RICERCA IN VETRINA 2018 - Ricerca è democrazia. Il ruolo dell'attività scientifi ca nella costruzione di un futuro equo e sostenibile

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RICERCA IN VETRINA 2018 - Ricerca è democrazia. Il ruolo dell'attività scientifi ca nella costruzione di un futuro equo e sostenibile
ADI Cagliari - ADI Sassari
    Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca in Italia

    RICERCA IN VETRINA 2018
Ricerca è democrazia. Il ruolo dell’attività scientifica
  nella costruzione di un futuro equo e sostenibile

                A cura di: Valeria Saiu, Miriam Mastinu,
    Fabrizio Angius, Francesca Leccis, Giovanni Mei, Emanuele Mura,
           Laura Lai, Stefano Mais, Andrea Pinna, Lino Cabras,
    Roberta Guido, Federico Onnis Cugia, Davide Pisu, Moreno Frau

                    FrancoAngeli
RICERCA IN VETRINA 2018 - Ricerca è democrazia. Il ruolo dell'attività scientifi ca nella costruzione di un futuro equo e sostenibile

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          Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891783806
ADI Cagliari - ADI Sassari
    Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca in Italia

    RICERCA IN VETRINA 2018
Ricerca è democrazia. Il ruolo dell’attività scientifica
  nella costruzione di un futuro equo e sostenibile

                A cura di: Valeria Saiu, Miriam Mastinu,
    Fabrizio Angius, Francesca Leccis, Giovanni Mei, Emanuele Mura,
           Laura Lai, Stefano Mais, Andrea Pinna, Lino Cabras,
    Roberta Guido, Federico Onnis Cugia, Davide Pisu, Moreno Frau

                        FrancoAngeli
      Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891783806
Atti del Convegno “Ricerca in Vetrina 2018”
6-7 dicembre 2018, Università di Cagliari
Aula Magna “Gaetano Cima”, Via Corte d’Appello n. 87, Cagliari

Coordinamento tecnico-scientifico
Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia (ADI) - Sedi di Cagliari e Sassari
Valeria Saiu, Coordinatrice di ADI Cagliari - Miriam Mastinu, Coordinatrice di ADI Sassari

Segreteria organizzativa
Fabrizio Angius, Lino Cabras, Andrea Claudi, Moreno Frau, Roberta Guido, Laura Lai, Francesca Leccis,
Stefano Mais, Giovanni Mei, Emanuele Mura, Federico Onnis Cugia, Andrea Pinna, Davide Pisu.

Con il patrocinio di:

Con la collaborazione di:

Media Partner:                                                                   Sponsor:
                                                                                  p

                                              In copertina:
                        Cerimonia conclusiva del Convegno, foto di Alice Salimbeni

                           Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy.

L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sul diritto d’autore ed è pubblicata in versione
digitale con licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non opere derivate 4.0 Inter-
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  L’Utente nel momento in cui effettua il download dell’opera accetta tutte le condizioni della licenza
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              Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891783806
Indice

Presentazione
di Valeria Saiu, Miriam Mastinu                                               pag. 11

Ricerca è democrazia: il pensiero e l’azione
di Valeria Saiu                                                                 » 16

RICERCHE PER LA DEMOCRAZIA:
L’IMPEGNO SUL CAMPO

L’attività dei ricercatori di Amnesty International: il
contributo della ricerca sul territorio alla libertà e alla
democrazia
di Andrea De Angelis                                                             » 29

LiberaIdee. La ricerca sulla percezione e la presenza
delle mafie e della corruzione in Italia
di Francesca Rispoli                                                             » 42

Sardegna Solidale: un volontariato “inedito” che sa
rispondere ai nuovi bisogni
di Gian Piero Farru                                                              » 53

COMUNICAZIONE E CONDIVISIONE:
IL DIRITTO DI ACCESSO ALLA SCIENZA

Scienza è democrazia? Il ruolo dei media nell’era della
post-verità
di Francesco Aiello                                                              » 65

        Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891783806
Scienza aperta. Come guardare (con convinzione)
all’ignoranza degli esperti
di Stefano Bianco, Roberto Caso, Giovanni Destro                             pag. 76
Bisol, Francesca Di Donato, Paola Galimberti, Maria
Chiara Pievatolo

L’attività intensa delle riviste scientifiche online. Verso
una democratizzazione della ricerca?
di Janet Hetman, Nicola Vazzoler                                               » 87

RICERCHE IN VETRINA

VETRINA 1.
SVILUPPO, RISORSE E AMBIENTE
a cura di Fabrizio Angius, Francesca Leccis, Giovanni                          » 97
Mei, Emanuele Mura

Il Progetto MEISAR. Gli aggregati riciclati: buone
pratiche per la demolizione e la ricostruzione del nuovo
Stadio del Cagliari Calcio
di Lorena Francesconi, Ginevra Balletto, Luisa Pani,                          » 101
Giovanni Mei, Flavio Stochino

Un contributo alla sostenibilità dal riciclaggio dei rifiuti
inerti da costruzione e demolizione
di Salvatore Lampreu                                                          » 108

Pianificazione e governance delle aree naturali protette:
lineamenti di una ricerca in corso
di Maddalena Floris, Federica Isola                                           » 116

Tra tecnocrazia e inclusione nella pianificazione per la
tutela delle risorse naturali: un’analisi dei processi nei
siti Natura 2000 in Italia
di Sabrina Lai                                                                » 124

Fitorisanamento applicato ai suoli contaminati da metalli
pesanti in siti minerari dismessi
di Tiziana Lai, Giovanna Cappai, Alessandra Carucci                           » 136

       Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891783806
Verso uno strumento di supporto alla definizione di
strategie progettuali per le aree umide della Regione
Sardegna
di Stefano Pili                                                            pag. 144
L’approccio del regional design per i contratti di fiume.
Verso il contratto di fiume Ombrone
di Carlo Pisano, Valeria Lingua                                               » 152
Sottoprodotti dell’agroalimentare: reimpiego
nell’alimentazione dei piccoli ruminanti
di Silvia Carta, Maria Rita Mellino, Giovanna Buffa,                          » 160
Mondina Francesca Lunesu, Fabio Correddu, Anna
Nudda

VETRINA 2.
IL PASSATO E LA SUA EREDITÀ
                                                                              » 168
a cura di Laura Lai, Stefano Mais, Andrea Pinna
Un ponte tra passato e presente: John Steinbeck e i
popoli senza terra in Furore
di Alessandro Caravella                                                       » 172

Il viaggio come processo di indagine e conoscenza: Le
Corbusier moderno periegeta
di Maria Paola Sabella                                                        » 184

Le origini della questione femminile nel mondo arabo
di Letizia Sanna                                                              » 192

Una lezione dal passato: l’efficacia della Legge del
Chinino di Stato nella lotta alla mortalità infantile
nell’Italia della prima metà del Novecento
di Gabriele Ruiu                                                              » 198

Sul necessario ritorno al mos maiorum costituzionale.
Illusioni e fallimenti della “seconda Repubblica”
di Luca Dell’Atti                                                             » 207

Ripensare le rovine. Nuove opportunità per un futuro
sostenibile
di Elisa Pilia                                                                » 220

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Il pensiero di René Girard e la sua applicazione alla
produzione dello spazio
di Emanuel Muroni                                                         pag. 228

Le politiche pubbliche per la cultura e la creatività nella
città storica: una questione di rappresentanza
di Alessia Usai                                                              » 236

Paradigmi della casa negli anni Cinquanta. La casa
Arpel e la House of the Future
di Sabrina Scalas                                                            » 245

Il passato come mezzo e il passato come fine nella
società dello spettacolo. Quale ‘diritto pubblico
all’archeologia’ per le ‘comunità d’eredità’ del futuro?
di Mattia Sanna Montanelli                                                   » 255

Il portale digitale dell’Archivio Storico dell’Università
degli Studi di Cagliari
di Valeria Zedda                                                             » 263

Catene operative e produzioni metallurgiche nei villaggi
della Sardegna nuragica
di Matteo Pischedda                                                          » 270

