Sport et scrittura Il ruolo determinante delle anthologie sportive (1932-2000) - OpenEdition Journals
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Italies Littérature - Civilisation - Société 23 | 2019 In corpore sano Sport et scrittura Il ruolo determinante delle anthologie sportive (1932-2000) Alberto Brambilla Edizione digitale URL: http://journals.openedition.org/italies/7504 DOI: 10.4000/italies.7504 ISSN: 2108-6540 Editore Université Aix-Marseille (AMU) Edizione cartacea Data di pubblicazione: 2 dicembre 2019 Paginazione: 275-290 ISBN: 979-10-320-0243-8 ISSN: 1275-7519 Notizia bibliografica digitale Alberto Brambilla, « Sport et scrittura », Italies [Online], 23 | 2019, online dal 03 mars 2020, consultato il 29 mars 2020. URL : http://journals.openedition.org/italies/7504 ; DOI : https://doi.org/10.4000/ italies.7504 Italies - Littérature Civilisation Société est mis à disposition selon les termes de la licence Creative Commons Attribution - Pas d'Utilisation Commerciale - Pas de Modification 4.0 International.
Sport e scrittura Il ruolo determinante delle antologie sportive (1932-2000) Alberto Brambilla Sorbonne Université, ELCI Résumé : À partir d’un corpus varié d’anthologies sportives, il s’agira d’analyser et de comprendre la nature du lien, sans cesse en évolution, entre littérature et sport au cours des soixante-dix dernières années. Dès le début du xxe siècle, nombreux sont les auteurs qui proposent des œuvres où le sport joue un rôle clé à différents niveaux : on perçoit ainsi que le sport n’est plus seulement l’objet d’une écriture journalistique, qu’il n’est plus confiné dans une presse spécialisée, mais que les portes de la littérature lui sont ouvertes et qu’il acquiert par là-même une forme de légitimité culturelle qui s’affirme au fil du temps. Riassunto: A partire da un ampio corpus di antologie sportive, analizzeremo per capirla, la natura del legame, sempre mutevole, tra letteratura e sport dall’inizio del Novecento fino al Duemila. Fin dai primi del Novecento, molti scrittori proposero opere in cui lo sport aveva una parte rilevante a diversi livelli; si capisce quindi che lo sport non è più soltanto oggetto di una scrittura giornalistica, non è più confinato tra le pagine della stampa settoriale, ma entra a far parte della letteratura acquistando di conseguenza una forma di legittimità culturale che si afferma con gli anni. Primizie palermitane Per farsi un’idea concreta della mutevole sensibilità culturale nei riguardi dello sport (che si riflette nella varietà delle scritture sportive) ed anche della loro diffusione precoce sin dai primi anni del xix secolo, può essere utile intrapren- dere un percorso bibliografico all’interno delle cosiddette “Antologie sportive”. La loro nascita e diffusione significa infatti, da un lato la presenza di un corpus di opere e di autori a cui attingere con un’ampia possibilità di scelta; dall’altro l’esistenza di un pubblico potenziale a cui riferirsi. Si trattava di quei lettori che già potevano trovare testi di argomento sportivo, anche differenti dalle normali cronache giornalistiche, nelle sedi più diverse, dalla classica Gazzetta dello 275 Italies_23.indd 275 04/11/2019 15:05:44
Alberto Brambilla Sport a riviste specializzate, quali ad esempio Il Mezzogiorno sportivo, oppure il Ciclismo o la Gazzetta del Ciclo 1. Da quanto risulta dalle ricerche sin qui effettuate, che si inoltrano in un terri- torio vastissimo e ancora in gran parte inesplorato, la prima silloge novecentesca, Ciclismo e letteratura, è costituita da un volume di oltre 230 pagine a firma di Carlo Weidlich, stampato a Palermo nel 1932 dalla Libreria Editrice Domino. Non compare dunque nel titolo il termine ‘antologia’, ed infatti il volume del Weidlich – uno studioso oggi dimenticato 2 – impiega circa settanta pagine prima di entrare nel vivo dell’argomento assumendo una veste appunto antolo- gica. Le parti iniziali si occupano di problematiche diverse (Intorno allo sport, Intorno alla igiene, L’evoluzione storica dello sport, eccetera), seguendo il dibattito culturale allora in corso. Se centrale risulta l’interesse per la bicicletta, che aveva radicalmente cambiato il modo di spostarsi e in un certo senso di vivere di molte persone, l’intento di Weidlich non coinvolgeva solo la letteratura. Esso infatti mirava ad un nuovo confronto, reso possibile dallo sport e dall’attività fisica, con l’intera società ed il suo modo di pensare all’esistenza. Per chiarire il suo discorso, l’autore si concentrava nell’opposizione Croce vs Marinetti 3, assumendo […] Una posizione media, eclettica, ragionevole, equidistante dagli estremisti negatori e dai fanatici affermatori. I primi vorrebbero trasformare il mondo in un’accozzaglia di omarini cachettici, slombati e cadenti. I secondi sognerebbero una mastodontica palestra, arricchita di tutti i progressi moderni, scientifici e razionali. I primi si schierano intorno al decrepito filosofo germanizzato Benedetto Croce, che se la prende col Fascismo, perché esalta: “le prodezze aeroplastiche, automobilistiche, ciclistiche”. 1 Per un quadro d’insieme cfr. Paolo Facchinetti, La stampa sportiva in Italia, Bologna, Edizioni Alpha, 1966; Aldo Biscardi, Da Bruno Roghi a Gianni Brera. Storia del giornalismo sportivo, Firenze, Guaraldi, 1973; Antonio Ghirelli, La stampa sportiva, in La stampa italiana del neocapitalismo, dir. Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, Roma-Bari, Laterza, 1976, p. 313-376; Gian Paolo Ormezzano, « La stampa sportiva », in La stampa italiana nell’età della TV. 1975-1994, dir. Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, Roma-Bari, Laterza, 1994, p. 333-358; Italo Cucci, Ivo Germano, Tribuna Stampa. Storia critica del giornalismo sportivo da Pindaro a internet, Roma, Il Minotauro, 2003; e soprattutto i tre volumi di Giornalismo italiano, dir. Franco Contorbia, Milano, Mondadori, 2007-2009, in particolare il Volume terzo 1939-1968 (con ampia bibliografia finale). 2 Nato a Palermo nel 1900, dopo la laurea in giurisprudenza si dedica alla letteratura, sia come autore sia come critico militante, con interventi ad esempio su Federigo Tozzi e Ferdinando Martini. 3 Per comprendere i termini del confronto occorre ricordare l’avversione crociana per lo sport moderno, espressa in diverse circostanze: cfr. Alberto Brambilla – Sergio Giuntini, Scrittura e sport. Primi sondaggi otto-novecenteschi, Verona, Libreria editrice universitaria, 2003, p. 18-34. 276 Italies_23.indd 276 04/11/2019 15:05:44
