Prologo - Espress edizioni
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Prologo «La natura sa quello che fa!» Quante volte abbiamo sentito o pronunciato questa frase, di solito intesa come un omaggio reso alla Natura con la N maiuscola: quell’entità materna, benigna, provvidenziale, quasi divina, che avrebbe predisposto ogni cosa in modo da favorire la nostra esisten- za sulla Terra? Da queste parole traspare anche il nostro pia- cere nell’intravedere un po’ della straordinaria disposizione del mondo che ci circonda, quel mondo che ci elargisce l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, i vegetali e gli animali di cui ci nutriamo, e tutte le altre meraviglie che contempliamo ammirati (quando non li abbiamo devastati). La Natura è un congegno perfetto e noi non possiamo che essere lieti di farne parte. Purtroppo per noi, un simile ingenuo compiacimento non corrisponde più alla realtà del mondo vivente… e non da oggi, ma da oltre centocinquant’anni! Per essere più esatti, dal 1859, anno in cui il naturalista inglese Charles Darwin diede alle stampe la sua opera L’origine delle specie.1 1. C. Darwin, On the Origin of Species, Murray, London 1859. 3
una giornata con Darwin Contrariamente a ciò che in genere si pensa, il principale contributo di Darwin alla storia della biologia non fu tanto l’i- dea dell’evoluzione in sé, che ai suoi tempi aveva già comincia- to a conquistare le menti, bensì l’aver sconfessato la credenza, profondamente radicata, in una natura benigna e previdente, fatta apposta per soddisfare ogni nostra necessità. Negli scrit- ti di Darwin, molti videro delinearsi l’immagine cupa di una natura indifferente e del tutto priva di un disegno, di un fine, di un senso. A peggiorare il quadro, Darwin manda in frantu- mi l’idea che l’uomo si era fatto del proprio posto nel mondo naturale. L’uomo non è più il vertice della creazione, ma solo una specie fra tante altre, rispetto alle quali non si distingue nemmeno per l’origine, visto che tutte condividono gli stessi antenati comuni. Una simile realtà è ancor oggi intollerabile per coloro che si rifugiano nelle narrazioni mitiche di una creazione di- vina o che amano immaginarsi un mondo soggetto agli in- terventi incessanti di un qualche dio che a tutto provvede e tutto prevede. Ma a coloro che preferiscono comprendere la natura per apprezzarne meglio tutte le meraviglie, la teoria dell’evoluzione offre al tempo stesso il piacere di svelarne, al- meno in parte, i misteri, e gli strumenti adatti per continuare a decifrarne la storia. Oggi, lungi dall’essere una teoria in crisi o antiquata, il darwinismo è ancora un modello teorico attuale e vitalissimo. Integrato dai nuovi e fondamentali apporti di scienze come la genetica, la biologia molecolare, la biologia dello sviluppo o l’ecologia comportamentale, esso rappresenta un quadro di riferimento per la ricerca in tutti i settori delle scienze della vita, dalla paleontologia alla zoologia, alla botanica, fino alla medicina. 4
Capitolo 1 Il viaggio iniziatico del giovane Darwin Durante il viaggio intorno al mondo effettuato a bordo del Beagle, il giovane Darwin si trovò costretto a rimet- tere in discussione tutto ciò che credeva di sapere sull’o- rigine degli esseri viventi. Fu appunto questo processo di ripensamento che lo portò a pubblicare la sua opera più famosa, L’origine delle specie. Quando si pensa a Darwin, spesso lo si immagina con i tratti di un venerabile vegliardo dalla lunga barba bian- ca, così come lo ritraggono in genere le fotografie scattate nell’ultimo periodo della sua esistenza. Ma l’elaborazione della teoria dell’evoluzione risale ai suoi anni giovanili, a partire dal viaggio intorno al mondo che compì a bordo del Beagle. Partito all’età di 22 anni, quando rientrò in pa- tria ne aveva 27. E aveva appena raggiunto la cinquanti- na quando fu pubblicato il suo libro più celebre, L’origine delle specie. Peraltro, aveva sempre nutrito una spiccata 5
