Reddito di Cittadinanza e contrasto alla povertà nel confronto europeo
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“Reddito di Cittadinanza e contrasto alla povertà nel confronto europeo” Introduzione ai lavori a cura di Silvio Colombini, Curatore di Stare in Campo” (14 marzo 2019) “Le parole di profezia sono per non tacere di fronte alle ingiustizie, per non acconsentire all’adorazione degli idoli, per non adeguarsi allo spirito del mondo e agli slogan del momento. […] Le proposte alternative si alimentano ad una visione, che talora non può tradursi in un sistema generalizzato, ma può offrire modeste realizzazioni, che con il tempo possono assumere l’attrattiva di un “simbolico” che ispira altri e contagia molti.” (Mons Mario Delpini, Arcivesco di Milano – Incontro con Cisl Milano 7 marzo 2019) video di introduzione https://vimeo.com/323274834 1. Spesso i sostenitori del RdC indicano che misure simili sono presenti in tutti i paesi europei, tranne che in Italia e in Grecia. Questo è riportato anche nel contratto di governo. In effetti, praticamente in tutti i paesi europei è stato introdotto un reddito minimo garantito. Ciò è anche in linea con il documento approvato dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea dal titolo Pilastro europeo dei diritti sociali, documento che indica la garanzia di un reddito minimo adeguato come una delle priorità della commissione europea: “chiunque non disponga di risorse sufficienti ha diritto a un adeguato reddito minimo che garantisca una vita dignitosa in tutte le fasi della vita e l'accesso a beni e servizi. Per chi può lavorare, il reddito minimo dovrebbe essere combinato con incentivi alla (re)integrazione nel mercato del lavoro”. In Italia un reddito minimo è stato introdotto nel 2017 con il nome di “reddito di inclusione” (REI); nel 2016 era stata introdotta una misura transitoria, il Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA). Quello che differisce da paese a paese è la generosità delle regole che riguardano tale reddito minimo. Se il RdC fosse introdotto nei termini finora considerati dai suoi proponenti sarebbe il più generoso in Europa in termini monetari e uno dei meno stringenti in termini di obblighi per il beneficiario. (dal documento “Reddito di cittadinanza: un confronto con l’Europa” dell’Osservatorio CPI del 23-6-2018) [cfr. All. 1] 2. Partiamo da un presupposto fondamentale: una società civile e forze politiche sensibili ai temi della povertà e della tutela degli ultimi non possono fare una guerra "a prescindere" e dal sapore ideologico a una misura come il reddito di cittadinanza. Questo provvedimento ha il merito di mettere risorse come mai in passato su una rete di protezione universale che cerca di migliorare le condizioni di chi sta peggio. […] Non ci stanchiamo mai di ripetere che in una 'economia civile' la dignità di una persona non dipende da un obolo monetario, ma dalla propria capacità di essere utili e generativi alla società. Il successo 'individuale' o meno del Reddito di cittadinanza dipenderà dunque dall’atteggiamento dei singoli percettori. E quello politico e sociale dalla somma di questi atteggiamenti e dal loro peso statistico. (da “Luci e ombre del Reddito. Il Rdc è importante e da verificare, di Leonardo Becchetti – Avvenire 7 febbraio 2019) [ cfr. All. 2] 3. Il provvedimento tratta con un unico strumento due problemi che in linea di principio vanno tenuti distinti e che sono distinti in quasi tutti gli altri paesi: il sostegno alle famiglie in condizione di disagio sociale e il contrasto alla disoccupazione. Per mantenere fermo il numero simbolo del Rdc (780 euro), si è costruito un sistema che limita, spesso in maniera arbitraria, la platea dei beneficiari, è generoso con i single (cui spetta la misura simbolo di 780 euro) e molto restrittivo con le famiglie numerose. La scala di equivalenza per tenere conto della numerosità̀ dei nuclei famigliari penalizza fortemente le famiglie numerose, che sono quelle in cui è maggiormente concentrata la povertà̀ . Anche la misura fissa per l’affitto (280 euro/mese) contribuisce a penalizzare le famiglie numerose. Un’ulteriore distorsione è creata dal fatto che l’ammontare del beneficio erogato non dipende dal territorio, ma è calcolato a livello nazionale. Secondo l’Istat la soglia di povertà̀
varia sensibilmente al variare del luogo di residenza. Al sud il costo della vita è dal 25 al 32 per cento (a seconda della dimensione della città) più basso rispetto al nord, quindi il Reddito di Cittadinanza finirà̀ per essere relativamente più̀ generoso con le persone residenti nel Mezzogiorno. (dal documento “Reddito di cittadinanza: generoso con i single e parsimonioso con le famiglie numerose” dell’Osservatorio CPI del 11-2-2019) [cfr. All. 3] 4. Dall’ultimo rapporto Polis […] emerge che sono oltre 180 mila le famiglie lombarde che si trovano in condizione di povertà assoluta, e oltre 32 mila le famiglie che hanno beneficiando del Reddito di Inclusione nel 2018 (fonte inps 2018) E’ aumentato il rischio di esclusione sociale della popolazione in Lombardia: si è arrivati al 6,1%della popolazione lombarda rispetto al 5.3% della media europea. Le condizioni si fanno più difficili nonostante nei mesi scorsi siano apparsi timidi segnali di ripresa. Questo ci fa dire che sta aumentando la forbice della disuguaglianza. (dal documento “Povertà e Reddito di Cittadinanza – Cisl Lombardia – 1 marzo 2019) [ cfr. All. 4] ^^^^^^^^^^ Dal 6 marzo si sono accesi i riflettori sul famoso e chiacchierato reddito di cittadinanza. La stampa ha dato comunicazione di un avvio flop. Dai dati che abbiamo ricevuto da CAF Lombardia [cfr. All. 5] sul numero di pratiche già evase al 12 marzo 2019 e su quelle prenotate fino al 30 aprile ne ricaviamo una descrizione diversa, confermata, anche con qualche nota sarcastica quando fa riferimento alla nostra regione, dallo stesso Ministro del lavoro, Luigi Di Maio. È una situazione in continua evoluzione sia rispetto al numero finale delle domande presentate sia per i cambiamenti al decreto 4/2019 derivanti dal dibattito parlamentare e dal confronto con i diversi soggetti coinvolti nelle operazioni di erogazione dei servizi e per l’approntamento di strumenti di attuazione. Il 12 marzo scorso, infatti, la Conferenza delle Regioni, a conclusione dei suoi lavori ha approvato all’unanimità il documento-richiesta di dimezzamento dei “navigator”. (cfr. video di introduzione - https://vimeo.com/323274834 ) Nel decreto il provvedimento viene definito, in ordine di citazione, come uno strumento delle politiche attive del lavoro, di lotta alla povertà e di riduzione delle diseguaglianze. In realtà, non fa nessuna delle tre cose fino in fondo. 