SEMIOTICA 2020-21 PROF. ILARIA TANI - Facoltà di Lettere e Filosofia

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SEMIOTICA 2020-21

PROF. ILARIA TANI
De Mauro
Principi differenziali e proprietà delle
                 lingue
Parole e memoria
• La nostra esistenza è compenetrata di parole e «ogni parola ci lega
 alla storia»: rapporto parole-memoria.

• Albert Einstein (Come io vedo il mondo, 1934, tr.it.1955): «La maggior
 parte di quanto sappiamo e crediamo ci è stata insegnata da altri per
 mezzo di una lingua che altri hanno creato. Senza la lingua la nostra
 capacità di pensare sarebbe assai meschina e paragonabile a quella
 di altri animali superiori».

• Parole e corporeità (Gianni Rodari): «Non solo la voce ma tutto il
 nostro parlare e capire e sapere una lingua affonda le sue radici in
 tutto il nostro corpo» e tuttavia lo trascende.

• Memi: unità funzionali della memoria, private e collettive.
Parole ed esperienza
• Lieberman, Uniquely Human, 1991

• Parlare un linguaggio fa parte di una forma di vita (Wittgenstein, Ricerche
 filosofiche, 1953, §23: giochi linguistici):
  «Considera la molteplicità dei giuochi linguistici contenuti in questi (e in altri) esempi:
  Comandare, e agire secondo il comando-
  Descrivere un oggetto in base al suo aspetto o alle sue dimensioni-
  Costruire un oggetto in base a una descrizione (disegno)-
  Riferire un avvenimento-
  Far congetture intorno a un avvenimento-
  Elaborare un’ipotesi e metterla alla prova-
  Rappresentare i risultati di un esperimento mediante tabelle e diagrammi-
  Inventare una storia; e leggerla-
  Recitare in teatro-
  Cantare in girotondo-
  Sciogliere indovinelli-
  Fare una battuta; raccontarla-
  Risolvere un problema di aritmetica applicata-
  Tradurre da una lingua in un’altra-
  Chiedere, ringraziare, imprecare, salutare, pregare…
• Ascolto delle espressioni come segni globali nell’infans
  • Jean Piaget (1896-1980)
  • Jaques Mehler (1936-)

• Comprensione
  • Pagliaro (1898-1973)
  • Prieto (1927-1995)
  • Grice (1913-1988)

• Enunciazione
  • Benveniste (1902-1976)
  • Culioli (1924-2018)

• Educazione linguistica alla scrittura e alla lettura
Area di Broca e di Wernicke
• Area di Broca (1824-1880). Area della corteccia cerebrale che governa il
 linguaggio. Una lesione in quest’area compromette la capacità di
 produrre frasi dotate di struttura grammaticale complessa. il linguaggio
 si riduce a parole isolate e a frasi brevi (stile telegrafico). Spesso sono
 presenti deficit articolatori, la persona si accorge delle sue difficoltà
 comunicative (Afasie di produzione).

• Area di Wernicke (1848-1905). Area del lobo temporale con funzione di
 regolazione e autoregolazione, autopercettiva e motoria, presente solo
 negli umani. Una lesione in quest’area compromette il senso logico e la
 comprensione linguistica, ma l’eloquio resta abbondante e fluente, con
 una prosodia e una articolazione relativamente normale; la sintassi
 risulta però sconnessa e fortemente indebolita la capacità semantica.
 Spesso la persona con questo tipo di afasia non si rende conto delle
 sue difficoltà (Afasie di comprensione).
Complessità del linguaggio verbale
• Il linguaggio è un calcolo (una combinatoria)?
    Cfr. Noam Chomsky: il linguaggio come uso infinito di mezzi finiti (Humboldt)
    • Linguistica cartesiana, 1966
    • Grammatica generativo trasformazionale, 1970
    • Le strutture della sintassi, 1970

• Logos: capacità di ragionamento e calcolo ma anche linguaggio, parola
mégiston semeion (massimo segno) (Melisso di Samo).

• Il linguaggio è un istinto naturale (Lenneberg, Biological Foundations of Language,
  1967; Pinker, L’istinto del linguaggio, 1994) o una capacità storica e culturale
  (Aristotele: zoon politikon)?

• È interazione (prassein) oppure azione (poiein)? L’azione richiede una tecnica (tékhne)
  e produce qualcosa di nuovo (Pagliaro: il linguaggio è una «semiotica […] condizionata
  da una tecnica funzionale […], la lingua»).

