Ragazzi invisibili Il rischio di ritiro scolastico e sociale in adolescenza - Dario Cuccolo

Pagina creata da Roberto Carta
 
CONTINUA A LEGGERE
Ragazzi invisibili Il rischio di ritiro scolastico e sociale in adolescenza - Dario Cuccolo
Ragazzi invisibili
Il rischio di ritiro scolastico e sociale
            in adolescenza

              Dario Cuccolo
Descrizione del fenomeno
                           PRIMI CASI
                             Anni 2000
  I genitori raccontano dello strano ritiro del figlio: molti dubbi,
                   preoccupazione mista a rabbia.
«Perché? Che cos’ha mio figlio? È viziato? O addirittura malato?»

Si osservano delle ricorrenze nei racconti; il lavoro clinico inizia
 con i genitori e inizia lo studio del fenomeno.
L’universo del ritiro
                Il fenomeno era già stato descritto
Social withdrawal si intende una condizione sociale
caratterizzata prevalentemente da sentimenti di solitudine,
isolamento, ritiro dalla società e dalle relazioni interpersonali.

In Giappone questo fenomeno si configura con
l’espressione Hikikomori che deriva dal verbo Hiku (tirare
indietro) e Komoru (ritirarsi) ed indica una sindrome sociale che
va diffondendosi ormai in maniera critica (S. Moretti, 2010) e
capillare.

In generale  SINDROME DA ADATTAMENTO
HIKIKOMORI
Hikikomori giapponesi
                            Tamaki Saito
 Giovani Maschi (F/M=1/10), 19-25 anni (ma l’età si sta
  drammaticamente abbassando), ceto sociale medio, primo-geniti.
 Passioni tipiche: v-game, anime, manga.
 Non escono dalla camera, spesso nemmeno per lavarsi e cibarsi.
 La camera è disordinata, con PC e cimeli di vario tipo.
 Invertono sonno-veglia
 Sostituiscono i rapporti sociali diretti con quelli in internet
       Non è un disturbo psichiatrico, ma una «scelta» in
 relazione ad un contesto, una sindrome psicosociale.

Hikikomori  fenomeno primario distinto da secondario
Il ritiro primario
 Si manifesta in adolescenza,
 È a netta prevalenza maschile,
 Parte dalla scuola e si estende alla rete sociale,
 Iperinvestimento su internet e soprattutto v-game,
 Spesso si arriva all’inversione giorno-notte,
 È reversibile dopo l’adolescenza,
 Non è riconducibile ad una franca psicopatologia.
Somiglia e può essere secondario a:
   Depressione: ma non endogena (permangono motivazioni, è
    reattiva),
   Psicosi: ma mai sconfinamento, distorsione della
    mentalizzazione solo intorno allo sguardo sul corpo,
   Disturbo pervasivo dello sviluppo (autismo): ma la barriera di
    protezione non rimane chiusa,
   Disturbo narcisistico di personalità: meglio parlare di fragilità
    narcisistica,
   D.O.C.: le fissazioni sono organizzate dal dismorfismo corporeo,
   Disturbo schizoide/evitante: troppe aperture improvvise
   Dipendenza da internet? Internet Gaming Disorder?
Alcuni studi e ipotesi
 Predisposizione temperamentale al ritiro,
 una alterata relazione precoce madre – bambino condizionata a
  volte da fattori culturali, uno stile di attaccamento insicuro –
  ambivalente, relazioni familiari che vedono da un lato una madre
  iperprotettiva ed estremamente legata al proprio bambino,
  dall’altro un padre sostanzialmente assente,
 figlio depositario delle idealizzazioni e delle notevoli aspettative
  della madre, con l’obbligo di emulare il padre lontano ma anche
  di sostituirlo nella relazione con la madre (Loscalzo et al., 2016).

