Ragazzi invisibili Il rischio di ritiro scolastico e sociale in adolescenza - Dario Cuccolo
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Descrizione del fenomeno PRIMI CASI Anni 2000 I genitori raccontano dello strano ritiro del figlio: molti dubbi, preoccupazione mista a rabbia. «Perché? Che cos’ha mio figlio? È viziato? O addirittura malato?» Si osservano delle ricorrenze nei racconti; il lavoro clinico inizia con i genitori e inizia lo studio del fenomeno.
L’universo del ritiro Il fenomeno era già stato descritto Social withdrawal si intende una condizione sociale caratterizzata prevalentemente da sentimenti di solitudine, isolamento, ritiro dalla società e dalle relazioni interpersonali. In Giappone questo fenomeno si configura con l’espressione Hikikomori che deriva dal verbo Hiku (tirare indietro) e Komoru (ritirarsi) ed indica una sindrome sociale che va diffondendosi ormai in maniera critica (S. Moretti, 2010) e capillare. In generale SINDROME DA ADATTAMENTO
HIKIKOMORI
Hikikomori giapponesi Tamaki Saito Giovani Maschi (F/M=1/10), 19-25 anni (ma l’età si sta drammaticamente abbassando), ceto sociale medio, primo-geniti. Passioni tipiche: v-game, anime, manga. Non escono dalla camera, spesso nemmeno per lavarsi e cibarsi. La camera è disordinata, con PC e cimeli di vario tipo. Invertono sonno-veglia Sostituiscono i rapporti sociali diretti con quelli in internet Non è un disturbo psichiatrico, ma una «scelta» in relazione ad un contesto, una sindrome psicosociale. Hikikomori fenomeno primario distinto da secondario
Il ritiro primario Si manifesta in adolescenza, È a netta prevalenza maschile, Parte dalla scuola e si estende alla rete sociale, Iperinvestimento su internet e soprattutto v-game, Spesso si arriva all’inversione giorno-notte, È reversibile dopo l’adolescenza, Non è riconducibile ad una franca psicopatologia.
Somiglia e può essere secondario a: Depressione: ma non endogena (permangono motivazioni, è reattiva), Psicosi: ma mai sconfinamento, distorsione della mentalizzazione solo intorno allo sguardo sul corpo, Disturbo pervasivo dello sviluppo (autismo): ma la barriera di protezione non rimane chiusa, Disturbo narcisistico di personalità: meglio parlare di fragilità narcisistica, D.O.C.: le fissazioni sono organizzate dal dismorfismo corporeo, Disturbo schizoide/evitante: troppe aperture improvvise Dipendenza da internet? Internet Gaming Disorder?
Alcuni studi e ipotesi Predisposizione temperamentale al ritiro, una alterata relazione precoce madre – bambino condizionata a volte da fattori culturali, uno stile di attaccamento insicuro – ambivalente, relazioni familiari che vedono da un lato una madre iperprotettiva ed estremamente legata al proprio bambino, dall’altro un padre sostanzialmente assente, figlio depositario delle idealizzazioni e delle notevoli aspettative della madre, con l’obbligo di emulare il padre lontano ma anche di sostituirlo nella relazione con la madre (Loscalzo et al., 2016). evento scatenante episodi di bullismo, ma anche la mancanza di integrazione nel gruppo dei pari o semplici richieste da parte della scuola vissute come eccessive.
Ipotesi della falsa identità Suwa e Suzuki (2013) si soffermano sulla costruzione di una «falsa identità» nella storia degli adolescenti hikikomori. In base a questa ipotesi, 5 sono le principali caratteristiche utili per individuare gli hikikomori primari: 1) un forte investimento dei genitori nel sé ideale del bambino; 2) una immagine del sé ideale originato dai desideri di altri piuttosto che dai propri; 3) la necessità o il bisogno di preservare l’immagine del sé previsto da altri; 4) un comportamento evitante teso a mantenere una valutazione positiva del sé da parte di altri; 5) episodi di “sconfitta senza una lotta” ovvero di rinuncia aprioristica ai propri obbiettivi (F. Ranieri).
