Sviluppo locale e pratiche partecipative: tra aspettative deluse e innovazioni territoriali inaspettate
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Marina Marengo Sviluppo locale e pratiche partecipative: tra aspettative deluse e innovazioni territoriali inaspettate Local Development and Participatory Practices: Between Disappointed Expectations Abstract: and Unexpected Territorial Innovations This communication is a summary proposal of how the author of this abstract has learned to work on the field. The goal is not a mere excursus, but questioning an initial formation that lacks some conceptual and methodological elements related to the whole field of the humanities and social sciences. In particular, to be highlighted: 1) the need to question oneself at the beginning of field research, using the “classical” ethnographic method, research-action or participatory methods; 2) learning about the ethical role of the researcher, the “Cinderella” of field research; 3) the need to “detach oneself” from “official” research teams unable to open up to other ways of investigating the territory; 4) how university experience enables non-university courses to be set up and be funded by local or supra-local authorities. Keywords: action and participatory research, égogéographies, local development. 1. Introduzione particolare, sia mutata nel corso degli ultimi trent’anni; In questo saggio proverò a cimentarmi in un • gli approcci multi-, inter- e trans-disciplinari esercizio funambolico: analizzare il mio percorso abbiano progressivamente pervaso le scienze di ricercatrice sul campo dall’inizio degli anni sociali, nonché la ricerca geografica; 1990 ad oggi, tentando di porgere uno sguar- • negli ultimi lustri si sia manifestato un mag- do “esterno” all’esperienza di ricerca, ai metodi giore interesse per l’apprendimento e l’uso in appresi utilizzati nel tempo, ai risultati raggiun- geografia di metodologie provenienti da altre ti – sia scientifici che di crescita personale. È un scienze umane e sociali; percorso che può essere racchiuso nel neologismo • la diffusione della ricerca-azione e della ricerca égogéographie 1, come definito da Jacques Lévy nel partecipativa abbiano permesso la produzione 1995. Non esiste una vera e propria definizione di ricerche e risultati “ibridi”, scientifico-appli- del termine; in questo saggio utilizzerò una “de- cativi-divulgativi-decisionali. scrizione di servizio” fornita da Yann Calbérac e Anne Volvey: «l’égo-géographie permet de ques- Sono diversi gli approcci all’egogeografia pro- tionner l’articulation entre le sujet (dimensions ponibili e/o auspicabili, come ben hanno sottoli- subjectives de la recherche, enjeu subjectif iden- neato Yann Calbérac e Anne Volvey nel numero titaire dans la recherche) et le scientifique (pra- monografico della rivista Géographie et Cultures tique-méthodologie, écriture-objet), ce qui nous da loro curato (2014). In campo geografico, que- conduit à non seulement reconnaître la place sti dibattiti e riflessioni hanno avuto un grande mais à étudier le travail de toutes les dimensions spazio a partire dagli anni 1990, grazie al cultu- du sujet dans la construction des savoirs scienti- ral turn in un primo tempo e poi allo spatial turn. fiques» (2014, p. 8). In ambito anglofono, da Gillian Rose (1997) a Anche se può apparire una scelta presuntuosa, Pamela Moss (2001) fino ad arrivare a Edward oltre che un po’ schizofrenica, situarsi al centro Soja (2009), gli studiosi hanno situato al centro di di una riflessione professionale è un percorso di molte delle loro pubblicazioni sia i processi auto- auto-analisi che è stato di frequente praticato nelle bio-geografici che i metodi riflessivi. In ambito scienze sociali durante l’ultimo trentennio2. Tale francofono, dagli anni 1990 in cui Jacques Lévy percorso può permettere di evidenziare in che ha avviato la riflessione, fino all’ultimo decennio modo: in cui Ola Söderström (2010) ha ripreso in mano e sviluppato la questione dell’auto-etnografia a • la formazione dei ricercatori, e dei geografi in partire dalle note di campo, i geografi che han- 86 AGEI - Geotema, 56
