Reddito di Cittadinanza e contrasto alla povertà nel confronto europeo

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Reddito di Cittadinanza e contrasto alla povertà nel confronto europeo
“Reddito di Cittadinanza e contrasto alla povertà nel confronto europeo”
  Introduzione ai lavori a cura di Silvio Colombini, Curatore di Stare in Campo” (14 marzo 2019)

“Le parole di profezia sono per non tacere di fronte alle ingiustizie, per non acconsentire all’adorazione degli
     idoli, per non adeguarsi allo spirito del mondo e agli slogan del momento. […] Le proposte alternative si
 alimentano ad una visione, che talora non può tradursi in un sistema generalizzato, ma può offrire modeste
      realizzazioni, che con il tempo possono assumere l’attrattiva di un “simbolico” che ispira altri e contagia
                                                                                                           molti.”
                           (Mons Mario Delpini, Arcivesco di Milano – Incontro con Cisl Milano 7 marzo 2019)

video di introduzione https://vimeo.com/323274834

   1. Spesso i sostenitori del RdC indicano che misure simili sono presenti in tutti i paesi
      europei, tranne che in Italia e in Grecia. Questo è riportato anche nel contratto di governo.
      In effetti, praticamente in tutti i paesi europei è stato introdotto un reddito minimo garantito.
      Ciò è anche in linea con il documento approvato dal Parlamento Europeo e dalla
      Commissione Europea dal titolo Pilastro europeo dei diritti sociali, documento che indica la
      garanzia di un reddito minimo adeguato come una delle priorità della commissione
      europea: “chiunque non disponga di risorse sufficienti ha diritto a un adeguato reddito
      minimo che garantisca una vita dignitosa in tutte le fasi della vita e
      l'accesso a beni e servizi. Per chi può lavorare, il reddito minimo dovrebbe essere
      combinato con incentivi alla (re)integrazione nel mercato del lavoro”.
      In Italia un reddito minimo è stato introdotto nel 2017 con il nome di “reddito di inclusione”
      (REI); nel 2016 era stata introdotta una misura transitoria, il Sostegno all’Inclusione Attiva
      (SIA).
      Quello che differisce da paese a paese è la generosità delle regole che riguardano tale
      reddito minimo.
      Se il RdC fosse introdotto nei termini finora considerati dai suoi proponenti sarebbe il più
      generoso in Europa in termini monetari e uno dei meno stringenti in termini di obblighi per il
      beneficiario. (dal documento “Reddito di cittadinanza: un confronto con l’Europa”
      dell’Osservatorio CPI del 23-6-2018) [cfr. All. 1]

   2. Partiamo da un presupposto fondamentale: una società civile e forze politiche sensibili ai
      temi della povertà e della tutela degli ultimi non possono fare una guerra "a prescindere" e
      dal sapore ideologico a una misura come il reddito di cittadinanza. Questo provvedimento
      ha il merito di mettere risorse come mai in passato su una rete di protezione universale che
      cerca di migliorare le condizioni di chi sta peggio. […] Non ci stanchiamo mai di ripetere
      che in una 'economia civile' la dignità di una persona non dipende da un obolo monetario,
      ma dalla propria capacità di essere utili e generativi alla società. Il successo 'individuale' o
      meno del Reddito di cittadinanza dipenderà dunque dall’atteggiamento dei singoli
      percettori. E quello politico e sociale dalla somma di questi atteggiamenti e dal loro peso
      statistico. (da “Luci e ombre del Reddito. Il Rdc è importante e da verificare, di Leonardo
      Becchetti – Avvenire 7 febbraio 2019) [ cfr. All. 2]

   3. Il provvedimento tratta con un unico strumento due problemi che in linea di principio vanno
      tenuti distinti e che sono distinti in quasi tutti gli altri paesi: il sostegno alle famiglie in
      condizione di disagio sociale e il contrasto alla disoccupazione.
      Per mantenere fermo il numero simbolo del Rdc (780 euro), si è costruito un sistema che
      limita, spesso in maniera arbitraria, la platea dei beneficiari, è generoso con i single (cui
      spetta la misura simbolo di 780 euro) e molto restrittivo con le famiglie numerose.
      La scala di equivalenza per tenere conto della numerosità̀ dei nuclei famigliari penalizza
      fortemente le famiglie numerose, che sono quelle in cui è maggiormente concentrata la
      povertà̀ . Anche la misura fissa per l’affitto (280 euro/mese) contribuisce a penalizzare le
      famiglie numerose.
      Un’ulteriore distorsione è creata dal fatto che l’ammontare del beneficio erogato non
      dipende dal territorio, ma è calcolato a livello nazionale. Secondo l’Istat la soglia di povertà̀
varia sensibilmente al variare del luogo di residenza. Al sud il costo della vita è dal 25 al 32
         per cento (a seconda della dimensione della città) più basso rispetto al nord, quindi il
         Reddito di Cittadinanza finirà̀ per essere relativamente più̀ generoso con le persone
         residenti nel Mezzogiorno. (dal documento “Reddito di cittadinanza: generoso con i single e
         parsimonioso con le famiglie numerose” dell’Osservatorio CPI del 11-2-2019) [cfr. All. 3]

      4. Dall’ultimo rapporto Polis […] emerge che sono oltre 180 mila le famiglie lombarde che si
         trovano in condizione di povertà assoluta, e oltre 32 mila le famiglie che hanno
         beneficiando del Reddito di Inclusione nel 2018 (fonte inps 2018)
         E’ aumentato il rischio di esclusione sociale della popolazione in Lombardia: si è arrivati al
         6,1%della popolazione lombarda rispetto al 5.3% della media europea. Le condizioni si
         fanno più difficili nonostante nei mesi scorsi siano apparsi timidi segnali di ripresa. Questo
         ci fa dire che sta aumentando la forbice della disuguaglianza. (dal documento “Povertà e
         Reddito di Cittadinanza – Cisl Lombardia – 1 marzo 2019) [ cfr. All. 4]

^^^^^^^^^^

Dal 6 marzo si sono accesi i riflettori sul famoso e chiacchierato reddito di cittadinanza. La stampa
ha dato comunicazione di un avvio flop.

Dai dati che abbiamo ricevuto da CAF Lombardia [cfr. All. 5] sul numero di pratiche già evase
al 12 marzo 2019 e su quelle prenotate fino al 30 aprile ne ricaviamo una descrizione diversa,
confermata, anche con qualche nota sarcastica quando fa riferimento alla nostra regione, dallo
stesso Ministro del lavoro, Luigi Di Maio.

È una situazione in continua evoluzione sia rispetto al numero finale delle domande
presentate sia per i cambiamenti al decreto 4/2019 derivanti dal dibattito parlamentare e dal
confronto con i diversi soggetti coinvolti nelle operazioni di erogazione dei servizi e per
l’approntamento di strumenti di attuazione.

