PROGRAMMA REGIONALE TRIENNALE PER LO SPETTACOLO 2019 2021

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Allegato

REGIONE BASILICATA

    REGIONE BASILICATA
    DIPARTIMENTO PRESIDENZA - UFFICIO SISTEMI
    CULTURALI E TURISTICI.COOPERAZIONE
    INTERNAZIONALE

    PROGRAMMA REGIONALE
    TRIENNALE PER LO
    SPETTACOLO 2019 - 2021
                      L.R. n.37 del 12.12.2014

              “Promozione e sviluppo dello spettacolo”
INDICE

     1. Premessa: i passi amministrativi ed operativi dell’attuazione della
        legge 37/2014
     2. Finalità generali dell’intervento regionale;
     3. Modalità operative di raccordo e di intervento fra enti locali,
        operatori, soggetti dello spettacolo nell’ambito del sistema
        regionale dello spettacolo;
     4. Priorità e obiettivi specifici educativi delle attività di spettacolo
        rivolte al sistema scolastico (o mondo della scuola);
     5. Indicatori di efficienza e di efficacia per la valutazione degli
        interventi;
     6. Modalità e organizzazione del sistema di monitoraggio delle
        attività dello spettacolo finalizzato alla concessione dei contributi;
     7. Programmazione 2021- 2027 Risorse finanziarie destinate agli
        interventi e alle attività da realizzare;
     8. Rassegna stampa piano triennale 2016-18

Regione Basilicata – Piano Triennale dello Spettacolo 2019-2021              2
Premessa: i passi amministrativi ed operativi dell’attuazione della legge
37/2014
             La Regione Basilicata, nel biennio 2014-2015, ammodernava gli strumenti
normativi del settore “Cultura” risalenti alla Legge 22/1988, e legiferava nel campo dello
“Spettacolo” con la Legge 37/2014 e del “Patrimonio culturale materiale ed immateriale
della Regione Basilicata”, con la L.R. 27/2015.

             Con la Legge regionale 12 dicembre 2014, n. 37 “Promozione e Sviluppo delle
Spettacolo” pubblicata sul BURB n.47 del 16 dicembre 2014; vengono messi a sistema gli
strumenti d’impatto per rafforzare l’azione di governance, soprattutto in termini di
coerenza e di efficacia, riconoscendo

a) nella programmazione triennale e relativa dotazione finanziaria per annualità, lo
strumento primario di intervento per l’attivazione delle proprie azioni;

b) nella pianificazione annuale e relativa dotazione finanziaria, lo strumento di
concretizzazione delle attività dello spettacolo;”

        L’art. 8 della sopracitata legge, “Programma regionale per lo spettacolo”, prevede
che “Il Consiglio regionale, in coerenza con gli obiettivi della legge di stabilità ed in armonia
con la programmazione regionale di settore, approva il Programma regionale per lo
spettacolo, su proposta della Giunta, previo parere della competente Commissione
consiliare” sulla base di una programmazione triennale, e che, inoltre, al comma 3 del
medesimo articolo prevede che il “Programma regionale per lo spettacolo è attuato
attraverso il Piano annuale dello spettacolo”.

       In attuazione dell’art. 8 della L.R. 37/2014, il primo piano triennale dello
Spettacolo, in assoluto della Regione Basilicata, ha visto una importante e diffusa
concertazione con gli Operatori dello Spettacolo, della Legge 37/2014, nelle date del
18.09.2015, del 21.10.2015 e del 13.11.2015; inoltre, con l’Osservatorio Regionale dello
Spettacolo, anch’esso, costituito per la prima volta in assoluto, sono state condivise le
linee guida del Programma regionale per lo spettacolo 2016 -2018, seguiti dall’incontro
tenutosi a Matera in data 17.02.2016 con gli operatori dello spettacolo per esaminare i
contenuti del Piano Triennale dello Spettacolo;

       Il Consiglio Regionale della Basilicata nella seduta del 03.02.2016, ha approvato
un ordine del giorno inerente la L.R. n.37/2014, con il quale si impegna la Giunta regionale
a reperire nel corso del presente esercizio finanziario le risorse necessarie atte a garantire
lo svolgimento delle attività di cui alle legge citata, a valere sul Piano triennale dello
spettacolo (annualità 2016/2017/2018), quantificabili in 2 milioni di euro per ciascuna
annualità al fine di “agganciare le opportunità nazionali e comunitarie messe in campo
dalla recente legislazione in materia e dai fondi strutturali nel settore della valorizzazione
culturale e turistica, incentivando gli operatori dello spettacolo a presentare proposte in
rete tra soggetti e strutture del sistema artistico e culturale pubblico e privato al fine di
rafforzare le imprese culturali, i distretti e le reti d’impresa e creare reali opportunità di
lavoro”;

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La proposta di “Programma regionale per lo spettacolo 2016 - 2018”, elaborata
dall’Ufficio Sistemi Culturali e Turistici. Cooperazione internazionale, prima approvata in
Giunta, con DGR 326 del 05.04.2016 e poi portata in Consiglio regionale nella seduta del
14 giugno 2016 (giusta nota del Presidente prot.n. 6137/C del 14 giugno 2016) e
riapprovata dalla Giunta con DGR 651 del 15 giugno 2016, disciplina secondo quanto
dettato dall’art.8, comma 2, della L.R. 37/2014 anche gli aspetti relativi a:

a) le finalità generali dell’intervento regionale nel settore e le priorità tra i diversi tipi di
iniziative, attività e progetti;

b) le modalità operative con cui gli enti locali, gli operatori e i soggetti dello spettacolo,
secondo il principio di sussidiarietà, interagiscono all’interno del sistema regionale dello
spettacolo;

c) le priorità con particolare attenzione alle attività di spettacolo rivolte con finalità
educative al mondo della scuola;

d) gli indicatori per le verifiche di efficienza e di efficacia degli interventi;

e) le modalità per la realizzazione del monitoraggio sull’effettivo svolgimento delle attività
in base alle quali sono concessi i contributi;

f) le risorse finanziarie necessarie per la sua attuazione;

         Con il presente Piano Regionale Triennale dello Spettacolo 2019-2021, si vuole, da
una parte, dare contezza dei risultati raggiunti con il Piano triennale 2016-2018 in termini
di ammodernamento degli strumenti normativi, in linea con il quadro europeo e nazionale
di riferimento; in termini di trasparenza delle procedure di selezione, valutazione,
assegnazione delle proposte progettuali; in termini di progettualità con gli operatori
pubblici e privati dello spettacolo sul territorio regionale; nonché in termini di circuitazione;
dall’altra, si conferma e si rafforza l’azione amministrativa ed operativa fin qui messa in
campo sul territorio regionale, evidenziando, in dettaglio, risultati rilevanti dal punto di
vista della costruzione della “filiera creativa” regionale che si sta configurando come un
vero e proprio “comparto produttivo” come i dati occupazionali, esplicati di seguito ne
danno testimonianza viva.

