Presentazione: "Ragazzi Al Volante: L'influenza del gruppo di coetanei sui comportamenti di guida"
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Presentazione: “Ragazzi Al Volante: L’influenza del gruppo di coetanei sui comportamenti di guida” a cura di Renato Pocaterra, Responsabile scientifico di Fondazione IARD Sonia Colombo, Ricercatore di Fondazione IARD Bruno Mondadori, Milano, 2007 “Ragazzi al volante” rappresenta il secondo volume di un’esperienza di ricerca sulla sicurezza stradale realizzata da Fondazione IARD e da Zurich. Nel vasto mondo degli studi sulla sicurezza stradale in ambito giovanile, questo testo vuole dare un contributo originale nell’osservazione del fenomeno: l’esperienza pone in primo piano l’influenza e la pressione sociale del gruppo dei pari al comportamento di guida. Perché un giovane, se guida in compagnia di adulti (genitori o altri) è solitamente attento e rigoroso, mentre se guida in compagnia di amici mette in atto comportamenti spericolati o inadeguati? Secondo la psicologia sociale questa differenza di comportamento si può spiegare con l’emersione di differenti identità sociali: il ruolo del figlio - fautore di atteggiamenti allineati con i desiderata familiari (prudenza e rispetto delle regole) – spesso lascia spazio al ruolo di pari – che tende ad allinearsi a comportamenti aggressivi e temerari, messi in atti nel gruppo dei pari. In sostanza, l’approccio di base consiste nel considerare l’individuo non come unità unica e immodificabile, ma come la somma di molteplici identità sociali, che vengono adottate dal ragazzo stesso in funzione del gruppo di appartenenza e della situazione contingente. Il giovane è quindi figlio, studente, atleta, fidanzato o amico, a seconda del contesto in cui si trova e assume ruoli differenti, che possono accentuare alcune caratteristiche della personalità in funzione dell’identità sociale che in quel momento emerge. Ecco quindi che si può essere affettuosi quando si è con la propria ragazza, ma aggressivi quando ci si diverte con gli amici, e ancora, servizievoli con i genitori, o sfrontati con gli insegnanti. È la consapevolezza di queste molteplici sfaccettature di un’identità complessa e multipla, che rende l’uomo, con l’età, maturo ed equilibrato; tuttavia, questa apparente schizofrenia, che viene percepita come immaturità dal mondo degli adulti, risulta essere particolarmente attraente per adolescenti e giovani. Come accennato, tendenzialmente i ragazzi non possiedono una grande consapevolezza della complessità di questi cambiamenti ma, al contrario, attribuiscono questi comportamenti a caratteristiche della propria personalità, che credono di riconoscere e poter gestire. Su questo
presupposto si orienta l’obiettivo fondamentale dell’intervento proposto: far riconoscere al giovane la sua incapacità di gestire questi processi di cambiamento, delegittimando le sue convinzioni più profonde e portandolo a riflettere sui suoi errori. Per far questo il progetto ha sviluppato una serie di attività, tra le quali spicca per efficacia la tecnica del role playing, in cui i ragazzi selezionati hanno messo in scena situazioni tipo (come ad es. un sabato sera con gli amici), con ruoli assegnati dal conduttore: alcuni di loro dovevano recitare ruoli trasgressivi, altri ruoli orientati al rispetto delle regole, altri ancora erano ruoli neutri. Il dato emerso nel confronto con i giovani protagonisti è stata l’incapacità di molti di essi nel “controllare ed influire positivamente sulla dinamica di gruppo, costantemente condizionata dalla minoranza trasgressiva”. Tale situazione ha permesso di provare un forte senso di frustrazione, legato all’inefficacia nel contrastare i ruoli più aggressivi e all’incapacità nel riconoscere che il potere di una minoranza spesso può orientare le decisioni personali e del resto del gruppo. Recitare se stessi in condizioni di “situazioni tipo” ha provocato un coinvolgimento emozionale molto forte, attivazione che ha reso efficace il percorso, ma che ha avuto difficoltà ad essere accettata: i giovani si sono arrabbiati per questa loro incapacità di orientare il gruppo a decisioni tese a prevenire le situazioni di pericolo su strada, hanno cercato tendenzialmente di attribuire a cause esterne