ASSOCIAZIONI CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI
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ASSOCIAZIONI CRISTIANE Sede Provinciale LAVORATORI ITALIANI Proposte delle Acli milanesi per Dpef e Finanziaria 2008 Milano, 9 luglio 2007 Introduzione di Gianni Bottalico Presidente provinciale Acli milanesi Ci è sembrato importante promuovere questo dibattito, nonostante siamo in piena estate, per la disponibilità manifestataci dall'amico Giorgio Benvenuto, quando il 14 giugno scorso, con la presidente della Fap Carla Dell'Orto gli consegnammo le 5000 firme raccolte tra gli aclisti e simpatizzanti per sollecitare il Governo ad intervenire sui meccanismi di rivalutazione delle pensioni. Abbiamo pensato di ampliare lo spettro della discussione a tutte quelle tematiche che riguardano il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria presentato dal governo lo scorso 29 giugno, e pensiamo in tal modo di inserire anche la voce delle Acli milanesi nel dibattito che accompagna la definizione della prossima legge finanziaria. Oggi non riusciremo ad affrontare che una piccola parte dei temi che riguardano le direttrici della politica economica e sociale del prossimo futuro. Ma credo che sia opportuno ripartire da questi temi in un periodo nel quale le discussioni politiche si sviluppano più sulle leadership, presenti e future, che su diverse piatteforme programmatiche. Ed un periodo in cui il dibattito sui costi della politica finisce per aumentare lo scontento e la disillusione dei cittadini, i quali sperimentano una realtà molto diversa da quella rappresentata dalle discussioni politiche, economiche, sociologiche. Una realtà caratterizzata dall'aumento dell'insicurezza, non solo rispetto all'ordine pubblico, ma soprattutto rispetto all'avvenire, al lavoro, alla certezza di un reddito, alle prospettive di vita dei giovani. Rispetto a queste preoccupazioni, che sono le preoccupazioni che anche le Acli raccolgono nei propri Circoli e attraverso i propri servizi, vorrei richiamare alcuni temi a cui è rivolta particolarmente la nostra attenzione. Famiglia Veniamo da un periodo in cui si è parlato molto di politiche per la famiglia. Nei mesi scorsi noi avevamo sottolineato il rischio di una discussione ideologica e allo stesso tempo passeggera e superficiale. Pertanto, ci fa particolarmente piacere ritrovare nel Dpef due dei cardini che avevamo indicato nel nostro documento sulla famiglia: il lavoro e la casa. I bassi salari e la discontinuità del reddito causato dalla precarietà del lavoro costituiscono i problemi principali per le famiglie. In molti casi frenano la costituzione di nuovi nuclei familiari e la possibilità di avere dei figli. Siamo, infatti persuasi, che solo se l'insieme delle politiche generali (che riguardano l'economia, lo sviluppo, il lavoro, l'accesso al credito ecc.), non genera delle conseguenze negative sulla famiglia, allora risultano avere una qualche efficacia anche gli interventi mirati delle politiche familiari. Mentre nel Dpef si notano interessanti enunciazioni di impegno per l'aumento degli assegni familiari, per il ritocco in meglio delle aliquote fiscali per le famiglie di reddito medio-basso e si delinea una sorta di “imposta negativa” per estendere alcune agevolazioni agli incapienti, si deve però prendere atto che non si è ritenuto di prendere in considerazione il metodo del “quoziente familiare”. Casa Per quel che concerne la casa, è significativo che il governo si prefigga l'obiettivo di iniziare, a partire dal prossimo anno, a ridurre l'Ici sulla prima casa. Questo intervento però deve essere accompagnato Via della Signora 3 20122 Milano - telefono 027723222 - Fax 02780968 www.aclimilano.com - mail segreteria@aclimilano.com
