Sword Art Online:Volume 2 Capitolo 1 - Lo Spadaccino Nero (Aincrad 35esimo Piano, Febbraio 2024)
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Sword Art Online:Volume 2 Capitolo 1 Lo Spadaccino Nero (Aincrad 35esimo Piano, Febbraio 2024) "Per favore...... Non lasciarmi sola...... Pina......" Due lacrime sottili scesero sulle guance di Silica, mentre piccoli lampi di luce si diffondevano dalla piuma che si trovava per terra. Quella piuma blu pallido era tutto quello che rimaneva della sua unica amica e partner da molto tempo, il famiglio «Pina». Pochi minuti fa, Pina era morta difendendo Silica. Subendo una ferita mortale dall’arma del mostro, aveva emesso un grido straziante e triste prima di finire in mille frammenti. Aveva lasciato solo la sua grossa piuma caudale che sventolava allegramente ogni volta che veniva chiamata per nome—— Parte 1 Silica è uno dei rari «Domatori di bestie» in SAO, o forse è più corretto dire 'era'. Il suo famiglio femmina, simbolo dei domatori, non c’era più ormai. Domatore non era una classe o un’abilità data dal sistema, piuttosto un termine usato dai giocatori. In rare occasioni, mostri aggressivi potevano mostrare interesse verso i giocatori. Se non ti lasciavi sfuggire l’occasione, potevi addomesticare la bestia con successo dandogli qualcosa da mangiare. A quel punto, il mostro sarebbe diventato il «Famiglio» del giocatore, cioè un valido alleato che avrebbe servito il giocatore in molti modi utili. Chi ci riusciva veniva chiamato domatore, con un misto di ammirazione ed invidia. Ovviamente non tutti i mostri erano adatti; solo una limitatissima varietà di piccoli mostri si prestava allo scopo. Le condizioni per sbloccare l’evento non erano del tutto chiare, ma l’unica condizione sicura era che l’evento non si sarebbe verificato se il giocatore avesse ammazzato troppi mostri dello stesso tipo. Si trattava una condizione molto difficile. Anche se qualcuno provasse ad addomesticarne uno ripetutamente, i mostri erano pur sempre aggressivi e non si poteva evitare di combatterli. In altre parole, se si desiderava diventare un domatore, bisognava continuare ad incontrare il mostro, e se l’evento non si verificava bisognava scappare senza ucciderlo. Non era difficile immaginare quanto fosse seccante l’intera faccenda. Si può dire che Silica era stata molto fortunata a riguardo. Senza alcuna conoscenza di tutto ciò, era entrata in una foresta senza alcuna ragione specifica, in un piano che aveva deciso di esplorare perché le andava. Il primo mostro che aveva incontrato non l’aveva attaccata, anzi, si era a malapena avvicinato. Lei gli diede una nocciolina che aveva comprato il giorno prima senza pensarci troppo, e per caso si trattò di un cibo che piaceva al mostro. Il mostro era un «Drago Piumato». Il suo corpo era coperto interamente da piume blu chiare e soffici, e al posto della coda aveva due lunghe piume. Il piccolo drago era un mostro raro da incontrare. Forse Silica era stata la prima riuscire ad addomesticarlo, dato che divenne immediatamente una celebrità quando ritornò a casa sua a «Friben», all’ottavo piano, con il mostro appollaiato sopra la spalla. Il giorno successivo, innumerevoli giocatori hanno tentato di domare un Drago Piumato dopo aver ascoltato le spiegazioni Silica, ma tutti senza successo. Silica aveva chiamato il piccolo drago «Pina». Era lo stesso nome che aveva dato al gatto che possedeva nel mondo reale. I Famigli erano noti per possedere caratteristiche molto basse per quanto riguardava il combattimento e Pina non faceva eccezione. Però possedevano un sacco di abilità speciali: uno scanner di nemici che allertava il giocatore sulla presenza di mostri, una che permetteva di curare
un po’ il giocatore, e così via. Erano tutti molto utili e rendevano la vita quotidiana più sopportabile. Ma la cosa che rendeva Silica felice era il calore ed il conforto che gli portavano la sola esistenza di Pina. L’IA di un famiglio non era un granché. Ovviamente non poteva parlare, e poteva comprendere solo comandi molto semplici. Ma per Silica, che era entrata nel gioco quando aveva solo 12 anni e ne era rimasta schiacciata psicologicamente, Pina era stata una salvatrice nel vero senso della parola. Non era esagerato dire che «L’Avventura» di Silica — che si traduceva in «Vivere» qui — era iniziata insieme a Pina. Dopo un anno, Silica e Pina avevano livellato alla grande e le sue abilità con la daga si erano affinate parecchio. Era diventata famosa come una delle migliori tra i giocatori di medio livello. Ovviamente, era ancora lontana anni luce dai migliori giocatori che combattevano lungo la linea del fronte; ma, in un certo senso, quelle poche migliaia di giocatori che penavano ai piani erano anche più difficili da incontrare rispetto ai domatori. Quindi diventare famoso tra i giocatori di medio livello portava la stessa notorietà che avevano i giocatori migliori. Dato che le giocatrici erano piuttosto rare, specialmente della sua età, non ci volle molto prima che la «Maestra del Drago Silica» diventasse una celebrità con numerosi fan. Ricevette un’infinità di inviti da parte di squadre e gilde che volevano accaparrarsi una mascotte ed era inevitabile che la tredicenne Silica cominciasse a diventare fin troppo fiera di sé. Ma alla fine, il suo orgoglio le fece commettere un errore fatale, e non importa quanto fosse grande il rimorso, indietro non si torna mai. Un semplice litigio fu la causa di tutto. Silica si tovava in una vasta foresta del 35esimo piano, nota come «Foresta della Peregrinazione», con un party che aveva conosciuto due settimane prima. A quel tempo, il fronte era ormai al 55esimo piano, quindi il 35esimo era già stato liberato. Ma ai giocatori di prim’ordine non interessava che liberare i labirinti che collegavano i vari piani, quindi i sotto-dungeon quali la «Foresta della Peregrinazione» erano un target molto ambito dai giocatori di medio livello. Il party da sei giocatori di cui faceva parte Silica era formato da validi elementi, aveva lottato fin dalla mattina trovando un sacco di oggetti interessanti, incluso un buon numero di casse del tesoro. Ma quando il sole cominciò a calare e cominciarono a scarseggiare le pozioni curative, cominciarono a tornare sulla via di casa. A quel punto, una ragazza magra che reggeva una lancia disse qualcosa, forse per stuzzicare Silica. "Una volta tornati ci spartiremo gli oggetti. Ma dato che la tua lucertola può curarti, non avrai bisogno dei cristalli, giusto?" Silica si offese e rispose immediatamente. "Tu nemmeno hai avuto il coraggio di venire in prima linea, quindi i cristalli non serviranno nemmeno a te." Dopodiché la lite si fece sempre più accesa, e ogni tentativo del leader, un tipo con spada e scudo, di farle ragionare venne ignorato. Alla fine, Silica sbottò infuriata: "Non mi servono gli oggetti. Non farò mai più squadra con voi. Tanto è pieno di gente che vuole fare squadra con me!" Ignorando la raccomandazione del leader di rimanere con gli altri almeno fino all’area abitata, abbandonò il gruppo e si diresse per un altro sentiero, senza una meta precisa. Anche se ora era un solo player, ormai aveva padroneggiato il 70% delle sue abilità e aveva Pina con sé, quindi i mostri di quel piano non erano un problema per lei. Sarebbe stata perfettamente in grado di cavarsela da sola fino all’area abitata. O almeno se non si fosse persa. Non la chiamavano «Foresta della Peregrinazione» per nulla.
