Sviluppo locale e pratiche partecipative: tra aspettative deluse e innovazioni territoriali inaspettate

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Marina Marengo

Sviluppo locale e pratiche partecipative: tra aspettative
deluse e innovazioni territoriali inaspettate

          Local Development and Participatory Practices: Between Disappointed Expectations
Abstract:                                                                                                 and   Unexpected
          Territorial Innovations

This communication is a summary proposal of how the author of this abstract has learned to work on the field. The goal is
not a mere excursus, but questioning an initial formation that lacks some conceptual and methodological elements related
to the whole field of the humanities and social sciences. In particular, to be highlighted: 1) the need to question oneself
at the beginning of field research, using the “classical” ethnographic method, research-action or participatory methods; 2)
learning about the ethical role of the researcher, the “Cinderella” of field research; 3) the need to “detach oneself” from
“official” research teams unable to open up to other ways of investigating the territory; 4) how university experience enables
non-university courses to be set up and be funded by local or supra-local authorities.

Keywords: action and participatory research, égogéographies, local development.

1. Introduzione                                                    particolare, sia mutata nel corso degli ultimi
                                                                   trent’anni;
   In questo saggio proverò a cimentarmi in un                   • gli approcci multi-, inter- e trans-disciplinari
esercizio funambolico: analizzare il mio percorso                  abbiano progressivamente pervaso le scienze
di ricercatrice sul campo dall’inizio degli anni                   sociali, nonché la ricerca geografica;
1990 ad oggi, tentando di porgere uno sguar-                     • negli ultimi lustri si sia manifestato un mag-
do “esterno” all’esperienza di ricerca, ai metodi                  giore interesse per l’apprendimento e l’uso in
appresi utilizzati nel tempo, ai risultati raggiun-                geografia di metodologie provenienti da altre
ti – sia scientifici che di crescita personale. È un               scienze umane e sociali;
percorso che può essere racchiuso nel neologismo                 • la diffusione della ricerca-azione e della ricerca
égogéographie 1, come definito da Jacques Lévy nel                 partecipativa abbiano permesso la produzione
1995. Non esiste una vera e propria definizione                    di ricerche e risultati “ibridi”, scientifico-appli-
del termine; in questo saggio utilizzerò una “de-                  cativi-divulgativi-decisionali.
scrizione di servizio” fornita da Yann Calbérac e
Anne Volvey: «l’égo-géographie permet de ques-                      Sono diversi gli approcci all’egogeografia pro-
tionner l’articulation entre le sujet (dimensions                ponibili e/o auspicabili, come ben hanno sottoli-
subjectives de la recherche, enjeu subjectif iden-               neato Yann Calbérac e Anne Volvey nel numero
titaire dans la recherche) et le scientifique (pra-              monografico della rivista Géographie et Cultures
tique-méthodologie, écriture-objet), ce qui nous                 da loro curato (2014). In campo geografico, que-
conduit à non seulement reconnaître la place                     sti dibattiti e riflessioni hanno avuto un grande
mais à étudier le travail de toutes les dimensions               spazio a partire dagli anni 1990, grazie al cultu-
du sujet dans la construction des savoirs scienti-               ral turn in un primo tempo e poi allo spatial turn.
fiques» (2014, p. 8).                                            In ambito anglofono, da Gillian Rose (1997) a
   Anche se può apparire una scelta presuntuosa,                 Pamela Moss (2001) fino ad arrivare a Edward
oltre che un po’ schizofrenica, situarsi al centro               Soja (2009), gli studiosi hanno situato al centro di
di una riflessione professionale è un percorso di                molte delle loro pubblicazioni sia i processi auto-
auto-analisi che è stato di frequente praticato nelle            bio-geografici che i metodi riflessivi. In ambito
scienze sociali durante l’ultimo trentennio2. Tale               francofono, dagli anni 1990 in cui Jacques Lévy
percorso può permettere di evidenziare in che                    ha avviato la riflessione, fino all’ultimo decennio
modo:                                                            in cui Ola Söderström (2010) ha ripreso in mano
                                                                 e sviluppato la questione dell’auto-etnografia a
• la formazione dei ricercatori, e dei geografi in               partire dalle note di campo, i geografi che han-

