REPORT I giovani e l'agricoltura tra innovazione e contadinità - Giugno 2015 - Ismea

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REPORT I giovani e l'agricoltura tra innovazione e contadinità - Giugno 2015 - Ismea
Promozione dell’Imprenditorialità
             Giovanile in Agricoltura

          REPORT       c

I giovani e l'agricoltura tra
innovazione e contadinità

                 Giugno 2015
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REPORT I giovani e l'agricoltura tra innovazione e contadinità - Giugno 2015 - Ismea
Studio realizzato nell’ambito delle attività per l’imprenditoria giovanile del Ministero delle
politiche agricole alimentari e forestali - Dipartimento delle politiche europee e
internazionali e dello sviluppo rurale: Dirigente Paolo Ammassari

Progetto: «Giovani agricoltori e innovazioni per la sostenibilità» finanziato dal MiPAAF con DM n.
6229 del 18/12/2012

Responsabile Direzione tecnica ISMEA: Camillo Zaccarini Bonelli

Responsabile di progetto: Elisabetta Savarese

A cura di: Pierluigi Milone

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SOMMARIO

PREMESSA ................................................................................................................................................ 4
IL CONCETTO DI INNOVAZIONE....................................................................................................... 5
INNOVAZIONE E IMPRENDITORIALITA’ ........................................................................................ 8
    L’INNOVAZIONE COME PROCESSO ORGANIZZATO DEL CAMBIAMENTO DELL’IMPRESA ............................. 8
    I CONFINI DELL’INNOVAZIONE ................................................................................................................ 12
    IMPRENDITORIALITÀ E INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA ......................................................................... 14
    PERCHÉ PUNTARE SUI GIOVANI IMPRENDITORI PER L’INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA ........................... 17
LE ESPERIENZE INNOVATIVE DEI GIOVANI IN ITALIA .......................................................... 19
    LA METODOLOGIA UTILIZZATA............................................................................................................... 19
    GIOVANI IMPRENDITORI INNOVATORI E NUOVI CONTADINI: I TRE CASI IN PROFONDITÀ.......................... 20
       L’innovazione come strumento di valorizzazione delle risorse endogene: il Parco della Lavanda . 20
       L’innovazione tecnologica rivisitata: la Ferrari Farm ..................................................................... 24
       L’innovazione organizzativa: integrazione verticale e oltre l’esperienza del ContadinoStrano ...... 27
    GLI ELEMENTI COMUNI ........................................................................................................................... 30
       Il piacere di essere imprenditore ...................................................................................................... 30
       Dalla “passione” all’innovazione sostenibile .................................................................................. 31
    L’AUTONOMIA E LA CIRCOLARITÀ DEL MODELLO CONTADINO ............................................................... 32
    INNOVAZIONE COME SFIDA E LA SUA VALENZA “TERRITORIALE” ........................................................... 35
    I RAPPORTI CON IL SISTEMA DELLA CONOSCENZA................................................................................... 36
    RACCOMANDAZIONI PER POLITICHE DI SOSTEGNO AI GIOVANI ED ALLE INNOVAZIONI IN AGRICOLTURA 38
BIBLIOGRAFIA ...................................................................................................................................... 41

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PREMESSA

“L’innovazione è un’idea che è stata realizzata con successo” questa in sintesi la
definizione di innovazione che emerge dai documenti ufficiali della Commissione
Europea che riguardano il nuovo strumento dell’European Innovation Partnership, lo
strumento che dovrebbe accompagnare, anche nel settore agricolo, nel periodo di
Programmazione 2014-2020 le azioni di supporto all’introduzione e sviluppo di
innovazioni che sono considerate il principale strumento per raggiungere gli obiettivi di
Europa 2020 di crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.
Partendo da questa semplice definizione questo lavoro intende esaminare come e perché
i giovani imprenditori possono essere e sempre più sono i principali protagonisti
dell’innovazione; quali sono le loro motivazioni, come la loro “tensione”
all’innovazione non è altro che l’espressione di una ritrovata imprenditorialità e
soprattutto come e perché le innovazioni dei giovani sono quelle maggiormente in linea
con le attese di maggiore sostenibilità ambientale e sociale dell’attività economica ed
imprenditoriale, come in altre parole, nelle imprese condotte da giovani siamo di fronte
ad innovazioni sociali e responsabili che non rappresentano solo il successo di un’idea,
ma soprattutto la promessa di un possibile e adeguato sviluppo del settore agricolo e
delle nostre aree rurali, anche in quelle più “interne”.
Lo studio ha come finalità quella di individuare nuovi strumenti e/o modalità di
implementazione di quelli che possono essere finanziate con i Fondi Strutturali Europei
ed i particolare il FEASR nel nuovo periodo di programmazione 2014-2020. Le indagini
dirette ai giovani innovatori hanno avuto lo scopo di descrivere il processo di
innovazione, a partire dalle condizioni e dai contesti che favoriscono la nascita dell’idea
fino alla sua realizzazione. Un processo caratterizzato da una continua interazione tra il
giovane imprenditore e il contesto socio-economico ed istituzionale con il quale si
relaziona. Un contesto che oggi ha perso i confini fisici grazie ai nuovi strumenti di
comunicazione che i giovani utilizzano in modo fortemente interattivo.

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IL CONCETTO DI INNOVAZIONE

L’innovazione è quel processo che consente di realizzare nuovi vantaggi competitivi
attraverso nuove forme di produzione, di prodotto e di organizzazione. Innovazione
significa discontinuità rispetto a una prassi di pura e semplice continuazione della
traiettoria in essere (Rullani, 2012). La questione di fondo però rimane come e verso
quale direzione innovare. In agricoltura tale questione ha suscitato forti dibattiti negli
ultimi decenni negli ambiti scientifici ed istituzionali in cui il concetto di innovazione è
sempre rimasto legato al progresso tecnologico, da una parte, e alla competitività,
espressa in termini di produttività ed economie di scala dall’altra. Questi due elementi
sono tutt’ora alla base delle indicazioni che tali ambiti continuato a fornire alle imprese
per indirizzarle verso percorsi innovativi o cosiddetti “di modernizzazione”. Tuttavia,
un nuovo concetto di modernità si è venuto a sviluppare silenziosamente in tutta
Europa. Un concetto che ha portato alla nascita ed allo sviluppo di nuovi modi di fare
agricoltura (Ploeg, 2010), basati su elementi innovativi molto lontani da quelli di
riferimento della “modernizzazione”. Si modifica proprio il bisogno di innovare che,
come descritto da Rullani (2012), non deve più rispondere al solo bisogno di
incrementare i margini e la produttività delle imprese, ma deve:
1) gestire in modo costruttivo, non distruttivo, il processo di avvicinamento tra paesi
low cost, in rapido sviluppo, e paesi high cost, che cercano in tutti i modi di mantenere i
loro livelli di reddito resistendo all’aumento della pressione competitiva nei loro usuali
campi di specializzazione;
2) rispondere in modo pro-attivo alle diverse situazioni di insostenibilità che la
modernizzazione accelerata del pianeta sta determinando e che possono essere
affrontate con qualche vincolo e qualche costo in più, ma che soprattutto richiedono
innovazioni radicali sul terreno della tecnologia, degli stili di vita, dei modi per
condividere responsabilità e decisioni, mettendo insieme interessi e visioni del mondo
diverse;
3) dare voce e spazi di azione alle nuove forme di intelligenza distribuita che stanno
emergendo nella società della conoscenza e che mettono in movimento fenomeni
rilevanti di apprendimento e sperimentazione sociale (social networks, comunità, reti e
gruppi professionali).
E, sempre utilizzando le parole di Rullani “sono queste le ragioni che rendono
l’innovazione un “must” di cui non si può fare a meno. E che, in questo modo, rendono
impegnative e sperimentali le innovazioni più rilevanti, mettendo in crisi vecchie forme
di organizzazione ma anche vecchie concezioni, non più all’altezza di questi compiti”
(Rullani, 2012 – Studio Veneto Agricoltura). Non si tratta dunque di una semplice scelta
relativa alla tecnica da adottare o a cosa produrre, ma di una vera e propria
riorganizzazione dei processi e delle relazioni aziendali. Tuttavia, il processo innovativo
nasce da due elementi principali e dalla loro interazione: l’opportunità “virtuale” e
quella reale di fare meglio. Le imprese, infatti, continuamente innovano e sperimentano
guidate dall’idea che è possibile creare o scoprire opportunità che consentono di
migliorare le proprie performance secondo un proprio concetto normativo che definisce
gli obiettivi del miglioramento.