1 Eppure “c’è una parte dell’Italia povera che, pur avendo i requisiti, non richiederà il reddito di cittadinanza […] quando arrivano agli sportelli per fare i conti, capiscono che non conviene fare domanda e alla fine tornano a casa senza compilare il modulo. E molti sono lavoratori senza contratto che, a conti fatti, preferiscono restare nell’ombra e continuare a godere dei vecchi bonus destinati ai poveri, anziché accendere la luce del Fisco. […] in tanti starebbero facendo l’analisi costi-benefici del sussidio, che prevede sì l’erogazione di un assegno ma comporta anche l’attivazione dei controlli da parte di Inps, Ispettorato nazionale del lavoro, Agenzia delle entrate e Comuni.” (da “I poveri snobbano il reddito dicittadinanza: “Non conviene, meglio continuare a lavorare in nero” di Lidia baratta – Linkiesta del 13 marzo 2019) [cfr. All. 6] Tante sono le domande che le persone e noi stessi ci poniamo su questa misura “ibrida” che si pone l’obiettivo, come recita un vecchio adagio, di “prendere due (o più) piccioni con una fava”: • Assistere • Censire e offrire lavoro 1 L’articolo 1 del decreto 4/2019, all’esame del Parlamento per la conversione in legge, prevede che è
• Contrastare la povertà • Configurarsi come politica attiva del lavoro • Riformare i Centri per l’impego • … Ne parliamo, oggi, con il Prof. Carlo COTTARELLI 2, direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici – Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano 3, cui chiediamo di aiutarci in una riflessione su luci e ombre di questo provvedimento partendo dal confronto con esperienze e risoluzioni attuate e verificate in altri paesi europei e oltre. 2 Carlo COTTARELLI, ha lavorato dal 1981 al 1987 presso la direzione monetaria del Servizio Studi della Banca d’Italia e dal 1987 al 1988 al Servizio Studi dell’ENI. Direttore Esecutivo al Fondo Monetario Internazionale (FMI) per Italia, Albania, Grecia, Malta, Portogallo e San Marino da novembre 2014 a ottobre 2017. Da ottobre 2013 a ottobre 2014 è stato Commissario per la Revisione della Spesa Pubblica in Italia e dal 2008 al 2013 Direttore del Fiscal Affairs Department del Fondo Monetario Internazionale. Attualmente, oltre ad essere Direttore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (incarico a titolo gratuito), è Visiting Professor durante il secondo semestre dell' a.a 2017/2018 presso l'Università Commerciale Luigi Bocconi. 3 L’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani promuove, attraverso analisi, ricerca e comunicazione, una migliore gestione della finanza pubblica e una maggiore comprensione dei conti pubblici nel nostro paese. Gli obiettivi dell’Osservatorio, diretto da Carlo Cottarelli, sono: • favorire la trasparenza dei conti pubblici attraverso l’analisi della normativa in materia • analizzare i vantaggi derivanti dalla riduzione del debito pubblico, dalla lotta agli sprechi, all’evasione fiscale e alla corruzione • un sistema di tassazione più efficiente e meno distorsivo • una spesa pubblica snella, moderna e incentrata all'economia di mercato sia a livello centrale che a livello locale
Allegato 1 Tutti i paesi europei hanno adottato misure per garantire un reddito minimo. Il reddito di cittadinanza incluso nel programma del nuovo governo, se adottato nelle modalità finora considerate, sarebbe però il più generoso dei sistemi di reddito minimo esistenti in Europa in termini monetari, e tra i più generosi in termini di obblighi del beneficiario. A cura di Silvia Gatteschi
REDDITO DI CITTADINANZA: UN CONFRONTO CON L’EUROPA Il reddito di cittadinanza (RdC), così come presentato nel disegno di legge del Movimento 5 stelle del 29 ottobre 2013 e inserito, seppure in termini più generici, nel contratto di governo del 18 maggio 2018, si prefigura come un reddito minimo garantito (condizionato a una soglia di reddito), non come un trasferimento che viene effettuato a tutti i cittadini indipendentemente dalla condizione reddituale. Nella proposta contenuta nel programma di governo, il RdC spetterebbe a tutti i cittadini italiani (diversamente da quanto riportato nel disegno di legge del 2013 che invece coinvolgeva anche gli stranieri) che si trovino in condizione di povertà e abbiano più di 18 anni. La soglia di povertà viene individuata nel disegno di legge in un reddito di 780 euro mensili, indipendentemente dal livello della ricchezza (totale delle attività detenute). Chi percepisse un reddito inferiore riceverebbe dallo Stato un’integrazione fino al raggiungimento di tale soglia. In cambio, verrebbe richiesto una disponibilità ad accettare offerte di lavoro.1 Spesso i sostenitori del RdC indicano che misure simili sono presenti in tutti i paesi europei, tranne che in Italia e in Grecia. Questo è riportato anche nel contratto di governo.2 In effetti, praticamente in tutti i paesi europei è stato introdotto un reddito minimo garantito.3 Ciò è anche in linea con il documento approvato dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea dal titolo Pilastro europeo dei diritti sociali, documento che indica la garanzia di un reddito minimo adeguato come una delle priorità della commissione europea: “chiunque non disponga di risorse sufficienti ha diritto a un adeguato reddito minimo che garantisca una vita dignitosa in tutte le fasi della vita e l'accesso a beni e servizi. Per chi può lavorare, il reddito minimo dovrebbe essere combinato con incentivi alla (re)integrazione nel mercato del lavoro”.4 In Italia un reddito 1 Articoli 3, 7 e 9 del disegno di legge del 2013. Pagina 34 del contratto di governo. 2 Pagina 35 del contratto di governo. 3 Si veda Minimum Income Policies in EU Member States, Directorate General For Internal Policies, Policy Department A: Economic And Scientific Policy, European Parliament, 2017. È invece poco frequente il caso di un reddito che sia erogato indipendentemente da ogni altra condizione. Un tale reddito è stato introdotto in via sperimentale in Finlandia, coinvolgendo circa 2000 volontari, me è stato presto interrotto. 4 Si veda al link: https://ec.europa.eu/commission/priorities/deeper-and-fairer-economic-and-monetary- union/european-pillar-social-rights/european-pillar-social-rights-20-principles_it - capo-iii-protezione-sociale- e-inclusione 1
