RASSEGNA STAMPA 25 GIUGNO 2018 - STRUTTURA COMUNICAZIONE 0165-544501 - 4481 E-MAIL - AUSL VDA
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RASSEGNA STAMPA ▪ 25 GIUGNO 2018 Struttura Comunicazione – 0165-544501 - 4481 e-mail ustampa@ausl.vda.it Una sezione regionale per la Società italiana Endoscopia Ginecologica La Vallée Notizie 02 Hit parade – in discesa Gazzetta Matin 03 Azienda USL condannata a fornire assistenza infermieristica a scuola Gazzetta Matin 04 Inaccettabile che al poliambulatorio non ci sia il defibrillatore Gazzetta Matin 05 Diabete, seimila le persone malate in Valle d'Aosta La Vallée notizie 06 Ringrazio per le cure ricevute (lettera) La Vallée notizie 07 “Sbullonati”: premiati video e disegni contro il bullismo La Vallée notizie 08 Bullismo: bando forum giovani all'associazione “Partecipare conta” NewsVda 09 Bullismo, le scuole snobbano il bando Gazzetta Matin 10 Dose farmaci e contrasto, nuovo ad Aosta AostaCronaca 11 Sono solo sette le Regioni con reti oncologiche attive Ansa 12 Concluso il percorso per i malati di Parkinson e i loro famigliari La Vallée notizie 13 La microcomunità di Hône diventa “protetta plus” La Vallée notizie 14 In Cittadella, film e realtà degli operatori umanitari di MSF Bobine tv 15 Medici senza Frontiere Gazzetta Matin 16 Medici senza Frontiere, incontro alla Cittadella dei Giovani di Aosta La Vallée notizie 17 Medici senza Frontiere all'Inail di Aosta La Vallée notizie 17 “Trekking solidale” con il gruppo Emergency Aosta La Vallée notizie 18 La Fidas ha celebrato con una serata in musica la “Giornata mondiale dei Donatori di Sangue” La Vallée notizie 19 Fidas / Merulla nuovo presidente del Gruppo Antonio Santoro Gazzetta Matin 20 I volontari del soccorso di Châtillon / Saint-Vincent hanno festeggiato quarant'anni di attività La Vallée notizie 21 “Mi fido di te”, al via i corsi per i patentini ai proprietari di cani “impegnativi” La Vallée notizie 22 Esercitazioni delle unità cinofile di soccorso della Protezione civile dell'ANA La Vallée notizie 22 Psichiatra condannato “Bonetti ha prostituito la professione medica” La Stampa 23 Nelle motivazioni il giudice afferma che Bonetti “è riuscito a fare tutto ciò che un medico non deve” Aostaoggi 24 “Ha prostituito la professione medica”: le motivazioni della condanna allo psichiatra Bonetti” AostaSera 25 Vaccini: Regioni, da Salvini affermazioni gravi Ansa 29 La parola del giorno: vaccino La Stampa 30 Viminale, porte aperte ai Free Vax La Stampa 31 “Sono maestra e mamma”, queste giravolte mi fanno paura La Stampa 32 Grillo:
Bullismo: bando Forum giovani all’associazione Partecipare Conta PUBBLICATO IL 21/06/2018 Quattro progetti premiati nell'ambito dell'iniziativa “Sbullònati!" L’associazione Partecipare Conta di Aosta si è aggiudicata il bando regionale “Sbullònati!”, promosso dal Forum per i giovani valdostani, in collaborazione con la Cittadella dei giovani, nell’ambito del progetto in materia di politiche giovanili “Giovani solidali” per combattere il dilagante e sempre più preoccupante fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. La premiazione è avvenuta oggi pomeriggio, giovedì 21 giugno, alla Cittadella dei Giovani di Aosta, alla presenza dell’assessore regionale alla Sanità, salute e politiche sociali, Luigi Bertschy e dei referenti del Forum per i giovani valdostani che hanno presentato e premiato gli elaborati (video e disegni) prodotti dai giovani che hanno partecipato al Bando. Il video vincitore dell’associazione Partecipare Conta Il video, realizzato dall’associazione Partecipare Conta, che si è aggiudicato il primo premio di 500 euro, si intitola “Con/Dividere: bullismo in parole”. Il premio è stato ritirato dalla rappresentante