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Finalità generali dell’intervento regionale
       In attuazione dell’art.8 della L.R. 37/2014, il presente Piano Triennale dello
Spettacolo 2019-2021 costituisce l’ulteriore salto di qualità in termini di strumenti
programmatori che prosegue il processo di innovazione nel settore dello spettacolo, già
avviato con il Piano triennale dello Spettacolo 2016-2018.

       In coerenza con quanto stabilito all’art.2, comma 4, lettera a), la Regione
attraverso lo strumento del Piano Triennale dello Spettacolo persegue gli obiettivi di
sviluppo qualificato del territorio; ne riconosce il ruolo di strumento fondamentale di
espressione artistica e di libertà creativa per la crescita culturale oltre che per favorire
interventi di riequilibrio territoriale, di aggregazione, di integrazione sociale e di creazione
di nuova occupazione.

        Il presente Piano Triennale dello Spettacolo sostiene da una parte la produzione,
la co-produzione, le residenze artistiche, la distribuzione e l’esercizio delle
attività legate allo spettacolo; dall’altra, supporta iniziative promozionali da parte di
soggetti ed operatori pubblici e privati, con il concorso del MIBACT - FUS e della Regione
Basilicata, al fine di rafforzare la domanda culturale e creativa fruibile sul territorio
regionale.

        Fruitori e produttori dello spettacolo; pubblico e operatori dello spettacolo, sono
considerati insieme i soggetti fondanti di un processo culturale finalizzato ad investire e
rafforzare in una educazione culturale regionale identitaria, riconoscibile e diffusa.

        Grande attenzione viene posta, infatti, sul lato del fruitore, all’allargamento del
pubblico mediante azioni che incrementino l’accesso di nuovi soggetti allo spettacolo,
formazione del pubblico (audience development) lungo tutto l’arco della vita; sul
versante degli operatori dello spettacolo, alla formazione e al perfezionamento degli stessi,
mediante percorsi puntuali e permanenti finalizzati ad elevare la qualità della offerta
culturale.

         Pertanto le direttrici strategiche verso cui si sviluppa la logica degli interventi in
materia di spettacolo sono costituiti da un lato sul versante della domanda o fruizione,
dall’altro sul versante dell’offerta.

        La traduzione degli obiettivi sarà declinata attraverso specifici indicatori
quali-quantitativi in linea con il DM 27 luglio 2017 che ha sostituito il DM n.71 del
1 luglio 2014 - al quale si faceva riferimento con il Piano triennale 2016-2018 - a seguito
di diverse concertazioni con le Regioni e gli operatori dello spettacolo in sede di
Commissione Cultura.

         Nell’ambito del potenziamento della domanda e della relativa fruizione si terrà
conto di una serie di elementi tra cui la sua diffusione e promozione culturale sull’intero
territorio regionale, l’allargamento in termini di target bersaglio dei diversi segmenti di
popolazione (con particolare riferimento alle nuove generazioni), l’incremento degli
spettatori non solo nei principali centri cittadini.

        In questo senso la Regione intende sviluppare un piano di interventi, annualmente,
attraverso i Piani annuali dello Spettacolo, che veda la possibilità di far interagire offerta
culturale dello spettacolo (Operatori iscritti all’albo regionale) e domanda culturale
espressione dei fabbisogni educativi delle scuole, nell’ambito delle attività connesse alle

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arti dello spettacolo. Questo anche alla luce di quanto previsto dalla riforma della “Buona
Scuola” e dai diversi Programmi nazionali che puntano sulla “crescita del pubblico” sin dal
livello scolastico.
        Sul lato dell’offerta oltre all’obiettivo generale della qualità si terrà conto di elementi
quali - quantitativi tra cui il numero degli occupati e la sua qualità (aspetto
fondamentale che connota economicamente l’esistenza e lo sviluppo di una industria
culturale), la continuità della programmazione culturale, la capacità di cooperazione anche
su base nazionale ed internazionale, attraverso l’incremento delle partnership, la capacità
di co-finanziamento, l’utilizzazione e la riqualificazione culturale delle strutture specie nelle
aree interne e svantaggiate, la nascita di nuovi contenitori culturali, soprattutto
interdisciplinari, la capacità di innovare in termini di nuove produzioni, il ricambio
generazionale, e non ultimo il legame sempre più forte fra attività dello spettacolo ed
incremento del turismo culturale.

        A supporto di quanto appena detto le attività dello spettacolo che la Regione
Basilicata sostiene, devono rispondere sempre di più ai criteri “qualitativi” e “quantitativi”
specifici, in linea con quelli dettati dal Decreto ministeriale del MIBACT del 27 luglio
2017 Pubblicato sulla GU del 16 ottobre 2017.

         Pertanto le attività dello spettacolo, ribadendo a quanto sopra già accennato
devono rispondere, comunque, all’obiettivo di allungare, quantitativamente, l’arco
temporale delle attività dello spettacolo in modo tale da superare la sporadicità e, a volte,
l’evanescenza che caratterizza talvolta il singolo “evento culturale” e, invece, devono
essere orientate a garantire continuità lavorativa, valorizzando le professionalità
dell’intera filiera dello spettacolo, nell’impegno della programmazione pluriennale, e
certezza contrattuale( art. 11, comma 4, ai soggetti iscritti all’Albo regionale, si richiede,
difatti, il rispetto del CNNL dello spettacolo) degli operatori dello spettacolo sul
territorio.

        In questo senso e in coerenza con le disposizioni nazionali all’interno della L. R. n.
37/2014 della Regione Basilicata, l’art. 11 prevede l’istituzione dell’Albo regionale degli
operatori dello spettacolo; mentre l’art. 6, comma 1, lett. 3) definisce i requisiti necessari
degli operatori dello spettacolo per l’iscrizione all’Albo regionale. Pertanto, l’iscrizione
all’Albo diventa conditio sine qua non per accedere ai contributi disposti dalla Regione
Basilicata a valere sia sui fondi nazionali, sia su quelli comunitari.

         Dal punto di vista “qualitativo”, sono promosse iniziative volte ad innalzare il livello
di qualità dell’offerta culturale, che siano coerenti con le finalità e gli obiettivi tracciati a
livello europeo ed internazionale, nazionale e regionale in tema di “industria creativa e
culturale” anche in termini di co-finanziamento da parte di altre fonti finanziarie che
concorrono alle iniziative; inoltre, è promossa la programmazione pluriennale degli
interventi in quanto garante della qualità dell’offerta culturale e dell’occupazione,
soprattutto giovanile nonché del sostegno di professionalità e di competenze del settore,
con particolare attenzione alle risorse umane presenti sul territorio.