minimo è stato introdotto nel 2017 con il nome di “reddito di inclusione” (REI); nel 2016 era stata introdotta una misura transitoria, il Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA). 5 Quello che differisce da paese a paese è la generosità delle regole che riguardano tale reddito minimo. Se il RdC fosse introdotto nei termini finora considerati dai suoi proponenti sarebbe il più generoso in Europa in termini monetari e uno dei meno stringenti in termini di obblighi per il beneficiario. Il confronto con l’Europa rispetto al livello del reddito minimo garantito Per effettuare questo confronto, abbiamo considerato tutti i paesi dell’Unione Europea riguardo i quali era possibile recuperare informazioni certe. Rispetto al livello di reddito minimo garantito, confrontiamo l’Italia con tutti gli altri 27 paesi (Regno Unito compreso). La soglia individuata dal disegno di legge corrisponde a quella di povertà che era stata prevista per il 2014, così come definita da Eurostat, pari a 780€ mensili per una persona singola (con i dati 2016, questa si è alzata a 812€).6 Nel disegno di legge si prevede che tutte le persone che percepiscono un reddito netto inferiore a tale soglia raggiungano attraverso un trasferimento dallo stato un reddito di 780€. Quindi, se una persona dichiara un reddito di 400€, altri 380€ gli verrebbero versati dallo Stato. Nel caso di un nucleo familiare composto da più di una persona, viene preso in considerazione il reddito percepito dalla famiglia in totale, diviso per il numero dei componenti della famiglia; se questo non raggiunge la soglia, viene integrato dallo Stato.7 Il RdC non è poi sottoposto a tassazione. In nessun paese UE esiste un trattamento simile. La figura 1 confronta il reddito minimo garantito con la soglia di povertà definita per ogni paese.8 L’Italia sarebbe l’unico paese in cui il reddito garantito sarebbe uguale alla soglia di povertà. Si noti che i principali paesi 5 Si veda il report dell’Osservatorio sul Reddito di Inclusione istituito presso l’INPS: https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?sPathID=%3b0%3b46437%3b51214%3b&lastMenu=5121 4&iMenu=1&iNodo=51214&p4=2 6 Eurostat riporta diverse soglie per gli indicatori del rischio di povertà. In questo caso, il disegno di legge si riferisce al valore pari ai sei decimi del reddito mediano percepito da una persona singola. Il reddito mediano è quello al di sotto del quale sta il 50 per cento della popolazione (nel 2014 era di circa 1300 euro al mese). La definizione di Istat di soglia di povertà relativa è leggermente differente, perché considera la spesa media delle famiglie residenti piuttosto che il reddito. 7 Per calcolare la soglia per un nucleo familiare con più componenti si fa riferimento alla scala di equivalenza modificata OCSE (articolo 3 del disegno di legge del 2013). 8 Il confronto è stato effettuato sul reddito di una persona singola nei vari paesi; il risultato sarebbe simile anche nel caso si considerassero nuclei familiari differenti. È importante non considerare il beneficio in termini assoluti (certamente altri paesi prevedono benefici più alti di quello italiano), bensì confrontarlo con la soglia di povertà di ciascun paese in modo da tener conto dei diversi livelli di reddito nei paesi UE. In tutti i paesi la soglia di povertà è definita come i sei decimi del reddito mediano.
REDDITO DI CITTADINANZA: UN CONFRONTO CON L’EUROPA europei garantiscono un reddito molto più basso di quello del RdC: circa 530 euro in Francia, circa 400 euro in Germania e meno di 400 nel Regno Unito. Fig. 1: Soglia di povertà e reddito minimo garantito nei paesi UE (valori al 2016; per l'Italia si considera il D.L. del 2013 sul RdC) Soglia di povertà 1,600 € Reddito minimo garantito 1,400 € 1,200 € 1,000 € 800 € 600 € 400 € 200 € 0€ Elaborazione Osservatorio CPI su dati Eurostat e Parlamento Europeo La stessa conclusione si ottiene confrontando il livello di reddito minimo garantito con il reddito medio pro capite dei vari paesi: l’Italia sarebbe al primo posto anche in questa classifica (figura 2): in Italia il RdC coprirebbe circa un terzo del reddito medio pro capite. Fig. 2: Rapporto tra reddito minimo e reddito medio pro capite (valori al 2016; per l'Italia si ipotizza il RdC) 0.35 0.3 0.25 0.2 0.15 0.1 0.05 0 Elaborazione Osservatorio CPI su dati AMECO e Parlamento Europeo 3
Questa relativa generosità del RdC proposto in Italia, oltre ad avere notevoli conseguenze di costo per le finanze pubbliche, ha dei riflessi anche sull’offerta di lavoro. Difatti, il rischio che una persona rimanga inattiva cresce al crescere del reddito ricevuto in assenza di lavoro. Inoltre, non parametrando l’importo del sussidio rispetto alla zona di residenza, il RdC risulta più generoso per il Sud del paese dove il costo della vita è, secondo alcune stime, di circa il 16 per cento più basso che nel resto del paese.9 In termini di costo per le casse dello Stato, questo problema diventa ancor più rilevante se si osserva che la maggioranza dei percettori del RdC risiederebbe nelle regioni meridionali.10 Il confronto con l’Europa rispetto agli obblighi per il percettore Per quel che riguarda gli obblighi del beneficiario e le possibili cause di decadenza, il campione con cui confrontare l’Italia è costituito da altri 25 paesi UE; si escludono Spagna e Belgio. Questo perché la legislazione spagnola a riguardo cambia di regione in regione, mentre in Belgio, oltre ad alcuni obblighi di legge, tutto viene stabilito nel contratto disposto dai centri dell’impiego per ciascun richiedente. Oltre a un livello di sussidio relativamente elevato, il rischio di un effetto perverso sull’offerta di lavoro proviene anche dal minore collegamento previsto in Italia tra il beneficio e la partecipazione in programmi di attivazione e/o accettazione dell’offerta di lavoro. Tutti i paesi europei richiedono ai percettori di redditi minimi garantiti di essere disposti a lavorare e nella gran parte questo comporta l’obbligo di adesione e partecipazione a un programma di integrazione sociale e formazione lavorativa, che, se disatteso, comporta la perdita del reddito minimo. In 10 paesi è obbligatorio accettare qualsiasi offerta di lavoro pena la perdita del beneficio, in 11 qualsiasi offerta appropriata, e in Francia si può rifiutare soltanto una offerta. Altri impongono l’obbligo di svolgere lavori socialmente utili nell’attesa di trovare un’occupazione (ad esempio Lussemburgo e Romania). Questo vuol dire che in 22 paesi è concesso di rifiutare al massimo una offerta di lavoro ritenuta appropriata, e almeno altri 9 Si veda lo studio di Tito Boeri, Andrea Ichino ed Enrico Moretti, Divari territoriali e contrattazione: quando l’eguale diventa diseguale (http://www.pietroichino.it/?p=40690 ) 10 Per la suddivisione geografica, si veda http://www.lavoce.info/archives/53528/anche-il-reddito-di- cittadinanza-e-in-salsa-leghista/ . Anche il REI ha mostrato un andamento simile.
