SCIENZA & CLIMA Come da premesse sbagliate si giunge a conclusioni errate - Dott. Luciano Mastrangelo & Dott. Ing. Giuliano Ceradelli - SevendaysWeb
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SCIENZA & CLIMA Come da premesse sbagliate si giunge a conclusioni errate di Dott. Luciano Mastrangelo & Dott. Ing. Giuliano Ceradelli Milano – Ottobre 2019
Premessa Ogni teoria scientifica deve necessariamente avere uno o più punti di partenza: le premesse con relative affermazioni di principio o “postulati”. In sintesi, sono accettazioni acritiche di punti di vista spesso soggettivi o ideologici della realtà fisica, dati per scontati ab origine, quasi sempre non adeguatamente verificati e comunque non necessariamente comprovati. Se poi, come spesso avviene, ai postulati si fa seguito con una catena di fatti o eventi in sequenza di causa-effetto (ragionamenti deterministici o metodo deduttivo) si può giungere a risultati che paiano veri, ma che tali non sono. Esaminiamo alcune storiche conclusioni scientifiche erronee basate su postulati arbitrari (Newton, Einstein, Hubble e IPCC). 1 – Tempo e spazio assoluti e costante cosmologica Nella teoria della gravitazione universale, Newton postulava che sia lo spazio che il tempo sono entità assolute e che la forza di gravità dipende dalla massa dei corpi, dall’inverso della loro distanza e dalla sua costante universale Gn. La sua legge fu considerata valida per lungo tempo, ma entrò in crisi quando venne applicata a distanze su ampia scala, a grandi energie, ed a velocità prossime a quella della luce. Einstein corresse il postulato di Newton teorizzando che lo spazio-tempo è relativo ed a quattro dimensioni. Inoltre la gravità non è una forza ma piuttosto l’effetto che le masse producono con la curvatura dello spazio-tempo. Ma anche Einstein introdusse un postulato erroneo in cosmologia, seguendo la teoria, ai suoi tempi più in voga: l’universo è stazionario ed instabile. Per renderlo stabile ed evitare il collasso gravitazionale, si vide costretto ad introdurre come correttivo, la “costante cosmologica”: una sorta di energia negativa e repulsiva da aggiungere alle sue formule per far quadrare i conti. Pochi anni dopo, dovette eliminarla quando venne a conoscenza che Hubble aveva scoperto che l’universo, non solo non è instabile, ma che anzi è in espansione accelerata. “ Questa costante è il più grande errore della mia vita” (in realtà la chiamò la più grande “asineria”), affermò Einstein deluso. Ai tempi nostri, a distanza di quasi 100 anni, emerge un curioso paradosso scientifico: il nuovo postulato è l’espansione dell’universo e l’unanime spiegazione dei cosmologi ora è proprio la costante cosmologica. Cacciata dalla finestra, è rientrata dalla porta! Dunque Einstein, pur avendo torto, alla fine ha avuto ragioni da vendere, in un nuovo contesto di cambio di prospettiva e ………..di postulati. Anche E. Hubble, grande genio del ‘900, alla stregua di Einstein, è incorso in uno “svarione scientifico” stimando l’età dell’universo sulla base del valore della sua costante di recessione delle galassie (H0). Attorno agli anni ’30 del secolo scorso, sosteneva che l’universo aveva un’età di 2 miliardi di anni, ovvero circa la metà dell’età della Terra e circa 1/7 di quella attualmente accertata (13.8 miliardi di anni!). A differenza di Einstein, tuttavia, il suo errore non derivava da un postulato sbagliato (espansione accelerata dell’universo), ma da difficoltà nelle misurazioni della recessione delle galassie e dalla mancanza di precisi punti di riferimento per calcoli di distanze su larga scala (le supernove T. 1a scoperte molti anni dopo). 2/7