         Sia i criteri quantitativi che quelli qualitativi che si inseriscono nel presente
Piano, a seguito di concertazione con gli operatori del territorio, possono essere modificati
a seguito dei dati di monitoraggio della domanda – offerta del settore spettacolo del
territorio regionale che scaturiranno dal lavoro dell’Osservatorio regionale. Le attività dello
spettacolo che la Regione Basilicata sostiene, inoltre, favoriscono una equilibrata
distribuzione dell’offerta culturale sul territorio.

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Gli interventi promozionali e le azioni di rilevanza regionale, nazionale ed
internazionale, previsti dal Piano, sono realizzati dalla Regione, in collaborazione e in
convenzione (art. 13) con lo Stato, le Regioni, gli Enti Locali, gli istituti e i Centri nazionali
ed internazionali (art. 6, comma 2).

Il sistema produttivo culturale italiano: tendenze e prospettive
        Nel 2016, quando la Regione Basilicata, in linea con il livello nazionale, per la prima
volta approvava il “Piano triennale dello spettacolo”, con grande impegno e fiducia, viveva
un momento particolarmente positivo in termini di investimento in Cultura, anche a seguito
della Proclamazione del 17 ottobre 2014, di Matera come “Capitale Europea della Cultura
per il 2019” e dell’approvazione del Programma “Matera-Basilicata 2019”.

         Difatti, da Fonte Sole 24 ore, si apprende che, mentre dal 2011 al 2015 l’economia
italiana decresceva, il sistema produttivo culturale e creativo in Italia - dai musei al design,
passando per performing arts, cinema, letteratura e festival - è andato in controtendenza,
arrivando a muovere 249,8 miliardi, pari al 17% del Pil. È questo il dato più interessante
che emergeva dal sesto rapporto “Io sono cultura - L’Italia della qualità e della bellezza
sfida la crisi”. Perché rivela come la filiera della cultura regga e anzi cresca anche quando
tutto il resto della produzione tradizionale fatica e tentenna.

          Per ogni euro in cultura 1,8 euro attivati altrove.

        Il sistema produttivo culturale e creativo in senso stretto nel 2015 ha prodotto 89,7
miliardi di valore aggiunto, il 6,1% del Pil, più di finanza e assicurazioni, sanità, costruzioni,
metallurgia e meccanica. E ha attivato indirettamente altri 160,1 miliardi (il 10,9% del
prodotto interno lordo). Si arriva così ai quasi 249,8 miliardi complessivi: il moltiplicatore
è di 1,8 euro. Gli occupati sono 1,49 milioni, il 6,1% del totale, al terzo posto dopo sanità
e costruzioni. È il turismo il principale beneficiario dell’effetto volano: più di un terzo della
spesa turistica nazionale (il 37,5%) è “accesa” da cultura e creatività.

        Le professionalità legate alla cultura sono dunque anche “impresa”, “lavoro”,
economia, crescita, investimento nel futuro delle città e dei piccoli centri, dei borghi e delle
periferie, perché capaci di immaginare spazi vivi e nuove progettualità, creatività e nuove
opportunità di condivisione e di comunità.

          Nel 2016, le industrie culturali, dall’audiovisivo all’editoria, producono circa 33
miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 36,6% della ricchezza generata dal sistema
produttivo culturale e creativo complessivo, generando 487mila posti di lavoro. Al secondo
posto ci sono le industrie creative (architettura, comunicazione e branding, design): 12,7
miliardi di valore aggiunto, quasi 250mila addetti. Performing arts e arti visive
(rappresentazioni artistiche, fiere e convegni) generano 7 miliardi di ricchezza e quasi
127mila posti di lavoro. Il patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti e
monumenti) crea 2,8 miliardi di valore aggiunto impiegano 52mila persone. Le attività

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“creative driven”, come l’artigianato artistico, attivano 34 miliardi di ricchezza e occupano
577mila addetti.

       Sotto il profilo della produttività, Fonte Unioncamere 2016, a livello nazionale si
conta su più di 400mila imprese protagoniste:

Sono 412.521 le imprese del sistema produttivo culturale e creativo, tra quelle impegnate
nel settore “core” della cultura e quelle “creative driven”.Un drappello di aziende che,
come ha rimarcato il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, «ha deciso di competere
sui mercati investendo nella nostra storia e costruendo un’antropologia positiva». È questa
l’Italia che «semina il futuro», collegandolo al passato.

        Anche in questo settore, si registra una Italia a due velocità: Milano, signora della
Cultura, confermando che un evento come Expo 2015, che punta su “innovazione,
bellezza, cultura” possa innescare investimenti a medio e lungo termine.

Milano, star del sistema produttivo culturale e creativo, capace come nessun’altra città di
mettere a sistema cultura, impresa e creatività. Seguono Roma, Torino, Siena e Arezzo,
poi Firenze, Modena, Ancona e Bologna. Se si guarda alle macroaree geografiche, il Centro
fa la parte del leone con cultura e creatività che producono il 7,5% del valore aggiunto
totale dell’economia locale. Al Nord-Ovest la quota scende al 7,1%, al Nord-Est al 5,8 per
cento, il Sud, con il 4,3 per cento.

         Tuttavia, i Decreti attuativi che contengono Linee Guida operative della legge,
titolata “Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della
materia” è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 22 novembre 2017, ha tra gli obiettivi,
il riequilibrio territoriale Nord-Sud e la semplificazione amministrativa, direttrici su cui si
punta per stimolare la nascita di nuove imprese creative anche al Sud, favorendo la
formazione del pubblico e il consumo culturale.

       Il contesto positivo esplicato per l’annualità 2016, si conferma pienamente per
l’annualità 20117:

Al Sistema Produttivo Culturale e Creativo (industrie culturali, industrie creative,
patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive, produzioni creative-driven) si
deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia: 89,9 miliardi di euro. Dato in crescita
dell’1,8% rispetto al 2016.

       Il dato ancora più interessante e “strategico” è che si conferma l’effetto
moltiplicatore provocato dalla Cultura sul resto dell’economia, che, in termini numerici,
è pari a 1,8: in altri termini; per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri

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settori. Gli 89,9 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 160 per arrivare a quei 250 miliardi
prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,7% del valore aggiunto nazionale, col turismo
come primo beneficiario di questo effetto volano. Un effetto volano competitivo
confermato anche dal fatto che le aree geografiche dove maggiore è il fatturato della cultura
sono anche quelle dove è forte la vocazione manifatturiera.