Pratica educativa Mushi Krieg e Dickie (2013) nella loro ricerca hanno rilevato che gli hikikomori mostravano un temperamento timido e uno stile di attaccamento ambivalente a differenza dei soggetti del gruppo di controllo. Quando erano piccoli i propri genitori avevano usato come minaccia la possibilità di interrompere ogni rapporto con loro [Una pratica educativa chiamata “mushi” utilizzata da alcuni genitori giapponesi consiste nel minacciare il proprio bambino di abbandono affettivo, ad esempio evitando di rivolgere parola al piccolo o prospettando la possibilità di lasciarlo fuori di casa (Hattori, 2003)]e che durante la prima adolescenza, ma non durante le scuole elementari, erano stati oggetto di atteggiamenti di rifiuto e bullismo da parte di coetanei. (F. Ranieri).
Attaccamento insicuro e falsa identità Secondo gli autori il temperamento timido non è predittivo di una condizione hikikomori. Solo un percorso particolarmente negativo, con relazioni genitore/bambino non accoglienti, lo sviluppo di uno attaccamento ansioso-evitante ed episodi di rifiuto e bullismo durante la prima adolescenza possono portare ad un ritiro sociale estremo. Per Hattori (2005) all’origine della condizione hikikomori vi sarebbero condizioni traumatiche vissute durante l’infanzia, stile di attaccamento insicuro e esperienze negative e di rifiuto da parte dei genitori, per adattarsi a genitori emotivamente disfunzionali avevano represso le emozioni e la propria personalità originale creando una falsa identità. (F. Ranieri).
Da questi studi si può concludere che: Il comportamento hikikomori ha origine nelle relazioni infantili, quando le spinte evolutive vengono coartate e distorte in funzione dei bisogni di altri membri del gruppo primario. Il bambino nella famiglia hikikomori funge di solito da supporto alla madre per la gestione delle angosce che ella non è in grado di fronteggiare, sia per mancanza di adeguati strumenti cognitivi ed affettivi, sia per lo scarso sostegno da parte del proprio compagno, emotivamente lontano dalla vita familiare. La madre si pone al centro del mondo psicologico del figlio rinunciando a sostenerne la crescita emotiva e personale nello spazio mentale condiviso della relazione intersoggettiva.
Dal bambino all’adolescente La forma di attaccamento che si configura è di tipo insicuro – ambivalente. Il piccolo, avendo sperimentato l’imprevedibilità della figura materna, tenta di mantenere con lei una vicinanza strettissima, rinunciando a qualsiasi movimento esplorativo autonomo. Se il bambino diventato adolescente è costretto a confrontarsi con il rifiuto da parte dei pari, sia perché isolato, sia perché vittima di bullismo, sia perché incapace di sostenere il ritmo scolastico tenuto dai compagni, la probabilità di un ritiro volontario diventa molto maggiore (F. Ranieri, 2015).
La prospettiva evolutiva Il soggetto è inteso come soggetto contestuale e decisionale, non tanto come: pulsionale, relazionale o narcisistico. I problemi che si manifestano in adolescenza possono essere interpretati come DIFFICOLTÀ DI ADATTAMENTO tentativi di soluzione ai compiti di crescita
La psicoterapia evolutiva (Maggiolini) Da una concezione della psicoterapia come: Metodo per curare un disturbo o una malattia; Rivolta all’individuo; Rivolta al mondo interno; Rivolta a potenziare la riflessione o l’insight VS azione, A una psicoterapia orientata evolutivamente, come: intervento rivolto al rapporto tra il soggetto e il suo ambiente di sviluppo, mondo interno/esterno; aiuto a superare un problema evolutivo in funzione di un compito; capire per decidere e agire.