   evento scatenante           episodi di bullismo, ma anche la
   mancanza di integrazione nel gruppo dei pari o semplici
   richieste da parte della scuola vissute come eccessive.
Ipotesi della falsa identità
 Suwa e Suzuki (2013) si soffermano sulla costruzione di una
  «falsa identità» nella storia degli adolescenti hikikomori.
 In base a questa ipotesi, 5 sono le principali caratteristiche utili
  per individuare gli hikikomori primari:
 1) un forte investimento dei genitori nel sé ideale del bambino;
  2) una immagine del sé ideale originato dai desideri di altri
  piuttosto che dai propri; 3) la necessità o il bisogno di preservare
  l’immagine del sé previsto da altri; 4) un comportamento
  evitante teso a mantenere una valutazione positiva del sé da
  parte di altri; 5) episodi di “sconfitta senza una lotta” ovvero di
  rinuncia aprioristica ai propri obbiettivi (F. Ranieri).
Pratica educativa Mushi
 Krieg e Dickie (2013) nella loro ricerca hanno rilevato che gli
  hikikomori mostravano un temperamento timido e uno stile di
  attaccamento ambivalente a differenza dei soggetti del gruppo di
  controllo.
 Quando erano piccoli i propri genitori avevano usato come
  minaccia la possibilità di interrompere ogni rapporto con loro
  [Una pratica educativa chiamata “mushi” utilizzata da alcuni genitori
  giapponesi consiste nel minacciare il proprio bambino di abbandono
  affettivo, ad esempio evitando di rivolgere parola al piccolo o prospettando la
  possibilità di lasciarlo fuori di casa (Hattori, 2003)]e che durante la
  prima adolescenza, ma non durante le scuole elementari, erano
  stati oggetto di atteggiamenti di rifiuto e bullismo da parte di
  coetanei. (F. Ranieri).
Attaccamento insicuro e falsa identità
    Secondo gli autori il temperamento timido non è predittivo di
     una condizione hikikomori. Solo un percorso particolarmente
     negativo, con relazioni genitore/bambino non accoglienti, lo
     sviluppo di uno attaccamento ansioso-evitante ed episodi di
     rifiuto e bullismo durante la prima adolescenza possono
     portare ad un ritiro sociale estremo.
    Per Hattori (2005) all’origine della condizione hikikomori vi
     sarebbero condizioni traumatiche vissute durante l’infanzia,
      stile di attaccamento insicuro e esperienze negative e di
         rifiuto da parte dei genitori,
    per adattarsi a genitori emotivamente disfunzionali avevano
     represso le emozioni e la propria personalità originale creando
     una falsa identità. (F. Ranieri).
Da questi studi si può concludere che:
    Il comportamento hikikomori ha origine nelle relazioni infantili,
     quando le spinte evolutive vengono coartate e distorte in
     funzione dei bisogni di altri membri del gruppo primario. Il
     bambino nella famiglia hikikomori funge di solito da supporto
     alla madre per la gestione delle angosce che ella non è in grado
     di fronteggiare, sia per mancanza di adeguati strumenti cognitivi
     ed affettivi, sia per lo scarso sostegno da parte del proprio
     compagno, emotivamente lontano dalla vita familiare.
    La madre si pone al centro del mondo psicologico del figlio
     rinunciando a sostenerne la crescita emotiva e personale nello
     spazio mentale condiviso della relazione intersoggettiva.
Dal bambino all’adolescente

 La forma di attaccamento che si configura è di tipo insicuro –
  ambivalente.
 Il piccolo, avendo sperimentato l’imprevedibilità della figura
  materna, tenta di mantenere con lei una vicinanza strettissima,
  rinunciando a qualsiasi movimento esplorativo autonomo.
 Se il bambino diventato adolescente è costretto a confrontarsi
  con il rifiuto da parte dei pari, sia perché isolato, sia perché
  vittima di bullismo, sia perché incapace di sostenere il ritmo
  scolastico tenuto dai compagni, la probabilità di un ritiro
  volontario diventa molto maggiore (F. Ranieri, 2015).
La prospettiva evolutiva
Il soggetto è inteso come soggetto contestuale e decisionale, non
        tanto come: pulsionale, relazionale o narcisistico.

  I problemi che si manifestano in adolescenza possono essere
                        interpretati come
             DIFFICOLTÀ DI ADATTAMENTO

         tentativi di soluzione ai compiti di crescita
La psicoterapia evolutiva
(Maggiolini) Da una concezione della psicoterapia come:
 Metodo per curare un disturbo o una malattia; Rivolta
  all’individuo; Rivolta al mondo interno; Rivolta a potenziare la
  riflessione o l’insight VS azione,
A una psicoterapia orientata evolutivamente, come:
 intervento rivolto al rapporto tra il soggetto e il suo ambiente di
  sviluppo, mondo interno/esterno; aiuto a superare un problema
  evolutivo in funzione di un compito; capire per decidere e agire.
I compiti evolutivi in adolescenza

