrivanie fino a permettere una postazione di lavoro in piedi, questo perché stare troppo tempo seduti a livello posturale non fa bene. In futuro ci saranno scrivanie dotate di una sensoristica tale che saranno loro a dirti che sei seduto da troppo tempo e che è ora di cambiare posizione. Con la IoT gli edifici si prenderanno cura di noi.
Quindi la grande innovazione del “Nella building automation non esiste il sistema migliore, esiste momento è l’edificio intelligente e il sistema piu’ adatto che ti risolve il problema in quella la sensoristica applicata? determinata situazione. L’approccio innovativo è creare questa sovrastruttura a servizio degli utenti e non invece come forma di controllo. È un campo aperto alla sperimentazione e al miglioramento. Quello che noi architetti vogliamo è essere degli umanisti che riescono ad agevolare il colloquio tra gli utenti e una tecnologia al servizio delle persone. Lo stiamo testando in un Family Office molto all’avanguardia a Bologna, dotato di sensoristica beacon che permette all’edificio di scambiare informazione con l’utente e registrare dati, per esempio verificare la quantità di anidride carbonica presente in una sala riunioni e ossigenarla automaticamente. Come architetto hai un approccio emozionale al progetto. Come ti avvicini al mondo della tecnologia e della building automation? Ho una formazione umanistica, appassionata d’arte antica e contemporanea, mi approccio alle neuroscienze e alla sociologia. Guardo alla tecnologia con un occhio umanistico e mi interfaccio nei progetti con il mondo dell’ingegneria. Ingegneri e architetti spesso, però, ancora non riescono a capirsi. Gli ingegneri non amano l’intromissione dell’architetto nel loro mondo tecnologico. E spesso gli architetti tendono a prendere le distanze.
Secondo te quanto è importante che il mondo della progettazione La building automation diventa un modo di interrogare si integri con la tecnologia? l’edificio chiedendogli come stai. È opportuno che anche gli architetti capiscano la potenzialità di questi strumenti. Senza questi sistemi sarebbe impossibile. L’automation building serve per raccogliere dati che vengono poi interpretati. Diventa un modo di interrogare l’edificio chiedendogli come stai. Abbiamo bisogno di capire quanto stiamo consumando, quanto stiamo bruciando, quanto stiamo inquinando. La direzione è verso carbon zero. Sembravano utopie ma ora questo è l’orientamento della nuova progettazione. L’edificio intelligente aiuta le persone a vivere meglio ma anche a consumare in maniera più responsabile. È la realtà che ti chiama.
Quali sono i problemi che si possono incontrare installando un sistema di building automation? Sul nuovo quasi i problemi non esistono, in quanto si predispone in fase progettuale il cablaggio dell’edificio. Qualche problema ci può essere invece nella ristrutturazione dove spesso ci si trova a dovere fare i conti con murature importanti e l’edificio diventa difficile da cablare. In questi casi, il sistema ideale è quello wi-fi . Non esiste un sistema migliore ma esiste il sistema più adatto a risolvere il problema in quel preciso edificio. Ogni progetto deve essere custom, sviluppato in tavoli tecnici con differenti professionalità. L’architetto diventa il regista e a lui spetta di trovare le abilità giuste per affrontare la sfida di render intelligenti edifici nati con tecnologie differenti. “In futuro saranno le scrivanie ad avvisarti che sei seduto da troppo tempo e che e’èora di cambiare posizione. Qual è il valore aggiunto di un sistema di building automation? Sicuramente l’aspetto estetico degli apparati tecnologici. Il grande scoglio per una parte di noi progettisti è che questi apparecchi sono studiati da tecnici ed esteticamente mancano di appeal.