• In che rapporto sta con la conoscenza (cioè con la categorizzazione)?
   • Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, 1921-22 – positivismo logico
   • Pagliaro: i significati delle parole sono valori «saputi».
Proprietà costitutive di ogni semiosi

1. Produzione e riconoscimento di segnali.
 Segnale = collegamento tra una variazione dello stato fisico (‘espressione’) e un
 contenuto (‘senso’)
 Segno = schema di persistenza, schema astratto di identificazione e d’ordine

 Per funzionare un segnale deve essere identificabile come quel segnale.
 «Condizione profonda di ogni semiosi è la capacità di isolare nel perenne
 fluttuare e divenire degli esseri e dell’ambiente le proprietà più stabili, gli
 schemi di persistenza e di identificazione che si incarnano nel concreto ma
 non si esauriscono in esso e con esso: a tali schemi le totalità concrete, in
 sé irripetibili, sono riconducibili per essere identificate, ricordate e se
 necessario imitate e replicate. È a questi livelli profondi che nasce la
 necessità della mediazione astratta, cioè la necessità della elaborazione di
 generalità astratte che condensino (e guidino?) le percezioni e consentano
 di conoscere, riconoscere, operare e, insomma, vivere e convivere con il
 concreto […], la forma dello schema non può non essere dipendente nel più
 alto grado possibile dalle modalità con cui l’oggetto è percepito e si
 presenta» (De Mauro, 48-49).
Il linguaggio è una forma di interattività semiotica

  «parole e frasi […] non sono segni o segnali qualsiasi […] ma non possono
  non essere anzitutto segnali che rendono manifesti i segni verbali che
  abbiamo in mente sia come produttori di espressioni o come ascoltatori o
  lettori sia in quanto siamo impegnati in un colloquio interiore. Parlare
  significa sempre e comunque progettare o intendere segni, dotati di una
  faccia esterna, a cui gli Stoici antichi prima, poi Saussure e la linguistica
  moderna hanno dato il nome di ‘significante’ (per i filosofi greci semainon) e
  dotati di una faccia interna, che ne è il contenuto e che diciamo ‘significato’
  (per i filosofi greci semainomenon)» (De Mauro, 2002: 42-43).

Riconoscere nel linguaggio una semiosi significa sottrarsi alla rigida
alternativa tra teoria e prassi, conoscenza e azione:

  «la semiosi si installa in un suo spazio specifico. Ogni semiosi presuppone e
  trasferisce ma anche elabora conoscenza; e in ciò e con ciò presuppone e
  determina azioni e interazioni tra i partecipi della semiosi. Si connette
  all’ambito del conoscere e a quello dell’agire senza dissolversi nell’uno o
  nell’altro» (ivi, 44).
Entità concrete e schemi
Saussure: davanti al fluire ininterrotto di concreti atti di parole, ciascuno
 infinitamente diverso dagli altri, sia la produzione che la ricezione di
 qualunque atto espressivo come quello, con quel senso sono possibili
 solo in quanto sia il produttore che il ricevente mediano il rapporto con
 quell’atto concreto attraverso classi o schemi astratti.

Le classi fungono da schemi regolativi: regolano l’attività comunicativa,
 cioè la produzione e la ricezione di segnali.
Parole e Langue

   Fonia
(fonazioni)                                          significante

                                                                     segno

   Senso                                               significato
(significazione)

   Parole                                                   Langue

 Cfr. Prampolini, Ferdinand de Saussure, Carocci, 2013:52
Segno e segnale

    Significato
----------------------
    Significante

                                 Senso
                         ------------------------
                              Espressione
                            (fonia, fonazione)
2. Quattro dimensioni del segno

Charles Morris (1901-1979)
• Semantica: collegamento tra il segno e i sensi particolari che possono
  raccogliersi nel suo significato

• Sintattica: collegamento tra la forma del segno e le forme degli altri
 segni dello stesso linguaggio

• Pragmatica: collegamento tra il segno e le interazioni mediate dai
 segnali

• Espressiva: collegamento tra il segno e i materiali che danno corpo al
 suo significante
3. Funzioni del segno

Karl Bühler (1879-1963): Teoria del linguaggio, 1934

• Funzione denotativa o rappresentativa: un segnale denota qualcosa,
 una situazione, un fatto

• Funzione di appello: un segnale è rivolto a un destinatario

• Funzione espressiva: un segnale manifesta il parlante

• Funzione sistemica: un segno entra in relazione con altri segni di un
 sistema.
Atto di produzione di un segnale = enunciazione, acte de parole
(Saussure), speech act (Austin); il prodotto dell’enunciazione è
l’enunciato (sema).

