Prove MT Avanzate-3-Clinica - Istituto Scalcerle
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Cesare Cornoldi Alvaro Pra Baldi David Giofrè con la collaborazione di Donatella Albano, Gianna Friso e Elisabetta Morelli Prove MT Avanzate-3-Clinica La valutazione delle abilità di Lettura, Comprensione, Scrittura e Matematica per il biennio della Scuola Secondaria di II Grado MANUALE E GUIDE ALL’USO 1
RINGRAZIAMENTI Vogliamo esprimere i nostri ringraziamenti a chi, con la sua collaborazione, ha reso possibile la realizzazione della batteria. Ringraziamo in modo particolare Enrico Toffalini per il supporto statistico, Sofia Baroni, Alice Bresola, Emilia Caizzo, Giada Cavinato, Giulia Crosara, Rachele Dileo, Giulia Fietta, Angela Fiore, Marco Frinco, Sara Isceri, Simona Lachina, Mara Marsura, Caterina Pannocchi, Azzurra Perticarini, Federica Pigani, Elisa Randazzo, Carlotta Rivella, Alice Serafini, Emanuela Sironi, Chiara Straccamore, Doriana Tripodi e Raffaella Tulipano per aver dato un contributo insostituibile nella raccolta dei dati. Infine un ringraziamento affettuoso a tutti gli insegnanti e agli studenti delle scuole secondarie di II grado che, con la loro disponibilità e partecipazione, hanno reso possibile la standardizzazione del materiale. Febbraio 2017 Cesare Cornoldi, Alvaro Pra Baldi, David Giofrè 2
Premessa Le Prove MT Avanzate-3 di lettura, scrittura e matematica per il biennio della Scuola Secondaria di II Grado nascono dalla volontà di completare il progetto delle prove MT Avanzate di lettura e matematica 2 (Cornoldi, Pra Baldi e Friso, 2010) che a sua volta aveva costituito uno sviluppo rispetto all’originario classico progetto delle prove MT Avanzate. La presente batteria, infatti, risponde all’esigenza di disporre di strumenti standardizzati per la valutazione degli apprendimenti di lettura, scrittura e matematica in adolescenza, in modo da meglio venire incontro alle esigenze degli operatori. Si è potuto evidenziare, infatti, un incremento della sensibilità alla valutazione in questa fascia scolastica e un numero sempre maggiore di casi di studenti che giungono ai servizi per valutare gli apprendimenti ai fini di una diagnosi. È stato riportato che il 17% delle persone che ogni anno chiedono una valutazione per sospetto DSA è costituito da ragazzi di scuole secondarie di II grado (Genovese et al., 2011). Se è possibile che, negli ultimi anni, per effetto della maggiore conoscenza del problema, la percentuale di prime valutazioni nel biennio delle Superiori sia diminuita, è invece sicuramente aumentata quella di seconde, terze e successive valutazioni. Negli ultimi anni in Italia sono stati fatti molti progressi rispetto alla conoscenza e all’intervento sulle difficoltà di apprendimento, ma un problema di fondamentale rilevanza rimane la mancanza di strumenti standardizzati per la diagnosi di Disturbo della scrittura in questa fascia d’età. Dalla rilevazione di tale necessità nasce il progetto di realizzare una batteria che valuti dettagliatamente tutti gli apprendimenti in adolescenza. La batteria di prove MT Avanzate-3 si propone di ampliare la precedente MT Avanzate-2 includendo, oltre ad alcune prove già presenti nella vecchia edizione, prove più complete per la lettura e la matematica e prove per la valutazione della scrittura sia nell’aspetto grafo-motorio che ortografico ed espressivo. La nuova versione include pertanto nuove prove di Lettura di parole e non parole per una completa valutazione della lettura e una prova rapida carta e matita di Competenza numerica che permette di valutare gli elementi basilari della sensibilità alla grandezza e al numero, tipicamente compromessi nei ragazzi con una storia di discalculia. Le Prove MT Avanzate-3-Clinica forniscono quindi una risposta al crescente bisogno, da parte degli operatori, di poter valutare in maniera completa il livello degli apprendimenti nel biennio della scuola secondaria di II grado attraverso prove calibrate per questa fascia scolastica che permettano di avere una visione globale delle difficoltà e anche delle potenzialità del ragazzo. Come mostra la tabella 1 la batteria si compone di prove che indagano quattro principali domini di competenza: lettura, comprensione del testo, scrittura e matematica. Le prove di lettura includono la Lettura di brano, la Lettura di parole e Lettura di non parole. Per la comprensione del testo, sono presenti due brani (Brano A e Brano B). Le prove di scrittura sono composte dal Dettato di brano, Dettato di parole, Dettato di non parole, Produzione del testo, Scrittura di “le” e Scrittura di numeri in lettere. Le prove di matematica sono composte dalla prova individuale di Calcolo a mente e fatti aritmetici, e dalle prove carta e matita delle competenze matematiche. Per le modalità di somministrazione e di attribuzione dei punteggi, ponendosi l’obiettivo della massima semplicità e incisività, si è fatto riferimento ai sistemi ormai ampiamente consolidati e utilizzati nelle prove del Gruppo MT già pubblicate e sperimentate. 3
Alcune prove vanno necessariamente somministrate in modalità individuale, altre possono essere somministrate anche in modalità collettiva. Le norme sono state ottenute su un campione rappresentativo della popolazione studentesca italiana, comprendente sia licei che istituti tecnici e professionali, sia regioni con alti standard di apprendimento che regioni con standard più bassi. Come nel caso delle nostre altre prove MT, abbiamo messo a disposizione dell’esaminatore diverse modalità per confrontare la prestazione di un ragazzo con quella tipica della popolazione italiana della sua stessa scolarità, e cioè non solo la distribuzione, i valori statistici descrittivi di riferimento (media, deviazione standard e percentili), ma anche le fasce di prestazione, ottenute in base ai percentili 5, 15 e 70 (si vedano anche le precisazioni associate a ogni prova). Si noti che questi percentili non corrispondono ai percentili per le fasce di interesse didattico previste per la Scuola e che si possono trovare nel Manuale delle prove per la Scuola. Tabella 1 – Struttura della batteria di prove MT Avanzate-3-Clinica. LETTURA COMPRENSIONE SCRITTURA MATEMATICA M. Prova individuale di A. Lettura di brano D. Comprensione del E. Dettato di brano* Calcolo a mente e fatti testo (brani A e B) aritmetici N. Prova di B. Lettura di parole* F. Dettato di parole* Competenza numerica* O. Prove carta e matita di Approfondimento delle competenze C. Lettura di non G. Dettato di non matematiche: parole* parole * Insiemi Numerici (Prima) Aritmetica (Seconda) H. Scrittura di “le” * I. Scrittura di numeri in lettere* L. Produzione del testo* Con l’asterisco (*) sono indicate le prove nuove della Batteria MT-3 non presenti nella precedente batteria. In grassetto sono evidenziate le prove riservate all’uso dello specialista nell’ambito dei disturbi dell’apprendimento. 4