I compiti evolutivi in adolescenza SEPARAZIONE-INDIVIDUAZIONE (svincolo dalla famiglia di origine), IDENTITA’ DI GENERE (valori maschili e femminili), MENTALIZZAZIONE DEL SÉ CORPOREO (bellezza, prestazione, forza, intelligenza, talento - comporta anche la mentalizzazione della nuova mente), RUOLO SOCIALE, DEFINIZIONE E FORMAZIONE DI VALORI E IDEALI.
I compiti evolutivi in adolescenza Il corpo pubere e l’emergente Sé sessuale e sociale portano fuori dalla famiglia, L’adolescente «deve» cercare nuovi oggetti, ridefinire le relazioni e sperimentare nuove competenze, L'adolescente utilizza il contesto come spazio psichico allargato (Jammet) per la sperimentazione dei nuovi Sé, Gli agiti sono rivolti alla mente adulta chiamata a contenere e restituire un senso integrato ai movimenti esplorativi dell'adolescente.
Compiti Evolutivi: separazione e individuazione Richiede processi simbolici dell’adolescente ma anche del contesto familiare: elaborazione del legame e conflitto di lealtà (es. estromissione della madre dalla cura del corpo) Processo segnato da una forte ambivalenza: spesso i ragazzi esternalizzano dei conflitti che in realtà nascono da un conflitto interno (elaborazione del lutto rispetto all’immagine idealizzata di Sé) Scontro tra l’immagine infantile e desiderio di far vivere dentro di sé più opposti (crescere// stare fermo; andare avanti // tornare indietro…)
Compiti Evolutivi: mentalizzazione del corpo Da una rappresentazione infantile (ovvero indifferenziata, asessuata e onnipotente) A: Emancipazione e allontanamento dal controllo della «mamma», Bisogno di controllo e di governare il proprio corpo, per imparare a gestirlo fuori dalla propria stanza, perché sia anche una protezione rispetto alle proprie emozioni, imparare a gestirlo perché non faccia fare brutte figure, Costruzione di un’identità sessuata, matura e generativa; costruzione del senso del limite (il corpo è anche mortale) e della propria corporeità.
Compiti Evolutivi: nuove relazioni sociali Gli adolescenti sentono il bisogno di complementarietà, dello sguardo dell’altro che gli dia conferma, per elaborare nuovi spazi e nuove distanze affettive dai genitori, Gli adolescenti desiderano incontrare l’ altro che li completi affettivamente intimità della relazione Gradualmente avviene uno spostamento dalla famiglia ai pari del bisogno di vicinanza (e protesta della separazione) per fondare la sicurezza nei nuovi legami.
Il sentimento della vergogna Sull’immagine corporea può concentrarsi il conflitto tra la fisiologica insicurezza e le aspettative ideali; il corpo agli occhi dell’adolescente assume delle sembianze molto diverse da quelle che gli altri vedono: BRUTTEZZA IMMAGINARIA Sentimento di VERGOGNA (importanza e persecutorietà dello sguardo dell’altro)
Il gruppo «inutilizzabile» Il preadolescente si presenta al gruppo alla ricerca di conferme e di appartenenza, ma con «sembianze infantili» (abbigliamento, scelte musicali, uso ridotto dei social, iperinvestimento del compito scolastico e adesività ai valori adulti) Fraintendimento e svalutazione reciproca, Allontanamento e ricerca di alternative «fuori dal gruppo», Si interrompe la sperimentazione coi pari di riferimento, aumenta il gap e si avvia l’evitamento.
Una Fobia: il ritirato ha paura Il gruppo da nuovo contesto di supporto può «diventare» contesto fobigeno FOBIA DELLO SGUARDO lo sguardo del coetaneo potrebbe intercettare la difettosità del nuovo Sé che è percepito dal ragazzo stesso come inadeguato la fobia scolare è fobia sociale, dell’esposizione del nuovo Sé al gruppo dei pari che potrebbe «svelare» l’impresentabilità
Il ritiro scolare e sociale in preadolescenza e adolescenza Fobia dello sguardo dei pari: il corpo-mente viene simbolizzato come "brutto", causa della mortificazione (bullismo, dismorfofobia, sintomi fisici), Il ritiro, da scelta inconscia somatica può diventare gradualmente una difesa, che tiene viva la speranza di trovare soluzioni, Distacco dal gruppo, che viene svalutato: si avvia un circolo vizioso di esclusione ed evitamento reciproco, Ricerca di altri contesti.