  SEPARAZIONE-INDIVIDUAZIONE (svincolo dalla famiglia
   di origine),

  IDENTITA’ DI GENERE (valori maschili e femminili),

  MENTALIZZAZIONE DEL SÉ CORPOREO (bellezza,
   prestazione, forza, intelligenza, talento - comporta anche la
   mentalizzazione della nuova mente),

  RUOLO SOCIALE,

  DEFINIZIONE E FORMAZIONE DI VALORI E IDEALI.
I compiti evolutivi in adolescenza

   Il corpo pubere e l’emergente Sé sessuale e sociale portano fuori
    dalla famiglia,
   L’adolescente «deve» cercare nuovi oggetti, ridefinire le relazioni e
    sperimentare nuove competenze,
   L'adolescente utilizza il contesto come spazio psichico allargato
    (Jammet) per la sperimentazione dei nuovi Sé,
   Gli agiti sono rivolti alla mente adulta chiamata a contenere e
    restituire   un     senso   integrato   ai   movimenti    esplorativi
    dell'adolescente.
Compiti Evolutivi:
      separazione e individuazione
 Richiede processi simbolici dell’adolescente ma anche del
  contesto familiare: elaborazione del legame e conflitto di lealtà
  (es. estromissione della madre dalla cura del corpo)

 Processo segnato da una forte ambivalenza: spesso i ragazzi
  esternalizzano dei conflitti che in realtà nascono da un conflitto
  interno (elaborazione del lutto rispetto all’immagine idealizzata
  di Sé)

 Scontro tra l’immagine infantile e desiderio di far vivere dentro
  di sé più opposti (crescere// stare fermo; andare avanti // tornare
  indietro…)
Compiti Evolutivi:
        mentalizzazione del corpo
              Da una rappresentazione infantile
       (ovvero indifferenziata, asessuata e onnipotente)
                              A:
 Emancipazione e allontanamento dal controllo della «mamma»,

 Bisogno di controllo e di governare il proprio corpo, per
  imparare a gestirlo fuori dalla propria stanza, perché sia anche
  una protezione rispetto alle proprie emozioni, imparare a gestirlo
  perché non faccia fare brutte figure,

 Costruzione di un’identità sessuata, matura e generativa;
  costruzione del senso del limite (il corpo è anche mortale) e della
  propria corporeità.
Compiti Evolutivi:
           nuove relazioni sociali
 Gli adolescenti sentono il bisogno di complementarietà, dello
  sguardo dell’altro che gli dia conferma, per elaborare nuovi
  spazi e nuove distanze affettive dai genitori,

 Gli adolescenti desiderano incontrare l’ altro che li completi
  affettivamente  intimità della relazione

 Gradualmente avviene uno spostamento dalla famiglia ai pari del
  bisogno di vicinanza (e protesta della separazione) per fondare la
  sicurezza nei nuovi legami.
Il sentimento della vergogna

     Sull’immagine corporea può concentrarsi il conflitto tra la
           fisiologica insicurezza e le aspettative ideali;
il corpo agli occhi dell’adolescente assume delle sembianze molto
                diverse da quelle che gli altri vedono:

                BRUTTEZZA IMMAGINARIA

                  Sentimento di VERGOGNA
       (importanza e persecutorietà dello sguardo dell’altro)
Il gruppo «inutilizzabile»

 Il preadolescente si presenta al gruppo alla ricerca di conferme e
   di appartenenza, ma con «sembianze infantili» (abbigliamento,
      scelte musicali, uso ridotto dei social, iperinvestimento del
             compito scolastico e adesività ai valori adulti)

            Fraintendimento e svalutazione reciproca,

    Allontanamento e ricerca di alternative «fuori dal gruppo»,

 Si interrompe la sperimentazione coi pari di riferimento, aumenta
                    il gap e si avvia l’evitamento.
Una Fobia: il ritirato ha paura
Il gruppo da nuovo contesto di supporto può «diventare» contesto
                                fobigeno

                     FOBIA DELLO SGUARDO
lo sguardo del coetaneo potrebbe intercettare la difettosità del nuovo Sé
          che è percepito dal ragazzo stesso come inadeguato

la fobia scolare è fobia sociale, dell’esposizione del nuovo Sé al gruppo
           dei pari che potrebbe «svelare» l’impresentabilità
Il ritiro scolare e sociale
  in preadolescenza e adolescenza
 Fobia dello sguardo dei pari: il corpo-mente viene
  simbolizzato come "brutto", causa della mortificazione
  (bullismo, dismorfofobia, sintomi fisici),
 Il ritiro, da scelta inconscia somatica può diventare
  gradualmente una difesa, che tiene viva la speranza di
  trovare soluzioni,
 Distacco dal gruppo, che viene svalutato: si avvia un
  circolo vizioso di esclusione ed evitamento reciproco,
 Ricerca di altri contesti.
Inizio del ritiro