L’arte e l’architettura nei cimiteri dopo l’Editto di Saint-
Cloud. Le istanze internazionali, la cultura sabauda, i
cimiteri minori della Sardegna
di Cristina Pittau                                                           » 278

VETRINA 3.
CONNESSIONI E RETI
a cura di Lino Cabras, Roberta Guido, Federico Onnis
Cugia, Davide Pisu                                                           » 286

L’obbligo d’identificare i richiedenti asilo analizzato
secondo il diritto alla “data protection” e alla dignità
personale
di Roberta Bendinelli                                                        » 293

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Mohenjo-Daro: tra infrastrutture idriche e forma urbana
di Marta Pilleri                                                          pag. 306

Visibilità e spazio pubblico: spazi sacri dell’altrove in
città
di Gianluca Gaias                                                            » 316

Abitare un’Istituzione Totale. Il progetto del carcere
come infrastruttura sociale
di Barbara Cadeddu                                                           » 324

Governance e politiche del paesaggio: i processi
partecipativi nella pianificazione paesaggistica della
Sardegna
di Antioco Ledda                                                             » 332

La resilienza dei luoghi altri, per una geografia dei
piccoli eventi. Time in jazz a Berchidda fra musica e
sostenibilità
di Rachele Piras                                                             » 340

“Sindrome di Asperger”, realtà virtuale e inclusione
reale
di Giuseppe Stancarone, Barbara Gobbetto                                     » 348

Il diritto alla casa nell’emergenza. Metodologia
preventiva a garanzia dello Stato sociale
di Ilaria Montella                                                           » 358

Spazio pubblico e partecipazione digitale per uno sviluppo
sociale sostenibile. Nuovi luoghi per nuove pratiche…
di Andrea Manca, Chiara Salaris, Fiammetta Sau                               » 366

Architetture devianti. Il potenziale infrastrutturale
dell’architettura
di Maria Pone                                                                » 376

SPOP CAMPUS OMODEO. Strategie per territori fragili
di Nicolò Fenu                                                               » 384

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La conoscenza come possibilità. Il progetto dello spazio
nelle relazioni tra individuo e comunità
di Fabrizio Pusceddu                                                      pag.      392

La città per immagini: un progetto di città autism-
friendly per promuovere l’autonomia di movimento
delle persone con disturbo dello spettro autistico
di Giulia Tola                                                              »       401

Le unioni same sex nella Scandinavia e in Inghilterra,
tra istanze civili e ordinamenti confessionali
di Luigi Mariano Guzzo                                                      »       410

       Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891783806
Le politiche pubbliche per la cultura e la creatività
nella città storica: una questione di
rappresentanza

di Alessia Usai *

Abstract: I documenti e i programmi di alto profilo degli organismi internazionali, come
l’UNESCO e l’Unione Europea, trovano attuazione alla scala locale attraverso le politiche
improntate dai governi nazionali e regionali secondo i principi di multiscalarità e sussidiarie-
tà. Il contributo indaga come le amministrazioni statali e locali traducano tali documenti alla
scala urbana in Italia. In particolare, ci si concentra sulle tassonomie e narrative adottate nel
trattare le reti del settore culturale e creativo, sulle finalità degli interventi a esse dedicati, le
loro conseguenze sulla città storica in termini di recupero, riqualificazione e trasformazione.
Infine, si avanzano alcune proposte di policy per uno sviluppo urbano futuro che oltre a
essere creativo sia anche socialmente equo.
Keywords: città storica, imprese culturali e creative, distretti culturali, spazi creativi, pae-
saggio urbano storico.

