Promemoria per Roma Capitale - Alessandro Bianchi per Virginia Raggi Sindaca Bella Intelligente Equa Sicura Ecologista - Roma Ecologista
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Alessandro Bianchi per Virginia Raggi Sindaca Promemoria per Roma Capitale Bella Intelligente Equa Sicura Ecologista Roma, settembre 2021
INDICE 1. PROMEMORIA: PERCHÉ, PER CHI 2. PENSARE ROMA NEL 2030 3. IDEE, PROPOSTE, PROGETTI 3.1 Centro e Periferia un’unica Città 3.2 Una mobilità dolce 3.3 La Rigenerazione Urbana 3.4 Il Patrimonio archeologico e architettonico 3.5 Il Progetto Tevere 3.6 Le Città di prossimità 4. LA LISTA “ROMAECOLOGISTA”
1. UN PROMEMORIA: PERCHÉ, PER CHI Il perchè è presto detto: il Promemoria è un breve appunto per tenere a mente qualcosa e credo che oggi tutti noi dobbiamo avere a mente come vogliamo che sia Roma da qui a dieci anni e che cosa dobbiamo fare - e chiedere di fare - affinchè diventi così. Da qui a dieci anni perché questo è il tempo che occorre per partire da quanto è stato fatto finora con i suoi pregi, molti eccezionali, e i suoi difetti da elimina- re al più presto, mettendo in campo idee, proposte e progetti capaci di far diventare realtà il nostro imma- ginario. L’impresa è delle più ardue perché Roma è una città molto, molto difficile da governare, per cui è necessa- rio avere una amministrazione con un profilo di qualità alto da tutti i punti di vista: competenza, onestà, cura dei beni comuni, dedizione alle aspettative e alle esigenze di chi la città la vive ogni giorno. E’ il profilo che negli scorsi cinque anni ha faticosa- mente costruito l’Amministrazione di Virginia Raggi, di cui vanno ricordati due elementi fondamentali: - Il progressivo risanamento del bilancio comu- nale, testimoniato dal fatto che Standars&Poor’s ha migliorato il giudizio sull’affidabilità economi- co-finanziaria di Roma. Questa è anche la condizio- ne essenziale per ottenere una legge speciale per
la Città Capitale e sostenere nei prossimi anni pro- getti di lungo respiro. - L’allontanamento dal Comune dei comitati d’af- fari, da sempre pronti a manovrare e corrompere per imporre i propri interessi, ripristinando il prin- cipio di legalità soprattutto negli appalti. E’ per questo che gli interessati hanno messo in cam- po tutto il loro imponente armamentario mediatico per attaccare l’Amministrazione Raggi e oggi manovrano per mettere le mani sui fondi del PNNR e del Giubileo 2025. Vanno tenuti lontano dal Campidoglio, perché l’affer- mazione rigorosa del principio di legalità è la condizio- ne basilare per il buon governo della città. Per chi è una scelta precisa: per tutti i cittadini ro- mani che hanno a cuore il bene della loro città e se ne vogliono prendere cura. Quindi certamente non per quelli che Argan chiama- va “i nemici di Roma”, quelli che da sempre hanno fatto della città il terreno dei loro affari, dei loro profitti e del- le loro rendite, sfregiandola in più parti. Di questi non ci occupiamo, votino chi vogliono, noi stiamo da un’altra parte, stiamo dalla parte delle per- sone per bene, che amano la loro città e vogliono con- tribuire a renderla sempre migliore sostenendo un’Am- ministrazione e una Sindaca capaci di farlo.