Il 12 marzo scorso, infatti, la Conferenza delle Regioni, a conclusione dei suoi lavori ha
approvato all’unanimità il documento-richiesta di dimezzamento dei “navigator”. (cfr. video di
introduzione - https://vimeo.com/323274834 )

Nel decreto il provvedimento viene definito, in ordine di citazione, come uno strumento delle
politiche attive del lavoro, di lotta alla povertà e di riduzione delle diseguaglianze. In realtà, non
fa nessuna delle tre cose fino in fondo. 1

Eppure “c’è una parte dell’Italia povera che, pur avendo i requisiti, non richiederà il reddito di
cittadinanza […] quando arrivano agli sportelli per fare i conti, capiscono che non conviene
fare domanda e alla fine tornano a casa senza compilare il modulo. E molti sono lavoratori
senza contratto che, a conti fatti, preferiscono restare nell’ombra e continuare a godere dei
vecchi bonus destinati ai poveri, anziché accendere la luce del Fisco. […] in tanti starebbero
facendo l’analisi costi-benefici del sussidio, che prevede sì l’erogazione di un assegno ma
comporta anche l’attivazione dei controlli da parte di Inps, Ispettorato nazionale del lavoro,
Agenzia delle entrate e Comuni.” (da “I poveri snobbano il reddito dicittadinanza: “Non
conviene, meglio continuare a lavorare in nero” di Lidia baratta – Linkiesta del 13 marzo 2019)
[cfr. All. 6]

Tante sono le domande che le persone e noi stessi ci poniamo su questa misura “ibrida” che si
pone l’obiettivo, come recita un vecchio adagio, di “prendere due (o più) piccioni con una fava”:
   • Assistere
   • Censire e offrire lavoro

1   L’articolo 1 del decreto 4/2019, all’esame del Parlamento per la conversione in legge, prevede che è
•   Contrastare la povertà
    •   Configurarsi come politica attiva del lavoro
    •   Riformare i Centri per l’impego
    •   …

Ne parliamo, oggi, con il Prof. Carlo COTTARELLI 2, direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici –
Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano 3, cui chiediamo di aiutarci in una riflessione su luci e
ombre di questo provvedimento partendo dal confronto con esperienze e risoluzioni attuate e
verificate in altri paesi europei e oltre.

2
  Carlo COTTARELLI, ha lavorato dal 1981 al 1987 presso la direzione monetaria del Servizio Studi della
Banca d’Italia e dal 1987 al 1988 al Servizio Studi dell’ENI.
Direttore Esecutivo al Fondo Monetario Internazionale (FMI) per Italia, Albania, Grecia, Malta, Portogallo e
San Marino da novembre 2014 a ottobre 2017.
Da ottobre 2013 a ottobre 2014 è stato Commissario per la Revisione della Spesa Pubblica in Italia e dal
2008 al 2013 Direttore del Fiscal Affairs Department del Fondo Monetario Internazionale.
Attualmente, oltre ad essere Direttore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (incarico a titolo
gratuito), è Visiting Professor durante il secondo semestre dell' a.a 2017/2018 presso l'Università
Commerciale Luigi Bocconi.
3
 L’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani promuove, attraverso analisi, ricerca e comunicazione, una
migliore gestione della finanza pubblica e una maggiore comprensione dei conti pubblici nel nostro paese.
Gli obiettivi dell’Osservatorio, diretto da Carlo Cottarelli, sono:
     • favorire la trasparenza dei conti pubblici attraverso l’analisi della normativa in materia
     • analizzare i vantaggi derivanti dalla riduzione del debito pubblico, dalla lotta agli sprechi, all’evasione
         fiscale e alla corruzione
     • un sistema di tassazione più efficiente e meno distorsivo
     • una spesa pubblica snella, moderna e incentrata all'economia di mercato sia a livello centrale che a
         livello locale
Allegato 1

Tutti i paesi europei hanno adottato misure per garantire un reddito
minimo. Il reddito di cittadinanza incluso nel programma del nuovo
governo, se adottato nelle modalità finora considerate, sarebbe però il
più generoso dei sistemi di reddito minimo esistenti in Europa in
termini monetari, e tra i più generosi in termini di obblighi del
beneficiario.

A cura di Silvia Gatteschi
REDDITO DI CITTADINANZA: UN CONFRONTO CON L’EUROPA

 Il reddito di cittadinanza (RdC), così come presentato nel disegno di legge del Movimento
 5 stelle del 29 ottobre 2013 e inserito, seppure in termini più generici, nel contratto di
 governo del 18 maggio 2018, si prefigura come un reddito minimo garantito (condizionato
 a una soglia di reddito), non come un trasferimento che viene effettuato a tutti i cittadini
 indipendentemente dalla condizione reddituale.

 Nella proposta contenuta nel programma di governo, il RdC spetterebbe a tutti i cittadini
 italiani (diversamente da quanto riportato nel disegno di legge del 2013 che invece
 coinvolgeva anche gli stranieri) che si trovino in condizione di povertà e abbiano più di 18
 anni. La soglia di povertà viene individuata nel disegno di legge in un reddito di 780 euro
 mensili, indipendentemente dal livello della ricchezza (totale delle attività detenute). Chi
 percepisse un reddito inferiore riceverebbe dallo Stato un’integrazione fino al
 raggiungimento di tale soglia. In cambio, verrebbe richiesto una disponibilità ad accettare
 offerte di lavoro.1

 Spesso i sostenitori del RdC indicano che misure simili sono presenti in tutti i paesi
 europei, tranne che in Italia e in Grecia. Questo è riportato anche nel contratto di governo.2

 In effetti, praticamente in tutti i paesi europei è stato introdotto un reddito minimo
 garantito.3 Ciò è anche in linea con il documento approvato dal Parlamento Europeo e
 dalla Commissione Europea dal titolo Pilastro europeo dei diritti sociali, documento che
 indica la garanzia di un reddito minimo adeguato come una delle priorità della
 commissione europea: “chiunque non disponga di risorse sufficienti ha diritto a un
 adeguato reddito minimo che garantisca una vita dignitosa in tutte le fasi della vita e
 l'accesso a beni e servizi. Per chi può lavorare, il reddito minimo dovrebbe essere
 combinato con incentivi alla (re)integrazione nel mercato del lavoro”.4 In Italia un reddito

 1 Articoli 3, 7 e 9 del disegno di legge del 2013. Pagina 34 del contratto di governo.
 2 Pagina 35 del contratto di governo.
 3
   Si veda Minimum Income Policies in EU Member States, Directorate General For Internal Policies, Policy
 Department A: Economic And Scientific Policy, European Parliament, 2017. È invece poco frequente il caso
 di un reddito che sia erogato indipendentemente da ogni altra condizione. Un tale reddito è stato introdotto in
 via sperimentale in Finlandia, coinvolgendo circa 2000 volontari, me è stato presto interrotto.
 4
   Si veda al link: https://ec.europa.eu/commission/priorities/deeper-and-fairer-economic-and-monetary-
 union/european-pillar-social-rights/european-pillar-social-rights-20-principles_it - capo-iii-protezione-sociale-
 e-inclusione

                                                        1
minimo è stato introdotto nel 2017 con il nome di “reddito di inclusione” (REI); nel 2016 era
stata introdotta una misura transitoria, il Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA). 5

Quello che differisce da paese a paese è la generosità delle regole che riguardano tale
reddito minimo. Se il RdC fosse introdotto nei termini finora considerati dai suoi proponenti
sarebbe il più generoso in Europa in termini monetari e uno dei meno stringenti in termini
di obblighi per il beneficiario.

