Prologo - Espress edizioni

Pagina creata da Alessandra Cavallaro
 
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Prologo

       «La natura sa quello che fa!» Quante volte abbiamo
sentito o pronunciato questa frase, di solito intesa come un
omaggio reso alla Natura con la N maiuscola: quell’entità
materna, benigna, provvidenziale, quasi divina, che avrebbe
predisposto ogni cosa in modo da favorire la nostra esisten-
za sulla Terra? Da queste parole traspare anche il nostro pia-
cere nell’intravedere un po’ della straordinaria disposizione
del mondo che ci circonda, quel mondo che ci elargisce l’aria
che respiriamo, l’acqua che beviamo, i vegetali e gli animali di
cui ci nutriamo, e tutte le altre meraviglie che contempliamo
ammirati (quando non li abbiamo devastati). La Natura è un
congegno perfetto e noi non possiamo che essere lieti di farne
parte.
       Purtroppo per noi, un simile ingenuo compiacimento
non corrisponde più alla realtà del mondo vivente… e non da
oggi, ma da oltre centocinquant’anni! Per essere più esatti, dal
1859, anno in cui il naturalista inglese Charles Darwin diede
alle stampe la sua opera L’origine delle specie.1

1. C. Darwin, On the Origin of Species, Murray, London 1859.

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una giornata con Darwin

       Contrariamente a ciò che in genere si pensa, il principale
contributo di Darwin alla storia della biologia non fu tanto l’i-
dea dell’evoluzione in sé, che ai suoi tempi aveva già comincia-
to a conquistare le menti, bensì l’aver sconfessato la credenza,
profondamente radicata, in una natura benigna e previdente,
fatta apposta per soddisfare ogni nostra necessità. Negli scrit-
ti di Darwin, molti videro delinearsi l’immagine cupa di una
natura indifferente e del tutto priva di un disegno, di un fine,
di un senso. A peggiorare il quadro, Darwin manda in frantu-
mi l’idea che l’uomo si era fatto del proprio posto nel mondo
naturale. L’uomo non è più il vertice della creazione, ma solo
una specie fra tante altre, rispetto alle quali non si distingue
nemmeno per l’origine, visto che tutte condividono gli stessi
antenati ­comuni.
       Una simile realtà è ancor oggi intollerabile per coloro
che si rifugiano nelle narrazioni mitiche di una creazione di-
vina o che amano immaginarsi un mondo soggetto agli in-
terventi incessanti di un qualche dio che a tutto provvede e
tutto prevede. Ma a coloro che preferiscono comprendere la
natura per apprezzarne meglio tutte le meraviglie, la teoria
dell’evoluzione offre al tempo stesso il piacere di svelarne, al-
meno in parte, i misteri, e gli strumenti adatti per continuare
a decifrarne la storia.
       Oggi, lungi dall’essere una teoria in crisi o antiquata, il
darwinismo è ancora un modello teorico attuale e vitalissimo.
Integrato dai nuovi e fondamentali apporti di scienze come la
genetica, la biologia molecolare, la biologia dello sviluppo o
l’ecologia comportamentale, esso rappresenta un quadro di
riferimento per la ricerca in tutti i settori delle scienze della
vita, dalla paleontologia alla zoologia, alla botanica, fino alla
medicina.

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Capitolo 1

   Il viaggio iniziatico
   del giovane Darwin
Durante il viaggio intorno al mondo effettuato a bordo
del Beagle, il giovane Darwin si trovò costretto a rimet-
tere in discussione tutto ciò che credeva di sapere sull’o-
rigine degli esseri viventi. Fu appunto questo processo di
ripensamento che lo portò a pubblicare la sua opera più
famosa, L’origine delle specie.

       Quando si pensa a Darwin, spesso lo si immagina con
i tratti di un venerabile vegliardo dalla lunga barba bian-
ca, così come lo ritraggono in genere le fotografie scattate
nell’ultimo periodo della sua esistenza. Ma l’elaborazione
della teoria dell’evoluzione risale ai suoi anni giovanili, a
partire dal viaggio intorno al mondo che compì a bordo
del Beagle. Partito all’età di 22 anni, quando rientrò in pa-
tria ne aveva 27. E aveva appena raggiunto la cinquanti-
na quando fu pubblicato il suo libro più celebre, L’origine
delle specie. Peraltro, aveva sempre nutrito una spiccata

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una giornata con Darwin

­ iffidenza verso gli effetti deleteri dell’età, come rivela una
d
frase nella sua Autobiografia: «Sarebbe bene che tutti gli
scienziati morissero all’età di sessant’anni, perché poi si
oppongono senza eccezione a ogni nuova dottrina».