il loro fallimento, non hanno accettato il fatto che essere coerenti con le proprie convinzioni spesso porta ad essere estromessi dal gruppo. Quest’ultima soluzione è un costo eccessivamente alto da pagare per la gran parte dei giovani, che proprio per questo motivo tendono a modificare le proprie certezze a quella che sembra essere la decisione di gruppo, ma che - se analizzata in profondità – si rileva solo l’imposizione di una minoranza aggressiva. Sperimentato il disagio, legato all’emozione negativa indotta dal role playing, il giovane cerca di elaborare le proprie sensazioni, individualmente e attraverso confronti di gruppo con gli amici più significativi. Inizia così la fase della dissemination, nella quale gli studenti selezionati per partecipare all’esperienza raccontano, discutono, elaborano in gruppo quanto provato, mostrando agli amici e ai compagni di classe il filmato del gioco di ruolo messo in scena. In questa fase il protagonismo dei giovani viene esaltato e rende gli stessi partecipanti ancor più interessanti agli occhi dei compagni di classe. Il cambiamento degli atteggiamenti è “garantito” dall’emersione di una nuova identità sociale, quella dell’esperto in sicurezza stradale; la modifica dei comportamenti nella vita quotidiana è successiva e ha la tendenza a contagiare soprattutto quella maggioranza di ragazzi silenti che subiscono le pressioni sociali senza rendersi conto del potere di cambiamento posseduto. I dati del percorso Il percorso ha interessato 6 Istituti scolastici superiori delle province di Bergamo e Brescia (province ad alta incidentalità), coinvolgendo circa 1.000 studenti appartenenti a 45 classi e 60 giovani selezionati in base alle loro doti di leadership sociale (30 maschi e 30 femmine, equidistribuiti per età tra i 14 e i 19 anni). I dati emersi dalla valutazione del percorso hanno rilevato una tendenziale modifica negli atteggiamenti dei giovani leader, in particolare: o riconoscimento dell’influenza del gruppo dei pari nella messa in atto di condotte di guida a rischio (a fine percorso l’83% del campione dichiara di esserne consapevole); 2
o migliora la consapevolezza della messa in atto di comportamenti irresponsabili (in ordine alle situazioni ipotetiche presentate, si riduce ad esempio la percentuale dei giovani leader dal 31% al 21%); o aumenta l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza (dal 39% al 56%); o migliora la sensibilità al pericolo rappresentato dalla guida in stato d’ebbrezza (si passa dal 19,6% al 33% circa di ragazzi che dicono di lasciar passare l’effetto dell’alcol dell’amico che ha bevuto, prima di farsi accompagnare a casa dallo stesso). o buona diffusione delle informazioni acquisite (ogni leader ha contagiato otto compagni di classe). Infine, l’analisi compiuta su ciascun giovane leader, durante tutto il processo, denota come più della metà del gruppo coinvolto, al termine del percorso, riconosca esplicitamente l’influenza esercitata dal gruppo, manifestando maggiore criticità nell’autovalutare il proprio livello di responsabilità alla guida: se nei primi incontri ritengono di essere conducenti prudenti e corretti e non denunciano situazioni di sofferenza legata a pressioni sociali, l’autovalutazione che essi compiono al termine diviene più analitica nel leggere i segnali di dinamiche di gruppo potenzialmente pericolose. Metodologia Partendo dalle riflessioni e dalle sperimentazioni condotte in questi ultimi sette anni, fondate sulla convinzione che la guida rappresenti un comportamento sociale, si è strutturato un quadro di intervento che suddivide la complessità di tale comportamento in quattro dimensioni: nello specifico si è considerata la relazione che il soggetto alla guida ha con la percezione visiva e il proprio stato psicofisico, con il proprio stile di guida, con l’ambiente di guida circostante e rispetto alla conoscenza e alla gestione del veicolo (Figura 1). Per questo motivo, nel 2003 Fondazione IARD e il gruppo Zurich hanno dato vita al progetto Guida la tua sicurezza Junior, ossia ad un modello pedagogico basato sull’educazione alla guida sicura per adolescenti. Un modello che prevede quattro momenti formativi legati ai quattro ambiti di intervento sopra descritti e che si fonda sull’approccio