Introduzione all’uso Come segnalato nella tabella 1, alcune prove sono rivolte all’uso esclusivamente del clinico. Le altre (Lettura di brano, Dettato di brano, Produzione del testo, prove carta e matita di Approfondimento delle competenze matematiche), pur potendo essere utilizzate anche da operatori non clinici esperti, costituiscono un’integrazione essenziale per il lavoro del clinico. Forniamo quindi al clinico alcune informazioni essenziali per un primo approccio alle prove. Ricordiamo, in primo luogo, che la somministrazione delle prove in questione segue la procedura standard prevista per altre prove dello stesso tipo. In particolare: • la Lettura di brano prevede che il ragazzo legga ad alta voce un brano e l’esaminatore registri lacorrettezza e la rapidità di lettura su un’apposita scheda di valutazione; • la Lettura di parole e non parole consiste nella lettura ad alta voce di liste di parole di diversa lunghezza e frequenza d’uso e di liste di non parole di diversa lunghezza. Anche in questo caso, l’esaminatore registra la correttezza e la rapidità di lettura; • la prova di Comprensione del testo consiste nella lettura silente da parte dello studente di un testo a cui seguono domande a scelta multipla; la prova non ha limiti di tempo e il ragazzo può ricontrollare liberamente il testo in caso di necessità; • nel Dettato di brano l’esaminatore detta un brano ad alta voce, modulando il ritmo di dettatura in base alla velocità di scrittura del ragazzo, e successivamente registra gli errori compiuti; • nel Dettato di parole e non parole l’esaminatore detta diverse liste di parole e non parole a un ritmo costante, tipicamente di 2 secondi a parola, ma flessibile in modo da tenere conto di eventuali problemi del ragazzo; • nelle prove di Scrittura di “le” e di Scrittura di numeri in lettere è richiesto allo studente rispettivamente di produrre il segno grafico “le” e scrivere numeri in parola in 1 minuto di tempo; • la prova di Produzione del testo prevede la descrizione di un’immagine a colori in 5 minuti; sono previste due immagini differenti e di diversa complessità per i due livelli di scolarità; • nella prova individuale di Calcolo a mente e fatti aritmetici, allo studente è chiesto di svolgere il più velocemente e accuratamente possibile delle operazioni che sono in linea con il programma scolastico; se il ragazzo ottiene punteggi bassi a questa prova, si raccomanda di procedere alla somministrazione delle prove carta e matita; • nella prova di Competenza numerica, allo studente viene consegnato il protocollo della prova in fogli distinti e la consegna è di stimare la grandezza e la numerosità e di fare dei calcoli approssimativi in pochi minuti di tempo. 5
1. L’apprendimento della lettura, scrittura e matematica 1.1 L’apprendimento della lettura Numerosi studi hanno documentato che in tutte le lingue, italiano compreso, il processo di apprendimento della capacità tecnica di leggere (chiamata anche ‘lettura strumentale’ o ‘decodifica’) è complesso e procede ben oltre i termini temporali previsti per l’insegnamento della lettura dalla scuola. Risulta inoltre ancora più evidente come l’altra competenza fondamentale della lettura, ovvero la capacità di comprendere il significato di quanto scritto, sia il frutto di un lento e progressivo apprendimento che continua lungo tutto l’arco della scolarizzazione. Riguardo al conseguimento di una progressiva padronanza della lettura strumentale gli approcci classici hanno fatto riferimento al modello a due vie (Coltheart, 1978), la via lessicale e la via fonologica. Secondo tale modello, attraverso la via lessicale la parola viene letta globalmente e viene riconosciuta attraverso il confronto tra le caratteristiche visive e la corrispondente rappresentazione lessicale in precedenza immagazzinata. Attraverso la via fonologica, dopo la fase di identificazione delle lettere, avviene l’applicazione di regole di conversione grafema- fonema. I fonemi associati ai grafemi della stringa vengono messi insieme e usati per costruire una realizzazione fonoarticolatoria (sistema fonetico) e una pronuncia. Questa a sua volta può attivare una forma fonologica nel lessico e, quando ciò avviene, il lettore ha riconosciuto nella sua pronuncia il suono di una parola familiare. È poi attraverso questo riconoscimento lessicale che il lettore recupera anche il significato della stringa che ha pronunciato. La via lessicale e la via fonologica procedono in parallelo fino a mandare un output al livello finale comune, secondo il tipo di parola (per esempio a bassa frequenza vs ad alta frequenza) o il tipo di compito (per esempio lettura di parole isolate vs testo), ed è possibile che una delle due elaborazioni possa prevalere sull’altra. L’efficienza della lettura dipende comunque da una La cooperazione tra il processo di elaborazione fonologica e quello lessicale produce l’efficienza della lettura. Inoltre, con il passare degli anni, diventa cruciale l’acquisizione di un ampio bagaglio di parole immediatamente identificabili, in modo da velocizzare il processo di lettura. Progressivamente, inoltre, l’impegno del giovane è implicato nella lettura di testi e non di item isolati. Queste considerazioni portano alla necessità di disporre di una prova che valuti rapidità e correttezza nella lettura di un brano, anche quando il deficit di lettura può essere più attenuato, per quei meccanismi di compensazione che il lettore ha sviluppato nel corso della scuola primaria e secondaria di I grado. Cattivi valori di correttezza e rapidità sono indici di un cattivo apprendimento della lettura e della carenza dei complessi meccanismi cognitivi sottostanti. Per ragazzi grandi questo potrebbe significare non solo minore automatizzazione e rapidità del processo, ma anche un maggiore costo attentivo. 6