          Ritratto di Charles Darwin all’età di 45 anni (1854).

       Un natur alista intorno al mondo
      Il 27 dicembre 1831, il Beagle salpa dal porto di Ply-
mouth alla volta dell’America del Sud. A bordo di questo tre
alberi lungo una trentina di metri viaggiano 64 uomini agli
ordini del capitano Fitzroy che, ad appena 26 anni, è già alla
sua seconda missione. L’Ammiragliato l’ha incaricato di car-
tografare le coste della Patagonia per identificare i punti di

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Il viaggio iniziatico del giovane Darwin

approdo più adatti ad accogliere le navi della flotta britannica
in caso di avaria o di tempesta.
       Alcuni mesi prima, Robert Fitzroy aveva chiesto a un
amico di trovargli un naturalista specializzato in geologia che
potesse essere interessato a unirsi al viaggio. Le navi inglesi
inviate in missioni esplorative erano infatti tenute a raccoglie-
re campioni di piante, animali e minerali presenti nei nuovi
territori, che poi venivano inviati alle università del regno. Il
botanico della spedizione, John Henslow, pensò di proporre
al capitano un suo ex studente, il giovane Charles Darwin, che
aveva appena terminato gli studi ed era in attesa che gli asse-
gnassero una parrocchia in qualità di pastore unitariano (una
Chiesa protestante che rifiuta il dogma della ­Trinità).
       All’epoca, Charles Darwin non ha ancora 23 anni.
Dopo aver iniziato gli studi di medicina, si era poi orientato
verso la botanica e la geologia. Aveva studiato anche teologia
per poter accedere alla carriera ecclesiastica, ma per la veri-
tà mirava soprattutto a sfruttare il tempo libero offerto dal
«mestiere» di parroco per dedicarsi alla sua vera passione:
la storia naturale, che fra l’altro era una specie di tradizione
familiare. In effetti già il nonno, che esercitava la professio-
ne medica, aveva scritto diversi testi in materia di piante e
di animali. Nel suo Zoonomia (1794), in particolare, Erasmus
Darwin aveva esposto le proprie teorie sulle trasformazioni
delle specie avvenute nel lungo periodo, durato milioni di
anni, che riteneva avesse preceduto la comparsa dell’uomo.
Il nipote non aveva potuto conoscerlo di persona, ma aveva
letto le sue opere con grande interesse.
       Il viaggio del Beagle, che doveva durare due anni, pro-
segue in realtà per altri tre. Il brigantino completa così il giro
del mondo, passando per capo Horn, l’Australia e il capo di

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una giornata con Darwin

Buona Speranza, prima di ritornare al porto di origine. Lieto
di approfittare di tutti gli scali, che fra l’altro gli consentono di
sottrarsi al mal di mare, Darwin esplora quindi un’infinità di
ambienti naturali diversi, dalla foresta amazzonica alle pianu-
re della Patagonia, dalle rocce infuocate delle Galápagos agli
atolli corallini. Questa immersione nella ricchissima diversi-
tà del mondo vivente lo costringe a riconsiderare alcuni dei
principi appresi negli anni della formazione. Per esempio, pur
senza averci riflettuto seriamente, il giovane naturalista non
aveva mai messo in discussione la posizione creazionista cui
aderiva la maggior parte dei docenti, così come la società in-
glese nel suo complesso. Secondo questa interpretazione let-
terale della Bibbia, tutte le specie vegetali e animali, nonché
gli esseri umani, erano stati creati da Dio nei sei giorni di cui
parla la Genesi, e non erano mai più cambiate da allora.

               Il Beagle nelle acque della Patagonia.

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1836
                                       Plymouth     1831

                                  Isole
                            di Capo Verde
                                 1832
  Isole Galápagos
        1835
                        Lima                                         Isole Cocos (Keeley)
                                        Bahia                  Mauritius
Isole della Società              Rio

              Valparaiso                                                         Sydney
                                                                                    Nuova Zelanda
                 Valdivia          Montevideo       Città del Capo               Hobart
                  1835                                                                1836
                                   Isole Falkland
         Stretto di Magellano
                                 1833-34