Cosa consiglieresti all’imprenditore che deve GLI USER DIVENTANO ristrutturare il proprio edificio per uffici? PROTAGONISTI Prima di tutto di non sbagliare architetto. Ogni professionista ha la sua specificità e la capacità di interpretare meglio un certo tipo di edificio. Nella scelta del professionista, l’imprenditore deve recepire quei valori che vuole poi trasmettere nel proprio progetto. DI UNA Inoltre la scelta vincente è anche quella di scegliere un professionista che sappia valorizzare il committente e che non anneghi nel proprio narcisismo. In secondo luogo, non andare contro il DNA dell’edificio. Ogni edificio ha una propria identità: quando la ristrutturazione è intelligente sa ascoltare, solo così si riesce ad avere PROGETTAZIONE costi ragionevoli. Inoltre deve avere le idee chiare in merito a quello che vuole, sapere a HUMAN chi si sta rivolgendo e conoscere il target di riferimento. Non ultimo creare valore aggiunto perché il mercato premia strutture con un certo tipo di caratteristiche, per esempio con certificazioni LEED o WELL ma anche come l’edificio viene percepito dagli utenti, un valore poco tangibile ma molto ben riconoscibile. CENTRIC
4 PAG. 25 Copernico Centrale. Un business center studiato Storie PAG. 38 Nella città del design e della moda, benessere PAG. 50 Co-working tra chat sofa e phone boot alle OGR di PAG. 60 Il brand diventa identitario grazie all’architettura. Un per rispondere alle nuove percepito grazie al design Torino. Customer experience e recente headquarter in esigenze del mondo del biofilico e materiali riciclabili design ergonomico. provincia di Varese. lavoro: smart working, nel nuovo studio milanese di co-working in ambienti Garibaldiarchitects e DC10. flessibili e atmosfere familiari. Dove lavora la Gen Z e aprono le nuove start up.
Intervento: Ristrutturazione interna palazzo uffici. Location: Via Copernico, Milano, Italia Supeficie: 14.000 mq Head Designer: Alessia Garibaldi, Marco Vigo, Giorgio Piliego Team di progetto: Simone Ferrara, Roberta D’Elia RIVO LUZIO NE COPER NICANA Un business center studiato per rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro: smart working, co-working in ambienti flessibili dal design accattivante e atmosfere familiari. Dove lavora la Gen Z e aprono le nuove start up, in una parola: Copernico. PAG. 24 PAG. 25
Ha preso il nome dalla via dove è ubicato a Milano ma forse non è un caso che sia localizzato proprio qui. Copernico Centrale è l’innovativo hub ideato sulla base della visione di Pietro Martani di Copernico Holding SpA e studiato nel design da DC10 per rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro e della Gen Z. Il business center esprime la nuova concezione lavorativa basata su smart e co-working, combinando insieme spazi a uso ufficio, luoghi di condivisione come bistrot, library, palestre e cinema che diventano un grande social floor. Nonostante i molti vincoli che caratterizzavano l’edificio preesistente, risalente agli Anni ‘60 con la tipica facciata in alluminio, il progetto ha rivoluzionato la percezione degli spazi con la creazione di nuovi volumi interni, grazie all’uso spinto di doppie altezze e la formazione di una nuova area esterna. Ispirato alla tradizione nordica, l’interior design si distingue per la sua atmosfera industriale e per l’uso di materiali naturali che creano ambienti caldi e accoglienti adatti a diverse possibilità di utilizzo. PAG. 26 PAG. 27
In ufficio come a casa. Un’opportunità per il business. La committenza è una società il cui business Il business center si sviluppa su tre corpi di fabbrica. consolidato è quello di affittare uffici singoli, Quello centrale ospita la reception, il bar e la zona postazioni in co-working, sale riunioni o per eventi, lounge; il corpo di sinistra le funzioni più indipendenti fornendo servizi in modo temporaneo, per un da svolgere autonomamente in sale meeting e medio periodo, a brand che svolgono differenti salette riunioni, rifornite da catering esterni; nel attività. Il brief era chiaro: creare uno spazio corpo di destra trova spazio l’area co-working che potesse cambiare il modo di lavorare delle collegata alla reception da un tube aereo. Qui è persone con un intervento di restyling e la precisa dove si posizionano le start up e dove ha inizio il volontà di recuperare il più possibile, in un’ottica tutto, con bassi costi e alti pensieri, qui è dove si ecocompatibile di economia circolare. Per lo studio affittano le singole scrivanie, tavoli in ferro su ruote DC10, il punto di partenza è stato guardare ciò che e ambienti insonorizzati dove telefonare. L’ambiente succedeva nelle realtà estere per interiorizzare il è fluido, liquido, la parola d’ordine è flessibilità processo e tradurlo in un contesto italiano. L’idea e possibilità di lavorare dove si vuole: al bar, nei è stata quella di portare la casa dentro l’ufficio, salottini, nella lounge, nelle postazioni hot desking. creando degli ambienti a metà strada tra il loft e lo Le contaminazioni sono tante e tante anche le spazio di lavoro, dilatando le aree dedicate al social opportunità di business che derivano dal network floor. che in questi spazi co-working si crea. PAG. 28 PAG. 29
“Uno spazio che modifica il modo di lavorare delle persone.
