(PTPCT) Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza

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(PTPCT) Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza
Piano Triennale per la
Prevenzione della Corruzione e
      per la Trasparenza
                          (PTPCT)
   Aggiornamento 2022-2024

     Presentato dal RPCT Dott.ssa Beatrice Bonaccurso

Approvato con Deliberazione di Giunta Comunale n. __ del _/_/__.

             “Mentre il rigore morale e l’onestà non sono contagiosi,
             l’assenza di etica e la corruzione lo sono,
             e possono moltiplicarsi esponenzialmente con straordinaria velocità”
                                                            (Andrea Camilleri)
(PTPCT) Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza
0. PREMESSA E FONTI NORMATIVE

1 IL PERCORSO DI COSTRUZIONE DEL PIANO: approccio metodologico, fasi, soggetti e
tempi. ............................................................................................................................... 5
2 DESCRIZIONE DEL CONTESTO ESTERNO ........................................................................ 7
2.1 Scenario economico-sociale a livello regionale .................................................................... 7
2.2 Descrizione del profilo criminologico del territorio E-R ....................................................... 10
2.3 Attività di contrasto sociale e amministrativo in E.R. ......................................................... 13
2.4 Focus sul territorio comunale: la popolazione ................................................................... 16
2.4.1 Focus sul territorio comunale: l’economia insediata ........................................................ 18
2.4.2 Focus sul territorio comunale: occupazione giovanile e livello reddituale ........................... 22
2.5 Progetto legalità Mediateca Comune di San lazzaro ........................................................... 26
3 DESCRIZIONE DEL CONTESTO INTERNO ...................................................................... 27
3.1 Organizzazione e funzioni .............................................................................................. 27
3.2 I soggetti coinvolti nell’attività di prevenzione .................................................................. 28
3.3 I compiti del Responsabile della Prevenzione della corruzione (RPCT) .................................. 29
3.4 I compiti dei dirigenti, dei responsabili di posizioni organizzativa e dei dipendenti. ................ 30
a. Dirigenti ........................................................................................................................ 30
b. Posizioni Organizzative.................................................................................................... 31
c. Dipendenti ..................................................................................................................... 31
d. Strutture Trasversali ....................................................................................................... 31
3.5 I compiti del componente unico del Nucleo di Valutazione .................................................. 31
3.6 I compiti della Giunta comunale ..................................................................................... 32
4 FLUSSO INFORMATIVO VERSO IL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA
CORRUZIONE - TUTELA DEL DIPENDENTE CHE DENUNCIA O RIFERISCE CONDOTTE
ILLECITE ......................................................................................................................... 32
5 VALUTAZIONE DEL RISCHIO ........................................................................................ 33
5.1 Individuazione dei processi (Mappatura dei processi), dei possibili rischi (Mappatura rischi) e
programmazione delle azioni da adottare. ............................................................................. 33
6 TRATTAMENTO DEL RISCHIO ....................................................................................... 34
6.1 Meccanismi e strumenti di prevenzione per le attività maggiormente esposte al rischio di
corruzione ......................................................................................................................... 35
6.1.1 Principi in merito ai meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni. ......... 35
7 LE MISURE DI CONTRASTO .......................................................................................... 36
a. Controlli ........................................................................................................................ 36
b. La trasparenza ............................................................................................................... 36
b.1 Gli uffici e i referenti per la trasparenza ........................................................................... 38
b.2 La mappa degli obblighi di pubblicazione e delle responsabilità. Individuazione dei responsabili
della trasmissione e della pubblicazione, della decorrenza e rimozione delle pubblicazioni. .......... 39
b.3 Collegamenti con il Piano della Performance..................................................................... 40
b.4 Coinvolgimento degli stakeholder ................................................................................... 40
c. Conferimento e autorizzazioni incarichi esterni ................................................................... 41
d. Conferimento e autorizzazione incarichi al personale........................................................... 41
e. Divieto di svolgere attività incompatibili a seguito della cessazione del rapporto (pantouflage -
revolving doors) ................................................................................................................ 41
e.1 Sanzioni e controlli ....................................................................................................... 42
7.1 Misure specifiche adottate ............................................................................................. 42
8 ROTAZIONE DEL PERSONALE ASSEGNATO ALLE AREE A PIÙ ELEVATO RISCHIO
CORRUZIONE .................................................................................................................. 43
a. Principi.......................................................................................................................... 43
b. Soggetti ........................................................................................................................ 43
c. Rotazione ordinaria ......................................................................................................... 44
d. Rotazione straordinaria .................................................................................................. 44
e. Misure attuative ............................................................................................................. 44
8 FORMAZIONE DEL PERSONALE ..................................................................................... 45
9 IL CODICE DI COMPORTAMENTO.................................................................................. 46
10 LE RESPONSABILITÀ .................................................................................................. 46
11 SOCIETÀ ED ENTI CONTROLLATI O PARTECIPATI ...................................................... 47
12 MONITORAGGIO, AZIONI DI MIGLIORAMENTO E AGGIORNAMENTO DEL PIANO
ANTICORRUZIONE .......................................................................................................... 47
12.1 Esiti del monitoraggio Piano 2021 ................................................................................. 48
Allegato A.1 – Tabella mappatura processi e classificazione rischio e misure di contrasto
Allegato A.2 – Tabella contenente gli obblighi di pubblicazione in “Amministrazione trasparente”
Allegato A.3 - Codice di comportamento del Comune di San Lazzaro di Savena
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(PTPCT) Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza
PREMESSA E FONTI NORMATIVE.