2. PENSARE ROMA NEL 2030 Dunque quello che ci dobbiamo chiedere è come vo- gliamo che sia la nostra città da qui a dieci anni, e credo che la risposta non possa che essere: Bella, Intelligen- te, Equa, Sicura, Ecologista * Bella, grazie ad un patrimonio architettonico, ar- tistico ambientale e paesaggistico che non ha eguali al mondo, sia per la dimensione che per la sua continui- tà storica. Un patrimonio da conservare gelosamente sottraendolo a chi da sempre cerca di deturparlo e da valorizzare agli occhi del mondo intero, come è dovuto alla più grande risorsa che la città possiede. Ma dobbiamo anche ricordare che Roma non è solo il centro storico ma anche tutto quello che è sorto all’e- sterno del perimetro delle mura aureliane. Lì, nei primi quartieri di prima espansione e fino all’estrema periferia, dagli anni Sessanta del ‘900 in poi l’hanno fatta da padroni i palazzinari romani, costruen- do edifici di infima qualità architettonica e privi di una visione urbanistica. Lì vanno ricostituiti la bellezza, il decoro, la quiete, la pulizia. * Intelligente, vale a dire una città che abbia, anzi- tutto, la consapevolezza di essere la Città Capitale e, quindi, di avere il compito di rappresentare il nostro Pa- ese nel mondo, dialogando con le altre Capitali.
Poi una città capace di migliorare la qualità della vita dei cittadini e soddisfare le esigenze delle innu- merevoli istituzioni presenti, delle migliaia di imprese, delle decine di milioni di visitatori. Un’impresa certamente non facile ma perseguibile se si ha chiaro che il presupposto è che la città venga governata da persone oneste e competenti, capaci di combattere la corruzione, di rifiutare nepotismi e clientelismi, di contrastare le speculazioni di ogni tipo e di offrire servizi di qualità: scolastici, sanitari, cultura- li, amministrativi, sportivi, ricettivi e via dicendo. Perché la città è intelligente, o smart come ormai usa dire, non se è cablata-informatizzata-interconnes- sa, ma se queste innovazioni vanno a migliorare la qualità delle funzioni della città. * Equa, come deve essere una città in cui sono pre- senti genti diverse per cultura, razza, lingua, religione e condizione economica, alle quali tutte vanno assicura- ti i diritti civili fondamentali e, ancor prima, dignità e senso di appartenenza, perché è questo che da la misura del modo di intendere il rapporto con tutte le diversità. La questione riguarda in modo particolare gli immi- grati – che sono e saranno sempre più numerosi – per i quali vanno predisposti percorsi efficaci di integrazio- ne, ma riguarda anche il sostegno ai poveri, ai disa- bili, agli anziani soli, ai minori senza famiglia, alle persone fragili.
Dal rapporto che si costruirà con tutti loro si capirà se Roma è attenta ai problemi delle fasce più deboli, ma anche se è una città tollerante, cosmopolita, multietnica, multireligiosa, poliglotta. * Sicura, che significa anzitutto difendere i cittadi- ni dall’aggressione della grande criminalità organiz- zata, che si sta impadronendo sempre più di esercizi commerciali, di imprese produttive, di attività finanzia- rie, oltre ad esercitare giornalmente il taglieggiamento e l’usura. Ma significa, anche, affrontare in modo adeguato la questione delle emarginazioni sociali, a partire dal rifiu- to della falsa equazione “immigrato-irregolare-diver- so = criminale”, che da spazio alle spinte più retrive verso il razzismo, l’omofobia e la violenza. Sono le spinte che aizza e cavalca la destra della peg- gior specie, che Roma deve allontanare da se come un corpo estraneo. * Ecologista Vale a dire attenta al rapporto tra gli esseri umani e gli animali e i vegetali che vivono nel suo stesso ambiente. Quanto va accadendo in termini di cambia- menti climatici, di inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo, di desertificazione, di scioglimento dei ghiac- ciai e via dicendo, fa vedere chiaramente che questo rapporto è ormai del tutto squilibrato. Trasferita in ambiente urbano si tratta della questio-
ne chiave per le città del terzo millennio e va affron- tata in modo deciso in una città come Roma che per questo aspetto è ancora molto fragile. Il freno al consumo di suolo, la rigenerazione urbana, la mobilità dolce, il ciclo zero dei rifiuti, l’abbattimento dell’inquinamento, la conversione energetica, sono alcune delle azioni indispensabili per fare di Roma una città ecologista.
