PNRR e start-up innovative: dell'impatto

Pagina creata da Christian Meloni
 
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PNRR e start-up innovative:
il    valore    dell’impatto
sociale per le sostenibilità
Innovazione è una delle parole d’ordine del PNRR: insieme a
digitalizzazione, ambiente, giovani e riforme, l’innovazione
rappresenta il fulcro del Piano, per dare forma alla ripresa e
alla resilienza (non solo) post-Covid. Qual è il ruolo delle
Start-up, in questo scenario?

La Start-up innovativa
L’imprenditorialità come motore di sviluppo economico: le
start-up innovative a significativo impatto sociale
La mappa delle Start-up Innovative a significativo impatto
sociale
Il ruolo del PNRR e le prospettive

La Start-up innovativa
Nel 2012, nell’ambito delle “ulteriori misure urgenti per la
crescita del Paese” (il c.d. “decreto sviluppo-bis”), al fine
di favorire, da un lato, la crescita sostenibile, lo sviluppo
tecnologico, la nuova imprenditorialità e l’occupazione (in
particolare giovanile), e di contribuire, dall’altro, allo
sviluppo di una nuova cultura imprenditoriale, il legislatore
ha disciplinato le start-up innovative, imprese giovani, ad
alto contenuto tecnologico, con forti potenzialità di
crescita.

Nuova cultura imprenditoriale significa essenzialmente creazione di un contesto
 maggiormente favorevole all’innovazione, promozione di una maggiore mobilità
    sociale, attrazione in Italia di talenti, imprese innovative e capitali
                                 dall’estero.

In estrema sintesi, la normativa ha introdotto alcune misure
specifiche a sostegno di tale tipologia di imprese per
supportarle durante il loro ciclo di vita (nascita, crescita,
maturità), prevedendo una serie di requisiti – “normativi” e
“soggettivi” – per accedere allo status di start-up
innovativa, per cui sono previste diverse forme di incentivo.

  I “requisiti normativi” (tutti):
  1. Società di capitali, costituita
      anche in forma cooperativa
 2. Impresa nuova o costituita da non
            più di 5 anni              I “requisiti soggettivi” (almeno
3. Residenza in Italia, o in un altro                uno):
Paese dello Spazio Economico Europeo      1. sostiene spese in R&S e
 ma con sede produttiva o filiale in   innovazione pari ad almeno il 15%
                Italia                del maggiore valore tra fatturato e
 4. Fatturato annuo < a 5 milioni di        costo della produzione;
                 euro                   2. impiega personale altamente
 5. Nessuna quotazione in un mercato  qualificato (almeno 1/3 dottori di
 regolamentato o in una piattaforma   ricerca, dottorandi o ricercatori,
    multilaterale di negoziazione        oppure almeno 2/3 con laurea
  6. Nessuna distribuzione di utili              magistrale);
   7. Oggetto sociale esclusivo o        3. è titolare, depositaria o
     prevalente: lo sviluppo, la      licenziataria di almeno un brevetto
 produzione e la commercializzazione       o titolare di un software
  di un prodotto o servizio ad alto               registrato.
         valore tecnologico
   8. Non è risultato di fusione,
    scissione o cessione di ramo
              d’azienda

L’imprenditorialità come motore di
sviluppo economico: le start-up
innovative a significativo impatto
sociale
Non tutte le start-up sono uguali: ce ne sono alcune che “si
collocano a metà strada tra le organizzazioni non profit pure
e le imprese for profit pure”, che sono state oggetto di uno
studio da parte del team di ricerca Social Innovation Monitor
(SIM), con base al Dipartimento di Ingegneria Gestionale e
della Produzione del Politecnico di Torino, che in un suo
recente report (“Report sulle Startup Innovative a
significativo impatto sociale in Italia”) ha portato alla luce
alcuni dati interessanti.

   Sempre più attenzione è dedicata all’imprenditorialità come motore di
  sviluppo economico e sociale (Zahra and Wright, 2016) e, conseguentemente,
 alle varie forme di imprenditorialità e di supporto agli imprenditori: così
                          si apre il report del SIM.
 Protagonista degli ecosistemi imprenditoriali è la startup, definibile come
    “l’organizzazione temporanea che ha lo scopo di cercare un modello di
     business replicabile e scalabile” (Blank & Dorf , 2021): le Startup
 Innovative a significativo impatto sociale ambiscono al miglioramento della
     società in cui viviamo. La letteratura (es.: Yang et al., 2020) sta
  prestando sempre più attenzione a tali imprese. In parallelo, policy maker
ed enti internazionali hanno creato forme giuridiche e certificazioni che le
                        identificano e le regolano”.