La cultura del contrasto alla corruzione è uno dei mezzi del buon governo poiché evita la
distruzione del tessuto sociale attraverso il premio al rispetto delle regole.
La nozione di corruzione comprende una concezione di abuso che si traduce non solo in
atti contrari alla legge ma anche in comportamenti ad essa conformi e tuttavia contrari a
basilari regole etiche e di buon governo.
L’adozione di un Piano di Prevenzione della Corruzione e Trasparenza rappresenta
un’importante occasione per l’affermazione del “buon amministrare” e per la diffusione
della cultura della legalità e dell’integrità nel settore pubblico. Il PTPCT (Piano Triennale
di Prevenzione della Corruzione e Trasparenza) costituisce infatti un atto organizzativo
fondamentale in cui è definita la strategia di Prevenzione del Comune di San Lazzaro di
Savena e, l’incentivazione a vedere il Piano come strumento di tutela a garanzia
dell’immagine dell’Amministrazione e soprattutto come strumento di semplificazione, ha
indotto gli uffici a iniziare a percepire lo stesso, non come un mero adempimento, bensì
come mezzo operativo per innalzare il livello qualitativo dell’attività in generale.
Ai sensi dell’art.1 c. 2-bis della L. n.190/2012, i destinatari del Piano sono coloro che
prestano servizio, a qualunque titolo, presso l’Amministrazione comunale.
La violazione da parte dei dipendenti delle misure di prevenzione previste nel PTPCT è
fonte di responsabilità disciplinare (L. n.190/2012, art. 1, co. 14). Tale previsione è
confermata all’art. 1, co. 44 della L. n.190/2012.
Il presente PTPCT 2022/2024, costituisce un aggiornamento e adeguamento del
precedente piano 2021/2023 (adottato con D.G. n. 7 del 27/01/21). Recepisce sia gli
indirizzi contenuti nel Piano Nazionale Anticorruzione 2019 (PNA) dell’ANAC (Autorità
Nazionale Anticorruzione) approvato in via definitiva con delibera n. 1064 del 13
novembre 2019 che le indicazioni metodologiche per la gestione dei rischi corruttivi di cui
al relativo Allegato 1, con l’obiettivo di fare del PNA uno strumento di lavoro utile per chi,
ai diversi livelli di amministrazione, è chiamato a sviluppare ed attuare le misure di
prevenzione della corruzione. Contiene inoltre misure atte a garantire attività di vigilanza
e impulso sugli enti e società controllati/partecipati dal Comune di San Lazzaro di Savena
in merito all’attuazione degli adempimenti in materia di prevenzione della corruzione e
trasparenza. In esso sono altresì recepite le attività di controllo attivate in forza del D.L
174/2012, convertito con L. n. 213/2013, come individuate e previste dal Regolamento
approvato dal Consiglio Comunale con D.C.C. n. 1 del 08 gennaio 2013 e meglio
specificate nel Regolamento di organizzazione degli Uffici e Servizi integrato con D.G.C.
n. 44 del 09 marzo 2017 e successiva D.G.C. 98 del 18 giugno 2021; il Programma
Triennale per la trasparenza e integrità approvato con D.G.C. n. 191 del 21 novembre
2013 e tutte le attività connesse all'attuazione del medesimo e il DPR 62/2013: "Codice
di comportamento dei dipendenti pubblici" (All A.3).
Il PTPCT 2022/24 è stato predisposto, con il coinvolgimento di tutti i dirigenti dell’Ente,
dalla Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (di seguito
RPCT) dott.ssa Beatrice Bonaccurso - Segretaria Generale titolare della convenzione di
segreteria tra i comuni di San Lazzaro di Savena e Calderara di Reno come da Decreto
Sindacale con prot. 44144 del 16/10/2019 - nominata RPCT con decreto sindacale
prot.1776/20. È stato concepito in modo da costituire una perfetta sintesi tra le
disposizioni della L. n.190/2012 e l’innalzamento del livello di qualità dell’azione
amministrativa e del contrasto di fenomeni di inefficiente e cattiva amministrazione, e in
modo che vi sia coerenza tra le misure in esso previste e gli obiettivi stabiliti nei
documenti di programmazione quali il DUP (Documento Unico di Programmazione) il PEG
(Piano Esecutivo Gestionale) e la Relazione della Performance.
Le misure previste nel PTPCT sono di ampio spettro e si sostanziano sia in misure di
carattere organizzativo, oggettivo volte a prevenire il rischio incidendo
sull’organizzazione e sul funzionamento dell’ente, predeterminando condizioni
organizzative e di lavoro che rendano difficili comportamenti corruttivi, sia in misure di
carattere comportamentale, soggettivo volte ad evitare comportamenti contrari a
quelli propri di un funzionario pubblico previsti da norme amministrativo - disciplinari
anziché penali, fino all’assunzione di decisioni di cattiva amministrazione, cioè contrarie

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(PTPCT) Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza
all’interesse pubblico perseguito dall’Ente sia sotto il profilo dell’imparzialità sia sotto il
profilo del buon andamento (funzionalità ed economicità).
L’aggiornamento del PTPCT risulta altresì utile al fine di rendicontare i risultati ottenuti
nel 2021 con la stesura della relazione annuale che il RCPT deve compilare a fine anno.
Costituisce la naturale evoluzione dei precedenti Piani che sono di fatto superati dal
nuovo piano Nazionale dell’anno 2019. A detti piani comunque si rimanda per le eventuali
parti non oggetto del presente piano e tutt’ora validi perché si riferiscono a disposizioni
normative ed organizzative ancora attuali.
Fonti normative (le recenti modifiche legislative riguardanti le competenze
dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, gli appalti pubblici e la trasparenza).
Il D.L. del 24 giugno 2014 n. 90, convertito in legge n. 114/2014 in vigore dal
19/08/2014, all’art. 19, ha ridefinito le competenze e la struttura dell’Autorità
anticorruzione, mediante la soppressione dell’Autorità per la vigilanza sui contratti
pubblici di lavori servizi e forniture ed il trasferimento delle relative funzioni alla nuova
Autorità nazionale anticorruzione (ANAC).
L’ANAC è dunque oggi l’Autorità unica in materia di prevenzione della corruzione e di
indirizzo e controllo sull’affidamento dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture.
In considerazione delle profonde riforme che interessano settori cruciali del Paese, primo
su tutti, quello della prevenzione della corruzione e dei contratti pubblici, per l’annualità
2022 Anac ha ritenuto di mantenere gli stessi indirizzi e indicazioni metodologiche
contenuti nel PNA 2019 e relativi allegati, fornendo unicamente un quadro delle fonti
normative e delibere rilevanti rispetto all’originaria approvazione (delibera 1064/2019)
pubblicato in una tabella aggiornata al 16/07/2021.
Dal 2016 ad oggi, infatti, vi sono stati diversi interventi legislativi in materia di contratti
pubblici e trasparenza amministrativa. In tema di trasparenza, il D.L. 76/2020 “misure
urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” convertito con modificazioni in L.
n. 120 del 11/09/20 che riguarda le procedure di affidamento di lavori, servizi, forniture
e servizi tecnici per l’ingegneria e l’architettura. In materia di contratti, vi sono le
importanti novità del nuovo Codice dei contratti, sostitutivo del D.Lgs. n. 163/2006, che
è stato approvato con il D.Lgs. n. 50/2016, in recepimento delle tre direttive europee n.
23-24-25 del 2014, in materia di contratti e appalti pubblici. Il Codice dei contratti
pubblici è stato poi, oggetto di un importante correttivo approvato con il D.Lgs. n. 56 del
19/04/2017 e di numerose linee guida emanate dall’Anac per la sua attuazione concreta.
Il Decreto di semplificazione e rilancio degli appalti pubblici cd. "Sblocca Cantieri" (D.L. n.
32/2019), in vigore dal 19 aprile 2019, ha apportato più di 80 modifiche al Codice dei
Contratti Pubblici (D.Lgs. n. 50/2016). Le modifiche più significative del Decreto Sblocca
Cantieri coinvolgono gli appalti di tutti i settori (lavori, forniture e servizi). Con la sua
Legge di conversione, la n.55 del 14/06/2019, sono state eliminate quasi tutte le Linee
Guida dell’ANAC e i Decreti Ministeriali e interministeriali emanati (e non) in previsione di
sostituirli con un unico Regolamento (comma 27-octies dell'articolo 216 del Codice);
regolamento ad oggi, rimasto in bozza. Con D.Lgs. 77/2021, convertito in L. 108/2021,
sono state introdotte disposizioni in materia di Governance per il PNRR e disposizioni in
tema di accelerazione e snellimento delle procedure e di rafforzamento della capacità
amministrativa. La legge di conversione ha sostanzialmente mantenuto l’impianto delle
previsioni del decreto legge apportando comunque alcune novità normative, sul regime
degli appalti pubblici e in materia di procedimento amministrativo, introducendo alcune
modifiche alla legge 7 agosto 1990, n. 241. Infine, il D.Lgs. 80/2021 convertito in L.113/2021
ha previsto per le P.A. con più di 50 dipendenti l’adozione di un Piano Integrato di Attività e di
Organizzazione (PIAO) nel rispetto delle vigenti discipline di settore e, in particolare, del D.Lgs.
150/2009 e della L.190/2012.
Altra importante modifica legislativa riguarda il tema dell’accesso civico e l’introduzione
del FOIA (Freedom of information act) nel nostro sistema giuridico sulla scorta
dell’esempio dei paesi anglosassoni. Con il D.Lgs. n. 97/2016, infatti, si sono apportate
modifiche al Testo Unico sulla trasparenza amministrativa (il D.Lgs n. 33/2013) con
razionalizzazione e semplificazione degli obblighi di pubblicazione delle PP.AA. e si è
introdotto il c.d. “accesso civico generalizzato” che consiste nell’istanza del cittadino a