no scelto di riflettere su questi temi non sono poi migratorie, quanto delle scelte e traiettorie migra- così numerosi. Jacques Lévy svela probabilmente torie individuali (Marengo, 2001). l’arcano sottolineando che «En pratiquant sur soi- Il cultural turn degli anni 1990, in cui mi sono même la démarche réflexive, on se condamne à trovata coinvolta all’Istituto di Geografia di Lo- être cohérent […] on prend le risque de déstabili- sanna, grazie anche alla presenza di numerosi ser les choix épistémologiques et théoriques que, studiosi delle scienze umane e sociali che vi lavo- en tant que chercheur, l’on est amené à faire ail- ravano o vi gravitavano, mi ha non poco aiutato in leurs» (Lévy, 2014, p. 35). questo senso. Aver deciso di imparare a costruire Per questo saggio la scelta individuale è incen- una griglia di questionario, a utilizzare il metodo trata sul percorso riflessivo e auto-etnografico, etnografico, a definire una griglia di un’intervista come suggerito da Angela Alaimo che evidenzia semi-strutturata, ad impegnarmi per mesi − in al- come «possiamo meglio valutare i risultati di un cuni casi per anni − in osservazioni partecipanti, lavoro scientifico proprio a partire dai racconti ha mutato completamente la mia prospettiva non dei percorsi di ricerca» (Alaimo, 2011, p. 9). solo della ricerca, ma anche di me stessa come Proverò quindi ad analizzare il mio percorso persona e ricercatrice. di ricercatrice in progress e in formazione “conti- Lavorare sul campo significa avere a che fare nuativa” più che continua, mettendo in evidenza con persone in carne ed ossa e, come scriveva- momenti fausti e infausti, in un’alternanza inevi- no Martine Abdallah-Pretceille e Louis Porcher, tabile tra serendipità e fallimenti, ben conosciuta «L’altro non è un oggetto, ma un’avventura, un da coloro che si sono prima o poi confrontati con processo, un divenire, un avvenimento e, quindi, il terreno. Non avendo tenuto un diario di bordo non può essere ridotto, mummificato o reso aset- di questi quasi trent’anni di esplorazioni e speri- tico» (1996, p. 71). La conseguenza prima di que- mentazioni metodologiche, come invece ha fatto sta scelta è la definizione di un rigore scientifico Angela Alaimo, dovrò necessariamente fare rife- ed etico estremo, che non può mai venire meno, rimento a mie pubblicazioni inerenti questi temi nel rispetto delle persone, della loro parola e del- prodotte durante tutto il mio percorso formativo/ le loro azioni. Non così abituali nelle scienze ge- di ricerca. ografiche, queste metodologie mi hanno progres- sivamente pervaso. A queste se ne sono aggiunte altre, in funzione dell’oggetto di ricerca indagato, 2. In pieno cultural turn: una full immersion del contesto e delle scelte metodologiche inizia- formativa li. Lavorare sul campo si è rivelato estremamen- La mia personale analisi egogeografica inizia te appassionante e arricchente dal punto di vista con quella che si trasformerà in breve tempo in personale e scientifico, ma anche decisamente uno dei miei temi di ricerca prediletti: la scelta più faticoso e complesso rispetto ad una ricerca di emigrare. Terminato il percorso di dottorato “semplicemente” teorica o condotta con approcci di ricerca italiano, nonché ottenuta una borsa di non qualitativi. Complessità e fatica che si posso- ricerca Advanced Fellowship del CNR, la mia traiet- no riassumere, oltre alla necessaria formazione toria di geografa nel 1991 oltrepassa le Alpi per continua del ricercatore, nel «tempo necessario approdare a Losanna, all’Istituto di Geografia di per condurre le indagini e per analizzare i mate- quella università. A partire da questo periodo, i riali raccolti»; nella «ridefinizione eventuale delle miei interessi di ricerca si sono progressivamen- problematiche della ricerca e delle metodologie te avvicinati a oggetti, concetti e metodi abituali di inchiesta, se quelle adottate non permettono nelle scienze umane e sociali, in particolare in di studiare a fondo l’oggetto o se i cambiamenti antropologia e sociologia, tanto da spingermi dell’oggetto di studio durante la ricerca lo rendo- ad intraprendere un nuovo percorso formativo, no necessario» (Marengo, 2005, p. 498). il Dottorato di Stato svizzero. L’oggetto