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no scelto di riflettere su questi temi non sono poi    migratorie, quanto delle scelte e traiettorie migra-
così numerosi. Jacques Lévy svela probabilmente        torie individuali (Marengo, 2001).
l’arcano sottolineando che «En pratiquant sur soi-         Il cultural turn degli anni 1990, in cui mi sono
même la démarche réflexive, on se condamne à           trovata coinvolta all’Istituto di Geografia di Lo-
être cohérent […] on prend le risque de déstabili-     sanna, grazie anche alla presenza di numerosi
ser les choix épistémologiques et théoriques que,      studiosi delle scienze umane e sociali che vi lavo-
en tant que chercheur, l’on est amené à faire ail-     ravano o vi gravitavano, mi ha non poco aiutato in
leurs» (Lévy, 2014, p. 35).                            questo senso. Aver deciso di imparare a costruire
    Per questo saggio la scelta individuale è incen-   una griglia di questionario, a utilizzare il metodo
trata sul percorso riflessivo e auto-etnografico,      etnografico, a definire una griglia di un’intervista
come suggerito da Angela Alaimo che evidenzia          semi-strutturata, ad impegnarmi per mesi − in al-
come «possiamo meglio valutare i risultati di un       cuni casi per anni − in osservazioni partecipanti,
lavoro scientifico proprio a partire dai racconti      ha mutato completamente la mia prospettiva non
dei percorsi di ricerca» (Alaimo, 2011, p. 9).         solo della ricerca, ma anche di me stessa come
    Proverò quindi ad analizzare il mio percorso       persona e ricercatrice.
di ricercatrice in progress e in formazione “conti-        Lavorare sul campo significa avere a che fare
nuativa” più che continua, mettendo in evidenza        con persone in carne ed ossa e, come scriveva-
momenti fausti e infausti, in un’alternanza inevi-     no Martine Abdallah-Pretceille e Louis Porcher,
tabile tra serendipità e fallimenti, ben conosciuta    «L’altro non è un oggetto, ma un’avventura, un
da coloro che si sono prima o poi confrontati con      processo, un divenire, un avvenimento e, quindi,
il terreno. Non avendo tenuto un diario di bordo       non può essere ridotto, mummificato o reso aset-
di questi quasi trent’anni di esplorazioni e speri-    tico» (1996, p. 71). La conseguenza prima di que-
mentazioni metodologiche, come invece ha fatto         sta scelta è la definizione di un rigore scientifico
Angela Alaimo, dovrò necessariamente fare rife-        ed etico estremo, che non può mai venire meno,
rimento a mie pubblicazioni inerenti questi temi       nel rispetto delle persone, della loro parola e del-
prodotte durante tutto il mio percorso formativo/      le loro azioni. Non così abituali nelle scienze ge-
di ricerca.                                            ografiche, queste metodologie mi hanno progres-
                                                       sivamente pervaso. A queste se ne sono aggiunte
                                                       altre, in funzione dell’oggetto di ricerca indagato,
2. In pieno cultural turn: una full immersion
                                                       del contesto e delle scelte metodologiche inizia-
formativa
                                                       li. Lavorare sul campo si è rivelato estremamen-
   La mia personale analisi egogeografica inizia       te appassionante e arricchente dal punto di vista
con quella che si trasformerà in breve tempo in        personale e scientifico, ma anche decisamente
uno dei miei temi di ricerca prediletti: la scelta     più faticoso e complesso rispetto ad una ricerca
di emigrare. Terminato il percorso di dottorato        “semplicemente” teorica o condotta con approcci
di ricerca italiano, nonché ottenuta una borsa di      non qualitativi. Complessità e fatica che si posso-
ricerca Advanced Fellowship del CNR, la mia traiet-    no riassumere, oltre alla necessaria formazione
toria di geografa nel 1991 oltrepassa le Alpi per      continua del ricercatore, nel «tempo necessario
approdare a Losanna, all’Istituto di Geografia di      per condurre le indagini e per analizzare i mate-
quella università. A partire da questo periodo, i      riali raccolti»; nella «ridefinizione eventuale delle
miei interessi di ricerca si sono progressivamen-      problematiche della ricerca e delle metodologie
te avvicinati a oggetti, concetti e metodi abituali    di inchiesta, se quelle adottate non permettono
nelle scienze umane e sociali, in particolare in       di studiare a fondo l’oggetto o se i cambiamenti
antropologia e sociologia, tanto da spingermi          dell’oggetto di studio durante la ricerca lo rendo-
ad intraprendere un nuovo percorso formativo,          no necessario» (Marengo, 2005, p. 498).
il Dottorato di Stato svizzero. L’oggetto di stu-
dio della mia nuova tesi, le traiettorie migratorie
                                                       3. Alla prova sul campo …
degli immigrati italiani del cantone di Vaud, mi
ha messo di fronte a un insieme di interrogativi          Dal momento in cui ho iniziato a utilizzare il
teorico-concettuali, nonché a difficoltà dovute a      metodo etnografico e, successivamente, altri me-
una carenza metodologica di fondo. Le compe-           todi di lavoro sul terreno, ho fatto mia nel quoti-
tenze pregresse, il metodo geografico classico e       diano l’affermazione prima citata di Martine Ab-
gli approcci quantitativi legati per lo più alla de-   dallah-Pretceille e Louis Porcher, poiché contiene
mografia e alla statistica, non erano sufficienti a    in sé quel filo rosso che il ricercatore sul campo
penetrare nell’opacità non tanto delle dinamiche       non deve mai perdere di vista.