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poter visionare gli atti pubblici a prescindere da una situazione di interesse qualificato (a
differenza della disciplina classica del diritto di accesso agli atti di cui alla legge n.
241/90), diversamente dall’accesso civico “ordinario” che è il diritto a veder pubblicati
atti e documenti che l’amministrazione pubblica avrebbe l’obbligo di pubblicare ai sensi
del D.Lgs. n. 33/2013. Essendo molto ampio, questo tipo di accesso incontra una serie di
limiti sanciti dalla legge, che dovranno essere vagliati dal funzionario comunale o dal RT
al momento del rilascio degli atti sulla base della disciplina comunale regolamentare
approvata con DCC n. 33 del 27/09/2018.
Con detto decreto sono state introdotte modifiche anche al procedimento di approvazione
ed aggiornamento dei PTPC e alla figura ed al ruolo del RPC: sul procedimento si prevede
il coinvolgimento degli stakeholders che potranno proporre modifiche o integrazioni alla
bozza di piano che viene pubblicata sul sito. Sulla figura del RPC, il nuovo testo
normativo prevede che sia una figura unica che assommi in sé le competenze di
responsabile della prevenzione della corruzione e di responsabile della trasparenza.
Inoltre la legge prevede la creazione di una struttura di supporto al RPCT ed una
particolare attenzione al requisito dell’autonomia di tale figura, svincolando, per esempio,
la scadenza dell’incarico dalla scadenza dell’incarico dirigenziale sotteso. Ulteriori
modifiche al D.Ldg. 33/2013, sono state apportate con la L. 160/2019.
In ultimo, le delibere n. 690/2020 e 469/2021 Regolamento e linee guida whistleblowing
(54-bis del D.Lgs.165/2001) e n. 468/2021 obblighi di pubblicazione degli atti di
concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi e attribuzione di vantaggi economici a
persone fisiche ed enti pubblici e privati.

1 IL PERCORSO DI COSTRUZIONE DEL PIANO: approccio metodologico, fasi,
soggetti e tempi.
La consapevole predisposizione di un PTPCT, il monitoraggio della sua attuazione e gli
aggiornamenti volti a renderlo sempre più credibile, sono azioni necessarie per
preservare il Comune di San Lazzaro di Savena da fenomeni corruttivi.
Il presente piano della prevenzione della corruzione è diretto a:

- fornire il diverso livello di esposizione delle procedure degli uffici al rischio di corruzione
e di illegalità e indica gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio;
- è un programma di attività, con indicazione delle aree di rischio e dei rischi specifici,
delle misure da implementare per la prevenzione in relazione al livello di pericolosità dei
rischi specifici, dei responsabili per l’applicazione di ciascuna misura e dei tempi;
- indicare le procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti chiamati a
operare in settori particolarmente esposti alla corruzione, prevedendo, negli stessi
settori, la rotazione di dirigenti e funzionari;
- costituisce imprescindibile atto programmatico e organizzativo.
La metodologia adottata nella stesura del Piano in applicazione del nuovo PNA 2019, si
rifà a due approcci considerati di eccellenza negli ambiti organizzativi (banche, società
multinazionali, pubbliche amministrazioni estere, ecc.) che già hanno efficacemente
affrontato tali problematiche:
a) L’approccio dei sistemi normati, che si fonda sul principio di documentabilità delle
attività svolte, per cui, in ogni processo, le operazioni e le azioni devono essere
verificabili in termini di coerenza e congruità, in modo che sia sempre attestata la
responsabilità della progettazione delle attività, della validazione, dell’autorizzazione,
dell’effettuazione, e sul principio di documentabilità dei controlli: ogni attività di
supervisione o controllo deve essere documentata e firmata da chi ne ha la
responsabilità. In coerenza con tali principi, sono state formalizzate procedure, check-list,
criteri e altri strumenti gestionali in grado di garantire omogeneità, oltre che trasparenza
e equità. Dal 2014 l’Ente ha adottato il sistema di competenza finanziaria di cui al D. Lgs.
n. 118/2011 che, oltre ad una evidente tracciabilità della filiera decisionale, ha consentito
anche l’irrobustimento degli aspetti di programmazione, generali e puntuali.