REDDITO DI CITTADINANZA: UN CONFRONTO CON L’EUROPA due richiedono di accettare obbligatoriamente di svolgere lavori di pubblica utilità durante il periodo di inattività. In alcuni paesi si perde diritto al sussidio nel momento in cui il cittadino è scoperto svolgere attività in nero oppure il beneficiario si licenzia senza giustificazione (ad esempio in Ungheria). Inoltre, diversi paesi prevedono che i requisiti per accedere al reddito minimo siano rivisti periodicamente: questo implica che al termine del periodo per cui il sussidio è stato garantito, per rimanerne titolari i beneficiari devono dimostrare agli enti preposti (spesso gli stessi centri per l’impiego) che le condizioni reddituali e di ricchezza necessarie per averne diritto permangono. Infine, in alcuni paesi come la Germania l’integrazione al minimo avviene solo dopo aver considerato la ricchezza personale. Box 1: obblighi dei beneficiari nei vari paesi UE Obbligo di partecipazione ai Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, programmi di qualificazione Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Portogallo, Svezia, Regno Unito, Repubblica Ceca Obbligo ad accettare qualsiasi Bulgaria, Croazia, Cipro, Finlandia, Francia11, Irlanda, offerta di lavoro Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Regno Unito Obbligo ad accettare qualsiasi Austria, Danimarca, Estonia, Germania, Grecia, Lettonia, offerta di lavoro appropriata Lituania, Olanda, Polonia, Slovacchia, Ungheria Obbligo ad accettare un lavoro Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Romania di pubblica attività nell’attesa Revisione periodica dei benefici mensilmente in Estonia; ogni 3 mesi in Francia, Lettonia, Lituania e Slovenia; ogni 6 mesi in Germania e Grecia; annualmente in Belgio e Portogallo 11 In Francia si può rifiutare una prima offerta di lavoro; se si rifiuta la seconda, il beneficio decade. 5
Invece, il disegno di legge presentato alla Camera prevede come cause di decadenza dal beneficio il rifiuto della terza offerta di lavoro ritenuta congrua (o il fallimento volontario di tre colloqui di lavoro), o la recessione dal lavoro per due volte nell’arco dell’anno solare (il che vuol che una volta accettato un lavoro è concesso di potersi licenziare almeno una volta senza giustificazione non incorrendo nella perdita del beneficio).12 Quindi, il sistema risulterebbe molto meno stringente di altri omologhi europei. Inoltre, non sono previsti obblighi per quel che riguardano lavori a favore della collettività, tranne la partecipazione (per un massimo di 8 ore settimanali) a progetti comunali in ambito culturale, sociale o simili.13 Per quel che riguarda la considerazione della ricchezza personale, oltre alla autodichiarazione sui redditi è necessario presentare il proprio livello di ISEE, ma non sono menzionate soglie di riferimento.14 Box 2: Come si ottiene il reddito minimo in Germania e in Francia? Occorre aver compiuto i 18 anni. Per ciascuna tipologia di nucleo familiare viene stabilito un livello standard di bisogno; ad esempio, nel caso di una persona singola, questo è pari a poco più di 400€. Oltre a questo livello di base, si possono aggiungere, a seconda di casi specifici, dei componenti Germania aggiuntivi, come il costo dell’affitto o del riscaldamento.15 Lo stato integra il reddito percepito fino a raggiungere il totale ottenuto sommando al livello (Grundsicherung base i componenti aggiuntivi. Il reddito percepito include tutti i redditi da für lavoro o da pensione, i guadagni sul capitale, molti dei benefici assistenziali Arbeitsuchende) (il sussidio di disoccupazione, prestazioni per figli a carico, indennità di alloggio). In aggiunta, si considera anche la ricchezza della famiglia in termini di conti correnti, azioni e obbligazioni possedute, fondi pensione, veicoli, case di proprietà o oggetti di valore come i gioielli. Nel caso in cui tale ricchezza possa essere usata per sostenere le spese familiari tramite 12 Articolo 12 del disegno di legge del 2013. Il contratto di governo è meno chiaro a riguardo. 13 Articolo 9 del disegno di legge del 2013. 14 Articolo 7 del disegno di legge del 2013. Nell’articolo 9 viene previsto anche che, al cambiamento delle condizioni reddituali o patrimoniali, il beneficiario del RdC debba comunicare agli enti tale cambiamento. La domanda per il beneficio dovrebbe essere ripresentata ogni anno. 15 L’aggiunta dipende dalle condizioni della famiglia: ad esempio, nel caso di genitori single, persone disabili all’interno del nucleo familiare o affette da malattie gravi. Il costo dell’acqua calda è incluso se il boiler è proprio dell’appartamento. Così come nel disegno del RdC, in caso di necessità per coloro che non hanno case di proprietà si prevede un sostegno per il costo dell’affitto se ritenuto appropriato.
REDDITO DI CITTADINANZA: UN CONFRONTO CON L’EUROPA l’uso, la vendita, l’affitto, viene allora presa in considerazione da parte del centro per l’impiego per determinare l’erogazione del beneficio. La condizione di base si applica a un residente stabilmente in Francia con più di 25 anni; per le persone con età inferiore oppure per i cittadini stranieri Francia vigono condizioni supplementari. Per una persona sola, si considera un sussidio di base di circa 530€. A questo, si devono poi sottrarre i redditi (Revenu de percepiti (sia quelli da lavoro che altri sussidi ricevuti dallo Stato, come gli solidaritè active) aiuti per l’affitto). Se i redditi totali sono superiori al sussidio, non si riceve alcun beneficio; se invece i redditi non permettono di coprire l’importo, allora lo Stato versa la differenza. Differenze tra REI e RdC Il sistema di sostegno al reddito adottato al momento in Italia è il REI. Le differenze principali tra le due misure (REI e RdC) risiedono nella durata del beneficio e nella soglia di povertà individuata. Il REI si collega alla povertà assoluta che rappresenta la spesa minima necessaria per acquistare beni e servizi “indispensabili”, e varia per età e zona di residenza.16 Il REI può essere erogato fino a un massimo di 18 mesi, mentre il RdC avrebbe durata illimitata fino a quanto sussistono i requisiti. Per accedere al reddito di inclusione, le soglie di reddito e di ricchezza (valutate con l’ISEE) sono stringenti. Al contrario, come si è visto, il RdC è molto più generoso in termini di livello di sussidio e coinvolgerebbe quindi una platea molto più ampia di beneficiari.17 Un’altra differenza risiede nel diverso coordinamento con le misure già esistenti. Il REI è incompatibile con altri ammortizzatori sociali (tra i quali il sussidio di disoccupazione; per cui, per avere diritto al REI, nessun membro della famiglia deve percepire la NASpI). Ciò non è previsto invece per il RdC: il sussidio per disoccupazione rientra nell’ammontare 16 Per un singolo la soglia è pari a 187,5€ mensili; inoltre, si aggiungono requisiti in termini dei ISEE (non superiore ai 6.000€), di patrimonio immobiliare diverso dalla abitazione (non superiore ai 20.000€) e mobiliare (non superiore ai 6.000€). 17 Per un confronto puntuale sui requisiti dei due sistemi, si rimanda alla nota del Centro Studi di Confindustria: http://www.confindustria.it/wps/wcm/connect/www.confindustria.it5266/ed78637f-112c-4355- 94e0-a823c03078b8/Nota+CSC+n2- 2018_Reddito+cittadinanza.pdf?MOD=AJPERES&CONVERT_TO=url&CACHEID=ed78637f-112c-4355- 94e0-a823c03078b8 7
totale del reddito del nucleo familiare, ma se comunque non si raggiunge la soglia di povertà si ha diritto anche al RdC. A quel punto però, a una misura a cui si ha diritto per il versamento di determinati contributi ne verrebbe affiancata un’altra non collegata a una situazione lavorativa precedente. Inoltre, nel computo del reddito familiare secondo il disegno di legge non andrebbero calcolati né le pensioni di invalidità né le forme di sostegno allo studio. Infine, rispetto al REI, il RdC prevede altre misure integrative, oltre a quelle esistenti, di sostegno alla scuola, all’accesso al sistema sanitario, ai trasporti pubblici.