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Il terreno di studio diventa il luogo d’integra-       sul campo è stato un work in progress stimolante,
zione con gli abitanti: i “sopralluoghi” (Guarrasi,       anche se cosparso di non pochi ostacoli. Quest’ul-
2006; Alaimo, Picone, 2009) sono necessari, così          timo a volte è stato definito a priori con un tempo
come attività come lo shadowing (Sclavi, 2003) ma         di formazione e sperimentazione peculiare ma,
poi, per cominciare a interagire quotidianamente,         più di frequente, i mutamenti metodologici sono
a collaborare sul medio-lungo periodo, è necessa-         avvenuti “in corso d’opera”, poiché lo richiedeva-
rio avviare un vero e proprio processo di “impre-         no, in via temporanea o definitiva, le mutate condi-
gnazione” dello studioso, come descritto da Olivier       zioni di funzionamento del contesto studiato. Due
de Sardan (1995, p. 75). Tale processo permette           esempi in questo senso: la mia attività volontaria
sia la raccolta della documentazione scientifica, sia     come barista-cameriera e scrivana pubblica presso
«l’inserimento del ricercatore nel contesto di inda-      la “Colonia Libera” di Renens (Vaud), nell’agglo-
gine, al fine di farne parte egli stesso, di non essere   merazione di Losanna. Questo luogo associativo
più percepito solo come ‘lo studioso che ci osserva       italiano è stato centrale sia per il terreno della mia
ed indaga’, ma anche come uno dei tanti attori in-        tesi di Dottorato di Stato, sia per le inchieste relati-
tegrati nel tessuto sociale locale» (Marengo, 2005,       ve al progetto di ricerca Les lieux d’interculturalité à
p. 499). L’impregnazione comprende due fasi fon-          Lausanne (Racine, Marengo, 1998; 1999). L’uso del
damentali che, abitualmente, si succedono:                metodo etnografico “classico”, incentrato sull’os-
                                                          servazione partecipante e le interviste semi-struttu-
• «l’“osservazione partecipante”, costituita da
                                                          rate individuali, è divenuto rapidamente obsoleto;
  una presenza costante o in momenti ben defi-
                                                          questo a causa di necessità oggettive manifestate
  niti del ricercatore sul campo, senza partecipa-
                                                          dai gestori del bar dell’associazione come pure
  zione attiva alle interazioni e azioni nel luogo
                                                          dai membri della Colonia, spesso non in grado di
  studiato; in un certo senso il ricercatore diventa
                                                          gestire corrispondenza personale e/o pratiche bu-
  “parte dell’arredamento del luogo”. È una fase
                                                          rocratiche a causa un malcelato analfabetismo di
  di ricerca tipicamente utilizzata nelle indagini
                                                          ritorno. Il passaggio dall’osservazione partecipan-
  condotte con metodo etnografico» (Ibidem).
                                                          te alla partecipazione osservante, cioè a una forma
• la “partecipazione osservante”. «In caso di inda-
                                                          di base di ricerca-azione, è avvenuto senza interru-
  gini sul campo incentrate sulla ricerca-azione e
                                                          zioni ufficiali del lavoro sul campo. Per la corretta
  la ricerca partecipativa, lo studioso è coinvol-
                                                          gestione della ricerca e dei risultati ottenuti, è stata
  to nelle attività locali, interagisce con gli altri
                                                          tuttavia necessaria un’auto-formazione in progress
  attori, può contribuire alla gestione di attività,
                                                          (con un’interruzione reale giustificata da un perio-
  alla definizione di progetti […] In questo caso
                                                          do festivo prolungato che ha permesso una “presa
  il processo di impregnazione si può definire di
                                                          di distanza” riflessiva dal campo), al fine di evitare
  partecipazione» (Ibidem). Si possono utilizzare
                                                          errori grossolani, nonché documentare l’evoluzio-
  più metodi di indagine di campo, in successio-
                                                          ne metodologica nelle pubblicazioni scientifiche e
  ne o seguendo le temporalità e/o le alternanze
                                                          nei rapporti di ricerca.
  necessarie a ogni singola ricerca, raggiungen-
                                                             La successiva transizione metodologica, dalla
  do gli obiettivi scientifici grazie anche all’uso
                                                          ricerca-azione alla ricerca partecipativa, è avvenu-
  di tecniche di triangolazione, definita come
                                                          ta durante il lavoro sul campo per il PNR 39 Les
  «Using multiple data sources and/or research
                                                          lieux d’interculturalité à Lausanne, presso l’associa-
  methods to strengthen your results» (Clifford,
                                                          zione Français en Jeu. Questa transizione si è origi-
  French, Valentine, 2010, p. 536). La definizione
                                                          nata durante il processo di costruzione e gestione
  tecnica cela una fatica immensa nell’individua-
                                                          dell’offerta ricreativa e culturale dell’associazione.
  re il/i metodo/i più appropriato/i a seconda
                                                          Il rapporto di ricerca-azione si è modificato a par-
  dello specifico contesto spazio-temporale inda-
                                                          tire da una discussione sulla necessità di rendere
  gato, degli obiettivi puntuali della ricerca, della
                                                          “trasparente” la gestione delle relazioni all’interno
  disponibilità degli attori di terreno a partecipa-
                                                          di un’équipe di ricerca, e fra quest’ultima e i col-
  re secondo temporalità non sempre così com-
                                                          laboratori sul campo. Si è trattato di un percorso
  patibili con quelle dei progetti in atto, ecc.
                                                          non previsto dal progetto di ricerca iniziale, che
                                                          è durato a lungo, quasi due anni, e ha avuto im-
4. Questioni di integrazione reciproca: dalla             portanti ricadute sia dal punto di vista scientifico
ricerca-azione alla ricerca partecipativa                 che pratico. Il lavoro congiunto in seno all’associa-
                                                          zione Français en Jeu è stato decisivo per l’acquisi-
   Dalla prima parte del mio percorso egogeogra-          zione personale dei primi rudimenti della ricerca
fico appare chiaro che l’apprendimento del lavoro         partecipativa, nonché della comprensione dell’im-