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b) L’approccio mutuato dal D.lgs. 231/2001 che prevede che l’ente non sia responsabile
per i reati commessi (anche nel suo interesse o a suo vantaggio) se sono soddisfatte le
seguenti condizioni:
1) Se prova che l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della
commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati
della specie di quello verificatosi;
2) Se il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli e di curare il loro
aggiornamento è stato affidato a un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di
iniziativa e di controllo;
3) Se non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’organismo di controllo.
Le fasi centrali del sistema sono: l’analisi del contesto, la valutazione del rischio e il
trattamento del rischio, queste ultime effettuate dai dirigenti in apposito tavolo di
coordinamento. A queste, si affiancano due ulteriori fasi trasversali: consultazione e
comunicazione. Il processo è ciclico e, ad ogni sua ripartenza, in un’ottica migliorativa, si
deve tener conto del ciclo precedente e dell’esperienza accumulata.
I soggetti chiamati a darvi attuazione, sono:
a. Il Responsabile della prevenzione della corruzione;
b. Gli Amministratori;
c. I Dirigenti;
d. I Responsabili di Posizione Organizzativa, i Funzionari Responsabili di Procedimento,
e. I Dipendenti;
f. I Concessionari e incaricati di pubblici servizi e i soggetti di cui all’art. 1, comma 1- ter,
della L. n. 241/90;
g. I Collaboratori a qualsiasi titolo dell’amministrazione,
h. I Fornitori/Appaltatori
I Dirigenti di ciascuna area organizzativa in cui si articola l'organizzazione dell'Ente e, per
quanto di competenza, i Responsabili di Posizione Organizzativa e i Funzionari
Responsabili di Procedimento, sono responsabili di quanto stabilito nel presente Piano
anticorruzione e curano la tempestiva comunicazione delle informazioni nei confronti del
Responsabile della prevenzione della corruzione. L’RPCT segnala all’organo di indirizzo e
al Componente Unico del Nucleo di Valutazione le eventuali disfunzioni inerenti
all’attuazione delle misure in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza
indicando agli uffici competenti all’esercizio dell’azione disciplinare i nominativi dei
dipendenti che non hanno attuato correttamente le misure in tema di prevenzione della
corruzione e di trasparenza.
Il presente piano, redatto dal R.P.C.T sulla base degli indirizzi specifici ricevuti per la sua
redazione e approvati nello schema di DUP 2022-2024, viene adottato previa procedura
aperta, finalizzata al coinvolgimento, in generale, di tutti i soggetti che fruiscono delle
attività e dei servizi prestati dal Comune. A tale scopo, il Responsabile della Prevenzione
della Corruzione ha pubblicato (dal __/__/2021 al __/__/21) sul proprio sito istituzionale,
un avviso pubblico, con invito ai cittadini, alle organizzazioni sindacali, ai Consiglieri ed
Assessori comunali di questo ente, di far pervenire eventuali proposte in merito ai
contenuti del Piano di Prevenzione della Corruzione. Ha durata e valenza triennale e
dovrà essere aggiornato ogni anno, sulla base degli esiti dei controlli effettuati e dei
provvedimenti adottati in merito alla sua concreta applicazione. Potrà essere modificato
anche in corso d'anno, su proposta del RPC, allorché siano state accertate significative
violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengano rilevanti mutamenti organizzativi
e/o modifiche in ordine all'attività dell'amministrazione.

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2 DESCRIZIONE DEL CONTESTO ESTERNO
L’analisi del contesto esterno in correlazione con quello interno, costituisce la prima fase
di gestione del rischio: acquisire informazioni sulle caratteristiche dell’ambiente in cui
l’amministrazione si trova ad operare è importante per identificare il rischio corruttivo.
La corruzione, infatti, è il meccanismo tramite il quale le organizzazioni criminali tentano
di deviare le autorità politiche e amministrative dall’interesse collettivo. Le aree
particolarmente esposte a tale rischio, concernono l’affidamento di lavori, servizi e
forniture, nell’ambito delle quali il Comune di San Lazzaro di Savena, anche in
accoglimento delle indicazioni fornite dall’Anac, ha focalizzato l’attenzione prevedendo
specifiche misure di prevenzione. In questo particolare momento, occorre altresì tener
conto che anche l’emergenza sanitaria ha inciso in misura rilevante sulle tendenze e sui
comportamenti criminali. Anche se oggi vediamo attenuarsi ma non allontanarsi la fase
più acuta sotto il profilo sanitario, dobbiamo affrontare una crisi senza precedenti che
avrà riflessi di ampia portata. È quindi necessario, rafforzare l’impegno istituzionale per
far sì che non ne derivi una società più ingiusta, più disponibile al compromesso illegale e
all’infiltrazione criminale e più lontana dai valori costituzionali di uguaglianza. Rischi
rilevanti possono derivare dall’acquisizione illecita delle varie forme di sussidi pubblici a
sostegno dei cittadini e delle imprese, disposte dalle recenti normative nazionali e
regionali. Possono emergere casi di collusioni di funzionari pubblici, di persone
politicamente esposte o di imprese a questi collegate, volte a favorire l’accesso ai fondi
anche in assenza dei requisiti richiesti. Potrebbe anche ampliarsi l’area del fenomeno
delle frodi nei confronti dello Stato, attuate mediante false attestazioni di possesso dei
requisiti previsti per l’erogazione degli aiuti. Un ulteriore rischio è rappresentato dal
trasferimento online di molte attività illegali. Le restrizioni alla mobilità individuale
attuate nella fase acuta della pandemia hanno infatti accentuato lo sfruttamento del dark
web, dei social media e in generale di piattaforme online per trasferire fondi, vendere
prodotti illegali o attuare truffe; un cambiamento significativo, destinato a consolidarsi,
che pone nuove sfide all’attività di antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del
terrorismo.

