SPAZIO E ORIENTAZIONE NELL'INTERAZIONE IN CO-PRESENZA
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
SPAZIO E ORIENTAZIONE NELL’INTERAZIONE IN CO-PRESENZA Adam Kendon [Traduzione italiana di Maria Graziano] Original title: “Space and orientation in interaction in co-presence” (1988) Comincerò con un’osservazione molto elementare: qualunque tipo di comportamento occorre in un mondo tridimensionale ed un qualunque tipo di attività richiede un certo tipo di spazio. Questa necessità comprende tre aspetti: primo, qualsiasi organismo che agisce necessita di uno spazio in cui possa compiere le sue attività, qualunque esse siano. Se un uccello deve costruire un nido, ci deve essere spazio disponibile su un albero o in un cespuglio o un buco nel terreno dove poterlo fare. Se un gatto vuole fare un pisolino, ci deve essere uno spazio dove possa stendersi nella posizione scelta. Secondo, gli spazi disponibili devono avere delle proprietà fisiche che consentano all’organismo che agisce di fare ciò che ha bisogno di fare: un gatto che cerca un posto dove dormire deve per lo meno avere una superficie solida su cui riposare – non può stendersi sull’acqua – e deve avere sufficiente spazio in cui riposare. Terzo, tuttavia, lo spazio di cui si necessita e le possibilità che esso offre di compiere un’azione deve anche essere in qualche modo distinto dagli altri spazi. Ci deve essere qualche modo attraverso cui l’organismo che agisce possa fare una distinzione tra lo spazio che è attualmente il suo spazio d’uso e il resto dello spazio, che è irrilevante. Questo perché ogni linea d’attività in cui un organismo è impegnato comporta una relazione altamente selettiva tra le azioni in cui è impegnato e l’informazione che proviene dall’ambiente circostante che, in un modo o nell’altro, è usato per svolgere quelle azioni. Ora, un organismo può attivamente scegliere ciò che è rilevante rispetto a ciò che non lo è, e così, a seconda di ciò a cui presta attenzione e a seconda dell’orientazione fisica e dei movimenti spaziali, si può osservare che l’organismo fa una differenza tra il suo attuale spazio d’uso e lo spazio irrilevante. Tuttavia, quando è possibile, sembra che si approfitti dei diversi aspetti dell’ambiente circostante, che sono quasi sempre presenti e che permettono di compiere il progetto che l’organismo intende iniziare. In altre parole, un organismo esercita un controllo su ciò che lo stimola, in parte ponendo attenzione alle varie cose in modo selettivo ed in parte selezionando gli spazi circostanti che, a causa delle loro caratteristiche fisiche, impediscono certi tipi di stimoli, ne consentono altri e, nello spazio stesso, rendono disponibile ciò di cui l’organismo ha bisogno.
2 Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza Ora poiché diversi tipi di attività implicano diversi tipi di relazioni tra lo spazio da tutti questi punti di vista, la natura dello spazio d’uso di un organismo varia a seconda di ciò che esso fa. Lo spazio d’uso del gatto mentre dorme nel suo cestino steso al sole davanti alla sua finestra preferita è molto diverso dal suo spazio d’uso mentre mangia e diverso anche da quello mentre siede davanti alla tana del topo in attesa che il topo esca. Similmente, lo spazio d’uso di chi siede alla scrivania davanti al computer è molto diverso dallo spazio d’uso della stessa persona che si alza dalla scrivania e sta in piedi davanti alla libreria in cerca di un libro. Un altro punto da tenere a mente è che le attività sono sempre organizzate gerarchicamente. Le singole azioni, gli eventi comportamentali che si susseguono attimo dopo attimo non sono solo concatenati insieme, l’uno dopo l’altro, ma avvengono sempre secondo un più ampio progetto. Allo stesso modo, lo spazio selezionato per compiere una sequenza d’azione, è selezionato in modo che i vari elementi all’interno del sistema d’azione nel suo complesso possano essere compiuti. Quindi, per un dato progetto si demarca un segmento dell’ambiente circostante e, per così dire, esso è preservato per tutta la durata del progetto, nonostante il fatto che non tutti questi segmenti di spazio possono essere utilizzati ad