L’immensa boscaglia era composta da alberi alti e torreggianti, ed era divisa in sezioni, come un’immensa scacchiera; entrando in una delle sezioni, questa sarebbe stata collegata a random con una sorta di teletrasporto ad un nuovo set di aree. Se volevi uscire dalla foresta dovevi attraversare ogni area entro un minuto dall’esserci entrato, o comprare una mappa molto costosa nel centro abitato. Ma l’unico a possedere la mappa era il leader. Dato che usare un cristallo del teletrasporto in quella foresta ti avrebbe solamente portato in un’area random invece che a casa, Silica non aveva scelta che provare ad uscire da sola. Ma correre per la foresta si rivelò essere più difficile del previsto. Silica decise di puntare dritto a nord, ma non riusciva mai ad attraversare le aree in meno di un minuto, e quindi vagava in un loop di aree. Presto si ritrovò ad essere troppo stanca per proseguire. La luce del sole era davvero fioca adesso, e l’ansia di non riuscire ad uscire in tempo dalla foresta le calò addosso come una mannaia. Infine, Silica smise di correre e cominciò a camminare lentamente, sperando di arrivare per caso nelle aree al limitare della foresta. Ma non ebbe fortuna, e molti mostri la attaccarono mentre cercava di uscire. Anche con il vantaggio del suo livello, man mano che faceva buio non riusciva più a vedere bene. Sebbene avesse Pina con sé, non riusciva più ad uscire indenne dagli scontri e dovette ricorrere a tutte le pozioni e ai cristalli d’emergenza. Come avvertendo l’ansia di Silica, Pina si strofinò contro la sua guancia per distrarla. Silica si pentì del suo moto d’orgoglio che l’aveva cacciata in quella situazione, mentre accarezzava la sua amica per confortarsi. Mentre camminava pensò: "Mi spiace. Non penserò mai più che sono speciale. Ma ti prego, fa che la prossima area sia anche l’ultima." Entrò in un’altra area distorta dal varco del teletrasporto, pregando. Dopo un lieve moto di confusione, quello che le apparve di fronte fu ancora la stessa foresta di prima. Non c’era nemmeno l’ombra delle pianure tra gli alberi davanti a sé. Una scoraggiata Silica riprese a camminare, mentre Pina sollevò la testa ed emise un grido acuto. Era un allarme. Silica estrasse immeditamente la daga e la puntò nella direzione indicatale da Pina. Poco dopo, si sentì un ringhio basso dietro un albero coperto di muschio. Mentre Silica si preparava, apparve un cursore giallo. Ce n’era più di uno. Due, no... tre. Il nome dei mostri era «Scimmia Ubriaca». Erano tra i mostri più forti della Foresta della Peregrinazione. Silica si morse il labbro. E sia— Dato il loro livello,-- non erano poi molto pericolosi. Quando giocatori di medio livello come Silica scendevano in campo, avevano il buon senso di avere almeno un paio di livelli in più dei mostri che affrontavano. Di norma, c’è bisogno di un livello molto alto per sconfiggere 5 mostri di fila senza aver bisogno di curarti. Il motivo era che a differenza dei giocatori migliori, i giocatori di medio livello combattevano giusto per ottenere abbastanza Col per sopravvivere, guadagnare abbastanza esperienza per rimanere nella media, e infine per spezzare la monotonia. Per nessuna di queste ragioni valeva la pena di rischiare la vita. Infatti c’era ancora un migliaio di persone nella «Starting City» che si rifiutavano di andare avanti per paura di morire. Ma era necessaria una fonte di entrate regolari per poter mangiare e dormire. Quindi, tutti i giocatori di MMORPG avevano questa specie di ossessione che li faceva sentire insicuri se non avevano un livello decente. Per questo motivo, dopo circa un anno e mezzo dall’inizio del gioco, la maggior parte dei giocatori scendeva in campo con un grosso vantaggio in termini di livello per stare sicuri.
Quindi, le Scimmie Ubriache, che erano tra i mostri più potenti del 35esimo piano, in realtà non erano niente di che per Silica; o perlomeno così avrebbe dovuto essere. Silica sollevò la daga e cercò di concentrarsi. Pina si preparò anch’essa alla battaglia. I mostri che apparvero erano antropomorfi e coperti da una peluria rossa. Reggevano una clava molto rozza nella mano destra ed una sorta di zucca con una corda legata intorno nella mano sinistra. Mentre le scimmie sollevavano le clave e ruggivano, Silica scattò verso la più vicina per colpire di sorpresa. Colpì velocissima e gli portò via un bel po’ di HP con la mossa «Rapid Bite», un’abilità con la daga di medio livello, e poi partì con una combo velocissima, che era uno dei vantaggi dell’usare una daga. Le Scimmie Ubriache usavano abilità scadenti con le clave, e siccome ogni colpo aveva un potere formidabile, mancavano di velocità e della capacità di fare combo. Silica bombardò il mostro e poi si fece indietro, pronta ad attaccare di nuovo. Dopo averlo fatto diverse volte, gli HP del mostro calarono drasticamente. Di tanto in tanto, utilizzava il suo soffio a bollicine per stordire l’avversario. Ma proprio prima che potesse lanciare la quarta abilità «Fad Edge» ed uccidere la prima scimmia... Arrivò un nuovo avversario da dietro, scambiandosi con l’altra scimmia in un attimo. Silica non ebbe altra scelta che attaccare la nuova scimmia. La prima quindi sollevò la mano sinistra facendo dondolare lo zuccotto— Silica fu scioccata nel vedere la barra degli HP della prima scimmia. Si stava riempiendo di nuovo a gran velocità. Sembrava che la zucca contenesse qualche sostanza curativa. Prima d’ora aveva già combattuto le Scimmie Ubriache ma al massimo due alla volta, e non avevano mai avuto la possibilità di scambiarsi, quindi era all’oscuro di questa loro abilità. Silica strinse i denti e si preparò ad affrontare al meglio la seconda. Ma proprio quando aveva portato gli HP della bestia nella zona rossa e si preparava per una nuova combo, questa si scambiò con un’altra. Era la terza Scimmia Ubriaca. A quel punto la prima aveva quasi riempito la sua barra degli HP. Di questo passo sarebbe stata una lotta interminabile. Per la paura le si seccò la bocca. Silica aveva pochissima esperienza di combattimento in solitario. Anche se aveva un vantaggio di livello schiacciante, alla fine si trattava solo di un numero; l’abilità invece è tutt’altra cosa. L’ansia nella mente di Silica cominciò a diventare confusione. Cominciò a sbagliare sempre più spesso, dando spazio ai contrattacchi nemici. Ad un certo punto, quando aveva portato gli HP della terza scimmia a metà, la sua capacità di mantenere le combo raggiunse il limite. La scimmia non si lasciò sfuggire questa chance e lanciò un colpo critico. La clava di legno era rozza, ma il danno base dovuto al suo peso, combinato con la forza delle Scimmia Ubriaca, fece calare gli HP di Silica del 30%. Sentì un brivido correrle lungo la schiena. Il fatto che non aveva più pozioni la fece diventare ancora più nervosa. Pina le fece riavere circa il 10% di HP, ma non era una cosa che poteva fare molto spesso. Se fosse stata colpita altre tre volte da un attacco simile — sarebbe morta. Morte. Silica si pietrificò quando quella possibilità le balzò alla mente. Il suo braccio era immobile. Così come le sue gambe. Finora combattere era sempre stato eccitante, ma era sempre stata lontanissima dal rischio vero. Non aveva mai pensato di poter essere prossima alla vera «Morte» prima di quel momento— Mentre era immobile di fronte alla Scimmia Ubriaca che ruggiva brandendo di nuovo la sua clava, Silica capì per la prima volta cosa volesse dire combattere i mostri in SAO. Era una contraddizione di termini: SAO era un gioco, ma allo stesso tempo non era qualcosa con cui giocare.