Il confronto con l’Europa rispetto al livello del reddito minimo garantito

Per effettuare questo confronto, abbiamo considerato tutti i paesi dell’Unione Europea
riguardo i quali era possibile recuperare informazioni certe. Rispetto al livello di reddito
minimo garantito, confrontiamo l’Italia con tutti gli altri 27 paesi (Regno Unito compreso).

La soglia individuata dal disegno di legge corrisponde a quella di povertà che era stata
prevista per il 2014, così come definita da Eurostat, pari a 780€ mensili per una persona
singola (con i dati 2016, questa si è alzata a 812€).6 Nel disegno di legge si prevede che
tutte le persone che percepiscono un reddito netto inferiore a tale soglia raggiungano
attraverso un trasferimento dallo stato un reddito di 780€. Quindi, se una persona dichiara
un reddito di 400€, altri 380€ gli verrebbero versati dallo Stato. Nel caso di un nucleo
familiare composto da più di una persona, viene preso in considerazione il reddito
percepito dalla famiglia in totale, diviso per il numero dei componenti della famiglia; se
questo non raggiunge la soglia, viene integrato dallo Stato.7 Il RdC non è poi sottoposto a
tassazione.

In nessun paese UE esiste un trattamento simile. La figura 1 confronta il reddito minimo
garantito con la soglia di povertà definita per ogni paese.8 L’Italia sarebbe l’unico paese in
cui il reddito garantito sarebbe uguale alla soglia di povertà. Si noti che i principali paesi

5 Si veda il report dell’Osservatorio sul Reddito di Inclusione istituito presso l’INPS:
https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?sPathID=%3b0%3b46437%3b51214%3b&lastMenu=5121
4&iMenu=1&iNodo=51214&p4=2
6 Eurostat riporta diverse soglie per gli indicatori del rischio di povertà. In questo caso, il disegno di legge si

riferisce al valore pari ai sei decimi del reddito mediano percepito da una persona singola. Il reddito mediano
è quello al di sotto del quale sta il 50 per cento della popolazione (nel 2014 era di circa 1300 euro al mese).
La definizione di Istat di soglia di povertà relativa è leggermente differente, perché considera la spesa media
delle famiglie residenti piuttosto che il reddito.
7 Per calcolare la soglia per un nucleo familiare con più componenti si fa riferimento alla scala di equivalenza

modificata OCSE (articolo 3 del disegno di legge del 2013).
8 Il confronto è stato effettuato sul reddito di una persona singola nei vari paesi; il risultato sarebbe simile

anche nel caso si considerassero nuclei familiari differenti. È importante non considerare il beneficio in
termini assoluti (certamente altri paesi prevedono benefici più alti di quello italiano), bensì confrontarlo con la
soglia di povertà di ciascun paese in modo da tener conto dei diversi livelli di reddito nei paesi UE. In tutti i
paesi la soglia di povertà è definita come i sei decimi del reddito mediano.
REDDITO DI CITTADINANZA: UN CONFRONTO CON L’EUROPA

 europei garantiscono un reddito molto più basso di quello del RdC: circa 530 euro in
 Francia, circa 400 euro in Germania e meno di 400 nel Regno Unito.

            Fig. 1: Soglia di povertà e reddito minimo garantito nei paesi UE
               (valori al 2016; per l'Italia si considera il D.L. del 2013 sul RdC)
                                                                            Soglia di povertà
 1,600 €
                                                                            Reddito minimo garantito
 1,400 €
 1,200 €
 1,000 €
   800 €
   600 €
   400 €
   200 €
     0€

   Elaborazione Osservatorio CPI su dati Eurostat e Parlamento Europeo

 La stessa conclusione si ottiene confrontando il livello di reddito minimo garantito con il
 reddito medio pro capite dei vari paesi: l’Italia sarebbe al primo posto anche in questa
 classifica (figura 2): in Italia il RdC coprirebbe circa un terzo del reddito medio pro capite.

              Fig. 2: Rapporto tra reddito minimo e reddito medio pro capite
                         (valori al 2016; per l'Italia si ipotizza il RdC)
  0.35

   0.3

  0.25

   0.2

  0.15

   0.1

  0.05

     0

  Elaborazione Osservatorio CPI su dati AMECO e Parlamento Europeo

                                                 3
Questa relativa generosità del RdC proposto in Italia, oltre ad avere notevoli conseguenze
di costo per le finanze pubbliche, ha dei riflessi anche sull’offerta di lavoro. Difatti, il rischio
che una persona rimanga inattiva cresce al crescere del reddito ricevuto in assenza di
lavoro.

Inoltre, non parametrando l’importo del sussidio rispetto alla zona di residenza, il RdC
risulta più generoso per il Sud del paese dove il costo della vita è, secondo alcune stime,
di circa il 16 per cento più basso che nel resto del paese.9 In termini di costo per le casse
dello Stato, questo problema diventa ancor più rilevante se si osserva che la maggioranza
dei percettori del RdC risiederebbe nelle regioni meridionali.10

Il confronto con l’Europa rispetto agli obblighi per il percettore

Per quel che riguarda gli obblighi del beneficiario e le possibili cause di decadenza, il
campione con cui confrontare l’Italia è costituito da altri 25 paesi UE; si escludono Spagna
e Belgio. Questo perché la legislazione spagnola a riguardo cambia di regione in regione,
mentre in Belgio, oltre ad alcuni obblighi di legge, tutto viene stabilito nel contratto
disposto dai centri dell’impiego per ciascun richiedente.

Oltre a un livello di sussidio relativamente elevato, il rischio di un effetto perverso
sull’offerta di lavoro proviene anche dal minore collegamento previsto in Italia tra il
beneficio e la partecipazione in programmi di attivazione e/o accettazione dell’offerta di
lavoro.

Tutti i paesi europei richiedono ai percettori di redditi minimi garantiti di essere disposti a
lavorare e nella gran parte questo comporta l’obbligo di adesione e partecipazione a un
programma di integrazione sociale e formazione lavorativa, che, se disatteso, comporta la
perdita del reddito minimo.
In 10 paesi è obbligatorio accettare qualsiasi offerta di lavoro pena la perdita del beneficio,
in 11 qualsiasi offerta appropriata, e in Francia si può rifiutare soltanto una offerta. Altri
impongono l’obbligo di svolgere lavori socialmente utili nell’attesa di trovare
un’occupazione (ad esempio Lussemburgo e Romania). Questo vuol dire che in 22 paesi
è concesso di rifiutare al massimo una offerta di lavoro ritenuta appropriata, e almeno altri

9 Si veda lo studio di Tito Boeri, Andrea Ichino ed Enrico Moretti, Divari territoriali e contrattazione: quando
l’eguale diventa diseguale (http://www.pietroichino.it/?p=40690 )
10 Per la suddivisione geografica, si veda http://www.lavoce.info/archives/53528/anche-il-reddito-di-

cittadinanza-e-in-salsa-leghista/ . Anche il REI ha mostrato un andamento simile.
REDDITO DI CITTADINANZA: UN CONFRONTO CON L’EUROPA

 due richiedono di accettare obbligatoriamente di svolgere lavori di pubblica utilità durante il
 periodo di inattività.
 In alcuni paesi si perde diritto al sussidio nel momento in cui il cittadino è scoperto
 svolgere attività in nero oppure il beneficiario si licenzia senza giustificazione (ad esempio
 in Ungheria).