       L’ottavo rapporto sulle industrie culturali e creative di “ Symbola “io sono
cultura 2018”, vede un incremento significativo anche nel Sud e anche per l’anno 2018
evidenzia il peso della cultura nella nostra economia.

Le imprese delle filiere culturali e creative producono 92 miliardi di valore aggiunto e
‘attivano’ altri settori dell’economia arrivando a muovere complessivamente il 16,6% del
valore aggiunto nazionale, equivalente a 255,5 miliardi di euro.

        Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (da solo, senza considerare gli altri
segmenti della nostra economia) dà lavoro a più di 1,5 milioni di persone, il 6,1% del
totale degli occupati in Italia. Dato anch’esso in crescita: +1,6%, stavolta con un risultato
superiore alla dinamica del complesso dell’economia (+1,1%).

Il consumo culturale: tendenze e criticità

        I dati di Federcultura confermano una tendenza in crescita per il 2017 anche per
il “consumo culturale”, seppur lontani dalle performance dell’Eurozona.

          Per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo nel 2017 si registra da un lato una
crescita della spesa al botteghino (+0,71%) e soprattutto del volume d’affari (+4,45%);
dall’altro una diminuzione dell’attività di spettacolo (-2,56%) e una perdita negli ingressi
(-4,31%). Risulta in flessione anche la spesa del pubblico (-1,29%), che comprende oltre
all’acquisto di biglietti e abbonamenti anche altre voci, dai costi di prevendita dei biglietti,
alle prenotazioni di tavoli, dal servizio guardaroba alle consumazioni al bar (fonte: SIAE).

        Confrontando i dati dell’Italia con quelli dell’Eurozona, emerge come la spesa in
cultura e ricreazione delle famiglie italiane sia al di sotto della media europea e ben lontano
dai paesi più virtuosi: 6,6% sul totale dei consumi finali contro l’8,5% europeo e l’11%
della Svezia.
        Si rende necessario un investimento “sistemico” ed “integrato”; la garanzia di una
programmazione pluriennale statale e regionale che consenta investimenti certi, anno per
anno, sulle risorse umane e strumentali. Inoltre, è necessario puntare, a livello nazionale
e locale, su proposte progettuali che integrino il patrimonio materiale con la fruizione del
patrimonio immateriale, attraverso spettacoli dal vivo e facendo uso di tecnologie
multimediali immersive.

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Il Quadro Europeo:opportunità di raccordo per l’impresa culturale

      Durante la plenaria di marzo a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato il
Programma ”Europa creativa” per il prossimo periodo di programmazione finanziaria UE
2021-2027. In attesa del proseguimento dell’iter legislativo in sede di Consiglio dell’Unione
europea, sono molte le novità per l’ambito culturale.

        In particolare, il contributo di Europa Creativa e Erasmus+ a questi settori è
cresciuto sempre di più negli anni, promuovendo e salvaguardando la varietà culturale e
linguistica europea, incoraggiando la mobilità tra le nuove generazioni UE, incentivando lo
sviluppo sostenibile dei Paesi partner nel settore dell’istruzione superiore e rafforzando il
senso di appartenenza europeo. Anche per il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale
2021-2027 si è deciso di sostenere fortemente questi ambiti, non solo per il loro
importante apporto economico ma soprattutto per il loro valore fondamentale per il futuro
dell’Europa e il consolidamento della dimensione sociale e identitaria europea.

        Per il settore culturale e creativo, in primis, è previsto un aumento del budget. È
stato proposto, infatti, un sensibile incremento delle risorse finanziarie destinate a Europa
Creativa: 2,8 miliardi di euro a fronte degli attuali 1,4 miliardi. Per quanto concerne la
struttura, il futuro Europa Creativa manterrà i tre Sottoprogrammi– Cultura, Media e
Transettoriale – ma con delle novità. Nell’ambito della sezione Cultura, un nuovo ruolo
sarà riconosciuto alla musica, identificata tra i 4 principali ambiti d’azione assieme a
patrimonio culturale, editoria e architettura e design.

        I comparti Media e Transettoriale saranno rafforzati, con una particolare attenzione
ai progetti di media literacy a supporto del giornalismo di qualità e a contrasto della
disinformazione. Sono inoltre previste azioni volte a favorire la mobilità europea ed
internazionale degli artisti e degli operatori culturali e creativi, per lo sviluppo e la
valorizzazione delle competenze, della consapevolezza interculturale, della circolazione e
diffusione delle loro opere.

      Lo strumento di garanzia sui prestiti per il settore culturale e creativo, introdotto
nel 2016, sarà trasferito come gli altri fondi di garanzia nel nuovo programma
INVESTEU.

          “Sono convinta – dichiara la relatrice Silvia Costa – che Europa Creativa,
soprattutto dopo l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale e la Nuova Agenda Europea per
la Cultura, contribuirà in maniera determinante a strutturare la presenza dei settori
culturali e creativi nella strategia della UE, contribuendo anche a rafforzarne la narrativa
ed il senso di appartenenza nei cittadini”.

        Nel complesso, si intende continuare a sostenere la dimensione trasversale della
cultura e della gioventù, rafforzandone la dimensione europea e incentivando le sinergie
con gli altri programmi europei di finanziamento, dai fondi di sviluppo regionale alla
cooperazione e digitale.

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Europa Creativa 2021-2027
        Il nuovo Programma di Europa Creativa, che anche per il prossimo ciclo di lavoro
sarà l'unico programma quadro della Commissione Europea a sostegno del settore
culturale e creativo, si inserisce in un contesto economico e sociale completamente diverso
rispetto a quello di 7 anni, quando il programma è stato lanciato per la prima volta. Per
questo motivo accanto agli obiettivi fondanti del Programma, quali la salvaguardia e la
promozione del patrimonio culturale europeo e il miglioramento della competitività delle
industrie culturale e creative per una crescita inclusiva e sostenibile, si aggiunge come
nuovo focus il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo degli artisti e dei professionisti
culturali come ambasciatori dei valori comunitari e attivatori di processi di innovazione.

          I risultati fino ad oggi. Dal 2014 ad oggi, sono stati finanziati più di 2500 progetti
attraverso Europa Creativa per una dotazione totale che ha superato i 492 milioni di euro.
Di questi la Francia ne ha ottenuti il 20%, circa 97,2 milioni di euro, posizionandosi al
primo posto in Europa per numero di progetti vinti e per finanziamenti ricevuti. Al secondo
posto, troviamo la Germania con 261 progetti coordinati per un totale finanziato di circa
56,2 milioni di euro; segue il Regno Unito con 189 progetti e quasi 50 milioni raccolti.
L'Italia è quarta con 180 progetti coordinati e 41,2 milioni di euro ottenuti.