Con il suono cupo della clava che tagliava l’aria, venne colpita mentre era ancora immobile. Non riuscì a reggere il colpo e finì distesa per terra. I suoi HP diminuirono ed arrivarono nella zona arancione. Non riusciva più a pensare a niente. Poteva fuggire. Poteva usare un cristallo del teletrasporto. Poteva fare altre scelte, ma si limitò a fissare la clava che la scimmia sollevò per la terza volta. L’arma rozza cominciò a brillare di rosso, e proprio quando lei chiuse gli occhi— Una piccola figura si frappose tra lei e la clava. Risuonò un forte rumore di impatto. Le piume color cielo si sparpagliarono ovunque mentre quella piccola barra degli HP calò rapidamente a 0. Pina osservò Silica con i suoi grandi occhi blu e rotondi mentre crollava al suolo. Emise un debole lamento e poi si frantumò in mille poligoni. Una delle sue lunghe piume caudali fluttuò lentamente al suolo come se stesse danzanzo. Qualcosa si ruppe dentro Silica. Quello che la manteneva lucida si ruppe. Prima della tristezza, arrivò la rabbia: rabbia verso di sé che non era stata capace di muoversi dopo aver subito un colpo; ma prima di tutto rabbia verso di sé e la sua stupidità, che l’aveva fatta avventurare da sola per la foresta dopo una stupida discussione. Silica fece un passò indietro con leggerezza, per evitare il colpo diretto a lei. Poi caricò con un grido. La daga nella sua mano si illuminò mentre colpiva la Scimmia. Non si preoccupò neppure di schivare la clava della Scimmia che aveva preso il posto della prima quando questa aveva perso troppi HP, piuttosto la bloccò con la mano sinistra, e perse alcuni HP, anche se non molti. Ma lei ignorò la cosa e si diresse verso la scimmia che aveva ucciso Pina. Usò la sua piccola statura a suo vantaggio, caricò la Scimmia, ed affondò la daga nel suo petto con tutte le forze. Con un luminoso effetto di colpo critico, gli HP del nemico calarono a zero. Prima arrivò un urlo e poi il rumore del disfacimento in poligoni. Silica si voltò e caricò il nuovo bersaglio. I suoi HP erano già finiti nella zona rossa, ma a lei non importava più. Ora vedeva solo il prossimo nemico da abbattere, come se si fosse ingrandito fino a riempire tutto il suo campo visivo. Dimenticò pure la paura di morire mentre azzardò una carica fatale contro la clava che si abbassava su di lei. Una luce bianca purissima attraversò le scimmie che si trovavano vicine. In un attimo i loro corpi si divisero a metà; poi finirono in pezzi e svanirono. Silica rimase lì immobile, circondato dai frammenti dei mostri appena morti. Aveva i capelli e il cappotto neri. Non era molto alto, ma emanava una presenza opprimente. Silica fece un passo indietro, vinta da una paura istintiva. I loro occhi si incontrarono. Ma i suoi occhi erano silenziosi e neri come la notte. Il ragazzo rinfoderò la sua spada ad una mano nel fodero che portava dietro la schiena con un rumore secco e poi parlò. "Mi spiace. Non ho potuto salvare il tuo amico." Non appena sentì quelle parole, perse le forze. Non riuscì a frenare le lacrime. Non si accorse nemmeno che la daga che stringeva era caduta per terra. Quando vide la piuma per terra cadde in ginocchio davanti ad essa. L’ira lasciò immediatamente il posto ad una tristezza senza eguali. Prese la forma di lacrimoni rotondi che scesero copiosi lungo le sue guance. I Famigli non erano programmati per sacrificarsi. Pina aveva agito di sua spontanea volontà — poteva essere per l’amore verso Silica, con cui aveva passato un anno. Mentre Silica si stringeva, mormorò.
"Per favore... non lasciarmi da sola... Pina..." Ma la piuma azzurro chiaro non diede alcuna risposta. Part 2 “...Mi dispiace.” Disse di nuovo il ragazzo in nero. Silica scosse la testa e cercò disperatamente di fermare le lacrime. “...No... Sono stata io... la stupida... Grazie...per avermi salvata...” Disse prima di scoppiare di nuovo a piangere. Il ragazzo si abbassò davanti a lei prima di chiedere con esitazione. “...Per caso, questa piuma ha un nome particolare?” Sorpresa dalla domanda strana, Silica sollevò lo sguardo. Si asciugò le lacrime e poi guardò di nuovo la piuma. Ora che ci pensava, era strano che fosse rimasta solo la piuma. Sia mostri che umani, una volta morti, non lasciavano niente di sé in questo mondo, neppure il loro equipaggiamento. Silica allungò la mano con esitazione e toccò la piuma con il suo indice destro. La finestra semitrasparente che apparve mostrò subito il suo nome ed il peso. «Cuore di Pina» Proprio quando Silica stava per scoppiare di nuovo a piangere, il ragazzo la interruppe. “A-A-Aspetta. Se rimane il cuore, puoi resuscitarla.” “Come!?” Silica sollevò la testa di scatto. Fissò il ragazzo con la bocca spalancata. “E’ una cosa che è stata scoperta da poco, e quindi non molti ne sono a conoscenza. C’è un dungeon nella zona settentrionale del 47esimo piano chiamato «La Collina dei Ricordi». Nonostante il nome è un posto molto ostico... ma dicono che il fiore che cresce sulla sua sommità serva a far rivivere i fami—.” “Da-Davvero!?” Silica balzò su gridando, prima che il ragazzo ebbe modo di finire. Si sentì il petto gonfio di speranza, come un palloncino gonfio. Però— “...Il 47esimo piano...” Mormorò lasciando cadere le spalle. Era 12 piani più in alto di questo, il piano 35. Non era decisamente un luogo alla sua portata. Proprio quando abbassò gli occhi scoraggiata. “Mmm—” Il ragazzo di fronte a lei parlò con voce preoccupata. “Posso andarci io se mi paghi le spese, ma dicono che il fiore appaia solo se ci va il domatore stesso...” Silica sorrise allo spadaccino gentile e rispose: “No... Grazie mille delle informazioni che mi hai dato. Se lavoro sul mio livello, un giorno sarò in grado di...”