metodologico della peer education e dell’action-research di Kurt Lewin. Figura 1: il modello completo di intervento Il percorso, presentato in una raccolta di volumi che sintetizzano i risultati emersi, si pone l’obiettivo di modificare i comportamenti scorret-ti alla guida, dando valore soprat-tutto al protagonismo giovanile: gli adolescenti divengono i primi educatori di se stessi e degli altri. Il gruppo dei pari rappresenta lo spazio ideale per permettere al soggetto di prendere consapevo-lezza del fenomeno, attraverso informazioni corrette, centrate sulla sua persona e non veicolate dai processi di influenza sociale, che in questo settore possono contribuire ad aumentare le 3
situazioni di pericolo; il concetto stesso di abilità alla guida viene percepito come generalizzato: se tutti sono capaci di guidare, devo esserlo anch’io. Sulla base di tali presupposti, si è deciso di scommettere sulla credibilità dei giovani stessi, accompagnando i giovani leader selezionati nel trasferire ai coetanei gli apprendimenti appresi durante un percorso di sperimentazione delle proprie abilità e delle proprie credenze strutturate in ordine alla guida. La novità di tale percorso è data dalla creazione di uno spazio di confronto tra pari, nel quale viene curata l’emersione di un’identità sociale (Sé sociale), diversa da quella di ruolo - assunta quando si assiste ad una lezione frontale – ma legata all’appartenenza al gruppo dei coetanei, grazie alla quale i ragazzi raccontano se stessi ed esplicitano quelli che poi diventeranno gli obiettivi del processo formativo. Il percorso si compone di quattro fasi: una fase esplorativa – di emersione degli stereotipi in ordine al comportamento di guida – una fase di destrutturazione del sistema di convinzioni stereotipate – attraverso momenti di sperimentazione delle abilità, prendendo consapevolezza dei primi limiti e delle proprie risorse - una terza fase di ristrutturazione del sistema di valori nuovo – grazie al confronto con l’altro, che permette l’elaborazione del confronto tra quanto fino ad ora creduto e quanto sperimentato – fino ad arrivare ad un’ultima fase di dissemination degli apprendimenti appresi – attraverso il trasferimento ai coetanei di ciò che si è appreso e compreso di se stessi alla guida. Il modello è stato testato per la prima volta nel 2004 su un campione di 6 scuole del nord, centro e sud d’Italia e si è focalizzato sul primo dei quattro pilastri della sicurezza stradale: la percezione visiva e lo stato psicofisico. I risultati emersi sono stati sintetizzati nel volume - POCATERRA R., (a cura di) Giovani e sicurezza stradale, Angeli, Milano, 2004. Nel volume “Ragazzi al volante”, qui presentato, viene descritta l’esperienza compiuta nell’anno scolastico 2005/2006, nella quale si affronta la dimensione degli stili di guida e, nello specifico, l’influenza sociale – del gruppo in particolare – quale fattore che può incidere su atteggiamenti e comportamenti alla guida. Nei prossimi mesi verranno presentati i risultati dell’esperienza 2006/07 condotta nel territorio della provincia di Alessandria, nella quale è stato affrontato il tema dell’influenza dell’ambiente sulla guida. I dati del cambiamento Primo approccio di analisi L’analisi delle risposte fornite dagli studenti, invitati ad esprimere le loro impressioni relative all’intervento di ricerca condotto, ha evidenziato indubbiamente come la sperimentazione sia stata in grado di innescare nelle figure coinvolte, direttamente e indirettamente, un processo di riflessione sul tema della sicurezza stradale ed un cambiamento nel comportamento tenuto alla guida. In particolare risulta che: - l’80,9% dei leader ha avuto modo di riflettere sul tema oggetto d’indagine nel periodo intercorso fra le due compilazioni del questionario; 4