Introduzione

    Nello stabilire legami con le città che le ospitano, le imprese culturali e
creative adattano il proprio sistema produttivo al territorio dando origine a
modelli organizzativi variabili.
    Nei Paesi dove le istituzioni e le organizzazioni pubbliche mostrano
un’attitudine duale nei confronti delle imprese creative e culturali (conside-
rate, allo stesso tempo, un nuovo elemento di welfare e un settore economi-
co da espandere), gli ecosistemi creativi urbani sono trattati prevalentemen-
te in base al fine ultimo dei loro interventi ponendo in contrasto le agglo-
merazioni d’impresa (cluster) che si occupano d’inclusione sociale rispetto
a quelle che supportano l’imprenditorialità.
    Quest’approccio è caratteristico dei Paesi Anglosassoni ma i suoi effetti

    *
      Ingegnere edile e Dottore di Ricerca in Tecnologie per la conservazione dei beni archi-
tettonici e ambientali, alessiausai@gmail.com.

         Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891783806
sono più evidenti in Canada, Stati Uniti e nelle metropoli asiatiche, per e-
mulazione (Stevenson, 2014; D’Ovidio, 2016; Florida, 2017; Scott, 2018).
In Francia, Belgio, Canada e, per alcuni aspetti, Australia, gli ecosistemi
creativi sono trattati secondo la natura top-down o bottom-up dei loro pro-
getti mentre, nei paesi post-coloniali o post-comunisti (Australia, Corea del
Sud, Hong Kong, Singapore e Repubbliche baltiche), essi sono considerati
in base al loro rapporto con le culture locali: le ideologie e le narrative che
permeano le politiche destinate a/prodotte dalle reti culturali e creative; le
loro relazioni con i sistemi culturali e creativi preesistenti; l’impatto sociale
per le comunità locali (Fusco Girard et al., 2016).
    Nelle politiche pubbliche per la cultura e la creatività si registra uno slit-
tamento da un modello di policy focalizzato sul quartiere o l’unità di vici-
nato a un modello ecosistemico che pone in rete diverse tipologie di spazi e
attori, descritto attraverso l’archetipo del distretto industriale avanzato nelle
sue diverse accezioni. Un modello produttivo e organizzativo aperto e in-
clusivo ma non privo di conflittualità alla scala locale (D’Ovidio, 2016;
Florida, 2017; Scott, 2018). In ambito urbano tali politiche si concentrano
prevalentemente su due aspetti: 1. le scelte localizzative delle imprese e dei
professionisti creativi a livello urbano; 2. i fattori del paesaggio urbano che
contribuiscono ad attrarre e trattenere la classe creativa nonché coltivare i
talenti della comunità locale. Sono politiche neoliberali di offerta competi-
tiva, incentivazione economica, marketing territoriale e rigenerazione urba-
na. Quest’ultime riguardano gli spazi per il consumo di beni e attività cultu-
rali, spazi per il tempo libero e la residenza e i grandi eventi (Sager, 2011;
Comunian at al., 2014; Lazzeretti, 2013; Hutton, 2016).
    Il paesaggio urbano storico e il suo patrimonio architettonico sono due
componenti fondamentali nelle politiche neoliberali di rigenerazione “crea-
tiva” per diverse ragioni. In primo luogo, l’identità visiva della città storica
che facilita il legame tra le imprese creative e le comunità locali (cultura e
storia). Secondo, l’ampia offerta di spazi da ri-significare (brownfield). Ul-
timo ma non meno importante, l’appeal turistico che aiuta ad attrarre per-
sone di altre città e Paesi (Roodhouse, 2010; Hutton, 2016; Stevenson,
2014). Per indirizzare efficacemente tali politiche, le organizzazioni inter-
nazionali hanno finanziato diversi studi e ricerche: i Creative Economy Re-
port delle Nazioni Unite (UNCTAD, OCSE, UNESCO), i rapporti KEA,
l’Osservatorio Europeo dei Cluster e il Cultural and Creative Cities Moni-
tor dell’Unione Europea.
    Le linee guida e raccomandazioni di questi studi circa il potenziamento
delle politiche urbane per la creatività e la cultura sono state accolte
dall’Unione Europea in diversi documenti di alto profilo sino all’adozione
di un’Agenda urbana europea e all’inserimento dei settori cultura e creativi-

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tà nel quadro della politica di coesione nel rispetto degli obbiettivi della
Strategia Europa 2020 (Colavitti et al., 2018; Usai, 2016).