Sport e scrittura I secondi riconoscono il loro corifeo in S.E. F.T. Marinetti, fondatore e capo del Futurismo, progettista di una dinamica antologia dell’ ”Italia veloce”. Da parte sua, il Weidlich si proclamava “eclettico” sostenendo che « lo sport è bello, sano educativo; ma andrebbe praticato con sapiente moderazione, e mai a detrimento dell’educazione del pensiero » (p. 9-10). Nelle pagine seguenti l’autore si allineava alle posizioni ufficiali del regime in materia di sport, e infine si dedicava all’amatissimo ciclismo, allora lo sport popolare per eccel- lenza 4. Proprio in questa sezione Weidlich si occupava del rapporto tra sport ed intellettuali, assumendo una precisa posizione: Una volta, l’immagine, che solevamo formarci del letterato, era piuttosto squallida e anti-sportiva, non allontanandosi, per niente, dall’abusatissimo: “cliché” dei cosiddetti “temperamenti libreschi”[…]. Oggi, la medesima immagine è, senza confronto, più allegra, e sopratutto, più giovanile. […]. La letteratura (finalmente!) si emancipa; si accosta, veramente, alla vita, vissuta, combattuta, goduta in tutte le sue forme; scende, tra gli altri mortali, a correre sulle piste levigatissime o sulle abbaglianti strade provinciali; inneggia ai campioni, con travolgente passionalità (p. 77-78). Subito dopo Weidlich incominciava a raccogliere testi « dei letterati, dei giornalisti, degli scrittori, simpatizzanti, con ardore più o meno acceso, con l’igienico e diffuso sport della bicicletta » che aveva avuto a cavallo dei due secoli uno sviluppo considerevole. Già da questa pionieristica silloge si avverte dunque l’impossibilità di operare nette distinzioni all’interno della scrittura ciclistica. In effetti il curatore raccoglie brani sia poetici sia prosastici, tratti dai libri più svariati, superando ogni distinzione di genere o di autore. Al lettore – abilmente guidato dal Weidlich che presenta i singoli autori – si offrono dunque brani (o semplici riassunti e resoconti) tratti da opere di “letterati” più o meno noti, molti dei quali ancora viventi, tutti ugualmente collegati dalla passione ciclistica. Aprono la serie Alfredo Oriani e Lorenzo Stecchetti; e poi seguono nell’ordine Vittorio Betteloni, Gustavo Macchi, il « dottore Favari », Andrea Verga, Arturo Colautti, Guido Gozzano, Federigo Tozzi, Ercole Luigi Morselli, Gioacchino Lega, Alfredo Panzini, Carlo Linati, Bruno Cicognani, Ardengo Soffici, Giuseppe Antonio Borgese, Corrado Govoni, Marino Moretti, Giuseppe Villaroel, Elisa di San Secondo Cibrario (unica donna presente), Alessandro Pavolini, Ezio Camuncoli, Angelo Della Massèa, Osvaldo Giacomi, Pio De Flaviis e Giuseppe Valentini. Conclude questa sezione un capitolo dedicato a Lo sport della bicicletta nella letteratura per 4 Cfr. Daniele Marchesini, L’Italia del Giro d’Italia, Bologna, Il Mulino, 1996; Felice Fabrizio, Sport e fascismo. La politica sportiva del regime 1924-1936, Rimini-Firenze, Guaraldi, 1976. 277 Italies_23.indd 277 04/11/2019 15:05:44
Alberto Brambilla l’infanzia, dove compaiono Emilio Salgari ed Enrico Novelli (Yambo), e poi Augusto Piccioni (Momus) e Gugliemo Stocco. A testimoniare l’originalità del lavoro del Weidlich, e la sua apertura europea, sta la sezione successiva, Il ciclismo in alcune letterature straniere (p. 183-192), una rapida esplorazione della « letteratura ciclistica » in Austra- Ungheria, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra inoltrandosi sin negli Stati Uniti d’America. Non pago di tale scorribanda, l’autore si avventura poi Tra memorie e manuali (p. 193-197): se per la prima tipologia testuale Weidlich citava i ricordi di Costante Girardengo e di Alfredo Binda, per la seconda descriveva il contenuto della fatica di « due competentissimi specialisti », ossia il giornalista sportivo Valdo Cottarelli e l’ex corridore Eberardo Pavesi. Altre preziose indicazioni erano comunque contenute nell’Appendice bibliografica finale (p. 227-229), dove tra gli altri spiccava per la quantità dei titoli menzio- nati il giornalista Vittorio Varale. Sentimenti sportivi Se il volume Ciclismo e letteratura era debitore di una grande passione popolare, la Prima antologia degli scrittori sportivi, un corposo volume di oltre 350 pagine curato da Giovanni Titta Rosa e Franco Ciampitti, nasceva nel clima dei Campionati mondiali di calcio che per la prima volta – era il 1934 – si svolge- vano in Italia, diventando anche un’importante vetrina per mostrare al mondo le conquiste del regime. A confermare un felice policentrismo editoriale, il libro usciva a Lanciano, in Abruzzo, dove da tempo operava l’editore Carabba, che già aveva nel proprio catalogo alcuni libri di argomento sportivo. Significativa era anche la coppia dei curatori, il letterato abruzzese Titta Rosa, e il molisano Ciampitti, già autore del romanzo Novantesimo minuto (1932) e di Cerchi, edito nel 1934 da Carabba. Sin dalla Prefazione (p. VII-XII, firmata dal solo Titta Rosa), si riprendeva il cruciale rapporto tra sport ed intellettuali e quello, strettamente collegato, tra letteratura e sport. Al riguardo il curatore prospettava « tre specie di lettori » ipotetici del volume, mostrando d’avere ben presente uno specifico “mercato”, in parte creato dagli impulsi “sportivi” del regime: Il lettore-critico, naturalmente infarinato d’Estetica, la cui farina, come quella del diavolo, è probabile che si muti in crusca; il lettore ingenuo, o finto ingenuo, e allora rientrerebbe nella prima specie; e finalmente il lettore-lettore, lettore al cento per cento, tifoso d’almeno uno sport fra i tanti descritti o cantati qua dentro, scolaro delle medie, giovane del Guf, graziose tenniste, e persino i loro 278 Italies_23.indd 278 04/11/2019 15:05:44