3. IDEE, PROPOSTE, PROGETTI Per fare in modo che questo scenario si avveri, è ne- cessario partire dall’idea che abbiamo di Roma e far discendere da questa le proposte, i progetti e gli inter- venti in grado di soddisfare le esigenze degli abitanti, delle istituzioni presenti, dei professionisti e degli im- prenditori che qui operano, dei turisti che la affollano. Un impegno che copre uno spettro enorme di problemi sui quali è necessario operare partendo da quanto negli scorsi anni è stato già fatto dalla Sindaca Raggi e dalla sua Amministrazione. L’aspetto su cui è impegnata in particolare “RomaE- cologista” riguarda la città costruita: la ricomposizio- ne di un assetto urbano unitario, il patrimonio da rigenerare, i trasporti per assicurare una mobilità dolce, la crescita e la cura del verde, la conversione energetica, la forestazione urbana, la tutela dei di- ritti degli animali, la conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico. Il tutto in una dimensione di forte innovazione so- stenuta dal costante ricorso alle tecnologie digitali.
3.1 CENTRO E PERIFERIA UN’UNICA CITTÀ Uno degli aspetti più negativi che permangono nella nostra città è la separatezza tra le parti che la com- pongono, in particolare tra il centro storico, le principa- li espansioni urbane del secondo dopoguerra e le pe- riferie estreme, compresi i grandi complessi di edilizia residenziale pubblica costruiti negli anni ’60 -‘90. Per molteplici motivi un grande numero di cittadi- ni romani paga un prezzo alto in termini economici e sociali al permanere di questa separatezza. La costruzione di decine di complessi residenziali di vario tipo, per lo più di scadente qualità edilizia e privi di un disegno urbanistico unitario, ha creato una separa- tezza fisica tra il centro e le varie periferie che crea enormi difficoltà a chi ogni giorno deve muoversi da una parte all’altra per motivi di lavoro, di studio, di accesso ai servizi, di svago. La difficoltà maggiore è legata alla ca- renza dei servizi di trasporto che rende difficoltosa la mobilità, causando lunghe ore nelle attese e negli spo- stamenti, ore sottratte al libero uso delle persone. Ma vi è anche un’altra separatezza altrettanto grave, la separatezza sociale, legata al fatto che gli abitan- ti delle periferie hanno spesso la percezione di esse- re esclusi da quella parte della città – il cosiddetto centro storico – dove si svolgono non solo le funzioni centrali ma anche la gran parte degli eventi di interesse collettivo: quelli della cultura, delle arti, dello spettaco- lo, dello sport.
Per contro, nella gran parte delle zone periferiche non è possibile lo svolgimento di alcuna attività che vada oltre l’abitare e l’accedere ai servizi elementa- ri, mentre per quelli di livello superiore non esistono luoghi idonei e strutture dedicate. E’ un problema che si trascina da decenni e impedi- sce che Roma possa assumere il carattere di una città unitaria nella quale centro e periferia costituiscano parti interconnesse di un unico organismo unitario. 