Le politiche pubbliche per la cultura e la creatività in Italia ai
tempi dell’austerity

    In ambito nazionale la congiuntura economica e i limiti imposti alla spe-
sa pubblica hanno accelerato la diffusione di modelli gestionali privatistici
nella rigenerazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
Le partnership pubblico-privato, le Società di Trasformazione Urbana
(STU) e il project financing, sono stati estesi alle politiche governative per
la città, in particolare al federalismo demaniale, al Piano nazionale per le
città, al “Bando periferie”. Iniziative che riguardano diversi aspetti della
ristrutturazione urbanistica e, più in generale, il restauro e l’inserimento di
nuove funzioni nel paesaggio urbano storico (Testa, 2016; Colavitti et al.,
2018). In questo processo gli immobili d’interesse storico-culturale hanno
avuto un ruolo tanto rilevante da richiedere ulteriori strumenti di valorizza-
zione per un efficientamento del ciclo progettuale, come i Piani strategici di
valorizzazione e sviluppo culturale (PUVAT) e i Contratti di valorizzazione
urbana (CdV) del Piano Nazionale per le Città (Usai, 2016; Colavitti et al.,
2018). La necessità di razionalizzare la spesa massimizzando i risultati ha
concentrato i finanziamenti su un numero ristretto d’interventi strategici in
relazione al tessuto socio-economico in cui si inserivano, alle alleanze che
consentivano di creare, ai meccanismi moltiplicativi che innescavano.
    Le indicazioni della Strategia Europa 2020 sono state accolte attraverso
l’opzione strategica “Città” del documento “Metodi e obiettivi per un uso
efficace dei fondi comunitari 2014-2020” presentato dal Ministro per la
Coesione Territoriale il 27 dicembre 2012. Tra gli obiettivi strategici sono
presenti il rafforzamento da parte delle grandi città dei segmenti locali pre-
giati di filiere produttive globali, il rinnovamento della governance regiona-
le e urbana. Anche la programmazione europea 2014-2020 ha posto diverse
sfide per le politiche pubbliche nazionali: la sensibilizzazione delle banche
e degli intermediari finanziari verso i bandi per l’accesso al Fondo di ga-
ranzia, la battaglia in seno al Consiglio dei Ministri Europeo per l’inseri-
mento di cultura e creatività tra le priorità dei fondi strutturali.
    Nelle agende ministeriali particolare attenzione è stata rivolta a due
grandi eventi: Expo 2015 e Capitale Europea della Cultura 2019. Quest’ul-
timo evento è stato presentato come un’occasione di re-branding basata
sull’arte, la cultura, la storia e, più in generale, il savoir-vivre italiano, in
linea con i temi di EXPO 2015 a Milano e la programmazione nazionale