Parola scritta Sistema di analisi visiva Lessico visivo di entrata Conversione grafema-fonema Sistema semantico Lessico fonologico d’uscita Buffer fonemico Parola letta Figura 1.1 – Modello classico a due vie di lettura (adattato da Coltheart, 1978). A fianco dello sviluppo delle abilità di decodifica si assiste ad un progressivo sviluppo delle abilità di comprensione, in parte distinguibile dalla decodifica. La letteratura internazionale ha evidenziato la possibilità di individuare gruppi di studenti che hanno problemi specifici nella comprensione del testo a fronte di abilità di decodifica nella norma (Bishop e Snowling, 2004). In lingua inglese vengono denominati poor comprehenders (vedi Cain e Oakhill, 2007 o Cornoldi e Oakhill, 1996), in Italia “cattivi lettori” (vedi Carretti, Cornoldi e De Beni, 2007). Una buona comprensione del testo scritto dipende da molti processi e, fra essi, da una capacità di decodificare il testo scritto e da una buona capacità di comprensione del linguaggio anche esposto in forma orale. Carretti e Zamperlin (2010) hanno analizzato la relazione fra comprensione del testo, comprensione da ascolto e lettura strumentale in studenti italiani, mostrando come nelle prime fasi dell’apprendimento della capacità di comprensione ci sia una influenza della lettura strumentale che diventa però di entità minore all’avanzare della scolarizzazione, in cui la comprensione da ascolto influisce maggiormente sulla comprensione del testo scritto. Questi dati indicano quindi che nella popolazione normale un livello basso di comprensione non è detto che dipenda esclusivamente dal livello di competenza strumentale raggiunta dallo studente, ma che è possibile leggere ad alta voce un testo senza difficoltà, in termini di correttezza, e allo stesso tempo non riuscire a comprendere il significato di quello che si sta leggendo. Ovviamente nei casi di severa difficoltà di decodifica, la prestazione di comprensione del testo può essere compromessa dall’impossibilità stessa di accedere alla parola. La comprensione del testo riveste una grande importanza nella vita di tutti i giorni e costituisce l’abilità strumentale più significativa nella scuola secondaria di II grado in quanto permette di affrontare in maniera adeguata i brani proposti, ragionare su di essi e trarne delle implicazioni. 7
Lo sviluppo di buone abilità di comprensione è molto importante per l’apprendimento: alti punteggi in prove di comprensione sono un buon predittore del successo misurato come voti conseguiti (vedi Meneghetti, Carretti e De Beni, 2006). I cattivi lettori tendono ad avere prestazioni scolastiche più basse dei buoni lettori; inoltre sembra che la presenza del deficit influenzi a livello emotivo-motivazionale le scelte scolastiche. Carretti, De Beni e Palladino (2000) hanno evidenziato che studenti con difficoltà di comprensione del testo hanno un percorso scolastico con un maggior numero di bocciature, preferiscono scuole di avviamento professionale e tendono ad abbandonare la scuola con maggiore frequenza. È importante, quindi, avere ben chiaro quali sono le abilità implicate nel processo di comprensione per effettuare una buona valutazione diagnostica e andare a potenziare l’abilità deficitaria in alunni che presentano delle difficoltà. Da un punto di vista cognitivo, la comprensione del testo è un’attività complessa e articolata, essendo il risultato finale di un insieme di processi e livelli di elaborazione delle informazioni: la parola, la frase e in ultimo il testo. Le informazioni lessicali, sintattiche e semantiche devono essere sincronizzate tra loro dal lettore, mantenute temporaneamente in memoria, integrate con le conoscenze e con il sapere linguistico e concettuale che si possiede, fino a formare una rappresentazione coerente e globale del testo. In tal modo il processo di comprensione è compiuto con successo. I vari modelli di comprensione del testo proposti nel corso degli anni concordano, in generale, con l’idea che comprendere un testo significa costruirsi una coerente rappresentazione mentale del suo contenuto. Numerose sono le componenti cognitive e metacognitive coinvolte nel processo di comprensione (vedi tabella 4), esse si declinano in modo differente a seconda della tipologia di testo proposto (Carretti, Cornoldi e De Beni, 2007) ma sono strettamente interconnesse ed è quindi possibile valutare la comprensione del testo con una prova rappresentativa dei vari aspetti coinvolti. Questo era stato previsto tanto nella batteria MT Avanzate-2 ripresa nella batteria per la scuola che è associata alla presente batteria (Cornoldi, Pra Baldi e Friso, 2016; v. tab. 1.1), quanto nel progetto della Nuova Guida alla comprensione (De Beni et al., 2003). Tabella 1.1 – Aspetti fondamentali del processo di comprensione del testo scritto: tassonomia utilizzata dalle prove MT Avanzate. Comprensione inferenziale Comprensione locale (inferenze semantiche) (cogliere l’esatto significato del testo) Personaggi, luoghi, tempi e fatti Sensibilità al testo Errori e incongruenze Gerarchia del testo Struttura sintattica del periodo e Inferenza lessicale struttura del testo 8
1.2 L’apprendimento della scrittura La scrittura è un processo cognitivo specifico di estrema complessità che coinvolge molteplici abilità. L’elaborazione dello scritto è il risultato dell'integrazione sequenziale di abilità motorie, linguistiche, visuo-percettive, attentive ed emotive. L’apprendimento della scrittura è caratterizzato da un lungo percorso che lo studente deve compiere anche dopo la scuola primaria fino alla scuola secondaria di II grado e all’età dell’università, durante il quale acquisisce differenti strategie. La complessità di tale percorso è ben evidenziata dai tre differenti aspetti che sottintendono al termine scrittura: 1. In primo luogo, focalizzandosi sull’aspetto grafo-motorio dello scrivere, ci si riferisce all’abilità di trascrizione su di un foglio di segni che rappresentano le lettere della nostra lingua. 2. In secondo luogo, se la si considera come scrittura strumentale, invece, ci si riferisce all’abilità di tradurre i suoni della lingua parlata in segni che li rappresentano, non commettendo errori e rispettando le regole ortografiche (acquisizione di competenze ortografiche e grammaticali). 3. In ultimo, si può intendere la scrittura come espressione scritta o capacità di organizzare i propri pensieri e le proprie idee sulla carta in modo coeso e coerente. Lo scrivere viene inteso, in questa accezione, come atto comunicativo e divulgativo (Re, Caeran e Cornoldi, 2008). Per poter comprendere in maniera corretta le difficoltà legate alla scrittura, è necessario conoscere quali processi sono implicati in questa abilità e come si evolvono nel tempo. Tali conoscenze risultano fondamentali sia per capire la natura e l’evoluzione di determinati errori, sia per adottare adeguati interventi di insegnamento o di recupero. La componente ortografica La competenza ortografica può essere definita come “la capacità di rispettare le regole e le convenzioni presenti nella nostra lingua corrente che mediano la trasformazione del linguaggio ascoltato o pensato in linguaggio espresso con grafemi” (Tressoldi e Cornoldi, 2000). Per l’ortografia al fine di avere una intuizione di base di quali sono le modalità attraverso cui l’essere umano riesce a convertire il linguaggio parlato in codice ortografico, si può far riferimento al modello a due vie (Coltheart, 1987), con la successiva revisione e adattamento operato da Tressoldi, Cornoldi e Re (2012) al fine di capire quali sono le modalità attraverso cui l’essere umano riesce a convertire il linguaggio parlato in codice ortografico e al modello di Uta Frith (1985) che analizza invece le varie tappe necessarie all’acquisizione della competenza ortografica. Tali modelli si sono dimostrati molto utili nel chiarire i meccanismi che potrebbero essere alla base degli errori che più tipicamente si osservano nelle diverse fasi dell’apprendimento o nei diversi quadri di Disturbo specifico della scrittura a carico dell’ortografia. La figura 1.2 mostra le principali componenti del processo di trascrizione in base al modello a due vie. La scrittura di una parola può avvenire mediante una via fonologica o una via lessicale. 9
