Santuario Definizione - Etimologia - Amazon S3

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Santuario

Definizione – Etimologia
Luogo di carattere sacro, oggetto di culto, devozione e meta
di pellegrinaggi, in quanto ritenuto legato alla presenza o
manifestazione d’una divinità ovvero a eventi miracolosi e
straordinari associati alla rivelazione del divino. Tali siti
s’identificano a volte in elementi naturali, quali grotte,
boschi, fonti o fiumi (ad esempio il Gange e il Brahmaputra,
venerati dagli induisti e oggetto di bagni rituali) o in
caverne scavate (santuari rupestri) ma, più spesso, sono
rappresentati da edifici o complessi architettonici, adibiti a
riti e manifestazioni collettive.
L’esistenza di centri spirituali legati a specifici luoghi si
riscontra in molte religioni e civiltà sin dal mondo antico,
come rivelano i termini latini sanctuarium e lucus,
quest’ultimo riferito, nelle antiche religioni italiche, a
radure sacre tagliate nei boschi. Numerosi sono gli usi
estensivi del termine: nell’accezione corrente, esso appare
talvolta utilizzato, ma impropriamente, a indicare anche
comuni edifici religiosi (ad esempio chiese, sinagoghe,
moschee), la cui sacralità non necessariamente dipende dal
luogo che occupano, né dalla custodia di reliquie o immagini
venerabili.
Tuttavia, è consuetudine del mondo cristiano attribuire il
valore di santuario “diocesano” anche alle cattedrali (al cui
vertice è S. Giovanni in Laterano a Roma), in quanto chiese-
madri e centro di Diocesi. Possono essere contraddistinte come
santuario anche specifiche zone delle costruzioni sacre: nella
religione ebraica il “sancta sanctorum” interno al tempio; in
quella cristiana (per la quale il santuario si lega, in
particolare, alla devozione per la Vergine, i santi e i
martiri) parti dell’edificio dove si conservano reliquie o
immagini miracolose; nell’antica civiltà egizia, il sacrario
del tempio divino; nella ziqqurat sumèra, il tempio in cima
alla costruzione.
In senso figurativo il termine si riscontra anche in ambito
letterario, in relazione all’intimità dei nuclei familiari,
ovvero a luoghi privati adibiti allo studio o consacrati alla
meditazione, e in campo biologico, con riferimento a riserve
naturali protette (ad esempio i cosiddetti “santuari marini”
della California), probabilmente per una superficiale
traduzione dall’inglese sanctuary.

