RIMEDI DI ORIGINE ANIMALE NEI MUSEI ROMANI DI STORIA DELLA FARMACIA E DELLA MEDICINA

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RIMEDI DI ORIGINE ANIMALE NEI MUSEI ROMANI DI STORIA DELLA FARMACIA E DELLA MEDICINA
Rimedi di origine animale nei musei romani
     di storia della farmacia e della medicina
                                Tina Bovi, Maria Teresa Carani

   I Musei Romani di storia della farmacia e della medicina, nati in epoche diverse,
sono localizzati in vari luoghi della città e conservano reperti e medicamenti di origine
animale, che avevano un ruolo importante nella terapia dei medici romani dell’epoca.
Sono collezioni che ci permettono un viaggio nel mondo dell’arte sanitaria romana a
partire dal ‘500 ad oggi, per scoprire come dalle antiche pratiche rituali si sia arrivati alla
sperimentazione clinica, fino alle più recenti sfide della biomedicina.

Nobile Collegio Chimico Farmaceutico

    L’istituzione più antica è
quella del Nobile Collegio Chi-
mico Farmaceutico Universitas
Aromatariorum Urbis che si tro-
va in via Miranda 10, adiacente
il Foro Romano (Fig. 1). La sua
origine risale all’8 marzo 1429,
quando Papa Martino V donò
alla Corporazione dei Farmaci-
sti Romani la Collegiata di San
Lorenzo, chiesa eretta all’inter-
no dell’antico Tempio Romano
che l’imperatore Antonino ave-
va voluto edificare nel 142 d.C.
in onore di sua moglie Annia            Fig. 1 – Nobile Collegio Chimico Farmaceutico Universitas Aro-
Faustina.                               matariorum Urbis.
    Con la progressiva cristia-
nizzazione dell’Area Sacra il Tempio di Antonino Pio e Faustina divenne una chiesa,
proprio di fronte al luogo del martirio del diacono romano Lorenzo, avvenuto sotto
l’imperatore Valeriano nel 258 d.C. All’interno del tempio - trasformato in un luogo di
culto cristiano - si insediò nel VII o VIII secolo la chiesa di San Lorenzo in Miranda.
    La prima chiesa edificata dagli Speziali fu distrutta dopo il sacco di Roma del 1527
ad opera dei Lanzichenecchi e solo nel 1602 la Corporazione degli Speziali poté erigere
l’attuale chiesa, che prese il nome di San Lorenzo de’ Speziali in Campo Vaccino.
    Il Nobile Collegio de’ Speziali era stato incaricato dal Papa di svolgere quelle funzio-
ni istituzionali che oggi sono di competenza del Ministero della Sanità, dell’Ordine pro-
fessionale e dell’Università; ora il Nobile Collegio Romano dei Farmacisti ha funzioni
culturali e sociali ed è il custode della chiesa al cui interno sono conservati importanti

Atti e Memorie - Agosto 2018                                                                      121
RIMEDI DI ORIGINE ANIMALE NEI MUSEI ROMANI DI STORIA DELLA FARMACIA E DELLA MEDICINA
Rimedi di origine animale nei musei romani

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                                                                              Museo dell’Arte
                                                                              Farmaceutica del
                                                                              Nobile Collegio.

dipinti di scuola romana del XVI e XVII secolo, tra cui il Martirio di San Lorenzo di
Pietro da Cortona. Splendida è la vista dei Fori dal portale della chiesa.
    Nei locali del Nobile Collegio è possibile visitare il Museo dell’Arte Farmaceutica
(Fig. 2) che custodisce albarelli di varie epoche, mortai di bronzo, strumenti di laborato-
rio, vetreria antica, medaglie di varie epoche, stampe e quadri antichi.