 Prima fase di benessere, vengono meno i sintomi fisici
  e ansiosi,

 La rete può svolgere una funzione di anestetico,

 Ci sono solo i familiari.
Il ritiro «terapeutico» nella rete:
da uso anestetico a uso esplorativo
  Ricerca di autonomia e spazio separato e segreto.

  Sperimenta in ambiente protetto e in ambiti residuali
   per esprimere e cercare conferma della competenza
   di ruolo.

  Riattiva in parte le competenze cognitive superiori
   (Funzioni Esecutive Fredde) attraverso il gioco e
   relazionali (Funzioni Esecutive Calde).
Nuovi oggetti e relazioni nella rete

  Presentazione e sperimentazione di Sé attraverso
   l’Avatar e ricerca di nuova appartenenza,

  La frustrazione diventa sostenibile, ad es. i correlati
   espressivi possono non essere esposti

  Espressione «controllata» e graduale dei nuovi Sé
   (conoscente, maschile, femminile, sociale).
Dipendenza da internet?
 O rischio di superinvestimento?
 Stare sempre connessi è la cifra della nuova
  generazione, anche quella degli adulti,

 L’utilizzo dei dispositivi e l’esplorazione virtuale è
  attiva (non passivizzante e infantilizzante) e
  finalizzata alla ricerca dei nuovi oggetti e alla
  costruzione del nuovo Sé (anche nuovi valori, es.
  manga  storie mitiche intorno ai temi della vita),

 Interruzioni possibili senza astinenza (alcuni es. di
  vacanza).
Dipendenza dalla mamma?
O riavvicinamento temporaneo?
 Nei ritiri secondari può esserci un estremo tentativo
  di difendere il nucleo familiare dalle dinamiche
  separative,

 Nel ritiro primario il riavvicinamento è secondario e
    strumentale: riattivazione anacronistica di stili
    genitoriali infantili perché il figlio è percepito come
    non ancora pronto; il figlio ricerca una pace
    conveniente funzionale al ritiro nelle mura
    domestiche,
 Si osserva una lenta differenziazione dentro la casa,
es. orari e riti.
E’ colpa dei genitori?

 Non c’è un contesto familiare specifico che causa il
  ritiro,

 Il ritiro del figlio può rappresentare e complicare a
  sua svolta i processi di sviluppo del sistema
  familiare,

 Anche il sistema familiare come l’adolescente si
  sviluppa in relazione al contesto socio-culturale e
  alla rappresentazione catastrofica di futuro.
Ostacoli del contesto
La differenziazione come perdita di valore
   Nel nuovo modello educativo la relazione genitoriale è fondata
    sull'evitamento del dolore e della frustrazione, la comparsa
    dell'errore e la difficoltà di adattamento possono essere rappresentate
    come una perdita di valore, un tradimento, un segno di fallimento,
    per il figlio, ma anche per i suoi genitori.

   La madre ad esempio denuncia la scomparsa o il tradimento del
    “suo” bambino; può sentirsi stupida per non aver capito o non aver
    aiutato.

   Il padre si spaventa della fragilità del figlio che non potrà far fronte
    alle difficoltà del mondo o gli sembra che l'adolescente che ha di
    fronte sia irresponsabile, poco serio, non si impegni abbastanza per
    apprendere e usare gli strumenti e le risorse necessarie a diventare
    grandi e cavarsela.
Ostacoli del contesto
               Sfiducia e solitudine
 La visione del futuro è confusa o catastrofica, collassata sulle
  angosciose previsioni di fallimento. I genitori sperimentano
  inadeguatezza e impotenza e faticano a rimandare al figlio la
  fiducia di far fronte alle difficoltà. Di fronte agli agiti dei figli
  possono provare vergogna per il giudizio sociale.

 La madre rimane ancorata al ruolo materno dell'infanzia con
  modalità e rappresentazioni ormai anacronistiche di aiuto al
  figlio, inoltre non lascia spazio o critica gli interventi degli altri
  «partner» a cui pure chiede aiuto.