Parola ascoltata Parola pensata Discriminazione Uditiva Analisi fonemica Memoria di sequenze ortografiche e Associazione di principi linguistici fonemi-grafemi Scrittura Figura 1.2 – Componenti del processo di trascrizione (adattato da Tressoldi, Cornoldi e Re, 2012). Attraverso la via fonologica, la parola ascoltata subisce una prima trasformazione acustico- fonologica, che converte il segnale acustico in suoni linguistici fornendo in questo modo una rappresentazione fonologica della parola udita. Una volta superato questo step iniziale, la rappresentazione fonologica permane in un magazzino a breve termine, definito buffer fonemico che consente di svolgere una serie di operazioni di analisi e segmentazioni fonemiche, rendendo possibile l’isolamento ordinato di singoli fonemi. A questo punto a ogni singolo fonema può essere assegnato il valore grafemico corrispondente. Lo step successivo è la conversione fonema-grafema, momento fondamentale del processo di scrittura, in quanto in essa è racchiuso il codice alfabetico e le regole per la sua applicazione tali da consentire la cifratura del linguaggio orale in un codice grafico. Successivamente i grafemi che costituiscono la struttura ortografica della parola che dovrà essere scritta vengono depositati ordinatamente in un magazzino di memoria di transito definito buffer grafemico. Il buffer grafemico si trova in un punto di incontro tra le due vie, fonologica e lessicale, in quanto, sia che la rappresentazione grafemica venga “ri-costruita” attraverso i processi di decodifica, sia che venga “recuperata” nella sua forma integrale dal lessico ortografico, essa deve in ogni caso transitare da questo magazzino per il tempo necessario a realizzare le operazioni di codifica grafo-motoria. La via lessicale è costituita, invece, da una serie di depositi di conoscenze lessicali e semantiche contenenti le rappresentazioni fonologiche, concettuali e ortografiche delle parole già conosciute. A questo livello, si ha un riconoscimento immediato della parola attraverso un recupero diretto dell’associazione tra significato delle parole e loro forma ortografica e una trascrizione dell’intera parola senza passare per la sua rappresentazione segmentata. La via fonologica (o segmentale), non necessariamente basata sulla rappresentazione di singoli grafemi ma anche su altre unità sublessicali, permette di scrivere parole a ortografia regolare già note (anche se nel giovane è poco probabile che costituisca la base della trascrizione), mentre è necessaria per parole mai scritte prima e stringhe fonemiche non lessicali (non parole); essa invece non permette di scrivere correttamente parole irregolari che sarebbero regolarizzate a forme ortografiche fonologicamente plausibili. 10
La via lessicale è utilizzabile per scrivere parole regolari ed è l’unica possibile per scrivere parole irregolari, ma non è utilizzabile per la scrittura di non parole o parole di cui il soggetto non ha in passato appreso l’ortografia. Questa via è utilizzata quindi per la scrittura di parole omofone e non omografe (c’ero/cero; l’ago/lago). Nelle prime fasi dell’apprendimento della scrittura gli errori fonologici sono i più frequenti perché sono quelli che il bambino ha più occasione di compiere, ogni parola infatti ne è potenzialmente interessata. Con il passare degli anni però tendono a ridursi sensibilmente rispetto ai cosiddetti errori non fonologici a conferma che la via fonologica tende a essere acquisita prima. Da un punto di vista evolutivo, un modello che può guidare l’analisi dei tipi di errore e costituire un utile punto di riferimento deriva dall’indagine psicolinguistica dei processi di lettura e scrittura, secondo un approccio di information processing proposto dalla neuropsicologia cognitiva e adattato per la prima volta all’apprendimento della letto-scrittura da Uta Frith nel 1985. Tale modello prevede un percorso di apprendimento di tipo stadiale, costituito da quattro fasi l’una successiva all’altra, che possono spiegare numerosi errori riscontrabili durante l’apprendimento: 1. Il primo è detto stadio logografico ed è considerato una fase di pseudoscrittura in cui la scrittura di una parola è frutto di un’associazione tra una precisa configurazione grafica e il suo significato, senza conoscenze della struttura ortografica né fonologica della parola. 2. Il secondo, definito stadio alfabetico, è basato su regole di tipo alfabetico. Il bambino capisce che il suono di ciascuna parola può essere scomposto in parti più piccole, e inizia ad applicare le regole di conversione fonema-grafema. 3. Segue lo stadio ortografico, identificabile quando il bambino mostra di aver assimilato il processo di riconoscimento della fase alfabetica; serve per fissare le eccezioni alla regola che stabilisce che a ogni fonema corrisponde un grafema e per ridurre la fase di trasformazione dei grafemi in corrispondenze fonemiche. Tale meccanismo di conversione diventa più rapido e suoni più complessi (sillabe) vengono associati non più a singole lettere ma a insiemi discreti di lettere. 4. Infine, l’apprendimento si perfeziona quando si raggiunge lo stadio lessicale, che consente il riconoscimento o la scrittura diretta della parola senza la ricodificazione fonologica delle sue parti, è infatti questo lo stadio del lettore abile che legge direttamente intere parole senza recuperare il fonema associato a ogni singolo grafema. Ci si attende che in ragazzi di 14-16 anni questo stadio sia stato ampiamente raggiunto per la maggioranza delle parole. Il modello della Frith è in qualche modo riconducibile al modello classico a due vie, con riferimento per gli stadi alfabetico e orografico alla via fonologica, e per lo stadio lessicale alla via visiva e può costituire un punto di riferimento per classificare gli errori di scrittura. La nostra analisi degli errori si riferisce all’inadeguato uso di entrambe le vie, compresa quella basica fonologica (errori fonologici) o della sola via diretta (errori non fonologici) e include una terza categoria di errore (chiamati ‘di III tipo’ o anche fonetici) in cui tutti i grafemi sono stati correttamente riportati, ma manca una specificazione necessaria, quale la doppia o l’accento. Suddividere gli errori in modo teoricamente fondato si rivela fondamentale per avviare un qualsiasi training di potenziamento della competenza ortografica. 11