ogni stadio del progetto. Illustrerò ora questi punti in modo più specifico, passando dagli “organismi che agiscono” in senso generico agli esseri umani. Consideriamo qualcuno impegnato a guardare la televisione (diapositiva 1). Per fare ciò bisogna stabilire una situazione in cui una persona può restare comoda per un periodo di tempo relativamente prolungato e in modo da avere la visuale dello schermo della televisione sgombra. Dunque, per tutta la durata di quest’attività, la persona esigerà un posto dove porre il proprio corpo e stare comodo, uno spazio che gli permetta di mantenere un’orientazione verso il televisore adatta alle necessità della visione. Ne consegue che nell’ampio spazio in cui è posta la televisione, colui che la guarda, per tutta la durata di quest’attività, definisce attraverso il suo comportamento un segmento dell’ambiente circostante che, si potrebbe dire, è occupato o utilizzato per l’attività del guardare la televisione – e questo segmento dell’ambiente si estende dal posto in cui si è seduti, in una specie di cono più o meno stretto, fino alla televisione, forse un po’ oltre e forse un po’ più di quello che sarebbe necessario se gli occhi fossero focalizzati solo sullo schermo. Ora un tale spazio, a cui mi riferisco con il termine segmento transazionale, è creato ed è mantenuto solo per la durata di un dato progetto. Quando una persona cambia il progetto, il modo in cui si organizza rispetto allo spazio intorno a sé e il tipo di spazio richiesto per la linea d’attività in cui è impegnato cambiano. I cambiamenti spaziali ed orientazionali sono, per questa ragione, ottimi indizi per capire come le varie azioni nel flusso del
Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza 3 Dia. 1 Dia. 2 Dia. 3 Dia. 4 comportamento sono connesse. Quindi, come possiamo notare, quando chi guarda la televisione passa a fare qualche altra cosa (diapositiva 2), in questo caso la donna passa a dipingere o a colorare qualcosa su un foglio di carta davanti a lei, abbiamo un diverso tipo di organizzazione e un diverso tipo di segmento transazionale. È ovviamente comune in qualunque ambiente che diversi individui siano co-presenti. Il modo in cui si orientano e si dispongono nello spazio l’uno in rapporto all’altro riflette in modo diretto come possono essere reciprocamente coinvolti. Qui (diapositiva 3), qualcuno entra nella stanza e si dispone in modo che l’attività della prima persona diventa l’oggetto della sua attenzione, così come la televisione lo era stata per la persona di prima. Capiamo che è così dal modo in cui l’uomo ha disposto il suo corpo ed orientato le varie parti del corpo, soprattutto dal modo in cui ha orientato il viso, in modo da, per quanto possiamo vedere, focalizzare la sua attenzione visiva sulle attività delle mani della donna vicino a cui si è seduto. Qui, il segmento transazionale del secondo individuo racchiude ed include il primo individuo. Si noti, comunque, che il primo individuo non cambia la sua orientazione, né il modo in cui le sue mani sono rivolte verso il foglio che ha davanti, continua la sua attività e così mantiene il segmento transazionale che ha precedentemente stabilito. Quindi, sebbene possiamo dire che il secondo individuo ha stabilito
4 Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza un segmento transazionale che si sovrappone al segmento transazionale del primo individuo, il primo individuo non include il segmento transazionale dell’altro nel proprio. Qualche istante dopo, tuttavia, forse quando ha finito un particolare segmento del suo disegno, la donna cambia postura e orientazione ed ora include l’altro nel suo segmento transazionale (diapositiva 4). L’uomo include ancora la donna nel suo segmento transazionale. Così ora si includono a vicenda. Si noti, comunque, che ciò avviene in modo particolare, per costruire, cioè, un segmento transazionale condiviso, uno spazio comune, nel quale si possa svolgere un’attività comune – in questo caso uno scambio di enunciati verbali. Si noti che in questo caso possiamo vedere come lo spazio in comune tra i due è creato da una sorta di reciprocità della parte superiore del corpo