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Parola d’ordine: flessibilità. La reception, il biglietto da visita dell’azienda, è stata pensata come un’agorà: abolito il classico desk di accoglimento, lo spazio è studiato su gradoni dove poter anche lavorare e chiacchierare, con una zona salotto dalle linee organiche e dinamiche. La zona caffè, luogo di relazione per eccellenza, è in stile rough, industrial, sviluppato con materiali come la resina, il cuoio, il ferro, con tavoli e bancone disegnati su misura e un’illuminazione puntiforme dove una parte determinante la gioca la nuda lampadina a vista. La lounge è studiata con materiali che riportano all’idea del cantiere, come i pannelli in OSB e la lamiera, ma anche con pezzi storici di design che creano il senso di riconoscibilità e di appartenenza. La library è più sofisticata, dai colori caldi e pezzi vintage che richiamano un’atmosfera domestica che favorisce il relax ma anche lavori di concentrazione e dove l’uso del cellulare non è permesso, come anche nella oxygen room: una vera e propria serra, dedicata alla lettura e allo studio, nella quale l’ossigeno prodotto dalle piante stimola le attività cerebrali. Gli uffici sono volutamente neutri, vagamente nordici, per permettere ai tenant di personalizzarli con propria grafica e colori aziendali. In antitesi le aree relax, diverse a ogni piano, colorate e giocose con zone per meeting informali e aree caffè. PAG. 34 PAG. 35
“Start up: bassi costi, alti pensieri. PAG. 36 PAG. 37
WORKPLACE TRA PIANTE E SOCIAL TABLE Benessere percepito grazie al design biofilico e materiali riciclabili nel nuovo studio milanese di Garibaldiarchitects e DC10. Dove si lavora meglio e ci si concentra di più. Intervento: recupero di uno spazio artigianale Location: Milano Progetto: Garibaldiarchitects - DC10 Progetto del verde: Fratelli Calvi Foto credits: Giacomo Albo PAG. 38 PAG. 39
Un’atmosfera informale, quasi domestica, è quella che si percepisce nella nuova sede milanese di Garibaldiarchitects e DC10. Gli spazi nascono da un recupero attento di un ampio seminterrato in una zona centrale del capoluogo lombardo, precedentemente destinato all’attività di falegnameria. Nel recupero una grande attenzione è stata dedicata al social floor, utilizzando materiali sostenibili e colori ma anche un design biofilico con l’utilizzo di piante verdi. “Dall’esperienza maturata in questi anni , abbiamo notato come l’utilizzo di alcuni materiali e colori influenzi in modo positivo l’esperienza del visitatore e il ricordo dei luoghi anche in termini olfattivi”, spiega l’architetto Alessia Garibaldi, del team di progettazione. PAG. 40 PAG. 41
Il profumo del luogo. Non a caso nel laboratorio di architettura si respira un’aria di benessere oltre che il profumo delle piante verdi che lasciano una forte impronta nella memoria olfattiva ma anche in quella visiva. Le aree verdi accompagnano il visitatore fin dall’ingresso, arredato da grandi fioriere laterali al portone in massello anticato. La reception è contornata da fioriere integrate nel pavimento ed essenze sulle scrivanie rendono piacevole il lavoro al computer: ogni scrivania ha piantine verdi in composizioni posizionate su alzatine colorate. Sul fondo dello studio è stato realizzato un patio, valorizzato da un progetto di landscaping che rende lo spazio esterno un vero e proprio tableau vivant, in accordo con il mutare delle stagioni. Qui piante rampicanti e specie arboree e floreali, tra cui sterlizie nicolai, musa gigantea, acer palmatum corallium e mirto tarantino, creano una quinta scenica in un gioco continuo con la luce zenitale. Il patio, in totale connessione visiva con gli interni, grazie a una vetrata a tutta altezza, dilata ulteriormente il grande open space condiviso. PAG. 42 PAG. 43