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L’opportunità di tipo virtuale proviene da due constatazioni:
 la prima è legata alla conoscenza limitata degli imprenditori che non consente di
  individuare e sperimentare tutte le possibili alternative provenienti dal mondo
  tecnologico e scientifico;
 la seconda è legata alle competenze degli attori, le quali derivano dalla loro storia,
  dalle relazioni con altri attori, dal contesto in cui operano ecc (Dosi, 1990).
Entrambi questi elementi spiegano l’esistenza soluzioni innovative diverse che generano
traiettorie eterogenee anche all’interno di uno stesso territorio o settore. Traiettorie che
non sempre sono caratterizzate dal successo e sviluppo dell’innovazione, ma che
possono anche risultare in fallimenti. La vitalità di un territorio però si manifesta con la
capacità di esprimere una dinamica innovativa continua a livelli di impresa
caratterizzata dalla nascita e morte di soluzioni diverse da cui può generarsi e
svilupparsi quella promettente non solo per l’impresa, ma per tutto il territorio che può
condurre fino alla modifica del regime tecnologico1 dominante all’interno del quale si è
formata l’innovazione stessa (Cfr. Figura 1).

Figura 1. Dinamiche e sviluppo delle innovazioni

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                  Macro
        Ambiente socio-tecnologico in
                evoluzione

              Meso
          Coesistenza di                       2
             regimi

            Micro              1
            Nuova                                                Dinamica delle innovazioni:
        configurazione                                                nascita e morte

         1 = Ambiete di sviluppo delle innovazioni
         2 = Evoluzione dell'innovazione e sua manifestazione, possibile modifica del regime

         3 = Il contesto Socio-economico viene modificato: la nascita del nuovo paradigma

Fonte: adattata da Milone, 2009

1
    Il regime tecnologico fornisce una descrizione dell’ambiente tecnologico in cui operano le imprese, e
    può essere definito come una particolare combinazione di alcune fondamentali proprietà delle
    tecnologie: opportunità; appropriabilità; cumulatività dell’avanzamento tecnologico; caratteristiche
    delle conoscenze di base. Le condizioni di opportunità definiscono la facilità con cui gli agenti
    economici possono innovare e riescono ad individuare il pool di potenzialità non utilizzate di ciascuna
    tecnologia. Le condizioni di appropriabilità definiscono la capacità degli innovatori di appropriarsi
    privatamente dei risultati e dei profitti derivanti dall’innovazione. La cumulatività del progresso
    tecnologico, cioè la sua natura incrementale. Questa si può verificare a due livelli, sia a livello di
    impresa, sia a livello di settore. Nel primo caso è guidata dalla capacità di apprendimento
    dell’imprenditore che determina la sua propensione ad innovare, nel secondo caso significa che le
    nuove innovazioni dipendono strettamente da quelle precedenti e che quindi, il progresso tecnologico,
    procede in maniera incrementale e continuativa sulla base della conoscenza disponibile (Ventura,
    2001).

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Lo sviluppo dell’innovazione passa per quello che Nonaka (1991) definisce come ciclo
“cognitivo” e cioè una codificazione e contestualizzazione della conoscenza che va
dalla nascita del problema, alla sua razionalizzazione, alla ricerca delle soluzioni, alla
loro implementazione con conseguente nascita di nuovi problemi. Questo comporta che
le soluzioni innovative individuate dalle imprese sono fortemente radicate al contesto
territoriale in cui emergono ed il loro trasferimento in altri contesti richiede una loro
trasformazione attraverso attenti procedimenti cognitivi e di sperimentazione
riconducibili, secondo Ventura (2001), a 4 fasi prevalenti:
 la socializzazione che consiste nella condivisione tra più individui di informazioni e
  esperienze; ciò avviene principalmente attraverso azioni interattive tra i soggetti che
  scambiano esperienze, osservazioni e risposte a problemi che vengono messi in
  comune. Questo processo è comune sia alla produzione di conoscenza scientifica sia
  per la produzione di conoscenza contestuale nell’impresa (Van den Belt e Rip, 1987,
  Leeuwis, 1993);
 l’esternalizzazione che consiste nella traduzione in linguaggi formali delle
  informazioni e delle esperienze;
 la combinazione che consiste nell’aggregare insieme, secondo categorie prestabilite,
  sia informazioni che conoscenze formalizzate;
 l’internalizzazione che consiste nella rielaborazione delle informazioni e conoscenze
  formalizzate e quindi generalizzate per adattarle alle specifiche condizioni locali.
Le quattro fasi generano una dinamica locale – globale che guida la nascita
dell’innovazione, cioè che le opportunità virtuali si trasformano in opportunità reali.
Utilizzando le parole di Brusco (1994) è possibile infatti affermare che “I sistemi
economici che hanno successo sono quelli in cui le due sfere di conoscenza
interagiscono di continuo tra loro l’una alimentando l’altra. (..) La solidità di un
sistema economico si misura proprio dalla capacità di combinare in modo armonico la
cultura del mondo (sapere codificato) con il genius loci (sapere Contestuale)”.
In tal senso è possibile affermare che le attività di innovazione sono endogene
all’impresa, fanno parte della sua routine, consentendogli di rimanere nel mercato o di
cogliere di volta in volta i cambiamenti nel contesto, i nuovi bisogni dei consumatori e
della società in genere al fine di costruirsi dei vantaggi competitivi. Ma, tali attività
sono inserite all’interno di un processo innovativo interattivo tra impresa e ambiente di
riferimento (mercato e ambiente socio-culturale).
Le politiche per l’innovazione devono quindi operare su entrambe le sfere: rendendo
sempre più accessibile “la cultura del mondo” e creando le condizioni di sviluppo e
diffusione del “genius loci”. Lo strumento più appropriato è quello dei Servizi per
l’innovazione le cui caratteristiche sono oggetto dei paragrafi conclusivi di questa
indagine, in quanto tengono conto di quanto emerso dalle indagini dirette ai giovani
imprenditori e testimoni privilegiati.