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per il periodo 2014-2020, come sottolineato dai rapporti annuali di Feder-
culture, Unioncamere e Fondazione Symbola (Usai, 2016).
    La concentrazione delle risorse disponibili su un numero ristretto di temi
e progetti nei due eventi, così come nella programmazione ordinaria, è stata
una scelta obbligata dovuta ai differimenti nella spesa dei fondi europei e
nazionali per il periodo 2007-2013.
    Nel Programma Operativo Interregionale (POin) Attrattori culturali, na-
turali e turismo riservato ad interventi culturali nel Mezzogiorno, ad esem-
pio, il ritardo nella realizzazione delle opere ha portato vicino alla perdita di
1,5 milioni di euro di fondi FESR. I bassi livelli di spesa delle risorse pro-
venienti dai Fondi Strutturali (FESR e FES) e dal Fondo Nazionale per lo
Sviluppo e la Coesione (FSC), in particolar modo nel Mezzogiorno, hanno
richiesto tre interventi di rimodulazione della spesa da parte del governo
centrale. Il primo intervento ha coinciso con il Piano d’Azione per la Coe-
sione (PAC) del maggio 2012, voluto dall’allora Ministro per lo Sviluppo e
la Coesione, Fabrizio Barca, per dare risposta agli impegni assunti dal Go-
verno italiano nel vertice Europeo del 26 ottobre 2011. Grazie al PAC, sono
stati riprogrammati 330 milioni di euro per la tutela e valorizzazione di di-
versi poli culturali nazionali.
    Il secondo intervento, risalente al giugno 2013, ha previsto la riduzione
del cofinanziamento nazionale dei PON dell’Obbiettivo Convergenza per
circa 1 miliardo di euro (fondi FSC). Tali risorse, integrate dai finanziamen-
ti derivanti dalla rimodulazione del PAC, sono state destinate a misure per
l’occupazione giovanile e il contrasto alla povertà. La terza riprogramma-
zione, avvenuta a dicembre 2013, ha affiancato alle misure per l’occupa-
zione e la lotta alla povertà diverse iniziative dedicate allo sviluppo delle
economie locali (Usai, 2016).
    Prendendo in considerazione l’economia culturale e creativa e le politi-
che spaziali correlate, gli elementi più rilevanti sono il rifinanziamento del
Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e del Piano Nazionale per
le Città, le risorse destinate alla valorizzazione di beni storici, culturali e
ambientali per promuovere l’attrattività turistica in vista di Expo 2015 (1
miliardo di euro).
    Caratteristica comune a tutti gli interventi è stata la possibilità di rifi-
nanziamento con la programmazione 2014-2020. A tal proposito l’Accordo
di partenariato per la programmazione 2014-2020, approvato dal governo il
22 aprile 2014, ha previsto un riassetto organizzativo nella gestione dei
Fondi Strutturali e del FSC nazionale con l’istituzione dell’Agenzia per la
Coesione Territoriale. L’obiettivo dell’Agenzia è garantire la trasversalità
delle politiche di coesione rispetto a quelle nazionali di settore.
    Tra le attività programmate e concluse si ricordano il forum dedicato al-

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le città europee piccole e medie nel semestre di presidenza europea (luglio-
dicembre 2014), le sperimentazioni per lo sviluppo territoriale del Mezzo-
giorno attraverso il PON Metro dedicato alle Città Metropolitane, l’Agenda
Urbana e la Strategia Nazionale per le Aree Interne. Infine, il progetto spe-
rimentale “Cultura in movimento” per la valorizzazione del patrimonio am-
bientale e culturale attraverso la promozione turistica. Le città coinvolte
(Benevento, Caserta, Catania, Cosenza, Ivrea, Lecce, Matera, Ragusa, Sira-
cusa) hanno preso parte al progetto “L’Expo 2015 nelle Regioni”, sostenuto
anche dal Ministero per la Coesione Territoriale. Il progetto ha raccolto idee
e progetti dei territori italiani da inserire nella “Mostra delle Regioni”, cuo-
re del Padiglione Italia a Expo 2015, e in un programma di eventi territoria-
li su cui il Ministero per la Coesione Territoriale e il MiBACT hanno inve-
stito ingenti risorse sperando in un rilancio dell’immagine nazionale
all’estero (Usai, 2016; Colavitti et al., 2018).
    Sul fronte dei finanziamenti alla cultura la novità più significativa degli
ultimi anni è costituita dal Decreto Cultura che ha introdotto l’Art bonus,
uno strumento operativo atto a sostenere, tutelare e valorizzare il patrimo-
nio culturale attraverso l’attivazione di un credito d’impresa per le eroga-
zioni liberali in denaro a favore degli enti pubblici che si occupano di cul-
tura e spettacolo (Lupi, 2014; Ilie et al., 2016; Usai, 2016; Amari, 2017).