dell’associazione, Sylvie Chanoine, che si è dichiarata «particolarmente soddisfatta per il riconoscimento ottenuto dai ragazzi che hanno realizzato con grande impegno e fantasia un video dai forti contenuti su una tematica, purtroppo, di grande attualità». Gli altri elaborati premiati Il secondo premio, un assegno di 400 euro ritirato da Alex Taccone e Sylvie Salussolia, è andato all’associazione Innominati di Saint-Marcel che ha realizzato un altro video dal titolo “Dalla paura nasce il coraggio”. Terzo premio, invece, per il video “Parliamo”, realizzato da Filippo Pontiggia e premiato con un assegno di 300 euro. Un disegno stilizzato, realizzato da Martina Enrico e Simone Mammoliti, dal titolo “Demoliamo il bullismo” si è, invece, aggiudicato il quarto premio messo in palio dal bando regionale, sempre del valore di 300 euro. La soddisfazione della presidente del Forum dei giovani La presidente del Forum per i giovani valdostani, Martine Peretto ha sottolineato che «l’obiettivo prefissato è stato raggiunto, anche se purtroppo non hanno partecipato al bando le scuole secondarie della valle d’Aosta, ma solo i giovani dai 14 ai 19 anni che si sono cimentati in eccellenti produzioni artistiche , sperimentando concretamente il loro pensiero attraverso la realizzazione di video e disegni. La speranza è che anche questa iniziativa, come altre in questo delicato ambito sociale, possa contribuire, nel suo piccolo, a stimolare il mondo dei giovani su una grave problematica che li riguarda, purtroppo, direttamente. Sempre più adolescenti devono essere coinvolti in questo tipo di iniziative per combattere l’indifferenza che, purtroppo, spesso vige incontrastata sul fenomeno del bullismo e cyberbullismo». (f.c.)
SALUTE IN VALLE D'AOSTA | venerdì 22 giugno 2018, 11:34 Dose farmaci e contrasto, nuovo convegno ad Aosta “Dose & mdc, il nuovo in sintesi - raduno annuale del gruppo regionale piemonte e valle d’aosta 2018” e’ il titolo del congresso medico svoltosi nei giorni scorsi nel Salone M.Ida Viglino del Palazzo regionale ad Aosta. L’evento era rivolto a medici chirurghi specialisti in radiodiagnostica, nefrologia, oncologia, Allergologia e medicina nucleare oltre a Fisici con specializzazione in fisica sanitaria. "La convention era finalizzata ad aggiornare le competenze tecnico-professionali in materia di dose e di mezzi di contrasto, un tema tra i più attuali e dibattuti", ha spiegato il dottor Massimiliano Natrella, direttore della struttura complessa di Radiologia diagnostica ed interventistica.
Sono solo sette le Regioni con reti oncologiche attive Altre due al via, altre ferme. In arrivo Periplo,rete delle reti 12:00 - 22/06/2018 (ANSA) - ROMA, 22 GIU - Omogeneità, qualità dell'assistenza e delle cure grazie alle migliori possibilità di accesso a farmaci innovativi, diminuzione delle migrazioni tra Regioni, calo dei tempi nelle liste d'attesa fino al 50%, aumento della sopravvivenza e delle guarigioni, gestione ottimizzata per i pazienti al confine tra le Regioni. Sono alcuni dei punti chiave delle reti oncologiche regionali, quasi tutti realizzati dove esistono già. Ma solo in sette Regioni: Lombardia (in attesa di riorganizzazione e nomina del referente regionale da oltre un anno), Piemonte e Valle D'Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria e la provincia autonoma di Trento. In Campania e Puglia le reti sono state deliberate e sono in partenza, mentre le altre risultano solo sulla carta: Sicilia, Lazio, Calabria, Sardegna, Basilicata. Non pervenute, per ora, Emilia Romagna (dove esiste la Rete Regionale dei Centri di Senologia e la Rete oncologia Romagna), Marche, la Provincia Autonoma di Bolzano, Molise e Friuli Venezia Giulia. (ANSA).