di stu- dio della mia nuova tesi, le traiettorie migratorie 3. Alla prova sul campo … degli immigrati italiani del cantone di Vaud, mi ha messo di fronte a un insieme di interrogativi Dal momento in cui ho iniziato a utilizzare il teorico-concettuali, nonché a difficoltà dovute a metodo etnografico e, successivamente, altri me- una carenza metodologica di fondo. Le compe- todi di lavoro sul terreno, ho fatto mia nel quoti- tenze pregresse, il metodo geografico classico e diano l’affermazione prima citata di Martine Ab- gli approcci quantitativi legati per lo più alla de- dallah-Pretceille e Louis Porcher, poiché contiene mografia e alla statistica, non erano sufficienti a in sé quel filo rosso che il ricercatore sul campo penetrare nell’opacità non tanto delle dinamiche non deve mai perdere di vista. AGEI - Geotema, 56 87
Il terreno di studio diventa il luogo d’integra- sul campo è stato un work in progress stimolante, zione con gli abitanti: i “sopralluoghi” (Guarrasi, anche se cosparso di non pochi ostacoli. Quest’ul- 2006; Alaimo, Picone, 2009) sono necessari, così timo a volte è stato definito a priori con un tempo come attività come lo shadowing (Sclavi, 2003) ma di formazione e sperimentazione peculiare ma, poi, per cominciare a interagire quotidianamente, più di frequente, i mutamenti metodologici sono a collaborare sul medio-lungo periodo, è necessa- avvenuti “in corso d’opera”, poiché lo richiedeva- rio avviare un vero e proprio processo di “impre- no, in via temporanea o definitiva, le mutate condi- gnazione” dello studioso, come descritto da Olivier zioni di funzionamento del contesto studiato. Due de Sardan (1995, p. 75). Tale processo permette esempi in questo senso: la mia attività volontaria sia la raccolta della documentazione scientifica, sia come barista-cameriera e scrivana pubblica presso «l’inserimento del ricercatore nel contesto di inda- la “Colonia Libera” di Renens (Vaud), nell’agglo- gine, al fine di farne parte egli stesso, di non essere merazione di Losanna. Questo luogo associativo più percepito solo come ‘lo studioso che ci osserva italiano è stato centrale sia per il terreno della mia ed indaga’, ma anche come uno dei tanti attori in- tesi di Dottorato di Stato, sia per le inchieste relati- tegrati nel tessuto sociale locale» (Marengo, 2005, ve al progetto di ricerca Les lieux d’interculturalité à p. 499). L’impregnazione comprende due fasi fon- Lausanne (Racine, Marengo, 1998; 1999). L’uso del damentali che, abitualmente, si succedono: metodo etnografico “classico”, incentrato sull’os- servazione partecipante e le interviste semi-struttu- • «l’“osservazione partecipante”, costituita da rate individuali, è divenuto rapidamente obsoleto; una presenza costante o in momenti ben defi- questo a causa di necessità oggettive manifestate niti del ricercatore sul campo, senza partecipa- dai gestori del bar dell’associazione come pure zione attiva alle interazioni e azioni nel luogo dai membri della Colonia, spesso non in grado di studiato; in un certo senso il ricercatore diventa gestire corrispondenza personale e/o pratiche bu- “parte dell’arredamento del luogo”. È una fase rocratiche a causa un malcelato analfabetismo di di ricerca tipicamente utilizzata nelle indagini ritorno. Il passaggio dall’osservazione partecipan- condotte con metodo etnografico» (Ibidem). te alla partecipazione osservante, cioè a una forma • la “partecipazione osservante”. «In caso di inda- di base di ricerca-azione, è avvenuto senza interru- gini sul campo incentrate sulla ricerca-azione e zioni ufficiali del lavoro sul campo. Per la corretta la ricerca partecipativa, lo studioso è coinvol- gestione della ricerca e dei risultati ottenuti, è stata to nelle attività locali, interagisce con gli altri tuttavia necessaria un’auto-formazione in progress attori, può contribuire alla gestione di attività, (con un’interruzione reale giustificata da un perio- alla definizione di progetti […] In questo caso do festivo prolungato che ha permesso una “presa il processo di impregnazione si può definire di di distanza” riflessiva dal campo), al fine di evitare partecipazione» (Ibidem). Si possono utilizzare errori grossolani, nonché