“Da spazio pensato a spazio abitabile, nel quale poter accogliere il disordine. PAG. 44 PAG. 45
“L’ambiente creato ci aiuta nel quotidiano a migliorare la qualita della vita. ‘ PAG. 46 PAG. 47
Uno spazio condiviso. naturale, in continuità visiva con tutto di partizione. Tutti gli arredi, disegnati da Intorno al grande open space, lo spazio. Il mood progettuale ha DC10, sono su misura e realizzati in MDF caratterizzato da postazioni di lavoro previsto di lasciare a vista tutte le parti bicolore, naturale e grigio scuro. La nuova condivise che si sviluppano in lunghe strutturali, come i pilastri in cemento e sede è uno spazio ben pensato dove scrivanie nell’area centrale, sono il maggior parte degli impianti, secondo poter accogliere il naturale disordine dei distribuite le sale riunioni e gli uffici dei un tipico industrial style. Anche il desk suoi fruitori e diventare così uno spazio soci, suddivisi da vetrate scorrevoli della reception è in cemento a vista e abitabile. riquadrate da listelli in legno di rovere diventa quasi un monumento scultoreo Il lavoro dell’architetto. Fare squadra con gesti semplici e intorno al “Quello che più ci affascina è la continua tavolo da pranzo. mutevolezza delle piante che si sono ben ambientate Circondarsi di piante significa anche prendersi anche negli spazi interni . L’idea della trasformazione e dell’adattabilità è un concetto profondamente cura di loro. E questo è un altro aspetto che ha portato alla scelta di inserire gli elementi verdi in “Prendersi cura, anche delle piante, intrinseco nel lavoro di un architetto. Ogni volta ci troviamo di fronte a luoghi da adattare, trasformare e studio. È un messaggio rivolto a tutti i collaboratori, traslabile alla vita sociale e che fa parte della policy diventa un segnale di policy aziendale. i cicli biologici naturali ci toccano da vicino”, continua aziendale, come anche l’attenzione per il riciclo e Garibaldi. “Poter osservare la fragilità e la forza di cercare il più possibile di evitare l’uso di plastica: tutti elementi vivi, come le piante, è fonte di continua atteggiamenti che contribuiscono a creare il senso di ispirazione. La fascinazione che avviene verso appartenenza a un gruppo. questi micro ecosistemi indoor, il lasciarsi attrarre, Un altro elemento importante, fortemente voluto anche indirettamente, dai piccoli movimenti della dai soci, è l’area destinata alla cucina, in marmo di vegetazione, innesca nell’uomo un sottile processo Carrara e MDF grigio. In questo spazio ci si ritrova rigenerativo, portatore di notevoli e riscontrabili effetti per pranzi condivisi intorno al grande tavolo rotondo. sulla vita d’ufficio. Migliora quindi la concentrazione Anche questo in MDF, con piano grigio preinciso con e risulta più veloce la capacità di risoluzione dei un disegno a maglia rettangolare, ha i bordi di colore problemi.” azzurro come le gambe in metallo. Un omaggio a Jean Prouvé.