In Cittadella, film e raltà degli operatori umanitari di MsF Pubblicato: DOMENICA, 24 GIUGNO 2018 09:00 Sabato 30 giugno, dalle ore 17, alla Cittadella dei Giovani, Medici Senza Frontiere propone il film Perfect Day (di Fernando León de Aranoa, con Benicio del Toro e un prestigioso cast internazionale), insieme a un incontro con i due operatori umanitari valdostani Alessia Cornaz, ostetrica, e Didier Vierin, ingegnere e logista, in una sorta di confronto tra narrazione cinematografica e realtà vissuta da chi sul terreno è andato davvero. Alla conclusione dell’incontro alla Cittadella è allestito un banchetto con materiale informativo e merchandising solidale a cura dei volontari del Gruppo MSF di Torino. Come già fatto nell’appuntamento aostano di inizio giugno, anche in quest’occasione attendono di incontrare chi è interessato a sostenere MSF in Valle per costituire un Gruppo regionale, condividendo i valori dell’organizzazione e dedicando un po’ di tempo per iniziative a suo sostegno. Perfect Day – film rivelazione del Festival di Cannes 2015 – è una commedia capace di raccontare la guerra con le armi dell’ironia. I protagonisti della sua movimentata avventura sono quattro operatori umanitari impegnati nei Balcani nel 1995, a guerra appena finita. Devono rimuovere un cadavere da un pozzo, per evitare che contamini l’acqua della zona circostante. La squadra, guidata dal carismatico Mambrú (Benicio del Toro), comprende Sophie (Thierry), ingenua idealista appena arrivata dalla Francia, la bella e disinibita Katya (Kurylenko) e l’incontenibile B (Robbins), volontario di lungo corso e allergico alle regole. Alessia Cornaz, ostetrica, e Didier Vierin, ingegnere e logista, sono entrambi nati ad Aosta e poco più che trentenni. Quando non sono in missione con MSF vivono in Valle. Alessia si è laureata in ostetricia nel 2008, lavorando poi per un anno in Valle. Ha iniziato quella che lei definisce «la mia relazione d'amore con Medici Senza Frontiere» nel 2012, per poi ripartire nel 2014, anno da cui non si è più fermata. Ha svolto missioni in Pakistan, Repubblica Centrafricana (CAR, per due volte 2014 e 2017), Malesia e in Bangladesh (nel 2017). Didier è laureato in ingegneria meccanica, dopo periodi all'estero, è tornato in valle per lavorare nell'azienda di famiglia fino al 2016, quando anche lui ha iniziato l’attività per Medici Senza Frontiere in qualità di logista. È stato in Etiopia, CAR e Bangladesh. Nelle due missioni del 2017 in Repubblica Centrafricana e Bangladesh, Alessia e Didier erano insieme.
Nelle motivazioni della sentenza il giudice afferma che Bonetti «è riuscito a fare tutto ciò che un medico non deve» AOSTA. Lo psichiatra aostano Marco Bonetti, condannato due mesi fa dal tribunale di Aosta, ha «prostituito la professione medica alle più basse finalità proprie». Lo scrive il gup Gramola nelle motivazioni della sentenza con cui ha inflitto a Bonetti dieci anni e otto mesi di reclusione. Secondo il giudice «egli, in buona sostanza è riuscito a fare tutto ciò che un medico non deve - in nessun caso - fare: dal richiedere, o comunque ricevere, danaro per le visite eseguite quale medico dell'Usl fino a formare certificati medici falsi, in cambio di danaro, per far conseguire finalità illegittime ai propri assistiti, non omettendo inoltre di mettere le mani addosso alle proprie pazienti (psichiatriche) e di prescrivere loro, se lo volevano, sostanze stupefacenti a volontà e senza controllo, e fornendo comunque loro, quando lo riteneva opportuno, i farmaci di proprietà dell'ospedale». Nelle motivazioni della condanna il gup scrive ancora che «è certamente difficile formulare un giudizio che non sia pessimo in ordine alla personalità del reo. Giudizio tanto più necessitato - spiega - se solo si considera che le condotte per le quali è condanna si sono protratte per anni, e costituivano - in sostanza - il normale modo di interpretare la professione medica da parte del