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Fig. 1. Restituzioni risulta-
                                                                                      ti nella comunità italiana
                                                                                      (Montreux, giugno 2003).

                                                          pegno temporale, relazionale ed emotivo che essa
                                                          richiede (Racine, Marengo, 1999, p. 128). I risultati
                                                          del percorso ricercatori/operatori sociali sono stati
                                                          presentati nel 1999 al VII Congresso ARIC (Associa-
                                                          tion Internationale pour la Recherche Intercultu-
                                                          relle) di Parigi, dove ci è stato chiaramente detto
                                                          che la nostra relazione/collaborazione non poteva
                                                          che essere destinata al fallimento. La frase precisa
                                                          pronunciata dalla discussant della sessione del con-
                                                          gresso è stata: «la vostra maniera di lavorare farà
                                                          sicuramente implodere il vostro rapporto!». Secon-
                                                          do gli esperti di intercultura e di scienze sociali,
                                                          la partecipazione reciproca alle attività pratiche e
                                                          alle riflessioni teorico-scientifiche non poteva es-
                                                          sere in grado di generare risultati positivi né per
                                                          i ricercatori né per gli operatori sociali. Avevamo
                                                          sicuramente osato troppo, anticipato troppo tempi
                                                          e, soprattutto, non avevamo rispettato le “regole”
                                                          d’uso sia in accademia che nel lavoro sociale. Il ri-
                                                          fiuto di pubblicare il nostro contributo negli atti
                                                          del congresso ha però contribuito a una riflessione
                                                          comune, che ha ci ha spinto a voler raccontare la
                                                          storia della costruzione del rapporto di collabora-
                                                          zione tra ricercatori ed operatori sociali, sia da un
                                                          punto di vista divulgativo (Caldeira, Marengo, Tur-
                                                          ki, 2000) che specificatamente scientifico (Ibidem,
                                                          2002).

                                                          5. Tra ricerca-azione e ricerca partecipativa: le
                                                          esperienze italiane
Fig. 2. Anne Bottani, Ana Caldeira, Marina Marengo, Mo-
nique Turki, Marianne Waeber in un servizio fotografico     Le mie esperienze di ricerca universitaria du-
per Français en Jeu (1997).                               rante tutti gli anni 2000 sono state tutte incen-

       AGEI - Geotema, 56                                                                                     89
Fig. 3. Giovani e anziani: indagini sul campo nei progetti Infea. Foto di Laila Papini (2005).