2 – La dominante Teoria del Riscaldamento Globale, dei cambiamenti climatici e del CO2 antropico (IPCC) – Postulati erronei e conclusioni quantomeno dubbie e controverse. E’ opportuno ricordare che questa teoria è relativamente recente; segue una precedente teoria climatica esattamente opposta (previsioni allarmistiche di prossima fase di raffreddamento glaciale nella seconda metà del secolo scorso) ed è fondata su almeno tre postulati in tutto o in parte erronei. a) La costante solare – L’irraggiamento del Sole su atmosfera e superficie terrestri è postulata essere costante nel tempo (1.367 kW/m2). Di conseguenza ha scarso rilievo sulle oscillazioni del clima, originate da altre cause locali. L’assunto di base non è provato, e tanto basta per essere non vero da un punto di vista scientifico. Molte evidenze astronomiche e paleoclimatiche tenderebbero a provare addirittura il contrario (ere glaciali, periodi interglaciali caldi, cinque minimi climatici alterni o piccola era glaciale negli ultimi 500/600 anni, ecc.). Il fatto che attualmente il pianeta si trova in un periodo di evidente rialzo termico (ultimi 20 anni) non prova che il riscaldamento debba durare fino a fine secolo, come da catastrofiche previsioni di IPCC e ambientalisti. b) L’effetto serra è causato principalmente da eccesso di emissioni di CO2 in atmosfera, di origine in gran parte antropica. L’assunto (postulato) in questo caso è che i gas serra, impedendo la fuoriuscita delle radiazioni solari in eccesso verso lo spazio, siano causa principale del riscaldamento globale, dei cambiamenti climatici e dell’aumento di eventi meteo estremi. Precisiamo intanto che: - non è vero che la CO2 è il principale gas serra operante in atmosfera; non è inquinante, viene metabolizzato dalle piante per produrre ossigeno e impedisce il congelamento della Terra trattenendo sufficiente quantità di calore in atmosfera. - il principale gas serra è l’acqua sottoforma di vapore e nuvole. Altri gas serra sono metano, il biossido di azoto e aerosol vari. - l’acqua è presente in atmosfera in quantità enormemente superiori alla CO2 (circa 1 -2% contro 0.04%) e deriva da evaporazioni dei mari e bacini idrici (vedi oltre). - all’accumulo di gas serra in atmosfera contribuiscono in maniera apprezzabile i vulcani (vedi oltre) e, secondo evidenze recenti, anche terremoti e fenomeni geotermici connessi. - quando si parla di eccessi di CO2 antropica (processi industriali, uso di combustibili fossili, ecc) si sottostima il contributo di emissioni naturali che poco o nulla hanno di antropico: gli accennati vulcani (specie sottomarini), le biomasse, gli incendi naturali, lo scioglimento del permafrost artico, ecc). c) Se la CO2 è causa prima del surriscaldamento ed è prevalentemente antropico (postulati). ne consegue che l’evaporazione delle acque, siccità, incendi boschivi, scioglimenti dei ghiacci e permafrost, ecc., sono tutti fenomeni riconducibili alle attività dell’uomo. Si 3/7
ritorna all’inizio: il riscaldamento globale e le relative conseguenze sono tutte antropiche. Con tale ragionamento in circolo si torna nuovamente agli assunti di base…..ai postulati, appunto……ritenendo di aver comprovato ciò che volevasi dimostrare (C.V.D.). Sfatiamo subito un altro di questi postulati impliciti, non dichiarati, ma tenuti ben nascosti perché semplicemente falsi: l’evaporazione dell’acqua generata da eccesso di calore atmosferico prodotto dai gas serra, aggiunge altro gas serra in atmosfera (vapore e nuvole). Ricordiamo ai metereologi e ai fisici dell’atmosfera che: - per ogni vulcano subaereo continentale o insulare attivo, i vulcanologi stimano esservi ben 55 bocche eruttive sottomarine che, oltre ad emettere grandi quantità di calore, rilasciano contemporaneamente enormi quantità di CO2 abissale ed altri gas serra che evaporano con l’acqua. - calore e gas sottomarini e/o abissali (da fumarole nere, camini eruttivi, fonti idrotermali e bocche vulcaniche a varie profondità) arrivano per convezione alla superficie degli oceani, surriscaldandola notevolmente. Aggiungono ulteriore calore a quello già elevato della radiazione solare incidente all’equatore. Da qui l’insorgere di fenomeni come le correnti oceaniche calde (il Nino ad esempio), i cicloni tropicali ed, in definitiva, il complesso fenomeno dell’evaporazione delle acque e della formazione di nubi in atmosfera. - dunque, il vapor d’acqua – principale gas serra in assoluto – è quasi tutto di origine naturale (degassamento e ciclo dell’acqua). - la CO2 antropica è solo un’esigua frazione dei gas serra, con buona pace dell’IPCC. 3 – Le grandi incertezze scientifiche nella teoria del riscaldamento globale antropico (AGW) A questo punto eravamo giunti alle