e dell’orientazione della testa, ma questo serve anche a stabilire ciò che non è nello spazio comune. Gli stessi corpi dei partecipanti, dunque, possono essere utilizzati nel processo di costruzione e di mantenimento dei confini tra il mondo interno dell’impegno in corso, che si svolge tra loro due, e il mondo esterno, irrilevante, a cui essi non prestano attenzione. Notiamo, più genericamente, che quando le persone sono impegnate in una conversazione – ciò che Goffman ha chiamato “impegno diretto” (direct engagement) – tipico della “interazione focalizzata” – molto spesso iniziano una disposizione spaziale ed orientazionale particolare (diapositiva 5), una disposizione spaziale ed orientazionale mantenuta in comune in cui, attraverso il modo in cui i partecipanti sono orientati, mettono a disposizione uno spazio comune, interno, che è distinto dallo spazio esterno. Si noti che questa disposizione spaziale ed orientazionale è mantenuta nel tempo e ciò richiede la cooperazione di tutti i partecipanti. Essi collaborano per mantenere questa disposizione e, infatti, se si guarda un gruppo di questo tipo per un certo periodo di tempo è possibile vedere che se uno dei partecipanti cambia un po’ la sua posizione spaziale o l’orientazione, gli altri aggiusteranno la loro posizione spaziale e la loro orientazione per compensare, per così dire, in modo che la disposizione circolare che vediamo qui sia mantenuta. Le disposizioni spaziali ed orientazionali mantenute nel tempo in questa maniera, attraverso la cooperazione dei partecipanti, saranno chiamate formazioni. Ci sono, infatti, una serie di diversi tipi di formazioni che le persone creano usualmente, la loro organizzazione spaziale ed orientazionale differisce secondo il modo in cui il coinvolgimento dei partecipanti è organizzato – e dipende, ovviamente, dal motivo per cui i partecipanti si sono raggruppati. Alcuni dei diversi tipi di formazione che occorrono frequentemente saranno illustrati brevemente in seguito. La formazione caratteristica di una conversazione del tipo che
Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza 5 Dia. 5 abbiamo appena introdotto in cui, come abbiamo visto, i partecipanti si organizzano in modo che sia stabilito e mantenuto uno spazio transazionale comune, è stata definita formazione F (F-formation) e, come si può vedere dalla figura, possiamo distinguere vari spazi funzionali nel suo interno, spazi funzionali che, si potrebbe dire, sono “generati” dalla relazione sistematica degli individui che agiscono. Lo spazio comune interno, che qui chiamiamo spazio O, mantenuto grazie all’attiva collaborazione dei partecipanti, è lo spazio riservato alla principale attività dell’occasione, nel caso della conversazione lo scambio di enunciati organizzati intorno ad un tema comune. Questo spazio è circondato da uno spazio fatto a striscia, che qui chiamiamo spazio P, che è lo spazio in cui vengono collocati i corpi dei partecipanti ed anche le cose personali, come ventiquattrore, borse e simili, che sono normalmente trattate come se fossero in qualche modo parte della persona, sebbene fisicamente separate. Per diventare un membro di una formazione di questo tipo, bisogna trovarsi nello spazio P e se si arriva da fuori in una formazione già avviata e si cerca di unirsi, allora bisogna che i partecipanti lascino entrare colui che arriva in questo spazio. Essi devono cambiare la loro posizione per fare spazio a chi arriva. Possiamo fare alcune osservazioni interessanti circa il modo in cui, talvolta, un esterno cerca di avvicinarsi alle formazioni di questo tipo già esistenti, cerca di entrare e poi ottiene il permesso da coloro che sono all’interno per diventare un membro della formazione. Il nuovo arrivato è trattato come un partecipante
6 Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza Dia. 6. Spaziatura delle formazione F . Dia. 7. Una formazione-F con tre partrecipanti. Lʼuomo sulla sinistra è vicino alla formazione F e aspetta il momento per entrarvi. La sua posizione spaziale relativa (ed anche la sua orientazione verso la formazione) indica la sua inten- zione di prendere parte alla formazione F.
Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza 7 uguale agli altri nel procedimento solo quando riesce a posizionarsi in modo da condividere lo spazio P. Infine, c’è lo spazio circostante, di ampiezza indefinita, che si può considerare come uno spazio avente la funzione di una sorta di tampone tra la formazione F stessa e il mondo che sta al di là della formazione. Questo spazio è stato chiamato spazio R. Questo è lo spazio che, sebbene non usato direttamente per le attività dell’interazione, è comunque controllato attivamente dai partecipanti – ed è uno spazio a cui prestano attenzione anche i non-partecipanti. Questo spazio può essere stabilito considerando il modo in cui le diverse formazioni F, che si trovano all’interno dello stesso ambiente, si distanziano l’una dall’altra (diapositiva 6); attraverso il modo in cui i partecipanti alla formazione F osservano quello che succede lì vicino, ma non oltre questo spazio; e dal modo in cui coloro che sono esterni alla formazione si comportano quando entrano in questa zona. Per esempio, se un esterno prova ad entrare in una formazione in corso può spesso aspettare in questa zona, che così ha anche la funziona di vestibolo o di stanza degli ospiti (diapositiva 7). D’altra parte, se un esterno passa vicino ad una formazione F per raggiungere un altro luogo, e vi passa ad una certa distanza, è probabile che mostri il suo disinteresse per la formazione F, per esempio guardando altrove o abbassando la testa mentre passa. Ciò suggerisce anche che la formazione F esercita una sorta di “influenza” sullo spazio circostante, inoltre, questo ci fornisce ulteriori indizi riguardo all’ampiezza del così chiamato spazio R. La forma circolare della formazione F che vediamo nella diapositiva 8 - costruita per un particolare tipo di attività interazionale, in cui i partecipanti si scambiano enunciati, come una conversazione mediata in comune – è ampiamente riscontrabile dalle province degli altipiani della Nuova Guinea (diapositiva 9), al Giappone (diapositiva 10), per menzionare solo alcuni posti a caso. Ma, così come il tipo di attività interazionale contenuto nelle formazioni che vediamo nelle diapositive non è l’unico tipo di attività interazionale esistente, allo stesso modo, questo non è l’unico tipo di disposizione spaziale ed orientazionale mantenuta dalle persone. Le persone si raggruppano insieme per mantenere una varietà di molteplici progetti interazionali e le formazioni che essi avviano sono strutturate affinché i partecipanti siano alla pari. Si noti, nell’immagine delle province degli altipiani della Nuova Guinea, il tipo di disposizione spaziale ed orientazionale completamente diverso in cui sono disposti i due uomini a sinistra dell’immagine in cui uno aggiusta la parrucca all’altro. Nella formazione circolare di cui ho parlato bisogna notare che il segmento del mondo esterno allo spazio O che ciascun partecipante può guardare, se lo desidera, è diverso da partecipante a partecipante. Ciò normalmente accade quando ciò che conta per i partecipanti non si trova nel
8 Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza Dia. 8. Una formazione-F a Napoli. Ci sono quat- tro partecipanti ed un altro che sta nello spazio R. Abbiamo un ragrup- pamento di cinque persone allʼinterno del quale cʼè una formazi- one-F. Dia. 9. Una formazi- one-F con tre parte- cipanti alla destra. La diapositiva è stata scattata sugli altipiani della Nuova Guinea. Dia. 10. Una formazione-F in Osaka, Giappone. Tre formazione-F da tre diverse parti del mondo
Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza 9 Dia. 11. Formazione-F costituita da due persone che assumono una dis- posizione (arrangement) L. Formazione tipica per le conversazioni su argomenti “neutri”. Dia. 12. Formazione- F costituita da due persone che assumono una disposizione vis-a- vis. Formazione tipica per le conversazioni di tipo personale, come un saluto oppure una discussione su un futuro appuntamento. mondo esterno, ma tra di loro. Tali disposizioni sono tipiche delle conversazioni su argomenti non relazionate alle cose dell’ambiente circostante. Laddove, come in taluni casi, sono coinvolti diversi partecipanti, la disposizione tende ad essere circolare. Nelle conversazioni tra due sole parsone, quando l’argomento non si riferisce a qualcosa di concreto e presente nell’ambiente circostante, la disposizione tende ad essere a “forma di L” (diapositiva 11). In questo caso, come si può osservare, la parte dell’ambiente circostante verso la quale guarda ciascuno dei partecipanti, se guarda direttamente davanti a sé, è diversa. Quando ciò che conta per due persone è la relazione esistente tra loro, spesso possiamo osservare che essi assumono una disposizione in cui ciascuno è posto direttamente di fronte all’altro (diapositive 12, 18), come possiamo vedere anche, normalmente, quando le persone si salutano (diapositive 15-16). Normalmente, quando due persone si salutano e poi continuano a parlare di qualche cosa, si può vedere che cominciano a disporsi l’uno di fronte all’altro
10 Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza e poi si spostano in una disposizione ad angolo quando passano dal saluto alla conversazione. Questo si può vedere nella breve sequenza illustrata nelle diapositive 13-17 e nelle diapositive 18-20. Quando i partecipanti hanno un interesse comune per qualcosa che si trova nelle immediate vicinanze, ad esempio guardare un elefante allo zoo Dia. 18. RC (la donna con la maglietta bianca) sta di fronte a JF per chiedere quando deve tornare alla festa per prendere il suo bam- bino. Questo è un altro esempio della disposizione frontale che è spesso usata quando le persone parlano per decidere cosa fare lʼuna in relazione allʼaltra. Dia. 19. RC e JF cambiano la loro disposizione spaziale nel momento in cui cʼè una transizione verso un altro argomento di conversazione. Dia. 20. RC e JF mantengono una disposizione L mentre parlano del prezzo delle scarpe. Questo è un altro esempio dellʼuso della disposizione L , caratteristica delle conversazioni su argomenti “neutri”.
Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza 11 Dia. 13. “BS” (lʼuomo a sinistra) an- nuncia la sua intenzione di fare un saluto a “AF” (lʼuomo a destra con la camicia a righe ). Dia. 14. BS e AF si avvicinano e sono pronti per stringersi la mano. Dia. 15. BS e AF si stringono la mano. Notate come i loro corpi sono disposti lʼuno di fronte allʼaltro. Una disposizione tipica per il saluto ed anche per le occa- sioni in cui lʼargomento della conversazi- one è il rapporto personale. Dia. 16. BS e AF stanno ancora nella disposizione vis-a-vis mentre continuano a scambiarsi informazioni personali. Dia. 17. BS e AF conversano di altri argomenti. Adesso stanno insieme in una disposizione L, tipica per le conversazioni in cui lʼargomento è “neutro” - come una discussione sul tempo o qualsiasi altro argomento che non riguarda il rapporto personale dei partecipanti.
12 Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza Dia. 21. Persone che stanno insieme fianco a fianco men- tre guardano un elefante allo zoo di Philadelphia. Dia. 22. Altri esempi della disposizione fianco a fianco. Qui le persone stanno guar- dando una partita di baseball. Notate come in questi casi la parte del mondo che si trova al di là della formazione e verso la quale guardano tutti i partecipanti è uguale per ciascuno di essi. Dia. 23. Qui i partecipanti stanno parlando di un ani- male che si trova nellʼaia. In questa disposizione abbiamo un compromesso tra quella fianco a finaco e la disposizione circolare.
Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza 13 (diapositiva 21) o guardare una partita di baseball (diapositiva 22), allora, ovviamente, si disporranno in modo da occupare lo stesso segmento di ambiente – ed abbiamo la cosiddetta disposizione fianco a fianco. Naturalmente, laddove le parti devono anche parlare, e ci sono più di due persone, si può raggiungere una sorta di compromesso tra la forma fianco a fianco e quella circolare, dando vita ad una specie di ferro di cavallo (diapositiva 23). Negli esempi mostrati finora i partecipanti sono potenzialmente pari. Cioè, quando i partecipanti si organizzano in questi modi, hanno lo stesso diritto di partecipazione, anche se non esercitano tale diritto. Tuttavia, in molti incontri non è così, alcuni partecipanti hanno diritti diversi rispetto agli altri e ciò si riflette anche nella disposizione spaziale ed orientazionale. Per ovvi motivi, se tutti i partecipanti devono rivolgere l’attenzione ad un’unica persona ma il comportamento di quella persona è diverso da quello degli altri, allora si crea una separazione nello spazio tra i partecipanti, che riflette il tipo di interazione che ne deriva come, per esempio, nell’interazione insegnante- studente, a noi così familiare (diapositive 24, 25), o nelle situazioni in cui una persona è l’attore e gli altri il pubblico (diapositiva 26). Come Goffman (1963) ci ha mostrato molto tempo fa, le persone interagiscono in molti modi, molti dei quali possono non comprendere affatto la conversazione. Tuttavia, in questi casi, possiamo vedere che la disposizione spaziale che le persone creano - la formazione, la struttura dei raggruppamenti – deriva in modo significativo dal tipo di coinvolgimento che l’uno ha verso l’altro. Quindi, qualche volta le persone restano insieme, pur formando raggruppamenti distinti, per nessun’altra ragione che quella di riposare dopo un pasto proprio nello stesso momento o di essere in attesa di fare qualcosa tutti insieme ma, in quel momento, non sono impegnati insieme in altri modi. Ciò può dar origine ad un assembramento di persone in cui non possiamo distinguere nessuna formazione, nel senso di un modello di spazio comune condiviso da tutti (diapositiva 27). Un altro tipo di raggruppamento, che ha una formazione specifica e che spesso rivela la relazione sociale tra i partecipanti attraverso la relativa centralità della posizione e la relativa prossimità dei partecipanti, è la disposizione del gruppo fotografico (diapositiva 28) – un tipo di raggruppamento umano altamente specializzato che presumibilmente esiste solo da quando sono apparse le macchine fotografiche. Un altro tipo di formazione che possiamo riconoscere è quello che si crea quando tutti i partecipanti fanno qualcosa all’unisono. Varie forme possono essere osservate qui, di cui quella della marcia di una banda militare (diapositiva 29) è un tipo molto noto. Inoltre, possiamo fare un utile confronto tra lo stare in coda o in fila (diapositiva 30) e la linea di partenza di una corsa (diapositiva 31). In entrambi i casi i partecipanti sono tutti dediti allo stesso risultato, un risultato che può essere raggiunto solo separatamente da ogni individuo e non è condiviso. Nella
14 Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza Dia. 24. La dispo- sizione tipica per una lezione. I diritti alla partecipazione non sono uguale per tutti. Di solito tale inugua- glianza è riflessa nella disposizione spaziale del raggruppamento. Dia. 25. Unʼaltro esempio che mostra la disposizione spaziale tipica in un ragrup- pamento in cui i diritti alla partecipanzione non sono uguali. Una lezione di ʻHula-Hulaʼ per i turisti alle Hawaii. Dia. 26. Qui la persona con la chitarra ha il diritto di fare “dis- corsi” lunghi, gli altri hanno il diritto di as- coltare e di applaudire. Ancora vediamo come la disposizione spaziale riflette questa differen- ziazione.
Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza 15 Dia. 27. Un raggruppa- mento senza formazione. Notate come nussuno ha un “segmento transazionale” in comune con un altro. Dia. 28. Gruppo fotografico. Dia. 29. Una parata militare. Un altro tipo di formazi- one in cui i partecipanti agiscono allʼunisono e mantengono una spaziatura particolare che è specificata in anticipo. Dia. 30. Una coda. Questo tipo di formazione si vede quando tutti vogliono fare la stessa cosa, ma questa cosa deve essere fatta “a turno”. Quattro diversi tipi di raggruppamenti.