Le politiche regionali per la culturale e la creatività

    Le Regioni italiane dimostrano un interesse crescente verso le economie
derivanti dalla valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico. Non
tutte però si sono attivate con la stessa celerità e il quadro delle politiche
regionali appare ancora frammentario.
    Nel periodo 2000-2015 i progetti di distrettualizzazione che hanno tro-
vato un seguito sono in tutto venti: il primato spetta alla Lombardia con sei
distretti operativi, seguita dalle Marche con tre e dal Veneto con due. Le
Regioni che hanno partecipato al bando MIUR sui distretti tecnologici
nell’ambito del Programma Nazionale della Ricerca 2005-2007 ospitano un
distretto tecnologico ciascuna (Usai, 2016; Nuccio e Ponzini, 2017).
    Per quanto riguarda i meccanismi istitutivi, vi sono distretti nati grazie
al bando MIUR, altri nati grazie alle leggi regionali sui distretti produttivi e
culturali e altri distretti nati nelle regioni prive di una normativa in materia
per iniziativa delle fondazioni bancarie e delle amministrazioni provinciali
e comunali. L’intervento legislativo regionale non è dunque un elemento
imprescindibile per la nascita di distretti culturali sul suolo nazionale (Usai,
2016).

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Le filiere produttive al centro della mission distrettuale sono molteplici:
distretti tecnologici, meta-distretti per il restauro e la conservazione, distret-
ti culturali turistici, distretti dell’agroalimentare di qualità, distretti culturali
tradizionali così come sistemi territoriali e reti culturali più semplici. Questi
ultimi possono essere realtà preesistenti oppure essere l’esito di proposte
distrettuali che non hanno saputo “evolversi” o “ibridarsi”, come nel caso
del Distretto Culturale del Sud Est in Sicilia che non sembra aver favorito
forme stabili di aggregazione fra i centri del Barocco siciliano. Da questo
punto di vista, il Distretto delle Tecnologie per i Beni Culturali (DiT-BeCs)
in Toscana e il distretto Puglia Creativa sono le uniche realtà a perseguire le
forme d’integrazione multipla del distretto culturale evoluto come “ecosi-
stema creativo”. I distretti culturali lombardi di Fondazione Cariplo, per
quanto innovativi, perseguono un approccio monofiliera e forme d’integra-
zione multipla che riguardano principalmente la filiera pubblica (Usai,
2016).
    L’adozione di un programma triennale per i beni e le attività culturali e
un’attenta valutazione circa il posizionamento delle reti creative all’interno
del sistema locale di governance sono il tratto distintivo della programma-
zione di Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Marche.
    Nella programmazione regionale i luoghi della cultura rappresentano
l’anello di congiunzione tra le politiche distrettuali e la pianificazione pae-
saggistica. Si tratta, tuttavia, di un legame formale dato che solo il Piano
Territoriale della Regione Campania ha previsto la costituzione di distretti
culturali in chiave turistica e, viceversa, nelle politiche distrettuali gli stru-
menti di pianificazione urbanistica sono presi in considerazione principal-
mente nella ridefinizione delle destinazioni d’uso per i beni culturali e pae-
saggistici da recuperare (Usai, 2016).

Alcune proposte di policy per un’Italia di città creative e giuste

    I grandi eventi “Expo 2015” e “Capitale Europea della Cultura 2019”, il
Decreto Cultura e le iniziative congiunte del MiBACT e del Ministero per
la Coesione Territoriale, esprimono la volontà di accelerare la spesa pubbli-
ca nel tentativo di costruire politiche urbane adeguate per la cultura e la
creatività in Italia.
    I ritardi nella programmazione 2007-2013, la ridistribuzione continua
delle competenze tra i ministeri (la nascita del Ministero e dell’Agenzia per
la coesione territoriale, il MiBAC divenuto MiBACT e poi tornato alla
condizione iniziale, ecc.) e l’utilizzo della decretazione emergenziale per
dirimere problematiche ampie e complesse, tuttavia, determinano una con-