Sport e scrittura papà e professori: il pubblico insomma, l’innumerevole pubblico che s’occupa oggi di sport, lo fa o finge di farlo, riempie gli stadi, punta al giro d’Italia, aspetta alla radio le notizie sportive. Individuata in quest’ultima categoria i lettori ideali (di « buone, vive, fresche letture sportive, scritte da scrittori italiani, con animo e stile italiani »), il Titta Rosa si poneva delle domande d’ordine più generale a cui cercava di dare delle articolate risposte: Noi s’è inteso dire letteratura sportiva allo stesso modo che si dice letteratura di materia morale, pastorale, eroica, idillica ecc. […]. Ma, concesso questo, c’è da fare una piccola osservazione. Come quando si dice letteratura pastorale si suole indicare non tanto la materia, genericamente, quanto il contenuto sensibile, cioè insomma i sentimenti, che in quell’opera si sono trasfigurati in arte; così dicendo letteratura sportiva si vorrà appunto, senza venir meno il dovuto omaggio all’Estetica, indicare quella letteratura che del sentimento, o dei sentimenti sportivi, è riuscita a far materia d’arte, che ha assunti codesti sentimenti nella sfera dell’espressione artistica. Sarà dunque letteratura sportiva quella che sarà riuscita a trasfigurare un determinato contenuto sensibile, quello sportivo, in forme letterarie. Infatti, trovare nello sport materia d’arte non vuol significare altro che questo: intuire in esso dei sentimenti, delle passioni, delle forze umane. Se « portare alla luce dei sentimenti » è compito precipuo dello scrittore – aggiunge il Titta Rosa –, « risulta evidente che lo scrittore cosiddetto sportivo, di fronte alla propria materia, non opera diversamente da ogni altro scrittore »; perciò « la distinzione fra letteratura sportiva e non sportiva non è qualificatrice d’arte ma semplicemente indicatrice d’una particolare materia d’arte, cioè, in fondo, non c’è distinzione ». L’antologia riunisce uno o più testi di 22 autori, presentati in ordine alfabe- tico e preceduti da una scheda introduttiva: Italo Balbo, Eugenio Barisoni, Vittorio Beonio Brocchieri, Massimo Bontempelli, Achille Campanile, Franco Ciampitti, Adolfo Cotronei, Emilio De Martino, Ettore De Zuani, Bruno Fattori, Marcello Gallian, Mario Massai, Romolo Moizo, Paolo Monelli, Curio Mortari, Nedo Nadi, Raniero Nicolai, Alessandro Pavolini, Marco Ramberti, Bruno Roghi, Umberto Saba, Orio Vergani. Nonostante fosse il 1934, l’anno dei Campionati mondiali di calcio, tale sport non è predominante e anzi la silloge propone un ampio spettro di discipline, dalla caccia al tennis, dal ciclismo all’alpinismo, dalla scherma al pugilato. Naturalmente l’antologia risulta pienamente inserita in un particolare clima politico e culturale e dunque non è assente qualche esplicito omaggio al Fascismo e al suo capo (ad esempio con il Saluto al Duce, « volto cesareo e torso di gladiatore » del Cotronei, p. 116-119); e ugualmente non manca un caldo 279 Italies_23.indd 279 04/11/2019 15:05:44
Alberto Brambilla omaggio all’aviazione, che il regime celebrava come una delle massime espres- sioni dell’eroismo italiano, capace di coniugare alta tecnologia ed ardimento. In tal senso sono significativi i tre brani del Maresciallo dell’Aria Italo Balbo, i tre di Beonio Brocchieri, quello di Mario Massai e poi di Paolo Monelli. Ancora dal punto di vista socio-culturale va segnalato un intervento del Bontempelli (Tifo e tifi diversi, p. 68-75), che analizzava tale fenomeno sociale (« elemento fondamentale della vita umana ») attraverso il confronto dei comportamenti di alcune tifoserie; a ciò si aggiungeva la rappresentazione del pubblico di un incontro di pugilato uscita dalla penna di Gallian (Folla allo stadio, p. 150-164). Per quanto riguarda gli autori – tutti e solo italiani, « con animo e stile italiani » – il curatore, coadiuvato da un esperto della materia come il Ciampitti, non dimostra alcuna preclusione; da qui la proposta di un ampio ventaglio di autori, sia letterati di professione, sia provenienti da altri campi, in primis dal giornalismo (è il caso di Emilio De Martino e di Bruno Roghi) o dalla pratica sportiva (come lo schermidore Nedo Nadi). Diverse, di conse- guenza, le tipologie testuali, con la presenza anche di tre poeti, Nicolai, Fattori e ovviamente Saba, che anticipava qui le Cinque poesie per il gioco del calcio (poi inserite nella raccolta Parole edite ancora da Carabba 5). Due novità torinesi Bisognerà attendere la fine del conflitto per ritrovare un’altra antologia sportiva, sia pure sui generis. Si tratta di Giuochi e sports, apparso a Torino nel 1950 per le Edizioni Radio Italiana, impreziosito da sei disegni originali di Mino Maccari. Esso accennava all’ormai annosa questione del rapporto tra sport e intellettuali (« C’è un pregiudizio in giro secondo il quale gli uomini colti, gli uomini di lettere o di arte, sprezzano questo genere di competizioni, si disinteressano ad esse, o addirittura hanno paura delle dimostrazioni di collettivo entusiasmo che generano »), negando tuttavia il disinteresse di questi ultimi; e adducendo come prova della “simpatia” il contenuto del libro, che infatti raccoglieva gli interventi effettuati in due serie (la prima dedicata agli sports, la seconda a « giuochi e passatempi ») nati in origine dalla rubrica radiofonica Scrittori al microfono. 5 Cfr. Alberto Brambilla, « Cinque poesie per il gioco del calcio: un esercizio di filologia sportiva », in “Si pesa dopo morto”. Atti del Convegno internazionale di studi, Trieste 25-25 ottobre 2007, dir. Giorgio Baroni e Cristina Benussi, Rivista di letteratura italiana, XXV, 1, 2008, p. 155‑159. 280 Italies_23.indd 280 04/11/2019 15:05:44