Bonetti che, pur di giustificarsi, ha trasformato le proprie anziane pazienti psichiatriche in una sorta di ninfomani assetate di sesso, pronte a false denunce se non soddisfatte. Chi poteva esercitare un qualche controllo, con serietà, sulle attività del Bonetti era indicato come uno "stronzo", un "bastardo" e un "figlio di..."». Tra le intercettazioni fatte dalla guardia di finanza nell'ambulatorio dello psichiatra e finite nelle carte dell'inchiesta c'è anche quella in cui raccomandava Bonetti ad un agente della polizia penitenziaria (anch'egli condannato) a cui stava firmando un certificato di malattia concordato di «non farsi mai vedere contento come adesso». Nella conversazione si sente Bonetti che si mette d'accordo con il paziente: «Dopo che lei è andato in pensione scriverò un certificato in cui dichiaro che lei sta bene». E poi: «Malattia per ultimi tre mesi, ok?». Durante la visita l'agente consegò a Bonetti 50 euro. Marco Camilli
"Ha prostituito la professione medica": le motivazioni della condanna allo psichiatra Bonetti” AOSTA - In quarantasei pagine, le ragioni per cui allo psichiatra aostano sono stati inflitti, dal giudice Eugenio Gramola, 10 anni ed 8 mesi di reclusione. L'udienza conclusiva del processo si era tenuta lo scorso 12 aprile. Quando riceveva soldi non dovuti per le visite svolte in regime pubblico, tentava di avvicinare sessualmente le pazienti psichiatriche, rilasciava certificati falsi dietro versamento di soldi o prescriveva sostanze stupefacenti senza controllo, lo psichiatra Massimo Bonetti era consapevole di fare “tutto ciò che un medico non deve – in nessun caso – fare”. E' lo scenario che il giudice Eugenio Gramola, presidente del Tribunale di Aosta, tratteggia senza esitazioni nelle quarantasei pagine di motivazioni della sentenza con cui, al termine dell'udienza dello scorso 12 aprile, ha condannato l'ex “numero 2” del reparto di psichiatria di Aosta a 10 anni e 8 mesi di reclusione per violenza sessuale, cessione di stupefacenti, truffa, peculato e falso. Per il magistrato, il professionista 64enne, arrestato dalla Guardia di finanza nel marzo 2017, “ha prostituito la professione medica alle più basse finalità proprie”, tanto che è difficile “formulare un giudizio che non sia pessimo” sulla sua personalità, considerando poi che “le condotte per le quali vi è condanna si sono protratte per anni e costituivano – in sostanza – il normale modo di esercitare” il mestiere da parte di Bonetti. A muovere lo psichiatra erano, secondo l'estensore della sentenza, da un canto, l'intento di “procurarsi rilevanti somme di denaro”, e, dall'altro, “approfittare della propria posizione per procurarsi piacere”. Le banconote durante le visite A tale giudizio complessivo il giudice giunge esaminando le singole contestazioni. Gli episodi alla base delle accuse di truffa e corruzione (legate al ricevere indebitamente denaro dai pazienti per prestazioni, in realtà, in regime pubblico) sono stati filmati dalla Guardia di finanza, installando una telecamera nascosta, negli ambulatori dell'Usl ove Bonetti ha operato fino al pensionamento, nel febbraio 2017. “Le dazioni di denaro così visivamente accertate sono intervenute nel corso di due mesi – si legge – a riprova del fatto che si trattava di un modus operandi” assolutamente “costante ed abituale”. Anzi, dall'esame delle intercettazioni ambientali, “è agevole rilevare come in alcuni casi il Bonetti ha addirittura richiesto espressamente le somme non dovute”. Una visione rispecchiata dalle dichiarazioni di un altro medico del reparto di psichiatria: “da sempre il dottor Bonetti ha una fama di persona poco corretta con i pazienti e i familiari, rispetto al fatto che è di dominio pubblico che accetti del denaro nell'attività della sua funzione. Corre la battuta che esibisca i soldi così percepiti nella tasca anteriore della camicia. Ho avuto in più occasioni la sensazione che questa situazione sia realistica”.