Spezieria di Santa Maria della Scala

    L’Antica Farmacia di Santa Maria della Scala, che si trova al primo piano del con-
vento dei Carmelitani Scalzi, annesso alla chiesa di Santa Maria della Scala nella piazza
omonima di Trastevere, ha un suo ruolo ben preciso e prezioso: quello di “memoria
storica” della farmaceutica romana.
    E’ anche la spezieria che più a lungo ha esercitato la sua attività di produzione dei
prodotti galenici cioè fino al 1954, ed oggi, perfettamente conservata, è aperta al pubbli-
co come museo.
    Originariamente istituita nella seconda metà del Cinquecento, secondo la regola
dell’ordine, era riservata ai soli frati Carmelitani Scalzi che coltivavano nell’orto le pian-
te medicinali necessarie alla loro salute. Alla fine del Seicento fu aperta a tutti e divenne
così famosa che vi ricorrevano anche principi, cardinali e perfino i medici dei pontefici.
Questo le valse l’appellativo di “farmacia dei papi” con i relativi benefici.
    Conserva ancora il laboratorio galenico e il frantoio originari, insieme alle maioliche
colorate, i vasi, le bilance, gli alambicchi di distillazione, i mortai, mentre risalgono al
Settecento l’arredamento, le scaffalature, le vetrine e il bancone, ed è dell’Ottocento l’a-
diacente laboratorio liquoristico.
    Dei rimedi di origine animale utilizzati nel laboratorio galenico troviamo tracce di
teriaca in una ciotola di vetro (Fig. 3), un celeberrimo medicamento del passato di cui
la carne di vipera era un componente importante. Questa formulazione, utilizzata per
qualsiasi malanno, soprattutto per quelli in cui il dolore era una parte predominante,
fu prescritta e venduta fino agli inizi del ‘900. A Roma era prodotta da due spezierie
conventuali, quella della Scala dei Carmelitani e quella dei Gesuiti in via del Caravita.
    Sulla sinistra del locale si trovano i grandi vasi che venivano usati per la sua prepara-
zione (Figg. 4 - 4a).

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Fig. 3 – Tracce di teriaca, Spe-
zieria di Santa Maria della Sca-
la, Roma.

Figg. 4-4a – Vasi per la produ-
zione della teriaca, Spezieria
di Santa Maria della Scala,
Roma.

                                                         Non manca un vaso per le sanguisughe
                                                     (Fig. 5) per secoli utilizzate a fini medici per
                                                     i salassi, allo scopo di estrarre sangue per de-
                                                     congestionare gli organi profondi. Il salasso
                                                     era visto come una panacea per tutti i mali,
                                                     in quanto drenando il sangue dal corpo si
                                                     combatteva l’infiammazione che causava le
                                                     malattie.
                                                         Nella spezieria di Santa Maria della Scala
                                                     un frate salassava i confratelli almeno 5 volte
                                                     all’anno; (anche se i salassi il più delle volte
                                                     portavano alla tomba il paziente, qualora non
Fig. 5 – Vaso per sanguisughe, Spezieria di Santa    vi fosse già arrivato per le infezioni causate
Maria della Scala, Roma.                             dalle mani sporche del cerusico).

Museo Storico Nazionale dell’Arte Sanitaria

   Inaugurato nel 1933 il Museo si trova all’interno del complesso ospedaliero di Santo
Spirito in Sassia, in Lungotevere in Sassia a Roma. L’Ospedale Santo Spirito, fondato
da Papa Innocenzo III nel 1198, aveva tra i suoi compiti anche quello dell’insegnamento
della medicina, ed era perciò dotato di una ricca Biblioteca, del Teatro anatomico e della
Spezieria. L’ospedale, distrutto da un incendio nel 1471, venne ricostruito dal grande
Papa Sisto IV e subì successive modifiche nel tempo dovute all’interessamento di diversi
Pontefici.
   Il Museo si articola in una serie di ambienti legati ai nuclei delle collezioni: la Sala
Alessandrina (con le 19 tavole anatomiche di Antonio Serantony dipinte con l’ausilio di
Paolo Mascagni e risalenti all’Ottocento); la Sala Flaiani (con le preparazioni anatomo-

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Rimedi di origine animale nei musei romani

Fig. 6 – Bezoar, Museo Storico Nazionale dell’Arte Sanitaria, Roma.

A destra: Fig. 7 – Corno di “liocorno”, Museo Storico Nazionale dell’Arte
Sanitaria, Roma.

patologiche della fine del XVIII sec. e vari modelli in cera); la
Sala Capparoni (con gli ex-voto romano/etruschi, farmacie
portatili, vasellame di farmacia del XVI-XVII sec.); la Sala
Carbonelli (con strumenti chirurgici romani per uso oculisti-
co e ostetrico e una raccolta di microscopi d’epoca). Inoltre
due suggestivi ambienti ricostruiti in scala naturale: un’antica farmacia e un laboratorio
alchemico.
    Vi sono esposti due rimedi curiosi di origine animale riferibili al ‘500:
    –	il “bezoar” (Fig. 6), palla di natura calcarea, di origine biliare che si forma nell’ap-
       parato digerente dei ruminanti;
    –	il “corno del liocorno” (Fig. 7), montato in bronzo dorato con relativo astuccio in
       marocchino del XVI secolo.
    Durante il ‘500 si decantavano le proprietà miracolose di questi due rimedi soprattut-
to come antidoti ai veleni (nei bestiari il liocorno era descritto come un animale mezzo
caprone mezzo cavallo, con un lungo corno che partiva dal centro della fronte). Secondo
le leggende era ferocissimo ma si andava ad accucciare in braccio alle fanciulle vergini.
Approfittando di ciò i cacciatori lo imprigionavano con le reti e gli segavano la protu-
beranza. Il liocorno è chiaramente un animale immaginario e il suo corno è in realtà il
dente di un cetaceo molto raro: il Narvalo.
    La polvere del corno era usata sia come rimedio per trattare le piaghe, sia contro
l’impotenza e i vermi intestinali. Nel laboratorio alchemico vi sono reperti animali come
il cranio di un cervo con le corna, una lisca di pesce, due piccoli caimani ed un cocco-
drillo appeso al soffitto: questi ultimi, animali esotici cui si attribuivano virtù mediche
straordinarie.