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INNOVAZIONE E IMPRENDITORIALITA’

L’innovazione come processo organizzato del cambiamento dell’impresa

L’innovazione è molto di più di “cambiare il modo di fare le cose”, in un processo, di
un nuovo prodotto od un’organizzazione (WIKIPEDIA); un’innovazione è una vera e
propria rottura con il precedente, la “distruzione creativa “ di Schumpeter che porta a
cambiamenti nel modo stesso di interpretare e dare soluzioni ai problemi/attese dei
consumatori e della società civile. L’introduzione nel mercato di nuovi prodotti e
tecnologie che consentono di cambiare i processi, lo sviluppo di nuove organizzazione
conduce a cambiamenti che continuamente rivoluzionano la struttura del sistema
economico in un continuum di distruzione dell’esistente e di creazione del nuovo.
Questa dinamica determinando un cambiamento delle strutture economiche e di mercato
porta al cambiamento delle performance delle imprese favorendo quelle che vedono nel
cambiamento nuove opportunità anticipando le nuove esigenze della società e dei
consumatori. Un cambiamento che sposta i confini delle imprese, in quanto agisce sulla
loro organizzazione sui loro rapporti con i mercati, ma sposta anche i centri di
coordinamento di queste relazioni e il potere negoziale e di mercato e di conseguenza il
comportamento degli attori (produttori e consumatori).
In questa dinamica la Piccola e Media Impresa, anche quella agricola, può recuperare la
sua dimensione propria che è quella della organizzazione strategica dei fattori della
produzione, riguadagnando attraverso proprio l’idea di successo una la propria identità e
autonomia rispetto a mercati dominati da grandi imprese e dalle multinazionali.
L’innovazione va quindi di pari passo con l’imprenditorialità non solo perché è il
prodotto di questa, ma perché la rafforza e le ridà un nuovo significato: quello di un
ambiente dove è possibile esprimere e testare le proprie capacità, da dove è possibile
trarre soddisfazioni anche immediate, dove la componente relazionale è e diviene
sempre più importante sia come componente chiave del prodotto sia, come strumento
proprio delle diverse funzioni di impresa.
Sono questi aspetti che oggi riportano i giovani a “fare impresa” nei settori
manifatturieri e sempre più nel settore agricolo partendo proprio da un’idea, che come
abbiamo detto se ha successo porta a cambiamenti spesso del tutto imprevedibili. Il
settore delle tecnologie dell’informazione ne costituisce l’esempio più rilevante ed
evidente come nel caso di Facebook che ha cambiato il modo di comunicare non solo
dei giovani ma delle stesse istituzioni pubbliche in tutto il mondo.
Non sempre l’innovazione nasce da un “terremoto tecnologico” spesso è rappresentata
solo da un nuovo modello organizzativo, che porta comunque a cambiamenti radicali
nella società: l’esempio più calzante in questo caso è Mc Donald ed il suo hamburger.
Un prodotto che esisteva da tempo, ma che all’interno di un modello organizzativo
innovativo ha rivoluzionato la ristorazione mondiale e anche la catena di
approvvigionamento alimentare che a questi fa capo.
Il vantaggio dei nuovi giovani imprenditori sta nel fatto che hanno molta più
“incoscienza“ e autostima degli imprenditori del passato e sono più ostinati. Allo stesso

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tempo sono più inclini a domandare una gratificazione istantanea delle loro carriere ed
attività, anche se questo non include solo la massimizzazione del profitto. Oggi gli
imprenditori si vogliono confrontare con sfide intellettuali e culturali e molti di loro
vogliono addirittura cambiare la società (Velmurugan e altri, 2013). Le migliaia di
esempi di successo hanno fatto nascere una sorta di nuova filosofia nei giovani
imprenditori, del “Si, si può fare”, ed allo stesso tempo il nuovo modo di fare impresa
coinvolge e responsabilizza tutto gli attori trasformando i fornitori in partners ed i
clienti in co-produttori (Ventura e Milone, 2014).
Gli studi degli anni ’80 negli Stati Uniti sul rapporto tra innovazione ed
imprenditorialità hanno avuto come riferimento il lavoro seminale di Ducker (1985) che
individua 5 strategie degli innovatori che possiamo ritrovare nel comportamento dei
giovani intervistati:
1. Essere il primo di molti: l’acquisizione di una posizione di leadership del mercato
   del nuovo prodotto o servizio è uno degli obiettivi propri dell’imprenditore
   innovatore, lo è in particolare nel settore agro-alimentare dove è molto difficile avere
   e mantenere una posizione di dominanza, considerata la difficoltà a brevettare il
   nuovo prodotto/servizio ed gli ingenti investimenti in comunicazione promozione
   che solo le grandi aziende possono affrontare. Essere il primo, invece, diviene uno
   strumento di distinzione, che si ottiene attraverso l’introduzione nel mercato di una
   nuova varietà/ di un nuovo prodotto come nel caso della lavanda del Pollino.
   L’imprenditrice calabrese Selene è cosciente di non poter esser la sola a coltivare la
   varietà che sta caratterizzando, viceversa sarà proprio la sua diffusione a darle nuove
   opportunità, sia perché questo rafforzerà la sua posizione di “riferimento” nella
   coltivazione e trasformazione della lavanda in qualità di “esperto”, sia attraverso la
   costituzione di un possibile marchio di origine del prodotto come ad esempio
   “lavanda di Morano” che può essere giustificato solo a fronte di quantitativi
   significativi dei prodotto. Non si tratta di una strategia puntuale o momentanea, ma
   un vero e proprio comportamento strategico dell’imprenditore che esplora le nuove
   opportunità che man mano si aprono a seguito anche della competizione dei nuovi
   entranti. Si tratta quindi di un processo di innovazione continua nella quale
   l’imprenditore leader trae il suo vantaggio competitivo dalla maggior conoscenza del
   mercato e dal rapporto con i clienti che contribuiscono con nuove richieste allo
   sviluppo di nuovi prodotti/servizi.
2. Innovazione come miglioramento dell’esistente: in questa strategia l’imprenditore
   non crea un nuovo prodotto o servizio, piuttosto partendo da un prodotto creato da
   altri lo migliora rispetto alle nuove emergenti aspettative. Drucker definisce questo
   comportamento come “imitazione creativa” perché l’innovatore lavora sul
   prodotto/servizio esistente col risultato di ottenere qualcosa di molto più desiderabile
   di quanto già presente sul mercato. In molti casi si tratta di miglioramento di nuove
   tecniche o solo della presentazione del prodotto e del modo con cui questo viene
   commercializzato. Il caso “ContadinoStrano” di Mantova può essere considerato un
   esempio di questo comportamento: il punto vendita in città, costituisce un
   miglioramento dell’iniziale attività di vendita diretta nel locale “mercato contadino”.
   Un passo che porta a cambiamenti radicali nell’organizzazione dell’impresa dovuti
   ad un rapporto sempre più diretto con i clienti che porta al consolidamento del
   comportamento strategico di migliore sempre più il servizio. Il processo di