Sul piano della forma (lingua) il corrispettivo dell’enunciato è la frase
(possibile sequenza linguisticamente ordinata di parole).

Anche la frase presenta 4 dimensioni (semantica, sintattica, espressiva
e pragmatica), e risponde, come gli enunciati, alle funzioni di
rappresentazione, di appello e di espressione.
La lingua come semiotica
              a segni articolati e non articolati
Il carattere articolato del segno linguistico è stato messo a fuoco molto
presto nella tradizione occidentale.
Aristotele: possibilità di scomporre il segno linguistico (enunciato) in
parti dotate di significato, ma anche di scomporre il significante
(grammata, ‘lettere’, ‘fonemi), mentre i segnali degli animali sembrano
funzionare globalmente (la ricerca del Novecento ha poi dimostrato che
anche alcuni animali producono linguaggi articolati).

André Martinet (1966) ha individuato nella «doppia articolazione» un
tratto specifico del linguaggio umano, da cui dipende la possibilità di
produrre un numero illimitato di frasi:
  • unità di prima articolazione: monemi (o morfi o morfemi) (basi lessicali, prefissi,
    suffissi, morfemi grammaticali)
  • unità di seconda articolazione: fonemi, non dotati di significato ma distintivi di
    significato (I fonemi vengono individuati attraverso la segmentazione e le prove di
    commutazione (es.: /t/ vs /d/ vs /p/).
• Segni articolati: raggruppamenti di un numero limitato di unità di base
 (proprietà linguistica condivisa da cifrazioni e calcoli).

• Raggruppamenti = disposizioni con ripetizione

Combinatoria: dato un numero n di unità di base, il calcolo
combinatorio consente di calcolare quanti sono i possibili
raggruppamenti (disposizioni con ripetizione) a k posti, cioè capaci di
contenere k volte le repliche delle n unità.

• Formula per il calcolo delle disposizioni con ripetizione: nK

• Nelle lingue il numero di raggruppamenti è potenzialmente infinito,
 conseguenza della natura combinatoria dei sistemi dotati di doppia
 articolazione.
• I fonemi si raggruppano in sequenze a k posti (dove k oscilla tra 1 e
  un numero non ben precisabile)
        In   italiano  n    =    30,          k    =     1,2,3…29        (o,    ho,
ciclopentanoperidrofenantrene).

• Anche i raggruppamenti delle parole nelle frasi sono disposizioni con
 ripetizione (ricorsività)
  • Carla è andata da Maria / Maria è andata da Carla / Maria è andata da Carla, che
    non poteva muoversi da casa

  • Cfr. 15 / 51 / 151 / ecc.

Le semiotiche a segni articolati hanno carattere combinatorio

Nelle semiotiche non articolate, un segno si oppone a un altro nella sua
globalità: ad es. le unità di base della cifrazione araba (0-9) non
possono essere ulteriormente scomposte, ciascuna si oppone alle altre
nella sua globalità.
Ridondanza

Nella comunicazione è ridondanza tutto ciò che non serve a distinguere
e individuare una entità rispetto alle altre (De Mauro 2002: 58).

Nella lingua il numero di fonemi e la lunghezza delle parole sono
sovrabbondanti ai fini della distinzione di significati.

La ridondanza mostra l’importanza della doppia articolazione.

Ogni lingua pertinentizza un numero ridotto di classi di suono (fonemi):
circa una trentina, ma il nostro apparato fonatorio può produrre circa
settecento profili fonici (Paul Passy), che offrono dunque un vastissimo
magazzino di possibilità.
Sul piano fonologico le D’ possibili risultano dalla sommatoria di una
 serie di potenze di 30 (301+302+303+304…308+309): centinaia di
 miliardi di disposizioni possibili.

Se n = 30 (numero delle unità di base, fonemi)

30 sono le disposizioni a 1 posto (a, o, d’)

900 (302) le disposizioni a 2 posti (se, tu, là)

27.000 (303) le disposizioni a 3 posti (lui, lei, per, fra)
> molte disposizioni restano inutilizzate: *aba, *aca*, *apa, ecc.
 (ridondanza di norma).
Ecc.