Inizio del ritiro Prima fase di benessere, vengono meno i sintomi fisici e ansiosi, La rete può svolgere una funzione di anestetico, Ci sono solo i familiari.
Il ritiro «terapeutico» nella rete: da uso anestetico a uso esplorativo Ricerca di autonomia e spazio separato e segreto. Sperimenta in ambiente protetto e in ambiti residuali per esprimere e cercare conferma della competenza di ruolo. Riattiva in parte le competenze cognitive superiori (Funzioni Esecutive Fredde) attraverso il gioco e relazionali (Funzioni Esecutive Calde).
Nuovi oggetti e relazioni nella rete Presentazione e sperimentazione di Sé attraverso l’Avatar e ricerca di nuova appartenenza, La frustrazione diventa sostenibile, ad es. i correlati espressivi possono non essere esposti Espressione «controllata» e graduale dei nuovi Sé (conoscente, maschile, femminile, sociale).
Dipendenza da internet? O rischio di superinvestimento? Stare sempre connessi è la cifra della nuova generazione, anche quella degli adulti, L’utilizzo dei dispositivi e l’esplorazione virtuale è attiva (non passivizzante e infantilizzante) e finalizzata alla ricerca dei nuovi oggetti e alla costruzione del nuovo Sé (anche nuovi valori, es. manga storie mitiche intorno ai temi della vita), Interruzioni possibili senza astinenza (alcuni es. di vacanza).
Dipendenza dalla mamma? O riavvicinamento temporaneo? Nei ritiri secondari può esserci un estremo tentativo di difendere il nucleo familiare dalle dinamiche separative, Nel ritiro primario il riavvicinamento è secondario e strumentale: riattivazione anacronistica di stili genitoriali infantili perché il figlio è percepito come non ancora pronto; il figlio ricerca una pace conveniente funzionale al ritiro nelle mura domestiche, Si osserva una lenta differenziazione dentro la casa, es. orari e riti.
E’ colpa dei genitori? Non c’è un contesto familiare specifico che causa il ritiro, Il ritiro del figlio può rappresentare e complicare a sua svolta i processi di sviluppo del sistema familiare, Anche il sistema familiare come l’adolescente si sviluppa in relazione al contesto socio-culturale e alla rappresentazione catastrofica di futuro.
Ostacoli del contesto La differenziazione come perdita di valore Nel nuovo modello educativo la relazione genitoriale è fondata sull'evitamento del dolore e della frustrazione, la comparsa dell'errore e la difficoltà di adattamento possono essere rappresentate come una perdita di valore, un tradimento, un segno di fallimento, per il figlio, ma anche per i suoi genitori. La madre ad esempio denuncia la scomparsa o il tradimento del “suo” bambino; può sentirsi stupida per non aver capito o non aver aiutato. Il padre si spaventa della fragilità del figlio che non potrà far fronte alle difficoltà del mondo o gli sembra che l'adolescente che ha di fronte sia irresponsabile, poco serio, non si impegni abbastanza per apprendere e usare gli strumenti e le risorse necessarie a diventare grandi e cavarsela.
Ostacoli del contesto Sfiducia e solitudine La visione del futuro è confusa o catastrofica, collassata sulle angosciose previsioni di fallimento. I genitori sperimentano inadeguatezza e impotenza e faticano a rimandare al figlio la fiducia di far fronte alle difficoltà. Di fronte agli agiti dei figli possono provare vergogna per il giudizio sociale. La madre rimane ancorata al ruolo materno dell'infanzia con modalità e rappresentazioni ormai anacronistiche di aiuto al figlio, inoltre non lascia spazio o critica gli interventi degli altri «partner» a cui pure chiede aiuto. Il padre resta troppo distante o tende a ritirarsi per timore di peggiorare il clima familiare o di entrare in crisi con la compagna o perché vede il figlio troppo fragile per promuoverlo.