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innovazione che dalla vendita al mercato contadino ha portato Marco e la sorella
   Federica ad avviare una attività di catering, basato però sempre sui prodotti agricoli
   locali, nasce proprio dalle richieste dei clienti alle quali l’imprenditore dà risposte
   creative. Questo tipo di innovazione è particolarmente importante nel settore
   agroalimentare perché consente di “rilanciare” prodotti apparentemente maturi come
   nel caso degli alimenti. Il successo è legato al modo di coltivare o al modo stesso di
   presentare il prodotto raccontandone la storia anche di coloro che lo producono come
   nel caso dell’azienda “Diavoletto” che ha dato una caratterizzazione del tutto
   personale ad un prodotto maturo quale il vino rosso “sangiovese”.
3. Innovazione come ribaltamento delle logiche competitive: in questo caso il
   successo della strategia dell’innovazione poggia su un ribaltamento della logica
   competitiva del mercato, cioè della strategia competitiva dei leader di mercato.
   L’imprenditore trasforma in un punto di debolezza ciò che è considerato dal leader di
   mercato un punto di forza. Nel caso dei prodotti alimentari questo sta avvenendo
   attraverso l’introduzione dell’artigianalità e dell’eterogeneità di un prodotto come
   contrapposizione alla standardizzazione del sapore, della forma, del colore, che viene
   utilizzata dalle grandi imprese come strumento di fidelizzazione dei consumatori. Le
   politiche di brand degli ultimi 20 anni sono state basate proprio sull’uniformità e
   persistenza nel tempo delle caratteristiche qualitative, anche organolettiche del
   prodotto. Questo ha portato ad una sempre maggiore disconnessione dei processi
   produttivi dalle variabili biologiche che rendono difficile la standardizzazione con
   una costruzione del prodotto alimentare nelle fasi di trasformazione e
   condizionamento. I giovani ribaltano questa logica valorizzando proprio le
   caratteristiche di variabilità che un prodotto ha e la scoperta di come queste sono
   legate a cicli stagionali e biologici. Ancora una volta la narrativa che accompagna il
   prodotto è estremamente importante ed è su questa difformità che basano il successo
   delle proprie produzioni. Una difformità che stimola anche la creatività e, quindi, la
   scelta di utilizzare e trasformare il prodotto in modi diversi - succhi, marmellate,
   fresco, ecc.. – a seconda di come questo si presenta in relazione a quelle che sono
   state le condizioni stagionali. È introdotta la filosofia del “non esistono scarti” anche
   questa completamente opposta a quella della grande industria che ha costruito regole
   di qualità per selezionare il prodotto agricolo. Nelle aziende intervistate tale
   approccio è molto evidente in tutte quelle che trasformano il prodotto agricolo e che
   ottimizzano il tipo di trasformazione rispetto alle caratteristiche della materia prima,
   personalizzando così l’offerta.
4. l’innovazione delle caratteristiche economiche del prodotto: in tutte le strategie
   presentate da Drucker l’innovatore deve creare un prodotto o un servizio innovativo.
   In questa, la vera strategia è l’innovazione stessa. L’impresa cambia il prodotto o
   servizio in qualcosa di completamente nuovo cambiandone la sua utilità, il suo valore
   e le sue caratteristiche economiche. In effetti, non vi è sempre un nuovo prodotto, ma
   in alcuni casi può trattarsi di un nuovo mercato o nuovi consumatori per un prodotto
   che già esiste, ma che viene raccontato o presentato in modo diverso. Questo emerge
   nelle aziende intervistate quale capacità ad allargare i mercati. Esempi sono le nuove
   modalità di vendita attraverso web che hanno permesso ai giovani di far arrivare il
   prodotto in regioni anche molto lontane e/o direttamente nelle case a prezzi molto più
   bassi del passato.

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5. le nicchie ecologiche: la strategia è quella di avere il controllo completo del prodotto
   e del mercato. Una situazione di monopolio, in un’area anche molto ristretta, che
   diventa il punto di partenza di una nuova autonomia basata sull’unicità del prodotto
   e/o del processo e/o delle materie prime e/o della conoscenza e/o della tecnologia.
   Una strategia sempre più utilizzata dai giovani nella riscoperta delle tradizioni e delle
   varietà o razze locali che possono addirittura essere registrate. Nei casi intervistati
   due identificano bene tale strategia: la lavanda Loricata e il Mais corvino.
Le strategie sono legate a comportamenti ben definiti e, soprattutto, la vera capacità
dell’imprenditore è quella di comprendere nel contesto in cui opera e rispetto allo
scenario atteso, quale sia la strategia migliore da intraprendere. Va sottolineato, che le
strategie non si escludono a vicenda, anzi possono essere utilizzate in modo sinergico e
consequenziale. L’aspetto rilevante dell’approccio di Drucker è che questo autore
introduce il concetto di innovazione come processo che parte da una decisione
dell’imprenditore che ne valuta e ne assume il rischio. Secondo Drucker, infatti,
l’innovazione non è una scommessa, piuttosto dipende dalla capacità di giudizio
dell’imprenditore. Questo non esclude che l’innovazione può nascere da un
cambiamento casuale, ma il successo dipende dalla creatività degli imprenditori che
vedono l’opportunità o l’ambito in cui la scoperta casuale può diventare innovazione.
L’imprenditorialità può essere quindi definita come “La ricerca organizzata e finalizzata
del cambiamenti in atto e l’analisi sistematica delle opportunità che questi cambiamenti
possono offrire in termini di innovazione sociale ed economica” (Ducker, 1985). Il
punto centrale è ancora una volta il cambiamento con le dinamiche che percorrono la
società e influenzano le scelte dei potenziali clienti consumatori.
L’imprenditorialità quindi è caratterizzata da alcune competenze ed azioni specifiche e
non casuali che consentono di interpretare il cambiamento, di comprenderne ed
anticiparne gli effetti nel breve, medio e lungo periodo e di sviluppare un’idea che dia
risposte alle necessità che da questo cambiamento emergono nella società civile.
L’innovazione è il risultato dell’azione imprenditoriale, è un processo che scaturisce da
una capacità diagnostica che ha alla base l’osservazione e la conoscenza di quanto
avviene nella società in termini culturali, di definizione delle risorse, di nuovi processi e
tecnologie di aspettative di valori e qualità della vita.
L’innovazione nasce quindi all’interno di una osservazione critica e dell’analisi dei
comportamenti sociali, di riorganizzazione creativa delle risorse e delle tecnologie
esistenti, di ricerca di nuove modalità di processo, di nuovi modi di relazionarsi con gli
altri attori economici ed istituzionali in modo da dare risposte migliore rispetto a quanto
già è presente sul mercato.
La dimensione culturale dell’innovazione emerge quindi con forza e non sorprende che
la maggior parte dei giovani imprenditori di successo ed innovatori anche nel settore
agricolo siano giovani ad alta scolarità che hanno conseguito diplomi di laurea,
conoscono le lingue e la cultura di altri paesi, conoscono i loro competitors anche
industriali, e sono fortemente radicati nei contesti sociali e culturali del loro territorio,
ma capaci di guardare oltre in una dimensione globale resa accessibile da strumenti di
comunicazione avanzati che governano con facilità.