Al riguardo, interrogato nell'aprile 2017, Bonetti ha dichiarato che “nella stragrande maggioranza dei casi erano i pazienti ad offrirgli il denaro, per gratitudine”, tanto più che di solito “non si erano prenotati” e quindi “si presentavano spontaneamente e direttamente”, senza “che avessero pagato il ticket” e senza che il medico “eccepisse alcunché”. Il giudice Gramola conclude tuttavia che “i pazienti, anziché pagare quanto dovuto per la visita all'Usl (ticket) lo pagavano (in maggior misura) al Bonetti stesso, che si intascava la somma” (di solito 50 euro, ndr.). La contabilità degli “extra” La sentenza si occupa anche degli 83.665 euro annotati in alcune agende rinvenute durante le perquisizioni condotte a carico dello psichiatra. Quella cifra, accumulata tra il 2011 e il 2016, rappresentava per l'accusa, sostenuta al processo dal pm Luca Ceccanti, il complesso delle “entrate extra” del medico, richieste od ottenute durante le visite. Sentito in merito, il diretto interessato ha ammesso che l'acquisizione di denaro dai propri pazienti è “una modalità di azione durata per anni... credo una decina d'anni”. Ha anche aggiunto che le registrazioni sulle agende “non si riferiscono solo a questo tipo di pagamento... sono soldi di mia mamma per mia figlia e le mie nipoti”. Considerazioni che il giudice Gramola addita come “totalmente inverosimili”, giacché non si capisce perché “regalie di famiglia” debbano finire annotate insieme a “entrate provenienti dai denari versati dai pazienti” o a quelle “provento di contratti di locazione” (alcuni appunti riguardavano l'affitto di un box). Da ciò, il doversi ritenere che “ove non risulti un titolo diverso” (come le locazioni), “le somme risultanti dalle agende in sequestro” derivino “dalle dazioni di denaro, non dovute, eseguite dai pazienti del Bonetti in pagamento delle prestazioni ambulatoriali”. Le violenze sessuali La prova principale della Prouira era, anche in questo caso, nelle immagini girate dai finanzieri con la telecamera celata nei locali dove il medico operava, ma la sentenza osserva “che le riprese valgono a conferma dell'esistenza del contatto fisico tra il Bonetti e la paziente” e che il reato va però considerato integrato solo per gli episodi (in tutto quattro) sostenuti da “specifiche, precise ed attendibili dichiarazioni” delle persone offese. Per questo, “in mancanza di prova in ordine al dissenso delle donne rispetto agli atti a connotazione sessuale compiuti dal medico, o all'incapacità di autodeterminarsi delle medesime, affette da problematiche di carattere psichico”, il giudice ha scagionato Bonetti da alcuni degli episodi contestati, aspetto sul quale nell'imminenza della sentenza i difensori del medico, gli avvocati Jacques Fosson e Massimo Balì, avevano espresso soddisfazione, annunciando peraltro ricorso in appello al verdetto di primo grado. La sentenza svela tuttavia le dichiarazioni del medico nel suo interrogatorio, in cuiha riconosciuto “di aver dato qualche toccata, 'ma solo amichevolmente”. Peraltro, “sovente non sono stato io a cominciare. Anzi, ho dovuto difendermi 'fisicamente”, perché le pazienti “non erano poi così malate” e “avevano in testa solo quello”. Alla domanda su come potesse essere arrivato a tentare di baciare sulle labbra una donna con elevata invalidità, Bonetti, “ammettendo il fatto, ha informato gli inquirenti che 'non ci si rende conto delle cose che a volte bisogna fare per tenere calma la paziente'”. Lo psichiatra ha detto di aver concesso, a volte, atti sessuali perché “ho paura da una vita di essere accusato. L'uomo che si rifiuta si mette in una situazione pericolosa: la donna lo accusa poi di cose non vere”. Per questo, si legge ancora, “il Bonetti preferiva 'lasciare una mancia' e quindi concedere 'una carezza, una toccatina, un bacio pur di stare