“No, mi dispiace, pare si possa resuscitare il famiglio solo entro 4 giorni dalla sua morte. Dopo, il nome dell’oggetto cambierà da «Cuore» a «Resti»...” “Cosa...!” Silica non riuscì a trattenersi dal gridare. Il suo livello era 44. Se SAO fosse stato un comune RPG, per potersi avventurare in sicurezza per un livello, avrebbe dovuto avere almeno un livello numericamente uguale al livello del piano. Ma dato che ormai era un folle gioco di morte, bisognava avere almeno dieci livelli in più se non si volevano correre rischi. In altre parole, per poter esplorare il 47esimo piano doveva raggiungere almeno il livello 55. Ma era assolutamente inconcepibile salire di dieci livelli in tre giorni... no, due se si considerava anche il tempo che le serviva per esplorare il dungeon. Era arrivata dov’era con molti sacrifici e combattimenti. Silica chinò il capo mentre la disperazione la coglieva nuovamente. Prese la piuma di Pina e la strinse gentilmente al petto. Mentre scorrevano le lacrime si sentì stupida e impotente. Si accorse che il ragazzo si era alzato in piedi. Pensò che stesse andando via e che dovesse almeno salutarlo, ma non aveva più le forze per aprire la bocca— Ma all’improvviso, le apprve davanti una finestra del sistema. Era una finestra di scambio. Quando alzò lo sguardo, il ragazzo stava manipolando un altro menù. Gli oggetti cominciarono ad apparire uno dopo l’altro nella sezione degli scambi. «Armatura di Filo Argentato», «Daga d’Ebano»... Erano tutte cose che non aveva mai visto prima. “Ehm...” Quando aprì la bocca esitante, il ragazzo spiegò: “Questi dovrebbero mettere le pezze per cinque, sei livelli. Se vengo con te credo che andrà tutto bene.” “Cosa...?” Silica si alzò con la bocca spalancata. Non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa e quindi lo guardò in faccia. Ma a causa del sistema di SAO, tutto quello che riusciva a carpire era la sua barra degli HP; non poteva vedere né il suo nome né il livello. Era difficile dire quanti anni avesse. Il suo equipaggiamento era tutto nero. La forza e la calma che sembrava emanare suggerivano che avesse qualche anno più di lei, ma gli occhi che erano coperti dalle lunghe frange sembravano stranamente innocenti, e i suoi tratti lisci e delicati gli davano un lieve aspetto femminile. Silica chiese con cautela: “Perché... sei così gentile con me...?” A dire il vero era preoccupata. Finora, più di un ragazzo molto più grande di lei aveva cercato di conquistare il suo cuore; una volta le avevano chiesto persino la mano. Per Silica, che aveva solo tredici anni, certe cose facevano solo paura. Nel mondo reale non le avevano mai detto certe cose. Inevitabilmente, Silica aveva iniziato ad evitare i giocatori maschi che mostravano quel tipo di interesse nei suoi confronti. E poi, ad Aincrad era risaputo che «c’è sempre un guadagno dietro le parole dolci». Il ragazzo si grattò la testa, come se non sapesse cosa rispondere. Aprì la bocca per parlare ma poi la richiuse, senza saper cosa dire. Poi spostò lo sguardo altrove e parlò: “...Beh, questo non è mica un manga... Te lo dico se prometti di non ridere.” “Ok.”
“E’ perché... assomigli a mia sorella.” A quella risposta da manga, Silica non poté trattenersi dalle risate. Si coprì la mano con la bocca ma non riuscì comunque a frenare le risate. “Hai detto che non ti saresti messa a ridere...” Il ragazzo sembrava enormemente imbarazzato e non sapeva dove volgere lo sguardo. Questo la fece ridere ancora più forte. —Non è una cattiva persona... Mentre rideva, Silica decise di fidarsi della gentilezza di questo ragazzo. Aveva già accettato la morte una volta. Se si trattava di salvare Pina, non aveva altra scelta comunque. Silica si inchinò e disse: “Spero che andremo d’accordo. Mi hai salvata, e ti sei persino offerto di fare questo per me...” Fissò la finestra di scambio e poi ci mise tutti i Col che aveva con sé. Il ragazzo le aveva offerto più di dieci pezzi di equipaggiamento, e sembravano tutti pezzi rari che non si trovavano nei negozi. “Bene... Immagino sia troppo poco, però...” “No, non devi pagarmi. Erano in più e comunque li ho portati per lo stesso motivo per il quale sono venuto...” Mentre parlava di quelle cose che lei non riusciva a capire, il ragazzo premette il tasto OK senza accettare il suo denaro. “Grazie. Davvero.... Oh, Io sono Silica.” Mentre pronunciava il suo nome, si aspettava che il ragazzo la riconoscesse subito, ma sembrava che non lo avesse mai sentito. Per un attimo si irritò, ma poi ricordò che era stato proprio quel suo lato a metterla in quella situazione. Il ragazzo annuì con aria solenne e tese la mano.