 Il padre resta troppo distante o tende a ritirarsi per timore di
  peggiorare il clima familiare o di entrare in crisi con la
  compagna o perché vede il figlio troppo fragile per
  promuoverlo.
Ostacoli del contesto
       Alla ricerca del colpevole
 I genitori si mettono alla ricerca di una definizione che li aiuti
  a controllare la situazione: paradossalmente sperano nella
  diagnosi di disturbi, di un’ “etichetta” che possa sollevarli
  dall'incertezza e dalla confusione, affidandosi a un sapere e a
  un intervento tecnico

 Allo stesso modo cercano una causa e un colpevole per
  comprendere lo scacco, ad es.:
 a) il partner è inadeguato (madre invadente, padre severo o
  inconsistente);
 b) l'influenza nefasta della famiglia del partner (con cui emerge
  un conflitto silente da tempo);
 c) il contesto extra-familiare è invaso dalle cattive compagnie e
  non presidiato da adulti competenti.
Ruolo materno e paterno
 La madre riconosce la sofferenza del figlio e si libera dalla
  colpa: è il corpo sociale che soffre e non il corpo dei bisogni
  (del bambino)  sintonizzazione e riavvicinamento (vs padre
  e insegnanti, normativi).
 Il padre, deluso e preoccupato, si attiva per sostenere il figlio
  ad «impegnarsi», «affrontare le difficoltà»  se non funziona,
  fa un passo indietro, rinuncia, delega alla madre.
 Si alternano in diversi cicli: ad es. la madre può rompere il
  patto col figlio quando si sente esclusa e sostituita dalla rete e
  si spaventa della nuova dipendenza; richiama in causa il
  padre, con cui fa una nuova alleanza contro la rete; il figlio
  può reagire fisicamente contro i genitori o contro se stesso e
  di fronte a questo i genitori tornano il padre lontano, la madre
  vicina: peggiora progressivamente la crisi e paralisi di ruolo.
Ruolo materno e paterno a scuola
  Di fronte ai primi segnali nel contesto scolastico anche nel
   consiglio di classe possono attivarsi dinamiche simili tra
   colleghi,

  Docenti «materni» cercano l’alleanza con la famiglia e
   promuovono l’accoglienza adattandosi alle richieste dello
   studente ritirato,

  Docenti «paterni» temono l’infantilizzazione dello studente e
   il tradimento della loro mission educativa e si irrigidiscono,

  Nessuna delle due strategie in assoluto può funzionare: il
   problema non è difficoltà vs impegno scolastico  impotenza
   di ruolo, delega all’esterno.
Scontro tra ideologie affettive

 La capacità di accettare il proprio limite e fare
  alleanza con l'Altro è premessa dell'accettazione
  della emergente Alterità del figlio.

 Il conflitto tra i ruoli (genitoriali e non) aumenta la
  già fisiologica difficoltà di sintonizzarsi sui nuovi
  bisogni dell’adolescente, di stare in ascolto e dare un
  significato ai cambiamenti (difficoltà di integrazione
  tra il Sé infantile e i nuovi Sé).
Riattivare la rete tra adulti
Rinegoziare le relazioni a supporto dello svincolo
     Riabilitare i ruoli degli adulti       e prevenire
      l'isolamento della famiglia e della psicoterapia dal
      contesto quotidiano:

     Cooperare per dare           senso    ai      «movimenti»
      dell’adolescente ritirato,

     Riattivare le competenze riflessive e relazionali dei
      ruoli (oltre i pregiudizi),

     Progettare e realizzare interventi in rete.
I colloqui con gli adulti. Dalla
condivisione delle informazioni..
   Raccogliere informazioni per aumentare la nostra
    comprensione delle difficoltà emergenti,

   Stimolare le capacità osservative degli adulti per
    ridurre la tendenza a vedere solo quello che non c’è e
    comprendere meglio come funziona l’adolescente,

   Contestualizzare le difficoltà nel percorso evolutivo
    rispetto ai compiti fase-specifici e ri-significare la
    difficoltà.
..alla costruzione di una “rete pensante”
    Intercettare eventuali risorse e competenze emergenti in
     altre aree di esperienza,

    Costruire l'alleanza per una nuova integrazione tra
     ruoli; sostenere il rapporto scuola-famiglia: sollevare
     gli adolescenti dal compito di “non soffrire” per riparare
     e proteggere gli adulti dal senso di inadeguatezza,