                       Il tragitto della più celebre spedizione del Beagle.
una giornata con Darwin

        Darwin aveva portato con sé i Principi di geologia di
Charles Lyell (1791-1875), autore che cercava di spiegare la
conformazione e le dinamiche della Terra attraverso i mec-
canismi tuttora in corso. Lyell non intendeva ricorrere all’i-
potesi di «catastrofi» geologiche, diluvi o eruzioni catacli-
smatiche, all’epoca spesso invocati quali cause della scom-
parsa di alcune specie e del formarsi dei maggiori rilievi
terrestri. Secondo Lyell, il sollevamento dei più imponenti
massicci montuosi o l’accumulazione di strati sedimentari
spessi diverse migliaia di metri erano fenomeni lenti e pro-
gressivi, verificatisi in un arco di tempo calcolabile in milio-
ni e milioni di anni, dunque molto superiore ai 6000 anni
che la Bibbia indicava come età della Terra. Lyell respingeva
anche l’ipotesi che i fossili fossero i resti degli animali ster-
minati all’epoca del diluvio.
        Durante le sue spedizioni in Patagonia, Darwin scopre
fra l’altro gli scheletri fossili di animali enormi, appartenuti
a esemplari di gliptodonte e di megaterio. Nonostante le di-
mensioni colossali, questi animali ormai scomparsi hanno
alcuni tratti anatomici in comune con le specie attuali degli
armadilli e dei bradipi. Il giovane naturalista è meravigliato
dalla prossimità geografica di queste specie, sia fossili sia at-
tuali, che in ogni altra zona del mondo sono invece del tutto
assenti. Il dato potrebbe suggerire un legame di parentela,
purché si ammetta che le specie possano trasformarsi nel
corso del tempo… Le tappe nelle Ande lo portano inoltre a
condividere le opinioni di Lyell sulla lunga durata dei feno-
meni geologici. Di fronte all’immensità dei paesaggi suda-
mericani, egli comprende che davvero la formazione delle
montagne, così come la loro erosione, deve aver richiesto
milioni di anni, anzi, centinaia di milioni di anni.

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Il viaggio iniziatico del giovane Darwin

  Somiglianze anatomiche tra l’armadillo (a) e il gliptodonte (b).

       Nell’arcipelago delle Galápagos, in prossimità dell’equa-
tore, Darwin si accorge di un’altra bizzarria: ognuna di quelle
isole sembra ospitare un certo numero di specie sue proprie,
presenti solo lì (endemiche), che sulle isole vicine invece non
si trovano. La fauna nel suo complesso è abbastanza scarsa,
un fatto normale trattandosi di isole vulcaniche situate a 500
miglia nautiche (quasi 1000 chilometri) dalla terraferma: è un
territorio che gli animali non possono certo raggiungere con
facilità. Vi si trovano comunque tartarughe giganti e diversi
tipi di uccelli. Le tartarughe, imparentate con la tartaruga del
Chaco (o tartaruga argentina), devono aver attraversato quel
vasto tratto di oceano a nuoto. Nell’acqua se la cavano bene,

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una giornata con Darwin

sopportano la mancanza di acqua dolce e di cibo anche per
lunghi periodi, e le correnti marine vanno nella direzione giu-
sta. Quanto agli uccelli, senza dubbio discendono da qualche
coppia trascinata al largo dalle tempeste.

«  Evidentemente
fatti come questi […]
                                      Ma perché questa fauna
                               così ridotta conta fra l’altro una
                               quindicina di «fringuelli» (in
si potevano spiegare realtà si trattava di passeriformi
supponendo                     appartenenti al genere geospi-
che le specie si               za) molto simili sul piano ana-
modifichino con
gradualità.   »                tomico, tre specie di tordo bef-
                               feggiatore e tre diverse specie di
Charles Darwin, 1876           tartarughe? Darwin se ne stu-
                               pisce: «La distribuzione degli
inquilini di questo arcipelago non sarebbe tanto eccezionale
se, per esempio, un’isola avesse un tordo beffeggiatore e una
seconda isola qualche altro genere completamente diverso;
se un’isola avesse il suo genere di lucertola e una seconda un
altro genere distinto, o nessuno affatto». Quanto osservato di-
venta comprensibile solo a patto di immaginare che le specie
fra loro simili derivino da un antenato comune. Ma Darwin
non ha ancora compiuto il percorso intellettuale necessario
per prendere in considerazione questa ipotesi evolutiva, tan-
to che non si curerà troppo di annotare con precisione l’origi-
ne geografica di ciascuna specie.