conclusioni, quando ci siamo imbattuti casualmente ed in contemporanea in un interessante articolo che tratta lo stesso tema, dal titolo “Alcune riflessioni sulle previsioni di aumento delle temperature” di G. Alimonti (Docente di Fondamenti di Energia – Università degli Studi di Milano) – Newsletter Orizzontenergia – Settembre 2019. In sintesi, l’articolo spiega lo stato dell’arte sul tema, secondo il paradigma dell’IPCC, esposto per altro in modo indipendente e lodevolmente imparziale. I principali spunti che ci interessano dell’articolo sono i seguenti: - si dà per certo che l’effetto serra da CO2 è proporzionale all’aumento della temperatura (T) dell’ordine di + 1°C per ogni raddoppio di gas in atmosfera - con modelli matematici computerizzati l’IPCC prevede al 2100 l’aumento della temperatura globale T tra un minimo di + 1.5°C e un massimo di + 4.5° C in base a diverse entità di emissioni di CO2, ma senza precisare il parametro delle probabilità (entro il 66% le variazioni di T sarebbero tutte equiprobabili). - per stessa ammissione dell’IPCC, il grande limite delle previsioni future è costituito dal fatto che si considera la CO2 atmosferica come unica causa di aumento di T nel 4/7
tempo, “a parità di tutte le altre condizioni”, o meglio concause (aggiungiamo noi)………il che equivale a considerarle o costanti o nulle! (vedi sopra costante solare). - l’IPCC ammette inoltre esplicitamente che sussiste ancora “massima incertezza” sui feedback positivi o negativi (azioni o retroazioni) del principale gas serra: l’acqua sotto forma di vapore e nuvole (IPCC –ARS 5). - dunque, oltre a carenze probabilistiche, si aggiungono anche massime incertezze o come IPCC le definisce: “greatest uncertainties” . - quanto ai feedback, citiamo ad esempio nuvole alte, compatte, fredde e stratificate che bloccano i raggi solari rimettendoli nello spazio (effetto albedo); come pure dense nubi basse e piene di polveri che oscurano la luce solare e raffreddano il suolo. (feedback negativi su T). Per non farci mancare nulla, esempi di feedback positivi sono, come detto sopra, eruzioni vulcaniche subaeree e sottomarine e le loro concause astronomiche (effetti di marea luni-solari), volte ad accrescere la temperatura e ad aggiungere altro gas serra in atmosfera aumentandolo così in via indiretta. (NB – Gli esempi sono nostri). A beneficio del Prof. Alimonti chiariamo che egli espone solo proiezioni e caute dichiarazioni di IPCC, concludendo testualmente: “……..nell’intervallo di riferimento ……..tutti (i valori, ndr) sono accettabili dal punto di vista scientifico (equiprobabili, ndr): la differenza sta nel fatto che considerando valori prossimi ad + 1.5°C cadono in pratica tutti i proclami catastrofisti riguardo al cambiamento climatico, mentre se si assume ECS (Equilibrium Climate Sensitivity) prossima a + 4.5°C, risultano insufficienti le misure previste dagli accordi internazionali come quello di Parigi, eppure su queste incertezze si fondano le policy mondiali”. L’invito alla cautela è ad evidenza, molto esplicito! 4 – Nostre aggiuntive considerazioni - sospettiamo che l’PCC, e i loro sostenitori al seguito, abbiano trovato il modo di sbarazzarsi di problematiche relative alla massima incertezza sulle concause associate alle oscillazioni climatiche (acqua, nuvole, dinamica del Sole, ecc.) con l’impegnativa locuzione “a parità di tutto il resto”. - oltre a denotare scarsa conoscenza e/o vero e proprio disaccordo tra scienziati, l’eliminazione di fatto di altri gas serra concorrenti sembra volta a salvaguardare il postulato di partenza che vede la CO2 antropica in predominio incontrastato sul clima. - trascurando tout court rilevanti altre concause e loro complessi effetti dinamici su T (Tgm o temperatura globale media), l’IPCC tira dritto, sparando nel futuro la sola univoca relazione CO2/T del pianeta, in progressione lineare crescente! - Tra l’altro, il vapor d’acqua in atmosfera non è mai definito esplicitamente gas serra dall’IPCC. 5/7