Ostacoli del contesto Alla ricerca del colpevole I genitori si mettono alla ricerca di una definizione che li aiuti a controllare la situazione: paradossalmente sperano nella diagnosi di disturbi, di un’ “etichetta” che possa sollevarli dall'incertezza e dalla confusione, affidandosi a un sapere e a un intervento tecnico Allo stesso modo cercano una causa e un colpevole per comprendere lo scacco, ad es.: a) il partner è inadeguato (madre invadente, padre severo o inconsistente); b) l'influenza nefasta della famiglia del partner (con cui emerge un conflitto silente da tempo); c) il contesto extra-familiare è invaso dalle cattive compagnie e non presidiato da adulti competenti.
Ruolo materno e paterno La madre riconosce la sofferenza del figlio e si libera dalla colpa: è il corpo sociale che soffre e non il corpo dei bisogni (del bambino) sintonizzazione e riavvicinamento (vs padre e insegnanti, normativi). Il padre, deluso e preoccupato, si attiva per sostenere il figlio ad «impegnarsi», «affrontare le difficoltà» se non funziona, fa un passo indietro, rinuncia, delega alla madre. Si alternano in diversi cicli: ad es. la madre può rompere il patto col figlio quando si sente esclusa e sostituita dalla rete e si spaventa della nuova dipendenza; richiama in causa il padre, con cui fa una nuova alleanza contro la rete; il figlio può reagire fisicamente contro i genitori o contro se stesso e di fronte a questo i genitori tornano il padre lontano, la madre vicina: peggiora progressivamente la crisi e paralisi di ruolo.
Ruolo materno e paterno a scuola Di fronte ai primi segnali nel contesto scolastico anche nel consiglio di classe possono attivarsi dinamiche simili tra colleghi, Docenti «materni» cercano l’alleanza con la famiglia e promuovono l’accoglienza adattandosi alle richieste dello studente ritirato, Docenti «paterni» temono l’infantilizzazione dello studente e il tradimento della loro mission educativa e si irrigidiscono, Nessuna delle due strategie in assoluto può funzionare: il problema non è difficoltà vs impegno scolastico impotenza di ruolo, delega all’esterno.
Scontro tra ideologie affettive La capacità di accettare il proprio limite e fare alleanza con l'Altro è premessa dell'accettazione della emergente Alterità del figlio. Il conflitto tra i ruoli (genitoriali e non) aumenta la già fisiologica difficoltà di sintonizzarsi sui nuovi bisogni dell’adolescente, di stare in ascolto e dare un significato ai cambiamenti (difficoltà di integrazione tra il Sé infantile e i nuovi Sé).
Riattivare la rete tra adulti Rinegoziare le relazioni a supporto dello svincolo Riabilitare i ruoli degli adulti e prevenire l'isolamento della famiglia e della psicoterapia dal contesto quotidiano: Cooperare per dare senso ai «movimenti» dell’adolescente ritirato, Riattivare le competenze riflessive e relazionali dei ruoli (oltre i pregiudizi), Progettare e realizzare interventi in rete.
I colloqui con gli adulti. Dalla condivisione delle informazioni.. Raccogliere informazioni per aumentare la nostra comprensione delle difficoltà emergenti, Stimolare le capacità osservative degli adulti per ridurre la tendenza a vedere solo quello che non c’è e comprendere meglio come funziona l’adolescente, Contestualizzare le difficoltà nel percorso evolutivo rispetto ai compiti fase-specifici e ri-significare la difficoltà.
..alla costruzione di una “rete pensante” Intercettare eventuali risorse e competenze emergenti in altre aree di esperienza, Costruire l'alleanza per una nuova integrazione tra ruoli; sostenere il rapporto scuola-famiglia: sollevare gli adolescenti dal compito di “non soffrire” per riparare e proteggere gli adulti dal senso di inadeguatezza, Attivare una rete pensante, che produca nuovo sapere, tornando ad essere un possibile modello per i ragazzi, favorendo l'avvio del processo di differenziazione.