trate sugli approcci e le metodologie acquisite in              rire i nomi, rigorosamente in ordine alfabetico, di
precedenza. In particolare nel corso dei progetti               tutti i partecipanti al progetto.
Prin 2004 e 20053, le ricerche hanno permesso di                   A questi progetti universitari, se ne sono affian-
raggiungere risultati insperati all’inizio del pro-             cati altri inerenti l’educazione ambientale (ex-In-
getto, malgrado le perplessità degli altri colleghi             fea), costruiti e gestiti a partire dalla prima metà
del progetto sul mio approccio metodologico in                  degli anni 2000 fino all’ultimo, finanziato dalla
progress. Grazie alle due ricerche, mi è stato possi-           Regione Toscana nel 2011. I referenti ammini-
bile “fare rete”, cioè costruire una rete relazionale           strativi provinciali e regionali dei progetti hanno
nel territorio, la vallata del Casentino nel caso spe-          sempre permesso di utilizzare metodologie di in-
cifico, nonché di collaborazione con gli attori del             dagine sul terreno – metodo etnografico, ricerca-
territorio – istituzionali o meno –, che è tutt’ora in          didattica-azione, ricerca-didattica-partecipativa –
atto. Se l’esperienza comune di costruzione di po-              in successione o in altre combinazioni, a seconda
sters da presentare al XVIe Festival de la Géographie           dei bisogni dei progetti e delle necessità emerse
a Saint-Dié-des-Vosges del 2005 nello stand dell’I-             in corso d’opera4. La rete relazionale creatasi
talia, Paese invitato quell’anno, è stato un successo           nell’area aretina è diventata stabile e ha permes-
di partecipazione e collaborazione a livello dell’in-           so di ottenere alcuni risultati progettuali sempre
tera vallata e rete eco-museale, ancor più lo è stato,          in progress nell’agglomerazione, come i percorsi di
in seguito, il processo di costruzione di una pic-              turismo didattico del progetto La memoria corre sul
cola Guida dei prodotti agroalimentari del Casentino            fiume 5, utilizzati inizialmente soprattutto per le
(Biagianti et al., 2007). Gli operatori del territorio          escursioni scolastiche della scuola dell’obbligo e
– grazie alle loro elevate competenze professionali             del secondario superiore, o il “trekking periurba-
e l’interesse a partecipare ad un progetto un po’               no”, modello di turismo che si è alquanto diffuso
diverso dal solito – e l’équipe multidisciplinare di            a livello regionale da un decennio a questa parte
ricerca, hanno potuto lavorare insieme alla pro-                (Trovato, 2006).
gettazione e realizzazione di un prodotto finale a                 I risultati così positivi dei progetti di educazio-
base scientifica ma divulgativo, ad uso e consumo               ne ambientale sono stati possibili non solo grazie
soprattutto degli operatori turistici locali. Il lavoro         ai finanziamenti, contenuti ma sufficienti a con-
partecipativo è stato tale che è stato scelto di inse-          durre a buon fine i progetti, quanto alla flessi-