ASSOCIAZIONI CRISTIANE Sede Provinciale LAVORATORI ITALIANI da una politica abitativa degna di questo nome. Da ormai quasi un decennio si è consolidata nel paese una tendenza all'innalzamento del costo degli alloggi, nel quadro della comparsa di una più ampia bolla immobiliare, alla cui formazione non sono state certo estranee la crisi della new economy e le colossali truffe finanziarie a danno del risparmio famigliare, costituite tra l'altro dai bond argentini, Parmalat e Cirio. Occorre affrontare, con più efficacia, il problema delle dinamiche finanziarie connesse all'acquisto di un'abitazione che in misura sempre meno sostenibile impegnano e vincolano per decenni le risorse delle famiglie dei ceti popolari per l'acquisto di un bene primario. Tra le misure che ci segnala il CCL, tramite il presidente Enrico Lupatini e il presidente di Federabitazione Alessandro Maggioni, è da ricordare anche che il settore della cooperazione abitativa sollecita interventi sulla tassazione delle aree destinate ad alloggi sociali e sull'Iva per servizi e costruzioni. Inoltre, risorse finanziarie e cubature edificabili per una nuova offerta di alloggi sociali, potrebbero essere ricavate da una valorizzazione programmata del patrimonio residenziale trasferito alle regioni. Con tali risorse si potrebbe puntare alla ricostituzione di un patrimonio di alloggi sociali. Per fronteggiare l'emergenza abitativa nel Paese, andrebbero previsti almeno centomila alloggi in locazione a canone calmierato, promuovendo gli investimenti privati con un mix di incentivi urbanistici, fiscali, finanziari. Non dimentichiamo che un patrimonio con tali caratteristiche ha storicamente svolto un importante ruolo di calmierazione del mercato e di riserva di alloggi per gli Enti Locali per garantire soluzioni provvisorie alle famiglie sfrattate. Per quel che riguarda l'incentivazione degli affitti è apprezzabile il proposito del Dpef di prendere in considerazione una revisione dei redditi da locazione nel quadro più ampio della riforma della tassazione dei redditi da capitale. Lavoro Per le Acli il tema del lavoro riveste un'importanza centrale. Ce ne parlerà tra poco il nostro responsabile Marzorati. Mi limito ad osservare che consideriamo molto positivamente i due obiettivi espressi nel Dpef, il tema della sicurezza sul lavoro, della prevenzione delle morti e degli infortuni sul lavoro e il riconoscimento del primato del lavoro a tempo indeterminato sulle altre tipologie contrattuali, considerato come forma normale e obiettivo a cui tendere non solo per la sicurezza del lavoratore ma anche come punto di forza del nostro sistema economico. Tali affermazioni sono importanti anche rispetto a recenti iniziative della Commissione Europea, che rischia, ancora una volta, di apparire più sensibile alle pressioni delle lobby che ai problemi dei cittadini. Mi riferisco, in particolare al recente documento del commissario agli Affari Sociali, l'ex premier ceco Vladimir Spidla, sulla cosiddetta flexicurity, cioè sulla combinazione di flessibilità e sicurezza nei mercati del lavoro dei Paesi europei. Certo anche in Italia è urgente mettere in campo nuove risorse per la formazione e riqualificazione dei lavoratori, per il sostegno al reddito nei periodi di ricerca del lavoro, ma tutto ciò non può essere accompagnato da una generale riduzione delle garanzie di tutti i lavoratori, come auspicato da Bruxelles. Come abbiamo affermato in un documento del nostro Consiglio Provinciale, gli interventi a sostegno dei normali lavoratori flessibili (che sono quelli che svolgono un lavoro subordinato a tutti gli effetti, tranne che nella forma contrattuale loro riconosciuta), hanno un senso se hanno di mira la lotta alla precarietà e costituiscono un aiuto alla stabilizzazione del rapporto di lavoro. Riteniamo che occorra una svolta nella legislazione del lavoro che ponga fine a quella che Luciano Gallino ha definito come la tendenza alla ri-mercificazione del lavoro, riemersa negli ultimi decenni. Credo, inoltre, che dovrebbero essere fortemente ridotti gli ostacoli a quei giovani che non trovando più un lavoro dipendente, intendono avviare delle piccole attività autonome nel commercio, nei servizi, nell'artigianato, in aziendine a conduzione individuale o di pochi amici, o nelle nuove filiere produttive Via della Signora 3 20122 Milano - telefono 027723222 - Fax 02780968 www.aclimilano.com - mail segreteria@aclimilano.com
