Savona: Palazzo Sisto, una giunta di "Walking Dead"? - di Andrea Chiovelli 04 Aprile 2016 - 16:19 - IVG.it

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Savona: Palazzo Sisto, una giunta di "Walking Dead"? - di Andrea Chiovelli 04 Aprile 2016 - 16:19 - IVG.it
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      Savona: Palazzo Sisto, una giunta di “Walking Dead”?
      di Andrea Chiovelli
      04 Aprile 2016 – 16:19

Il Vostro Giornale              -1/5-                        12.10.2021
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      Savona. Corridoi semideserti, clima dimesso. Il “day after” in Comune a Savona non è dei
      più allegri: la sconfitta alle primarie di Livio Di Tullio, per certi versi inaspettata dal suo
      stesso entourage, ha lasciato strascichi nel morale di chi lo appoggiava, vale a dire quasi
      tutta la giunta con l’esclusione del sindaco Federico Berruti e dell’assessore a Bilancio e
      Sport Luca Martino. Anche perché il risultato di ieri, unito alle recenti dichiarazioni della
      vincitrice Cristina Battaglia, dà origine ad una situazione quantomeno insolita.

      “WALKING DEAD”. Normalmente per una giunta negli ultimi mesi parte la “rincorsa”
      alle elezioni: gli assessori uscenti corrono in prima linea fino all’ultimo giorno per cercare
      la riconferma, quelli che hanno già deciso di farsi da parte corrono per i loro compagni di
      squadra. Anche in caso di primarie, c’è quasi sempre una parte “vincitrice” in seno
      all’amministrazione che punta a tornare in carica.

      Questa volta, invece, sarà diverso: se Battaglia manterrà la promessa di non ricandidare
      nessuno degli attuali assessori, per tutti loro la corsa è in pratica già terminata a due mesi
      dal voto. Una giunta di fatto “dimissionata” e, ad eccezione di Martino, di (politicamente
      parlando) “morti che camminano” visto il sostegno al vicesindaco sconfitto. Una giunta
      che, di fatto, dovrebbe “correre” ad esclusivo beneficio di altri (quelli che prenderanno il
      loro posto) per poi tornare a lavorare. Almeno quelli che un lavoro ce l’hanno.

      Vediamo nel dettaglio le varie situazioni: chi è già fuori, e chi potrebbe sperare in un
      “ripescaggio” e perché.

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      QUALE DESTINO? Per molti assessori infatti stanno per iniziare mesi difficili, tra
      possibili “ripescaggi” e futuri professionali tutti da scrivere. Del vicesindaco si è già detto
      e scritto: per Livio Di Tullio la partita è definitivamente chiusa. Appoggerà Battaglia in
      campagna elettorale, e poi tornerà al suo posto di lavoro in Cgil (dove, dicono i maligni,
      combatterà con Fulvia Veirana per il posto di segretario generale).

      Franco Lirosi, pur non avendo “bisogno del posto” (è pensionato), avrebbe intenzione di
      fare un ultimo mandato (sarebbe il sesto), e punterà tutto sulla sua “dote” di 800
      preferenze personali. Un bottino record al quale sarebbe difficilissimo rinunciare per
      qualsiasi candidato sindaco. Battaglia però è stata chiara e ha puntato tutto sul
      rinnovamento, di fatto “pensionando” il decano della giunta addirittura sui giornali.
      L’unica possibile scappatoia per garantirsi quei voti senza “tradire” quanto promesso
      potrebbe essere quella di escludere Lirosi dalla prossima giunta ma garantirgli la carica di
      presidente del consiglio comunale, l’unico ruolo finora mai ricoperto dal politico nei suoi
      22 anni di carriera. Un compromesso, comunque: Battaglia accetterà?

      Le situazioni di Apicella, Di Padova e Sorgini sono in parte simili: tutti e tre hanno al
      momento un cospicuo bacino di voti e un futuro professionale nebuloso. Paolo Apicella ha
      ceduto la panetteria due anni fa per buttarsi a tempo pieno nella politica, mentre Elisa Di
      Padova (eletta nelle file dell’Idv) ha lasciato un impiego in Asl: entrambi hanno solo un
      mandato da assessore alle spalle, e tenteranno in tutti i modi di rientrare in partita, forti di
      quanto seminato in questi anni nei rispettivi ambiti (anche se Apicella avrebbe bisogno
      della deroga, essendo al secondo mandato da consigliere). Le primarie hanno infatti
      dimostrato come ad entrambi non manchino gli estimatori, soprattutto grazie alle sinergie
      instaurate con le realtà locali: c’è anche il loro lavoro dietro tutta una serie di iniziative
      nate “dal basso” negli ultimi anni, dalla Corsa dei Babbi Natale alla Cena in Bianco, da
      Halloween in Town alla recente Half Marathon.