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Museo di Storia della Medicina

    Il Museo di Storia della Medicina
dell’Università “La Sapienza” di Roma,
fondato da Adalberto Pazzini nel 1938,
è situato a Roma in viale dell’Università
34a e rientra tra i musei del Polo museale
La Sapienza(1).
    Il percorso museale si articola su tre
piani:
    –	nel piano seminterrato si trovano
        ricostruzioni di ambiente: la spezie-
        ria e la bottega dell’alchimista, che
        risale al XVI-XVII secolo, in cui
        sono state disposte vetrerie appar-
        tenenti all’alchimia, vari distillato-
        ri di metallo, coccodrilli impagliati,
        rostri di pesce sega ed il corno di
        liocorno. Nella sala dedicata alla
        ricostruzione di una spezieria del
        XVIII secolo è conservata una col-
        lezione di scatole di legno usate in
        passato per contenere i “semplici”,
        sostanze di natura animale, vege-
        tale o minerale che costituivano la
        base delle preparazioni mediche.
    –	 Al primo piano è proposto un
        percorso dalla preistoria al XVII
        secolo, attraverso l’illustrazione
        della medicina delle civiltà antiche
        del bacino del Mediterraneo e del
                                                 Fig. 8 – Colubro di Esculapio, Museo di Storia della
        Medioevo. Un modello del tempio          Medicina, Università “La Sapienza”, Roma.
        di Asclepio ad Epidauro introduce
        alla sezione dedicata alla medicina
        teurgica (basata sulla potenza della divinità) in Grecia. Qui scopriamo un reperto
        di colubro di Esculapio (Fig. 8), quello che si suppone fosse il serpente allevato
        nei templi dedicati al dio della medicina, adorato dai Greci e dai Romani come
        simbolo del dio.
    –	Al secondo piano è illustrato il passaggio dalla medicina sperimentale alle recenti
        sfide della biomedicina, della medicina genomica e delle relative applicazioni tec-
        nologiche.

(1)
      Aruta A., Un’idea di museo: la nascita del Museo di Storia della Medicina dell’Università degli Studi di
      Roma “La Sapienza”, Medicina nei Secoli, 2007, vol. 19, n. 3, pp. 833-849.

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Rimedi di origine animale nei musei romani

Antiche formule della Farmacia Ramundo

    Un altro tassello di questa ricostruzione ci è offerto dal ricettario, dei primi del ‘900,
del farmacista romano Umberto Ramundo titolare della farmacia sita in largo Argentina.
    Nella sua farmacia venivano preparate diverse formulazioni dei medici dell’epoca,
una pomata per i capelli del dottor Olivetti che la prescriveva nel 1920, uno sciroppo
antiasmatico ed una mistura antinervosa del 1930 per il professore Pietro Capparoni.
Inoltre clisteri per il professor Peserresi ed uno sciroppo per bambini per il professor
Meineri.
    Erano allestite anche preparazioni allora in voga, come la lozione antiseborroica del
Ciarrocchi.
    In queste ricette possiamo individuare diversi ingredienti animali come l’olio di fega-
to di merluzzo, la cocciniglia, la cantaride e sostanze ricercate come il bianco di balena,
utilizzati nelle farmacie dell’epoca.
    Dalla femmina della cocciniglia si ricavava il rosso carminio, componente usato per
dare colore a diversi liquori come l’Alchermes o alle paste dentifricie.
    Alchermes
    – essenza garofani gtt XX
    – cannella gtt X
    – rosa gtt I
    – acqua distillata gr 100
    – sciroppo gr 700
    – alcool puro gr 200
    – cocciniglia q.b.

   La tintura di cantaride era utilizzata per uso esterno nell’alopecia, nelle tinture per
capelli e nelle lozioni per capelli. Queste preparazioni, da applicare sulla cute, potevano
provocare effetti vescicatori. Le proprietà irritanti e vescicatorie della cantaride erano
già note da tempo. Si deve a Nicandro, medico di Nerone, la descrizione precisa dei sin-
tomi d’intossicazione da cantaride.
   Tintura per capelli
   – alcool a 95°
   – olio di ricino anagr 50
   – tintura di pilocarpina gr 15
   – tintura di cantaride gr 1
   – essenza q.b.