tranquillo”. Un insieme di dichiarazioni su cui al giudice “non pare necessario spendere parole” per evidenziarne la “totale inverosimiglianza”. Le consegne di farmaci L'accusa di peculato mossa allo psichiatra conseguiva all'aver fornito ad una paziente farmaci “che erano custoditi in un armadietto ed erano proprietà dell'Usl”. Il medico si è “giustificato, affermando di aver fatto dei favori” a una persona in difficoltà, “ciò che sarebbe assolutamente consentito”. In realtà, prosegue la sentenza, “ciò non è” e Bonetti “era consapevole di quanto andava a commettere”. La sentenza riporta le intercettazioni in cui si sente il medico affermare “che prendeva 'della roba quando ci sono degli infermieri più consenzienti che non gliene frega niente', evitando invece di sottrarre farmaci quando c'erano 'degli stronzi' che poi vanno a dirlo alla caposala”. E' poi stato registrato mentre diceva alla paziente “è un furto, questo tu lo sai benissimo”, visto che “è sempre una cosa che è di proprietà di un ospedale”. I medicinali sono stati trovati dagli inquirenti nell'ambulatorio privato del medico, dopo che era andato in pensione. Muniti della dicitura “esclusivo uso ospedaliero”, per l'estensore della sentenza “non possono che essere stati sottratti all'Usl”, costituitasi parte civile nel processo, tramite l'avvocato Corrado Bellora, per questo ed altri episodi in cui l'azienda era danneggiata, ricevendo una provvisionale di 20mila euro. “Irrilevante” è, inoltre, il costo dei farmaci (la contestazione non superava di molto i 200 euro), così come la circostanza “che alcuni di questi potessero essere scaduti o in scadenza, non conoscendosi il momento dell'appropriazione, comunque avvenuta”. Le corruzioni per i certificati “addomesticati” La colpevolezza stabilita dal giudice per quest'accusa, data dall'aver certificato diagnosi inesistenti dietro al pagamento di denaro, poggia sulle dichiarazioni “ampiamente confessorie” rese da Bonetti al pm. Riguardo ad un caso, ha detto: “Ammetto la falsità del certificato ed ammetto di aver ottenuto del denaro per quella certificazione falsa. In quanti fanno queste cose?”. Su un altro ha riconosciuto che il paziente “non aveva nessuna patologia e che ho inventato la diagnosi di depressione”. Al termine di un “consulto”, in cui aveva certificato un periodo protratto di malattia, lo psichiatra raccomanda al paziente che gli ha appena passato la banconota di “non farsi mai vedere contento come adesso, ma sempre con una spanna di muso”. Ad una donna, che “temeva di subire un mutamento nella propria attività lavorativa” pubblica, esclama “dovrò dire che lei ha un disturbo, qualche cosa dovrò inventarmi”, ricevendo in tutta risposta: “metta quello che vuole, io non la denuncio”, seguito da una risata. Infine, ad un altro paziente deciso a provare l'uscita dall'amministrazione di cui era dipendente, Bonetti concede un “E va beh, tentiamo anche con lei” e, dopo aver verificato l'assenza di appigli a condizioni fisiche, conclude: “certamente metterò la diagnosi di depressione”. Arriva perfino a suggerire le cause, prima di fare altre domande: “tutta la situazione attuale, stress, ansia eccessiva, stress nella vita privata...”. Il paziente non fa che dire: “proviamo anche noi, metta quello che può, dottore”. Insomma, rileva il giudice Gramola, “in cambio di somme di denaro sempre modeste, il Bonetti certificava qualsiasi cosa”. Nell'ambito di questi episodi, erano stati processati assieme allo psichiatra cinque pazienti: due sono stati assolti perché “il fatto non sussiste”, altri due condannati a due anni di reclusione (pena sospesa), uno ha patteggiato un anno e dieci mesi. Altri due, invece, erano andati a giudizio separatamente, con rito ordinario, finendo condannati a due anni e dieci mesi di reclusione ognuno.