“Io sono Kirito. Spero che andremo d’accordo.” Si strinsero la mano. Il giocatore chiamato Kirito estrasse una mappa della Foresta della Peregrinazione dalla bisaccia che era appesa alla sua cintura. Cercò un’area collegata all’entrata e poi prese a camminare. Seguendolo, baciò la piuma di Pina e pensò fra sé. Aspettami, Pina. Presto ci rivedremo... La cittadina sul 35esimo piano sembrava un’area di pastorizia e di fattoria, con i suoi edifici di calce bianca e i tetti rossi. Il villaggio non era molto grande, ma era il posto di soggiorno più grande disponibile al momento per i giocatori di medio livello, quindi c’era un bel po’ di gente in giro. La casa di Silica era il Villaggio di Friben, situato all’ottavo piano; ma dato che non possedeva una casa, stare in una locanda qualsiasi non faceva alcuna differenza. L’unica cosa che le importava era il sapore del cibo che le veniva servito. Silica adorava il cheesecake che preparava l’NPC della locanda di questo piano, quindi ci era rimasta da due settimane, cioè da quando aveva preso ad esplorare la Foresta della Peregrinazione. Mentre guidava Kirito, che stava guardando tutto con aria affascinata, due giocatori di sua conoscenza presero ad attaccar bottone con lei. Cercavano di convincere Silica ad unirsi a loro dopo che avevano saputo che lei aveva lasciato il suo vecchio gruppo. “Ehm, ecco... grazie mille per l’offerta, però...” Si inchinò e si scuso per non farli offendere. Poi osservò Kirito che era accanto a lei in silenzio e continuò: “...Ho intenzione di far squadra con lui per un po’...” Cosa!? Davvero!? La gente intorno a Silica cominciò immediatamente a guardare Kirito con sospetto. Silica aveva ammirato un po’ della forza di Kirito; ma ad uno sconosciuto, questo spadaccino nero non sembrava poi tutto questo granché. Non indossava alcun equipaggiamento costoso —non indossava alcuna armatura e al suo posto portava solo un vecchio e logoro cappotto nero sopra la maglietta— tutto quello che possedeva era una semplice spada ad una mano; non aveva neppure uno scudo. “Ehi, tu—” Il tipo grosso con uno spadone a due mani che ci aveva provato sfacciatamente con Silica si avvicinò a Kirito. Lo guardò dall’alto in basso e disse: “Sei una faccia nuova, quindi fuori dai piedi. Noi abbiamo messo gli occhi su Silica da prima che arrivassi tu.” “Boh, non so che dirti; le cose sono andate così...” Kirito si grattò la testa con aria preoccupata. Perlomeno poteva controbattere più convinto, pensò Silica un po’ piccata, e poi rispose al tipo con lo spadone: “Ehm, è stata una mia richiesta. Scusami!” Silica si inchinò un'ultima volta e poi trascinò via Kirito per la giacca. “Vi manderò un messaggio la prossima volta~.” Silica camminava svelta, desiderosa di sfuggire alla massa che ancora non rinunciava a lei, il più in fretta possibile. Lasciò la piazza principale e si infilò in un vicolo.
Quando infine non si vedeva più un’anima, Silica sospirò e guardò Kirito. “...S-Scusami. Scusami per tutte queste lagne.” “Tranquilla.” Kirito rispose con un sorriso come se non fosse successo nulla. “Silica-san è davvero popolare da queste parti.” “Oh puoi chiamarmi solo Silica... Non è perché sono popolare; vogliono che entri nel loro party come se fossi la loro mascotte. Però... Pensavo di essere speciale... e sono andata nella foresta da sola... e alla fine...” Al ricordo di Pina cominciò a piangere di nuovo. “Va tutto bene.” Disse Kirito con voce calma. “Riporteremo Pina indietro, quindi non preoccuparti.” Silica si asciugò le lacrime e sorrise a Kirito. Stranamente, sentiva di potersi fidare delle parole di questo tipo. Alla fine videro due edifici storici alla loro destra. Era la locanda che usava spesso Silica: «Taverna della Banderuola». Quando arrivarono, Silica si rese conto che ci aveva portato Kirito senza avergli detto nulla. “Ah, dov’è casa tua, Kirito-san?” “Oh, è al cinquantesimo piano.... Ma andarci ora è una noia, quindi penso che rimarrò qui per la notte.” “Ah, ok!” Silica era felice per qualche motivo e batté le mani. “Qui fanno un cheesecake buonissimo.” Stava giusto per farlo entrare dentro tirandolo per il cappotto, quando quattro giocatori uscirono dal negozio adiacente. Erano i compagni con cui aveva esplorato il piano per due settimane. I giocatori maschi che uscirono per primi non videro e si diressero semplicemente per la piazza, ma le femmine alla fine si girarono e incrociarono lo sguardo con Silica. “...!” Era proprio la faccia che avrebbe voluto vedere di meno in quel momento. Era la donna con la lancia che aveva fatto scappare Silica dal gruppo. Aveva intenzione di entrare nella locanda a testa bassa, però.. “Oh, sbaglio o sei Silica?” Disse la donna, quindi Silica non ebbe altra scelta che voltarsi. “...Già.” “Ho~, allora sei riuscita ad uscire dalla foresta. Meno male.” La giocatrice, di nome Rosalia, dai capelli rossi e ricci, aggiunse con un sorriso maligno. “Ma sei arrivata tardi. Ci siamo già spartiti gli oggetti.” “Ho detto che non mi servono! —Ora ho da fare quindi arrivederci!” Silica cercò di tagliar corto, ma l’altra interlocutrice non sembrava dello stesso avviso. “Oh? Che è successo alla tua lucertola?”
Silica si morse il labbro. Non poteva mettere il famiglio nell’inventario o affidarlo ad un’altra persona. Quindi, se non c’era poteva voler dire solo una cosa. Rosalia probabilmente lo sapeva benissimo, ma continuò con un sorriso lieve. “Oh, che per caso...?” “E’ morto.... Però!” Silica fissò la donna. “Io farò resuscitare Pina!” Rosalia, che stava sorridendo con gran soddisfazione, spalancò gli occhi. Fece anche un fischio. “Oh, allora hai intenzione di andare alla «Collina dei Ricordi»? Ma con il tuo livello puoi permettertelo?” “Sì.” Disse Kirito prima che Silica potesse rispondere. Coprì Silica con la giacca come a proteggerla. “Non è un dungeon così pericoloso dopotutto.” Rosalia squadrò Kirito dalla testa ai piedi e poi disse: “Tu sei un altro di quelli che le muoiono dietro? Sembri anche un pappamolle.” Silica stava tremando dalla rabbia. Abbassò lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime. “Andiamo.” Kirito le posò una mano sulla spalla, e guidò Silica nella locanda. “Beh, buona fortuna.” Sentì Rosalia sghignazzare alle sue spalle, ma non si voltò. Il primo piano della «Taverna della Banderuola» era un enorme ristorante. Kirito fece sedere Silica ad un tavolo e si diresse al bancone dove c’era un NPC. Dopo aver controllato in fretta, operò nel menù e tornò al tavolo. Non appena Kirito si fu seduto davanti a lei, Silica si scusò per aver messo Kirito nei pasticci per colpa sua. Ma Kirito la zittì alzando la mano e sorridendo. “Pensiamo a mangiare.” Il cameriere portò due calici fumanti appena in tempo. Erano pieni di un liquido rossastro; emanavano un aroma decisamente misterioso. “Alla nascita del nostro party.” Brindarono con i calici. Silica a quel punto assaggiò quel liquido caldo. “...Buono...” L’odore e l’aroma dolciastro erano simili al vino che un tempo le aveva fatto assaggiare il suo papà. Silica aveva provato praticamente tutti i drink serviti in questo locale, ma non si ricordava di quest’ultimo. “Ehm, cos’è...?” Kirito sorrise prima di rispondere: “Puoi portarti i drink che vuoi ai locali gestiti da NPC. Si tratta di una bevanda che ho chiamato «Icore Rubicondo». Se ne bevi un sorso, ti aumenta la destrezza di un punto.” “E’-E’ davvero prezioso allora...!”