ASSOCIAZIONI CRISTIANE Sede Provinciale LAVORATORI ITALIANI che caratterizzano un'area fortemente sviluppata come quella milanese. Oggi questi giovani si sentono penalizzati da tre generi di problemi: la gran quantità e la lentezza degli adempimenti burocratici per aprire una nuova attività, il carico degli studi di settore che non tengono conto dei tempi necessari perché una nuova attività vada a regime, ed i costi proibitivi dell'accesso al credito dalle banche che si mostrano molto comprensive verso i loro grandi debitori ma che poi impongono condizioni severissime ed alti tassi ai giovani. Perché non dare dei segnali di fiducia ai giovani, anche con concrete forme di agevolazioni e di esenzioni fiscali finalizzate al decollo di nuove attività? Fisco Più in generale, riguardo alle politiche fiscali, credo che occorra riconoscere gli sforzi fatti da questo governo nella lotta all'evasione fiscale. Si avverte anche l'esigenza di una maggior collaborazione tra Fisco e contribuente, soprattutto nei casi in cui le controversie sui redditi non nascono da una volontà di elusione, ma dipendono da particolari fattori che condizionano gli affari in un particolare contesto. Al dovere di pagare le tasse deve corrispondere il diritto di dialogare con un'amministrazione fiscale che non ragiona per categorie universali, ma che sa cogliere con equità la particolarità di ogni situazione. In seguito anche a recenti e discutibili iniziative della regione Lombardia in materia di federalismo fiscale, credo che sia da apprezzare l'affermazione contenuta nel Dpef di intervenire per la revisione del sistema di finanziamento degli Enti Locali in modo da riconoscere loro un'autonomia tributaria significativa, non disgiunta però da un “adeguato grado di perequazione tra territori differenti”, in un'ottica di solidarietà e di unitarietà del Paese. C'è invece un punto che trovo molto discutibile contenuto nel Dpef in materia di tassazione delle imprese, quando si afferma la necessità di una deregolamentazione “per incentivare la quotazione delle imprese e l'apertura del capitale di rischio al private equity anche con possibili sgravi fiscali”. Ora, la sola idea di concepire sgravi fiscali per uno strumento finanziario speculativo come il private equity che si sottrae alla normale tassazione e che per lo più si sottrae alle regole del mercato borsistico, è perlomeno alquanto singolare. Sul Financial Times del 4 giugno scorso, Nicholas Fergunson, uno dei guru del private equity in Europa ha ammesso che i gestori dei fondi speculativi “pagano meno tasse di una donna delle pulizie”. È difficile oggi immaginare qualcosa che abbia più potere dei private equity. Un potere ricchissimo e di fatto incontrollabile, che con i fiumi di soldi di cui dispone, fa tremare anche le multinazionali ed i colossi del credito, perché può permettersi di lanciare scalate ostili su ciò che vuole. Un potere che viene temuto anche dai grandi del capitalismo nostrano, che cominciano a sentirsi minacciati dalle scorribande di questi fondi, che non a caso si sono guadagnati gli epiteti di “nuovi barbari”, “locuste”, “avvoltoi”. Credo che in questa materia il problema sia di concepire una tassazione mirata sulle caratteristiche di questa attività finanziaria in modo da non scoraggiare gli investimenti stranieri ma allo stesso tempo rendendo meno appetibili le operazioni puramente speculative speculative. Credo che già nella prossima