La componente grafica Il grafismo fa riferimento alla capacità di tradurre il continuum fonico della parola pensata o udita in un processo di trascrizione caratterizzato da una sequenza coordinata di movimenti della mano eseguiti con un ausilio su un foglio. La componente grafo-motoria della scrittura comprende il recupero dell’allografo (scelta della forma del grafema), il recupero di pattern esecutivo motori e la componente neuro-motoria (efficienza oculo-motoria e velocità di produzione di grafemi). La componente del recupero allografico è quella che permette la scelta della forma del grafema dalla memoria dei diversi tipi o fonti di lettere conosciuti. Il recupero dei pattern grafo-motori è la componente che consente di attivare i movimenti che permetteranno la rappresentazione delle diverse forme grafemiche (tipo di lettera) attraverso un meccanismo di rievocazione motorio e infine l’efficienza neuromotoria, di cui la velocità di produzione dei grafemi è un aspetto, è responsabile assieme all’efficienza oculo-motoria anche delle caratteristiche della calligrafia (Tressoldi e Sartori, 1995). Come mostra la figura 1.3. per poter scrivere un testo si parte dalla rappresentazione ortografica della parola, poi dal sistema allografico si recupera la conoscenza delle forme delle lettere nei diversi caratteri, si sceglie quella appropriata e si mantiene la scelta fatta dei caratteri. A un livello successivo, quello dei pattern grafomotori, viene realizzata la forma delle lettere e infine, attraverso parametri esecutivi adeguati, è possibile ottenere un buon controllo dello spazio, un uso corretto dei tratti associati alle lettere e parole (senza duplicazioni, omissioni, stacchi mal visibili fra le parole) e insieme anche una adeguata fluenza di scrittura. L’apprendimento del grafismo è quindi un processo lento che comincia con lo sviluppo degli aspetti esecutivo-motori (quali le abilità visuo-percettive, abilità motorie e abilità visuo-spaziali) e, con l’insegnamento della letto-scrittura, subisce una rapida accelerazione. Se con la fine della II classe primaria in linea generale il codice scritto viene acquisito, non avviene lo stesso per la sua automatizzazione, che è più lenta e va oltre la classe quinta. I dati di ricerca documentano la relazione fra leggibilità e velocità di scrittura e il fatto che la velocità continua a evolvere fino all’età adulta. La velocità di scrittura è definita come il numero di lettere scritte in 1 minuto e rappresenta una delle variabili più studiate e manipolate, sia per la semplicità della sua rilevazione, sia per il grande interesse che suscita in ambito scolastico. Una scrittura leggibile, scorrevole, ma soprattutto veloce, è considerata per un bambino un obiettivo importante da conseguire entro il termine del ciclo elementare, e una reale necessità alle scuole superiori o all’università. Un’altra variabile indicativa dell’efficienza dei pattern grafo-motori della scrittura è la leggibilità dei grafemi, cioè la possibilità di decodificare correttamente e senza sforzo l’elaborato da parte dello stesso scrivente o di un altro lettore. La leggibilità è forse la variabile più difficile da definire e da giudicare in modo oggettivo in quanto le misure di qualità e leggibilità della scrittura sono ancora altamente soggettive e spesso molto complesse. Da qualche anno, la procedura che utilizziamo per la valutazione della leggibilità della scrittura consiste nell’assegnazione, da parte di due giudici indipendenti, di un giudizio che valuti globalmente la leggibilità del testo prodotto dal ragazzo. I due giudici sono chiamati ad assegnare una valutazione che va da illeggibile a leggibile. Calcolando il grado di accordo fra i due giudici è possibile stimare l’affidabilità dei giudizi: se l’affidabilità è alta, i giudizi possono essere accolti. Tale procedura è stata adottata anche per la valutazione delle prove presenti in questo manuale. 12
Figura 1.3 – Fasi fondamentali della scrittura a mano (adattato da Tressoldi e al., 2012). Rappresentazione ortografica (a) Sistema allografico (b) Pattern grafomotori (c) Pattern esecutivi Scrittura su tastiera Scrittura a mano 13
La produzione del testo scritto L’espressione scritta è probabilmente l’abilità più difficile da apprendere e da insegnare perché è la forma più complessa di comunicazione. A essa ci si riferisce quando si parla di scrittura come strumento di espressione, riflessione e rielaborazione dell’esperienza personale (De Beni, Cisotto e Carretti, 2001). Gli insegnanti riportano frequentemente che più della metà dei loro alunni non soddisfa tutti i requisiti di buona scrittura, a tutti i livelli di istruzione inclusa la scuola secondaria di II grado (Rogers e Graham, 2008). Vari modelli sono stati formulati nel tentativo di spiegare il complesso processo di composizione di un testo. Il modello più popolare nel campo è stato proposto da Hayes e Flower (1980) secondo i quali scrivere corrisponde a un processo di elaborazione dell’informazione e lo scrivente è un soggetto attivo che utilizza le conoscenze di cui dispone attraverso piani, schemi e strategie. Nel processo di scrittura delineato da Hayes e Flower, lo scrivere non è un processo semplice e spontaneo e presuppone delle abilità che emergono con 1'esperienza e la maturazione dell'individuo, ma soprattutto grazie all’esercizio. Lo scrittore competente è metacognitivamente esperto: sa essere strategico, riflessivo e in grado di esercitare un buon controllo esecutivo sul testo prodotto e di rendere comunicabili i contenuti dello scrittore. Il nostro gruppo (Cornoldi et al., 2010) ha rivisitato il modello di Hayes e Flower per fornire un quadro più generale del processo di produzione scritta (vedi la figura 1.4). Nel nostro modello, la capacità di produrre un testo scritto è il risultato di più fattori (conoscenze, linguaggio, memoria di lavoro e metacognizione), i quali influenzano i processi neuropsicologici basilari (generazione di idee, pianificazione); la trascrizione (ampiamente influenzata dalle competenze linguistiche e ortografiche); la revisione. La generazione di idee riveste grande importanza in quanto è presente per tutto il processo di stesura del testo. Essa è influenzata dalla quantità di informazioni pertinenti possedute nella memoria a lungo termine e dalla capacità di accedere ad esse. Vari studi dimostrano che la generazione delle idee e la composizione del