Profilo storico-architettonico
Secondo talune ipotesi, in specie riguardanti le presunte
finalità cultuali della grotta Chauvet in Francia e del
cromlech di Stonehenge in Inghilterra, l’esigenza dell’uomo di
stabilire un contatto con entità superiori potrebbe risalire
già all’età preistorica. L’origine dei santuari sembra
tuttavia rintracciabile con maggiore certezza in una
“convergenza culturale” che determinò, presso molte
popolazioni antiche (ad esempio Ebrei, Celti, Fenici, civiltà
precolombiane), l’erezione del betilo, un cippo infisso
verticalmente nel terreno a segnalare un’area sacra e
simboleggiare la fecondità, da cui ebbero origine,
inizialmente in area mediterranea, poi nel Nuovo Continente,
stele e obelischi.
In area medio ed estremo-orientale i primi santuari induisti,
lamaisti e buddhisti s’individuano negli stupa, costruzioni
circolari coperte da cupole, realizzate dal IV secolo a.C. per
custodire le reliquie del venerato Buddha. Innalzati a
riprodurre simbolicamente il monte Meru nell’Himalaya,
considerato casa della divinità e perciò segnato da un betilo,
gli stupa furono alla base delle pagode orientali, il cui
sviluppo verticale a più livelli alludeva ai vari mondi della
cosmologia buddhista.
Nell’antica Grecia l’assetto dei santuari, inizialmente
semplici luoghi aperti delimitati da un recinto sacro
(témenos), si articola e arricchisce nel tempo fino a
comprendere, sempre entro una cinta muraria, un insieme di
edifici la cui eterogeneità formale e funzionale dipendeva
dalle diverse attività che vi si svolgevano in onore della
divinità cui era dedicato il santuario. Oltre ai tesori,
tempietti votivi eretti dalle città greche, e ai più grandi
templi adibiti al culto delle divinità e alla consultazione
dei loro oracoli per il tramite dei sacerdoti, alcuni
importanti santuari greci esibivano, infatti, anche edifici
non direttamente connessi alle cerimonie religiose.
Nel santuario di Apollo a Delfi, i cui oracoli erano tenuti in
grande considerazione anche dal filosofo Platone, alle
costruzioni sacre si affiancavano un teatro e il ginnasio,
entrambi     del    IV    secolo    a.C.;     al   di   fuori
del témenos quadrangolare uno stadio accoglieva, ogni quattro
anni, i giochi panellenici, i quali accrescevano il prestigio
del sito conferendogli un’importanza anche politica e
culturale, oltre che religiosa. La stessa complessità
tipologica e funzionale si riscontra nel più importante
santuario di Olimpia: anche qui, infatti, gli edifici
religiosi, fra i quali emergeva il tempio di Zeus, cui il sito
era dedicato, convivevano con palestre e altre strutture atte
allo svolgimento di gare e giochi sportivi.
Se i complessi santuariali greci erano il frutto d’una lunga
stratificazione costruttiva che si traduceva, sul piano
architettonico, in un’aggregazione poco armonica di edifici
diversi, disposti senza particolari logiche planimetriche
lungo il “percorso sacro”, il modello a cui guardarono i
grandi santuari laziali, innalzati o ricostruiti in forme
monumentali nella tarda età repubblicana di Roma, è piuttosto
quello, più regolare, dei grandi altari ellenistici.
A questi è infatti riconducibile la concezione romana
“scenografica”, unitaria e simmetrica, che si è concretizzata
nella scelta di siti extraurbani elevati e panoramici, nel
ricorso ad ampi terrazzamenti delimitati da portici colonnati
a tre ali e, seppur con un’importante eccezione (santuario
detto di Giove Anxur a Terracina; Latina), nella disposizione
assiale e frontale del tempio, unico elemento che, per
esigenze cultuali, appariva invece rispettoso dei caratteri
tipologici locali. Tali aspetti emergono con particolare
evidenza nel santuario della Fortuna Primigenia dell’antica
Praeneste (oggi Palestrina; Roma), realizzato allo scorcio del
II secolo a.C. sfruttando abilmente il naturale dislivello
d’una ripida collina grazie ad un vivace gioco di rampe,
scalinate, terrazze porticate ed emicicli. Attraverso questi
si svolgeva un percorso processionale “ascendente”, giocato su
una rivelazione solo progressiva e graduale della reale
complessità dell’edificio e culminante in una cavea teatrale
sovrastata da un tempietto monoptero. Benché segnato, in
sommità, da questo inusuale tipo di tempio (in luogo del più
diffuso periptero “sine postico”), forse adottato per dare
visibilità alla statua della dea Fortuna che vi si conservava,
come suggerirebbe anche la sua atipica posizione altamente
“panoramica” ma, in fin dei conti, esterna all’area sacra, il
grande santuario prenestino, uno dei più monumentali di tutta
l’età classica (ma in gran parte riconfigurato dalle
trasformazioni a residenza attuate nell’XI secolo dai Colonna
e poi, nel Seicento, dai Barberini), appare dunque
esemplificativo e, al tempo stesso, anticipatore d’una prassi
che risulterà alquanto diffusa nell’architettura romana. Esso
coniuga, infatti, le richiamate soluzioni formali di matrice
ellenistica, nella fattispecie riferibili all’Altare di
Pergamo, non solo con l’innovativa tecnica costruttiva del
calcestruzzo, riscontrabile, al di là delle facciate segnate
da tradizionali ordinanze architettoniche, nei numerosi archi
e volte a botte, ma anche con una concezione tipicamente
romana di fruizione degli spazi, che stempera nell’effetto
“sorpresa” – dato tanto dall’edificio quanto dalle sue valenze
paesaggistiche – la generale rigidezza planimetrica del
complesso.
Più articolato ed eterogeneo, per la maggiore diffusione
territoriale e l’esteso arco cronologico, il panorama dei
santuari cristiani, cui fanno capo i luoghi “santi” ritenuti
legati alla presenza di Gesù (la Grotta di Betlemme, il fiume
Giordano, il Golgota , il Santo Sepolcro ecc.), rispecchia per
lo più le peculiarità tipologiche e figurative che segnano
comunemente il campo dell’edilizia religiosa cristiana nei
diversi ambiti geografici e temporali, pur non mancando esempi
di siti solo naturali o di architetture rupestri. Si va,
pertanto, da semplici e minuscole cappelle quadrangolari a
grandi e articolati complessi monastici, nei quali, oltre alla
chiesa, spesso affiancata da portici e torri campanarie,
possono trovar posto anche strutture conventuali con chiostri,
oratori, alloggi per i pellegrini, tesori e custodie per i
doni fatti dai fedeli e case per gli esercizi spirituali.
Impulsi importanti alla loro diffusione furono dati, nel
Medioevo, dagli ordini religiosi, che veneravano i luoghi di
ritiro e le tombe dei loro fondatori, e, dal XVI secolo, dal
programma controriformistico di esaltazione dei valori
cristiani, che favorì il nascere di molti santuari “mariani”.
Questi, legati a immagini e ad apparizioni della Vergine, sono
in qualche caso concepiti nella simbolica forma a pianta
ottagonale (S. Maria della Salute a Venezia, eretta per
esaudire un voto legato alla fine d’una pestilenza).