 Inoltre, diversi paesi prevedono che i requisiti per accedere al reddito minimo siano rivisti
 periodicamente: questo implica che al termine del periodo per cui il sussidio è stato
 garantito, per rimanerne titolari i beneficiari devono dimostrare agli enti preposti (spesso gli
 stessi centri per l’impiego) che le condizioni reddituali e di ricchezza necessarie per averne
 diritto permangono.

 Infine, in alcuni paesi come la Germania l’integrazione al minimo avviene solo dopo aver
 considerato la ricchezza personale.

  Box 1: obblighi dei beneficiari nei vari paesi UE

  Obbligo di partecipazione ai                Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia,
  programmi di qualificazione                 Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania,
                                              Lussemburgo, Portogallo, Svezia, Regno Unito, Repubblica
                                              Ceca

  Obbligo ad accettare qualsiasi              Bulgaria, Croazia, Cipro, Finlandia, Francia11, Irlanda,
  offerta di lavoro                           Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Regno Unito

  Obbligo ad accettare qualsiasi              Austria, Danimarca, Estonia, Germania, Grecia, Lettonia,
  offerta di lavoro appropriata               Lituania, Olanda, Polonia, Slovacchia, Ungheria

  Obbligo ad accettare un lavoro              Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Romania
  di pubblica attività nell’attesa

  Revisione periodica dei benefici            mensilmente in Estonia; ogni 3 mesi in Francia, Lettonia,
                                              Lituania e Slovenia; ogni 6 mesi in Germania e Grecia;
                                              annualmente in Belgio e Portogallo

 11   In Francia si può rifiutare una prima offerta di lavoro; se si rifiuta la seconda, il beneficio decade.

                                                             5
Invece, il disegno di legge presentato alla Camera prevede come cause di decadenza dal
beneficio il rifiuto della terza offerta di lavoro ritenuta congrua (o il fallimento volontario di
tre colloqui di lavoro), o la recessione dal lavoro per due volte nell’arco dell’anno solare (il
che vuol che una volta accettato un lavoro è concesso di potersi licenziare almeno una
volta senza giustificazione non incorrendo nella perdita del beneficio).12 Quindi, il sistema
risulterebbe molto meno stringente di altri omologhi europei. Inoltre, non sono previsti
obblighi per quel che riguardano lavori a favore della collettività, tranne la partecipazione
(per un massimo di 8 ore settimanali) a progetti comunali in ambito culturale, sociale o
simili.13

Per quel che riguarda la considerazione della ricchezza personale, oltre alla
autodichiarazione sui redditi è necessario presentare il proprio livello di ISEE, ma non
sono menzionate soglie di riferimento.14

 Box 2: Come si ottiene il reddito minimo in Germania e in Francia?

                        Occorre aver compiuto i 18 anni. Per ciascuna tipologia di nucleo familiare
                        viene stabilito un livello standard di bisogno; ad esempio, nel caso di una
                        persona singola, questo è pari a poco più di 400€. Oltre a questo livello di
                        base, si possono aggiungere, a seconda di casi specifici, dei componenti
     Germania           aggiuntivi, come il costo dell’affitto o del riscaldamento.15 Lo stato integra il
                        reddito percepito fino a raggiungere il totale ottenuto sommando al livello
 (Grundsicherung
                        base i componenti aggiuntivi. Il reddito percepito include tutti i redditi da
            für
                        lavoro o da pensione, i guadagni sul capitale, molti dei benefici assistenziali
 Arbeitsuchende)
                        (il sussidio di disoccupazione, prestazioni per figli a carico, indennità di
                        alloggio). In aggiunta, si considera anche la ricchezza della famiglia in
                        termini di conti correnti, azioni e obbligazioni possedute, fondi pensione,
                        veicoli, case di proprietà o oggetti di valore come i gioielli. Nel caso in cui
                        tale ricchezza possa essere usata per sostenere le spese familiari tramite

12 Articolo 12 del disegno di legge del 2013. Il contratto di governo è meno chiaro a riguardo.
13 Articolo 9 del disegno di legge del 2013.
14 Articolo 7 del disegno di legge del 2013. Nell’articolo 9 viene previsto anche che, al cambiamento delle

condizioni reddituali o patrimoniali, il beneficiario del RdC debba comunicare agli enti tale cambiamento. La
domanda per il beneficio dovrebbe essere ripresentata ogni anno.
15 L’aggiunta dipende dalle condizioni della famiglia: ad esempio, nel caso di genitori single, persone disabili

all’interno del nucleo familiare o affette da malattie gravi. Il costo dell’acqua calda è incluso se il boiler è
proprio dell’appartamento. Così come nel disegno del RdC, in caso di necessità per coloro che non hanno
case di proprietà si prevede un sostegno per il costo dell’affitto se ritenuto appropriato.
REDDITO DI CITTADINANZA: UN CONFRONTO CON L’EUROPA

                         l’uso, la vendita, l’affitto, viene allora presa in considerazione da parte del
                         centro per l’impiego per determinare l’erogazione del beneficio.

                         La condizione di base si applica a un residente stabilmente in Francia con
                         più di 25 anni; per le persone con età inferiore oppure per i cittadini stranieri

        Francia          vigono condizioni supplementari. Per una persona sola, si considera un
                         sussidio di base di circa 530€. A questo, si devono poi sottrarre i redditi
      (Revenu de         percepiti (sia quelli da lavoro che altri sussidi ricevuti dallo Stato, come gli
  solidaritè active)     aiuti per l’affitto). Se i redditi totali sono superiori al sussidio, non si riceve
                         alcun beneficio; se invece i redditi non permettono di coprire l’importo,
                         allora lo Stato versa la differenza.

 Differenze tra REI e RdC
 Il sistema di sostegno al reddito adottato al momento in Italia è il REI.

 Le differenze principali tra le due misure (REI e RdC) risiedono nella durata del beneficio e
 nella soglia di povertà individuata. Il REI si collega alla povertà assoluta che rappresenta
 la spesa minima necessaria per acquistare beni e servizi “indispensabili”, e varia per età e
 zona di residenza.16
 Il REI può essere erogato fino a un massimo di 18 mesi, mentre il RdC avrebbe durata
 illimitata fino a quanto sussistono i requisiti. Per accedere al reddito di inclusione, le soglie
 di reddito e di ricchezza (valutate con l’ISEE) sono stringenti. Al contrario, come si è visto,
 il RdC è molto più generoso in termini di livello di sussidio e coinvolgerebbe quindi una
 platea molto più ampia di beneficiari.17

 Un’altra differenza risiede nel diverso coordinamento con le misure già esistenti. Il REI è
 incompatibile con altri ammortizzatori sociali (tra i quali il sussidio di disoccupazione; per
 cui, per avere diritto al REI, nessun membro della famiglia deve percepire la NASpI). Ciò
 non è previsto invece per il RdC: il sussidio per disoccupazione rientra nell’ammontare

 16 Per un singolo la soglia è pari a 187,5€ mensili; inoltre, si aggiungono requisiti in termini dei ISEE (non
 superiore ai 6.000€), di patrimonio immobiliare diverso dalla abitazione (non superiore ai 20.000€) e
 mobiliare (non superiore ai 6.000€).
 17 Per un confronto puntuale sui requisiti dei due sistemi, si rimanda alla nota del Centro Studi di

 Confindustria: http://www.confindustria.it/wps/wcm/connect/www.confindustria.it5266/ed78637f-112c-4355-
 94e0-a823c03078b8/Nota+CSC+n2-
 2018_Reddito+cittadinanza.pdf?MOD=AJPERES&CONVERT_TO=url&CACHEID=ed78637f-112c-4355-
 94e0-a823c03078b8

                                                        7
totale del reddito del nucleo familiare, ma se comunque non si raggiunge la soglia di
povertà si ha diritto anche al RdC. A quel punto però, a una misura a cui si ha diritto per il
versamento di determinati contributi ne verrebbe affiancata un’altra non collegata a una
situazione lavorativa precedente. Inoltre, nel computo del reddito familiare secondo il
disegno di legge non andrebbero calcolati né le pensioni di invalidità né le forme di
sostegno allo studio.