2.1 Scenario economico-sociale a livello regionale
Secondo gli “scenari per le economie locali” di Prometeia, aggiornati a ottobre 2021, la
previsione macroeconomica per l’Emilia Romagna è quella di una veloce fuoriuscita dalla
crisi pandemica. Per il 2021 si prospetta una più rapida ripresa del prodotto interno lordo
(+6,5%), che sarà comunque parziale, ma sostenuta dal contenimento della pandemia
grazie al progredire della vaccinazione. La ripresa sarà più contenuta nel 2022 (+3,8%),
anche se permetterà a fine anno di recuperare il livello del Pil del 2019 antecedente alla
pandemia. Resta di fondo la questione di una crescita sostanzialmente ferma da 20 anni,
tanto che il Pil regionale in termini reali nel 2021 dovrebbe risultare superiore solo del
5,6% rispetto ai livelli minimi toccati al culmine della crisi nel 2009 e solo del 7,8%
rispetto a quello del 2000. L’andamento dell’attività in Regione mostra un profilo analogo
a quello nazionale, ma con una maggiore capacità di riprendersi. Con la ripartenza il
Prodotto Interno Lordo italiano dovrebbe risultare del 6,0% e proseguire il recupero con
un leggero rallentamento nel 2022 (+3,8%). Ne deriva che il Pil nazionale in termini reali
nel 2021 risulterà inferiore del 6,6% rispetto a quello del 2009 e di ben 12,4 punti
percentuali rispetto al livello del 2007. Nel 2020, come il coronavirus, così la recessione
ha colpito più duramente le regioni del nord e senza particolari distinzioni. A seguito del
rimbalzo registrato dall’attività, le prospettive di ripresa nel 2021 sono più solide per le
regioni del nord e riporteranno l’Emilia Romagna al vertice nella classifica delle regioni
italiane per ritmo di crescita staccando di un’incollatura la Lombardia e il Veneto. Nel
2022 il rallentamento della ripresa riallineerà la crescita delle regioni italiane, riportando
al vertice dello sviluppo le regioni del Mezzogiorno, e l’Emilia Romagna si allineerà al
ritmo di crescita comune a tutto il Nord Italia. Data la maggiore forza con la quale ha
colpito l’epidemia in regione, la ripresa del Pil nel 2021 sarà ben superiore a quella dei
maggiori paesi dell’area dell’euro e nel biennio 2021-22 leggermente superiore a quella
francese. A causa delle limitazioni imposte dalla pandemia e della riduzione del reddito
disponibile, nel 2020 i consumi delle famiglie si sono ridotti ben più del Pil. Gli stessi
                                                                                            7
fattori limiteranno sensibilmente la ripresa dei consumi anche nel 2021 (+4,6%),
decisamente al di sotto della dinamica del Pil, nonostante lo stop forzato dovuto alla
pandemia. Invece, anche senza una ulteriore accelerazione, il ritmo di crescita dei
consumi nel 2022 (+4,6%) supererà quello della crescita del Pil. Gli effetti della
recessione passata sul tenore di vita resteranno evidenti. Nel 2021 i consumi privati
aggregati risulteranno inferiori del 4,9% rispetto a quelli del picco del 2011 e il dato
complessivo cela un ulteriore aumento della diseguaglianza, derivante dall’asimmetria
degli effetti dei blocchi dell’attività sui settori e della caduta del reddito disponibile su
specifiche categorie lavorative e settori sociali.
a) Il sistema imprenditoriale
Il sistema imprenditoriale bolognese, costituito a fine giugno 2021 da 95.363 attività,
vede crescere la sua base imprenditoriale, ma lascia intravedere segnali di incertezza,
con una “base nascosta” di imprese in attesa di futuri sviluppi, tra misure di sostegno
previste a livello nazionale ed evoluzione della pandemia, e che rischiano la chiusura
definitiva in caso di mancato rilancio del sistema economico.
In regione tutti valori positivi, e la media emiliano romagnola si assesta sul +0,62%.
Al 30/06/2021 il 63,4% delle imprese bolognesi opera nei servizi, il 24,7% nell’industria
e l’8,3% in agricoltura e pesca. Solo segni positivi in questi tre mesi: in crescita attività
edili (+182 unità nei tre mesi, con un tasso del +1,31%) e manifattura (+26; +0,28%),
recuperano commercio (+134; +0,63%) e attività turistiche (+48; +0,64%). Negativi
solo i trasporti, con un saldo di -6 unità (-0,15%).
Dall’inizio dell’anno sono nate 3.147 attività, 756 in più rispetto al giugno 2020 (erano
2.391), e si registrano 222 cessazioni in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno (2.506 in questi sei mesi); nel semestre risultano altresì cresciute le attività edili,
trainate dagli incentivi statali (+200 unità, pari ad un +1,45%), tengono le attività
turistiche (+73;+0,98%) e quelle commerciali (+37;+0,17%), in difficoltà manifatturiero
(-16;-0,17%) e trasporti (-42;-1,06%): il bilancio del semestre conferma la voglia
di ripartire del sistema imprenditoriale bolognese, con 641 unità in più da inizio
anno e una crescita del +0,68%.
b) Lo stato dell’occupazione
Nel 2020 l’occupazione in Emilia Romagna è diminuita del 2,1%; un calo in linea con
quelli registrati a livello nazionale e nelle regioni del Nord-Est (-2,0% in entrambi i casi).
Il numero degli occupati è sceso di circa 43.000 unità. L’impatto della crisi
dell’occupazione è stato attenuato dai provvedimenti governativi, tra cui il blocco dei
licenziamenti per motivi economici, l’estensione del ricorso a strumenti di integrazione
salariale e gli interventi a sostegno delle imprese.
La minore domanda di lavoro si è riflessa in una forte riduzione delle ore lavorate (-
10,1%), sebbene il più ampio
ricorso allo Smart working abbia
permesso la prosecuzione di molte
attività anche durante le fasi più
acute della pandemia. Il calo
dell’occupazione      è    stato   più
marcato      per    la    componente
femminile, le classi di età fino ai
44 anni e i lavoratori con un più
basso titolo di studio; al contrario
il numero di occupati laureati è
lievemente         aumentato.       La
riduzione è stata particolarmente
intensa nei comparti dei servizi più
colpiti dalle conseguenze della crisi pandemica, come quelli del commercio, degli alloggi e
della ristorazione; anche l’industria in senso stretto ha subito una forte flessione. Il tasso

                                                                                            8
di occupazione è diminuito al 68,8% - un valore inferiore di 1,6 punti percentuali rispetto
all’anno precedente, sebbene ancora superiore di 1,3 punti a quello medio del Nord-Est.
Il ricorso a regimi di integrazione salariale, in costanza di rapporto di lavoro (CIG e fondi
di solidarietà) ha raggiunto nel corso del 2020 livelli mai osservati prima dell’emergenza
sanitaria: dopo il picco del secondo trimestre, le ore autorizzate sono gradualmente
diminuite nei mesi successivi, pur rimanendo su valori storicamente elevati. Le domande
di sussidio di disoccupazione (nuova assicurazione sociale per l’impiego, NASpl) si sono
ridotte del 4,9% rispetto all’anno precedente. Tale andamento è riconducibile al minor
numero di rapporti di lavoro dipendente cessati, sia tempo determinato che
indeterminato. La flessione è proseguita nei primi tre mesi del 2021. I provvedimenti
governativi adottati nel corso del 2020 hanno anche introdotto strumenti di sostegno al
reddito per i lavoratori autonomi e per alcune categorie coperte solo parzialmente dagli
ammortizzatori sociali ordinari (ad esempio agricoli, stagionali e intermittenti). Secondo i
dati dell’INPS in Emilia Romagna i beneficiari di tali misure sono stati 357.000 di cui circa
il 70% lavoratori autonomi.
c) La qualità del credito
Le attività criminali innescate dalla pandemia non si esauriranno con il riassorbimento
dell’emergenza sanitaria ma, se non adeguatamente fronteggiate, continueranno a
gravare sul nostro futuro. La UIF pertanto, sui profili di rischio collegati alla pandemia ha
sensibilizzato i segnalanti con due comunicazioni: la prima emanata ad aprile 2020 e la
seconda a febbraio 2021 e, d’intesa con la Guardia di Finanza, la Direzione Investigativa
Antimafia e in collaborazione con la Magistratura, ha adottato rapidi percorsi di analisi e
condivisione che hanno consentito l’immediato avvio di iniziative di contrasto e di
riconoscimento di nuove tipologie di comportamenti sospetti. La risposta non è mancata:
le segnalazioni correlate al contesto pandemico sono state poco meno di 2.300 nel 2020
per 8,3 miliardi di euro, provenienti per la quasi totalità da intermediatori bancari. A
queste si sono aggiunte quasi 1.800 segnalazioni per circa 1,9 miliardi di euro nei primi
cinque mesi dell’anno in corso. Le segnalazioni relative al finanziamento del terrorismo
sono diminuite di circa un terzo rispetto al 2019; in ciò appare aver influito la presenza di
misure di distanziamento sociale e di controllo della mobilità nazionale e internazionale
adottate per l’emergenza sanitaria. L’attenzione al fenomeno terroristico non va
comunque attenuata: l’ampia ricognizione avviata dalla UIF all’interno del proprio
patrimonio informativo, ha fatto emergere tracce finanziarie che hanno consentito di
ampliare la rete dei soggetti collegati al terrorismo individuando quelli la cui operatività
suggerisce un possibile coinvolgimento nell’organizzazione o finanziamento di azioni
terroristiche.
Per quel che riguarda la qualità del credito in regione, il tasso di deterioramento dei
prestiti alla clientela non ha ancora risentito del peggioramento del quadro congiunturale,
in gran parte per effetto delle misure di sostegno ai redditi delle famiglie e all’attività di
impresa, delle moratorie e delle garanzie pubbliche. L’indicatore è sceso di sei decimi di
punto portandosi all’1,1% (un livello contenuto nel confronto storico). Il deterioramento è
rimasto invariato per le famiglie ed è diminuito per le imprese, in particolare per quanto
riguarda il comparto dell’edilizia. Nel primo trimestre 2021 il tasso di deterioramento è
rimasto sostanzialmente invariato. Segnali di peggioramento sono emersi dalla
classificazione per stadio di rischio delle posizioni, in applicazione del principio contabile
IFRS 9. La quota di crediti bancari deteriorati, al lordo delle rettifiche, sul totale dei
finanziamenti ha continuato a diminuire, portandosi alla fine del 2020 al 6,8%. Vi hanno
contribuito gli stralci e le operazioni di cessione; queste ultime hanno beneficiato
dell’incentivo introdotto dal decreto “cura Italia” che, a fronte delle cessioni, ha
consentito di convertire parte delle imposte anticipate.
I depositi bancari di famiglie, pur in rallentamento, hanno continuato a crescere a un
tasso elevato (6,0%), in presenza di un calo dei consumi più marcato di quello dei
redditi. Il valore complessivo a prezzi di mercato dei titoli detenuti dalle famiglie e dalle
imprese a custodia presso le banche è cresciuto in misura contenuta (1,0%). L’aumento