    Attivare una rete pensante, che produca nuovo sapere,
     tornando ad essere un possibile modello per i ragazzi,
     favorendo l'avvio del processo di differenziazione.
Il sostegno al ruolo adulto:
      dal dolore alla riflessione
Dolore per il bambino che      Osservare il ragazzo alle prese
non c'è più – poca             coi compiti evolutivi, es. la
sintonizzazione sul dolore     rete favorisce esplorazione,

Stereotipi sulla crescita –    Revisione delle conoscenze,
timori di fallimento           ricerca di nuovi significati, es.
                               ritiro come scelta e non solo
                               come rinuncia,

Miti familiari e educativi,    Nuove narrazioni, nuove
es.: il dolore fortifica, il   modalità di declinare i ruoli
successo scolastico            genitoriali e educativi, es.
garantisce il futuro.          testimoniare.
Gli interventi: scuola, famiglia, contesto
            Premesse:
       Rete e alleanza tra ruoli per dare senso e sintonizzare
        il contesto ai compiti di crescita,
       Istituzioni aperte alla differenziazione, ad es. dare
        senso all’errore e alla deviazione (competizione VS
        inclusione)
            Nello specifico:
       Flessibilità del contesto scolastico,
       La psicoterapia evolutiva, anche solo coi genitori,
       Il coinvolgimento degli adulti di riferimento
        (docenti, sacerdote, allenatori-istruttori…),
       L'intervento domiciliare,
       Laboratorio individuale e di piccolo gruppo.
Concretamente…
Segnali di allarme alle scuole medie
Vissuti di prevaricazione e comportamenti di resa

Autoesclusione e evitamento del gruppo e della
 sua cultura: es. timidezza, adesività al mandato
 degli adulti,

Assenze scolastiche per sintomi fisici,

Crisi alleanza scuola-famiglia.
Concretamente…
Segnali di allarme alle scuole superiori
  Crollo della prestazione scolastica e difficoltà di
   apprendimento (inibizione),

  Autoesclusione e evitamento del gruppo e della
   sua cultura (anche nella forma dello snobismo),

  Assenze scolastiche (poco: sintomi fisici) e
   interruzione hobby e sport (impegno maggiore
   nello studio?.....).
Concretamente….
Reazioni automatiche VS auspicabili
 Dal rischio di minimizzare gli eventi alla cura
  dell’accoglienza: non aiuta individuare e correggere chi
  sbaglia, ma favorire inclusione (primo: non mortificare),
 Dal rischio di colpevolizzare alla ricerca del senso: non aiuta
  ricostruire la verità delle assenze e convincere al rientro, ma
  aprire un confronto di senso relativo ad esse,
 Dalla paura in solitudine alla costruzione della rete: non aiuta
  non dire per non drammatizzare, ma attivare precocemente il
  confronto con adulti (es. psicologo scolastico, servizi),
 Dal blocco all’intervento: non aiuta temporeggiare, ma
  tentare strade «percorribili» (es. Bes, riorientamento,
  segnalazione, invio).
Come va finire?
                 Diversi esiti
Dipende da molto fattori, dal tipo di intervento del contesto
 Quando finisce male:
Il ritiro organizza la personalità adulta. I tratti fobici e
narcisistici si espandono e compromettono la possibilità di
lavorare, amare e uscire di casa.
Generalmente la crescita riprende:
 Il ragazzo torna ad uscire,
 Non risulta troppo «deficitario» o irrigidito dal ritiro,
 A volte può andare all’università,
 Più spesso è il ruolo sociale lavorativo a favorire la ripresa,
 L’uso del PC cambia, si mitiga,
         Riprende la ricerca dell’oggetto d’amore
Bibliografia
Pietropolli Charmet G., Bignamini S., Comazzi D., La psicoterapia
evolutiva dell’adolescente, Franco Angeli, 2010

Pietropolli Charmet G., La paura di essere brutti, Cortina, 2013

Provantini K., Scuola Media, Mondadori, 2014

Spiniello, Piotti, Comazzi, Il corpo in una stanza. Adolescenti ritirati
che vivono di computer, Franco Angeli, 2015

Numero monografico sulle Difficoltà di Apprendimento in Adolescenza
di Psichiatria e Psicoterapia, n° 1, marzo 2017, Giovanni Fioriti Editore

Pietropolli Charmet G., L’insostenibile bisogno di ammirazione,
Laterza, 2018
Puoi anche leggere