                                             11
L’elevata scolarità e comunque un livello culturale elevato hanno consentito ai giovani
di interpretare quella che abbiamo definito con Brusco “la cultura del mondo” le
tendenze in atto ed essere da queste ispirati/sollecitati in modo diretto ed indiretto. Le
sollecitazioni anche dirette, sotto forma di richieste dei clienti spesso di quelli potenziali
non costituiscono da sole lo strumento di nascita dell’idea. Questa è infatti una risposta,
spesso individuale dell’imprenditore alla sollecitazione/ispirazione. Qui intervengono
atteggiamenti certamente favoriti dalla cultura, come la curiosità, la capacità di
selezionare le conoscenze ed i portatori di conoscenze che sono necessarie a dare
risposta alla sollecitazione. Tutti elementi che spesso vengono sostituiti da un
atteggiamento ricorrente nel giovane imprenditore: una buona dose di intraprendenza
(che spesso si confonde con l’incoscienza) e la testardaggine. La differenza tra le due
condizioni sta nel fatto che la prima è riproducibile e che in questa le condizioni e le
competenze che sono alla base del processo di innovazione possono essere “coltivate” e
diffuse nel tessuto imprenditoriale e nel territorio creando una vera e propria “cultura
dell’Innovazione”.

I confini dell’innovazione

L’innovazione, in termini economici, rappresenta un riposizionamento dell’impresa in
termini di competitività. Ma allo stesso tempo ne costituisce l’immagine ed il ruolo
all’interno dei sistemi sociali e territoriali. Infatti, le condizioni di opportunità,
appropriabilità e cumulabilità che caratterizzano le innovazioni rispetto ad un regime
tecnologico di riferimento non sono omogenee e questo perché le imprese agricole
hanno assets e forme organizzative imprenditoriali molto diversificate anche all’interno
di uno stesso contesto territoriale. Una tale diversità è all’origine di comportamenti
eterogenei che scaturiscono in quello che van der Ploeg (1990) definisce stili aziendali.
Un’eterogeneità che si muove tra gli estremi delle innovazioni incrementali a quelle di
rottura dove da una parte si creano gli elementi per il consolidamento e rafforzamento di
un regime tecnologico “dominante” e dall’altra, invece, si determina un cambiamento di
regime che passa per la coesistenza di più regimi o per la creazione di spazi protetti,
nicchie di mercato, sistemi locali, distretti, determinata da un’interazione tra imprese e
specifici contesti socio-istituzionali. In questi spazi protetti l’organizzazione del
processo produttivo e delle relazioni tra impresa ed ambienti istituzionali hanno una
loro coerenza che conduce a forme autonome di “efficienza” non più riferite alla sola
impresa, ma all’intero contesto territoriale di appartenenza. È così che alle innovazioni
di prodotto e di processo si sono aggiunte quelle organizzative e in ultimo quelle
“sociali” travolgendo completamente i confini concettuali in cui erano collocate le
innovazioni nei sistemi agroalimentari europei.
Le innovazioni organizzative contribuiscono alla nascita di modalità di scambio basate
su reti sempre più virtuali in cui è ricreata una prossimità forte tra consumatori e
produttori anche con distanze spaziali molto grandi. Veri e propri nuovi mercati che
determinano una rivoluzione radicale nei sistemi di vendita, nella logistica, nelle
informazioni che devono accompagnare i prodotti, ma anche nelle relazioni tra gli
agricoltori che devono tornare ad essere maggiormente funzionali e sinergiche.

                                             12
Le innovazioni sociali rappresentano attualmente una parte essenziale delle innovazioni
in agricoltura e nelle aree rurali. Il concetto deriva dalla critica all’approccio
tradizionale che pone la sua attenzione alle invenzioni materiali e tecnologiche, alla
conoscenza scientifica ed alla sola logica economica delle innovazioni senza prendere in
considerazione alcuni aspetti quali: la società è un contesto che influenza lo sviluppo, la
diffusione e l’uso delle innovazioni; le innovazioni non rappresentano solo opportunità,
ma anche rischi per la società.
Le innovazioni sociali possono essere distinte all’interno di tre principali interpretazioni
(Bock, 2012):
1. i meccanismi sociali delle innovazioni;
2. la responsabilità sociale delle innovazioni;
3. l’innovazione della società.
L’innovazione sociale non è un concetto neutro, ma la sua interpretazione può riflettere
atteggiamenti più o meno critici verso il funzionamento della società.
Le innovazioni avvengono all’interno di specifici contesti sociali e culturali e reti di
relazioni sociali. Esse sono stimolate dalle reti, ma allo stesso tempo ne influenzano le
relazioni, i comportamenti e le attitudini. Per questo le innovazioni sono socialmente,
culturalmente e territorialmente incorporate (Fløysand e Jacobsen, 2011). Quindi, nuovi
prodotti o tecnologie prima di essere adottate hanno bisogno di adattarsi a contesti
sociali con specifiche organizzazioni, norme, valori, relazioni sociali e modelli di
comportamento (Bock, 2012). La costruzione e l’introduzione di nuove tecnologie
implica sempre dei cambiamenti nelle interazioni tra gli artefatti, gli attori ed i modi di
fare con conseguenze sul funzionamento e l’organizzazione della società. Per questo,
l’introduzione di un’innovazione deve essere considerata non solo rispetto al vantaggio
competitivo dell’imprese, ma soprattutto rispetto ai cambiamenti ed impatti che provoca
sulla società.
Inoltre, le innovazioni oggi devono andare oltre la loro abilità ad aumentare i profitti e
ad incoraggiare lo sviluppo economico. Vi è una crescente richiesta di innovazioni
diverse che aiutino a risolvere importanti problemi sociali ed a ridurre il fenomeno di
una ridistribuzione iniqua dei vantaggi. Il concetto di responsabilità sociale delle
innovazioni va, quindi, inteso come la capacità ad essere approvata eticamente, accettata
socialmente e rilevante per la società. L’innovazione sociale richiede nuovi metodi
caratterizzati da processi di co-progettazione o co-costruzione e dalla collaborazione
con la società ottenendo come risultato che i cambiamenti non sono più di esclusivo
dominio delle scienze o delle imprese. L’inclusione degli utilizzatori/cittadini all’interno
dei processi di costruzione delle innovazioni modifica e le relazioni tra mercato, scienze
e società si modifica.
Tuttavia, il concetto di innovazione sociale deve essere combinato anche con i concetti
di capitale sociale, inclusione e coesione e con la responsabilizzazione sociale. Partendo
da tale interpretazione l’innovazione sociale può essere definita come qualsiasi nuova e
utile soluzione a bisogni o problemi sociali che sia migliore di approcci esistenti (più