  90                                                                                             AGEI - Geotema, 56
bilità mostrata dai responsabili locali e regiona-      colare appassionando alla geografia della lettera-
li. Numerose sono state infatti le rinegoziazioni       tura, che mi permette di utilizzare buona parte
metodologiche e concettuali, gli ingressi di nuovi      degli strumenti teorico-concettuali e metodolo-
partners in progress, la dilazione dei tempi proget-    gici acquisiti in precedenza, combinandoli con
tuali. I tempi lunghi, l’adattamento al contesto e      l’approccio geo-letterario, gli scrittori, le loro pro-
ai risultati ottenuti/fallimenti riscontrati hanno      duzioni e i loro luoghi, veri o fittizi. L’apparente
costituito la base del successo dei progetti, della     complessità di questo nuovo lavoro di campo, so-
stabilizzazione della rete locale, nonché dell’iscri-   vente associato alla sperimentazione didattica e ai
zione permanente dei risultati ottenuti nei territo-    processi di patrimonializzazione, mi sta aprendo
ri e nella quotidianità delle comunità locali.          nuovi orizzonti metodologici, cha vanno dall’af-
    Sul finire degli anni 2000, grazie anche alla       finamento dei metodi partecipativi all’apprendi-
Legge sulla Partecipazione della Regione Toscana        mento della scrittura creativa geografica. Un work
(L.R. 69/2007)6 che ha finanziato durante i primi       in progress infinito e stimolante, che ancora e sem-
anni della sua applicazione numerosi progetti, mi       pre obbliga a collocarsi «dentro il processo che
è stato possibile lavorare a diversi percorsi parte-    osserviamo (domandando ad esempio quale po-
cipativi incentrati sull’uso di metodologie specifi-    trebbe essere il nostro ruolo e/o apporto)» (Guar-
che proposte/imposte dai referenti regionali per        rasi, 2001, pp. 71-72).
i progetti approvati e finanziati dalla Regione,
direttamente con l’università, con lo spin-off uni-
versitario Ecobiopolis e con l’associazione Territori   Riferimenti bibliografici
in movimento onlus. Al di là delle nuove esperien-
ze sul campo – in ogni caso sempre arricchenti –,       Abdallah-Preceille M., Porcher L. (eds.), Education et communi-
                                                            cation interculturelle, Paris, Puf, 1996.
i percorsi partecipativi gestiti secondo le norme       Alaimo A., La geografia in campo. Metodi ed esperienze di ricerca,
della L.R. 69 mi hanno lasciato un senso di per-            Pisa, Pacini, 2011.
corso incompiuto, così come non hanno “segna-           Alaimo A., Picone M., Sopralluoghi didattici, in Lisi R.A., Maren-
to” che con poche vaghe tracce il territorio e la           go M. (a cura di), «Dentro» i luoghi. Riflessioni ed esperienze di
                                                            ricerca sul campo, Pisa, Pacini, 2009, pp. 71-89.
memoria delle comunità. Raramente, durante lo           Biagianti I., Farini R., Lisi R.A, Marengo M., Mugnai S., Nap-
svolgimento dei progetti o alla conclusione delle           pini E., Rossi A., Segantini L., Guida ai prodotti agroalimentari
attività, è stato possibile soffermarsi a riflettere,       del Casentino. Itinerari fra cultura e tradizioni locali, Arezzo,
nonché entrare nella profondità e complessità               Badiali, 2007.
                                                        Calberac Y., Volvey A., “Introduction”, Géographie et Cultures,