Infine, rispetto al REI, il RdC prevede altre misure integrative, oltre a quelle esistenti, di
sostegno alla scuola, all’accesso al sistema sanitario, ai trasporti pubblici.
@OsservatorioCPI   @CottarelliCPI
Il Rdc è importante e da verificare                                                               28/02/19, 10)49

                                                                                   Allegato 2 2

 (/)

   Luci e ombre del Reddito. Il Rdc è
   importante e da verificare
                                               Leonardo Becchetti
                                               giovedì 7 febbraio 2019

   Partiamo da un presupposto fondamentale: una società civile e forze
   politiche sensibili ai temi della povertà e della tutela degli ultimi non
   possono fare una guerra "a prescindere" e dal sapore ideologico a una
   misura come il reddito di cittadinanza. Questo provvedimento ha il merito
   di mettere risorse come mai in passato su una rete di protezione
   universale che cerca di migliorare le condizioni di chi sta peggio. Non solo
   il pensiero solidarista, ma anche quello liberale che (da Einaudi ad Hayek
   allo stesso Friedman) ha considerato spesso con favore misure di questo
   tipo. Detto questo, un approccio costruttivo – come già in passato quando
   questo dibattito è partito – sta proprio nell’identificare limiti e falle del
   Reddito. E i promotori della misura dovrebbero riconoscere che il risultato
   finale si è arricchito ed è migliorato proprio grazie al confronto, anche
   aspro, con l’opinione pubblica e con le forze di opposizione.

   Tra gli e!etti che il Reddito di cittadinanza potrebbe avere sulle grandezze
   del mercato del lavoro è lecito aspettarsi un paradossale aumento del
   tasso di disoccupazione e dei salari minimi di mercato pagati dalle
   imprese. Sul primo punto la fascia ampia di coloro che u!icialmente non
   cercano lavoro (inattivi), ma sono in realtà disoccupati a tutti gli e!etti
   dovrebbe essere spinta a cercare u!icialmente lavoro (entrando tra i
   disoccupati) per percepire i benefici economici della misura.

   Sul secondo punto è stato fatto notare che nel nostro Paese i salari per
   molti lavori sono inferiori alla soglia massima del reddito di cittadinanza.
   Questi lavori continueranno a essere o!erti e accettati? O le aziende
   saranno costrette a o!rire almeno qualcosa in più della soglia? L’e!etto da
   questo punto di vista potrebbe essere indubitabilmente positivo, ma non è
   detto che lo sia. Se il work poor (il lavoro povero), dovrebbero ridursi,
   potrebbe aumentare il vantaggio rappresentato dal basso costo del lavoro
   di aziende che producono in altri Paesi.

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/luci-e-ombre-del-reddito                                     Pagina 1 di 2
Il Rdc è importante e da verificare                                                           28/02/19, 10)49

  Ancora, si obietta che la soglia unica di povertà considerata non tiene
  conto delle di!erenze regionali rilevate dall’Istat stesso, sovrastimando la
  povertà (e i beneficiari del Rdc) al Sud rispetto al Nord. Il coe!iciente
  familiare inoltre è piuttosto basso e dunque la misura antepone di fatto i
  single alle famiglie. L’ambizione della misura è, come sappiamo, quella di
  mettere assieme il contrasto alla povertà con le politiche attive del lavoro.
  L’enfasi sui navigator e la dote per chi (agenzia pubblica o privata) aiuta il
  percettore del reddito a trovare un lavoro dovrebbero spingere verso
  l’occupazione chi può raggiungerla. Semplificando le cause di
  disoccupazione possono essere tre.

  La prima è che domanda e o!erta di lavoro farebbero un 'matrimonio
  perfetto' ma non s’incontrano. La seconda è che domanda e o!erta
  potrebbero fare un buon matrimonio se l’aspirante lavoratore colma il gap
  di competenze che gli impedisce al momento di poter ottenere il posto di
  lavoro (laddove il gap è rapidamente recuperabile). La terza è che ci sono
  troppi pochi posti di lavoro nell’area per ragioni diverse
  (macroeconomiche, di sistema Paese). Se siamo nel primo caso ci si
  domanda perché il gap non sia stato già colmato. Il secondo caso è più
  interessante e richiede qualità nel percorso di formazione a!inché
  l’insieme degli interventi previsti con il Reddito di cittadinanza possano
  incidere positivamente.

  Nel terzo caso il reddito di cittadinanza può far poco. Ma la ripresa di
  politiche di sostegno alla crescita (incentivi agli investimenti delle
  imprese, riforme sistema Paese, infrastrutture) sarà indirettamente
  decisiva per il successo stesso del Rdc. Il successo della misura si gioca
  però su piani più profondi, L’economia civile si fonda su un presupposto
  fondamentale che sembra sfuggire al dibattito. La 'fioritura' di una vita
  non la decide in toto lo Stato, ma dipende dalle nostre scelte e dai nostri
  atteggiamenti, che ovviamente sono aiutati dal contesto più o meno
  favorevole determinato dalle politiche pubbliche.

  Per questo, per alcuni, il Rdc potrà essere una pedana che consentirà nei
  casi migliori di rimettersi in pista tornando utili a se stessi e alla società. In
  molti casi, però, la stessa misura rischia di essere occasione di
  opportunismi e di ripiegamento se sarà cumulato col 'nero' o
  disincentiverà la ricerca di lavoro. La responsabilità sociale dei percettori,
  opportunamente stimolata dalle sanzioni e dall’e!icacia dei controlli, sarà
  dunque alla fine decisiva. Non ci stanchiamo mai di ripetere che in una
  'economia civile' la dignità di una persona non dipende da un obolo
  monetario, ma dalla propria capacità di essere utili e generativi alla
  società. Il successo 'individuale' o meno del Reddito di cittadinanza
  dipenderà dunque dall’atteggiamento dei singoli percettori. E quello
  politico e sociale dalla somma di questi atteggiamenti e dal loro peso
  statistico.
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Allegato 3

    Reddito di cittadinanza: generoso con i single e
       parsimonioso con le famiglie numerose