          I fondi strutturali: opportunità

          La      Commissione             Europea,         con    riferimento   all’impianto   della   futura
programmazione, ha richiamato l’attenzione sulla circostanza che il legislatore comunitario
in un contesto di riduzione degli obiettivi specifici ha scelto di dedicarne uno ad hoc allo
sviluppo dei territori per assicurare un maggior coinvolgimento de livello locale nella
programmazione dei Fondi UE. Nella presentazione delle esperienze progettuali sul tema
della cultura per l’inclusione, la cittadinanza e lo sviluppo. SI auspica che i Fondi SIE, nella
futura programmazione, supportino iniziative di riuso dei beni pubblici a finalità culturali e
di innovazione sociale, con finalità esplicite di rigenerazione dei territori, attraverso
l’attivazione di procedure negoziali per lo sviluppo di partenariati pubblico privati per
finalità di interesse generale.

         Nell’attuale programmazione, Il FESR (fondo di sviluppo regionale) ha richiamato
l’attenzione su quanto previsto all’Asse 3 Competitività e asse 5 Tutela dell’ambiente ed uso
efficiente delle risorse del Programma, nei quali sono previste azioni specifiche in favore del
settore in questione, grazie al riconoscimento formale delle imprese Culturali come rilevanti attori
dello sviluppo economico della Regione.

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SI citano, ad esempio le azioni comprese nella Priorità di Investimento 3 - B. “Accrescere
la competitività delle PMI sviluppando e realizzando nuovi modelli per le PMI, in particolare per
l'internazionalizzazione” nella quale sono previsti interventi specifici a supporto allo sviluppo di
prodotti e servizi complementari alla valorizzazione di identificati attrattori culturali, con cui si
intende mettere a valore le potenzialità di sviluppo insite negli attrattori e nei distretti culturali
naturali e turistici, specializzate nella gestione di detti beni e nell’offerta dei servizi per la loro
sostenibile fruizione. A tale scopo, la presente Azione promuove e sostiene anche in forma tra
loro integrata le filiere:

          • dell’industria turistica

          • dell’industria creativa e dello spettacolo

          • dei servizi e delle attività culturali

          • dei servizi e delle attività a valenza ambientale e naturalistica

          • dei prodotti tradizionali e tipici

        Accanto a queste si citano gli interventi previsti dalla Priorità di Investimento 6C.
Preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse conservando,
proteggendo, promuovendo e sviluppando il patrimonio naturale e culturale attraverso cui poter
realizzare una serie di azioni legate al Miglioramento delle condizioni e degli standard di offerta e
fruizione del patrimonio culturale, nelle aree di attrazione, sostegno alla diffusione della
conoscenza e alla fruizione del patrimonio naturale, interventi per la tutela e la valorizzazione e la
messa in rete del patrimonio culturale, materiale e immateriale ed infine sostegno alla diffusione
della conoscenza e alla fruizione del patrimonio culturale, materiale e immateriale,

        Nel corso dell’anno è stato approvato anche il PO FSE Basilicata, che rappresenta un
ulteriore strumento di grande efficacia per determinare le politiche di sviluppo nel settore dello
spettacolo.

        Il Programma Operativo FSE 2014 – 2020 prevede agli Assi 1 “Creare e mantenere
l'occupazione”, Asse 2 “Rafforzare ed innovare l’inclusione attiva nella società” e Asse 3
“Sviluppare diritti e qualità dell’apprendimento e sostenere l’innovazione intelligente nei settori
chiave” alcuni interventi a favore dei giovani disoccupati, dell’area del disagio e della inclusione
sociale e della formazione professionalizzante di qualità, in grado di potenziare la capacità del
settore dello spettacolo e della creatività di produrre risultati di rilievo e duraturi nella economia
regionale.

Sarebbe auspicabile attivare un sistema competitivo di “aiuti” in de minimis nel settore culturale
e creativo con l’utilizzo pieno dei fondi strutturali; candidare progetti pilota trasversali a Europa
Creativa 2021-2027 per promuovere e salvaguardare la diversità culturale europea e rafforzare la
competitività del settore culturale e creativo degli operatori dello spettacolo (Artisti, attori,
registi, scrittori, musicisti, creatori di app …) e di PMI (di tutte le dimensioni) per promuovere l’
ampliamento del pubblico e le attività formativa; incentivare Progetti in rete con altri paesi
europei, rivolti ai cittadini, alle nuove tecnologie per favorire la creatività e Progetti sperimentali
ed altamente innovativi anche in scambi europei al fine di migliorare standard di qualità di
fruizione culturale.

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Sinergie con altri strumenti di finanziamento.
Il primo Accordo è stato sottoscritto il 22 dicembre 2006 dal Ministero per lo Sviluppo Economico
(MISE), dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (DGC) e dalla Regione Basilicata. Il programma
Sensi Contemporanei si pone come obiettivo lo sviluppo socio-economico del Mezzogiorno,
riconoscendo nella cultura, e nello specifico nell’audiovisivo, uno strumento idoneo a dotare il
territorio di infrastrutture e competenze che consentano la valorizzazione delle sue risorse
culturali e naturali e generino nuove imprese ed occupazione anche in settori contigui. Il
perseguimento di questo fine avviene lungo tre direttrici:
1) Promozione e sviluppo della filiera dell’audiovisivo. Sensi Contemporanei Cinema ed
Audiovisivo intende dotare le regioni meridionali di infrastrutture e formazione di competenze
per l’affermazione dell’industria audiovisiva, con investimenti che interessino una o più fasi della
sua filiera (dalla produzione, alla distribuzione, alla promozione, al consumo, alla conservazione),
a partire dalla localizzazione di riprese sul territorio regionale e che coinvolgano attori,
maestranze ed aziende locali.
2) La cooperazione interistituzionale e tra pubblico e privato (Programmazione Negoziata).
L’Accordo di Programma Quadro comporta il concorso di responsabilità per la realizzazione del
Programma tra diversi livelli amministrativi (Ministeri e Regioni), ed allo stesso livello tra enti con
differenti finalità istituzionali (MISE e MiBAC) nel definire obiettivi e modalità operative e
nell’apportare le rispettive risorse finanziarie e competenze.
3) Attivazione di filiere parallele. Sensi Contemporanei agisce in un’ottica sistemica, riconoscendo
nei finanziamenti all’industria dell’audiovisivo l’opportunità di generare ricadute sul territorio
sviluppando anche filiere correlate. Si integrano, quindi, le competenze di Assessorati e/o Agenzie
territoriali ed Enti locali con quelle di soggetti pubblici e privati che si operano in filiere contigue
all’audiovisivo (ad esempio turismo, attività produttive, trasporti, formazione, artigianato,
enogastronomia).
L’Accordo di Programma Quadro (APQ) Sensi Contemporanei - Lo sviluppo dell’industria
audiovisiva nel Mezzogiorno – Regione Basilicata, a valere sulle risorse della Delibera CIPE
n.35/2005, nonché, il Primo Atto Integrativo all’APQ datato 20 agosto 2013 a valere sulle risorse
statali a carico del FAS – Delibera CIPE 41/2012 ha attivato: - la digitalizzazione delle sale
cinematografiche anche come centri polifunzionali adibiti allo spettacolo dal vivo; - ad avvisi
pubblici di sostegno alla realizzazione di Festival audiovisivi e rassegne cinematografiche; - alla
costituzione della filiera di mestieri legati allo spettacolo-cinema filmmaker e doppiaggio; - il
sostegno alle cineteche del materiale dello spettacolo; - progetti di Arte e Pollino e Educazione
all’immagine.