della maggior parte delle questioni emerse dalla
                                                            89-90 (Numéro Monografique J’égo-géographies…), 2014, pp.
parola dei cittadini. Tempistiche troppo rapide –           5-32.
al massimo sei mesi per ogni percorso, ma spesso        Caldeira A., Marengo M., Turki M., “Savoir pratique et savoir
la durata è stata inferiore –, e metodologie con-           théorique”, Agenda Interculturel, 2, 2000, pp. 11-14.
divise dalla comunità scientifica internazionale,       Caldeira A., Marengo M., Turki M., “Ricercatori ed operatori
                                                            sociali: degli obiettivi interculturali comuni? Riflessioni
ma non adatte in realtà ad entrare nei processi             su una esperienza losannese”, Rivista geografica italiana, 2,
territoriali e sociali locali, hanno permesso solo          2002, pp. 351-364.
di “sfiorare” le problematiche emerse, senza op-        Clifford N., French S., Valentine G. (eds.), Key methods in geogra-
portunità alcuna di proporre eventuali soluzioni            phy, London, Sage, 2010.
                                                        Guarrasi V., “Metafore e ridescrizioni”, Bonora p. (a cura di),
alternative, sia nelle indagini sul campo che nelle         SloT Quaderno 1. Appunti, discussioni, bibliografie del gruppo di
soluzioni concrete da adottare nel territorio (Ma-          ricerca Slot (Sistemi Territoriali Locali) sul ruolo dei sistemi locali
rengo, 2010; Marengo et al., 2012).                         nei processi di sviluppo territoriale, Bologna, Baskerville, 2001,
                                                            pp. 71-75.
                                                        Guarrasi V., “L’indagine sul terreno e l’arte del sopralluogo”,
                                                            in Marengo M. (a cura di), La dimensione locale. Esperienze
6. Conclusioni                                              (multidisciplinari) di ricerca e questioni metodologiche, Roma, Ar-
                                                            acne, 2006, pp. 53-69.
   Il percorso egogeografico descritto non è ov-        Lévy J., Egogéographies: matériaux pour une biographie cognitive,
viamente terminato con i percorsi e le progettua-           Paris, L’Harmattan, 1995.
                                                        Lévy J., “Puissance de la dérivée. Egogéographies aujourd’hui”,
lità analizzate. Nel prosieguo del mio lavoro di            Géographie et Cultures, 89-90, 2014, pp. 33-42.
ricercatrice, rigorosamente sul campo, ho scelto        Marengo M., Les trajectoires migratoires: entre flux, filières et mythes,
di dedicarmi, oltre agli oggetti di studio abituali         Thèse de Doctorat, Lausanne, Université de Lausanne,
inerenti lo sviluppo locale − declinato secondo le          Faculté des Lettres, Travaux et Recherches, Institut de Géo-
                                                            graphie, Université de Lausanne, 21, 2001.
necessità dei contesti studiati e le opportunità di     Marengo M., “L’azione riflessiva e partecipativa: la sfida ‘sul
ottenere nuove fonti di finanziamento −, ad altri           campo’ dei ricercatori e degli operatori sociali in ambito
percorsi di indagine e riflessione. Mi sto in parti-        locale”, jn Tinacci Mossello M., Capineri C., Randelli F. (a