3.2 UNA MOBILITÀ DOLCE Qualsiasi ragionamento tendente a migliorare la mo- bilità a Roma deve partire dal presupposto che occorre ridurre il numero di veicoli privati circolanti. Sen- za muoversi in questa direzione non vi è soluzione né infrastrutturale né di ingegneria del traffico capace di dare risposte adeguate. Dunque dobbiamo partire dal prendere atto che il numero di veicoli per abitante a Roma è il più alto tra le grandi città europee: 63 veicoli ogni 100 abitanti, su- periore a quello di Milano (49/100), di Madrid (46/100), di Londra (31/100), di Parigi (25/100). Come mai queste clamorose differenze? La risposta è che a Roma il trasporto è squilibrato nel rapporto tra mezzi pubblici e privati. Peraltro è evidente che è possibile diminuire il nume- ro di veicoli privati circolanti solamente aumentando
in quantità e qualità i servizi di trasporto pubblico. Dunque un programma credibile teso a dimezzare in dieci anni il numero di veicoli privati circolanti – con il che Roma si collocherebbe ai livelli medi europei - deve essere accompagnato da un contemporaneo programma di incremento dei servizi di trasporto pubblico: Autobus, Metropolitana, Tram. Per gli Autobus è già in corso di attuazione un pro- gramma che riguarda l’acquisto di nuovi mezzi, l’atti- vazione di nuove linee e il miglioramento della cir- colazione anche grazie al ricorso a tecnologie digitali. Il tutto nella logica di realizzatre un servizio urbano di autobus ad elevata efficienza, che continuerà ad essere l’ossatura portante della mobilità romana. Per quanto riguarda le Metropolitane va preso atto che con i prolungamenti e il completamento della Linea C, la partita è completa. Quello che occorre è realizzare la maggiore integrazione possibile tra le metropolitane e le altre modalità di trasporto, costruendo efficienti nodi di scambio. Quanto ai Tram devono essere considerati come la più efficace prospettiva per assicurare a Roma una mobilità dolce. E non parliamo semplicemente di una o più nuove linee, ma della costruzione di una rete che copra pro- gressivamente l’intera città, tenendo conto che si tratta
del mezzo di trasporto più ecologico e meno costoso (al costo di 10 Km di metro si realizzano 100 Km di tram). D’altronde il rapporto di Roma con il tram è di lunga data, risale alla fine dell’Ottocento e già nel 1905 era- no operative 17 linee tranviarie su cui circolavano 144 tram. Tra le più famose sono state la “Circolare Rossa” e la “Circolare Nera” che hanno viaggiato sui lungoteve- re dal 1931 fino al 1959. Purtroppo, a partire dagli anni Sessanta è iniziata una repentina e dissennata dismissione della rete tranvia- ria a favore del trasporto su gomma, il che ha contribuito in modo decisivo a rendere caotico il traffico cittadino. Solo molto tempo dopo vi è stato un timido cenno di risveglio, il cui episodio più significativo è stato l’attiva- zione nel 1998 della Linea 8 “Casaletto-Argentina”, poi prolungata fin quasi a Piazza Venezia. Certamente im- portante è stata la cosiddetta “cura del ferro” proposta nel 2004, che prevedeva oltre alla cosiddetta chiusura dell’anello perimetrale anche diverse linee tranviarie, ma è una proposta rimasta in gran parte disattesa. Oggi è tempo di ripartire considerando che le linee attuali sono 6, per uno sviluppo di 26 Km: Linea 2: Piaz- za Mancini – P.le Flaminio; Linea 3: Stazione Trastevere – Valle Giulia; Linea 8: Piazza Venezia – Casaletto; Linea 5: Stazione Termini – P.le dei Gerani; Linea 14: Stazione Termini – V.le Togliatti; Linea 19: Piazza Risorgimento – P.le dei Gerani.