                                             13
efficace, più efficiente, più sostenibile, o solo migliore) e per la quale il valore creato è a
vantaggio principalmente della società piuttosto che degli individui privati2.
In sintesi l’innovazione sociale è un concetto complesso e multidimensionale utilizzato
per indicare meccanismi, obiettivi e scopi sociali delle innovazioni. I meccanismi sociali
fanno riferimento al fatto che lo sviluppo, la diffusione e l’uso delle innovazioni spesso
si verificano all’interno dei contesti della società ed in interazione con relazioni, norme,
pratiche e valori sociali (Bock, 2012). Socializzare l’innovazione, quindi, richiede un
processo di apprendimento sociale e collettivo con lo scopo di giungere ad una
definizione comune dei problemi ed al disegno di soluzioni condivise. Un processo che
come tale può essere governato ed indirizzato. In altre parole attraverso un’innovazione
che risponde ai fabbisogni di cambiamento della società è possibile utilizzare il mercato
come strumento di accelerazione e guida del cambiamento, intervenendo sulla
dimensione competitiva e sui comportamenti, sulle scelte delle imprese e dei
consumatori. L’innovazione, qui, assume un ruolo chiave non solo nell’impresa che è il
principale protagonista del processo che porta l’idea a realizzarsi, ma nello sviluppo
economico e sociale del territorio e delle società nel suo insieme. Siamo di fronte ad una
innovazione che dà risposte “responsabili” alle opportunità di mercato generate dai
cambiamenti e ai nuovi fabbisogni sociali che questi mettono in evidenza. Nel settore
agricolo la dimensione sociale dell’innovazione ha una rilevanza anche maggiore che in
altri settori per due motivazioni principali: la caratteristica del processo produttivo
agricolo che consiste in un processo di co-produzione tra uomo e natura e, pertanto,
modifica continuamente lo stato delle risorse naturali che vi sono impiegate sia in modo
positivo, sia negativo; e il prodotto principale dell’agricoltura è il cibo.
Entrambe le nuove interpretazioni delle innovazioni da quelle organizzative a quelle
sociali hanno spostato il confine di manovra dalle imprese al territorio con la
conseguenza che i concetti di competitività non possono essere più espressi per singole
imprese, ma vanno allargati ai contesti territoriali nella loro interezza. La competizione
non è più giocata a livello della sola dimensione economica, ma interessa anche le
dimensioni sociali ed ambientali. All’interno di questo nuovo paradigma un ruolo
fondamentale è giocato dalle nuove tecnologie dell’ICT. Sono queste tecnologie che
stanno consentendo una rottura sempre più veloce con i regimi tecnologici tradizionali
con vantaggi competitivi per l’intero territorio.

Imprenditorialità e innovazione in agricoltura

Chi e cosa deve fare un imprenditore agricolo? Intorno a questa domanda nel corso della
prima metà del secolo scorso si è creato un acceso dibattito che ha delineato le
caratteristiche dell’imprenditore come colui che, assumendosi dei rischi, decide di
avviare un’attività economico-produttiva al fine di trarne dei vantaggi. A questo si è
aggiunto il concetto di razionalità limitata che è fortemente legato all’assunzione dei
rischi, in poche parole l’imprenditore deve assumersi dei rischi in quanto ha un confine
limitato di conoscenze rispetto alle soluzioni disponibili ed agli scenari futuri. Va detto
però che è anche grazie all’assunzione del rischio che l’imprenditore è in grado di

2
    Stanford    Graduate     School    of    Business:     Center   for    Social    Innovation
    http://www.sdgrantmakers.org/members/downloads/PhillsSan%20Diego-Social%20Innovation.pdf

                                              14
esplorare soluzioni che rappresentano “novità” e che consentono di ottenere margini
d’impresa molto più importanti.
L’avvio della traiettoria di modernizzazione legata ad un sistema esperto delle
conoscenze (sistema scientifico, assistenza tecnica, sistema tecnologico) ha tentato di
comprimere o ridurre i rischi per l’agricoltore cercando di ampliare il campo della
conoscenza e di predire gli scenari futuri così da orientare l’agricoltore nella corretta
direzione. Nel fare questo però si è interferito direttamente sulle capacità imprenditoriali
degli agricoltori che si sono ritrovati all’interno di una “gabbia” tecno-istituzionale che
prepara soluzioni nel tempo decidendo al posto dell’agricoltore cosa, come e quando
produrre van der Ploeg (2009) identifica questo come un processo di proletarizzazione
degli agricoltori espropriati del diritto di effettuare una scelta sulle proprie risorse (terra,
lavoro, capitale). Agli inizi degli anni ’90 è iniziato ad emergere una tendenza nuova in
Europa che si è andata diffondendo negli anni anche nel resto del mondo e cioè quella di
riappropriarsi del diritto di scelta e di intraprendere nuove soluzioni imprenditoriali non
conformi con le indicazioni del paradigma tecnologico dominante della
“modernizzazione”. È così che nascono le aziende pluriprodotto e multifunzionali che
interrompono la traiettoria della specializzazione e delle economie di scala in
agricoltura. Da questo fenomeno prende l’avvio il nuovo paradigma dello sviluppo
rurale ampiamente descritto negli ultimi 20 anni da diversi autori (Ploeg e al. 2000;
Milone e Ventura, 2004, 2009; Marsden, 2003).
Dalle prime analisi emergono le caratteristiche centrali che caratterizzano
l’imprenditore del nuovo paradigma descritto come “il contadino del terzo millennio”
(Milone e Ventura, 2009). Caratteristiche che possono essere sintetizzate nelle seguenti:
testardaggine, incoscienza, orientamento maggiormente sostenibile verso le risorse
aziendali e naturali, capacità relazionali e ricerca di alleanze con altri attori del
territorio. Grazie a queste caratteristiche si sono create nel tempo soluzioni originali e
promettenti per l’agricoltura che hanno e stanno rivoluzionando l’intero settore.
Soluzioni che nel corso degli anni si sono consolidate e sviluppate facendo vacillare i
dubbi rispetto alle potenzialità di tali soluzioni a rispondere ai bisogni ed alle
problematiche globali dell’agricoltura e delle società rurali ed urbane in termini di
qualità della vita e di accessibilità al cibo.
Tali soluzioni hanno comportato forti cambiamenti nelle relazioni dell’imprese sia nella
parte organizzativa interna, sia verso l’esterno. È grazie a queste nuove interazioni
impresa – contesto esterno che le nuove soluzioni si sono potute affermare e sviluppare
nel tempo. Una schematizzazione delle dinamiche dei processi imprenditoriali attivati
dai contadini del terzo millennio è riportata nella figura seguente.
Un altro elemento che caratterizza l’imprenditorialità di un soggetto è anche quello di
avere un progetto di impresa di medio – lungo periodo. Un’idea chiara di cosa si vuole
fare e sulla quale concentrare gli sforzi, la propria passione ed abilità. La capacità a
gestire nel tempo il progetto, che passa per sperimentazioni e riprogettazioni continue,
rappresenta l’immagine e lo stile dell’imprenditore ed è molto diversificata. Sono queste
diversità che creano l’eterogeneità di risposte oggi diventata un valore fondamentale per
il rilancio delle economie rurali e per la sicurezza alimentare.