                                                                                            9
del valore dei titoli di Stato e del risparmio gestito ha più che compensato la flessione di
quello delle obbligazioni, in particolare bancarie.

2.2 Descrizione del profilo criminologico del territorio E-R
Dallo scenario definito nel corso del tempo emerge che la diffusione dei fenomeni mafiosi
sul territorio emiliano romagnolo percorre tre direttrici: il capoluogo regionale, l’area
emiliana e la fascia litoranea. Questa tripartizione di massima è confermata dalle
relazioni licenziate dalle Commissioni Parlamentari Antimafia nonché, più recentemente,
dai magistrati della Procura della Repubblica di Bologna. Tutte queste fonti convergono
nel ritenere che esista una convivenza di esponenti delle principali mafie nazionali
nell’area bolognese, dediti ad attività illegali (traffico di stupefacenti) e formalmente
legali (riciclaggio attraverso l’acquisto di immobili, esercizi commerciali, strutture
alberghiere) e un processo di infiltrazione più consolidato da parte di gruppi di
‘ndrangheta e camorra nelle province di Reggio Emilia e Modena. La riviera si
caratterizzerebbe, invece, per la compresenza di esponenti di gruppi delle principali mafie
tradizionali (Cosa nostra, Camorra, ‘ndrangheta) e di consorterie criminali straniere,
attive nelle aree di Rimini, Riccione e Cattolica. I diversi soggetti criminali convivono,
secondo le ricostruzioni considerate, senza mire relative al controllo del territorio e privi
di una vera e propria organizzazione. Nei loro affari, privilegiano generalmente settori di
attività “semplici”, che non richiedono grandi capacità imprenditoriali o continui
adattamenti tecnologici. Le loro attività riguardano soprattutto traffico di droga, gestione
di bische clandestine, gestione di locali notturni e infiltrazione nel mercato immobiliare e
ricettivo-alberghiero; attività illegali che si comprendono soprattutto alla luce di alcuni
fattori di contesto specifici della riviera, riconducibili in particolare alla peculiarità del
tessuto economico-produttivo, alla centralità rispetto alla direttrice est-ovest e alla
vicinanza con San Marino.
La tabella sotto riportata rappresenta i fattori esplicativi della diffusione delle mafie in
aree non tradizionali.

Le altre attività rilevanti delle mafie in Emilia Romagna riguardano l’edilizia pubblica e
privata, il movimento terra e autotrasporti, l’usura, il recupero crediti, la gestione e il
controllo illegale del gioco d’azzardo, le estorsioni, l’intestazione fittizia di beni e il
riciclaggio. ‘Ndranghetisti e Casalesi, le due organizzazioni più significative in Emilia
Romagna, puntano entrambe alla mimetizzazione sociale, a non richiamare l’attenzione
ed a passare inosservati. In altre parole, le organizzazioni mafiose hanno adottato