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Il Codice dello spettacolo
        Il 2017 resterà negli annali, dicono le Fonti più autorevoli, per lo spettacolo dal
vivo italiano del nostro Paese, come l’anno della “nuova legge”, comunemente identificata
come “Codice dello spettacolo”1[2]: una legge attesa da molto tempo, preceduta da
decreti ministeriali che hanno già ridefinito (almeno in parte) la geografia del settore2[3].

        Le attività, prescindendo da questo, ovviamente procedono. Si registra
complessivamente un aumento degli spettatori e del consumo culturale in tutta la Nazione,
e in diversi casi la capacità progettuale del settore si attesta su alti livelli.

         La nuova legge, che delega il Governo ad emanare uno o più decreti legislativi
relativi al riordino delle Fondazioni lirico sinfoniche e degli altri settori previsti, se da una
parte enuncia dei principi, dall’altra introduce delle innovazioni rispetto all’assetto attuale.
         Tra i principi e i criteri direttivi per l’esercizio della delega sono previsti la
razionalizzazione degli interventi di sostegno dello Stato, cui viene attribuita la gestione
del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) e la determinazione3[4] dei criteri per
l’erogazione, la liquidazione e l’anticipazione dei contributi assegnati dal Fondo.

          Altri punti salienti riguardano l’armonizzazione degli interventi statali con quelli
degli enti pubblici territoriali, la promozione dell’integrazione e dell’inclusione, il sostegno
ai giovani talenti e alla produzione di qualità, l’attuazione di azioni finalizzate al riequilibrio
territoriale tra Nord e Sud, l’internazionalizzazione, la limitazione degli oneri burocratici e
la formazione di nuovi spettatori, attraverso la promozione tra le giovani generazioni della
cultura e delle pratiche dello spettacolo. Tra le innovazioni introdotte, vi sono l’estensione
dell’Art Bonus4[5]             – finora riservato ai Teatri di tradizione e alle Fondazioni lirico
sinfoniche – a tutte le categorie dello spettacolo dal vivo. E ancora, l’istituzione del
Consiglio superiore dello spettacolo quale organo consultivo, il consolidamento del tax
credit per il settore della musica, l’individuazione, d’intesa con la Conferenza unificata, di
strumenti di accesso al credito agevolato. Non meno rilevanti sono l’introduzione di due
nuovi settori, i carnevali storici e delle rievocazioni storiche e l’estensione del sostegno alle
“attività musicali popolari contemporanee” (definizione che forse non sarà facile declinare)
e alla valorizzazione delle musiche della tradizione popolare italiana.

1[2] La legge, titolata “Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia” è stata
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 22 novembre 2017. In realtà, la redazione del Codice dello Spettacolo, inteso come
testo unico normativo sarà disposto attraverso tale legge.

2[3] Nel 2017 era in vigore il D. M. del Mibact Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo dell’1 luglio
2017 “Nuovi Criteri e modalità per l’erogazione, l’anticipazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo,
a valere sul Fondo unico per lo spettacolo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163”. L’attuale normativa di riferimento
relativa alle performing arts (con eccezione delle Fondazioni lirico sinfoniche) è il D.M del 27 luglio 2017, quasi
omologo del precedente.
3[4] Sentito il Consiglio superiore per lo spettacolo e previa intesa con la Conferenza unificata.
4[5] Ovvero la possibilità di usufruire del credito d’imposta del 65% nelle erogazioni liberali da parte di soggetti privati.

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Non v’è dubbio che il provvedimento presenta molti elementi positivi. Meriteranno
ampia attenzione i decreti attuativi – che conterranno linee guida di ordine strutturale
e operativo.

Le professionalità del settore

       La nuova legge indica anche tra le deleghe al Governo (Art.2) il riordino e
introduzione di norme che disciplinino in modo sistematico e unitario il rapporto di
lavoro nel settore dello spettacolo, tenuto conto anche del carattere intermittente delle
prestazioni lavorative.

       Nel nostro paese, infatti, manca innanzitutto il riconoscimento della professionalità
della “filiera dello spettacolo” e di conseguenza mancano norme legislative che
riconoscano le loro specificità. Pertanto, si chiede che le politiche nazionali e locali,
sappiano affrontare, con strategie complessive, il tema dello spettacolo.

       Il Rapporto “Io Sono Cultura” analizza anche il valore aggiunto generato dalle
professioni culturali e creative attive in settori esterni al cuore culturale e creativo, anche
perché tali figure professionali risultano essere molto più numerose fuori dai settori core
che dentro.

          In sintesi il Sistema Produttivo Culturale e Creativo è composto da cinque macro-
ambiti produttivi: le industrie creative (architettura, design e comunicazione); le industrie
culturali (cinema, musica, radio, tv, videogame e software, editoria, media); il patrimonio
storico- artistico (musei, biblioteche, archivi, monumenti); le performing arts e le arti visive
(spettacolo dal vivo, arti visive); e tutte le attività economiche non strettamente
riconducibili alla dimensione culturale ma soggette a processi di culturalizzazione (attività
creative driven).

        Gli aspetti legati alle condizioni lavorative del settore sono spesso sottovalutati. Nel
2017 sono stati affrontati in più occasioni, grazie anche a ricerche ad hoc e momenti
pubblici di riflessione.
        Certo il quadro complessivo non è entusiasmante: cresce del 14,2% il numero delle
figure artistiche che nel 2015 hanno lavorato nel mondo dello spettacolo versando almeno
un contributo all’INPS (in tutto 136.571) – l’aumento è in gran parte imputabile al gruppo
degli attori (+40,3%) – ma solo il 45% della forza lavoro è femminile, il 90% dei contratti
è a tempo determinato, il 71% ha meno di 45 anni e si concentra al Nord e nell’Italia
Centrale, il reddito medio annuale è pari a 5.430 Euro5[6].