Sport e scrittura Il libro raccoglieva dunque i testi di tali interventi, dedicati ad un pubblico colto, e in qualche modo ingabbiati dai tempi e dalle forme che lo strumento radiofonico imponeva. L’indice è di per sé già significativo, per gli autori coinvolti e gli argomenti trattati: Giovanni Battista Angioletti (L’ippica), Antonio Baldini (La passeggiata), Anna Banti (Il bridge); Luigi Bartolini (La caccia); Maria Bellonci (La ginnastica da camera), Dino Buzzati (Il golf); Emilio Cecchi (Parole incrociate); Arnaldo Frateili (La tombola), Carlo Emilio Gadda (L’alpinismo), Alfonso Gatto (Il ciclismo), Gianna Manzini (I pattini a rotelle), Paolo Monelli (Lo scopone), Vasco Pratolini (Il calcio), Pier Antonio Quarantotto Gambini (Gli sports nautici e velici), Alberto Savinio (Il bigliardo a carambola), Giani Stuparich (La scherma). La scelta di ordinare gli scrittori – fra cui tre donne – in ordine alfabe- tico, genera una certa confusione tra sport (amati o praticati) e passatempi, ma permette comunque di formulare un primo giudizio complessivo. Limitandoci all’ambito più strettamente sportivo, il quadro che ne risulta lascia qualche dubbio sulla competenza in materia di alcuni scrittori che sembrano affrontare un tema che non è nelle loro corde; e a parte Alfonso Gatto e Vasco Pratolini – per altro validissimi giornalisti sportivi – che trattano di temi molto popolari come il ciclismo ed il calcio, le scelte degli altri rivelano una certa punta di snobismo, confermata dall’analisi dei testi. Per molti versi sembra quasi di assistere ad una sorta di “regressione” rispetto alle sillogi precedenti rivolte ad un pubblico più vasto, anche se il prodotto complessivo appare qui più letterario e raffinato. Ancora a Torino, nel 1955, l’editore Lorenzo Rattero pubblicava un volume di oltre 200 pagine, curato da Gigi Caorsi, intitolato Scrittori sportivi. Raccolta di scritti sullo Sport, arricchito da numerose illustrazioni. Il curatore, che si professa non specialista ma « modesto aficionado » della materia, ci informa nell’Intro- duzione sugli intendimenti che lo hanno guidato nel confezionare il « libri- cino », rivelando che si è affidato « soprattutto all’onda dei ricordi, letture fatte e spettacoli sportivi cui mi ero trovato ad assistere, e andando di volta in volta a ricercare la traccia scritta di tali avvenimenti ». Da qui una compilazione « alla buona », ossia non sistematica, certo incompleta perché guidata « dall’estro o addirittura dal capriccio nell’accogliere e nell’escludere ». La silloge si distingue nettamente per due caratteristiche principali. Caorsi infatti non si pone limiti né spaziali né temporali e quindi la raccolta comprende anche scritti (sia pure in numero molto limitato) di autori non italiani; ed include persino testi del mondo classico, quasi ad indicare una sorta di ininterrotta continuità storica. In tal modo, come è ovvio, espande notevolmente la possibilità di scelta. Da ciò la necessità di coprirsi subito le spalle da eventuali accuse di esclusioni che ad altri potevano apparire imperdonabili. Da qui discende pure il bisogno di dare un minimo ordinamento logico ad una materia così larga e differenziata: 281 Italies_23.indd 281 04/11/2019 15:05:44
Alberto Brambilla Per comodità di consultazione – ed anche per dare evidenza maggiore alla continuità dell’interesse sportivo nelle varie epoche storiche – l’opera è stata divisa in tre parti: di cui la prima, prendendo le mosse dall’antico Omero accenna rapidamente alle tracce letterarie che lo sport ha lasciato di sé nel tempo; la seconda è propriamente dedicata al giornalismo sportivo nelle sue diverse specializzazioni; e la terza, infine, conclude confermando con testimonianze di contemporanei come l’attività agonistica sia più che mai viva all’attenzione anche di quegli scrittori che pur non seguono professionalmente gare e contese atletiche. A proposito della prima sezione (che si apre appunto con Omero per proseguire poi con Virgilio, Petrarca, Leon Battista Alberti, Alessandro Tassoni, Ludovico Antonio Muratori, Giuseppe Baretti, Walter Scott, Giacomo Leopardi, Victor Hugo, Edmondo De Amicis, Gabriele D’Annunzio e Maurice Maeterlinck) poco resta da aggiungere, se non avvertire che vi si applica una concezione dello sport molto larga (comprendendo per esempio la caccia e la tauromachia), che non tiene conto dello speciale contesto storico e culturale dei brani presentati. Notevole è invece la concezione di un’altra specifica sezione – quantitativamente predominante, visto che occupa quasi i 2/3 del volume – dedicata al giornalismo sportivo ed alle sue “specializzazioni”, dove dunque non è tanto in gioco la qualità letteraria, ma piuttosto l’aderenza stretta al fatto sportivo, colto nelle sue diverse sfumature. In effetti la parte seconda (dove troviamo il meglio del giornalismo italiano, da Renato Tosatti a Bruno Slawitz a Orio Vergani, da Emilio De Martino a Bruno Roghi o a Gianni Brera 6) raccoglie vere e proprie cronache di avvenimenti sportivi; ma anche pezzi di commento, biografie esemplari, riflessioni d’ordine generale, dando dunque ai lettori un ampio quadro tipologico. La selezione operata dal Caorsi si rivelava dunque per diversi aspetti innova- tiva soprattutto per l’allargamento della base della selezione e per l’annulla- mento di gerarchie propriamente letterarie; tanto più perché aggiungeva un breve segmento di scrittori definiti « non sportivi » in cui inseriva nell’ordine, suscitando qualche perplessità per gli autori chiamati in causa, di diverso spessore ed impegno: Emilio Cecchi, Mario Praz, Vasco Pratolini, Dino Buzzati, Achille Campanile, Giovanni Mosca, Indro Montanelli, Ernest Hemingway, Leo Pestelli. La lettura dei testi conferma da un diverso punto di vista quanto emerso in Giuochi e sports: gli scrittori possono creare pagine di alto valore letterario, ma non basta essere uno scrittore per occuparsi digni- tosamente di sport, perché è necessario acquisire delle specifiche conoscenze tecniche. Non esistono quindi regole certe, ma si deve giudicare caso per caso. 6 Ma erano ben 36 gli autori inseriti, tra i quali spiccavano Mario Soldati ed Ugo Ojetti. Presenti anche Renzo De Vecchi, Vittorio Pozzo e Gino Bartali, a rappresentare anche gli sportivi-scrittori. 282 Italies_23.indd 282 04/11/2019 15:05:44