documentare l’evoluzio- più metodi di indagine di campo, in successio- ne metodologica nelle pubblicazioni scientifiche e ne o seguendo le temporalità e/o le alternanze nei rapporti di ricerca. necessarie a ogni singola ricerca, raggiungen- La successiva transizione metodologica, dalla do gli obiettivi scientifici grazie anche all’uso ricerca-azione alla ricerca partecipativa, è avvenu- di tecniche di triangolazione, definita come ta durante il lavoro sul campo per il PNR 39 Les «Using multiple data sources and/or research lieux d’interculturalité à Lausanne, presso l’associa- methods to strengthen your results» (Clifford, zione Français en Jeu. Questa transizione si è origi- French, Valentine, 2010, p. 536). La definizione nata durante il processo di costruzione e gestione tecnica cela una fatica immensa nell’individua- dell’offerta ricreativa e culturale dell’associazione. re il/i metodo/i più appropriato/i a seconda Il rapporto di ricerca-azione si è modificato a par- dello specifico contesto spazio-temporale inda- tire da una discussione sulla necessità di rendere gato, degli obiettivi puntuali della ricerca, della “trasparente” la gestione delle relazioni all’interno disponibilità degli attori di terreno a partecipa- di un’équipe di ricerca, e fra quest’ultima e i col- re secondo temporalità non sempre così com- laboratori sul campo. Si è trattato di un percorso patibili con quelle dei progetti in atto, ecc. non previsto dal progetto di ricerca iniziale, che è durato a lungo, quasi due anni, e ha avuto im- 4. Questioni di integrazione reciproca: dalla portanti ricadute sia dal punto di vista scientifico ricerca-azione alla ricerca partecipativa che pratico. Il lavoro congiunto in seno all’associa- zione Français en Jeu è stato decisivo per l’acquisi- Dalla prima parte del mio percorso egogeogra- zione personale dei primi rudimenti della ricerca fico appare chiaro che l’apprendimento del lavoro partecipativa, nonché della comprensione dell’im- 88 AGEI - Geotema, 56
Fig. 1. Restituzioni risulta- ti nella comunità italiana (Montreux, giugno 2003). pegno temporale, relazionale ed emotivo che essa richiede (Racine, Marengo, 1999, p. 128). I risultati del percorso ricercatori/operatori sociali sono stati presentati nel 1999 al VII Congresso ARIC (Associa- tion Internationale pour la Recherche Intercultu- relle) di Parigi, dove ci è stato chiaramente detto che la nostra relazione/collaborazione non poteva che essere destinata al fallimento. La frase precisa pronunciata dalla discussant della sessione del con- gresso è stata: «la vostra maniera di lavorare farà sicuramente implodere il vostro rapporto!». Secon- do gli esperti di intercultura e di scienze sociali, la partecipazione reciproca alle attività pratiche e alle riflessioni teorico-scientifiche non poteva es- sere in grado di generare risultati positivi né per i ricercatori né per gli operatori sociali. Avevamo sicuramente osato troppo, anticipato troppo tempi e, soprattutto, non avevamo rispettato le “regole” d’uso sia in accademia che nel lavoro sociale. Il ri- fiuto di pubblicare il nostro contributo negli atti del congresso ha però contribuito a una riflessione comune, che ha ci ha spinto a voler raccontare la storia della costruzione del rapporto di collabora- zione tra ricercatori ed operatori sociali, sia da un punto di vista divulgativo (Caldeira, Marengo, Tur- ki, 2000) che specificatamente scientifico (Ibidem, 2002). 5. Tra ricerca-azione e ricerca partecipativa: le esperienze italiane Fig. 2. Anne Bottani, Ana Caldeira, Marina Marengo, Mo- nique Turki, Marianne Waeber in un servizio fotografico Le mie esperienze di ricerca universitaria du- per Français en Jeu (1997). rante tutti gli anni 2000 sono state tutte incen- AGEI - Geotema, 56 89