       Ad una lettura analitica dei dati, emergono altresì disarmanti differenze tra le
diverse categorie, ad esempio, il reddito medio annuale degli attori è di circa 2.600 Euro

5[6] Fonte: “Vita da artista”, ricerca realizzata dalla Fondazione Di Vittorio e dalla CGIL-LSC, 2017.Sono state
considerate le seguenti categorie: cantanti, attori, registi e sceneggiatori, direttori di scena, direttori e maestri
d’orchestra, concertisti e orchestrali, ballerini, scenografi (parte di essi, come gli attori e i registi lavorano in molti casi
sia in teatro che in cinema).

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mentre quello dei registi, è pari a 26.800 Euro. Quasi la metà degli artisti (circa il 40%)6[7]
svolge anche altre attività (la tendenza è confermata a livello europeo da una recente
ricerca di Eurostat comprendente tutto il settore culturale7[8]). La “linea d’ombra” di
conradiana memoria che separa chi è determinato a proseguire a lavorare in teatro e
coloro che cambiano rotta, è rappresentata dai fatidici quarant’anni.

        E se il momento attuale è caratterizzato da una fase d’attesa principalmente legata
alle sorti politiche del Paese, l’andamento della domanda è tendenzialmente costante, non
senza qualche sorpresa. Confrontando i dati relativi al 2016 e al 2015, emerge un aumento
degli spettatori del Teatro di prosa del 3,78% e del musical del 38,26%, una contenuta
flessione della lirica dell’1,61% e una situazione sostanzialmente stabile del balletto e della
danza8[9]. Aumenta la spesa al botteghino per tutti i settori (in maniera anche sensibile
per alcuni di essi), mentre per tutti cala l’offerta9[10].

         Si può dunque parlare, per certi versi, di una maggiore razionalizzazione del
rapporto tra domanda e offerta. Ma questi elementi in realtà sono poco utili, se non sono
rapportati alla tipologia dell’offerta, alle scelte della programmazione, agli elementi di
scelta dei pubblici. I blockbuster degli ultimi anni sono rappresentati, per la lirica, dai titoli
del grande repertorio proposti dalle principali Fondazioni lirico sinfoniche; per il resto, da
musical di repertorio e da spettacoli/recital, incentrati in buona parte su personaggi di
emanazione televisiva. Complessivamente l’offerta è estremamente variegata, convivono
ibridazioni di linguaggi, una rinnovata attenzione per la drammaturgia contemporanea,
rivisitazioni coraggiose, importanti esempi di teatro sociale (la definizione è limitativa ma
efficace); imperversano giornalisti e scrittori affascinati dalle tavole del palcoscenico.

          L’Audience development e il ruolo del sistema scolastico:
esperienze nazionali

        Molti operatori delle performing arts si interrogano su linee e strategie da attuare
sul versante dell’audience development, delle modalità di relazione con gli spettatori,
sulla formazione del pubblico, tutto questo in linea con scelte e indirizzi proposti in primo
luogo dalla Commissione Europea, ma recepiti e condivisi dal MiBACT, le Regioni e gli
Enti Locali10[11].
         La ricerca, avviata nel 2017, è finalizzata a rilevare metodi, finalità, obiettivi, delle
realtà impegnate su questo versante (il progetto vede un primo step in Emilia-Romagna e
Lombardia per poi estendersi, auspicabilmente, al resto del Paese).
         Una delle tendenze più interessanti degli ultimi anni, è rappresentata dai progetti
che vedono i principali punti di riferimento nel territorio, inteso come realtà identitaria, in
cui l’agire e l’impatto delle organizzazioni culturali va oltre il risultato produttivo e le stesse
finalità connesse alla rigenerazione urbana.

6[7] La ricerca si è anche avvalsa di dati primari acquisiti attraverso questionari (oltre due mila i rispondenti,
prevalentemente attori), che confermano le tendenze espresse dalle statistiche fornite INPS, arricchendole di elementi e
contenuti, evidenziando luci e ombre.
7[8] Fonte: Eurostat LSF – Labour Force Survey, 2016
8[9] Fonte: SIAE – Società Italiana Autori ed Editori.
9[10] Ibidem.
10[11] Nel 2016 sono stati implementati, a livello nazionale, diversi importanti progetti ascrivibili a tale ambito, per un
approfondimento vedi Io Sono Cultura 2016

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Vogliamo qui citarne tre, legati alla realtà napoletana: l’ormai decennale progetto,
guidato nella prima fase da Marco Martinelli e Debora Pietrobono, che ha portato alla
nascita della compagnia Punta Corsara, e i più recenti NEST Napoli Est Teatro e il Teatro
Nuova Sanità, partiti l’uno dall’invenzione e l’altro dal recupero di spazi teatrali. Tali
progetti sono accomunati dalla scelta di operare in zone segnate dal disagio sociale e di
averne saputo coinvolgere la popolazione, in particolare giovanile, con attività che hanno
saputo offrire degli sbocchi professionali. Parlando sempre del 2017, uno spazio a parte
merita Futuri Maestri del Teatro dell’Argine di San Lazzaro di Savena-Bologna, da molti
premiato: un esempio importante di progettazione partecipata, un percorso durato due
anni, fatto di incontri, laboratori, momenti di lavoro differenziati, realizzato con il
contributo di pubbliche amministrazioni, fondazioni bancarie, organizzazioni culturali
dell’Emilia-Romagna.

         Ad allievi e allieve di istituzioni scolastiche di diverso ordine e grado è stato chiesto
di esprimersi su cinque parole chiave: amore, guerra, lavoro, crisi, migrazione. Dalle loro
risposte sono nate nove serate di spettacolo andate in scena al teatro Arena del Sole di
Bologna, con mille protagonisti in scena (gli stessi studenti) e nove “maestri” tra i quali,
per citarne alcuni, Daniel Pennac e Roberto Saviano. Progetti simili saranno
probabilmente favoriti dalle nuove indicazioni strategiche del Miur – Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’utilizzo didattico delle attività teatrali,
grazie a cui il teatro è entrato ufficialmente nelle scuole diventando una materia
curricolare, in linea con quanto previsto dalla nuova legge sullo spettacolo citata in
apertura. Altro progetto di cui si parlerà a lungo (anch’esso ha avuto numerosi
riconoscimenti): Inferno. Chiamata pubblica per la Divina Commedia di Dante Alighieri di
Marco Martinelli e Ermanna Montanari, qui autori e registi, prodotto da Ravenna
Festival e Ravenna Teatro. Basato sull’intuizione di rileggere l’opera di Dante “nei termini
della sacra rappresentazione medievale e del teatro rivoluzionario di massa di
Majakovskij”, ha trasformato la città in un grande palcoscenico in cui sono stati chiamati a
recitare, oltre agli attori, 700 cittadini che hanno dato vita a undici cori, diventando
anch’essi protagonisti.