                                                                                           10
meccanismi di infiltrazione diversi da quelli tradizionali al fine di rendersi assai più
invisibili e quindi anche più difficilmente decifrabili. La loro azione in tal modo si confonde
spesso con quella di operatori che si muovono nella legalità. Le realtà più vulnerabili, ma
anche quelle più studiate e conosciute, sono quelle di Reggio Emilia e Modena, dove le
indagini confermano la presenza di ‘ndranghetisti e casalesi nei cantieri edili. L’edilizia è
infatti, il settore più vulnerabile all’infiltrazione mafiosa e dove i processi di corruzione e
di radicamento della criminalità organizzata sono più visibili e consolidati, come
dimostrato anche dall’inchiesta Aemilia. Parma, è la città in cui si segnala una presenza
significativa di Cosa Nostra, con cellule collegate alla famiglia Panepinto di Bivona (AG),
per il resto poco presente nel territorio regionale. Anche nel mercato immobiliare si
segnala nella regione un notevole attivismo delle cosche mafiose, in particolare nella città
di Bologna. Si tratta di un settore strategico, che consente di reinvestire capitali illeciti ed
acquisire patrimoni immobiliari, in genere utilizzando acquirenti fittizi. Anche in questo
caso si rivela fondamentale il ruolo giocato da “faccendieri” locali e prestanome nel
mondo delle professioni. Il riciclaggio risulta così essere una delle attività più fiorenti
della criminalità organizzata in Emilia Romagna e si manifesta attraverso acquisti di
attività commerciali, imprese ed immobili. Il riciclaggio dei capitali illeciti è infatti l’attività
terminale per bonificare i capitali provenienti da tutta una serie di attività criminali e che
avviene attraverso più fasi e una molteplicità di canali che si vanno sempre di più
affinando e moltiplicando man mano che aumentano gli strumenti per contrastarlo: dalla
immissione dei capitali nel circuito finanziario attraverso banche, società finanziarie, uffici
di cambio, centri off-shore e altri intermediari, alla loro trasformazione in oro, preziosi,
oggetti di valore, assegni derivanti da false vincite al gioco, ecc., fino appunto
all’investimento in attività lecite a ripulitura avvenuta.
Nel corso degli ultimi decenni l’attività di contrasto alla criminalità organizzata si è molto
concentrata sull’attacco ai capitali di origine illecita e ciò è avvenuto anche grazie al
supporto di un sistema di prevenzione che è un importante complemento all’attività di
repressione dei reati, intercettando e ostacolando l’impiego e la dissimulazione dei relativi
proventi. In questo sistema di prevenzione l’UIF (Unità di Informazione Finanziaria)
istituita presso la Banca d’Italia dal d.lgs. n. 231/2007, è l’autorità incaricata di acquisire
i flussi finanziari e le informazioni riguardanti ipotesi di riciclaggio e di finanziamento del
terrorismo, da parte dei responsabili di struttura apicale, principalmente attraverso le
segnalazioni di operazioni sospette trasmesse da intermediari finanziari, professionisti e
altri operatori; di dette informazioni l’UIF effettua l’analisi finanziaria, utilizzando
l’insieme delle fonti e dei poteri di cui dispone, e valuta la rilevanza ai fini della
trasmissione agli organi investigativi e della collaborazione con l’autorità giudiziaria, per
l’eventuale sviluppo dell’azione di repressione. Nel rapporto annuale pubblicato a giugno
2021 evidenzia come nel 2020, anno caratterizzato dalla pandemia Covid-19, in un
contesto in cui tutto mutava velocemente creando nuovi spazi per comportamenti illeciti
favoriti dal distanziamento sociale e dall’emergenza, il sistema di prevenzione del
riciclaggio abbia comunque dato prova di capacità di reazione e di flessibilità
organizzativa. Nel 2020 sono stati segnalati 113.187 casi di operazioni sospette (+
7,0% rispetto al 2019) di cui quasi 2300 relative a contesti di rischio legati all’emergenza
sanitaria. Sono pervenute comunicazioni oggettive relative a 41 milioni di operazioni per
complessivi 215 miliardi di euro fra versamenti e prelevamenti significativi in contante,
con una riduzione, rispetto al 2019, del dato medio mensile ascrivibile ai riflessi della
pandemia sui comportamenti e sulle dinamiche economiche. L’incremento rispetto al
2019, deriva principalmente dall’aumento delle segnalazioni di banche e poste (+11,2%)
nonché dagli intermediari e altri operatori finanziari (+8,5%). Tali contributi hanno più

                                                                                                 11
che compensato il decremento delle segnalazioni provenienti dai professionisti (-28,1%),
dai prestatori di servizi di gioco (-10,8%) e dagli operatori non finanziari (-14,4%).
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle segnalazioni, è in buona parte
sovrapponibile a quella del 2019. Se si rapporta la distribuzione territoriale alla
popolazione residente, la prima regione per localizzazione dell’operatività sospetta è la
Campania, seguita da Lazio e Lombardia.

             Segnalazioni ricevute per tipologia di Segnalante

                                   2019                           2020                          Var.%
Tipologia segnalante         Valori                         Valori                             rispetto
                                      Quote %                        Quote %
                            assoluti                       assoluti                            al 2019
         Totale            105.789      100,0             113.187      100,0                      7,0
Banche e poste              58.236       64,5              75.852       67,0                     11,2
Intermediari e altri
                            24.648         23,3             26.735               23,6              8,5
op. fin.
Società di gestione
dei mercati e                 11            0,0                 17                 0,0            54,5
strumenti finanziari
Professionisti              5.074           4,8              3.648                 3,2           -28,1
Operatori non
                            1.303           1,2              1.116                 1,0           -14,4
finanziari
Prestatori di servizi
                            6.470           6,1              5.772                 5,1           -10,8
di gioco
Pubblica
                              47            0,0                 47                 0,0             0,0
amministrazione

Le operazioni
sospette ricevute nel                Segnalazioni ricevute per categoria (valori
                                                                     assoluti)
2020 sono ancora                                                                   1066              770                 513
                           120.000
nella quasi totalità                               619
                                                                    981
                           100.000
connesse a ipotesi di                                                                                  856               536
                                                                                      1.084
                                                   630
riciclaggio, all’interno    80.000                                  996

della categoria è           60.000
                                                                                           104.933           112.651
proseguito il calo                   100.435             92.824           96.946
                            40.000
registrato delle
segnalazioni                20.000
riconducibili alla              0
collaborazione                        2016               2017             2018                2019                2020
volontaria (appena                   finanziamento del terrorismo
387 unità 0,3% del                   finanziamento proogrammi di proliferazione di armi di distruzione di massa

dato complessivo).                   riciclaggio

La suddivisione per forme tecniche delle operazioni segnalate nel 2020 ha mostrato un
forte incremento delle movimentazioni su carte di pagamento e di moneta elettronica che
compongono il 24,8% dell’aggregato. Tale aumento è stato agevolato dalla nuova
modalità di segnalazione automatizzata, introdotta nel mese di gennaio, che ha
consentito una più accurata rappresentazione delle operazioni.

                                                                                                                          12
Rispetto al 2019 i                                Principali forme tecniche delle operazioni
bonifici registrano una                               segnalate (% sul totale operazioni se gnalate)

lieve flessione, sia nella                carte di                                     disposizioni
componente nazionale                    pagamento e
                                          moneta
                                                                                            di
                                                                                      trasferiemnto
(dal 31,1% al 27,7%)                     elettronica
                                           24,8%
                                                                                          19,8%

sia in quella estera (dal                                                                         operazioni in
                                                                                                    contante
7,0% al 5,6%)                                                                                        11,0%

                                                                                                   altro 5,9%

                                           bonifici
                                                                        bonifici esteri
Il D.lgs. 90/2017 ha                      nazionali
                                           27,7%                             5,6%
introdotto la possibilità                    addebiti,
                                                                  emissioni,
                                            versamenti
di chiedere ai soggetti                       titoli di          versamenti,
                                           credito 2,3%      negoziazione assegni
obbligati di fornire alla                                      circolanti 2,9%

UIF,       oltre      alle
segnalazioni di operazioni sospette, anche dati e informazioni individuati sulla base di
criteri oggettivi, concernenti operazioni a rischio di riciclaggio o di finanziamento del
terrorismo (c.d. comunicazioni oggettive). Le comunicazioni oggettive costituiscono
una preziosa fonte di informazioni sull’utilizzo del contante, supportano le analisi delle
operazioni sospette e consentono di estendere il raggio dell’analisi al di là delle operazioni
anomale oggetto di segnalazione. L’obbligo riguarda tutte le operazioni in contanti di
importo pari o superiore a 10.000 euro complessivi mensili, realizzate con transazioni di
importo pari o superiore a 1.000 euro. L’Italia si colloca fra i paesi dell’area dell’euro
caratterizzati da un ricorso al contante particolarmente elevato. Le comunicazioni relative
al 2020 hanno evidenziato una media mensile di 3,4 milioni di operazioni (circa 220.200
prelevamenti e 3,2 milioni di versamenti al mese), e importi per circa 18,0 miliardi di
euro mensili. L’ammontare complessivo degli importi ha subito una drastica riduzione nel
periodo tra marzo e aprile 2020, in corrispondenza della fase di lockdown dovuta alla
pandemia Covid-19, registrando nel bimestre una riduzione del 40,5% rispetto ai primi
due mesi del 2020. Riduzione che non è stata comunque omogenea fra le regioni: il crollo
è stato particolarmente intenso in Trentino e Valle D’Aosta, Lombardia e Lazio. Una
seconda flessione, seppur più contenuta, è avvenuta nel mese di novembre in
concomitanza con l’introduzione di nuove misure più restrittive contro la diffusione del
contagio da coronavirus. A dicembre 2020 gli importi di contante movimentati sono
tornati ad attestarsi intorno ai valori medi dell’anno, incrementando del 15,8% rispetto al
mese precedente.