@OsservatorioCPI @CottarelliCPI
Il Rdc è importante e da verificare 28/02/19, 10)49 Allegato 2 2 (/) Luci e ombre del Reddito. Il Rdc è importante e da verificare Leonardo Becchetti giovedì 7 febbraio 2019 Partiamo da un presupposto fondamentale: una società civile e forze politiche sensibili ai temi della povertà e della tutela degli ultimi non possono fare una guerra "a prescindere" e dal sapore ideologico a una misura come il reddito di cittadinanza. Questo provvedimento ha il merito di mettere risorse come mai in passato su una rete di protezione universale che cerca di migliorare le condizioni di chi sta peggio. Non solo il pensiero solidarista, ma anche quello liberale che (da Einaudi ad Hayek allo stesso Friedman) ha considerato spesso con favore misure di questo tipo. Detto questo, un approccio costruttivo – come già in passato quando questo dibattito è partito – sta proprio nell’identificare limiti e falle del Reddito. E i promotori della misura dovrebbero riconoscere che il risultato finale si è arricchito ed è migliorato proprio grazie al confronto, anche aspro, con l’opinione pubblica e con le forze di opposizione. Tra gli e!etti che il Reddito di cittadinanza potrebbe avere sulle grandezze del mercato del lavoro è lecito aspettarsi un paradossale aumento del tasso di disoccupazione e dei salari minimi di mercato pagati dalle imprese. Sul primo punto la fascia ampia di coloro che u!icialmente non cercano lavoro (inattivi), ma sono in realtà disoccupati a tutti gli e!etti dovrebbe essere spinta a cercare u!icialmente lavoro (entrando tra i disoccupati) per percepire i benefici economici della misura. Sul secondo punto è stato fatto notare che nel nostro Paese i salari per molti lavori sono inferiori alla soglia massima del reddito di cittadinanza. Questi lavori continueranno a essere o!erti e accettati? O le aziende saranno costrette a o!rire almeno qualcosa in più della soglia? L’e!etto da questo punto di vista potrebbe essere indubitabilmente positivo, ma non è detto che lo sia. Se il work poor (il lavoro povero), dovrebbero ridursi, potrebbe aumentare il vantaggio rappresentato dal basso costo del lavoro di aziende che producono in altri Paesi. https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/luci-e-ombre-del-reddito Pagina 1 di 2
Il Rdc è importante e da verificare 28/02/19, 10)49 Ancora, si obietta che la soglia unica di povertà considerata non tiene conto delle di!erenze regionali rilevate dall’Istat stesso, sovrastimando la povertà (e i beneficiari del Rdc) al Sud rispetto al Nord. Il coe!iciente familiare inoltre è piuttosto basso e dunque la misura antepone di fatto i single alle famiglie. L’ambizione della misura è, come sappiamo, quella di mettere assieme il contrasto alla povertà con le politiche attive del lavoro. L’enfasi sui navigator e la dote per chi (agenzia pubblica o privata) aiuta il percettore del reddito a trovare un lavoro dovrebbero spingere verso l’occupazione chi può raggiungerla. Semplificando le cause di disoccupazione possono essere tre. La prima è che domanda e o!erta di lavoro farebbero un 'matrimonio perfetto' ma non s’incontrano. La seconda è che domanda e o!erta potrebbero fare un buon matrimonio se l’aspirante lavoratore colma il gap di competenze che gli impedisce al momento di poter ottenere il posto di lavoro (laddove il gap è rapidamente recuperabile). La terza è che ci sono troppi pochi posti di lavoro nell’area per ragioni diverse (macroeconomiche, di sistema Paese). Se siamo nel primo caso ci si domanda perché il gap non sia stato già colmato. Il secondo caso è più interessante e richiede qualità nel percorso di formazione a!inché l’insieme degli interventi previsti con il Reddito di cittadinanza possano incidere positivamente. Nel terzo caso il reddito di cittadinanza può far poco. Ma la ripresa di politiche di sostegno alla crescita (incentivi agli investimenti delle imprese, riforme sistema Paese, infrastrutture) sarà indirettamente decisiva per il successo stesso del Rdc. Il successo della misura si gioca però su piani più profondi, L’economia civile si fonda su un presupposto fondamentale che sembra sfuggire al dibattito. La 'fioritura' di una vita non la decide in toto lo Stato, ma dipende dalle nostre scelte e dai nostri atteggiamenti, che ovviamente sono aiutati dal contesto più o meno favorevole determinato dalle politiche pubbliche. Per questo, per alcuni, il Rdc potrà essere una pedana che consentirà nei casi migliori di rimettersi in pista tornando utili a se stessi e alla società. In molti casi, però, la stessa misura rischia di essere occasione di opportunismi e di ripiegamento se sarà cumulato col 'nero' o disincentiverà la ricerca di lavoro. La responsabilità sociale dei percettori, opportunamente stimolata dalle sanzioni e dall’e!icacia dei controlli, sarà dunque alla fine decisiva. Non ci stanchiamo mai di ripetere che in una 'economia civile' la dignità di una persona non dipende da un obolo monetario, ma dalla propria capacità di essere utili e generativi alla società. Il successo 'individuale' o meno del Reddito di cittadinanza dipenderà dunque dall’atteggiamento dei singoli percettori. E quello politico e sociale dalla somma di questi atteggiamenti e dal loro peso statistico. © RIPRODUZIONE RISERVATA https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/luci-e-ombre-del-reddito Pagina 2 di 2
Allegato 3 Reddito di cittadinanza: generoso con i single e parsimonioso con le famiglie numerose • Il provvedimento tratta con un unico strumento due problemi che in linea di principio vanno tenuti distinti e che sono distinti in quasi tutti gli altri paesi: il sostegno alle famiglie in condizione di disagio sociale e il contrasto alla disoccupazione. • I tempi di attuazione della misura sono del tutto incongrui e determineranno livelli di inefficienza e confusione, che ipotecheranno il funzionamento del sussidio per molti anni a venire. • Per mantenere fermo il numero simbolo del Rdc (780 euro), si è costruito un sistema che limita, spesso in maniera arbitraria, la platea dei beneficiari, è generoso con i single (cui spetta la misura simbolo di 780 euro) e molto restrittivo con le famiglie numerose. • La scala di equivalenza per tenere conto della numerosità dei nuclei famigliari penalizza fortemente le famiglie numerose, che sono quelle in cui è maggiormente concentrata la povertà. Anche la misura fissa per l’affitto (280 euro/mese) contribuisce a penalizzare le famiglie numerose. • Un’ulteriore distorsione è creata dal fatto che l’ammontare del beneficio erogato non dipende dal territorio, ma è calcolato a livello nazionale. Secondo l’Istat la soglia di povertà varia sensibilmente al variare del luogo di residenza. Al sud il costo della vita è dal 25 al 32 per cento (a seconda della dimensione della città) più basso rispetto al nord, quindi il Reddito di Cittadinanza finirà per essere relativamente più generoso con le persone residenti nel Mezzogiorno. A sintesi di queste distorsioni, il massimo beneficio affluisce ai single residenti al Sud, i quali arriveranno a percepire un reddito fino al 40 per cento superiore rispetto alla soglia di povertà. Per converso una famiglia con due adulti e due ragazzi in una città del Nord rimarrà povera, in quanto arriverà a percepire 1.180 euro, a fronte di una soglia di povertà Istat pari a 1.653 euro.