L’Amministrazione Raggi approvando il PUMS-Piano Urbano della Mobilità Sostenibile ha previsto la rea- lizzazione di 12 rami per uno sviluppo complessivo di 44 Km, il che rappresenta un notevole avanzamento. Ma si dovrà guardare oltre realizzando una rete tranviaria interconnessa a copertura dell’intera cit- tà, avendo particolare attenzione ai collegamenti con le zone periferiche, mentre nel centro città il proget- to più interessante da portare avanti è la riattivazione delle linee sui Lungotevere, per i quali va ridisegnata completamente la circolazione contemperando le linee tranviarie con le piste ciclabili e i percorsi pedonali. Guardando a quanto è stato fatto con l’Euskotren a Bilbao o alla rete tranviaria di Freiburg in Breisgau, si ha un’idea di quale sia la prospettiva da realizzare. 3.3 LA RIGENERAZIONE URBANA La rigenerazione urbana è la chiave di volta per far si che a Roma ritrovi dignità la pratica urbanistica, per lungo tempo trasformata in mercimonio di aree, cubatu- re, altezze, diritti edificatori, compensazioni e simili. Rigenerare significa cambiare genere ad un ogget- to urbano – un edificio, uno stabilimento industriale, una caserma, uno scalo ferroviario, un impianto spor- tivo, per citare i più rilevanti – che ha perso la sua origi- naria funzione ed è stato dismesso. A Roma ci sono migliaia di questi oggetti che ver- sano per lo più in uno stato di abbandono, creando an-
che problemi di degrado, di inquinamento e di mancan- za di sicurezza. Rigenerare questo enorme patrimonio destinan- dolo ad altre funzioni può invertire il modo di fare urbanistica finora basato sulla logica della continua espansione e del consumo di suolo. Le nuove funzioni – residenziali, industriali, com- merciali, culturali, turistiche, ricreative – si dovranno insediare in edifici e aree dismessi, senza edificare su nuovi terreni. E’ questo il modo di rispondere al princi- pio “consumo zero di suolo”, che altrimenti resta una mera enunciazione. Questa è anche la strada da percorre per rilanciare l’edilizia sociale e andare incontro alle esigenze dei cit- tadini meno abbienti, delle giovani coppie, degli studen- ti, dei residenti precari, non più costruendo nuovi edi- fici ma rigenerando quelli dismessi e abbandonati. A Roma uno degli esempi più interessanti si trova sulla Via Ostiense, dove la Centrale elettrica Montemartini, aperta nel 1912 e dismessa nel 1963, è stata trasformata in Museo dell’arte romana, così come va citato il caso del MAXXI edificato sulla ex caserma Montello. Ma molti altri interventi di questo tipo sono stati già avviati dall’Amministrazione Raggi, come il Mercato di Torre Spaccata nel municipio VI, la Filanda nel Munici- pio VII, lo stabilimento Mira Lanza nel municipio XI, la Stazione Tuscolana nel Municipio VII. Inoltre sono stati avviati i programmi di rigenerazione
di San Basilio, San Lorenzo-Via dei Lucani, Santa Ma- ria della Pietà, Stazione Tiburtina, e approvato quello delle FS per la “Riqualificazione urbanistica e funzio- nale del nodo di Termini e di Piazza dei Cinquecento”. Per affermare in generale questo nuovo approccio sono necessarie tre condizioni: - L’avvio di un censimento sistematico del patri- monio dismesso da gestire successivamente con un Osservatorio dedicato - Il coinvolgimento degli Ordini Professionali - Ar- chitetti, Urbanisti, Ingegneri, Geometri, Geologi – per l’avvio di Concorsi di Progettazione a livello internazionale. - Il confronto con gli imprenditori e le loro organiz- zazioni perché la rigenerazione richiede anche una revisione profonda dei processi di lavorazione e di produzione dei materiali 3.4 IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO E ARCHITETTONICO E’ noto a tutti che a Roma si trova il più grande pa- trimonio archeologico e architettonico del mondo, unico anche per la sua continuità storica: dall’epoca reale a quella repubblicana e imperiale; dal periodo bi- zantino al medioevo, al rinascimento, al barocco, fino all’epoca moderna. E’ in larga parte concentrato nel centro storico, ma è
ampiamente diffuso anche nelle zone limitrofe. E’ evidente che si tratta della più grande risorse che Roma possiede, alla quale fare ricorso cercando conti- nuamente un punto di equilibrio tra le esigenze della tutela e conservazione e quelle della fruibilità e valoriz- zazione. Nel centro storico l’intervento più importante da realizzare è il Parco dei Fori e dell’Appia Antica, di cui parlava addirittura Napoleone in un decreto del 1811 “pour l’embellissement de notre bon ville de Rome”. Una spinta decisiva era venuta nel periodo dei Sinda- ci Argan e Petroselli per la realizzazione del progetto elaborato da illustri architetti e sostenuto da persona- lità del calibro di Antonio Cederna e Adriano La Re- gina, ma la resistenza opposta dai sempiterni “nemici della città” impedì l’iniziativa. Questa dovrà essere una priorità della prossima Am- ministrazione, che deve dare vita ad un continuum: Piazza Venezia, Via dei Fori Imperiali, Via di S. Gregorio, Porta Capena, Passeggiata archeologica, Porta S.Sebastiano, Via Appia Antica fino al confine comunale. Ma sono molte altre le parti di patrimonio su cui in- tervenire agendo con azioni diverse a seconda delle esigenze: restauro, riqualificazione, protezione dal traf- fico, ampliamento del verde. Tra le prioritarie: - L’Auditorium del Borromini alla Chiesa Nuova.