“Beh, non è che l’alcool serva a qualcosa se me lo tengo nell’inventario, e non conosco molta gente, quindi non ho molte occasioni per bere in compagnia...” Kirito scosse le spalle, Silica rise e bevve un altro sorso. Quel sapore nostalgico le addolcì il cuore, che le si era indurito a causa delle cose brutte che erano successe quel giorno. Dopo aver finito di bere, Silica si portò la coppa al petto come per assorbirne il calore residuo. Poi abbassò lo sguardo sul tavolo e disse: “...Perché... hanno detto cose tanto cattive...” Kirito si fece serio e posò il suo boccale. “SAO è il tuo primo MMORPG?” “Sì.” “Ah giusto — Nei giochi online, molti tipi cambiano personalità quando indossano la maschera del loro personaggio. Alcuni diventano buoni e altri cattivi... In passato veniva chiamato gioco di ruolo, ma penso che con SAO sia cambiato tutto.” Lo sguardo di Kirito si fece serio. “E pensare che siamo in questa situazione disperata... Capisco che è impossibile che tutti cooperino per finire il gioco. Ma ci sono troppe persone che si divertono a vedere gli altri soffrire, che rubano— e persino gente che ammazza altri giocatori.” Kirito fissò Silica negli occhi. Sembrava esserci una rabbia silenziosa dietro la tristezza dei suoi occhi. “Sono convinto che chi commette crimini qui è immondizia anche nel mondo reale.” Lo disse quasi sputando. Ma poi si accorse che Silica era spaventata, quindi sorrise e si scusò: “Scusa... Non sono nella posizione di poter giudicare nessuno. A stento aiuto qualcuno. Ho persino— causato la morte dei miei compagni...” “Kirito-san...” Silica capì che lo spadaccino di fronte a lei si portava una ferita ancora sanguinante nel cuore. Avrebbe voluto consolarlo, ma sapeva che le sue parole non ne sarebbero mai state in grado. Invece afferrò d’istinto la mano di Kirito, chiusa a pugno sul tavolo, con entrambe le sue. “Kirito-san è una brava persona. Mi hai salvato.” All’inizio Kirito fu sorpreso e provò a ritrarre la mano, ma poi si rilassò. Un sorriso tenero apparve sulle sue labbra. “...Pare che sono io quello ad essere stato consolato. Grazie, Silica.” In quel momento, Silica avvertì una sensazione dolorosa, come una stretta al cuore. Il suo battito divenne più veloce senza motivo. La sua faccia avvampò. Ritrasse in fretta le mani e se le portò al petto. Ma la sofferenza non si fermava. “Che stai facendo...?” Mentre Kirito si chinava in avanti, Silica scosse la testa sorridendo. “N-Non è nulla! Ah, ho solo fame!” Dopo che ebbero mangiato del pane e un po’ di minestra, con del cheesecake per dessert, erano già le otto e mezza. Decisero di ritirarsi presto per prepararsi a partire l’indomani alla volta del 47esimo piano. Salirono al secondo piano, dove c’erano innumerevoli porte ai lati del corridoio.
La stanza in cui era entrato Kirito era, per caso, accanto a quella di Silica. Si salutarono entrambi con un sorriso. Appena entrata nella stanza, Silica decise che prima di cambiarsi voleva fare un po’ di pratica per familiarizzare con la nuova daga datagli da Kirito. Cercò di concentrarsi sulla lama, leggermente più leggera di quella che aveva prima, ma quella sofferenza al petto glielo impediva. Dopo esser riuscita a concatenare in qualche modo cinque colpi, aprì la finestra del menù, si tolse i vestiti, e si mise a letto in biancheria. Poi toccò le pareti, fece comparire un menù e spense le luci. Si sentiva sfinita, perciò pensava che sarebbe riuscita ad addormentarsi subito. Ma per qualche motivo, si sentiva meno assonnata del dovuto. Fin da quando erano diventati amici, si era sempre addormentata con Pina tra le braccia, quindi ora quel letto sembrava vuoto. Si rigirò per un po’ prima di mettersi seduta. Continuò a guardare alla sua sinistra— dove c’era il muro che separava la stanza di Kirito dalla sua. Voleva parlare ancora un po’ con lui. Si sorprese a quel pensiero improvviso. Era un giocatore che conosceva da meno di un giorno. Finora aveva sempre evitato i maschi, ma perché questo spadaccino di cui non sapeva nulla continuava ad apparirle nella mente? Non riusciva a capire i suoi sentimenti. Guardando l’orologio, si accorse che erano già le dieci. Non si sentiva più nemmeno un passo fuori dalla finestra, solo un cane abbaiare in lontananza. Non ha alcun senso, quindi pensiamo a dormire. Pensò tra sé. Invece per qualche motivo scese dal letto. Dopo essersi detta che avrebbe solo bussato per salutarlo, aprì il menù e indossò la tunica più carina che aveva. Fece alcuni passi nel corridoio illuminato dalle candele. Poi dopo aver esitato per una ventina di secondi davanti alla sua porta, bussò due volte. Di norma, tutte le porte avrebbero dovuto fare da schermo per i rumori, per evitare di poter origliare. Tuttavia, dopo aver bussato si poteva aggirare la restrizione, per 30 secondi, e rispose immediatamente aprendo la porta. Kirito, con una semplice maglietta addosso, si rivolse a Silica leggermente meravigliato. “Eh? Qualcosa non va?” “Ecco—” Silica si rese conto solo allora di non aver pensao a niente da dirgli. 'Volevo solo parlare' suonava troppo infantile. “Beh, ecco ehm— Ah, volevo sapere di più del 47esimo piano!” Fortunatamente, Kirito non sospettò nulla e annuì. “Ok. Vuoi scendere di sotto?” “No, fa nulla— Va bene anche la tua stanza...” Rispose senza pensare e poi aggiunse: “Pe-Perché, non dovremmo lasciare che nessun altro senta queste informazioni preziose!” “Ehm... beh... sì hai ragione. Però...” Kirito si grattò la testa leggermente imbarazzato, poi... “Ma sì, cosa vuoi che succeda.” Quindi aprì la porta e fece un passo indietro.