      Un buon consenso sembra avere anche Isabella Sorgini, il candidato sindaco mancato: in
      molti negli ultimi mesi hanno sussurrato che se si fosse candidata lei, al posto di Di Tullio,
      il partito non si sarebbe opposto. Ma il rapporto tra i due è strettissimo e proprio per

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      questo, probabilmente, a differenza dei colleghi una Sorgini “orfana” di Di Tullio (e giunta
      già al secondo mandato) potrebbe decidere di concludere qui l’esperienza amministrativa.

      Sergio Lugaro, a differenza dei colleghi targati Pd, assiste dalla propria postazione
      “arancione”. Nel suo caso la regola del doppio mandato non vale: si candiderà e tenterà di
      riguadagnarsi il posto di assessore a suon di preferenze. Se andrà male, tornerà a lavorare
      in Asl. Jorg Costantino, infine, sembra già essere fuori dai giochi: dopo due mandati non
      sembra particolarmente interessato a proseguire, e sembra pronto a tornare al suo
      impiego in Provincia.

      L’ECCEZIONE: LUCA MARTINO. E’ lui il Rick Grimes del “Walking Dead” savonese:
      Luca Martino, l’uomo che per la seconda volta (un anno fa fu in occasione del duello Paita-
      Cofferati) si è schierato da solo contro tutti i colleghi di giunta, uscendone trionfatore.

      Anche per lui, teoricamente, arriva il capolinea: è al secondo mandato, il che significa che
      secondo la “linea Battaglia” è fuori dai giochi. Lo statuto del Pd, però, parla solo di
      eventuale candidatura in lista, il che significa che non gli sono precluse altre strade come,
      ad esempio, un posto da assessore esterno. Sarà lui l’anello di congiunzione tra la
      vecchia e la nuova amministrazione? Possibile, anche alla luce del fatto che, essendo un
      amministratore uscente, per due anni non potrebbe ricoprire cariche in società pubbliche
      o partecipate.

      LA TRATTATIVA. Gli sconfitti punteranno tutto su un dato: il 47% dei voti racimolati dai
      “ditulliani”, prova di un Pd diviso in due anime quasi equivalenti. Non è affatto automatico
      che quel 47% alle elezioni si sposti su Cristina Battaglia, anzi ieri sera a caldo erano in
      molti i “delusi” pronti a escludere un loro appoggio alla candidata. Quei voti andranno
      quindi “recuperati”. Come? Trattando con la parte sconfitta, creando una lista che
      rispecchi (almeno in parte) anche le istanze e i progetti della squadra di Di Tullio.

      Anche perché bisogna battere centrodestra e Cinquestelle, partita tutt’altro per
      scontata. Rinunciare al bacino di voti rappresentato dai “ditulliani” potrebbe quindi
      risultare fatale: Lirosi come detto “vale” da solo 800 voti, sommato a Di Padova, Apicella e

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      Sorgini potrebbero sfiorare il 10% del totale. Vincere senza quel 10% sembra impresa
      titanica, quasi impossibile. Certo, c’è sempre la scelta “di coraggio”: insistere sul
      rinnovamento totale, rinunciare in partenza ai conteggi da “vecchia politica” e sperare che
      le urne premino l’azzardo.

      La sensazione è che, alla fine, qualche concessione verrà fatta, ma che la trattativa
      sarà unilaterale. Di Tullio poco prima del voto aveva spiegato che, in caso di vittoria,
      avrebbe comunque “preso qualcosa” (in termini di programma e di persone) dalla squadra
      avversaria: questa sembra essere l’idea anche tra le file di Battaglia. Pescare magari tra i
      meno “ideologici”, lasciando a casa quelli considerati “troppo schierati” o “troppo
      colpevoli” di scelte politiche sbagliate.

      A PROPOSITO DI WALKING DEAD. C’è un’altra persona che, da ieri sera, è in pratica
      esautorata dal suo incarico, e si tratta del segretario comunale del Pd Barbara Pasquali.
      La sua scelta di appoggiare Di Tullio stata vissuta da alcuni avversari come un autentico
      “tradimento” al proprio ruolo istituzionale. La sensazione che trapela dal “team Battaglia”
      è che, se per altri esistono margini di trattativa, per lei sia giunto irrimediabilmente il
      capolinea: se accetterà di essere ridimensionata rimarrà al suo posto almeno fino alle
      elezioni, mentre in caso di ulteriori “resistenze” potrebbe essere rimossa addirittura
      prima.

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