Disposizioni non utilizzate a 5 posti: *craca, *traca, *tarca, *craba ecc.
• Ridondanza morfologica sistemica

La massa dei morfemi lessicali è ipertrofica rispetto alle necessità
 dell’uso. Sarebbero sufficienti per esprimersi e capirsi alcune decine
 di migliaia di parole. L’offerta dei lessici delle lingue di cultura è
 infinitamente più ampia
 il vocabolario fondamentale (circa 2000 parole) copre il 90% delle
 occorrenze;
 altre parole di alta frequenza coprono circa il restante 8%;
 il vocabolario comune (circa 40.000 parole) copre circa il 2-3%.
• Ridondanza semantica
La massa dei morfi presenta fenomeni di ipertrofia onomasiologica:
 micio e gatto, viso e faccia, cadere e cascare, cavallo - baio -
 destriero

• Ridondanza sistemica dei morfi operatori (sincategorematici)
 se, nel caso in cui, nella misura in cui, allorquando
 quando, nel momento in cui, allorché

• Ridondanza morfologica sintagmatica o lineare
 il plurale/singolare del soggetto è rimarcato nel sostantivo,
 nell’articolo, nel verbo, nell’aggettivo
 la ridondanza è un indicatore di sintagmaticità, di coesione.
Perché non rinunciare a 2/3 dei fonemi e accontentarsi di significanti a
 6 posti?

Sul piano materiale, significanti più brevi (economici) sarebbero esposti
 al rischio di fallimento della comunicazione (a causa del rumore). La
 ridondanza consente realizzazioni fonetiche rilassate.

Sul piano formale, una maggiore economicità del sistema ridurrebbe le
 possibilità di espansione del sistema stesso: la ridondanza permette
 anche la formazione di parole nuove.
L’articolazione non è però un tratto esclusivo del linguaggio verbale
umano.

  Nel mondo umano altre semiotiche si basano sull’articolazione (cifrazioni
  numeriche).

  La zoosemiotica ha mostrato la presenza del tratto articolatorio anche in
  alcuni linguaggi animali: api, cetacei, i cui segno sono scomponibili in parti.

E nel linguaggio umano non tutto è articolato

  variazioni prosodiche soprasegmentali, interiezioni (cfr. Remmio Palemone, I
  sec. D.C.), fonosimbolismi (posti però ai margini del sistema fonematico
  delle lingue).

  La loro presenza impedisce comunque di ridurre la lingua a un’aritmetica, a
  qualcosa di decifrabile e calcolabile sempre allo stesso modo e
  analiticamente.
La lingua non è un calcolo
Diversamente dalle cifre dell’aritmetica è impossibile ridurre i vocaboli di una
lingua a un numero chiuso di unità di base per generare tutte le altre. I morfi di
una lingua costituiscono un insieme numericamente indefinito, aperto e
      oscillante
   •   Suffissazione per la formazione di avverbi deaggettivali (-mente)
       non analogica (*pocamente, *cattivamente ecc.)
   •   Produttività di suffissi aggettivali -ico, -oso (benef-ico, munif-ico, glori-
       oso,vent-oso, gol-oso ecc.) che potenzialmente ampliano all’infinito la
       lista degli aggettivi
   •   Produttività di schemi di formazione di verbi: in + sostantivo+ -are
       (insediare, instaurare, insinuare, inscenare, intubare, ecc.)
   •   Possibilità di formare parole composte (guastafeste, portacenere,
       portachiavi, rompighiaccio ecc.); espressioni polirematiche (scala
       mobile, pentola a pressione, veder rosso, bestia nera) (che però la
       norma accetta solo con parsimonia)
   •   Regole di restrizione tendono comunque a escludere il cumulo degli
       elementi di composizione e dei suffissi.
Ciascun morfo di una lingua può avere una pluralità di sensi diversi
 (polisemia) e ammette una pluralità di sinonimi (indeterminatezza
 semantica).
 Il vocabolario di base contiene un gran numero di parole
 polisemiche

  Es.: diverso = «non simile»/«parecchio»;

casi di enantiosemia:

  Es. fondere una campana = distruggere/creare una campana:
      affittare = dare/prendere in affitto.

Dunque, non si dà corrispondenza biunivoca tra significati e
 significanti: una stessa parola può avere diversi significati (es.,
 omonimi assoluti: canto, rombo, lega; boa); uno stesso oggetto
 può avere diversi significanti (es.: geosinonimi).

 Si distingue perciò
    • una direzione onomasiologica (nomi diversi per una stessa cosa: sinonimi).
    • una direzione semasiologica (sensi diversi per una stessa parola: omonimi)
Nelle lingue anche        le   regole   sintattiche   sono   esposte     alla
 indeterminatezza

Es.: il costrutto da+ varia al variare dei verbi: vengo da te; parto da
 Roma.

Nelle lingue le valenze sintattiche e semantiche dei costrutti variano al
 variare dei tempi, delle persone e delle situazioni con-testuali. La
 sintassi di una lingua non è né semanticamente né pragmaticamente
 cieca.

 La lingua è una complicata algebra antialgebrica.
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