una giornata con Darwin iffidenza verso gli effetti deleteri dell’età, come rivela una d frase nella sua Autobiografia: «Sarebbe bene che tutti gli scienziati morissero all’età di sessant’anni, perché poi si oppongono senza eccezione a ogni nuova dottrina». Ritratto di Charles Darwin all’età di 45 anni (1854). Un natur alista intorno al mondo Il 27 dicembre 1831, il Beagle salpa dal porto di Ply- mouth alla volta dell’America del Sud. A bordo di questo tre alberi lungo una trentina di metri viaggiano 64 uomini agli ordini del capitano Fitzroy che, ad appena 26 anni, è già alla sua seconda missione. L’Ammiragliato l’ha incaricato di car- tografare le coste della Patagonia per identificare i punti di 6
Il viaggio iniziatico del giovane Darwin approdo più adatti ad accogliere le navi della flotta britannica in caso di avaria o di tempesta. Alcuni mesi prima, Robert Fitzroy aveva chiesto a un amico di trovargli un naturalista specializzato in geologia che potesse essere interessato a unirsi al viaggio. Le navi inglesi inviate in missioni esplorative erano infatti tenute a raccoglie- re campioni di piante, animali e minerali presenti nei nuovi territori, che poi venivano inviati alle università del regno. Il botanico della spedizione, John Henslow, pensò di proporre al capitano un suo ex studente, il giovane Charles Darwin, che aveva appena terminato gli studi ed era in attesa che gli asse- gnassero una parrocchia in qualità di pastore unitariano (una Chiesa protestante che rifiuta il dogma della Trinità). All’epoca, Charles Darwin non ha ancora 23 anni. Dopo aver iniziato gli studi di medicina, si era poi orientato verso la botanica e la geologia. Aveva studiato anche teologia per poter accedere alla carriera ecclesiastica, ma per la veri- tà mirava soprattutto a sfruttare il tempo libero offerto dal «mestiere» di parroco per dedicarsi alla sua vera passione: la storia naturale, che fra l’altro era una specie di tradizione familiare. In effetti già il nonno, che esercitava la professio- ne medica, aveva scritto diversi testi in materia di piante e di animali. Nel suo Zoonomia (1794), in particolare, Erasmus Darwin aveva esposto le proprie teorie sulle trasformazioni delle specie avvenute nel lungo periodo, durato milioni di anni, che riteneva avesse preceduto la comparsa dell’uomo. Il nipote non aveva potuto conoscerlo di persona, ma aveva letto le sue opere con grande interesse. Il viaggio del Beagle, che doveva durare due anni, pro- segue in realtà per altri tre. Il brigantino completa così il giro del mondo, passando per capo Horn, l’Australia e il capo di 7
una giornata con Darwin Buona Speranza, prima di ritornare al porto di origine. Lieto di approfittare di tutti gli scali, che fra l’altro gli consentono di sottrarsi al mal di mare, Darwin esplora quindi un’infinità di ambienti naturali diversi, dalla foresta amazzonica alle pianu- re della Patagonia, dalle rocce infuocate delle Galápagos agli atolli corallini. Questa immersione nella ricchissima diversi- tà del mondo vivente lo costringe a riconsiderare alcuni dei principi appresi negli anni della formazione. Per esempio, pur senza averci riflettuto seriamente, il giovane naturalista non aveva mai messo in discussione la posizione creazionista cui aderiva la maggior parte dei docenti, così come la società in- glese nel suo complesso. Secondo questa interpretazione let- terale della Bibbia, tutte le specie vegetali e animali, nonché gli esseri umani, erano stati creati da Dio nei sei giorni di cui parla la Genesi, e non erano mai più cambiate da allora. Il Beagle nelle acque della Patagonia. 8
1836 Plymouth 1831 Isole di Capo Verde 1832 Isole Galápagos 1835 Lima Isole Cocos (Keeley) Bahia Mauritius Isole della Società Rio Valparaiso Sydney Nuova Zelanda Valdivia Montevideo Città del Capo Hobart 1835 1836 Isole Falkland Stretto di Magellano 1833-34 Il tragitto della più celebre spedizione del Beagle.