- Il “Parco lineare integrato” delle Mura Aureliane - L’area di Porta S.Paolo-Piramide Cestia-Cimitero acattolico- Monte dei Cocci. - L’area del Foro Boario-Tempio di Ercole Oliva- rio-Tempio di Portuno-Bocca della Verità - L’area del Colle Oppio-Terme di Traiano-Via Sette Sale-S. Pietro in Vincoli Quanto alle zone limitrofe e periferiche sono in- numerevoli gli interventi di ricucitura da realizzare per valorizzare le emergenze archeologiche architettoni- che e ambientali, presenti diffusamente sul territorio. Un buon punto di partenza dovrà essere quello di realizzare un censimento complessivo e costruire un quadro di insieme dell’ubicazione e delle caratteristiche di queste emergenze. Un esempio fra i tanti sono i per- corsi e gli intorni degli antichi acquedotti. Ovunque l’esaltazione della bellezza andrà accom- pagnata con la pulizia e il decoro. Un discorso a se stante riguarda il Parco Archeologi- co di Ostia Antica, la cui governance è di competenza del Ministero della Cultura, per il quale l’Amministrazio- ne comunale dovrà impegnarsi per garantire servizi di qualità al contorno e, soprattutto, per migliorare l’ac- cessibilità a partire dalla riqualificazione della linea Roma-Lido, richiamando la Regione Lazio alle proprie responsabilità.
3.5 IL “PROGETTO TEVERE” La storia di Roma è indissolubilmente legata al Te- vere che per duemila anni e fino alla costruzione dei muraglioni a cavallo del ‘900 è stato un formidabile mezzo di trasporto, a partire da Ostia per arrivare in piena città a Ripa Grande e Ripetta. I muraglioni sono stati un intervento necessario per evitare i disastri causati dalle periodiche alluvioni, ma è evidente che la loro costruzione ha interrotto il rappor- to di Roma con il Tevere e ha modificato profondamen- te la morfologia delle parti di città prospicienti il fiume. La questione che oggi l’Amministrazione deve affron- tare riguarda gli interventi da eseguire affinchè Roma ritrovi un rapporto con il suo fiume. Nel tempo sono state presentate molte proposte, le ultime delle quali sono il programma “Roma Caput Mundi in riva sinistra del Tevere”, e quello di più am- pia portata del nuovo Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile e della Città Metropolitana di Roma Capitale per la navigabilità del fiume dalla foce a Castel Giubileo, per il quale è stata avanzata una ri- chiesta di 300 milioni nell’ambito del PNRR. Quello che manca - e che l’Amministrazione dovrà av- viare al più presto - è l’elaborazione un progetto com- plessivo che porti a composizione tra loro le diverse proposte sul tappeto: l’uso come idrovia per il trasporto pubblico; l’incentivo all’uso turistico; una tranvia sulle delle banchine; i collegamenti con il piano stradale; la rinaturalizzazione delle sponde e altri ancora.