       AGEI - Geotema, 56                                                                                                    91
cura di), Conoscere il mondo: Vespucci e la modernità, Firenze,         Note
   Società di Studi Geografici Collana “Le Memorie”, 2005,
   pp. 497-510.
Marengo M., “Percorsi riflessivi e nuove modalità esplorative”,
                                                                           1
                                                                              Nel presente saggio utilizzerò sia in francese sia nella tradu-
   in Marengo M., Lisi R.A. (a cura di), “Dentro” i luoghi. Vol.           zione italiana il termine senza trait d’union. Questa grafia sarà
   2: riflessioni ed esplorazioni glocali, Pisa, Pacini, 2010, pp. 5-19.   affiancata da quella égo-géographie in alcune citazioni di altri
Marengo M., Di Benedetto E., Lisi R.A., Petrangeli G., Puleo               autori.
   A., Rigatuso C., Perlini R., “Vantaggi e limiti dell’uso della
                                                                           2
                                                                              In Francia il percorso auto-bio-geografico è stato anche ri-
   ricerca-azione in ambito urbano ed istituzionale. Riflessioni           chiesto per diversi lustri nel mémoire de synthèse, una delle pro-
   metodologiche e pratiche sul caso aretino”, in Amato F. (a              duzioni individuali necessarie alla presentazione della doman-
   cura di), Spazio e società. Geografie, pratiche, interazioni, Napo-     da per ottenere l’HDR (Habilitation à diriger des recherches), il
   li, Liguori, 2012, pp. 213-222.                                         titolo a tutt’oggi necessario per presentarsi successivamente ai
Marengo M., Lisi R.A., “‘Teoria e pratica partecipativa’: le               concorsi per il professorato.
   nuove sfide professionali in geografia e nelle scienze socia-
                                                                           3
                                                                              Unità locale - Università di Siena Il binomio cultura/agri-
   li”, geotema, 41, 2011, pp. 66-71.                                      coltura di qualità nella costruzione di un progetto di sviluppo
Moss P. (ed.), Placing autobiography in geography, Syracuse, Syra-         rurale locale. Il caso dell’Ecomuseo del Casentino (Arezzo),
   cuse University Press, 2001.                                            nell’ambito del progetto Prin 2004-2005 “La tutela dei prodotti
Olivier de Sardan J.-P., “La production de la théorie à partir des         tipici e dell’agricoltura di qualità in Italia” e Unità locale - Uni-
   données”, Enquête, 1, 1995, pp. 71-109.                                 versità di Siena La tutela dei prodotti tipici e dell’agricoltura di
Racine J.-B., Marengo M., “Migrations et relations intercultu-             qualità in Italia. Ricerche per l’Atlante Geografico delle Produ-
   relles: les lieux de l’interculturalité”, Géographie et Cultures,       zioni di Qualità: l’Italia da Mangiare. Il caso della provincia di
   25, 1998, pp. 39-53.                                                    Arezzo, nell’ambito del progetto Prin 2005-2006 “La tutela dei
Racine J.-B., Marengo M., Les lieux d’interculturalité. PNR 39             prodotti tipici e dell’agricoltura di qualità in Italia. Ricerche
   «Migrations et relations interculturelles», Berne, F.N.R.S., 1999       per l’Atlante Geografico delle Produzioni di Qualità: l’Italia da
   (Rapport de recherche).                                                 Mangiare” (coordinatrice nazionale nei due casi Maria Gemma
Rose G., “Situating knowledges: positionality, reflexivities and           Grillotti Di Giacomo).
   other tactics”, Progress in Human Geography, 21(3), 1997, pp.
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