Scuola, Azzolina ipotizza lezioni a distanza per le superiori
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Scuola, Azzolina ipotizza lezioni a distanza per le superiori “A settembre dobbiamo tornare tutti a scuola in presenza. La didattica digitale è stata pensata per le scuole superiori e si può prevedere anche per un giorno a settimana, ma è un esempio e comunque sarebbe solo per ragazzi dai 14 anni in su”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina a Uno Mattina, in merito alla possibilità di lezioni a distanza. “In un Paese civile i concorsi andrebbero fatti ogni due anni, come succede in Europa. Il nostro obiettivo è svolgere questi concorsi e programmare il fabbisogno. Il concorso straordinario è per 32mila posti e verrà fatto a breve, entro la prima settimana di ottobre o giù di lì. E’ importante
perché darà stabilità ai nostri docenti e ai nostri studenti”. “Ci vorranno tanti supplenti in più e quindi tanti investimenti. Nel decreto rilancio un miliardo di euro andrà ai supplenti: sia al personale docente sia al personale Ata. Si tratta di una prima tranche, con lo scostamento che abbiamo votato avremo ulteriori fondi. Avremo all’incirca più 50mila insegnanti e personale Ata, potremmo chiamarlo ‘personale Covid’ ma spero che a lungo andare possa servirci per ridurre l’affollamento delle classi e le classi pollaio”, ha detto ancora Azzolina a Uno Mattina. Scuola, dopo l’estate. Si ipotizzano banchi con divisori e visiere: sindacati confermano sciopero per lunedì prossimo La didattica a distanza si è rivelata “un’opportunità” nei
mesi dell’emergenza Covid, ma a settembre si torna a scuola “in presenza” ed “in piena sicurezza”. L’obiettivo del Governo è stato spiegato dal premier Giuseppe Conte aprendo nel pomeriggio di ieri una lunga riunione con tutti i soggetti coinvolti nel rientro nelle aule dopo l’estate. Si valuta, inoltre, la possibilità di compartimentare i banchi con divisori, “anche per garantire maggiore sicurezza”, ha spiegato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. I presidenti di Anci e Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini ed Antonio Decaro, hanno però sottolineato “molte criticità”, ponendo il problema delle risorse e del personale necessario per la riapertura nel rispetto delle prescrizioni indicate dal Cts. Neanche i sindacati del settore sono usciti convinti dall’incontro ed hanno confermato lo sciopero programmato per lunedì prossimo. Intanto, alla Camera, le opposizioni stanno facendo duro ostruzionismo sul dl Scuola, che scade domenica. L’incontro presieduto da Conte, con la presenza delle ministre dell’Istruzione, Azzolina e dei Trasporti, De Micheli, del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, del coordinatore del Cts Agostino Miozzo, dei rappresentanti di enti locali e parti sociali, si è protratto fino a tarda sera. In apertura, Conte ha ribadito la linea: nell’emergenza “siamo stati costretti a chiudere la scuola, ma abbiamo tratto una lezione. Siamo stati costretti alla didattica a distanza. Ho sempre avvertito preoccupazione per chi non poteva accedervi.