Fonti:
Prometeia rapporto di ottobre 2021
Rapporto annuale 2020 n. 13 (agg.to a maggio 2021) dell’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) – a cura dell’Ufficio Studi di
Unioncamere Emilia-Romagna
Relazione Banca d’Italia (n 8 agg.to a giugno 2021) economie regionali
Quaderni antiriciclaggio pubblicati sul sito Banca d’Italia
Rivista «QUADERNI DI CITTÀ SICURE», numeri:
      -   41 “Mafie, economia, territori, politica in Emilia-Romagna” (2016), a cura di E. Ciconte;
      -   42 “Mafie, economia, lavoro” (2018), a cura di V. Mete e S. Borelli.

LIBERA INFORMAZIONE:
    -    2011       Mafie senza confini, noi senza paura – Dossier 2011 – Mafie in Emilia-Romagna, (a cura di Frigerio L.,
         Liardo G.), Rapporto predisposto per l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, Roma.
    -    2012       Mosaico di mafie e antimafia – Dossier 2012 – I numeri del radicamento in Emilia-Romagna, (a cura di
         Della Volpe S., Ferrara N., Frigerio L., Liardo G.), Rapporto predisposto per l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-
         Romagna, Roma.
    -    2013       Mosaico di mafie e antimafia – Dossier 2013 – L’altra ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, (a cura di S. Della
         Volpe, L. Frigerio, G. Liardo), Rapporto predisposto per l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, Roma.
    -    2015       Mosaico di mafie e antimafia – Dossier 2014/15 – Aemilia: un terremoto di nome ‘ndrangheta, (a cura di S.
         Della Volpe, L. Frigerio, G. Liardo), Rapporto predisposto per l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, Roma.

2.3 Attività di contrasto sociale e amministrativo in E.R.
Con l’adozione della L.R. 18/2016 e successive modifiche (L.R. 26/19), la Regione Emilia
Romagna ha dedicato una particolare attenzione ai progetti di promozione della legalità e
valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili. Sono incentivate tutte le
                                                                                                                          13
iniziative per la promozione della cultura della legalità sviluppate d’intesa con i diversi
livelli istituzionali, ivi incluse le società a partecipazione regionale, che comprendono
anche il potenziamento dei programmi di formazione del personale e lo sviluppo della
trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
Numerose disposizioni sono volte a rafforzare la prevenzione dei fenomeni di corruzione
ed illegalità a partire dal settore degli appalti pubblici. Tra le misure previste:
    - la valorizzazione del rating di legalità delle imprese (art. 14);
    - la creazione di elenchi di merito, a partire dal settore dell’edilizia ed in tutti i
         comparti a maggior rischio di infiltrazione mafiosa (art. 14);
    - la diffusione della Carta dei Principi delle Imprese e dell’Elenco di Merito delle
         imprese e degli operatori economici (art. 14);
    - Il monitoraggio costante degli appalti pubblici, anche in collaborazione con
         l’Autorità anticorruzione (art. 24);
    - La riduzione delle stazioni appaltanti, favorendo la funzione di centrale unica di
         committenza esercitata dalle unioni di comuni (art. 25);
    - La promozione della responsabilità sociale delle imprese, al fine di favorire il pieno
         rispetto delle normative e dei contratti sulla tutela delle condizioni di lavoro (art.
         26).
Ulteriori misure specifiche vengono adottate per il settore dell’autotrasporto e
facchinaggio, con il potenziamento dell’attività ispettiva e di controllo negli ambiti della
logistica, e in quelli del commercio, turismo, agricoltura e della gestione dei rifiuti, anche
al fine di contrastare i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento della manodopera
(artt. 35-42). Viene favorita poi una maggiore condivisione di informazioni sui controlli da
parte dei corpi deputati alla protezione del patrimonio naturale, forestale e ambientale in
genere, oltre al maggiore sostegno alle attività della rete del lavoro agricolo, cercando di
prevenire l’insorgenza di fenomeni illeciti all’interno del contesto agricolo.
Con delibera G.R. n. 2151 del 22/11/2019 è stato approvato il terzo Piano integrato
delle azioni regionali per la promozione della cultura della legalità e della
cittadinanza responsabile e la prevenzione del crimine organizzato e mafioso e
dei fenomeni corruttivi relativo al biennio 2020-21, ai sensi dell’art. 3 della L.R. 28
ottobre 2016, n. 18. Con successiva delibera G.R. n. 456 del 06/04/2021 sono stati
individuati criteri e modalità per la concessione dei contributi connessi all’attuazione
dell’art. 7 e degli artt. 16,17,19,22 e 23 della medesima L.R. 18/2016.
Per quanto attiene specificatamente le strategie regionali di prevenzione e di contrasto
dell’illegalità all’interno dell’amministrazione regionale e delle altre amministrazioni
pubbliche, la Regione - in base all’art. 15 della L.R. 18/2016 - ha promosso l’avvio di una
“Rete per l’Integrità e la Trasparenza”, ossia una forma di raccordo tra i Responsabili
della prevenzione della corruzione e della Trasparenza delle amministrazioni del territorio
emiliano-romagnolo.
Il progetto, approvato dalla Giunta regionale d’intesa con l’Ufficio di Presidenza della
Assemblea legislativa, è supportato anche da ANCI E-R, UPI, UNCEM e Unioncamere, con
i quali è stato sottoscritto apposito Protocollo di collaborazione il 23 novembre 2017.
La Rete, a cui hanno aderito, ad oggi, 229 Enti, permette ai relativi Responsabili della
prevenzione della corruzione e della Trasparenza di affrontare e approfondire
congiuntamente i vari e problematici aspetti della materia, creando azioni coordinate e
più efficaci di contrasto ai fenomeni corruttivi e di cattiva amministrazione nel territorio
emiliano-romagnolo. È stato anche costituito un Tavolo tecnico sul tema
dell’antiriciclaggio. È proseguita poi l’azione di diffusione della Carta dei Principi di
responsabilità sociale di imprese e la valorizzazione del rating di legalità,
attraverso i bandi per l’attuazione delle misure e degli interventi della Direzione Generale

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