Sarà poi necessario che per l’attuazione di questo progetto si individui un soggetto unico con poteri di coordinamento e di spesa, che superi le sovrapposi- zioni di competenze, sempre all’origine delle inefficien- ze e dei ritardi. 3.6 LE “CITTÀ DI PROSSIMITÀ” L’idea di dare vita a Città di prossimità, vale a dire a zone urbane nelle quali l’accesso ai servizi intermedi sia possibile in un tempo non superiore a quindici minuti a piedi, in bicicletta o con mezzi ecologici, nasce da uno studio di Carlos Moreno della Sorbona, recepito e avviato a sperimentazione a Parigi dalla Sindaca Anne Hidalgo. I servizi in questione sono quelli sanitari, scolastici, culturali, ricreativi, sportivi, dello spettacolo di livello non raro che, inevitabilmente, rimarranno ubicati sola- mente nel centro storico. I vantaggi di una simile proposta sono evidenti: ri- durre i tempi per l’accesso ai servizi, introdurre una mobilità dolce, abbattere l’inquinamento, in una parola migliorare la qualità della vita delle persone. Più in generale si può pensare che la realizzazione di un tale proposta possa condurre a dare vita a nuclei abitativi dotati di maggiore coesione sociale e di un più accen- tuato carattere urbano. L’applicazione a Roma di questa idea richiede di adattarla alle specifiche situazioni insediative della città
e per questo il riferimento obbligato è ai quindici Muni- cipi, la cui popolazione varia da circa 130.000 a 250.000 abitanti. Si tratta di vere e proprie città di medio livello anche rispetto al panorama nazionale, il che rende credibile trattarle come tali per quanto riguarda la disponi- bilità di servizi e la mobilità. Dunque l’iniziativa dell’Amministrazione comunale deve essere quella di avviare uno ricognizione sulla dotazione di servizi nei diversi Municipi e individuarne due-tre nei quali avviare dei progetti pilota finalizzati a stabilire: - quali e quante nuove attrezzature di servizio loca- lizzare - quali interventi eseguire per assicurare la circolazio- ne privilegiata di pedoni, biciclette e mezzi ecologici - quali strumenti attivare per l’ascolto e la partecipa- zione dei cittadini alla messa a punto dei progetti
4. LA LISTA “ROMAECOLOGISTA” “RomaEcologista” è nata con l’intento di fornire all’Am- ministrazione di Roma Capitale un contributo di idee, pro- poste e progetti per farne una città veramente ecologi- sta, vale a dire consapevole degli enormi problemi causati dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento, dalla distru- zione del patrimonio naturale e delle conseguenze che questi fenomeni hanno soprattutto nelle grandi città. Affrontare problemi di questa portata richiede due re- quisiti che abbiamo messo in evidenza anche nel nostro simbolo: • La Cultura, intesa come patrimonio materiale e immateriale da mettere in gioco, ma prima ancora come modo di pensare ecologista, vale a dire at- tento a ricostruire un equilibrio nel rapporto tra gli esseri umani e il mondo animale e naturale presen- te nel suo stesso ambiente. • L’Innovazione, intesa come messa in campo dei metodi e degli strumenti resi disponibili dal mon- do digitale per una più efficace azione di costruzio- ne della città ecologista. Il contributo di “RomaEcologista” per affrontare que- sti temi si muove lungo tre linee: • Città, Mobilità e Patrimonio culturale, che è il tema che in questo Promemoria si presenta per la discussione • Transizione e innovazione digitale, coordinatore Lapo Sermonti • Diritti umani, sociali e ambientali, coordinatore Alessandro Cardente I Garanti della Lista sono Angelo Consoli e Jacopo Mele Ispiratore e principale sostenitore è Alfonso Pecoraro Scanio
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Alessandro Bianchi, urbanista è Direttore della “Scuola di Rigenerazione Urbana Sostenibile-La FeniceUrbana”. E’ stato Rettore dell’Università Mediterranea e dell’Università Pegaso e Ministro dei Trasporti nel Governo Prodi 2. Su Roma e sui temi dell’ecologia ha pubblicato: “Rigenerare il Bel Paese. La cura di un patrimonio dismesso e sconosciuto” (2021) “Progetto per Roma. Idee, persone e proposte per governare la città” (2013) “Piccola Biblioteca di Urbanistica. Cento libri per sapere di Urbanistica” (2001)
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