Fig. 3. Giovani e anziani: indagini sul campo nei progetti Infea. Foto di Laila Papini (2005). trate sugli approcci e le metodologie acquisite in rire i nomi, rigorosamente in ordine alfabetico, di precedenza. In particolare nel corso dei progetti tutti i partecipanti al progetto. Prin 2004 e 20053, le ricerche hanno permesso di A questi progetti universitari, se ne sono affian- raggiungere risultati insperati all’inizio del pro- cati altri inerenti l’educazione ambientale (ex-In- getto, malgrado le perplessità degli altri colleghi fea), costruiti e gestiti a partire dalla prima metà del progetto sul mio approccio metodologico in degli anni 2000 fino all’ultimo, finanziato dalla progress. Grazie alle due ricerche, mi è stato possi- Regione Toscana nel 2011. I referenti ammini- bile “fare rete”, cioè costruire una rete relazionale strativi provinciali e regionali dei progetti hanno nel territorio, la vallata del Casentino nel caso spe- sempre permesso di utilizzare metodologie di in- cifico, nonché di collaborazione con gli attori del dagine sul terreno – metodo etnografico, ricerca- territorio – istituzionali o meno –, che è tutt’ora in didattica-azione, ricerca-didattica-partecipativa – atto. Se l’esperienza comune di costruzione di po- in successione o in altre combinazioni, a seconda sters da presentare al XVIe Festival de la Géographie dei bisogni dei progetti e delle necessità emerse a Saint-Dié-des-Vosges del 2005 nello stand dell’I- in corso d’opera4. La rete relazionale creatasi talia, Paese invitato quell’anno, è stato un successo nell’area aretina è diventata stabile e ha permes- di partecipazione e collaborazione a livello dell’in- so di ottenere alcuni risultati progettuali sempre tera vallata e rete eco-museale, ancor più lo è stato, in progress nell’agglomerazione, come i percorsi di in seguito, il processo di costruzione di una pic- turismo didattico del progetto La memoria corre sul cola Guida dei prodotti agroalimentari del Casentino fiume 5, utilizzati inizialmente soprattutto per le (Biagianti et al., 2007). Gli operatori del territorio escursioni scolastiche della scuola dell’obbligo e – grazie alle loro elevate competenze professionali del secondario superiore, o il “trekking periurba- e l’interesse a partecipare ad un progetto un po’ no”, modello di turismo che si è alquanto diffuso diverso dal solito – e l’équipe multidisciplinare di a livello regionale da un decennio a questa parte ricerca, hanno potuto lavorare insieme alla pro- (Trovato, 2006). gettazione e realizzazione di un prodotto finale a I risultati così positivi dei progetti di educazio- base scientifica ma divulgativo, ad uso e consumo ne ambientale sono stati possibili non solo grazie soprattutto degli operatori turistici locali. Il lavoro ai finanziamenti, contenuti ma sufficienti a con- partecipativo è stato tale che è stato scelto di inse- durre a buon fine i progetti, quanto alla flessi- 90 AGEI - Geotema, 56
bilità mostrata dai responsabili locali e regiona- colare appassionando alla geografia della lettera- li. Numerose sono state infatti le rinegoziazioni tura, che mi permette di utilizzare buona parte metodologiche e concettuali, gli ingressi di nuovi degli strumenti teorico-concettuali e metodolo- partners in progress, la dilazione dei tempi proget- gici acquisiti in precedenza, combinandoli con tuali. I tempi lunghi, l’adattamento al contesto e l’approccio geo-letterario, gli scrittori, le loro pro- ai risultati ottenuti/fallimenti riscontrati hanno duzioni e i loro luoghi, veri o fittizi. L’apparente costituito la base del successo dei progetti, della complessità di questo nuovo lavoro di campo, so- stabilizzazione della rete locale, nonché dell’iscri- vente associato alla sperimentazione didattica e ai zione permanente dei risultati ottenuti nei territo- processi di patrimonializzazione, mi sta aprendo ri e nella quotidianità delle comunità locali. nuovi orizzonti metodologici, cha vanno dall’af- Sul finire degli anni 2000, grazie anche alla finamento dei metodi partecipativi all’apprendi- Legge sulla Partecipazione della Regione Toscana mento della scrittura creativa geografica. Un work (L.R. 69/2007)6 che ha finanziato durante i primi in progress infinito e stimolante, che ancora e sem- anni della sua applicazione numerosi progetti, mi pre obbliga a collocarsi «dentro il processo che è stato possibile lavorare a diversi percorsi parte- osserviamo (domandando ad esempio quale po- cipativi incentrati sull’uso di metodologie specifi- trebbe essere il nostro ruolo e/o apporto)» (Guar- che proposte/imposte dai referenti