Sport e scrittura Roma caput mundi La silloge confezionata dal Caorsi, fondata sulla convinzione di un’indubbia continuità del fenomeno agonistico tra lontano passato e presente (tesi non facile da dimostrare sul piano storico) consente di passare ad un altro impor- tante paragrafo della nostra rassegna, legato alle Olimpiadi romane del 1960. Difficile ipotizzare un fondale più adatto per fare rivivere, sia pure idealmente, il mito della classicità da cui traggono origine i primi giochi della Grecia 7. Tale eccezionale avvenimento sportivo è stato presentato e celebrato da una serie innumerevole di pubblicazioni; tra esse qui ci interessa il libro Elogio Olimpico. Antologia di poesie sportive da Omero ai nostri giorni, edito a Milano, All’insegna del pesce d’oro, in occasione delle XVII Olimpiadi, abbellito da dodici illus- trazioni di vari artisti. Il curatore dell’opera era il poeta e scrittore Gian Piero Bona, e si avvaleva della collaborazione di Vanni Scheiwiller e Piero Draghi. La presenza di Bona spiega molte cose; egli infatti era un ex nuotatore di buona levatura e un praticante di diversi sport; per di più due anni prima aveva pubblicato, per i tipi di Scheiwiller, un volume di versi dal titolo già da solo eloquente: Olimpiadi 1956. È d’altronde lo stesso autore a richiamare nell’In- troduzione tale ovvio collegamento e poi a spiegare il motivo di quella silloge tutta fondata sul suo gusto personale e sulla sua sensibilità di poeta e traduttore: Avrei voluto scegliere sportivi-poeti e non poeti-sportivi. Un elogio olimpico non può che reclamare la natura sportiva dei suoi cantori, quale essa sia. Ho quindi cercato di soddisfare all’opportunità di una scelta tra poeti-atleti e poeti-spettatori. E cioè per testimoniare dello sport come “fatto poetico” era indispensabile ricorrere a quelle personalità che ne hanno vissuto l’azione o fisicamente o moralmente (p. 7). Seguivano poi i testi ripartiti in tre categorie (I Poeti greci, con 16 autori, II Poeti latini, con 4 autori, III Poeti italiani, con 47), organizzate al loro interno secondo criteri cronologici. La sezione italiana, che più ci interessa, era aperta da tre versi di Dante dedicati alla lotta e conclusa con una lirica dello stesso Bona. In mezzo molti poeti di grande fama come Poliziano, Ariosto, Tasso, Parini, Monti, Leopardi, Pascoli, Gozzano, Campana, Palazzeschi, Marinetti, Soffici, con estratti che solo in alcuni casi rispondevano pienamente al soggetto sportivo; e anche autori contemporanei molto noti come Eugenio Montale, Giorgio Caproni, Vittorio Sereni, oltre all’immancabile Saba. Nessuna nota introduttiva ai testi, né apparati esplicativi, a ribadire il primato assoluto della poesia e del segreto dialogo tra i testi, legati dal medesimo tema sportivo che in qualche modo legava classicità e modernità. 7 Cfr. Stefano Jacomuzzi, Storia delle Olimpiadi, Torino, Einaudi, 1976, p. 263 e segg. 283 Italies_23.indd 283 04/11/2019 15:05:44
Alberto Brambilla Se il prodotto della fatica di Bona, la prima esclusivamente dedicata alla poesia, era pensato per palati molto fini, scopi diversi aveva il volume – di oltre 550 pagine!– Racconti dello sport, edito dalla casa editrice fiorentina Vallecchi nel 1960, dunque ancora in prossimità delle Olimpiadi di Roma. Il libro, illustrato da Leo Mattioli, escludeva i testi poetici, distaccandosi così dall’operazione del Bona; esso era curato da due giornalisti ed esperti di vaglia, Giordano Goggioli (« In altri tempi più volte campione italiano di pallanuoto ») e Beppe Pegolotti (che invece era un ex calciatore, come si leggeva nel risvolto di copertina 8). Breve ma densa era la Prefazione, che prendeva atto di come lo « sport sia entrato nella nostra vita, fino a mutarne molti aspetti »; « era dunque inevitabile che di questa attività, non certo priva di ombre, di drammi e anche di tragedie […] si occupasse la letteratura, magari prendendo direttamente le mosse dalla cronaca ». L’ultima affermazione – che cercava di collegare cronaca giornalis- tica e scrittura letteraria, ma anche di spingere sul tasto di un’aderenza realistica ai fatti descritti – era ripresa più avanti, dopo una parentesi di ordine storico, volta a sottolineare una frattura incolmabile (a livello culturale e dunque anche sportivo) tra i giochi dell’antichità ed i moderni atleti (« l’americano Gardien, insomma, primatista mondiale del disco, non ha niente in comune, neppure il gesto, col discobolo di Mirone »). Tornando dunque sul rapporto tra sport e letteratura i curatori non mancavano di sottolineare il limite della produzione italiana, specialmente se confrontata con quella, assai più ricca e variegata, del mondo anglosassone: I nostri scrittori danno spesso l’impressione di guardare allo sport molto distaccati, e magari troppo. Di solito, poi, al racconto vero e proprio preferiscono il saggio o il bozzetto, dove il dramma, lieto o tragico che sia, non è mai portato alle estreme conseguenze. Lo sport, insomma, sembra un pretesto per ingegnose divagazioni; ma è già importante e significativo che si cerchi un pretesto d’arte in quel mondo. Si poneva dunque sotto accusa l’atteggiamento degli intellettuali italiani nei confronti dello sport: un tema non tanto trascurato, quanto affrontato in modo sbagliato, senza un reale coinvolgimento. Bisognava dunque imparare un poco dai giornalisti, per la loro “presa diretta”, e ancora di più dagli scrittori 8 Ricordiamo la realizzazione, tra il 1969 ed il 1970, di due volumi (Roma, Edizioni Sportive italiane), il primo intitolato Calcio, in collaborazione con Felice Borsato e Aldo Gorleo, di taglio divulgativo; il secondo, intitolato I racconti del calcio – ancora in collaborazione con il Pegolotti – contenente brani di Indro Montanelli, Vasco Pratolini, Giovanni Arpino, Bruno Roghi, Alfonso Gatto, Mario Soldati, Leonida Repaci, Achille Campanile, Oriana Fallaci, Emilio de Martino, Antonio Girelli, Giulio Nascimbeni, Luigi Meneghello, Gianni Clerici, salvatore Bruno. Di Beppe Pegolotti, limitandoci all’ambito sportivo, vale la pena di ricordare Il mondo dello sport, Firenze, Editoriale Olimpia, 1951. 284 Italies_23.indd 284 04/11/2019 15:05:44