La cessione di stupefacenti L'accusa era di aver rilasciato abusivamente 143 ricette di due confezioni per volta da cinque fiale di morfina. “E' pacifico – osserva il giudice Gramola – che la prescrizione è avvenuta al di fuori di qualsiasi piano terapeutico e al di fuori delle competenze mediche di Bonetti”. Questi, peraltro, durante un interrogatorio, ha ammesso di aver utilizzato “il proprio ricettario in bianco, quando ormai egli era andato in pensione”. Si è giustificato dicendo che il medico curante della donna “non voleva più farle ricette”, mentre lei “aveva bisogno della morfina”. “Di assoluta gravità”, per l'estensore della sentenza, che Bonetti abbia “acriticamente prestato fede a quanto dichiaratogli dalla paziente, omettendo di contattare il medico curante”. Dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni della donna, confermate in sede di interrogatorio dallo psichiatra, è emerso che lei “sapeva che prima o poi sarebbero sorti dei problemi, e che erano possibili risvolti giudiziari, come del resto ben consapevole di ciò era Bonetti”. Nelle conversazioni tra il medico e la donna registrate dagli inquirenti avveniva anche la “condivisione di fantasie erotiche” e “ciò potrebbe spiegare quale fosse la reale motivazione delle attenzioni” dello psichiatra, “che hanno comportato una così grossolana violazione, da parte del medico, dei propri doveri d'ufficio”. Peraltro, alle prescrizioni ottenute si sono sommate quelle di altri dottori e, “nel giro di 1230 giorni la donna ha così fatto uso di 6450 fiale di morfina, di cui 1430” prescritte dal 64enne aostano. Una “altissima quantità di morfina”, con “oltre cinque fiale al giorno”, che peraltro “in alcuni periodi erano anche parecchie di più”. Per il giudice, in assenza delle prescrizioni di Bonetti, “senza piano terapeutico e senza competenza alcuna” ed avvenute “probabilmente anche per compiacere” la donna, la stessa “non si sarebbe posta nella pericolosa situazione di assumere stupefacente in via costante in elevatissima quantità”. Malgrado Ippocrate e il giuramento che, come ogni medico, anche Bonetti ha prestato. di Christian Diémoz 23 giugno 2018 ore 10.52
Vaccini: Regioni, da Salvini affermazioni gravi Saitta, certo che premier Conte e ministra Grillo interverranno 16:07 - 22/06/2018 (ANSA) - ROMA, 22 GIU - "Affermazioni gravi che rischiano di riportare l'Italia indietro di un secolo: sono certo che il premier Conte ed il ministro della salute Giulia Grillo interverranno per ripristinare la verità sull'utilità dei vaccini obbligatori". Lo dice Antonio Saitta, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e della Province autonome, commentando le dichiarazioni del ministro Salvini sulla presunta inutilità o pericolosità di dieci vaccini obbligatori.(ANSA). Vaccini: Regioni, da Salvini affermazioni gravi (2) 16:08 - 22/06/2018 (ANSA) - ROMA, 22 GIU - Saitta ha ricordato come "nell'ultimo anno tutte le Regioni italiane abbiano lavorato al piano vaccinale e per estendere l'obbligatorietà, ottenendo percentuali importanti che hanno garantito maggiore sicurezza alla popolazione". (ANSA).
Grillo: «Vaccini strumento fondamentale. Il tema va discusso dal ministero della Salute» 22giu 2018 La ministra della Salute Giulia Grillo riprende in mano la situazione, dopo il caos scatenato dalle dichiarazioni del ministro dell'Interno Matteo Salvini : «Voglio ribadire ancora una volta, e non mi stancherò mai di ripeterlo - dichiara in una nota - che i vaccini sono un fondamentale strumento di prevenzione sanitaria primaria. E che in discussione a livello politico sono solo le modalità migliori attraverso le quali proporli alla popolazione. Tutte le polemiche sono solo strumentali e finalizzate a creare un circo mediatico che a me non interessa alimentare. Prenderemo le decisioni opportune in accordo con gli alleati di Governo, ma chiaramente si tratta di un tema che deve essere discusso anzitutto dal ministero della Salute». «Ci fa piacere che il ministro degli Interni si interessi di un tema così importante - ribadisce - così come il ministro dell’Istruzione. Voglio solo precisare che l’obbligatorietà è un argomento politico, che ha a che fare con una strategia di tipo politico. Ma le valutazioni di tipo scientifico non competono alla politica. La politica “non fa” scienza, la scienza la fanno gli scienziati. La politica decide quale strumento vuole utilizzare, se vuole utilizzare l’obbligatorietà e in quale misura. Stiamo lavorando per trovare la soluzione migliore capace da una parte di garantire la frequenza dei bambini negli asili nido e che dall’altra parte metta al centro del dibattito parlamentare la revisione dell’impianto del D.L Lorenzin».
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