- la maggioranza dei compagni di classe dei leader è stata contagiata dai giovani protagonisti: il 62,3% degli studenti ha dichiarato di aver riflettuto sul tema della sicurezza stradale in seguito all’intervento di ricerca-azione proposto (leggermente superiore sembra essere la percentuale del campione femminile, che nel 66% dei casi ha riportato di aver preso in esame il tema indagato); - ad essere stati contagiati dai leader nella messa in atto di una riflessione sul tema della sicurezza stradale sono stati soprattutto i giovanissimi. Al contrario, l’effetto di contagio sembra decrescere al crescere della classe frequentata: si passa da una percentuale pari al 72,7%, riscontrata tra gli studenti della prima classe, ad una percentuale del 51,5% nei giovani del quinto anno (tabella 2). Tab. 2 “Tra la compilazione del primo e del secondo questionario, quanto ritieni di aver riflettuto sul tema della sicurezza stradale?” Distribuzione percentuale delle risposte per il totale del campione, i leader, il sesso e la classe frequentata Totale Leader Genere Classe M F I II III IV V Per nulla 7,1% 6,3% 9,8% 3,6% 8,0% 5,6% 6,9% 6,9% 8,1% Poco 30,6% 12,7% 31,4% 30,5% 19,3% 28,2% 30,6% 33,7% 40,3% Abbastanza 50,2% 46,0% 48,9% 51,5% 58,7% 53,3% 50,2% 48,2% 41,6% Molto 12,1% 34,9% 9,9% 14,4% 14,0% 13,0% 12,4% 11,2% 9,9% Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% - tra la compilazione del primo e del secondo questionario, 1 giovane su 4 ha dichiarato di aver modificato “molto/abbastanza” il proprio comportamento alla guida (grafico 3). In particolare, all’interno del gruppo dei leader, un intervistato su tre sostiene di avere apportato modifiche alle proprie modalità di condurre i veicoli a motore, a seguito dell’intervento di ricerca sperimentato. Tale dato, particolarmente positivo ed interessante, sembra confermare il punteggio relativo all’indicatore di “rispetto delle regole”, che risulta in effetti essere aumentato nel passaggio dalla prima alla seconda somministrazione del questionario (da 7,59/10 a 7,70/10), a testimonianza di un reale processo di cambiamento, avvenuto in termini di maggior rispetto delle regole del codice stradale, da parte dei leader coinvolti nel progetto di sperimentazione; 5
Grafico 3: “Tra la compilazione del primo e del secondo questionario, quanto ritieni di aver modificato il tuo comportamento alla guida?” % Molto/Abbastanza 50,0 40,0 30,0 20,0 36,1 29,6 30,1 25,1 22,3 22,7 10,0 0,0 Totale Leader M F Biennio Triennio - ad evidenziare le modifiche al proprio comportamento di guida sono soprattutto il campione femminile e quello dei giovani frequentanti il biennio (il 29,6% delle giovani contro il 22,3% dei maschi ed il 30,1% degli studenti del primo e del secondo anno contro il 22,7% dei giovani frequentanti il triennio). Complessivamente è possibile rilevare come l’intervento proposto abbia non solo fatto riflettere gran parte dei giovani coinvolti sul tema della sicurezza stradale, ma abbia anche indotto cambiamenti significativi nella messa in atto di modifiche ai comportamenti di guida adottati. E’ inoltre doveroso evidenziare come nuovamente siano stati soprattutto i giovanissimi a comunicare il loro cambiamento nello stile di guida. Tale risultato, è indubbiamente molto interessante, considerando che, come detto più volte, i lavori di ricerca condotti negli ultimi anni evidenziano la necessità di proporre un modello di prevenzione dei comportamenti di guida a rischio in grado di coinvolgere efficacemente soprattutto il target dei giovanissimi. È inoltre possibile evidenziare come il confronto verbale (focus group), oltre ad essere risultata la fase più stimolante, è stata anche la forma privilegiata e più utilizzata dagli stessi, in qualità di peer educator, per diffondere i contenuti appresi durante il progetto. A tal proposito, è interessante sottolineare come la gran parte dei leader si sia confrontata, in merito ai contenuti appresi, prevalentemente con i propri amici e i propri compagni di scuola (con questi ultimi si fa riferimento alla totalità del campione), mentre è possibile evidenziare che il confronto con i propri familiari è stato meno frequente e ancor più rare sono state le discussioni relative all’esperienza fatta condivise con i propri insegnanti (lo ha fatto solamente il 9,3% dei leader maschi e il 20% delle leader femmine). Complessivamente, tale dato sembra confermare come i giovani leader siano stati in grado di ricoprire il loro ruolo di peer educator, ed evidenzia come la figura adulta non sia stata particolarmente coinvolta dagli stessi giovani protagonisti. Da quanto emerso attraverso la somministrazione del secondo questionario, la proiezione del role playing condivisa con i compagni di scuola dei leader è risultata essere un momento particolarmente significativo ed efficace. È stato possibile confermare come la gran parte dei giovani viva, in prima persona, la messa in atto di 6