testo sono facilitate dalla conoscenza approfondita dell’argomento oggetto del compito (Eigler, Jechle, Merziger e Winter, 1991; Hidi e McLaren, 1990). Non basta però aver generato le idee per cominciare a produrre un testo, occorre anche un abbozzo di pianificazione e di organizzazione del testo che gli scrittori più competenti possono avere in mente, mentre quelli meno competenti possono non avere, trovando quindi un aiuto attraverso la costruzione di mappe, la visualizzazione delle diverse ramificazioni dei concetti e l’elaborazione di scalette. Anche i processi di pianificazione risultano cruciali nell’avvio della produzione, ma continuano a essere presenti durante l’intera stesura del testo. Inoltre è importante conoscere i diversi generi testuali e le convenzioni pragmatiche sottese al contesto. Avere tante idee e materiale da scrivere ma non riuscire a organizzarli rappresenta una delle difficoltà riscontrate nella composizione dei testi. La metà degli alunni con difficoltà di apprendimento investe poco tempo nella pianificazione anticipata, e tende a decidere cosa scrivere solo durante la trascrizione (Graham, Harris, MacArthur e Schwartz, 1991). La pianificazione intenzionale è, infatti, una tipica caratteristica dello scrittore esperto. La fase successiva della trascrizione è quella più fortemente influenzata dalla competenza linguistica dello scrittore, a livello non solo ortografico, ma anche lessicale, sintattico e di costruzione del discorso. Queste sono competenze che incidono anche nella fase di revisione durante la quale si verifica l’adeguatezza del testo prodotto a livello comunicativo, attraverso la rilettura, la valutazione e la correzione. 14
Linguaggio Revisione a livello linguistico (morfosintassi, ortografica, Conoscenze Generazione di Pianificazione Trascrizione Decisione di punteggiatura), a idee abbozzata rivedere livello testuale (coerenza e coesione) e a livello comunicativo Memoria di lavoro, metacognizione e monitoraggio Contesto - richieste del compito - scopi Figura 1.4 – Un modello delle componenti in gioco nella produzione del testo scritto (Cornoldi et al., 2010). 1.3 L’apprendimento della matematica L’apprendimento della matematica coinvolge diversi aspetti: la rappresentazione della quantità, sottesa a tutte le aree della matematica, le capacità di calcolo, la soluzione di problemi e la geometria. Un concetto proposto all’interno delle analisi sulle differenze individuali nell’apprendimento matematico è quello di “intelligenza numerica” intesa come la capacità di “intelligere” le quantità ovvero interpretare, capire, ragionare attraverso il complesso sistema cognitivo dei numeri e delle quantità. Numerose ricerche sperimentali, relative alle abilità numeriche non verbali di neonati e animali (come ratti o piccioni), hanno portato a formulare l’ipotesi che l’elaborazione del numero possa essere ricondotta, oltre che a operazioni di processazione linguistico/simbolica, anche a operazioni di quantificazione, vale a dire quelle operazioni cognitive mediate dall’attivazione di una rappresentazione mentale della quantità numerica di tipo analogico, non verbale (Dehaene, 1992). Nello specifico i processi di quantificazione non si basano tanto su competenze che dipendono da abilità di conteggio vero e proprio, quanto presuppongono altre capacità specifiche, quali il subitizing e la stima di grandezze. Quindi le basi stesse della competenza numerica umana possono essere ricondotte alla capacità di discriminare elementi in base alla loro numerosità. (Gallistel e Gelman, 1992). Butterworth (1999. 2005) ha introdotto il concetto di “cervello matematico” per sottolineare come la capacità di vedere la numerosità sia innata nell’uomo, così come la capacità di percepire i colori. 15
Successivamente Butterworth et al. (2011) hanno elaborato un “modello causale delle abilità matematiche” in cui specificano le componenti cognitive e comportamentali implicate nella discalculia. Secondo il modello, la discalculia è una sindrome caratterizzata da un “single core deficit”, ossia dall’incapacità di identificare la numerosità degli oggetti di un insieme. Ciò comporta difficoltà nell’operare con i numeri in compiti semplici come l’enumerazione in avanti e indietro, il confronto tra quantità e la stima di lunghezze; inoltre gli studenti con queste problematiche potrebbero presentare difficoltà nell’acquisizione delle procedure di calcolo e nei fatti aritmetici Per tale ragione, nella nuova Batteria MT Avanzate-3 abbiamo deciso di inserire una prova rapida carta e matita di Competenza numerica, costruita sul principio della sensibilità immediata alle grandezze. Vari studi hanno evidenziato che la capacità di calcolo adolescenti è influenzata da più fattori: il grado di adeguatezza, di complessità e di automatizzazione delle strategie utilizzate; le capacità di stimare i possibili risultati; le capacità di programmare i vari passaggi per risolvere il compito (per esempio Dixon, Deets e Bangert, 2001; Wilson e Swanson, 2001; Montague e van Garderen, 2003). Altri studi rilevano chiaramente come lo studente competente, oltre alle abilità numeriche di base, debba possedere anche una buona accuratezza, una buona flessibilità nella scelta delle procedure da adottare e un buon controllo metacognitivo delle proprie attività mentali (Donlan, 1998). L’apprendimento della matematica e le difficoltà che spesso sono associate a questa materia risentono di numerosi fattori che riguardano non solo le abilità cognitive di base, l’uso di strategie, le capacità metacognitive, il sostegno ambientale, ma anche la motivazione ad apprendere. E proprio quest’ultimo aspetto costituisce una variabile cruciale che interviene nell’apprendimento matematico facilitando oppure ostacolando il processo di acquisizione. Molte ricerche hanno evidenziato che la riuscita scolastica in matematica può avere un forte effetto sulla percezione di autoefficacia e sull’ansia, e che questi effetti sono più evidenti in adolescenza (Pajares e Graham, 1999; Pietsch, Walker e Chapman, 2003). Riuscire ad affrontare con successo questi compiti implica gratificazione e soddisfazione, al contrario fallire comporta spesso sfiducia, senso di impotenza e scarsa stima di sé. 16