regionali per rasi, 2001, pp. 71-72). i progetti approvati e finanziati dalla Regione, direttamente con l’università, con lo spin-off uni- versitario Ecobiopolis e con l’associazione Territori Riferimenti bibliografici in movimento onlus. Al di là delle nuove esperien- ze sul campo – in ogni caso sempre arricchenti –, Abdallah-Preceille M., Porcher L. (eds.), Education et communi- cation interculturelle, Paris, Puf, 1996. i percorsi partecipativi gestiti secondo le norme Alaimo A., La geografia in campo. Metodi ed esperienze di ricerca, della L.R. 69 mi hanno lasciato un senso di per- Pisa, Pacini, 2011. corso incompiuto, così come non hanno “segna- Alaimo A., Picone M., Sopralluoghi didattici, in Lisi R.A., Maren- to” che con poche vaghe tracce il territorio e la go M. (a cura di), «Dentro» i luoghi. Riflessioni ed esperienze di ricerca sul campo, Pisa, Pacini, 2009, pp. 71-89. memoria delle comunità. Raramente, durante lo Biagianti I., Farini R., Lisi R.A, Marengo M., Mugnai S., Nap- svolgimento dei progetti o alla conclusione delle pini E., Rossi A., Segantini L., Guida ai prodotti agroalimentari attività, è stato possibile soffermarsi a riflettere, del Casentino. Itinerari fra cultura e tradizioni locali, Arezzo, nonché entrare nella profondità e complessità Badiali, 2007. Calberac Y., Volvey A., “Introduction”, Géographie et Cultures, della maggior parte delle questioni emerse dalla 89-90 (Numéro Monografique J’égo-géographies…), 2014, pp. parola dei cittadini. Tempistiche troppo rapide – 5-32. al massimo sei mesi per ogni percorso, ma spesso Caldeira A., Marengo M., Turki M., “Savoir pratique et savoir la durata è stata inferiore –, e metodologie con- théorique”, Agenda Interculturel, 2, 2000, pp. 11-14. divise dalla comunità scientifica internazionale, Caldeira A., Marengo M., Turki M., “Ricercatori ed operatori sociali: degli obiettivi interculturali comuni? Riflessioni ma non adatte in realtà ad entrare nei processi su una esperienza losannese”, Rivista geografica italiana, 2, territoriali e sociali locali, hanno permesso solo 2002, pp. 351-364. di “sfiorare” le problematiche emerse, senza op- Clifford N., French S., Valentine G. (eds.), Key methods in geogra- portunità alcuna di proporre eventuali soluzioni phy, London, Sage, 2010. Guarrasi V., “Metafore e ridescrizioni”, Bonora p. (a cura di), alternative, sia nelle indagini sul campo che nelle SloT Quaderno 1. Appunti, discussioni, bibliografie del gruppo di soluzioni concrete da adottare nel territorio (Ma- ricerca Slot (Sistemi Territoriali Locali) sul ruolo dei sistemi locali rengo, 2010; Marengo et al., 2012). nei processi di sviluppo territoriale, Bologna, Baskerville, 2001, pp. 71-75. Guarrasi V., “L’indagine sul terreno e l’arte del sopralluogo”, in Marengo M. (a cura di), La dimensione locale. Esperienze 6. Conclusioni (multidisciplinari) di ricerca e questioni metodologiche, Roma, Ar- acne, 2006, pp. 53-69. Il percorso egogeografico descritto non è ov- Lévy J., Egogéographies: matériaux pour une biographie cognitive, viamente terminato con i percorsi e le progettua- Paris, L’Harmattan, 1995. Lévy J., “Puissance de la dérivée. Egogéographies aujourd’hui”, lità analizzate. Nel prosieguo del mio lavoro di Géographie et Cultures, 89-90, 2014, pp. 33-42. ricercatrice, rigorosamente sul campo, ho scelto Marengo M., Les trajectoires migratoires: entre flux, filières et mythes, di dedicarmi, oltre agli oggetti di studio abituali Thèse de Doctorat, Lausanne, Université de Lausanne, inerenti lo sviluppo locale − declinato secondo le Faculté des Lettres, Travaux et Recherches, Institut de Géo- graphie, Université de Lausanne, 21, 2001. necessità dei contesti studiati e le opportunità di Marengo M., “L’azione riflessiva e partecipativa: la sfida ‘sul ottenere nuove fonti di finanziamento −, ad altri campo’ dei ricercatori e degli operatori sociali in ambito percorsi di indagine e riflessione. Mi sto in parti- locale”, jn Tinacci Mossello M., Capineri C., Randelli F. (a AGEI - Geotema, 56 91