Sport e scrittura stranieri. E infatti il volume proponeva in dosi massicce tali esempi, nel tenta- tivo di infondere sangue e vita ad un corpo esteticamente prezioso, ma stanco e malaticcio. Fedeli alla forma “drammatica” più volte evocata e lodata, i curatori dividevano la raccolta in cinque sezioni (precedute da stimolanti introduzioni, mentre anche i singoli brani erano preceduti da cappelli), volte appunto ad esprimere al meglio tali potenzialità: Nasce il campione (p. 1-97), Il mito e gli eroi (p. 99-169), Sorriso sugli stadi (p. 217-325, che proponeva l’ironia e l’umorismo quali antidoti contro la retorica); A cavallo della tigre (p. 327-488), non a caso la parte più estesa perché entrava nel cuore del dramma, affrontando l’inarres- tabile ascesa dei campioni ma anche il « mito dei vinti ». Tra la seconda e la quarta parte era collocato, strategicamente, un Intermezzo (p. 171-215), che voleva offrire qualche esempio di « prose d’arte sportive », proponendo testi di James Joyce, Alfonso Gatto, Ernest Hemingway, Curzio Malaparte, che non sembravano molto rientrare nel genere “racconto”, così come d’altra parte altri brani sparsi nella crestomazia. Concludeva poi il volume una serie di Testimonianze, distinte da un corpo minore, in cui grandi campioni (quali Bartali, Coppi, Zeno Colò, Frigerio, Girardengo, D’Inzeo, Meazza) raccontavano gli episodi culminanti della loro carriera. Risultava dunque fondamentale l’apporto della silloge edita da Vallecchi, per allargare ulteriormente l’orizzonte culturale, valorizzando l’esperienza giorna- listica o quella memoriale, e guardando alle esperienze straniere più diverse. È evidente che tale cambio di rotta presupponeva anche un pubblico di lettori maggiormente differenziato, in linea con quanto stava avvenendo in campo editoriale; non solo intellettuali, ma anche gli “sportivi” ed i lettori comuni a cui si aggiungevano ora anche i ragazzi, gli adolescenti, magari inizialmente catturati dalle belle illustrazioni. In effetti proprio questa schiera di giovani lettori costituisce una piacevole novità, e non a caso ad essa si rivolgerà d’ora in avanti una speciale attenzione da parte dell’editoria sportiva. L’apporto decisivo di Giuseppe Brunamontini Le antologie (in specie quelle confezionate da Corsi e dal duo Goggioli- Pegolotti), del tutto svincolate dai dettami della letteratura cosiddetta “alta”– che, anzi, non mancavano di criticare –, e perciò molto disponibili sia nei confronti di ogni tipologia testuale sia degli esempi stranieri, rappresentavano un deciso punto di svolta e ponevano le premesse per altre originali esperienze. Avvicinandosi a rapidi passi al presente, non possiamo dilungarci sui singoli libri, che diventano sempre più numerosi, e dunque occorre operare una 285 Italies_23.indd 285 04/11/2019 15:05:44
Alberto Brambilla selezione. Del resto va detto che negli anni settanta quasi tutte le novità librarie relative al nostro tema hanno un unico protagonista, il marchigiano Giuseppe Brunamontini (1926-1999 9). Dopo alcune esperienze letterarie, l’attività del Brunamontini si è orientata nel meritorio sforzo di raccolta e promozione di materiale narrativo relativo allo sport. Frutto di questo notevole sforzo – in anni in cui non era ovvia né facile tale attenzione – sono una serie di libri antologici quali Racconti dello sport (Mondadori, 1972, illustrato da Gianni Renna), Racconti di Sport, Racconti di ciclismo (Garzanti 1974 e 1977), I racconti del calcio (Sonzogno, 1975), questi ultimi tre introdotti da brevi presentazioni del curatore. In esse il Brunamontini dimostrava in modo deciso che la lette- ratura italiana non era per nulla carente di scritti consacrati allo sport, e che piuttosto era da condannare una certa pigrizia editoriale nel fornire testi su tale tema. Non affrontava invece l’altro corno del dilemma, ossia la reale risposta del pubblico di fronte a tali iniziative editoriali che forse avrebbe spiegato la posizione passiva dell’industria culturale. Riassumendo in modo schematico le caratteristiche di tali sillogi, possiamo innanzi tutto osservare che esse comprendono solo scritti di italiani; ne sono autori principalmente scrittori, alcuni già celebri (ad esempio Alberto Bevilacqua, Carlo Bernari, Italo Calvino, Manlio Cancogni, Giovanni Comisso, Alfonso Gatto, Curzio Malaparte, Pier Paolo Pasolini, Domenico Rea); non mancano comunque i giornalisti-scrittori, a cominciare dall’atipico Giovanni Arpino – responsabile, con Gianni Brera e pochi altri della valoriz- zazione ‘letteraria’ dei cronisti sportivi – per poi proseguire con Gianni Clerici, Antonio Ghirelli, Luigi Gianoli, Gino Palombo, e l’elenco dovrebbe conti- nuare; infine sono presenti, nell’antologia “ciclistica” le memorie di campioni quali Costante Girardengo, Gino Bartali e Fausto Coppi. Il genere privilegiato è quello del racconto, vale a dire una tipologia testuale semplice ed avvincente, quindi adatta anche ad un pubblico giovanile; esso è tuttavia da intendersi non in senso stretto, come appunto documentano le testimonianze dei tre grandi ciclisti. Da ultimo va segnalato che – con la sola eccezione del volume Mondadori – gli altri tre libri, privi di illustrazioni, escono in edizione cosiddetta economica: due nella collezione I Garzanti, uno nella Universale Sonzogno; a ribadire un’offerta editoriale non più di nicchia. Ciò, a riprova di un’estensione del pubblico, a cui ora si offrivano per poche centinaia 9 Esordisce con il romanzo sportivo Il cielo sulle tribune (Milano, Rizzoli, 1967) e in seguito sperimenta diverse soluzioni letterarie avendo sempre come tema lo sport. Tra le sue opere letterarie e poetiche si segnalano i seguenti titoli: In alto in cima a un palo (1978), Un elefante nella piscina (1978), Poesie per Olimpia (1982), Sport, benché... Poesie (1988). 286 Italies_23.indd 286 04/11/2019 15:05:44