Finanziaria sarebbe opportuno inserire misure anti-speculative in favore dell'economia reale, delle imprese e dei lavoratori, come il divieto di pagare i debiti contratti per acquisire una società, con il patrimonio della società acquisita, l'obbligo di rivelare l'identità da parte di questi nuovi investitori, che spesso agiscono in forma anonima. Un'altra possibilità d'intervento, potrebbe puntare a cancellare in alcune fattispecie la deducibilità fiscale degli interessi sul debito per disincentivare il ricorso all'indebitamento per fini speculativi. Più in generale, vorremmo vedere nella prossima finanziaria un rigore che chiama maggiormente in causa anche i grandi soggetti dell'economia e della finanza e non solo la miriade di onesti lavoratori e pensionati che da sempre danno il loro contributo al risanamento dei conti pubblici. Via della Signora 3 20122 Milano - telefono 027723222 - Fax 02780968 www.aclimilano.com - mail segreteria@aclimilano.com
ASSOCIAZIONI CRISTIANE Sede Provinciale LAVORATORI ITALIANI In questo senso permettetemi di spendere una parola di elogio per l'Agenzia delle Entrate e per la Procura di Pescara. Quest'ultima infatti, su denuncia della prima sta conducendo un inchiesta per truffa ai danni del fisco per l'astronomica cifra di 4 miliardi e 200 milioni di Euro, perpetrata da alcune tra le più grandi banche d'affari del mondo. Un'inchiesta sulle false richieste di rimborso dei crediti d'imposta collegati ai dividendi, di cui si parla pochissimo ma che per le sue dimensioni dovrebbe suscitare un'attenzione almeno uguale a quella che c'è per i costi della politica. Infine, credo che vada sottolineato quello che forse è l'impegno maggiore di tutto il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria: quello di rinunciare ad una nuova manovra nella prossima Finanziaria. Sarebbe la prima volta dopo tanti anni ed un segnale di ottimismo nelle possibilità di rilancio del Paese.Milano, 9 luglio 2007 Proposte delle Acli milanesi per Dpef e Finanziaria 2008 Introduzione di Gianni Bottalico Presidente provinciale Acli milanesi Ci è sembrato importante promuovere questo dibattito, nonostante siamo in piena estate, per la disponibilità manifestataci dall'amico Giorgio Benvenuto, quando il 14 giugno scorso, con la presidente della Fap Carla Dell'Orto gli consegnammo le 5000 firme raccolte tra gli aclisti e simpatizzanti per sollecitare il Governo ad intervenire sui meccanismi di rivalutazione delle pensioni. Abbiamo pensato di ampliare lo spettro della discussione a tutte quelle tematiche che riguardano il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria presentato dal governo lo scorso 29 giugno, e pensiamo in tal modo di inserire anche la voce delle Acli milanesi nel dibattito che accompagna la definizione della prossima legge finanziaria. Oggi non riusciremo ad affrontare che una piccola parte dei temi che riguardano le direttrici della politica economica e sociale del prossimo futuro. Ma credo che sia opportuno ripartire da questi temi in un periodo nel quale le discussioni politiche si sviluppano più sulle leadership, presenti e future, che su diverse piatteforme programmatiche. Ed un periodo in cui il dibattito sui costi della politica finisce per aumentare lo scontento e la disillusione dei cittadini, i quali sperimentano una realtà molto diversa da quella rappresentata dalle discussioni politiche, economiche, sociologiche. Una realtà caratterizzata dall'aumento dell'insicurezza, non solo rispetto all'ordine pubblico, ma soprattutto rispetto all'avvenire, al lavoro, alla certezza di un reddito, alle prospettive di vita dei giovani. Rispetto a queste preoccupazioni, che sono le preoccupazioni che anche le Acli raccolgono nei propri Circoli e attraverso i propri servizi, vorrei richiamare alcuni temi a cui è rivolta particolarmente la nostra attenzione. Famiglia Veniamo