Ovviamente, la stanza di Kirito era uguale alla sua: un letto sulla sinistra, e un tavolino con una sedia più avanti. Era tutta la mobilia presente. Una lanterna montata sulla parete sinistra emanava una luce arancione. Kirito le offrì la sedia e si sedette sul letto dopo aver aperto il menù. Lo manipolò in fretta e richiamò una scatolina. La scatola poggiata sul tavolo aveva una piccola palla di cristallo al suo interno. Brillava alla luce della lanterna. “Carina... Cos’è?” “Un oggetto chiamato «Sfera del Miraggio».” Quando Kirito cliccò sulla sfera, apparve un menù. Lo operò in fretta e premette il tasto OK. Non appena lo fece, la sfera prese ad emanare una luce blu intensa, e apparve un grosso ologramma sferico. L’immagine restituiva per intero uno dei piani di Aincrad. Mostrava i villaggi ed ogni singolo albero in dettaglio, ed era completamente differente dalla mappa che era possibile trovare in ogni menù. “Uwaa...!” Silica fissava meravigliata la mappa semi-trasparente. Sembrava quasi di riuscire a vedere anche le persone passeggiare. “Questa è l’area abitata, e questa è la Collina dei Ricordi. Devi andare per di qua, però... ci sono dei mostri piuttosto forti da quelle parti...” Kirito indicava qua e là e descriveva la geografia del 47esimo livello. Silica si sentiva tranquilla solo ascoltando la sua voce. “E se passi questo ponte puoi vedere la co...” All’improvviso Kirito smise di parlare. “...?” “Shh...” Quando alzò la testa, si accorse che Kirito era serio e si era passato un dito sulle labbra. Fissava la porta con espressione seria. Kirito si lanciò all’attacco. Saltò giù dal letto e aprì la porta. “Chi va là...!?” Silica sentì il rumore di passi che correvano. Accorse e spiò da dietro il corpo di Kirito, e vide l’ombra di qualcuno che correva giù per le scale. “Ch-Chi è!!?” “...Penso stesse origliando.” “Come...? Ma non si può fare, no?” “Puoi farlo se la tua abilità nell’origliare è abbastanza alta. Anche se... non ci sono... molti che affinerebbero un’abilità del genere...” Kirito chiuse la porta e tornò dentro. Si sedette sul letto con espressione pensierosa. Silica si sedette accanto a lui a braccia conserte. Aveva una paura matta. “Perché mai stava origliando...?” “Probabilmente lo scopriremo presto. Devo inviare un messaggio, puoi aspettare un attimo?” Kirito sorrise mentre metteva via il cristallo e apriva un menù. Cominciò a muovere le dita sulla tastiera olografica.
Silica si raggomitolò sul suo letto. Le tornò alla mente un ricordo lontano del mondo reale. Suo padre era un reporter. Era sempre davanti ad un vecchio PC, a scrivere qualcosa con espressione seria. Silica adorava osservava la schiena di suo padre mentra era all’opera. Non aveva più paura. Mentre osservava la schiena di Kirito da dietro, si sentì come avvolta da un calore che non provava da secoli. Prima di rendersene conto, i suoi occhi si erano chiusi da soli. Part 3 Silica fu svegliata da un suono squillante nell’orecchio. Era una sveglia che poteva sentire solo lei. Era impostata alle sette del mattino. Si tolse la coperta e si sedette. Di solito le riusciva difficile, ma quella mattina era pure di buon umore. Si sentiva la mente fresca, come se tutto fosse stato lavato dal sonno profondo. Dopo essersi stiracchiata, Silica stava per scendere dal letto quando si immobilizzò. C’era una persona che dormiva nella stessa stanza; la luce mattutina lo illuminava chiaramente. Proprio quando Silica prese fiato per strillare, pensando che fosse un pervertito, si ricordò dove si era addormentata la sera prima. —Nella stanza di Kirito-san... Non appena se ne rese conto, si sentì il viso in fiamme come se fosse stata colpita da un'attacco di fuoco. Dato che le emozioni erano un po’ esagerate in SAO, non era impossibile che le spuntasse del vapore dalla faccia in quel momento. Sembrava che Kirito avesse lasciato dormire lei sul letto e si fosse steso sul pavimento. Silica emise un mugugno di imbarazzo e si passò una mano sul viso. Dopo essersi presa un paio di attimi per calmarsi, Silica si alzò in silenzio dal letto. Poi andò vicino a Kirito e lo osservò in silenzio. Il volto addormentato dello spadaccino sembrava così innocente che Silica non poté fare a meno di sorridere. Pensava fosse molto più grande di lei per via dello sguardo penetrante. Ma ora che lo vedeva così, non sembrava poi tanto più grande. Era divertente osservarlo; ma Silica non poteva restare così per sempre, quindi prese a scuoterlo gentilmente e lo chiamò. "Kirito-san, è mattino~." Kirito aprì gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte, per poi fissare il viso di Silica. Poi mostrò un’espressione di puro imbarazzo. "Ah... Sc-Scusami!" All’improvviso abbassò la testa. "Pensavo di riportarti in camera tua... ma non potevo aprire la porta della tua stanza e..." Le stanze prese in affitto erano impenetrabili, quindi era impossibile entrare a meno che non si fosse amici dell’inquilino. Silica disse subito: "No, no, la colpa è mia! Per aver dormito nel tuo letto... " "No, tutto ok. Qui puoi dormire dovunque senza avvertire alcun dolore." Dopo essersi alzato, Kirito fece scrocchiare il suo collo, che fece rumori sinistri molto contraddittori con quanto aveva appena detto. Poi fu la volta delle braccia. Guardò Silica e disse di nuovo qualcosa: "...Comunque, buongiorno."
"B-Buongiorno." I due si guardarono e sorrisero. Il sole era già alto quando uscirono dopo aver fatto un’abbondante colazione per arrivare preparati a «La Collina dei Ricordi» su al 47esimo piano. I giocatori in giro si preparavano ad affrontare le loro giornate, mentre quelli che tornavano dalle avventure notturne erano meno entusiasti e decisamente più stanchi. Dopo aver fatto scorta di pozioni e cristalli al negozio accanto alla locanda, si diressero alla piazza centrale. Fortunatamente arrivarono al teletrasporto senza incontrare nuovamente i bellimbusti che volevano Silica nel proprio party. Proprio prima di entrare nel varco, Silica si fermò. "Ah... Io, non conosco il nome del villaggio al 47esimo piano..." Stava giusto per controllare sulla mappa quando Kirito le offrì la mano destra. "Tranquilla. Faccio io." Silica si sentì molto sollevata. "Teletrasporto! Floria!" Non appena lo disse, vennero circondati dalla luce bluastra. Gli occhi di Silica vennero inondati dal familiare collage psicopatico di colori tipico del teletrasporto. "Uwa..." Strillò senza volerlo. La piazza al 47esimo piano era straripante di fiori. Due stradine la tagliavano formando una croce. Tutto il resto era un immenso letto di fiori, delimitato da mattoni rossi, ma non ne conosceva nemmeno uno. "Fantastico..." "Questo piano si chiama anche «Giardino Fiorito», perché tutto il piano, non solo il villaggio, è coperto di fiori. Se ne abbiamo il tempo possiamo andare a vedere la «Foresta dei Fiori Giganti» su a nord..." "Non vedo l’ora." Silica sorrise at Kirito prima di accucciarsi davanti ad un letto di fiori. Avvicinò il viso a quello che pareva essere un fiordaliso bluastro e lo annusò. Il fiore aveva un dettaglio sorprendente: le nervature, i suoi cinque petali, gli stami bianchi, e persino lo stelo verde. Ovviamente, in SAO non era possibile trovare dappertutto fiori ed alberi con lo stesso livello di dettaglio. Se così non fosse, il mainframe di SAO, già sotto sforzo, avrebbe esaurito presto le risorse. Per evitare quello e dare ai giocatori un ambiente il più possibile vicino a quello reale, SAO utilizzava il «Digital Focusing System». Si trattava di un sistema che restituiva l’immagine di un oggetto nel massimo del dettaglio solo quando il giocatore si concentrava su di esso. Dopo aver saputo di questo sistema, Silica ebbe timore che interessarsi alle cose avrebbe messo il sistema sotto sforzo; ma ormai non poteva trattenersi e stava fissando quei fiori estasiata. Quando riuscì finalmente a darsi un contegno e a smettere di annusarli, Silica si guardò intorno. La maggior parte delle persone consisteva in coppie di maschi e femmine. Erano tutti a conversare allegri, tutti mano nella mano o a braccetto. Sembrava proprio uno di quei posti. Silica osservò Kirito, che era accanto a lei sovrappensiero.