5 –Conclusioni I vulcanologi ci dicono che significative quantità di gas serra sono di origine naturale; gli astronomi ci invitano a non trascurare l’attività solare e gli effetti di marea; i paleoclimatologi ci avvertono che il clima terrestre è oscillante nel tempo. L’IPCC e la “stragrande maggioranza” di studiosi al seguito – forti dei loro postulati – annunciano che, senza drastici interventi di riduzione della CO2 antropica a livello mondiale, il pianeta morirà di caldo! Noi che vi scriviamo siamo scettici e quindi in minoranza, ma non rinunciamo a partecipare all’acceso dibattito sul clima. Una nostra recente ricerca ci consente di sostenere che una delle conseguenze dei cambiamenti climatici in atto dichiarata da IPCC, ma non adeguatamente verificata, costituisce un falso problema: l’aumento dei fenomeni meteo “estremi”. Esaminando la serie statistica dei più potenti cicloni tropicali (uragani e tifoni) durante gli ultimi 20 anni, abbiamo accertato che non di aumento si tratta, bensì di marcata diminuzione dell’ordine del 30% tra il 2007 e il 2017, rispetto al decennio precedente. A conferma del trend basta por mente a due eventi ciclonici dell’ultimo biennio: gli uragani Florence e Dorian in Atlantico (rispettivamente del 9/18 e 9/19). Sia sotto l’aspetto delle energie sviluppate che delle previsioni meteo catastrofiche divulgate, questi due eventi si sono rivelati essere due autentici flop mediatici, ovvero banali tempeste tropicali! Nulla a che vedere coi disastrosi uragani (tutti di 5° della scala Saffir-Simpson) Katrina, Rita e Wilma, scatenatisi sui Caraibi e sulle coste N.E, USA nel annus horribilis del 2005(1). Alla luce di quanto detto sopra, “repetita iuvant”: ……….è così che si fa scienza oggi…..con i nuovi paradigmi IPCC?......proiettando previsioni future della temperatura globale in forma lineare (rette), quando è ben noto che le dinamiche del clima hanno carattere oscillante e ciclico (onde). 6 – Considerazioni finali con un po’ di buonumore Nulla di nuovo sotto il Sole. Nella storia della scienza i dibattiti accesi vi sono sempre stati e sempre vi saranno, con dispute talvolta accanite. Quella in atto è addirittura a livello planetario. Al riguardo ci viene in mente un simpatico aneddoto storico del secolo scorso, riportato in letteratura scientifica. In pieno acceso dibattito tra opposte fazioni attorno alla nascente teoria quantistica, un tale H. Herrenfeld, fisico tedesco, soleva portare con se ai consessi scientifici, il suo pappagallino ammaestrato, chiuso nella gabbietta. Nel pieno delle discussioni – specie quando era in disaccordo – lo incitava a proferire ai suoi colleghi: “…….ma, signori miei,…….questa non è fisica!” Non è neppure scienza, diremmo noi, quando si vuol fare apparire unanimità di giudizio su questioni che in realtà sono molto controverse! Nel ‘900 il livello dei contrasti sfociava in insulti velenosi. L’astronomo F. Zwicky – una delle più brillanti menti scientifiche dell’epoca (scoperte di collassi stellari, materia 6/7
oscura, ecc.) – era anche un personaggio esuberante. “Taci bastardo sferico da ogni parte ti si guardi” così apostrofava i suoi oppositori. Non diverse erano le dispute tra filosofi. H. Hegel così si rivolgeva all’avversario 1 Schelling: “il tuo assoluto è oscuro come la notte buia nella quale tutte le vacche sono nere!” Orbene le ultime novità in cosmologia sono a dir poco sconfortanti. Si è infatti accertato che tra “materia oscura ed energia oscura”, intorno alle quali si sa poco o niente, l’universo è pieno al 95%. Concettualmente i termini oscuro e nero non sono molto diversi; entrambi indicano, in ambito scientifico, non conoscenza o ignoranza. In certa misura si potrebbero applicare anche al paradigma IPCC sul futuro riscaldamento planetario. Non sono forse loro le parole “greatest uncerainties”? esistenti nella comprensione delle dinamiche di acqua e nuvole atmosferiche e loro influenze sulla temperatura? Come non comprendere che tra affermare una cosa (postulato) e comprovarla in una teoria strutturata può intercorrere una distanza abissale? Insomma, come recita il proverbio, “tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”……..l’acqua, appunto!!! 1 – Vedi “Osservazioni sui Cambiamenti Climatici – Quesito 4 – Fenomeni ed eventi estremi, stanno davvero aumentando? Gennaio 2015 7/7
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