una giornata con Darwin Darwin aveva portato con sé i Principi di geologia di Charles Lyell (1791-1875), autore che cercava di spiegare la conformazione e le dinamiche della Terra attraverso i mec- canismi tuttora in corso. Lyell non intendeva ricorrere all’i- potesi di «catastrofi» geologiche, diluvi o eruzioni catacli- smatiche, all’epoca spesso invocati quali cause della scom- parsa di alcune specie e del formarsi dei maggiori rilievi terrestri. Secondo Lyell, il sollevamento dei più imponenti massicci montuosi o l’accumulazione di strati sedimentari spessi diverse migliaia di metri erano fenomeni lenti e pro- gressivi, verificatisi in un arco di tempo calcolabile in milio- ni e milioni di anni, dunque molto superiore ai 6000 anni che la Bibbia indicava come età della Terra. Lyell respingeva anche l’ipotesi che i fossili fossero i resti degli animali ster- minati all’epoca del diluvio. Durante le sue spedizioni in Patagonia, Darwin scopre fra l’altro gli scheletri fossili di animali enormi, appartenuti a esemplari di gliptodonte e di megaterio. Nonostante le di- mensioni colossali, questi animali ormai scomparsi hanno alcuni tratti anatomici in comune con le specie attuali degli armadilli e dei bradipi. Il giovane naturalista è meravigliato dalla prossimità geografica di queste specie, sia fossili sia at- tuali, che in ogni altra zona del mondo sono invece del tutto assenti. Il dato potrebbe suggerire un legame di parentela, purché si ammetta che le specie possano trasformarsi nel corso del tempo… Le tappe nelle Ande lo portano inoltre a condividere le opinioni di Lyell sulla lunga durata dei feno- meni geologici. Di fronte all’immensità dei paesaggi suda- mericani, egli comprende che davvero la formazione delle montagne, così come la loro erosione, deve aver richiesto milioni di anni, anzi, centinaia di milioni di anni. 10
Il viaggio iniziatico del giovane Darwin Somiglianze anatomiche tra l’armadillo (a) e il gliptodonte (b). Nell’arcipelago delle Galápagos, in prossimità dell’equa- tore, Darwin si accorge di un’altra bizzarria: ognuna di quelle isole sembra ospitare un certo numero di specie sue proprie, presenti solo lì (endemiche), che sulle isole vicine invece non si trovano. La fauna nel suo complesso è abbastanza scarsa, un fatto normale trattandosi di isole vulcaniche situate a 500 miglia nautiche (quasi 1000 chilometri) dalla terraferma: è un territorio che gli animali non possono certo raggiungere con facilità. Vi si trovano comunque tartarughe giganti e diversi tipi di uccelli. Le tartarughe, imparentate con la tartaruga del Chaco (o tartaruga argentina), devono aver attraversato quel vasto tratto di oceano a nuoto. Nell’acqua se la cavano bene, 11
una giornata con Darwin sopportano la mancanza di acqua dolce e di cibo anche per lunghi periodi, e le correnti marine vanno nella direzione giu- sta. Quanto agli uccelli, senza dubbio discendono da qualche coppia trascinata al largo dalle tempeste. « Evidentemente fatti come questi […] Ma perché questa fauna così ridotta conta fra l’altro una quindicina di «fringuelli» (in si potevano spiegare realtà si trattava di passeriformi supponendo appartenenti al genere geospi- che le specie si za) molto simili sul piano ana- modifichino con gradualità. » tomico, tre specie di tordo bef- feggiatore e tre diverse specie di Charles Darwin, 1876 tartarughe? Darwin se ne stu- pisce: «La distribuzione degli inquilini di questo arcipelago non sarebbe tanto eccezionale se, per esempio, un’isola avesse un tordo beffeggiatore e una seconda isola qualche altro genere completamente diverso; se un’isola avesse il suo genere di lucertola e una seconda un altro genere distinto, o nessuno affatto». Quanto osservato di- venta comprensibile solo a patto di immaginare che le specie fra loro simili derivino da un antenato comune. Ma Darwin non ha ancora compiuto il percorso intellettuale necessario per prendere in considerazione questa ipotesi evolutiva, tan- to che non si curerà troppo di annotare con precisione l’origi- ne geografica di ciascuna specie. L’ elabor azione della teoria Al rientro, nel 1836, Darwin si dedica alla redazione e pubblicazione del resoconto completo di tutte le sue osser- vazioni geologiche, zoologiche e botaniche. Un lavoro colos- 12