Nel seguito della nota, si sviluppano una serie di confronti con analoghe misure di contrasto a alla povertà esistenti in altri paesi europei. Emergono due considerazioni: • L’entità del sussidio per un single, rapportata al Pil pro capite del paese, collocherebbe l’Italia al sesto posto in Europa a poca distanza dai paesi nordici e ben al di sopra di Francia, Germania e Spagna. La collocazione dell’Italia peggiora man mano che cresce la dimensione famigliare che viene presa a riferimento per il confronto. • Per quanto riguarda la platea dei beneficiari, rapportata alla dimensione della povertà, l’Italia si collocherebbe intorno alla metà della classifica europea, di gran lunga al di sotto dei paesi scandinavi e di quasi tutti i paesi dell’Europa Occidentale, ma sopra i paesi dell’Europa centro-orientale. Questo riflette sia i requisiti stringenti in termini di reddito e patrimonio, sia il requisito di residenza per stranieri (10 anni di residenza per ottenere il beneficio) che hanno limitato l’erogazione del Reddito di Cittadinanza ad un numero di famiglie relativamente basso. • Per quanto riguarda i requisiti di residenza, l’Italia sarebbe uno dei paesi più restrittivi in Europa; saranno pochissimi gli stranieri che potranno beneficiare del Reddito di Cittadinanza. Le famiglie di stranieri sono peraltro tra le più esposte alla povertà. L’Istat stima che il 30 per cento circa delle famiglie composte da stranieri vivano in condizioni di povertà assoluta, mentre questa percentuale è di solo il 5 per cento per le famiglie di soli italiani. A cura di Andrea Gorga
REDDITO DI CITTADINANZA: GENEROSO CON I SINGLE E PARSIMONIOSO CON LE FAMIGLIE NUMEROSE Requisiti Le condizioni di accesso alla misura considerano, oltre al reddito, anche la ricchezza e il possesso di beni considerati “di lusso”. Nello specifico: 1. ISEE inferiore ai 9.360 euro. Questo indicatore tiene conto del reddito, del patrimonio e della composizione familiare e consente di valutare la condizione economica complessiva di una famiglia. 2. Reddito inferiore ai 6.000 euro per un single, poi parametrato secondo la scala di equivalenza, al crescere della dimensione del nucleo familiare. La soglia aumenta a 9360 euro nel caso il nucleo familiare risieda in un’abitazione in locazione. 3. Patrimonio mobiliare inferiore ai 6.000 euro 4. Patrimonio immobiliare inferiore ai 30.000 euro 5. Nessun componente del nucleo familiare deve essere intestatario di autoveicoli immatricolati nei 6 mesi precedenti la richiesta di erogazione del Reddito di Cittadinanza 6. Nessun componente del nucleo familiare deve possedere auto con cilindrata superiore ai 1600cc e motocicli con cilindrata superiore ai 250cc acquistati nei due anni precedenti la richiesta di erogazione del beneficio 7. Nessun componente deve possedere navi e imbarcazioni da diporto I molteplici requisiti patrimoniali e reddituali misurano le stesse caratteristiche, ma in modalità differenti. Il reddito per esempio entra nel calcolo dell’ISEE al netto di alcuni costi come il canone di locazione, quindi può facilmente avvenire che una famiglia, pur avendo un ISEE inferiore alla soglia, non possa accedere al Reddito di Cittadinanza. Prendiamo per esempio un caso semplificato di una famiglia con un unico componente che guadagna 10.000 euro ogni anno, non possiede alcun patrimonio e paga 300 euro al mese di affitto (3.600 euro annui). L’ISEE in questo caso sarebbe pari a 6.400 euro e di gran lunga inferiore alla soglia, ma un reddito di 10.000 euro non è comunque compatibile con il secondo requisito e l’individuo in questione non avrà diritto al Reddito di Cittadinanza. Naturalmente in questo caso l’incentivo a dichiarare un reddito inferiore alla soglia oppure a ridurre le ore di lavoro è molto elevato. Anche il patrimonio viene considerato nel calcolo dell’ISEE, ma solo per un ammontare pari al 20 per cento. Un nucleo familiare composto da una persona con 10.000 euro nel conto corrente e che non percepisce alcun reddito, ha un ISEE pari a 2.000 euro, ma non 1
rispetta il requisito massimo di patrimonio mobiliare. Naturalmente, anche in questo caso, l’incentivo ad azzerare il conto comprando asset sicuri (ad esempio l’oro) è molto elevato. Nel caso in cui si rispettino tutti i requisiti e si sia abili al lavoro, sarà richiesto di sottoscrivere il Patto per il Lavoro che vincola il richiedente ad accettare una di 3 offerte di lavoro ritenute congrue con vincolo geografico che si amplia nel tempo: 100 km dalla residenza nei primi 6 mesi, 250 km nei successivi 6 mesi e l’intero territorio nazionale negli ultimi 6 mesi di ricezione del sussidio. La durata massima dell’erogazione del reddito sarà 18 mesi con possibilità di rinnovo. Nel secondo ciclo di erogazione, il beneficiario avrà però l’obbligo di accettare la prima offerta ricevuta senza vincolo geografico. Nel caso in cui il beneficio sia erogato ingiustamente sulla base di false dichiarazioni, la pena prevista va da due a sei anni di reclusione: molto severa se si pensa che reati simili commessi da pubblici ufficiali sono puniti con la reclusione da uno a sei anni1 oppure per esempio che la pena massima per omicidio colposo è di 5 anni. Povertà e disoccupazione Molte delle famiglie che accederanno al Reddito di Cittadinanza sono in condizioni di disagio sociale, indipendentemente dalla loro condizione lavorativa. La povertà è infatti un concetto multidimensionale che prende in considerazione diversi fattori: la salute propria e dei famigliari, la presenza di dipendenze, l’educazione, l’alimentazione, ecc. Una buona parte degli inoccupati avranno verosimilmente bisogno di assistenza sociale prima di poter essere inseriti nel mondo del lavoro. Inoltre, una famiglia in povertà assoluta su quattro non può aumentare la propria offerta di lavoro in quanto le persone in età lavorativa sono già occupate a tempo pieno.2 Nella maggior parte dei Paesi occidentali, povertà e disoccupazione sono affrontati con strumenti diversi, ma il governo ha ritenuto di incidere su entrambi attraverso lo stesso strumento, tarato sulla lotta alla disoccupazione. È vero che, in casi in cui il disagio sociale esuli dalla sola mancanza di lavoro, viene sottoscritto il Patto per l’Inclusione Sociale che prevede numerose forme di assistenza tra cui il sostegno socio-educativo, l’assistenza domiciliare, servizi di mediazione familiare e culturale ecc. Ma il fatto è che la maggior parte delle risorse andranno a centri per l’impiego, ANPAL (agenzia per le politiche attive del lavoro) e altri enti preposti a tutelare 1 Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, art. 476 codice penale 2 Baldini, M. and Gallo, G. (2018). Quando il lavoro non ferma la povertà. lavoce.info.