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dizione d’incertezza che ostacola pensieri e interventi di sistema e costringe
le amministrazioni locali a un’azione sostitutiva. In particolare, le Regioni
che provano a praticare il modello del distretto culturale evoluto, ma solo in
rari casi raggiungono un’efficace integrazione tra filiere produttive e filiera
pubblica alla scala locale (Usai, 2016; Manzella, 2017).
    Nelle politiche distrettuali gli strumenti della pianificazione urbanistica,
ricoprono un ruolo marginale, spesso limitato alla ridefinizione delle desti-
nazioni d’uso per gli immobili da recuperare. È un dato singolare se si con-
sidera che con il Dlgs.42/2004 le Regioni hanno dovuto affrontare in cam-
po urbanistico la stessa questione posta dalle politiche distrettuali, ossia
modificare i piani esistenti o adottare strumenti ex novo di valenza paesag-
gistica. Anche in questo caso, gli esiti sono stati diversi a seconda dalla ca-
pacità di governo e governance delle singole amministrazioni nel gestire il
cambio di legislatura, i rapporti con gli enti locali e, soprattutto, il confron-
to con il MiBACT e le Sopraintendenze. Nel 2018, a quattordici anni
dall’adozione del Codice Urbani, Toscana e Puglia sono le uniche regioni
ad avere un piano paesaggistico regionale co-pianificato con il MiBACT.
Le stesse regioni emerse come esempi di buone pratiche in campo distrettu-
ale, a conferma del fatto che il successo di ogni iniziativa non dipende dagli
interventi finanziati quanto dall’adozione, da parte dell’amministrazione
competente, di una strategia di fondo chiara e trasparente nella programma-
zione di settore. Esattamente ciò che è mancato nella programmazione na-
zionale degli ultimi anni (Usai, 2016; Nuccio e Ponzini, 2017).
    Il ritardo accumulato dall’Italia nelle politiche urbane per la cultura e
creatività non può però essere attribuito solo all’azione pubblica. Vi è, in-
fatti, un problema sostanziale che mina le politiche alla base: il mancato
autoriconoscimento dei professionisti e delle imprese del settore creativo e
culturale come “classe”, citando Richard Florida (Manzella, 2017).
    L’assenza di enti di rappresentanza e di categoria, infatti, se da un lato
non consente all’attore pubblico di intercettare e catturare in maniera effi-
cace le domande espresse da questo particolare gruppo sociale rispetto al
paesaggio urbano storico e le sue trasformazioni future, dall’altro impedi-
sce un’azione efficace di lobbying da parte degli stakeholder del settore
cultura nella definizione dell’agenda pubblica.
    Come superare questa impasse?
    Nelle politiche pubbliche, attraverso norme e organismi che consentano
l’intermediazione tra le reti creative e le istituzioni e attraverso l’inclusione
delle professionalità “creative” nella progettazione dei servizi pubblici, co-
me nel programma britannico Design in the Public Sector. Il disegno di
legge “Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative” (Atto
della Camera dei Deputati n. 2950/2017) va in questa direzione proponendo

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l’istituzione di una sezione speciale del Registro delle imprese dedicata alle
MPMI del settore culturale e creativo (Manzella, 2017). Il DDL include
anche un sistema di agevolazioni in parte confluito nella Legge di Bilancio
2018, con cui è stato introdotto il credito d’imposta per le imprese culturali
e creative.
    Al mondo scientifico è, invece, richiesta una nuova “discesa sul campo”
per lo sviluppo di strumenti adeguati con cui mappare e gestire l’azione
trasformatrice dalle imprese culturali e creative nel tessuto urbano. Alcune
sperimentazioni hanno già avuto luogo a Genova con il progetto europeo
Creative Cities e a Milano con i Distretti Urbani del Commercio (Usai,
2016; Bruzzese et al., 2017). Si tratta di esperienze sviluppate con metodi
affini alla ricerca-azione in modo da coinvolgere gli stakeholder come co-
ricercatori, imparare a conoscerne le scelte localizzative e abitative, censire
gli immobili pubblici idonei per accogliere funzioni creative, semplificare i
passi amministrativi per la loro messa a disposizione, individuare insieme
la vocazione dei singoli spazi, collaborare nella fase di trasformazione in-
tervenendo sugli spazi pubblici a complemento.
    Sono queste le principali sfide cui la politica e la ricerca dovranno ri-
spondere nell’immediato futuro distillando dalle sperimentazioni in atto gli
aspetti metodologici e strumentali fondativi per costruire un’Italia di città
creative e giuste e, così facendo, delineare nuovi scenari di democrazia per
il paesaggio urbano storico.

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