Il sostegno al ruolo adulto: dal dolore alla riflessione Dolore per il bambino che Osservare il ragazzo alle prese non c'è più – poca coi compiti evolutivi, es. la sintonizzazione sul dolore rete favorisce esplorazione, Stereotipi sulla crescita – Revisione delle conoscenze, timori di fallimento ricerca di nuovi significati, es. ritiro come scelta e non solo come rinuncia, Miti familiari e educativi, Nuove narrazioni, nuove es.: il dolore fortifica, il modalità di declinare i ruoli successo scolastico genitoriali e educativi, es. garantisce il futuro. testimoniare.
Gli interventi: scuola, famiglia, contesto Premesse: Rete e alleanza tra ruoli per dare senso e sintonizzare il contesto ai compiti di crescita, Istituzioni aperte alla differenziazione, ad es. dare senso all’errore e alla deviazione (competizione VS inclusione) Nello specifico: Flessibilità del contesto scolastico, La psicoterapia evolutiva, anche solo coi genitori, Il coinvolgimento degli adulti di riferimento (docenti, sacerdote, allenatori-istruttori…), L'intervento domiciliare, Laboratorio individuale e di piccolo gruppo.
Concretamente… Segnali di allarme alle scuole medie Vissuti di prevaricazione e comportamenti di resa Autoesclusione e evitamento del gruppo e della sua cultura: es. timidezza, adesività al mandato degli adulti, Assenze scolastiche per sintomi fisici, Crisi alleanza scuola-famiglia.
Concretamente… Segnali di allarme alle scuole superiori Crollo della prestazione scolastica e difficoltà di apprendimento (inibizione), Autoesclusione e evitamento del gruppo e della sua cultura (anche nella forma dello snobismo), Assenze scolastiche (poco: sintomi fisici) e interruzione hobby e sport (impegno maggiore nello studio?.....).
Concretamente…. Reazioni automatiche VS auspicabili Dal rischio di minimizzare gli eventi alla cura dell’accoglienza: non aiuta individuare e correggere chi sbaglia, ma favorire inclusione (primo: non mortificare), Dal rischio di colpevolizzare alla ricerca del senso: non aiuta ricostruire la verità delle assenze e convincere al rientro, ma aprire un confronto di senso relativo ad esse, Dalla paura in solitudine alla costruzione della rete: non aiuta non dire per non drammatizzare, ma attivare precocemente il confronto con adulti (es. psicologo scolastico, servizi), Dal blocco all’intervento: non aiuta temporeggiare, ma tentare strade «percorribili» (es. Bes, riorientamento, segnalazione, invio).
Come va finire? Diversi esiti Dipende da molto fattori, dal tipo di intervento del contesto Quando finisce male: Il ritiro organizza la personalità adulta. I tratti fobici e narcisistici si espandono e compromettono la possibilità di lavorare, amare e uscire di casa. Generalmente la crescita riprende: Il ragazzo torna ad uscire, Non risulta troppo «deficitario» o irrigidito dal ritiro, A volte può andare all’università, Più spesso è il ruolo sociale lavorativo a favorire la ripresa, L’uso del PC cambia, si mitiga, Riprende la ricerca dell’oggetto d’amore
Bibliografia Pietropolli Charmet G., Bignamini S., Comazzi D., La psicoterapia evolutiva dell’adolescente, Franco Angeli, 2010 Pietropolli Charmet G., La paura di essere brutti, Cortina, 2013 Provantini K., Scuola Media, Mondadori, 2014 Spiniello, Piotti, Comazzi, Il corpo in una stanza. Adolescenti ritirati che vivono di computer, Franco Angeli, 2015 Numero monografico sulle Difficoltà di Apprendimento in Adolescenza di Psichiatria e Psicoterapia, n° 1, marzo 2017, Giovanni Fioriti Editore Pietropolli Charmet G., L’insostenibile bisogno di ammirazione, Laterza, 2018
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