da un periodo in cui si è parlato molto di politiche per la famiglia. Nei mesi scorsi noi avevamo sottolineato il rischio di una discussione ideologica e allo stesso tempo passeggera e superficiale. Pertanto, ci fa particolarmente piacere ritrovare nel Dpef due dei cardini che avevamo indicato nel nostro documento sulla famiglia: il lavoro e la casa. I bassi salari e la discontinuità del reddito causato dalla precarietà del lavoro costituiscono i problemi principali per le famiglie. In molti casi frenano la costituzione di nuovi nuclei familiari e la possibilità di avere dei figli. Siamo, infatti persuasi, che solo se l'insieme delle politiche generali (che riguardano l'economia, lo sviluppo, il lavoro, l'accesso al credito ecc.), non genera delle conseguenze negative sulla famiglia, allora risultano avere una qualche efficacia anche gli interventi mirati delle politiche familiari. Mentre nel Dpef si notano interessanti enunciazioni di impegno per l'aumento degli assegni familiari, per il ritocco in Via della Signora 3 20122 Milano - telefono 027723222 - Fax 02780968 www.aclimilano.com - mail segreteria@aclimilano.com
ASSOCIAZIONI CRISTIANE Sede Provinciale LAVORATORI ITALIANI meglio delle aliquote fiscali per le famiglie di reddito medio-basso e si delinea una sorta di “imposta negativa” per estendere alcune agevolazioni agli incapienti, si deve però prendere atto che non si è ritenuto di prendere in considerazione il metodo del “quoziente familiare”. Casa Per quel che concerne la casa, è significativo che il governo si prefigga l'obiettivo di iniziare, a partire dal prossimo anno, a ridurre l'Ici sulla prima casa. Questo intervento però deve essere accompagnato da una politica abitativa degna di questo nome. Da ormai quasi un decennio si è consolidata nel paese una tendenza all'innalzamento del costo degli alloggi, nel quadro della comparsa di una più ampia bolla immobiliare, alla cui formazione non sono state certo estranee la crisi della new economy e le colossali truffe finanziarie a danno del risparmio famigliare, costituite tra l'altro dai bond argentini, Parmalat e Cirio. Occorre affrontare, con più efficacia, il problema delle dinamiche finanziarie connesse all'acquisto di un'abitazione che in misura sempre meno sostenibile impegnano e vincolano per decenni le risorse delle famiglie dei ceti popolari per l'acquisto di un bene primario. Tra le misure che ci segnala il CCL, tramite il presidente Enrico Lupatini e il presidente di Federabitazione Alessandro Maggioni, è da ricordare anche che il settore della cooperazione abitativa sollecita interventi sulla tassazione delle aree destinate ad alloggi sociali e sull'Iva per servizi e costruzioni. Inoltre, risorse finanziarie e cubature edificabili per una nuova offerta di alloggi sociali, potrebbero essere ricavate da una valorizzazione programmata del patrimonio residenziale trasferito alle regioni. Con tali risorse si potrebbe puntare alla ricostituzione di un patrimonio di alloggi sociali. Per fronteggiare l'emergenza abitativa nel Paese, andrebbero previsti almeno centomila alloggi in locazione a canone calmierato, promuovendo gli investimenti privati con un mix di incentivi urbanistici, fiscali, finanziari. Non dimentichiamo che un patrimonio con tali caratteristiche ha storicamente svolto un importante ruolo di calmierazione del mercato e di riserva di alloggi per gli Enti Locali per garantire soluzioni provvisorie alle famiglie sfrattate. Per quel che riguarda l'incentivazione degli affitti è apprezzabile il proposito del Dpef di prendere in considerazione una revisione dei redditi da locazione nel quadro più ampio della riforma della tassazione dei redditi da capitale. Lavoro Per le Acli il tema del lavoro riveste un'importanza centrale. Ce ne parlerà tra poco il nostro responsabile Marzorati. Mi limito ad osservare che consideriamo molto