• Il provvedimento tratta con un unico strumento due problemi che in linea di
principio vanno tenuti distinti e che sono distinti in quasi tutti gli altri paesi: il
sostegno alle famiglie in condizione di disagio sociale e il contrasto alla
disoccupazione.
• I tempi di attuazione della misura sono del tutto incongrui e determineranno
livelli di inefficienza e confusione, che ipotecheranno il funzionamento del
sussidio per molti anni a venire.
• Per mantenere fermo il numero simbolo del Rdc (780 euro), si è costruito un
sistema che limita, spesso in maniera arbitraria, la platea dei beneficiari, è
generoso con i single (cui spetta la misura simbolo di 780 euro) e molto
restrittivo con le famiglie numerose.
• La scala di equivalenza per tenere conto della numerosità dei nuclei famigliari
penalizza fortemente le famiglie numerose, che sono quelle in cui è
maggiormente concentrata la povertà. Anche la misura fissa per l’affitto (280
euro/mese) contribuisce a penalizzare le famiglie numerose.
• Un’ulteriore distorsione è creata dal fatto che l’ammontare del beneficio
erogato non dipende dal territorio, ma è calcolato a livello nazionale. Secondo
l’Istat la soglia di povertà varia sensibilmente al variare del luogo di residenza. Al
sud il costo della vita è dal 25 al 32 per cento (a seconda della dimensione della
città) più basso rispetto al nord, quindi il Reddito di Cittadinanza finirà per essere
relativamente più generoso con le persone residenti nel Mezzogiorno.
A sintesi di queste distorsioni, il massimo beneficio affluisce ai single residenti al
Sud, i quali arriveranno a percepire un reddito fino al 40 per cento superiore
rispetto alla soglia di povertà. Per converso una famiglia con due adulti e due
ragazzi in una città del Nord rimarrà povera, in quanto arriverà a percepire 1.180
euro, a fronte di una soglia di povertà Istat pari a 1.653 euro.
Nel seguito della nota, si sviluppano una serie di confronti con analoghe misure
di contrasto a alla povertà esistenti in altri paesi europei. Emergono due
considerazioni:
• L’entità del sussidio per un single, rapportata al Pil pro capite del paese,
collocherebbe l’Italia al sesto posto in Europa a poca distanza dai paesi nordici e
ben al di sopra di Francia, Germania e Spagna. La collocazione dell’Italia
peggiora man mano che cresce la dimensione famigliare che viene presa a
riferimento per il confronto.
• Per quanto riguarda la platea dei beneficiari, rapportata alla dimensione della
povertà, l’Italia si collocherebbe intorno alla metà della classifica europea, di
gran lunga al di sotto dei paesi scandinavi e di quasi tutti i paesi dell’Europa
Occidentale, ma sopra i paesi dell’Europa centro-orientale. Questo riflette sia i
requisiti stringenti in termini di reddito e patrimonio, sia il requisito di residenza
per stranieri (10 anni di residenza per ottenere il beneficio) che hanno limitato
l’erogazione del Reddito di Cittadinanza ad un numero di famiglie relativamente
basso.
• Per quanto riguarda i requisiti di residenza, l’Italia sarebbe uno dei paesi più
restrittivi in Europa; saranno pochissimi gli stranieri che potranno beneficiare del
Reddito di Cittadinanza. Le famiglie di stranieri sono peraltro tra le più esposte
alla povertà. L’Istat stima che il 30 per cento circa delle famiglie composte da
stranieri vivano in condizioni di povertà assoluta, mentre questa percentuale è di
solo il 5 per cento per le famiglie di soli italiani.

A cura di Andrea Gorga
REDDITO DI CITTADINANZA: GENEROSO CON I SINGLE E PARSIMONIOSO CON LE FAMIGLIE NUMEROSE

Requisiti
Le condizioni di accesso alla misura considerano, oltre al reddito, anche la ricchezza e il
possesso di beni considerati “di lusso”. Nello specifico:
    1. ISEE inferiore ai 9.360 euro. Questo indicatore tiene conto del reddito, del
       patrimonio e della composizione familiare e consente di valutare la condizione
       economica complessiva di una famiglia.
    2. Reddito inferiore ai 6.000 euro per un single, poi parametrato secondo la scala di
       equivalenza, al crescere della dimensione del nucleo familiare. La soglia aumenta a
       9360 euro nel caso il nucleo familiare risieda in un’abitazione in locazione.
    3. Patrimonio mobiliare inferiore ai 6.000 euro
    4. Patrimonio immobiliare inferiore ai 30.000 euro
    5. Nessun componente del nucleo familiare deve essere intestatario di autoveicoli
       immatricolati nei 6 mesi precedenti la richiesta di erogazione del Reddito di
       Cittadinanza
    6. Nessun componente del nucleo familiare deve possedere auto con cilindrata
       superiore ai 1600cc e motocicli con cilindrata superiore ai 250cc acquistati nei due
       anni precedenti la richiesta di erogazione del beneficio
    7. Nessun componente deve possedere navi e imbarcazioni da diporto

I molteplici requisiti patrimoniali e reddituali misurano le stesse caratteristiche, ma in
modalità differenti. Il reddito per esempio entra nel calcolo dell’ISEE al netto di alcuni costi
come il canone di locazione, quindi può facilmente avvenire che una famiglia, pur avendo
un ISEE inferiore alla soglia, non possa accedere al Reddito di Cittadinanza. Prendiamo
per esempio un caso semplificato di una famiglia con un unico componente che guadagna
10.000 euro ogni anno, non possiede alcun patrimonio e paga 300 euro al mese di affitto
(3.600 euro annui). L’ISEE in questo caso sarebbe pari a 6.400 euro e di gran lunga
inferiore alla soglia, ma un reddito di 10.000 euro non è comunque compatibile con il
secondo requisito e l’individuo in questione non avrà diritto al Reddito di Cittadinanza.
Naturalmente in questo caso l’incentivo a dichiarare un reddito inferiore alla soglia oppure
a ridurre le ore di lavoro è molto elevato.
Anche il patrimonio viene considerato nel calcolo dell’ISEE, ma solo per un ammontare
pari al 20 per cento. Un nucleo familiare composto da una persona con 10.000 euro nel
conto corrente e che non percepisce alcun reddito, ha un ISEE pari a 2.000 euro, ma non

                                               1
rispetta il requisito massimo di patrimonio mobiliare. Naturalmente, anche in questo caso,
l’incentivo ad azzerare il conto comprando asset sicuri (ad esempio l’oro) è molto elevato.
Nel caso in cui si rispettino tutti i requisiti e si sia abili al lavoro, sarà richiesto di
sottoscrivere il Patto per il Lavoro che vincola il richiedente ad accettare una di 3 offerte di
lavoro ritenute congrue con vincolo geografico che si amplia nel tempo: 100 km dalla
residenza nei primi 6 mesi, 250 km nei successivi 6 mesi e l’intero territorio nazionale negli
ultimi 6 mesi di ricezione del sussidio. La durata massima dell’erogazione del reddito sarà
18 mesi con possibilità di rinnovo. Nel secondo ciclo di erogazione, il beneficiario avrà
però l’obbligo di accettare la prima offerta ricevuta senza vincolo geografico.
Nel caso in cui il beneficio sia erogato ingiustamente sulla base di false dichiarazioni, la
pena prevista va da due a sei anni di reclusione: molto severa se si pensa che reati simili
commessi da pubblici ufficiali sono puniti con la reclusione da uno a sei anni1 oppure per
esempio che la pena massima per omicidio colposo è di 5 anni.