                                              15
Figura 2. Interazione tra ambiente e impresa nelle dinamiche innovative

                                  DINAMICA DEL PROCESSO
                                       INNOVATIVO
     Ambito esterno all'impresa                               Ambito interno all'impresa
                                          Contesto
                                                                   Propensione
        Veicoli di informazioni                                    passione
                                            Idea                   capacità
                       modalità
                                                                   esperienza
                                          Individuo
                  Informazioni
                      Relazioni                                   Traduzione dell'idea in
    Strumenti di progettazione                                    obiettivi
        Conoscenze orizzontali            Progetto                conoscenze specifiche
   (processo, mercato e norme)                                    processo-mercato

              Risorse umane                                        Acquisizione di
          Risorse finanziarie                                      competenze contestuali
                                       Realizzazione
         conoscenze tecniche                                       Attitudine al rischio
                                       (sperimentazione)
       meccanismi di mercato                                       Risorse disponibili
                                                                   Disponibilità finanziarie
                Informazioni e
                                                                   Traduzione dei vincoli in
        conoscenze specifiche
                                                                   nuovi obiettivi
     (tecniche, normative e di        Riprogettazione
                                                                   relazioni ed esperienze
                      mercato)
                                                                   acquisite
            risorse finanziarie
                   formazione
   Informazioni di scenario            Affermazione         Percezione del futuro
    strumenti organizzativi
                                                            aspettative e ambizioni
                  relazioni
                                                            personali
                                       Riprogettazione
                coinvolgimento                                   Isolato
                     (Leader)                                  (puntuale)

Fonte: Milone e Ventura, 2004

Nella figura seguente è riportato la schematizzazione delle fasi attuative dei progetti di
impresa. Nella maggior parte dei casi non esiste un piano formalizzato, tuttavia le scelte
dell’imprenditore vengono fatte tenendo conto di un complesso di mutamenti a cui deve
andare incontro sia l’organizzazione interna dell’impresa sia quella dei rapporti con il
mercato e le istituzioni.
La complessità delle scelte legate spesso a carenze informative ed incertezze sugli
scenari futuri porta gli imprenditori sviluppare il progetto aziendale in maniera graduale
all’interno del quale il fallimento non conduce all’insuccesso dell’idea progetto ma
costituisce un incentivo ad apportare modifiche al piano iniziale comportando a volte
anche il cambiamento del percorso iniziale (Martelli 2000). Da questa capacità a
riformulare continuamente la soluzione iniziale in nuove e più promettenti soluzioni è
l’essenza dei nuovi imprenditore che hanno riacquisito un’autonomia nelle scelte
utilizzata per valorizzare al meglio le proprie risorse e l’ambiente in cui si vive e si
lavora.

                                                   16
Figura 3. Modalità di sviluppo delle singole fasi e fattori di successo

    FATTORI DI SUCCESSO                                           CARATTERISTICHE DELLE FASI

                                                                          Nasce quasi sempre da informazioni
                                            Contesto                      o esperienze esogene al contesto
      Casuale, intuizione                                                 locale
      o maturata nel
      tempo                                   Idea
                                                                          Non tiene mai conto di tutte le
                                            Individuo
                                                                          variabili ed è focalizzato su
 Consulenti, privati e pubblici                                           un'attività piuttosto che sulla
 esperienze presso altri                                                  complessità dell'impresa
 agricoltori                                Progetto
 individuazione di un mercato
                                                                          Sequenza di sperimentazioni che
                                                                          conducono a mettere a punto la tecnica
 Disponibilità di risorse                                                 dell'attività ma anche alla scoperta
 proprie per far fronte allo             Realizzazione
                                                                          delle interrelazioni funzionali intra e
 start up                                (sperimentazione)
                                                                          inter aziendali (scoperta della
 assistenza tecnica                                                       complessità)

   Presenza di relazioni                                                  Bussines plan e individuazione dei
   istituzionali e di risorse           Riprogettazione                   punti di forza e dei punti critici
   finanziarie (livello locale)                                           progettazione e realizzazione degli
                                                                          interventi a sostegno dell'innovazione

    Riconoscimento da parte              Affermazione                       Soddisfazioni economiche e
    degli altri                                                             personali

                                    Mantenimento del successo
                                       riproggettazione ed
                                      investimenti continui

Fonte: Milone e Ventura, 2004

Perché puntare sui giovani imprenditori per l’innovazione in agricoltura

L’innovazione rompe “barriere” che spesso sono culturali più che tecnologiche, barriere
che coincidono con i confini stessi delle organizzazioni che, nel tempo, sono state
costruite nella ricerca di migliorare l’efficienza del sistema economico e/o dell’impresa.
Nel caso del settore agricolo, l’efficienza è stata ricercata attraverso economie di scala e
di processo soprattutto nella fase di campagna con la conseguenza di aver creato
organizzazioni economiche di grandi dimensioni nelle quali le innovazioni sono per lo
più di tipo “incrementale” mirate alla riproduzione dell’organizzazione stessa piuttosto
che a veri e propri cambiamenti nelle relazioni interne e con il mercato. Le
organizzazioni più grandi e con maggiore storia sono quelle che hanno una maggiore
inerzia cioè una minor propensione al cambiamento, ma allo stesso tempo più capacità
di sopravvivere al cambiamento perché hanno maggiore capacità di influenzare il
contesto istituzionale nel quale si sono sviluppate (Hannan, T. e J. Freeman, 1984).
L’innovazione, intesa come cambiamento radicale porta con sé un a importante
componente di rischio ed inoltre l’insorgere di costi irrecuperabili legati ad investimenti

                                                     17
in risorse che non vengono più utilizzate a seguito del cambiamento. L’insorgere
dell’inerzia, come barriera all’innovazione, nelle organizzazioni e nelle imprese
consolidate è spesso legata a questi due elementi di valutazione. Inoltre vi è un terzo
elemento che è quello della reputazione, non sempre il cambiamento porta al successo e
imprenditori più anziani sono più restii al cambiamento proprio per l’incertezza che
questo comporta. I giovani sono più propensi al rischio, hanno poco da perdere, perché
non hanno una storia né di successi, né di fallimenti alle spalle e non devono difendere
una reputazione, piuttosto costruirla.