           L’ elabor azione della teoria
      Al rientro, nel 1836, Darwin si dedica alla redazione e
pubblicazione del resoconto completo di tutte le sue osser-
vazioni geologiche, zoologiche e botaniche. Un lavoro colos-

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Il viaggio iniziatico del giovane Darwin

sale che lo terrà impegnato per quasi dieci anni, dal 1838 al
1846. Il suo Diario delle ricerche, noto anche sotto altri titoli,
tra cui Il viaggio del Beagle2, uscì nel 1839 e riscosse un notevo-
le successo tra il pubblico (sarà tradotto in italiano da Michele
Lessona solo nel 1872, per i tipi della UTET, con il titolo Viag-
gio di un naturalista intorno al mondo). Anche il suo libro sulla
formazione delle barriere coralline, apparso nel 1842, viene
accolto con grande favore. Nel frattempo, nel 1839 Darwin ha
preso in moglie la cugina Emma Wedgwood. Gli sposi si sta-
biliscono a Downe, un villaggio a nord di Londra, dove, nel-
la residenza di Down House, cresceranno i loro dieci figli.
        A partire dal 1837, Darwin inizia ad annotare le proprie
riflessioni su una serie di taccuini dove compare un abbozzo di
teoria sulla «trasmutazione delle specie»: s’interroga sull’ipotesi
di eventuali processi di trasformazione che potrebbero spiegare
i fenomeni da lui osservati. Raccoglie inoltre una gran mole di
informazioni sulle «variazioni» di animali e piante, ovvero sul-
la grande diversità riscontrabile all’interno di una stessa specie.
In questi anni non viaggia più, ma è in corrispondenza con alle-
vatori, orticoltori e naturalisti di tutto il mondo. Nel 1838 legge
il Saggio sul principio di popolazione, la celebre opera di Thomas
Malthus pubblicata quarant’anni prima. L’economista sosteneva
che la popolazione cresce a un ritmo molto più rapido delle ri-
sorse disponibili, soprattutto di quelle alimentari. Da qui, secon-
do Malthus, l’origine delle carestie e delle guerre che periodica-
mente devastano le società umane. L’autore paragonava questo
fenomeno sociale a quanto avviene in natura, dove le piante
non possono estendersi indefinitamente perché sono ostaco-

 2. Segnaliamo i dati della prima edizione: C. Darwin, Journal of
­Researches, H. Colburn, London 1839 [N.d.T.].

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una giornata con Darwin

late dalla mancanza d’acqua e di suoli adatti, e dove le popola-
zioni animali sono limitate dalla ridotta disponibilità di cibo.

                           Nel 1837, Darwin disegna
                 nel suo taccuino un albero che rappresenta
            la formazione di un certo numero di specie (D, B, C, A)
                  a partire da una singola specie-antenato (1).

 Prima rappresentazione, risalente al 1837, di un albero evolutivo,
     cioè uno schema che raffigura il processo di derivazione
           di più specie diverse da un antenato comune.

       Nel 1844, Darwin redige una prima versione di quella
che sarà la sua opera più celebre, anche se non intende pubbli-
carla prima di essere riuscito a dimostrare la sua teoria in ma-
niera irrefutabile. Sa bene che sarà fatto oggetto di critiche vio-

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Il viaggio iniziatico del giovane Darwin

lente, a opera delle autorità non solo religiose, ma anche scien-
tifiche. Nel 1846 concentra il proprio interesse sui cirripedi che
ha rinvenuto sul litorale americano. Per lungo tempo, questi
animaletti marini erano stati per errore identificati come mol-
luschi, per essere poi classificati tra i crostacei per via delle loro
larve, che somigliano molto a quelle di granchi e gamberetti.
       Forse nell’intento di consolidare la sua reputazione di
zoologo e di completare la propria formazione nel campo della
sistematica animale, Darwin trascorre gli otto anni successivi
immerso nello studio dei cirripedi. Nel 1854, dopo aver pubbli-
cato i quattro tomi della monografia dedicata a questi anima-
li, Charles confesserà al cugino, William Darwin Fox: «Detesto
le lepadi [altro nome per i cirripedi] come nessuno al mondo
deve averle mai detestate!». Tuttavia, questi crostacei gli han-
no offerto la possibilità di studiare da vicino un esempio di
variazione in un ambito molto importante: quello riprodut-
tivo. In alcune specie affini, si può osservare o una riprodu-
zione monoica (o ermafroditismo: gli individui sono allo
stesso tempo maschi e femmine) oppure una riproduzione
dioica, che prevede cioè individui di sesso distinto. Darwin
ne dedurrà quindi che «nessun individuo è uguale a un al-
tro», neanche nelle popolazioni di animali molto semplici.

                              Cirripedi.                    15
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