comportamenti di guida pericolosi e scorretti. Il role playing giocato dai leader ha dato origine, nella maggioranza dei casi, ad evidenti dinamiche d’influenza, in cui i ruoli aggressivi hanno sovrastato prepotentemente i ruoli tendenzialmente più equilibrati, portando la scena rappresentata ad assumere caratteri di pericolo e di devianza. Tale aspetto non sembra però aver stupito il pubblico di spettatori che, al contrario, ha tendenzialmente ritrovato all’interno della stessa elementi appartenenti alla vita d’ogni giorno. La riflessione che emerge da tali dati è immediata: l’estrema facilità con cui i giovani tendono a riconoscere situazioni a rischio in cui sono spesso coinvolti evidenzia la necessità di intervenire attraverso azioni di prevenzione efficaci, che possano arginare le continue stragi che si verificano sulle strade. Dal punto di vista metodologico, l’analisi degli strumenti utilizzati conferma che la condivisione del filmato, i cui protagonisti sono stati i giovani leader, si è rivelato uno strumento efficace, in grado di “contagiare” il gruppo dei pari in modo coinvolgente e diretto: in linea con i principi dell’approccio di peer education, è stato possibile aumentare, da un lato, il senso di autoefficacia dei leader, nonché la predisposizione dei compagni di scuola ad accogliere il messaggio sotteso alla condivisione del filmato. Secondo approccio di analisi Attraverso il secondo approccio d’analisi (tabella 4), è stato possibile effettuare un confronto fra le risposte fornite dai giovani leader e dai loro compagni di classe, alle domande rimaste identiche sia nel primo che nel secondo questionario somministrato al termine del percorso, evidenziando in tal modo eventuali modifiche messe in atto dagli stessi, a seguito della sperimentazione del modulo formativo. Tabella 4: selezione di alcune domande sul rispetto di determinate norme del codice della strada. Legenda: P= pari; L= leader I somministr. II somministr. differenza P L P L P L Quando viaggi in auto come passeggero con i tuoi % sì sempre 37,7 39,2 46,6 55,8 +8,9 +16,6 genitori utilizzi le cinture di sicurezza? Qual è la motivazione che ti induce ad utilizzare % maggior 43,1 46,2 46,7 64,7 +3,6 +18,5 i dispositivi di sicurezza? sicurezza e tranquillità Se fossi sicuro di non andare incontro a nessun % sì sempre 39,3 40,4 42 48,1 +2,7 +7,7 tipo di sanzione useresti i dispositivi di sicurezza? Immagina che stai andando ad una festa e sei in % accelero 35,7 30,8 31,8 21,2 +3,9 +9,6 macchina con quattro amici, tu sei alla guida e superando il siete in terribile ritardo... che fai? limite di velocità Immagina di essere in discoteca. % aspetto che 15,3 19,6 17,2 32,7 +1,9 +13,1 E’ tardi e devi tornare a casa perché i tuoi genitori al mio amico ti aspettano,ma l’unico amico che possiede la passi l'effetto patente ha bevuto troppi alcolici Che cosa fai? dell'alcol A volte si mettono in atto comportamenti rischiosi % fortemente/ 78,3 73,1 78,3 82,7 +0 +9,6 alla guida per dimostrare la propria forza agli abbastanza amici d'accordo Il conducente di un veicolo è maggiormente % fortemente/ 83,8 75,0 85 84,6 +1,2 +9,6 portato ad infrangere il codice della strada abbastanza quando ha assunto alcolici e/o sostanze d'accordo stupefacenti 7
Complessivamente, il confronto fra le due somministrazioni ha messo in evidenza come, in tutte le domande si sia riscontrata una crescita più o meno intensa nella percentuale di risposte “responsabili” fornite dai giovani intervistati. In altre parole, al termine del percorso di sperimentazione, risulta essere aumentato il numero di giovani che sostiene di mettere in atto comportamenti alla guida adeguati e rispettosi del codice stradale. In particolare tale crescita è risultata essere nettamente più consistente all’interno della sottopopolazione dei leader, che hanno evidenziato al termine del percorso: Complessivamente, risulta interessante evidenziare come il lavoro effettuato abbia messo in rilievo da parte dei giovani leader un discreto grado di cambiamento nelle condotte