REDDITO DI CITTADINANZA: GENEROSO CON I SINGLE E PARSIMONIOSO CON LE FAMIGLIE NUMEROSE gli individui esclusivamente dall’assenza di lavoro, tralasciando tutte le altre dimensioni della povertà. Si può ritenere che questa sia una scelta volta a evitare un dispendio eccessivo di risorse. Rimane però l’incognita di come faranno le strutture predisposte dal governo a gestire le altre dimensioni di povertà considerando l’aumento della platea dei beneficiari rispetto al Reddito di Inclusione. In particolare, l’architettura del provvedimento finisce per marginalizzare servizi sociali comunali, che sono gli unici a possedere le competenze necessarie per comprendere i molteplici volti della povertà. I tempi di attuazione La volontà politica di accelerare i tempi per l’erogazione del Reddito di Cittadinanza potrebbe provocare importanti conseguenze negative al funzionamento della misura anche negli anni a venire. Come peraltro già sottolineato anche dall’Alleanza contro la povertà, senza un’attenta pianificazione e adeguamento delle strutture amministrative, si rischia di trasformare questo strumento in un finanziamento a pioggia, peraltro spesso poco incisivo nei confronti delle categorie più esposte alla povertà. Allo scopo di utilizzare al meglio le risorse pubbliche e sviluppare un circolo virtuoso tra politiche attive del lavoro e lotta alla povertà, sarebbe auspicabile una pianificazione pluriennale che rivolga in primo luogo l’attenzione alla predisposizione e adeguamento delle strutture, per poi, solo in seguito, finalizzare l’erogazione dei benefici. Particolare preoccupazione genera l’assunzione, al di fuori delle normali procedure, di migliaia di funzionari per i centri dell’impiego, i quali non avranno le professionalità e la formazione necessaria per svolgere i compiti a cui saranno chiamati. Si aggiunga che attualmente, in gran parte del paese, i centri dell’impiego non sono attrezzati per identificare delle offerte di lavoro da proporre ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza, per cui nella realtà le norme volte ad evitare abusi sono destinate a rimanere sulla carta. La questione dei tempi è cruciale anche in relazione all’articolo 12 comma 9 relativo alla revisione del beneficio in caso di esaurimento delle risorse. Il modo giusto di procedere in presenza di un vincolo finanziario sarebbe quello di dare congruo tempo (due o tre mesi) dopo l’approvazione della norma per raccogliere tutte le domande e poi suddividere le 3
risorse per calcolare il beneficio individuale. Invece in questo modo, le domande potranno essere avanzate dall’inizio di marzo, quando il decreto potrebbe non essere ancora approvato dal Parlamento. Se, anche a causa delle difficoltà di avvio del sistema, a marzo le domande saranno poche relativamente a quelle che verranno presentate nei mesi successivi potrebbe verificarsi la necessità di rivedere il beneficio al ribasso. Ai primi arrivati, si darebbe dunque il beneficio pieno (780 euro per i single non proprietari di case) per qualche mese. Successivamente, ci si potrebbe trovare nella situazione di dover abbassare il beneficio (ovviamente sia per i nuovi che per i vecchi beneficiari). Data la rilevanza quantitativa della misura e la diffusa aspettativa di un beneficio “base” di 780 euro, questa revisione, in sé fisiologica, potrebbe rivelarsi molto difficile da gestire sul piano sociale e politico. Penalizzazioni per le famiglie numerose Inizialmente il Reddito di Cittadinanza era nato come beneficio erogato indipendentemente dalla condizione abitativa e pari a 780 euro per una famiglia composta da una singola persona. Nella forma presentata in campagna elettorale sarebbe costato almeno 17 miliardi di euro e sarebbe stato tra i più generosi d’Europa. Il decreto appena approvato ha invece previsto un reddito minimo pari a 500 euro mensili più 280 euro nella forma di contributo per l’affitto. Questa modalità di erogazione consente di ridurre il peso del Reddito di Cittadinanza per le finanze pubbliche, non solo perché il supporto per la casa non è erogato a tutti i destinatari della misura, ma anche perché la componente destinata all’affitto non aumenta all’aumentare dei componenti della famiglia. Tenendo ferma la platea considerata dal decreto legge infatti, anche considerando l’erogazione del supporto alla casa a tutti i beneficiari, il risparmio per le casse dello Stato è nell’ordine dei 3,5 miliardi di euro sull’anno3: in sostanza, con questo artificio, minori risorse vengono destinate alle famiglie numerose. Un’ulteriore modifica apportata al decreto rispetto a quanto era stato prospettato 4 è la scala di equivalenza. Quest’ultima è un insieme di coefficienti che consente di calcolare l’ammontare mensile da corrispondere a famiglie che contano più di un componente. Più è 3 L’ammontare esatto dipende dalla specifica composizione delle famiglie destinatarie del reddito. La stima è calcolata tenendo ferma la scala di equivalenza del ddl 1148/2013 e assumendo che il supporto per la casa venga erogato a tutti i nuclei beneficiari. 4 Per approfondimenti: https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-reddito-di-cittadinanza-un- confronto-con-l-europa
REDDITO DI CITTADINANZA: GENEROSO CON I SINGLE E PARSIMONIOSO CON LE FAMIGLIE NUMEROSE grande il nucleo familiare, più il coefficiente sarà elevato e maggiore sarà il beneficio erogato. La povertà è infatti prevalentemente un concetto familiare, piuttosto che individuale. Esistono delle scale di equivalenza standard che sono normalmente utilizzate, come la scala di equivalenza ISEE e quella OCSE. La precedente proposta del M5s utilizzava la scala di equivalenza dell’OCSE, mentre il REI utilizza quella ISEE. Il governo ha deciso di sviluppare una nuova scala di equivalenza molto meno generosa di quelle precedentemente menzionate. La Figura 1 mostra come cresce il beneficio al crescere del numero di componenti del nucleo familiare.5 L’ammontare erogato per componente familiare è calcolato moltiplicando i 500 euro di reddito minimo per il coefficiente corrispondente nella scala di equivalenza più i 280 euro di supporto alla casa. Come evidenziato in figura, la scala di equivalenza sviluppata per il Reddito di Cittadinanza è molto meno generosa di quelle standard e penalizza le famiglie numerose rispetto ai singoli individui (per nuclei di una sola persona il reddito rimane pari a 780 euro). Sulla base dell’attuale platea del Reddito di Cittadinanza stimata relazione tecnica, se confrontiamo l’ammontare erogato con la 5Allo scopo di rendere comparabili le scale di equivalenza, i minori e gli adulti oltre il secondo sono considerati figli. La scala di equivalenza OCSE considera solitamente minori solo gli individui con meno di 14 anni, in questo caso abbiamo deciso di uniformare a 18 anni. 5