Sport e scrittura di lire dei testi godibili sia sotto l’aspetto puramente narrativo, sia sotto quello “sportivo”. A questo proposito risulta del tutto logica l’offerta iniziale di una raccolta prima aperta a tutte le discipline (nell’antologia del 1974 troviamo lotta, nuoto, tennis, volo a vela, canoa, sci, boxe, podismo eccetera), poi a quelle più seguite e praticate nel nostro paese, vale a dire il calcio ed il ciclismo. L’attività di Brunamontini davvero intensa e lodevole, non si è esaurita nel corso degli anni; egli ha infatti confezionato altre antologie dedicate al tema da sempre privilegiato – ad esempio con i Racconti fantastici di sport, Liguori, 1980 –, e a zone limitrofe (si veda al riguardo Mare, raccolta di storie di mare, Mondadori, 1978). L’attenzione del marchigiano si è nel tempo soprattutto rivolta al settore della scuola, individuando in essa dei possibili lettori di libri dedicati ad un mondo del resto da sempre vicino alle esperienze giovanili. Così, dopo l’appena menzionata silloge mondadoriana Racconti dello sport, che era già in qualche modo dedicato ai giovani, Brunamontini nel 1982 ha confezionato per il Gruppo editoriale Fabbri il volume La vita è una gara, inserito nella collana Narratori moderni per la scuola. Il libro (che contiene scritti di Giuseppe Berto, Libero Bigiaretti, Giuseppe Bonura, Giuseppe Brunamontini, Italo Calvino, Giuseppe D’Agata, Alba De Cespedes, Giorgio Fattori, Giovanni Giudici, Carlo Laurenzi, Luigi Malerba, Donato Martucci, Nino Palombo, Ferruccio Parazzoli, Lea Pericoli, Pietro Sissa, Marcello Venturi, Grazia Valci), è impos- tato secondo un’ottica speciale, in quanto privilegia racconti in cui i protago- nisti siano dei ragazzi « non sempre alla ricerca di primati, dediti ad imprese sportive fini a se stesse, come il gioco, il divertimento, il nascere e l’affermarsi della propria personalità nel confronto con i primi cimenti della vita ». Il taglio prescelto consentiva anche al curatore di ritornare nella Presentazione al centro dell’annosa disputa, rivendicando una via “italiana”: Il rapporto cultura-sport rappresenta una struttura sulla quale l’uomo ha scritto, e scrive, buona parte della sua storia e della sua migliore civiltà. Ebbene, questo libro ne vuole essere una testimonianza. Infatti sono molti i poeti e i narratori che, anche in Italia, scrivono di sport. Ora si sente l’esigenza di conoscere, di gustare questi lavori. E la spinta è venuta proprio da milioni e milioni di ragazzi capaci di inventarsi mode di vestire, generi musicali e, perfino di conquistarsi il diritto di praticare sport nella scuola. Forse saranno loro a far aprire il cielo delle patrie lettere ad una letteratura più viva e vissuta (p. 6). Scolastica ed altro Le riflessioni di Brunamontini costituiscono un ponte ideale per passare ad un ultimo paragrafo della nostra rassegna. Mentre dunque il fenomeno sportivo, e 287 Italies_23.indd 287 04/11/2019 15:05:44
Alberto Brambilla il calcio in special modo, stava davvero conquistando una centralità inconsueta nella società italiana (il 1982 è l’anno della vittoria degli azzurri ai Mondiali di calcio spagnoli), incominciavano a farsi strada una serie di riflessioni e di suggestioni, non di rado provenienti dalla lettura di testi stranieri finalmente tradotti in Italia 10. Sebbene in ritardo, anche il mondo dell’università iniziava ad interessarsi a quella che comunque a molti continuava ad apparire come una “moda culturale” destinata prima o poi a sgonfiarsi, o a trovare uno sfogo super- ficiale quanto fragoroso in numerosi programmi televisivi a sfondo sportivo (e in particolare calcistico) sulla scia della fortunata trasmissione Il processo del lunedì di Aldo Biscardi, in onda su Rai3 dal 1980. Per quel che concerne la sola scrittura sportiva – che qui ci preme – va però detto che, per molti versi inaspettato, era comparso nel 1979 un corposo volume di oltre 750 pagine, intitolato Le parole e lo sport. Letteratura sportiva del Novecento (Brunello, Edizioni Otto/Novecento). Ne era curatore Umberto Colombo, il quale da molti anni teneva un corso di Lingua e Letteratura italiana presso l’Istituto Superiore di Educazione Fisica (ISEF) dell’Univer- sità Cattolica di Milano. L’insegnamento presso l’ISEF (che aveva il compito istituzionale di preparare sia culturalmente sia tecnicamente i futuri docenti di educazione fisica), la consuetudine anche didattica con testi a contenuto “sportivo”, accompagnati ad un indubbio interesse personale, spiegano il perché di questo libro, che era preceduto da una serie di interviste a scrittori ed intellettuali (a cura di Franco Lanza), volte ad indagare il rapporto tra lette- ratura, giornalismo e « temi sportivi ». Nel tracciare un provvisorio bilancio di tali interviste, il Lanza se da un lato registrava ancora una certa diffidenza dei “letterati” verso lo sport, dall’altro riconosceva a quest’ultimo un proprio specifico linguaggio, in grado di influenzare altri campi comunicativi. Inoltre, prendeva atto, non senza un certo stupore, dell’esistenza di una « documenta- zione illustrativa imponente » relativa appunto alla scrittura di sport; ricchezza che veniva in larghissima parte immediatamente travasata nel volume Le parole e lo sport; che, pur limitandosi al Novecento ed ai soli autori italiani offriva una mole di scritti sino ad allora impensabile, recuperando molti autori poco o punto noti ed offrendo persino una serie di testi inediti 11. 10 Continuavano tuttavia ad apparire anche raccolte dall’impostazione più tradizionale, come testimonia il volume Scrittori della bicicletta, curato da Nello Bertellini (Firenze, Vallecchi, 1985), che raccoglieva solo testi di autori italiani, a partire dalla “scuola emiliano-romagnola” di Oriani, Panzini e Serra, scendendo nel tempo sino a giungere al 1985. 11 Notevole, e ancora utilissima, era poi la Bibliografia posta in appendice al volume (p. 725- 738), che offriva non pochi spunti per ulteriori indagini. 288 Italies_23.indd 288 04/11/2019 15:05:44