Povertà e disoccupazione
Molte delle famiglie che accederanno al Reddito di Cittadinanza sono in condizioni di
disagio sociale, indipendentemente dalla loro condizione lavorativa. La povertà è infatti un
concetto multidimensionale che prende in considerazione diversi fattori: la salute propria e
dei famigliari, la presenza di dipendenze, l’educazione, l’alimentazione, ecc. Una buona
parte degli inoccupati avranno verosimilmente bisogno di assistenza sociale prima di poter
essere inseriti nel mondo del lavoro. Inoltre, una famiglia in povertà assoluta su quattro
non può aumentare la propria offerta di lavoro in quanto le persone in età lavorativa sono
già occupate a tempo pieno.2

Nella maggior parte dei Paesi occidentali, povertà e disoccupazione sono affrontati con
strumenti diversi, ma il governo ha ritenuto di incidere su entrambi attraverso lo stesso
strumento, tarato sulla lotta alla disoccupazione.

È vero che, in casi in cui il disagio sociale esuli dalla sola mancanza di lavoro, viene
sottoscritto il Patto per l’Inclusione Sociale che prevede numerose forme di assistenza tra
cui il sostegno socio-educativo, l’assistenza domiciliare, servizi di mediazione familiare e
culturale ecc. Ma il fatto è che la maggior parte delle risorse andranno a centri per
l’impiego, ANPAL (agenzia per le politiche attive del lavoro) e altri enti preposti a tutelare

1   Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, art. 476 codice penale
2   Baldini, M. and Gallo, G. (2018). Quando il lavoro non ferma la povertà. lavoce.info.
REDDITO DI CITTADINANZA: GENEROSO CON I SINGLE E PARSIMONIOSO CON LE FAMIGLIE NUMEROSE

gli individui esclusivamente dall’assenza di lavoro, tralasciando tutte le altre dimensioni
della povertà.

Si può ritenere che questa sia una scelta volta a evitare un dispendio eccessivo di risorse.
Rimane però l’incognita di come faranno le strutture predisposte dal governo a gestire le
altre dimensioni di povertà considerando l’aumento della platea dei beneficiari rispetto al
Reddito di Inclusione. In particolare, l’architettura del provvedimento finisce per
marginalizzare servizi sociali comunali, che sono gli unici a possedere le competenze
necessarie per comprendere i molteplici volti della povertà.

I tempi di attuazione
La volontà politica di accelerare i tempi per l’erogazione del Reddito di Cittadinanza
potrebbe provocare importanti conseguenze negative al funzionamento della misura
anche negli anni a venire. Come peraltro già sottolineato anche dall’Alleanza contro la
povertà, senza un’attenta pianificazione e adeguamento delle strutture amministrative, si
rischia di trasformare questo strumento in un finanziamento a pioggia, peraltro spesso
poco incisivo nei confronti delle categorie più esposte alla povertà.

Allo scopo di utilizzare al meglio le risorse pubbliche e sviluppare un circolo virtuoso tra
politiche attive del lavoro e lotta alla povertà, sarebbe auspicabile una pianificazione
pluriennale che rivolga in primo luogo l’attenzione alla predisposizione e adeguamento
delle strutture, per poi, solo in seguito, finalizzare l’erogazione dei benefici.

Particolare preoccupazione genera l’assunzione, al di fuori delle normali procedure, di
migliaia di funzionari per i centri dell’impiego, i quali non avranno le professionalità e la
formazione necessaria per svolgere i compiti a cui saranno chiamati.

Si aggiunga che attualmente, in gran parte del paese, i centri dell’impiego non sono
attrezzati per identificare delle offerte di lavoro da proporre ai beneficiari del Reddito di
Cittadinanza, per cui nella realtà le norme volte ad evitare abusi sono destinate a rimanere
sulla carta.

La questione dei tempi è cruciale anche in relazione all’articolo 12 comma 9 relativo alla
revisione del beneficio in caso di esaurimento delle risorse. Il modo giusto di procedere in
presenza di un vincolo finanziario sarebbe quello di dare congruo tempo (due o tre mesi)
dopo l’approvazione della norma per raccogliere tutte le domande e poi suddividere le

                                                3
risorse per calcolare il beneficio individuale. Invece in questo modo, le domande potranno
essere avanzate dall’inizio di marzo, quando il decreto potrebbe non essere ancora
approvato dal Parlamento. Se, anche a causa delle difficoltà di avvio del sistema, a marzo
le domande saranno poche relativamente a quelle che verranno presentate nei mesi
successivi potrebbe verificarsi la necessità di rivedere il beneficio al ribasso. Ai primi
arrivati, si darebbe dunque il beneficio pieno (780 euro per i single non proprietari di case)
per qualche mese. Successivamente, ci si potrebbe trovare nella situazione di dover
abbassare il beneficio (ovviamente sia per i nuovi che per i vecchi beneficiari). Data la
rilevanza quantitativa della misura e la diffusa aspettativa di un beneficio “base” di 780
euro, questa revisione, in sé fisiologica, potrebbe rivelarsi molto difficile da gestire sul
piano sociale e politico.

Penalizzazioni per le famiglie numerose
Inizialmente il Reddito di Cittadinanza era nato come beneficio erogato indipendentemente
dalla condizione abitativa e pari a 780 euro per una famiglia composta da una singola
persona. Nella forma presentata in campagna elettorale sarebbe costato almeno 17
miliardi di euro e sarebbe stato tra i più generosi d’Europa. Il decreto appena approvato ha
invece previsto un reddito minimo pari a 500 euro mensili più 280 euro nella forma di
contributo per l’affitto. Questa modalità di erogazione consente di ridurre il peso del
Reddito di Cittadinanza per le finanze pubbliche, non solo perché il supporto per la casa
non è erogato a tutti i destinatari della misura, ma anche perché la componente destinata
all’affitto non aumenta all’aumentare dei componenti della famiglia. Tenendo ferma la
platea considerata dal decreto legge infatti, anche considerando l’erogazione del supporto
alla casa a tutti i beneficiari, il risparmio per le casse dello Stato è nell’ordine dei 3,5
miliardi di euro sull’anno3: in sostanza, con questo artificio, minori risorse vengono
destinate alle famiglie numerose.

Un’ulteriore modifica apportata al decreto rispetto a quanto era stato prospettato 4 è la
scala di equivalenza. Quest’ultima è un insieme di coefficienti che consente di calcolare
l’ammontare mensile da corrispondere a famiglie che contano più di un componente. Più è

3 L’ammontare esatto dipende dalla specifica composizione delle famiglie destinatarie del reddito. La stima è
calcolata tenendo ferma la scala di equivalenza del ddl 1148/2013 e assumendo che il supporto per la casa
venga erogato a tutti i nuclei beneficiari.
4 Per approfondimenti: https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-reddito-di-cittadinanza-un-

confronto-con-l-europa
REDDITO DI CITTADINANZA: GENEROSO CON I SINGLE E PARSIMONIOSO CON LE FAMIGLIE NUMEROSE

grande il nucleo familiare, più il coefficiente sarà elevato e maggiore sarà il beneficio
erogato. La povertà è infatti prevalentemente un concetto familiare, piuttosto che
individuale. Esistono delle scale di equivalenza standard che sono normalmente utilizzate,
come la scala di equivalenza ISEE e quella OCSE. La precedente proposta del M5s
utilizzava la scala di equivalenza dell’OCSE, mentre il REI utilizza quella ISEE. Il governo
ha deciso di sviluppare una nuova scala di equivalenza molto meno generosa di quelle
precedentemente menzionate.