positivamente i due obiettivi espressi nel Dpef, il tema della sicurezza sul lavoro, della prevenzione delle morti e degli infortuni sul lavoro e il riconoscimento del primato del lavoro a tempo indeterminato sulle altre tipologie contrattuali, considerato come forma normale e obiettivo a cui tendere non solo per la sicurezza del lavoratore ma anche come punto di forza del nostro sistema economico. Tali affermazioni sono importanti anche rispetto a recenti iniziative della Commissione Europea, che rischia, ancora una volta, di apparire più sensibile alle pressioni delle lobby che ai problemi dei cittadini. Mi riferisco, in particolare al recente documento del commissario agli Affari Sociali, l'ex premier ceco Vladimir Spidla, sulla cosiddetta flexicurity, cioè sulla combinazione di flessibilità e sicurezza nei mercati del lavoro dei Paesi europei. Certo anche in Italia è urgente mettere in campo nuove risorse per la formazione e riqualificazione dei lavoratori, per il sostegno al reddito nei periodi di ricerca del lavoro, ma tutto ciò non può essere accompagnato da una generale riduzione delle garanzie di tutti i lavoratori, come auspicato da Bruxelles. Come abbiamo affermato in un documento del nostro Consiglio Provinciale, gli interventi a sostegno dei normali lavoratori flessibili (che sono quelli che svolgono un lavoro subordinato a tutti gli effetti, tranne che nella forma contrattuale loro riconosciuta), hanno un senso se hanno di mira la lotta alla precarietà e costituiscono un aiuto alla stabilizzazione del Via della Signora 3 20122 Milano - telefono 027723222 - Fax 02780968 www.aclimilano.com - mail segreteria@aclimilano.com
ASSOCIAZIONI CRISTIANE Sede Provinciale LAVORATORI ITALIANI rapporto di lavoro. Riteniamo che occorra una svolta nella legislazione del lavoro che ponga fine a quella che Luciano Gallino ha definito come la tendenza alla ri-mercificazione del lavoro, riemersa negli ultimi decenni. Credo, inoltre, che dovrebbero essere fortemente ridotti gli ostacoli a quei giovani che non trovando più un lavoro dipendente, intendono avviare delle piccole attività autonome nel commercio, nei servizi, nell'artigianato, in aziendine a conduzione individuale o di pochi amici, o nelle nuove filiere produttive che caratterizzano un'area fortemente sviluppata come quella milanese. Oggi questi giovani si sentono penalizzati da tre generi di problemi: la gran quantità e la lentezza degli adempimenti burocratici per aprire una nuova attività, il carico degli studi di settore che non tengono conto dei tempi necessari perché una nuova attività vada a regime, ed i costi proibitivi dell'accesso al credito dalle banche che si mostrano molto comprensive verso i loro grandi debitori ma che poi impongono condizioni severissime ed alti tassi ai giovani. Perché non dare dei segnali di fiducia ai giovani, anche con concrete forme di agevolazioni e di esenzioni fiscali finalizzate al decollo di nuove attività? Fisco Più in generale, riguardo alle politiche fiscali, credo che occorra riconoscere gli sforzi fatti da questo governo nella lotta all'evasione fiscale. Si avverte anche l'esigenza di una maggior collaborazione tra Fisco e contribuente, soprattutto nei casi in cui le controversie sui redditi non nascono da una volontà di elusione, ma dipendono da particolari fattori che condizionano gli affari in un particolare contesto. Al dovere di pagare le tasse deve corrispondere il diritto di dialogare con un'amministrazione fiscale che non ragiona per categorie universali, ma che sa cogliere con equità la particolarità di ogni situazione. In seguito anche a recenti e discutibili iniziative della regione Lombardia in materia di federalismo fiscale, credo che sia da apprezzare l'affermazione contenuta nel Dpef di intervenire per la revisione del sistema di finanziamento degli Enti Locali in modo da riconoscere loro