Regione Basilicata – Piano Triennale dello Spettacolo 2019-2021                                 17
Istituzione dell’Albo Regionale degli Operatori dello Spettacolo
                    In coerenza con le disposizioni nazionali la L. R. n. 37/2014 della Regione Basilicata
          disciplina all’art. 11 l’Albo regionale degli operatori dello spettacolo, mentre l’art. 6, comma 1,
          lett. 3) definisce i requisiti minimi necessari degli operatori dello spettacolo per l’iscrizione all’Albo
          regionale. Pertanto, l’iscrizione all’Albo diventa condizione indispensabile per accedere ai
          contributi disposti dalla Regione Basilicata per le attività disciplinate da questa Legge.

                   In sintesi il Piano Triennale dello Spettacolo si inserisce in un quadro di rinnovamento del
          sistema regionale dello spettacolo, con il quale si è aggiornato la strumentazione normativa,
          modernizzando il settore in Basilicata, nella convinzione che lo stesso assume, sempre più, un
          ruolo di rilievo sia dal punto di vista della portata sociale sul territorio, che dal punto di vista
          dell’attivazione di meccanismi di investimento economico, consentendo agli operatori di
          accrescere le proprie capacità professionali e affrontare le nuove sfide che il territorio si appresta
          ad affrontare.

                   Con la Determinazione Dirigenziale n. 9 del 30.1.2015, dell’Ufficio Sistemi Culturali e
          Turistici C. I., ha provveduto ad istituire l’Albo regionale dello Spettacolo, ai sensi dell’art. 11 della
          L. reg.le n. 37/2014, albo rinnovabile annualmente.

                                ALBO DELLO SPETTACOLO - RIEPILOGO DATI ISCRIZIONE ALBO
                                                                                   2015       2016            2017 2018               2019
A - Sezione Operatori dello Spettacolo - FUS                                        18             19          18            18           18
B - Sezione Operatori dello Spettacolo - FUSR                                       96             76          90            98           103

                                                                     totale        114             95         108        116              121

           140
                                                                                                        121
           120                  114                                                     116
                                                                     108
                                                                                                   103
                           96                      95                              98
           100
                                                                90

             80                               76
                                                                                                                    Operatori FUS
                                                                                                                    Operatori FUSR
             60
                                                                                                                    Totale

             40

                      18                 19                18                 18              18
             20

               0
                         2015              2016               2017             2018            2019

          Regione Basilicata – Piano Triennale dello Spettacolo 2019-2021                                                            18
Modalità operative di raccordo e di intervento fra enti locali,
operatori, soggetti dello spettacolo nell’ambito del sistema
regionale dello spettacolo

         Per quanto attiene gli orientamenti in materia di valorizzazione e fruizione dei beni
culturali, la Legge 37/2014 contempla la possibilità di creare sinergie progettuali tra realtà e
iniziative culturali diverse a partire dal concetto di patrimonio culturale intangibile che tra le sue
declinazioni espressive, di racconto e narrazione, rientrano le arti dello spettacolo, le tradizioni e
le espressioni orali compreso il linguaggio (e nel nostro caso nel linguaggio espressivo
principalmente di natura teatrale)

         Per quanto riguarda gli strumenti messi in campo, l’Ufficio Sistemi Culturali e Turistici,
autorizzato con DGR n.1198/2014 ed anticipando quanto previsto dalla L.R. n.27/2015 in materia
di Patrimonio culturale, ha avviato una ricognizione del Patrimonio regionale di Beni culturali
materiali ed immateriali attraverso l’allestimento di una piattaforma on line fruibile sul sito
istituzionale della Regione Basilicata.

         L’obiettivo, nella convinzione che la base imprescindibile di ogni attività di
programmazione è indubbiamente la disponibilità di informazioni aggiornate, verificabili e
confrontabili, trasparenti e pubbliche, è avere a disposizione, con il supporto tecnico di una Task
Force costituita da docenti della Università della Basilicata e Ricercatori del CNR Basilicata, una
mappatura di Beni culturali tangibili di proprietà pubblica non statale, volta a conseguire una
approfondita conoscenza e valutazione del Beni culturali potenzialmente attivabili ai fini della
fruizione turistica e della gestione degli stessi da parte di privati, organismi gestori di “emergenze
culturali”, fondazioni ed inoltre di disporre di una ricognizione del Patrimonio culturale intangibile,
tale da consentire la istituzione dell’Elenco rappresentativo del Patrimonio culturale immateriale
della Basilicata da tutelare e valorizzare in quanto costituente l’elemento essenziale dell’identità
culturale lucana.

        In vista dell’avvio della nuova programmazione regionale 2021/2027 si intende rafforzare
nuovi modelli di valorizzazione e fruizione dei beni culturali, già sperimentati con la “piattaforma
del patrimonio culturale materiale ed immateriale ” della regione Basilicata, attraverso interventi
ed azioni di valorizzazione volti alla messa in rete del patrimonio culturale regionale per
migliorarne la conoscenza, l’accessibilità infrastrutturale e multimediale (anche con percorsi
dedicati a disabili) e le diverse modalità di fruizione degli stessi, anche attraverso il coinvolgimento
diretto di soggetti privati, organismi gestori di “emergenze culturali, fondazioni, interessati alla
gestione dei servizi di accoglienza, culturali, turistici.

         Ai comuni della Basilicata sono state chieste informazioni circa lo stato del proprio
Patrimonio culturale, le risorse necessarie per renderlo pienamente fruibile, i servizi offerti e quelli
ulteriori ipotizzabili, la disponibilità ad una “gestione indiretta” del bene recuperato ed attrezzato,
mediante concessione a terzi della attività di gestione e messa in rete del bene, tale da consentire
in maniera economicamente sostenibile l’ampliamento delle occasioni di fruizione da parte della
utenza e il miglioramento dei servizi.

         Dalla messa a valore del patrimonio culturale regionale, sono già nate occasioni di
sviluppo di imprese culturali e creative capaci di attivare forme innovative di gestione dei siti
culturali, integrati da servizi aggiuntivi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico, tale da
consentire una gestione profit del bene.

Regione Basilicata – Piano Triennale dello Spettacolo 2019-2021                                         19
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