C’è il tema del divario digitale. Col nuovo anno scolastico l’obiettivo è tornare a scuola in piena sicurezza. La didattica a distanza può essere un’opportunità in più per potenziare offerta didattica, ma certo dobbiamo ritornare in presenza”. Linea condivisa naturalmente dalla Azzolina: “L’obiettivo – ha affermato – è portare tutti a scuola in presenza. Con particolare attenzione ai più piccoli che hanno sofferto maggiormente in questo periodo”. Quello per la scuola, ha aggiunto, “sarà un piano su più livelli che seguirà l’andamento del rischio di contagio. Sulla scuola stiamo mobilitando risorse per oltre 4 miliardi di euro”, ha annunciato. “Ci sarà subito un nuovo stanziamento di altri 330 milioni per l’edilizia scolastica leggera”, ha aggiunto. “La norma contenuta nel decreto scuola favorirà i lavori dando ai sindaci potere di intervenire”. “Il documento del Cts sulle scuole sarà valutato rispetto all’andamento epidemiologico. Oltre alle mascherine ci sarà possibilità di usare le visiera anche per andare incontro alle esigenze di studenti con difficoltà respiratorie e ipoacusici. Il Cts sta valutando anche la possibilità di compartimentare i banchi, con divisori, anche per garantire maggiore sicurezza”, ha detto la ministra dell’Istruzione in chiusura del vertice a Palazzo Chigi. Ma da Regioni e Comuni è arrivato un allarme su risorse ed organici. “La riapertura delle scuole a settembre – ha sottolineato Decaro – comporterà molte criticità, ma è indispensabile e noi non ci tiriamo indietro”. Certo da parte del Governo servirà allargare i cordoni della borsa. Ci sono, ha spiegato infatti il presidente dell’Anci, “una serie di necessità urgenti: sblocco dell’assunzione di
personale, certezze su risorse per interventi rapidi di edilizia scolastica, riorganizzazione dei servizi di mensa e trasporto, un vero piano dei tempi che consenta di evitare gli spostamenti si concentrino nelle ore di punta”. Critici i sindacati. Per il segretario della Cgil Maurizio Landini ed il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, “la discussione sulla ripartenza è importante ma in grave ritardo. Intanto, dalla Camera via libera alla fiducia posta dal Governo sul decreto scuola. I sì sono stati 305, i no 221, 2 gli astenuti. L’Aula ha deliberato la seduta fiume, cioè senza interruzioni, sul decreto scuola. In favore la maggioranza, e contraria l’opposizione.
Ecco come la ministra Azzolina ti erudisce il pupo e lo rende incolto e beota Agli inizi del novecento, sulla rivista “Il Travaso delle Idee”, allora edita da Luigi Locatelli in dialetto romanesco, nasce una rubrica intitolata “Come ti erudisco il pupo”, un vero capolavoro letterario di amanuensi, comprendente l’uscita di 11 pubblicazioni di articoli umoristici e nello stesso tempo molto sagaci e pieni di saggezza. Il protagonista del Locatelli fu un povero diavolo preda di eventi più grandi di lui. Il fatto che gli eventi furono più grandi del protagonista e il titolo della rubrica, con tema l’erudizione del pupo, fa sì che il pensiero odierno subito voli doverosamente alla ministra Azzolina. Chi è veramente Lucia Azzolina – Ministro dell’Istruzione? La ministra è una professionista di tutto rispetto, laureata in giurisprudenza, laurea magistrale in storia della Filosofia ed è anche titolare di una specializzazione all’insegnamento secondario (SSIS). Prima di prestarsi alla politica svolgeva la pratica forense occupandosi di diritto scolastico. Il 10 gennaio 2020 è subentrata a Lorenzo Fioravanti quale Ministra dell’Istruzione. Ed appunto, da ministra tanti sono quelli che pensano che la Azzolina sia una povera preda di eventi più grandi di lei. Mentre nulla si toglie al suo curriculum di tutto rispetto, pur tuttavia non si dovrebbe snobbare la psicologia, è proprio questa la scienza che supporta la scuola a non limitarsi a riempire unicamente le menti.
La storia della filosofia, una delle specialità della ministra, che purtroppo non ha ispirato alla specialista dell’insegnamento secondario alcuna brillante idea per affrontare la riapertura delle scuole a settembre, all’infuori di didattica a distanza e corsi online. Limitatamente ai giorni dell’emergenza ogni stratagemma non va scartato. Se poi si pensa di estendere l’esperimento oltre, allora le cose cambiano e diventano gravi. Lo scorso 11 maggio la Gazzetta del Mezzogiorno, ed. Basilicata, ha pubblicato: “Mentre pediatri, psicologi e pedagogisti di tutto il mondo si interrogano sugli effetti dell’isolamento sociale sulla salute e sull’equilibrio psicofisico di bambini, ragazzi e adolescenti, la macchina della cosiddetta “didattica a distanza” messa in moto in tutta fretta dal Ministero dell’Istruzione procede spedita, spesso travolgendo i già