2. Disturbi e difficoltà di apprendimento di lettura, scrittura e matematica nel biennio della scuola secondaria di II grado 2.1 I DSA nella scuola secondaria di II grado È ormai risaputo che la presenza di un substrato neurologico nei soggetti con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) comporta la permanenza di alcune difficoltà anche in età adulta. A questo proposito, numerose ricerche hanno dimostrato che gli adulti dislessici hanno un’attivazione più limitata della corteccia temporale media sinistra superiore e inferiore e del giro occipitale medio (Paulesu et al., 2001). In adolescenza e nel giovane adulto, infatti, sono stati riscontrati problemi di elaborazione e decodifica fonologica (Lami et al., 2008; Shaywitz et al., 1999) di lentezza nella lettura di parole e non parole e difficoltà nello spelling (Cornoldi e Candela, 2014; Hanley, 1997; Hatcher, Snowling e Griffiths, 2002; Roberto et al., 2005; Shaywitz et al., 1999). Nonostante le diverse problematiche, l’adolescente con DSA riesce a mettere in atto processi di compensazione che gli permettono di affrontare in maniera abbastanza adeguata le richieste della scuola secondaria. In questo modo è in grado di raggiungere livelli di apprendimento funzionali e si riducono le conseguenze negative del disturbo, ma permangono difficoltà non sempre visibili da osservatori esterni soprattutto quando aumentano il carico di lavoro e le richieste scolastiche. In particolare, tali difficoltà si manifestano quando lo studente è in condizioni di stress o sotto pressione (Fenzi e Cornoldi, 2015). Compensare, infatti, richiede notevoli risorse attentive e cognitive con conseguente affaticamento per lo studente. Angelini, Ghidoni e Stella (2011), per esempio, hanno constatato che quando il brano da leggere era più lungo, i soggetti del gruppo di controllo leggevano più velocemente e con meno errori (effetto riscaldamento) rispetto ai soggetti dislessici i quali, al contrario, palesavano un certo affaticamento e mostravano chiare difficoltà alla fine del brano. Nelle nostre ricerche abbiamo messo in luce come uno studente adolescente che abbia compensato le sue difficoltà risulti comunque meno automatizzato e più fragile di fronte alla richiesta di leggere o scrivere svolgendo in contemporanea un’altra semplice attività (per esempio articolando; vedi Cornoldi e Candela, 2014; Re et al., 2011). La lettura e scrittura sono abilità strumentali importanti anche nella scuola secondaria di II grado e necessarie per accedere a un buon apprendimento; il loro sviluppo non si arresta ai primi anni della scolarizzazione, al contrario esse sono oggetto di continuo affinamento nel corso degli anni. Un pieno possesso di tali abilità è essenziale per affrontare i compiti richiesti dalla formazione superiore. I disturbi dell’apprendimento pur permanendo nell’adolescenza e nell’età adulta, subiscono un’evoluzione: nella dislessia si verifica un miglioramento nella correttezza in base alla scolarità, ma persiste la lentezza nella decodifica; la disortografia tende a mantenersi, soprattutto quando lo studente è sottoposto a un notevole carico cognitivo, anche se i tipi di errori risultano differenti nel tempo (Re et al., 2011). Maughan e colleghi (2009) nei loro studi hanno osservato come i soggetti con dislessia in età adulta manifestano difficoltà nei compiti ortografici e si collocano, in media, quasi 2 DS (deviazione standard) al di sotto rispetto ai dati di riferimento per età. Quando i Disturbi Specifici dell’Apprendimento si intersecano con le problematiche tipiche degli adolescenti sorgono ulteriori complicazioni. 17
I ragazzi con dislessia hanno tendenze suicidarie tre volte superiori rispetto a quelle dei coetanei non dislessici (Daniel e collaboratori, 2006). Esiste, inoltre, un collegamento tra le difficoltà di lettura e un maggior rischio di atteggiamenti internalizzanti come il ritiro sociale, i sintomi depressivi e ansiosi (Mugnaini e colleghi, 2009). La presenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento spesso influisce sulle scelte dell’adolescente da quelle universitarie a quelle occupazionali. Infatti Michelsson, Byring e Bjorkgren (1985) hanno osservato, con uno studio condotto su 26 soggetti dislessici, che soltanto una persona aveva deciso di frequentare l’università mentre la maggior parte dei soggetti aveva abbandonato la scuola per lavorare. Questi soggetti che giungono all’esperienza universitaria avendo discretamente compensato il proprio deficit e riescono a studiare in maniera autonoma, presentano ancora delle difficoltà rispetto ai coetanei senza DSA (Re e collaboratori, 2011). 2.2 Disturbo specifico della lettura Il Disturbo specifico della lettura (o Dislessia evolutiva) riguarda l’automatizzazione funzionale della abilità di decodifica. Secondo il DSM-5 (APA, 2013) la mancata automatizzazione si manifesta attraverso una lettura lenta, caratterizzata da un numero elevato di errori e da affaticamento (Criterio diagnostico A); il livello delle capacità di lettura raggiunto deve collocarsi al di sotto di quanto ci si aspetterebbe in base all’età cronologica del soggetto (attraverso l’utilizzo di test standardizzati somministrati individualmente e di una valutazione clinica globale) e, inoltre l’anomalia della lettura comporta ripercussioni sull’apprendimento scolastico o sulle attività quotidiane (Criterio B). Le difficoltà di lettura si presentano durante gli anni d’età scolare, ma non diventano pienamente manifeste fino a quando le richieste che interessano queste specifiche competenze non superano il livello di capacità del soggetto (Criterio C). Tali difficoltà non devono essere dovute ad altri fattori quali disabilità intellettiva, scarsa acuità visiva o uditiva, altri disturbi mentali o neurologici, avversità psicosociali, la mancanza di conoscenza della lingua di insegnamento accademico, o un livello d’istruzione inadeguato (Criterio D). La Consensus Conference (2010), creata in Italia grazie all’iniziativa dell’Associazione Italiana Dislessia, raccomanda per la valutazione delle abilità di lettura l'utilizzo di più fonti di informazione, come: anamnesi, questionari ai genitori e agli insegnanti, batterie di screening “culturalmente” appropriate e psicometricamente solide. Il DSM-5 (APA, 2013) e l’ICD-10 (OMS, 2007) concordano nel considerare, nelle lingue trasparenti (che presentano un alto grado di corrispondenza tra la forma scritta e orale), la rapidità come indicatore della presenza di un disturbo della lettura più sensibile rispetto alla correttezza. Ciò anche in considerazione del fatto che, con l’avanzare dell’età, il problema principale rimane la lentezza della decodifica. Tuttavia, si ritiene necessario tener conto di entrambi i parametri. Secondo le linee guida AIRIPA (Cornoldi e Tressoldi, 2014) l’ipotesi di dislessia si considera in presenza di una difficoltà generalizzata di lettura e di punteggi critici, che si collocano al livello o sotto il cut-off del 5° percentile (o, ma sconsigliato, delle 2 DS) in almeno 2 delle misure raccolte, rispetto alla classe frequentata e al programma didattico svolto, e, in presenza comunque di punteggi largamente sotto la media anche in altri indici di rapidità e correttezza. È importante, ai 18