Esempi
     Grecia: Olimpia, Delo, Delfi; Lazio: di Giunone a Gabii,
     di Esculapio a Fregellae, della Fortuna Primigenia a
     Palestrina, di Ercole Vincitore a Tivoli, di Giove Anxur
     a Terracina, di Giunone Sospita a Lanuvio, di Diana a
     Nemi;
     Vicino Oriente: della Triade Heliopolitana a Baalbek
     (Libano), di Yazilikaya presso Boghazköy in Anatolia
     (rupestre), di Bêl e di Nabu a Palmyra in Siria;
     Oriente: di Ellora, di Ajanta (rupestri) e di Mahabodhi
     a Bodh Gaya in India, Bamiyan (rupestre) in Afghanistan,
     tempio del Cielo a Pechino, tomba di Confucio presso
     Qufu nello Shandong;
     Santuari cristiani in Italia: basilica-santuario della
     Santa Casa di Loreto, Basilica Inferiore di S. Francesco
     ad Assisi, Porziuncola di S. Maria degli Angeli presso
     Assisi, Sacro Speco di Subiaco;
     Rupestri: Greccio e Poggio Bustone presso Rieti, S.
     Rosalia a Palermo, Eremo di S. Lucia presso Palazzolo
     Acreide;
     Santuari cristiani nel mondo: S. Giacomo di Compostella,
     Lourdes, Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Bibliografia
Coarelli F., I santuari del Lazio in età repubblicana, Roma,
1987; Cracco G. (a cura di), Per una storia dei santuari
cristiani d’Italia: approcci regionali, Bologna, 2002; De La
Coste-Messelière P., Les Alcmeonides à Delphes, in «Bulletin
de Correspondance Hellénique», LXX, 1946, pp. 270 ss.; Ferri
S., Delfi, in Enciclopedia dell’arte antica, vol. III, Roma,
1960, pp. 27-44; Kähler H., Das Fortunaheiligtum von
Palestrina Praeneste, in «Annales Universitatis Saravinesis»,
VII, 3-4, 1958, pp. 189-240; Mallwitz A., Mallwitz E., Olympia
in der Antike, mostra, Essen, 1960; Norberg-Schulz
C., Architettura Barocca, Milano, 1971; Ravaglioli A. (a
cura), Santuari cristiani del Lazio, Roma, 1992.

Photogallery

Palestrina (Roma), restituzione assonometrica del Santuario
della Fortuna Primigenia (rielaborazione da Kähler 1958).

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Vallerano (Viterbo), santuario della Madonna del Ruscello,
XVII secolo, facciata.

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Vallerano (Viterbo), santuario della Madonna del Ruscello,
interno.

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Castel Rigone (Perugia), santuario della Madonna dei Miracoli,
fine XV-inizio XVI secolo, prospetto laterale.

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Castel Rigone (Perugia), santuario della Madonna dei Miracoli,
interno.

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Venezia, pianta della chiesa di S. Maria della Salute;
Baldassarre Longhena, dal 1631 (rielaborazione da Norberg-
Schulz 1971).

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