La Figura 1 mostra come cresce il beneficio al crescere del numero di componenti del
nucleo familiare.5 L’ammontare erogato per componente familiare è calcolato
moltiplicando i 500 euro di reddito minimo per il coefficiente corrispondente nella scala di
equivalenza più i 280 euro di supporto alla casa. Come evidenziato in figura, la scala di
equivalenza sviluppata per il Reddito di Cittadinanza è molto meno generosa di quelle
standard e penalizza le famiglie numerose rispetto ai singoli individui (per nuclei di una
sola persona il reddito rimane pari a 780 euro). Sulla base dell’attuale platea del Reddito
di Cittadinanza stimata relazione tecnica, se confrontiamo l’ammontare erogato con la

5Allo scopo di rendere comparabili le scale di equivalenza, i minori e gli adulti oltre il secondo sono
considerati figli. La scala di equivalenza OCSE considera solitamente minori solo gli individui con meno di 14
anni, in questo caso abbiamo deciso di uniformare a 18 anni.

                                                      5
scala di equivalenza del Reddito di Cittadinanza con l’ammontare che sarebbe stato
erogato con la scala di equivalenza OCSE (quella utilizzata nella proposta del M5s della
scorsa legislatura), il risparmio per lo Stato è di circa 2,1 miliardi sull’anno. Se lo
aggiungiamo al risparmio derivante dallo scorporo del supporto per la casa dal reddito
minimo, i minori costi a regime per le casse pubbliche arrivano fino a 5,6 miliardi di euro; si
tratta di risorse che non saranno erogati alle famiglie più numerose.

Oltre ad essere beneficiarie di un reddito minimo relativamente basso, rispetto a quello
corrisposto ai single, le famiglie numerose saranno anche svantaggiate per ciò che
riguarda l’accesso stesso alla misura. I requisiti infatti utilizzano diverse scale di
equivalenza. In particolare, il requisito ISEE utilizza i coefficienti della scala di equivalenza
ISEE, mentre il requisito del reddito familiare utilizza coefficienti della scala di equivalenza
sviluppata per il Reddito di Cittadinanza. Questo rende relativamente più difficile per le
famiglie numerose rispettare il requisito del reddito familiare, rispetto alle famiglie
composte da una sola persona. Prendiamo ad esempio un nucleo di 5 persone: 2 adulti e
3 minori. Assumiamo che la famiglia abbia un reddito (al netto dell’affitto) di 21.125 euro
ogni anno. In questo caso l’ISEE sarebbe pari a 6.500 euro, ben al di sotto della soglia 6. Il
requisito del reddito familiare risulta però molto più stringente in quanto questo aumenta
molto lentamente a causa della scala di equivalenza utilizzata. Per un nucleo cosi
composto la soglia di reddito familiare sarebbe pari a 15.360 euro e non consentirebbe di
accedere al beneficio. Prendiamo invece in considerazione un single con reddito (al netto
dell’affitto) di 6.500 euro. Quest’ultimo valore corrisponde anche all’ISEE in quanto per un
single il coefficiente applicato in tutte le scale di equivalenza è 1. La soglia di reddito
familiare sarebbe pari a 9.360 euro. Con questo semplice esempio riassunto in tabella
mostriamo come nuclei familiari con lo stesso ISEE sono inclusi o esclusi dall’erogazione
del beneficio sulla base della numerosità dei componenti.
                                                   2 adulti + 3 minori 1 adulto
                          Reddito - affitto                        21125     6500
                          ISEE                                      6500     6500
                          Soglia ISEE                               9360     9360
                          Soglia reddito familiare                 15360     9360

6Questa cifra è raggiunta sottraendo i costi dell’affitto e dividendo il totale per il coefficiente corrispondente
della scala di equivalenza ISEE pari a 3,25.
REDDITO DI CITTADINANZA: GENEROSO CON I SINGLE E PARSIMONIOSO CON LE FAMIGLIE NUMEROSE

Appare quindi chiaro come il Reddito di Cittadinanza cosi disegnato tenda ad essere
relativamente generoso nei confronti dei nuclei familiari composti da una sola persona e
molto meno consistente per quanto riguarda le famiglie numerose.

Il problema è che, guardando ai dati Istat (Figura 2), la povertà ha un’incidenza molto
maggiore in famiglie numerose, piuttosto che nuclei composti da pochi componenti. Quasi
un quinto delle famiglie composte da 5 o più persone sono infatti in condizioni di povertà
assoluta, mentre tra nuclei di una sola persona questa percentuale scende al 5 per cento.
Un reddito minimo così disegnato rischia di essere poco incisivo nei contesti familiari dove
più sarebbe necessario.

Soglie di povertà in diverse aree geografiche
Un’ulteriore distorsione è creata dal fatto che l’ammontare del beneficio erogato non
dipende dagli enti territoriali preposti, ma è calcolato a livello nazionale. Secondo l’Istat la
soglia di povertà varia sensibilmente al variare del luogo di residenza. Al nord il costo della
vita è significativamente più elevato rispetto al sud, quindi il Reddito di Cittadinanza finirà
per essere relativamente più generoso con le persone residenti nel Mezzogiorno.

In Figura 3 confrontiamo la soglia di povertà assoluta calcolata dall’Istat con l’ammontare
del beneficio garantito dal Reddito di Cittadinanza.7 Il reddito garantito dalla misura è
sufficiente a sostentare solo famiglie di piccole dimensioni collocate nel sud Italia. Le

7 Per il confronto abbiamo considerato i minori come figli di età compresa tra 4 e 11 anni in una famiglia
residente in una città che conti tra i 50mila e 250mila abitanti.

                                                       7
famiglie numerose e in generale tutti nuclei familiari residenti al nord Italia rimarranno in
condizioni di povertà anche ricevendo il Reddito di Cittadinanza. Il combinato disposto
delle penalizzazioni per le famiglie numerose e della mancanza di aggiustamenti del
contributo per le diverse aree geografiche crea una forte distorsione e tende a penalizzare
maggiormente proprio le famiglie più a rischio. Coloro che invece saranno più remunerati
con redditi ben superiori alla soglia di povertà sono i piccoli nuclei nel sud Italia. Ad
esempio, un single in affitto residente in una piccola città del sud Italia beneficerà di 780
euro al mese a fronte di una soglia di povertà pari a 561 euro. In aggiunta alla spesa
minima calcolata dall’Istat per poter sopravvivere, l’individuo in questione riceve ulteriori
220 euro. Una famiglia di quattro persone con due figli residente a Milano percepirà invece
1.180 euro a fronte di una soglia di povertà pari a 1.653 euro e continuerà a vivere in una
condizione di disagio economico.

Confronto con altri Paesi Europei
Come detto, il reddito garantito alle famiglie con un solo componente dal Reddito di
Cittadinanza è pari a 500 euro più un contributo per l’affitto che può arrivare fino a 280
euro. Una misura di questo tipo esiste già in tutti i paesi europei e, se dividiamo
l’ammontare erogato ad un nucleo familiare composto da una singola persona al reddito
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