fini della diagnosi, considerare l’impatto che il disturbo ha nella vita quotidiana e le ripercussioni scolastiche ed emotive, oltre che i riscontri testistici. Nella presente batteria, al fine di valutare l’abilità di lettura sono previste una prova di Lettura di brano, una prova di Lettura di parole e una prova di Lettura di non parole per entrambe le fasce scolastiche. 2.3 Disturbo specifico di comprensione del testo Per Disturbo specifico di comprensione s’intende quella difficoltà di lettura che riguarda l’abilità di cogliere efficacemente il significato del testo, a prescindere dalla capacità di decifrarlo. I principali manuali diagnostici non distinguono il disturbo di lettura dal disturbo di comprensione, tuttavia ultimamente le ricerche sottolineano la necessità di dissociarli, poiché implicano processi parzialmente indipendenti. sottintendere L’ICD 10 (OMS, 2007) considera il disturbo della lettura sia nella componente di decodifica che in quella di comprensione del testo, per cui risulta essere sufficiente una di queste difficoltà per ricevere la diagnosi di disturbo della lettura. Il documento dell’ISS (2011) propone di considerare l’abilità di comprensione del testo come diversa e in parte indipendente dall’abilità di decodifica, tuttavia, non ritiene opportuno individuare un disturbo specifico e suggerisce di considerare questo parametro per l’inquadramento funzionale della dislessia. Il DSM-5 (APA, 2013), invece, ha incluso il disturbo specifico di comprensione all’interno della categoria dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Il soggetto può leggere accuratamente il testo senza comprenderne il significato, capirne la sequenza o le relazioni. Tali difficoltà devono persistere per almeno 6 mesi, nonostante un percorso specifico di trattamento. Per parlare di disturbo di comprensione del testo scritto, la prestazione del soggetto deve essere inferiore o uguale al 5° percentile in prove standardizzate che valutino tale abilità, devono esserci adeguata capacità di decodifica e assenza di fattori di esclusione per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento. La Consensus Conference (2010) raccomanda di non considerare la comprensione tra i parametri ai fini della diagnosi di dislessia in quanto soggetti con problemi di comprensione, in presenza di buone capacità di decodifica, non soddisfano i criteri per la dislessia. Le raccomandazioni in materia di pratica clinica evidenziano, tuttavia, l’importanza di mantenere comunque la validità del parametro comprensione per un inquadramento funzionale più ampio del disturbo specifico della lettura, utile per stabilire il criterio di interferenza di tale difficoltà nella vita quotidiana. Si consiglia di affiancare alla prova di comprensione, una prova di lettura per escludere un disturbo specifico a carico della lettura. Una lenta decodifica, infatti, potrebbe compromettere la comprensione del testo, rimanendo all’interno di un disturbo a carico della lettura. Nella presente batteria, al fine di valutare l’abilità di comprensione del testo sono previsti due brani (Brano A e Brano B) per entrambe le fasce scolastiche. 19
2.4 Disturbo specifico della scrittura Gli aspetti generalmente condivisi nel definire il disturbo di scrittura fanno riferimento a tre componenti alla base dello scrivere: grafismo, ortografia ed espressione scritta. Il DSM 5 (APA, 2013) distingue tra difficoltà in: • accuratezza dello spelling, caratterizzata da aggiunta, omissione o sostituzione di vocali o consonanti, errate segmentazioni ecc.; • organizzazione dell’espressione scritta, che si caratterizza per difficoltà nella capacità del soggetto di comporre testi scritti, con errori grammaticali o di punteggiatura nelle frasi, scadente organizzazione in capoversi, errori multipli di organizzazione. Il DSM-5 non menziona l’aspetto del grafismo ma indica che, se la calligrafia scadente è dovuta a una compromissione della coordinazione motoria, si dovrebbe prendere in considerazione una diagnosi di Disturbo di sviluppo della coordinazione. La Consensus Conference (AID, 2009) e la legge 170/2010, invece, indicano chiaramente che all’interno del disturbo della scrittura vanno distinte due componenti: quella disortografica e quella motoria. La disortografia è un disordine della codifica del testo scritto dovuto a un deficit delle componenti centrali del processo di scrittura, responsabili della transcodifica del linguaggio orale nel linguaggio scritto (Cornoldi, 2007). L’ICD-10 (OMS, 2007) e il DSM-5 (APA, 2013) differiscono nel definire i sintomi specifici per poter diagnosticare il disturbo di competenza ortografica previsto specificatamente dalla normativa italiana (legge 170/2010) a partire dal 2010. L’ICD 10 (OMS, 2007) parla di Disturbo specifico della compitazione (F81.1) riferendosi a una specifica e rilevante compromissione nello sviluppo delle capacità di compitazione, in assenza di una storia di Disturbo specifico della lettura e non solamente spiegata da una ridotta età mentale, da problemi di acutezza visiva o da inadeguata istruzione scolastica. Risulta chiaro, quindi, che la diagnosi di disortografia andrebbe fatta per l’ICD-10 (OMS, 2007) solo in assenza di un Disturbo specifico della lettura. Questa scelta nasce da varie considerazioni, fra cui il fatto che molte forme di difficoltà di scrittura non sono specifiche, ma sono in qualche modo la conseguenza o il correlato di una difficoltà di lettura. Secondo le linee guida AIRIPA (Associazione Italiana per la Ricerca e l’Intervento in Psicopatologia dell’Apprendimento) elaborate da Cornoldi e Tressoldi (2014) per la disortografia si possano applicare, in analogia, i criteri proposti per la dislessia, suggerendo in particolare di fare diagnosi quando il bambino è sotto il quinto percentile in almeno metà delle prove di scritura proposte. Le linee guida però ricordano che il disturbo ha un carattere meno delineato rispetto alla dislessia, al punto che l’ICD-10 indica di usare questa categoria diagnostica solo in assenza di dislessia. Poiché tuttavia la Legge 170 ha suggerito di considerare separatamente i vari problemi occorre prevedere, sia pur con prudenza, l’uso concomitante di entrambe le diagnosi. La disortografia è all’origine di una minore correttezza del testo scritto e si manifesta con un significativo numero di errori ortografici. In particolare, come già ricordavamo, noi distinguiamo 3 tipologie di errori che si riducono secondo una progressione evolutiva: • Errori fonologici: errori in cui non è rispettato il rapporto tra fonemi e grafemi. • Errori non fonologici: errori nella rappresentazione ortografica (visiva) delle parole, e non nel rapporto tra fonemi e grafemi. 20
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