un'autonomia tributaria significativa, non disgiunta però da un “adeguato grado di perequazione tra territori differenti”, in un'ottica di solidarietà e di unitarietà del Paese. C'è invece un punto che trovo molto discutibile contenuto nel Dpef in materia di tassazione delle imprese, quando si afferma la necessità di una deregolamentazione “per incentivare la quotazione delle imprese e l'apertura del capitale di rischio al private equity anche con possibili sgravi fiscali”. Ora, la sola idea di concepire sgravi fiscali per uno strumento finanziario speculativo come il private equity che si sottrae alla normale tassazione e che per lo più si sottrae alle regole del mercato borsistico, è perlomeno alquanto singolare. Sul Financial Times del 4 giugno scorso, Nicholas Fergunson, uno dei guru del private equity in Europa ha ammesso che i gestori dei fondi speculativi “pagano meno tasse di una donna delle pulizie”. È difficile oggi immaginare qualcosa che abbia più potere dei private equity. Un potere ricchissimo e di fatto incontrollabile, che con i fiumi di soldi di cui dispone, fa tremare anche le multinazionali ed i colossi del credito, perché può permettersi di lanciare scalate ostili su ciò che vuole. Un potere che viene temuto anche dai grandi del capitalismo nostrano, che cominciano a sentirsi minacciati dalle scorribande di questi fondi, che non a caso si sono guadagnati gli epiteti di “nuovi barbari”, “locuste”, “avvoltoi”. Credo che in questa materia il problema sia di concepire una tassazione mirata sulle caratteristiche di questa attività finanziaria in modo da non scoraggiare gli investimenti stranieri ma allo stesso tempo rendendo meno appetibili le operazioni puramente speculative speculative. Credo che già nella prossima Finanziaria sarebbe opportuno inserire misure anti-speculative in favore dell'economia reale, delle imprese e dei lavoratori, come il divieto di pagare i debiti contratti per Via della Signora 3 20122 Milano - telefono 027723222 - Fax 02780968 www.aclimilano.com - mail segreteria@aclimilano.com
ASSOCIAZIONI CRISTIANE Sede Provinciale LAVORATORI ITALIANI acquisire una società, con il patrimonio della società acquisita, l'obbligo di rivelare l'identità da parte di questi nuovi investitori, che spesso agiscono in forma anonima. Un'altra possibilità d'intervento, potrebbe puntare a cancellare in alcune fattispecie la deducibilità fiscale degli interessi sul debito per disincentivare il ricorso all'indebitamento per fini speculativi. Più in generale, vorremmo vedere nella prossima finanziaria un rigore che chiama maggiormente in causa anche i grandi soggetti dell'economia e della finanza e non solo la miriade di onesti lavoratori e pensionati che da sempre danno il loro contributo al risanamento dei conti pubblici. In questo senso permettetemi di spendere una parola di elogio per l'Agenzia delle Entrate e per la Procura di Pescara. Quest'ultima infatti, su denuncia della prima sta conducendo un inchiesta per truffa ai danni del fisco per l'astronomica cifra di 4 miliardi e 200 milioni di Euro, perpetrata da alcune tra le più grandi banche d'affari del mondo. Un'inchiesta sulle false richieste di rimborso dei crediti d'imposta collegati ai dividendi, di cui si parla pochissimo ma che per le sue dimensioni dovrebbe suscitare un'attenzione almeno uguale a quella che c'è per i costi della politica. Infine, credo che vada sottolineato quello che forse è l'impegno maggiore di tutto il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria: quello di rinunciare ad una nuova manovra nella prossima Finanziaria. Sarebbe la prima volta dopo tanti anni ed un segnale di ottimismo nelle possibilità di rilancio del Paese. Via della Signora 3 20122 Milano - telefono 027723222 - Fax 02780968 www.aclimilano.com - mail segreteria@aclimilano.com
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