di guida messe in atto: essi evidenziano, come già confermato, un atteggiamento decisamente più responsabile e attento nell’utilizzo dei dispositivi di sicurezza, così come nel riconoscimento dell’influenza e della pressione sociale esercitata dai pari, ma esprimono anche una maggiore attenzione verso il pericolo connesso al consumo di sostanze alcoliche e stupefacenti associato alla guida ed, infine, un maggior controllo di una delle principali cause da loro attribuite all’incidentalità stradale: la velocità. In modo più contenuto, ma pur sempre efficace, anche il gruppo dei pari risulta essere stato contagiato dai leader di riferimento nella messa in atto di atteggiamenti alla guida più prudenti ed accorti: questo dato evidenzia come la dissemination dei contenuti appresi dai giovani leader sia stata adeguata, testimoniando l’efficacia del modello di prevenzione proposto, centrato sulla valorizzazione del protagonismo dei giovani leader nella diffusione dell’informazione ai pari. Terzo approccio di analisi Il terzo livello di confronto, che si configura come il più analitico poiché basato sui cambiamenti avvenuti a livello individuale in ciascun leader, è stato effettuato confrontando longitudinalmente per ciascun giovane protagonista alcune delle risposte fornite all’interno della prima somministrazione del questionario con quelle rilevate al termine del percorso. Per ogni studente si sono volute verificare eventuali modifiche messe in atto nei comportamenti di guida, facendo riferimento a due differenti aspetti: il rispetto delle regole (ottenuto confrontando il punteggio conseguito all’interno dell’indicatore di “rispetto delle regole ) ed il grado di consapevolezza della pressione sociale esercitata dai pari. Le differenze così emerse tra i punteggi ottenuti da ciascun leader nella due somministrazioni, hanno permesso di sottolineare il miglioramento, manifestato da ognuno dei partecipanti, nella messa in atto di comportamenti di guida più adeguati e 1 rispettosi del codice stradale . Partendo da tali presupposti il confronto quantitativo fra i dati rilevati ha evidenziato come: - più di un terzo del campione di leader abbia manifestato al termine del percorso un netto aumento nel punteggio riferito al rispetto delle regole stradali: il 38,5% degli 1 Sono stati definiti due livelli di cambiamento: un “leggero aumento” (o diminuzione) nel punteggio per differenze pari ad un’unità, e un “netto aumento” (o peggioramento) per differenze di due unità o più. 8
stessi riferisce di aver migliorato il rispetto del codice stradale, così come il 17,3% registra un netto aumento relativo alla modifica del proprio atteggiamento di guida; - più della metà del campione dei giovani protagonisti riconosce l’influenza esercitata dal gruppo dei pari, attribuendo agli item contenuti nel questionario, atti a misurare la consapevolezza del fenomeno indagato, un alto grado d’accordo; - i giovani leader tendono ad autovalutare in maniera decisamente più critica il proprio livello di responsabilità alla guida (è stato registrato uno scarto negativo del 6,7%). Tale visione, decisamente più critica, va però vista in un’ottica di consapevolezza dei propri limiti: se nella prima rilevazione il 70% dei leader che avevano conseguito un punteggio insufficiente in merito al rispetto alle regole si riteneva responsabile, nella seconda rilevazione tale quota è scesa al 30%. Essi sembrano, cioè, avere messo in atto due tipologie d’atteggiamento differenti, entrambe significative: i giovani protagonisti riconoscono - al termine del percorso - il grado d’influenza che il gruppo dei pari può agire nei comportamenti di guida, riflettendo una maggior predisposizione nell’individuare i segnali di una dinamica di gruppo potenzialmente pericolosa; inoltre evidenziano una maggior criticità nell’attribuire al proprio stile di guida caratteri di responsabilità. Entrambi gli aspetti sono attribuibili al processo di cambiamento avvenuto durante l’intervento di sperimentazione: i giovani leader esprimono una migliore capacità di lettura del fenomeno indagato, rispetto a quanto evidenziato all’inizio del percorso, nonché un maggior grado di responsabilità nell’attribuire a se stessi stili di guida inadeguati. 9
Puoi anche leggere