Il viaggio iniziatico del giovane Darwin sale che lo terrà impegnato per quasi dieci anni, dal 1838 al 1846. Il suo Diario delle ricerche, noto anche sotto altri titoli, tra cui Il viaggio del Beagle2, uscì nel 1839 e riscosse un notevo- le successo tra il pubblico (sarà tradotto in italiano da Michele Lessona solo nel 1872, per i tipi della UTET, con il titolo Viag- gio di un naturalista intorno al mondo). Anche il suo libro sulla formazione delle barriere coralline, apparso nel 1842, viene accolto con grande favore. Nel frattempo, nel 1839 Darwin ha preso in moglie la cugina Emma Wedgwood. Gli sposi si sta- biliscono a Downe, un villaggio a nord di Londra, dove, nel- la residenza di Down House, cresceranno i loro dieci figli. A partire dal 1837, Darwin inizia ad annotare le proprie riflessioni su una serie di taccuini dove compare un abbozzo di teoria sulla «trasmutazione delle specie»: s’interroga sull’ipotesi di eventuali processi di trasformazione che potrebbero spiegare i fenomeni da lui osservati. Raccoglie inoltre una gran mole di informazioni sulle «variazioni» di animali e piante, ovvero sul- la grande diversità riscontrabile all’interno di una stessa specie. In questi anni non viaggia più, ma è in corrispondenza con alle- vatori, orticoltori e naturalisti di tutto il mondo. Nel 1838 legge il Saggio sul principio di popolazione, la celebre opera di Thomas Malthus pubblicata quarant’anni prima. L’economista sosteneva che la popolazione cresce a un ritmo molto più rapido delle ri- sorse disponibili, soprattutto di quelle alimentari. Da qui, secon- do Malthus, l’origine delle carestie e delle guerre che periodica- mente devastano le società umane. L’autore paragonava questo fenomeno sociale a quanto avviene in natura, dove le piante non possono estendersi indefinitamente perché sono ostaco- 2. Segnaliamo i dati della prima edizione: C. Darwin, Journal of Researches, H. Colburn, London 1839 [N.d.T.]. 13
una giornata con Darwin late dalla mancanza d’acqua e di suoli adatti, e dove le popola- zioni animali sono limitate dalla ridotta disponibilità di cibo. Nel 1837, Darwin disegna nel suo taccuino un albero che rappresenta la formazione di un certo numero di specie (D, B, C, A) a partire da una singola specie-antenato (1). Prima rappresentazione, risalente al 1837, di un albero evolutivo, cioè uno schema che raffigura il processo di derivazione di più specie diverse da un antenato comune. Nel 1844, Darwin redige una prima versione di quella che sarà la sua opera più celebre, anche se non intende pubbli- carla prima di essere riuscito a dimostrare la sua teoria in ma- niera irrefutabile. Sa bene che sarà fatto oggetto di critiche vio- 14
Il viaggio iniziatico del giovane Darwin lente, a opera delle autorità non solo religiose, ma anche scien- tifiche. Nel 1846 concentra il proprio interesse sui cirripedi che ha rinvenuto sul litorale americano. Per lungo tempo, questi animaletti marini erano stati per errore identificati come mol- luschi, per essere poi classificati tra i crostacei per via delle loro larve, che somigliano molto a quelle di granchi e gamberetti. Forse nell’intento di consolidare la sua reputazione di zoologo e di completare la propria formazione nel campo della sistematica animale, Darwin trascorre gli otto anni successivi immerso nello studio dei cirripedi. Nel 1854, dopo aver pubbli- cato i quattro tomi della monografia dedicata a questi anima- li, Charles confesserà al cugino, William Darwin Fox: «Detesto le lepadi [altro nome per i cirripedi] come nessuno al mondo deve averle mai detestate!». Tuttavia, questi crostacei gli han- no offerto la possibilità di studiare da vicino un esempio di variazione in un ambito molto importante: quello riprodut- tivo. In alcune specie affini, si può osservare o una riprodu- zione monoica (o ermafroditismo: gli individui sono allo stesso tempo maschi e femmine) oppure una riproduzione dioica, che prevede cioè individui di sesso distinto. Darwin ne dedurrà quindi che «nessun individuo è uguale a un al- tro», neanche nelle popolazioni di animali molto semplici. Cirripedi. 15
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