      Nella preparazione della cold cream troviamo la cera d’api ed il bianco di balena.
      Cold Cream
      – olio di mandorle dolci gr 215
      – bianco di balena gr 60
      – cera bianca gr 30
      – acqua di rose gr 60
      – tintura di benzoino gr 25
      – olio essenziale di rose gocce X

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Tina Bovi, Maria Teresa Carani

   Si fa risalire a Galeno la preparazione di una crema che includeva anche la cera d’api.
La Farmacopea Londinese del 1618 ne riporta la ricetta base, che verrà utilizzata per i
successivi 400 anni:
   – olio di oliva        60%
   – cera d’api           20%
   – acqua di rose        20%

  In una ricetta per clistere del professor Peserresi compare un tuorlo d’uovo come
emulsionante:
  – timolo gr 2
  – olio di mandorle gr 20
  – 1 tuorlo d’uovo
  – acqua distillata gr 100

  Il midollo di bue è il componente di una ricetta del dott. Olivetti del 1920, per pro-
muovere la ricrescita dei capelli.
  Pomata per i capelli
  – acido salicilico ctgr 20
  – olio di ricino gr 20
  – midollo di bue gr 80
  – essenza di rose gocce X

   Nella Viocidina pomata, usata per le sue proprietà disinfettanti, come antimicotico e
battericida, compare l’olio di fegato di merluzzo.
   Viocidina
   – Iodoclorossichinolina gr 3
   – olio di fegato di merluzzo gr 5
   – acido borico gr 1
   – canfora gr 1
   – lanolina gr 40
   – vaselina gr 50

    Il ricordo dell’olio di fegato di merluzzo è ancora vivo nelle persone della mia genera-
zione: quando eravamo piccoli ci era somministrato quotidianamente.
    A partire dall’800 molte delle droghe di origine animale non sono più state utiliz-
zate, anche se oggi alcuni di questi ingredienti sembrano poter contribuire al benessere
dell’organismo: ci si affida alle lumache ed alle loro secrezioni, al veleno delle api e delle
vipere, alle uova del caviale per combattere lo scorrere del tempo e agli omega 3 dell’olio
di fegato di merluzzo per fornire all’organismo gli acidi grassi essenziali.
    In due musei romani ci sono ricostruzioni di ambiente: un laboratorio alchemico
del XVII secolo nel Museo dell’Arte Sanitaria e la bottega dell’alchimista, che risale al
XVI-XVII secolo, nel Museo di Storia della Medicina dell’Università “La Sapienza” di
Roma.
    Di queste tracce del passato abbiamo ricavato un breve video sul laboratorio dell’al-
chimista del Museo Storico Nazionale dell’Arte Sanitaria, presentato a Bologna nel

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Rimedi di origine animale nei musei romani

maggio del 2017; un tour virtuale che propone immagini dell’ambiente e degli strumenti
dell’alchimista, ed è in laboratori di quel tipo che personaggi come Cristina di Svezia
e Francesco Borri perseguivano il miraggio della pietra filosofale. Borri realizzava dei
medicamenti arbitrari e personalizzati come l’unguento di Talete.

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                                      Accademia Nazionale di Storia dell’Arte Sanitaria
                                                                  tinabovi@gmail.com
                                                                  Maria Teresa Carani
                                           Accademia Italiana di Storia della Farmacia
                                                        caranimariateresa@gmail.com
                                                                          Bruno Babbi
                                                   Fotografie e ricerche iconografiche
                                                                  bruno936y@yahoo.it

Animal based remedies and zootherapeutic resources
in Rome Medicine and Pharmacy History Museums

ABSTRACT

   Samples of animal based medicines and zootherapeutic resources such as leeches, be-
zoar, unicorn, and of course teriaca samples are kept in Rome’s Museums of Pharmacy.
   The alchemy laboratory recreated in Italy’s National Historic Museum of the Sani-
tary Arts contains animal specimens such as a crocodile and a small caiman, confirming
that alchemists did use animal based remedies.
   In early 20th century roman pharmacist Umberto Ramundo’s prescriptions we find
ingredients such as cod liver oil, cochineal insect, spanish fly, and sophisticated substan-
ces as white whale, all animal based medications arguably used in pharmacies of the
past.
   On these vestiges of a bygone era we have realized a short video with the help of Dr.
Corrado Boccia about the alchemy laboratory that we presented in Bologna in May
2017.

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