La mappa delle Start-up Innovative
a significativo impatto sociale
Il report nasce proprio dalla necessità di contribuire alla
comprensione di questo fenomeno, che ha messo in luce ed
analizzato le potenzialità delle Start-up innovative.
Oltre ad analizzare e confrontare le caratteristiche delle
diverse tipologie di Startup Innovativa a significativo
impatto sociale, e ad evidenziarne le peculiarità e le sfide
affrontate, il report ha fornito alcuni possibili spunti per
l’elaborazione di nuove policy per le Startup Innovative a
significativo impatto sociale, e ha realizzato una mappatura
aggiornata a livello nazionale delle Startup Innovative a
significativo impatto sociale, sulla base dei parametri, sopra
sintetizzati.
Anche le Start-up innovative a significativo          impatto
ambientale non sono tutte uguali.

Start-up innovative a impatto ambientali,
quali sono?
Ci sono le SIaVS (“Startu Innovative a Vocazione Sociale”),
che devono operare in via esclusiva in specifici settori a
valenza latu sensu sociale (assistenza sociale, sanitaria e
socio-sanitaria; educazione, istruzione e formazione; tutela
dell’ambiente e valorizzazione del patrimonio culturale;
turismo sociale, etc…), in aggiunta ai requisiti comuni a
tutte le start-up innovative; sono 221 – numero stabile
rispetto all’anno scorso – e sono distribuite maggiormente nel
nord Italia.

Ci sono le “società benefit” (SB), società che –
nell’esercizio di un’attività economica – oltre allo scopo di
dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di
beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e
trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e
ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e
associazioni e altri portatori di interesse.

 La “società Benefit”, in sostanza, è l’impresa for profit che utilizza i
  proventi delle proprie attività come strumento per creare un beneficio
(cioè la realizzazione di uno o più effetti positivi, o la riduzione degli
    effetti negativi) in favore di altre categorie di soggetti, quali
  dipendenti, fornitori, ambiente, Società, garantendo allo stesso tempo
                  all’impresa una maggiore redditività.
Il loro numero è cresciuto notevolmente (+164,5%), con netta
prevalenza di SB nel nord Italia (più di due terzi): si tratta
di una crescita che può essere stata favorita dal legislatore,
che nell’ambito delle misure a sostegno dell’economia a
seguito dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha previsto
l’introduzione di contributi a favore di chi sceglieva di
costituirsi o “trasformarsi” in Società Benefit entro il 30
giugno 2021.

Ci sono, infine, le “B-Corp”, le imprese che, oltre
all’obiettivo del profitto e della remunerazione degli
azionisti, intendono accrescere l’impatto positivo generato
dalle proprie attività verso la Società, i propri dipendenti e
l’ambiente: devono possedere determinati standard in termini
di impatto ambientale e sociale, che sono misurati e
controllati attraverso il BIA, il “B Impact Assessment” (BIA).

Anche in questo caso, analoga è la distribuzione geografica
delle “B-Corp”, e nel corso dell’ultimo anno il loro numero è
aumentato, sia pure non come quello delle SB (+29.6%).

Il ruolo del PNRR e le prospettive
Fra i molto obiettivi del PNRR, ci sono quelli “trasversali”:
nelle premesse, infatti, si legge testualmente che “per
l’Italia il programma Next Generation EU non rappresenta solo
l’occasione per realizzare una Piena transizione ecologica e
digitale, ma anche per recuperare i ritardi storici che
penalizzano storicamente il Paese e che riguardano le persone
con disabilità, i giovani, le donne e il Sud”, ovvero soggetti
e luoghi che – come emerge impietosamente dal report, ancora
sono (sono lasciati, sono stati lasciati) indietro.

Per questo motivo le 6 Missioni del PNRR condividono priorità
trasversali, relative alle pari opportunità generazionali, di
genere e territoriali; le Riforme e le Missioni sono valutate
sulla base dell’impatto che avranno nel recupero del
potenziale dei giovani, delle donne e dei territori, e nelle
opportunità fornite a tutti, senza alcuna discriminazione.
Questa attenzione trasversale, articolata puntualmente in
tutte le missioni del PNRR, corrisponde anche alle
raccomandazioni specifiche della Commissione Europea
sull’Italia del 2019 e del 2020: c’è da aspettarsi che nel
corso dei prossimi mesi si verifichi una ulteriore crescita di
queste tipologie di start-up innovative.

C’è da augurarsi che ciò avvenga in modo più equilibrato.
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