scala di equivalenza del Reddito di Cittadinanza con l’ammontare che sarebbe stato erogato con la scala di equivalenza OCSE (quella utilizzata nella proposta del M5s della scorsa legislatura), il risparmio per lo Stato è di circa 2,1 miliardi sull’anno. Se lo aggiungiamo al risparmio derivante dallo scorporo del supporto per la casa dal reddito minimo, i minori costi a regime per le casse pubbliche arrivano fino a 5,6 miliardi di euro; si tratta di risorse che non saranno erogati alle famiglie più numerose. Oltre ad essere beneficiarie di un reddito minimo relativamente basso, rispetto a quello corrisposto ai single, le famiglie numerose saranno anche svantaggiate per ciò che riguarda l’accesso stesso alla misura. I requisiti infatti utilizzano diverse scale di equivalenza. In particolare, il requisito ISEE utilizza i coefficienti della scala di equivalenza ISEE, mentre il requisito del reddito familiare utilizza coefficienti della scala di equivalenza sviluppata per il Reddito di Cittadinanza. Questo rende relativamente più difficile per le famiglie numerose rispettare il requisito del reddito familiare, rispetto alle famiglie composte da una sola persona. Prendiamo ad esempio un nucleo di 5 persone: 2 adulti e 3 minori. Assumiamo che la famiglia abbia un reddito (al netto dell’affitto) di 21.125 euro ogni anno. In questo caso l’ISEE sarebbe pari a 6.500 euro, ben al di sotto della soglia 6. Il requisito del reddito familiare risulta però molto più stringente in quanto questo aumenta molto lentamente a causa della scala di equivalenza utilizzata. Per un nucleo cosi composto la soglia di reddito familiare sarebbe pari a 15.360 euro e non consentirebbe di accedere al beneficio. Prendiamo invece in considerazione un single con reddito (al netto dell’affitto) di 6.500 euro. Quest’ultimo valore corrisponde anche all’ISEE in quanto per un single il coefficiente applicato in tutte le scale di equivalenza è 1. La soglia di reddito familiare sarebbe pari a 9.360 euro. Con questo semplice esempio riassunto in tabella mostriamo come nuclei familiari con lo stesso ISEE sono inclusi o esclusi dall’erogazione del beneficio sulla base della numerosità dei componenti. 2 adulti + 3 minori 1 adulto Reddito - affitto 21125 6500 ISEE 6500 6500 Soglia ISEE 9360 9360 Soglia reddito familiare 15360 9360 6Questa cifra è raggiunta sottraendo i costi dell’affitto e dividendo il totale per il coefficiente corrispondente della scala di equivalenza ISEE pari a 3,25.
REDDITO DI CITTADINANZA: GENEROSO CON I SINGLE E PARSIMONIOSO CON LE FAMIGLIE NUMEROSE Appare quindi chiaro come il Reddito di Cittadinanza cosi disegnato tenda ad essere relativamente generoso nei confronti dei nuclei familiari composti da una sola persona e molto meno consistente per quanto riguarda le famiglie numerose. Il problema è che, guardando ai dati Istat (Figura 2), la povertà ha un’incidenza molto maggiore in famiglie numerose, piuttosto che nuclei composti da pochi componenti. Quasi un quinto delle famiglie composte da 5 o più persone sono infatti in condizioni di povertà assoluta, mentre tra nuclei di una sola persona questa percentuale scende al 5 per cento. Un reddito minimo così disegnato rischia di essere poco incisivo nei contesti familiari dove più sarebbe necessario. Soglie di povertà in diverse aree geografiche Un’ulteriore distorsione è creata dal fatto che l’ammontare del beneficio erogato non dipende dagli enti territoriali preposti, ma è calcolato a livello nazionale. Secondo l’Istat la soglia di povertà varia sensibilmente al variare del luogo di residenza. Al nord il costo della vita è significativamente più elevato rispetto al sud, quindi il Reddito di Cittadinanza finirà per essere relativamente più generoso con le persone residenti nel Mezzogiorno. In Figura 3 confrontiamo la soglia di povertà assoluta calcolata dall’Istat con l’ammontare del beneficio garantito dal Reddito di Cittadinanza.7 Il reddito garantito dalla misura è sufficiente a sostentare solo famiglie di piccole dimensioni collocate nel sud Italia. Le 7 Per il confronto abbiamo considerato i minori come figli di età compresa tra 4 e 11 anni in una famiglia residente in una città che conti tra i 50mila e 250mila abitanti. 7
famiglie numerose e in generale tutti nuclei familiari residenti al nord Italia rimarranno in condizioni di povertà anche ricevendo il Reddito di Cittadinanza. Il combinato disposto delle penalizzazioni per le famiglie numerose e della mancanza di aggiustamenti del contributo per le diverse aree geografiche crea una forte distorsione e tende a penalizzare maggiormente proprio le famiglie più a rischio. Coloro che invece saranno più remunerati con redditi ben superiori alla soglia di povertà sono i piccoli nuclei nel sud Italia. Ad esempio, un single in affitto residente in una piccola città del sud Italia beneficerà di 780 euro al mese a fronte di una soglia di povertà pari a 561 euro. In aggiunta alla spesa minima calcolata dall’Istat per poter sopravvivere, l’individuo in questione riceve ulteriori 220 euro. Una famiglia di quattro persone con due figli residente a Milano percepirà invece 1.180 euro a fronte di una soglia di povertà pari a 1.653 euro e continuerà a vivere in una condizione di disagio economico. Confronto con altri Paesi Europei Come detto, il reddito garantito alle famiglie con un solo componente dal Reddito di Cittadinanza è pari a 500 euro più un contributo per l’affitto che può arrivare fino a 280 euro. Una misura di questo tipo esiste già in tutti i paesi europei e, se dividiamo l’ammontare erogato ad un nucleo familiare composto da una singola persona al reddito
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