                                          18
LE ESPERIENZE INNOVATIVE DEI GIOVANI IN ITALIA

La metodologia utilizzata

La metodologia fa riferimento all’actor network analisys che analizza i comportamenti
degli attori all’interno dei contesti relazionali di riferimenti e le interrelazioni che
determinano le scelte oggetto dell’analisi. Nel nostro caso il focus è stato centrato
sull’innovazione e la dinamica innovativa dei giovani imprenditori. Il primo passo è
stato individuare una serie di imprenditori che potessero essere differenziati sulla base
del loro comportamento innovativo.
Per individuare i casi si è fatto ricorso ad interviste a testimoni privilegiati scelti proprio
nell’ambito delle filiere istituzionali dell’innovazione in agricoltura e cioè: responsabili
della misura di cooperazione dei PSR regionali e della misura primo insediamento;
responsabili delle politiche giovanili delle organizzazioni sindacali. Da questa prima
ricognizione è emersa una scarsa conoscenza delle dinamiche innovative messe in atto
da parte dei giovani sui territori. Le attività che avvicinano maggiormente gli attori
istituzionali ai giovani innovatori sono quelle legate a concorsi a premio nelle quali i
giovani partecipano per raccontare le loro esperienze di successo. Le principali
manifestazioni sono: i nuovi fattori di successo della Rete Rurale Nazionale; Oscar
green di Coldiretti e Promossi sul campo di CIA. La ricognizione effettuata, sulla base
delle interviste ai testimoni privilegiati ha posto in evidenza come la selezione di
aziende innovative giovani venga fatta sul concetto di innovazione proprio di coloro che
selezionano. Questo avrebbe influito sulla scelta dei casi limitandosi ad innovazioni già
riconosciute dal mondo istituzionale. Pertanto si è fatto ricorso anche al metodo
euristico chiedendo nei diversi territori agli agricoltori stessi o ai tecnici operanti in
agricoltura di indicare aziende giovani che loro ritenevano particolarmente innovative o
“strane”. È così che sono state individuate le potenziali aziende localizzate in tutta
Italia. Dalle potenziali aziende individuate sono stati scelti undici casi con l’attenzione
che fossero localizzati al Nord, al Centro ed al Sud Italia nelle tre aree individuate.
Tali casi casi sono stati oggetto di un’indagine diretta attraverso interviste aperte con
l’ausilio di un questionario semi strutturato organizzato in sezioni riguardanti la storia
del giovane imprenditore, la descrizione e le motivazioni dell’innovazione, i principali
attori coinvolti, le relazioni e gli eventi chiave per il successo dell’innovazione, i
prodotti e le attività future. Per ogni caso è stata prodotta una scheda allegata al presente
studio che riporta anche il materiale fotografico.
Successivamente, nell’ambito di tali interviste, sono stati selezionati tre casi oggetto di
approfondimento in quanto rappresentativi delle diverse strategie e tipologie di
innovazione identificate nell’indagine complessiva sia derivanti da letteratura esistente
sia dalle interviste con i giovani imprenditori e testimoni privilegiati. In particolare
attraverso questi casi è possibile approfondire il processo di implementazione dell’idea
iniziale e del processo di innovazione/cambiamento che questa attiva all’interno
dell’impresa, le problematiche che emergono, il ruolo di attori esterni all’impresa,
soprattutto attori del sistema della conoscenza e della consulenza, ed infine le modalità
di diffusione di queste innovazioni.

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I tre casi selezionati per raccontare l’innovazione all’interno del video che è stato
realizzato3 si caratterizzano come segue:
1. La riscoperta dei prodotti locali, con nuove modalità di utilizzazione commerciale.
   L’azienda “Parco della Lavanda” situata nel Parco del Pollino a Morano Calabro:
   individuazione di una varietà autoctona di lavanda di cui l’imprenditrice ha avviato
   un processo di caratterizzazione con l’aiuto del CNR. La presenza di una varietà
   autoctona viene considerata molto importante per l’impresa sia per dare valore
   all’attuale produzione di prodotti trasformati caratterizzandoli dal punto di vista
   territoriale e potendo creare una narrativa rispetto alle tradizioni locali. La
   ricollocazione della lavanda quale prodotto endogeno è elemento chiave per lo
   sviluppo di quantità di prodotto che possono portare ad una identificazione del
   prodotto con l’area e viceversa.
2. L’innovazione di processo e di prodotto basata su nuove tecnologie. E’ questo il caso
   della “Ferrari Farm” dove la strategia d’innovazione è l’innovazione stessa; la
   costruzione di un prodotto “unico” che proviene da un processo completamente
   nuovo progettato e realizzato dall’imprenditrice. Si tratta di una strategia sempre più
   ricorrente tra i giovani agricoltori che vogliono dare una propria “impronta al
   prodotto” e sono sempre più coscienti che nel processo agricolo “l’unicità” è
   strettamente legata alle tecniche ed alle modalità e controllo del processo. Una
   strategia che coniuga due comportamenti innovativi come definiti da Druker e cioè
   quello di “nicchia Ecologica” e quello “di miglioramento dell’esistente” dove il
   miglioramento riguarda sia le caratteristiche del prodotto sia del processo
   (diversamente bio), entrambe nella direzione delle richieste della società civile.
3. L’innovazione organizzativa intesa come rottura dei confini tradizionali dell’impresa
   è una tipologia ricorrente ben rappresentata dal caso “Contadinostrano”. Si tratta di
   una strategia finalizzata inizialmente alla riacquisizione del valore aggiunto lungo la
   filiera attraverso l’integrazione verticale e cioè la vendita diretta e la trasformazione
   dei prodotti che però porta a cambiamenti radicali anche nel processo produttivo
   agricolo.

Giovani imprenditori innovatori e nuovi contadini: i tre casi in profondità

L’innovazione come strumento di valorizzazione delle risorse endogene: il Parco della
Lavanda

Il nuovo non necessariamente è qualcosa che prima non esisteva, m a semplicemente
una risorsa esistente che non veniva riconosciuta come tale, una risorsa dimenticata
perché non “conforme” e/o non utile ai processi di modernizzazione dell’agricoltura,
alla tecniche e tecnologie dominanti. Risorse che nel passato erano considerate tali
perché erano il risultato della selezione fatta dalla natura e spesso anche in
coproduzione tra uomo e natura, in ambienti pedo-climatici difficili come quelli della
montagna sono divenute degli “scarti” della modernizzazione. Non si tratta solo di
varietà vegetali ed animali, ma anche delle conoscenze e delle tecniche che ne
consentivano coltivazione e utilizzazione economica.

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    Cfr video: https://www.youtube.com/watch?v=jf1ABGPnDU4

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