CUSTOMER EXPERIENCE ALLE OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI La Manica Sud delle officine OGR a Torino, uno dei più alti esempi di architettura industriale della città, diventa un momento di riflessione e di ripensamento dei luoghi di lavoro ponendo l’individuo al centro. Committente: Fondazione CRT Intervento: design Manica Sud OGR Location: Torino Superficie: 12.000 mq Progetto Architettonico: Studio Boffa Petrone Impianti elettrici: Elettromeccanica Galli Progettazione degli interni e arredi su misura: Garibaldiarchitects Team di progettazione: Luca Paviglianiti head of interior design, Dorotea Cancelliere head of architecture Foto credits: Giacomo Albo PAG. 50 PAG. 51
“OGR Tech mette insieme talenti, investimenti e un ‘puzzle’ molto ampio di competenze, connettendo Torino alle eccellenze globali – La sfida del nuovo hub internazionale dell’innovazione è aiutare l’Italia a colmare parte del gap sul tech… Per farlo abbiamo voluto creare un modello di eccellenza internazionale non solo in termini progettuali ma anche sotto il profilo ambientale e architettonico. L’obiettivo è stato creare un place to be, dove poter crescere e sviluppare idee e talenti”. Massimo Lapucci, Direttore Generale di OGR e Segretario Generale di Fondazione CRT . Il grande edificio, in mattoni faccia a vista, ha una navata centrale e due laterali, soprastate da ampie capriate in ferro tipiche della fine dell’Ottocento. Nelle navate laterali sono stati inseriti volumi su due piani destinati all’innovation hub. Questi spazi, completamente vetrati con struttura in ferro di calamina nera, creano un gioco di parallelepipedi aggettanti, affacciati sulla navata centrale. Per questi ambienti sospesi, il progetto di interior dello studio Garibaldiarchitects ha previsto arredi modulari e scrivanie singole facilmente riconfigurabili. La postazione tipo prevede un alto grado di integrazione tecnologica degli arredi, grazie a cablaggi nascosti che permettono la regolazione in altezza delle scrivanie a favore dell’ergonomia del singolo utente. PAG. 52 PAG. 53
La navata centrale. Oltre all’innovazione tecnologica, un altro dei punti cardine del progetto è stato quello di esaltare l’ampia navata centrale valorizzando l’architettura preesistente e lasciando visivamente libero l’asse prospettico longitudinale. Lo spazio è stato pensato come una grande piazza che diventa luogo di incontro e confronto, studiata per specifiche aree tematiche. Particolare attenzione è stata data alla customer experience simulando il comportamento degli utenti all’interno delle aree funzionali. Queste ultime sono state dislocate all’interno del percorso centrale con una precisa caratterizzazione degli arredi, per favorire il wayfinding, facilitare i percorsi e l’individuazione delle aree. Le aree tematiche, caratterizzate da arredi specifici custom, sono elementi scultorei con una vita indipendente. I singoli elementi sono contraddistinti dall’utilizzo di diversi materiali tra cui il ferro e il legno e omaggiano nei colori e nelle texture la scuola di Memphis di Ettore Sottsass e Alessandro Mendini. PAG. 54 PAG. 55
“Una grande piazza dove incontrarsi e scambiarsi idee. PAG. 56 PAG. 57
“Un omaggio Co-working tra chat sofa e phone boot. La reception è stata studiata come un grande parallelepipedo sospeso, lungo nove metri, completamente vetrato come i volumi laterali dell’innovation hub. Dalla reception, sulla sinistra a Sottsass e Mendini nei si sviluppa la parete del led wall studiata con i tubi metallici dei ponteggi edili ed evidenziata dal colore acquamarina che caratterizza la corporate OGR. Nella grande navata arredi su misura si susseguono ognuno caratterizzando una propria funzione, dalle aree coffee break, colori e nelle social table e hot desking alle aree chat sofa, caratterizzate da divanetti avvolgenti, acusticamente isolati, per riunioni informali. Alle teche in vetro delle sale meeting si alternano aree private circolari racchiuse da lamelle in legno. texture nello Lungo la navata trova posto anche lo Start up village, studiato secondo il modello del co-working, caratterizzato da scrivanie elettrificate con i piani effetto cemento; spazi destinati ad aree social si alternano ad aree private per i phone booth. Start up PAG. 58 village.