Sport e scrittura Tale antologia costituiva dunque un momento culturale molto importante, sia per lo sforzo di raccolta dei materiali (senza alcuna preclusione di generi), sia per il tentativo di fare il punto su di un tema che allora appariva non privo di contraddizioni, se non altro perché in apparenza quasi snobbato dagli intel- lettuali, eppure assai vivo sul piano della produzione; mentre ad una lettura comparata dei testi presentati pareva scricchiolare quella che nel libro era la ancora ben netta distinzione tra giornalismo e letteratura, ossia tra momento in cui prevaleva la descrizione-comunicazione rispetto all’invenzione vera e propria, supportata da un impegno stilistico e linguistico. Il volume realizzato dal Colombo, pensato in primo luogo come strumento didattico per gli studenti dell’ISEF, trovava poi quasi un completamento in un’analoga iniziativa, l’Antologia della letteratura sportiva italiana, curata dal solito Brunamontini, apparsa a Roma nel 1984 (per i tipi della Società stampa sportiva). Era anche questa un’ampia raccolta rivolta agli studenti che ribadiva all’interno di un corso sempre più tecnico-scientifico la centralità dei valori umanistici; e dunque – attraverso il filtro sportivo – dell’educazione linguistica e letteraria per la preparazione dei futuri operatori nel campo scolastico ed agonistico, dove appunto sembrava ancora carente una vera e propria cultura dello sport 12. Diversa era invece l’impostazione della materia, in quanto il volume romano comprendeva testi vari (in prosa e in poesia), relativi allo sport, risalenti ad ogni epoca; e comprendeva dunque alcuni classici greci e latini, ma anche scritti del Tre e del Quattrocento (mentre erano invece esclusi i prodotti di letterature straniere). E inoltre i brani erano ordinati dal curatore secondo alcuni percorsi tematici (Lo sport, L’atleta, La squadra, L’allenamento, Le gare, Gli spazi, La folla, I linguaggi, ecc.), preceduti da una breve nota introduttiva che richiamava anche altri testi non compresi nell’Antologia. Ne risultava dunque un coro a più voci, con la possibilità di intrecciare ulteriormente i percorsi già tracciati, al fine di dare una visione suggestiva e complessa della cultura sportiva intesa nel senso più ampio. Oltre che nell’università la scrittura sportiva ha contemporaneamente acquistato maggiore visibilità nel mondo dell’editoria scolastica e in particolare nelle collane di narrativa per i ragazzi. Progettata appositamente per la scuola 12 In altri ISEF italiani, con mezzi di fortuna, altri docenti di Lingua e letteratura italiana cercavano di imporre al loro insegnamento un taglio originale e comunque non estraneo agli interessi “sportivi” degli studenti. Un esempio di tale impegno è l’antologia di testi curata da Attilio Dughera e Marziano Guglielminetti (Torino, 1985), nonché il saggio di Giuseppe Antonio Camerino, Metafora di origine sportiva e letteratura italiana del Novecento, Roma, CISU, 1987. 289 Italies_23.indd 289 04/11/2019 15:05:44
Alberto Brambilla media inferiore è infatti la silloge Racconti di sport, curata da Alberto Brambilla (Mondadori, 1996), a cui farà seguito l’Antologia sportiva, a cura di Patrizia Azzani, Alberto Brambilla e Carlo Magni (Loescher, 2000). Entrambe le sillogi puntano sullo sport in primo luogo per recuperare l’interesse dei piccoli lettori, spesso affascinati dagli eroi degli stadi (per altro quotidianamente celebrati e spesso deformati dai mass-media), ma poco attratti dalle pagine scritte; e poi per cercare di costruire attraverso appositi percorsi – che traevano origine dai valori sportivi: lealtà, rispetto delle regole e degli avversari – dei principi educativi comunque condivisibili all’interno dell’offerta formativa. A monte di queste ultime esperienze, stavano naturalmente varie ragioni d’ordine generale, a cui qui possiamo solo accennare: come l’accresciuto interesse per lo sport (e in particolare il calcio, a seguito dei Mondiali italiani del 1990), diventato anche modello di comportamento e potente veicolo commer- ciale. In tale clima, presto degenerato in scandali legati al calcio scommesse o all’uso di sostanze dopanti, anche gli scrittori più attenti hanno guardato con maggior attenzione al fenomeno sportivo, individuando in esso la possibilità di recuperare i valori morali perduti, magari attraverso inedite soluzioni interpre- tative o di pura invenzione. Un ottimo esempio di questa mutata concezione dello sport – e di una conseguente maggiore libertà di scrittura – è rappresentato dal volume, di circa 500 pagine, Momenti di gloria. Un’Antologia di sport e letteratura (Milano, Leonardo Editore, 1991), progettata ed assemblata da Antonio D’Orrico, che presenta novità di rilievo. Innanzi tutto colpisce la critica radicale mossa alla logora (e mai risolta) questione del rapporto sport-letteratura, che D’Orrico reinterpreta e rivitalizza negando « ogni subalternità della letteratura nei confronti dello sport o viceversa », proponendosi invece « di fare un’antologia che abbia compiutezza letteraria e compiutezza sportiva ». Da qui discende la selezione operata dall’autore, che, se da un canto aggiorna notevolmente i testi novecenteschi proposti (per lo meno rispetto alle antologie precedenti), dall’altro sprovincializza con successo la nostra cultura letterario-sportiva, offrendo numerosi ed importanti esempi stranieri, in particolare statunitensi. Ormai la via era aperta a diverse soluzioni che negli anni seguenti avrebbero arricchito il panorama editoriale italiano, a sua volta caratterizzato dall’inva- sione di non pochi volumi a carattere sportivo, che poco alla volta avrebbero occupato una nicchia non trascurabile della produzione libraria. 290 Italies_23.indd 290 04/11/2019 15:05:44
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