16 Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza Dia. 31. Disposizione tipica alla partenza di una corsa. corsa tutti vogliono vincere, e alla partenza a tutti è data la possibilità di farlo ma vincere, a differenza di comprare un biglietto o di salire su un autobus, è qualcosa che solo una persona può fare. Il carattere decisivo del risultato di una corsa, confrontato con l’organizzazione a turno dello stare in coda, si riflette in modo preciso nella differenza della disposizione spaziale ed orientazionale che può essere osservata in questi due casi. Ciò che ho delineato qui si riferiva al modo in cui le persone si organizzano in base ai loro progetti interazionali quando si trovano in contesti che non limitano il modo in cui possono disporsi. Tuttavia, come ho detto all’inizio, l’ambiente circostante è altamente strutturato – è pieno di diverse superfici, barriere, mobili, corridoi o passaggi di ogni tipo. Questa strutturazione ambientale in parte vincola i tipi di formazione dei raggruppamenti che possono occorrere ma, ovviamente, l’ambiente stesso è strutturato dalle persone in modo da incontrare i loro bisogni interazionali. La disposizione dei mobili, disposti in vari modi, fornisce un tipo di impalcatura permanente per le occasioni interazionali e, ad un certo livello, svolgono il compito di definire i confini che negli ambienti non strutturati è svolto dal corpo de partecipanti. Tuttavia, spesso le caratteristiche fisse dello spazio non possono essere cambiate facilmente, i vari tipi di interazione possono dover aver luogo in circostanze che stabiliscono limitazioni alla sua organizzazione. Se vogliamo capire come la strutturazione dello spazio può limitare i partecipanti (ad esempio in molti posti di lavoro li limita a causa di certi aspetti del lavoro che devono svolgere) ed ha un impatto sull’organizzazione dell’interazione, bisogna avere un’idea più completa dei modi in cui le persone utilizzano lo spazio, l’orientazione del corpo e la posizione come mezzi attraverso cui strutturare l’attenzione dell’incontro sociale - ed è su questo che ho cercato di attrarre l’attenzione.
Spazio e orientazione nellʼinterazione in co-presenza 17 Nota bibliografica Questo articolo deriva da una conferenza presentata ad una riunione dellʼ American Anthropological Association nel 1988 che non è mai stato pubbli- cato. Per una rassegna sullʼargomento trattato qui si veda: Goffman, Erving (1963). Behavior in public places. New York: Free Press. Trad. It.: Il comportamento in pubblico. Torino: Giulio Einaudi, 1971/ 2003 Kendon, Adam (1990). “Spatial organization in social encounters: the F- formation system.” Chapter 7 in Conducting Interaction. Cambridge: Cambridge University Press, pp. 209-237. Kendon, Adam (1992). “The negotiation of context in face-to-face interac- tion.” In Alessandro Duranti e Charles Goodwin (a cura di) Rethinking context: Language as an interactive phenomenon. Cambridge: Cambridge University Press, pp. 323-334. Tad. It. di Maria Graziano: “La negoziazi- one del contesto nellʼinterazione faccia-faccia.” Vedi la dispensa per il corso. Kendon, Adam (2004). “Il ruolo del comportamento visibile nellʼorganizzazione dellʼinterazione sociale”. Trad. It. di Maria Graziano, con alcune modifiche, di “The role of visible behaviour in the organization of social interaction” in Mario von Cranach and Ian Vine (a cura di) Social communication and movement: Studies of interaction and expression in man and chimpanzee. London: Academic Press, 1973, pp. 29-74. Vedi la dispensa per il corso. Diapositiva 12 origine ignota. Diapositive 26 e 27 di Paul Byers. Tutte le altre immagine © Adam Kendon.
Puoi anche leggere