PRIMA E POI L’ampliamento di un edificio esistente diventa occasione di ripensamento e motivo di riflessione su un tema caro al progettista. Vecchio e nuovo a confronto. Intervento’: Nuovi edifici in ampliamento comparto industriale Location: Uboldo, Varese, Italia Superficie: 2.300 mq Head Designer: Alessia Garibaldi, Garibaldiarchitects Parte tecnica: Giorgio Piliego Collaboratori: Simone Ferrara, Roberto Angioletti, Vincenzo Carpentieri Foto credits: Andrea Martiradonna PAG. 61
Particolarmente sentita, da sempre, è la tematica della connessione tra preesistenza e nuova costruzione. L’ accostamento può avvenire in maniera forzata oppure in punta di piedi, dipende molto dall’importanza accordata a quanto c’era prima e dalla reale dignità della preesistenza. Nell’ampliamento della sede di Sicad, azienda di nastri adesivi in provincia di Varese, inserita in un contesto industriale tipico degli Anni ’70 -’90, lo studio Garibaldiarchitects ha voluto omaggiare il lascito di quello che c’era utilizzando stessi materiali ma rivisitandoli con nuove forme. PAG. 62 PAG. 63
Una nuova identità visiva La demolizione e ricostruzione dell’edificio destinato a magazzino e la ristrutturazione degli edifici esistenti sono diventati motivo di riflessione sul significato stesso di sede aziendale, come elemento ico- nico e identitario di una precisa realtà di brand. La progettazione e riedificazione del nuovo edificio ha preso spunto dalla palazzina uffici esistente, tipico esempio dell’architettura terziaria di qualche decen- nio fa caratterizzata da facciate continue, finestre a nastro, marcapiani in cemento in una scansione ritmica molto rigida e uno sviluppo orizzontale estremizzato. PAG. 64 PAG. 65
Cemento decapato e moduli semitrasparenti La nuova palazzina uffici riprende quindi i materiali della preesistenza ma riutilizzandoli per dare una nuova dinamicità a tutto il contesto. La facciata viene tridimensionalizzata con dei marcapiani in cemento costruiti in forte aggetto, tutta la parte alta dell’edificio preesistente viene richiamata da moduli vetrati semitrasparenti che si susseguono senza soluzione di continuità e terminano con un volume in aggetto completamente vetrato in testata, la zona delle finestre a nastro si prolunga nel nuovo con moduli trasparenti di dimensione differente. In pianta, e quindi nei prospetti, il nuovo edificio ha un andamento sinuoso che aumenta ancora di più il dinamismo architettonico e diventa occasione per creare la corte di ingresso. La cesura tra la preesistenza e la nuova costruzione è il corpo ascensore anche questo in cemento a vista decapato, come tutte le parti piene delle facciate. “Ricostruire in continuita’, riprendendo la preesistenza. PAG. 66 PAG. 67
“Il brand diventa identitario anche grazie all’architettura. Tra pieni e vuoti vince la trasparenza L’edificio alterna pieni a vuoti mantenendo in generale una certa leggerezza e trasparenza, come seguendo la volontà di svelarsi all’esterno. Anche quasi tutto il piano terra, destinato in buona parte alla mensa, è vetrato, aperto sull’esterno e sulla corte interna che, oltre a essere uno spazio di svago, separa il magazzino dagli uffici. La poetica brutale del cemento a vista si traduce, negli interni, in pavimenti in gres effetto pietra e cemento o in superfici in resina per la definizione degli ambienti operativi, come gli uffici all’ultimo piano o la mensa al piano terra e gli spazi di rappresentanza al primo livello.
Laura F. Verdi, professionista poliedrico, si dedica alla progettazione creando spazi che sono percorsi emotivi, non solo un invito alla bellezza ma alla riflessione sul vivere bene, progettando l’armonia, interpretando volumi, colori, materiali. Interfacciandosi da sempre con il mondo editoriale, collabora con riviste di settore rivolte all’hospitality, alle tendenze dell’interior e del design, all’architettura, con un approccio curioso che muove dalla logica del fare. Impegnata sul fronte della comunicazione, cura uffici stampa allargati per aziende di edilizia e di design volti a promuovere brand e prodotti con azioni mirate e media plannings. Curatrice di eventi legati alla progettazione, coordina in collaborazione con Teamwork, ROOMS – Hotel Design Lab, il cuore mostra di SIA Hospitality Design a Rimini. Laura Verdi
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