precari equilibri di molte famiglie italiane”. A coordinare il tavolo tecnico per il piano per l’Istruzione, la ministra Lucia Azzolina si avvale del professore ordinario di Economia e Politica industriale, Patrizio Bianchi. Siamo sempre al punto di partenza, se non è filosofia è economia ma sia l’una che l’altra non offrono argomenti a favore della didattica online. Lo scambio tra esperienze di pedagogia e psicologia, nel caso specifico che si sta trattando, assume un’importanza fondamentale. Educazione ed inculturazione implicano non solo adattamento esteriore, ma sopra tutto dialogo, assimilazione e scambio vitale tra il docente e l’alunno. Se l’intenzione della ministra è erudire il pupo, questa volta ha scelto l’approccio sbagliato. Il didatta online si limita, in linea di massima, a dettare
principi, regole, indirizzi. Ciò non basta. Chiunque potrebbe fare la stessa cosa dettando un buon testo, ma ciò non vuol dire trasmettere, comunicare. Un bravo insegnante trasmette con lo sguardo, la tonalità della voce, l’espressione, i movimenti del capo, la gesticolazione delle mani e così via. Un complesso di attimi che fissano nella mente dell’alunno/studente, un concetto, un idea, un principio. Tutto questo non può trovarsi nell’insegnamento e nella tecnica asettica della didattica online. L’espediente delle lezioni via chat potevano supplire alle difficoltà del momento, ma mai, possono sostituire il contatto umano, il rapporto interpersonale. Da non trascurare il livello di istruzione attuale degli studenti italiani. Secondo il rapporto Pisa, acronimo di Programme for International Student Assessment dell’ OCSE del dicembre 2019, uno studente su 4 in Italia non raggiunge il livello di base di competenze scientifiche. Il voto di lettura è inferiore a quello della media OCSE. Soltanto il 5% degli studenti italiani raggiunge i livelli più elevati Secondo il prof. Viale gli studenti italiani non sanno leggere per colpa della scuola e di chi la governa. Il 7 dicembre 2019, su Corriere della Sera è stato pubblicato un dossier a firma di Federico Fubini. In quell‘esaustivo documento si leggeva che : “La spesa per istruzione non è solo bassa , è anche meno efficiente che in altre aree d’Europa”, ragioni sufficienti per fare riflettere la ministra. A conclusione di quanto su esposto e documentato, facendo il punto sul passato, presente e futuro della scuola, si presenta davanti alla ministra Azzolina una materia da maneggiare con estrema cura perché ogni passo azzardato da lei intrapreso, anziché erudire il pupo, rischierebbe di renderlo incolto e beota.
Tesina copiata, la ministra pentastellata Azzolina finisce nel ciclone delle accuse Il vaso è colmo o dovremmo ancora sprofondare di più nella vergogna? Che il ministro dell’Istruzione, la pentastellata Lucia Azzolina abbia addirittura copiato dai manuali la sua tesi senza citare le fonti è veramente troppo. Intere frasi copiate si trovano incollate pari pari nella sua tesina finale della Scuola di specializzazione (Ssis) che abilita all’insegnamento alle secondarie superiori.
La tesi della responsabile dell’Istruzione, su cui ha fatto luce il linguista e critico letterario Massimo Arcangeli, è risultata contenere ampi stralci copiati da fonti non citate. Interi paragrafi presi da manuali specialistici, senza citazioni, facendoli così passare per propri. La scoperta l’ha fatta il quotidiano La Repubblica e adesso è scoppiato l’ennesimo scandalo. I paladini dell’onesta sono, come si dice, sotto botta. “Fare peggio del ministro Fioramonti sembrava impossibile. E invece Azzolina ci stupisce: non solo si schiera contro i precari ma ora scopriamo che copia pure le tesi di laurea. Un ministro così non ha diritto di dare (e fare) lezioni. Roba da matti. Si vergogni e vada a casa”: così il segretario della Lega Matteo Salvini. “Un ministro (Azzolina, ndr) che assume i professori che ha copiato la tesi e un altro ministro indagato (Manfredi, ndr) che ora rappresenta studenti e insegnanti. Penso sia indegno per la scuola italiana, si dimettano subito perché in classe ci devono andare persone preparate e al ministero ancor di più”, ha rincarato Salvini da Novellara, nel tour elettorale in vista delle Regionali in sostegno di Lucia Borgonzoni. Nella stessa direzione le critiche della deputata leghista Giorgia Latini, vicepresidente della commissione Cultura a Montecitorio: “Quanto riportato dalle colonne di Repubblica oggi è gravissimo. Chiederemo al ministro di venire subito in Aula a riferire e di rassegnare immediate dimissioni, come già in passato hanno fatto i suoi omologhi in altri Paesi, perché gli italiani e il mondo della scuola meritano rispetto e verità”.
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