—Anche noi sembriamo così...? A quel pensiero, Silica avvampò e disse ad alta voce: "U-Usciamo alla svelta da qui!" "Eh? Ah sì." Kirito era lì impalato, senza capire l’agitazione di Silica. Uscirono dalla piazza solo per rendersi conto che tutto il villaggio era un prato fiorito. Mentre i due passeggiavano uno accanto all’altro, Silica pensò al suo primo incontro con Kirito. Non riusciva a credere che fosse passato solo un giorno. Lo spadaccino ormai era diventato una presenza speciale nel suo cuore Guardò verso di lui chiedendosi come si sentisse, ma Kirito era praticamente un mistero ed era impossibile dire cosa pensasse. Silica esitò un bel po’, prima di trovare le parole e chiedere: "Ehm... Kirito-san. Posso chiederti della tua sorellina..." "C-Come mai proprio ora?" "Hai detto che ti ricordavo lei. Quindi ero solo curiosa..." Parlare del mondo reale era uno dei più grandi taboo di Aincrad. C’erano molte ragioni, ma la principale era che se si pensava troppo che questo mondo non era reale e i giocatori non lo avrebbero preso abbastanza sul serio, a quel punto non sarebbero nemmeno stati in grado di accettare come reale la «morte» in SAO. Ma a lei interessava la sorella di Kirito, dato che lui le aveva detto che erano simili. Voleva sapere se Kirito volesse qualcosa da lei come sorella minore. "...Non eravamo... molto uniti..." Iniziò a raccontare Kirito. "Ho detto che era mia sorella minore, ma in realtà è mia cugina. Abbiamo sempre vissuto insieme a causa di alcune circostanze, ma lei non sa la verità perché era troppo piccola per ricordare. Forse è per questo motivo... ma ho continuato a tenermi a distanza da lei senza alcuna ragione particolare. Evitavo persino di imbattermi in lei per casa." Kirito fece un sospiro. "...E poi avevamo un nonno davvero severo. Quando avevo otto anni mi ha obbligato a frequentare un dojo di kendo ma a me non piaceva e ho mollato dopo due anni. Mio nonno me le diede come si deve... ma quando lo fece mia sorella si intromise piangendo, dicendo che avrebbe fatto anche la mia parte se avesse smesso di picchiarmi. Dopo, ho cominciato a giocare al computer e ho perso me stesso, ma mia sorella si è impegnata con il kendo ed ha raggiunto notevoli risultati a livello nazionale, prima che nostro nonno morisse. Era abbastanza per rendere soddisfatto persino lui... Però mi sono sempre sentito in colpa; Mi sono sempre chiesto come si sentisse mia sorella o se ce l’avesse con me. Continuavo ad evitarla per questo motivo... e ora eccoci qui." Kirito smise di parlare e osservò Silica. "Quindi potrei averti salvata per mettermi a posto con la coscienza... Scusami." Silica era figlia unica quindi non poteva capire tutto quello che le diceva Kirito. Ma per qualche motivo sentiva di capire benissimo come si sentisse la sorella di Kirito. "...Non penso che lei ti odia, Kirito-san. Se non le piacesse non sarebbe mai arrivata così lontano. Probabilmente il kendo le piace tantissimo." Alle parole scelte con cura da parte di Silica, Kirito sorrise.
"Sembra che sia io quello che continua ad essere consolato... Lo pensi davvero? ...Se così fosse sarebbe splendido." Silica sentì qualcosa di caldo allargarsi nel suo petto. Era felice che Kirito si fosse aperta con lei. Arrivarono all’entrata nord del villaggio. Innumerevoli fiori bianchi crescevano sulla vite attorcigliata intorno al sottile arco d’argento posto all’entrata. La strada principale ci passava sotto e si stringeva per diventare una lunga via tra le colline che si perdeva all’orizzonte. "Bene... La nostra avventura ha finalmente inizio." "Sì." Silica si staccò dal braccio di Kirito, e annuì. "Con il tuo nuovo equipaggiamento non dovresti avere problemi qui con i mostri. Però..." Kirito cercò qualcosa nella bisaccia che portava alla cintura, prese un cristallo azzurro, e lo diede a Silica. Era un Cristallo del Teletrasporto. "Non sappiamo cosa potrebbe succedere lì fuori, quindi tieni questo. Se dovesse succedere qualcosa usa questo cristallo e scappa via. Va bene qualsiasi villaggio, non preoccuparti per me." "Ma..." "Promettimelo. Io ho... ho annientato un intero party in passato. Non voglio commettere gli stessi errori." Kirito era così serio che Silica non poté fare altro che annuire. Kirito a quel punto sorrise gentile. "Allora andiamo!" "Ok!" Silica si assicurò di aver equipaggiato la daga e partì risoluta; stavolta non si sarebbe arresa e avrebbe combattuto al meglio delle sue capacità. Però— "Kya-aaaaaah!? Ma cosa—!? E’ orribile———!!" Avevano incontrato il loro primo mostro solo pochi minuti dopo essersi incamminati per le colline del 47esimo piano. "U-Uwaa!! Vai via——!" Il mostro che si stava facendo largo tra gli arbusti andava oltre ogni immaginazione di Silica. «Un fiore ambulante» sarebbe la descrizione più appropriata. Lo stelo verde scuro era spesso quanto un braccio e si reggeva su radici poderose, che si diramavano in tutte le direzione. Lo stelo sorreggeva un enorme fiore giallo simile ad un girasole. Sembrava una bocca, ed era persino munito di denti, e l’interno era rosso scuro. Aveva due tentacoli che si dipartivano dalla metà dello stelo, che sembravano due braccia senza mani. Sembrava che quei tentacoli e la bocca fossero le parti del corpo che usava per attaccare. La creatura correva ghignando verso Silica agitando quelle sue ridicole appendici. Quella creatura grottesca e persino ridicola aveva dato la nausea a Silica. "Ho detto vattene—!" Silica agitò la sua daga selvaggiamente, ad occhi quasi chiusi. Kirito, che stava lì vicino, disse scoraggiato: "Va tutto bene. Quel mostro è davvero debole. Colpisci appena sotto il fiore, così è tutto più semplice..." "M-Ma è disgustoso—!"
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