cura di), Conoscere il mondo: Vespucci e la modernità, Firenze, Note Società di Studi Geografici Collana “Le Memorie”, 2005, pp. 497-510. Marengo M., “Percorsi riflessivi e nuove modalità esplorative”, 1 Nel presente saggio utilizzerò sia in francese sia nella tradu- in Marengo M., Lisi R.A. (a cura di), “Dentro” i luoghi. Vol. zione italiana il termine senza trait d’union. Questa grafia sarà 2: riflessioni ed esplorazioni glocali, Pisa, Pacini, 2010, pp. 5-19. affiancata da quella égo-géographie in alcune citazioni di altri Marengo M., Di Benedetto E., Lisi R.A., Petrangeli G., Puleo autori. A., Rigatuso C., Perlini R., “Vantaggi e limiti dell’uso della 2 In Francia il percorso auto-bio-geografico è stato anche ri- ricerca-azione in ambito urbano ed istituzionale. Riflessioni chiesto per diversi lustri nel mémoire de synthèse, una delle pro- metodologiche e pratiche sul caso aretino”, in Amato F. (a duzioni individuali necessarie alla presentazione della doman- cura di), Spazio e società. Geografie, pratiche, interazioni, Napo- da per ottenere l’HDR (Habilitation à diriger des recherches), il li, Liguori, 2012, pp. 213-222. titolo a tutt’oggi necessario per presentarsi successivamente ai Marengo M., Lisi R.A., “‘Teoria e pratica partecipativa’: le concorsi per il professorato. nuove sfide professionali in geografia e nelle scienze socia- 3 Unità locale - Università di Siena Il binomio cultura/agri- li”, geotema, 41, 2011, pp. 66-71. coltura di qualità nella costruzione di un progetto di sviluppo Moss P. (ed.), Placing autobiography in geography, Syracuse, Syra- rurale locale. Il caso dell’Ecomuseo del Casentino (Arezzo), cuse University Press, 2001. nell’ambito del progetto Prin 2004-2005 “La tutela dei prodotti Olivier de Sardan J.-P., “La production de la théorie à partir des tipici e dell’agricoltura di qualità in Italia” e Unità locale - Uni- données”, Enquête, 1, 1995, pp. 71-109. versità di Siena La tutela dei prodotti tipici e dell’agricoltura di Racine J.-B., Marengo M., “Migrations et relations intercultu- qualità in Italia. Ricerche per l’Atlante Geografico delle Produ- relles: les lieux de l’interculturalité”, Géographie et Cultures, zioni di Qualità: l’Italia da Mangiare. Il caso della provincia di 25, 1998, pp. 39-53. Arezzo, nell’ambito del progetto Prin 2005-2006 “La tutela dei Racine J.-B., Marengo M., Les lieux d’interculturalité. PNR 39 prodotti tipici e dell’agricoltura di qualità in Italia. Ricerche «Migrations et relations interculturelles», Berne, F.N.R.S., 1999 per l’Atlante Geografico delle Produzioni di Qualità: l’Italia da (Rapport de recherche). Mangiare” (coordinatrice nazionale nei due casi Maria Gemma Rose G., “Situating knowledges: positionality, reflexivities and Grillotti Di Giacomo). other tactics”, Progress in Human Geography, 21(3), 1997, pp. 4 I primi progetti di educazione ambientale finanziati negli 305-320. anni 2000 (responsabile Marina Marengo): “Progetto Infea Sclavi M., Arte di ascoltare e mondi possibili, Milano, Bruno Mon- 2004-2005” Il cambiamento glocale: una sfida per la società datori, 2003. aretina. La conoscenza, valorizzazione e tutela delle risorse Söderström O., “Redefining the field auto-ethnographic radicate nel territorio quale strumento per (ri)definire una so- notes”, Cultural geographies, 18, 2010, pp. 115-118. cietà locale e “Progetto Infea 2005-2006” Il cambiamento glo- Soja E.W., “Taking space personally”, in Warf B., Arias S. (eds.), cale: una sfida per la società aretina. Dall’individuazione delle The spatial turn. Interdisciplinary perspectives, London, Rout- competenze radicate alla micro-progettazione partecipata nel ledge, 2009, p. 11-35. territorio. Trovato A., “Il progetto “Scuola e … trekking”, in Marengo M., 5 Tutte le informazioni relative al progetto e alle attività si pos- Lacrimini P. (a cura di), Il cambiamento glocale: una sfida per la sono trovare su: http://www.lamemoriacorresulfiume.it/. società aretina. La conoscenza, valorizzazione e tutela delle risorse 6 Regione Toscana - LR 69 del 27.12.2007 “Norme sulla pro- radicate nel territorio quale strumento per (ri)definire una società mozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche locale, Roma, Aracne, 2006, pp. 51-62. regionali e locali” (Burt n. 1 del 3.01.2008). 92 AGEI - Geotema, 56
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