PNRR e start-up innovative: dell'impatto
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PNRR e start-up innovative: il valore dell’impatto sociale per le sostenibilità Innovazione è una delle parole d’ordine del PNRR: insieme a digitalizzazione, ambiente, giovani e riforme, l’innovazione rappresenta il fulcro del Piano, per dare forma alla ripresa e alla resilienza (non solo) post-Covid. Qual è il ruolo delle Start-up, in questo scenario? La Start-up innovativa L’imprenditorialità come motore di sviluppo economico: le start-up innovative a significativo impatto sociale La mappa delle Start-up Innovative a significativo impatto sociale Il ruolo del PNRR e le prospettive La Start-up innovativa Nel 2012, nell’ambito delle “ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” (il c.d. “decreto sviluppo-bis”), al fine di favorire, da un lato, la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico, la nuova imprenditorialità e l’occupazione (in particolare giovanile), e di contribuire, dall’altro, allo sviluppo di una nuova cultura imprenditoriale, il legislatore ha disciplinato le start-up innovative, imprese giovani, ad alto contenuto tecnologico, con forti potenzialità di crescita. Nuova cultura imprenditoriale significa essenzialmente creazione di un contesto maggiormente favorevole all’innovazione, promozione di una maggiore mobilità sociale, attrazione in Italia di talenti, imprese innovative e capitali dall’estero. In estrema sintesi, la normativa ha introdotto alcune misure specifiche a sostegno di tale tipologia di imprese per
supportarle durante il loro ciclo di vita (nascita, crescita, maturità), prevedendo una serie di requisiti – “normativi” e “soggettivi” – per accedere allo status di start-up innovativa, per cui sono previste diverse forme di incentivo. I “requisiti normativi” (tutti): 1. Società di capitali, costituita anche in forma cooperativa 2. Impresa nuova o costituita da non più di 5 anni I “requisiti soggettivi” (almeno 3. Residenza in Italia, o in un altro uno): Paese dello Spazio Economico Europeo 1. sostiene spese in R&S e ma con sede produttiva o filiale in innovazione pari ad almeno il 15% Italia del maggiore valore tra fatturato e 4. Fatturato annuo < a 5 milioni di costo della produzione; euro 2. impiega personale altamente 5. Nessuna quotazione in un mercato qualificato (almeno 1/3 dottori di regolamentato o in una piattaforma ricerca, dottorandi o ricercatori, multilaterale di negoziazione oppure almeno 2/3 con laurea 6. Nessuna distribuzione di utili magistrale); 7. Oggetto sociale esclusivo o 3. è titolare, depositaria o prevalente: lo sviluppo, la licenziataria di almeno un brevetto produzione e la commercializzazione o titolare di un software di un prodotto o servizio ad alto registrato. valore tecnologico 8. Non è risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda L’imprenditorialità come motore di sviluppo economico: le start-up innovative a significativo impatto sociale Non tutte le start-up sono uguali: ce ne sono alcune che “si collocano a metà strada tra le organizzazioni non profit pure e le imprese for profit pure”, che sono state oggetto di uno studio da parte del team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM), con base al Dipartimento di Ingegneria Gestionale e
della Produzione del Politecnico di Torino, che in un suo recente report (“Report sulle Startup Innovative a significativo impatto sociale in Italia”) ha portato alla luce alcuni dati interessanti. Sempre più attenzione è dedicata all’imprenditorialità come motore di sviluppo economico e sociale (Zahra and Wright, 2016) e, conseguentemente, alle varie forme di imprenditorialità e di supporto agli imprenditori: così si apre il report del SIM. Protagonista degli ecosistemi imprenditoriali è la startup, definibile come “l’organizzazione temporanea che ha lo scopo di cercare un modello di business replicabile e scalabile” (Blank & Dorf , 2021): le Startup Innovative a significativo impatto sociale ambiscono al miglioramento della società in cui viviamo. La letteratura (es.: Yang et al., 2020) sta prestando sempre più attenzione a tali imprese. In parallelo, policy maker ed enti internazionali hanno creato forme giuridiche e certificazioni che le identificano e le regolano”. La mappa delle Start-up Innovative a significativo impatto sociale Il report nasce proprio dalla necessità di contribuire alla comprensione di questo fenomeno, che ha messo in luce ed analizzato le potenzialità delle Start-up innovative. Oltre ad analizzare e confrontare le caratteristiche delle diverse tipologie di Startup Innovativa a significativo impatto sociale, e ad evidenziarne le peculiarità e le sfide affrontate, il report ha fornito alcuni possibili spunti per l’elaborazione di nuove policy per le Startup Innovative a significativo impatto sociale, e ha realizzato una mappatura aggiornata a livello nazionale delle Startup Innovative a significativo impatto sociale, sulla base dei parametri, sopra sintetizzati.
Anche le Start-up innovative a significativo impatto ambientale non sono tutte uguali. Start-up innovative a impatto ambientali, quali sono? Ci sono le SIaVS (“Startu Innovative a Vocazione Sociale”), che devono operare in via esclusiva in specifici settori a valenza latu sensu sociale (assistenza sociale, sanitaria e socio-sanitaria; educazione, istruzione e formazione; tutela dell’ambiente e valorizzazione del patrimonio culturale; turismo sociale, etc…), in aggiunta ai requisiti comuni a tutte le start-up innovative; sono 221 – numero stabile rispetto all’anno scorso – e sono distribuite maggiormente nel nord Italia. Ci sono le “società benefit” (SB), società che – nell’esercizio di un’attività economica – oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e
associazioni e altri portatori di interesse. La “società Benefit”, in sostanza, è l’impresa for profit che utilizza i proventi delle proprie attività come strumento per creare un beneficio (cioè la realizzazione di uno o più effetti positivi, o la riduzione degli effetti negativi) in favore di altre categorie di soggetti, quali dipendenti, fornitori, ambiente, Società, garantendo allo stesso tempo all’impresa una maggiore redditività. Il loro numero è cresciuto notevolmente (+164,5%), con netta prevalenza di SB nel nord Italia (più di due terzi): si tratta di una crescita che può essere stata favorita dal legislatore, che nell’ambito delle misure a sostegno dell’economia a seguito dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha previsto l’introduzione di contributi a favore di chi sceglieva di costituirsi o “trasformarsi” in Società Benefit entro il 30 giugno 2021. Ci sono, infine, le “B-Corp”, le imprese che, oltre all’obiettivo del profitto e della remunerazione degli azionisti, intendono accrescere l’impatto positivo generato dalle proprie attività verso la Società, i propri dipendenti e l’ambiente: devono possedere determinati standard in termini di impatto ambientale e sociale, che sono misurati e controllati attraverso il BIA, il “B Impact Assessment” (BIA). Anche in questo caso, analoga è la distribuzione geografica delle “B-Corp”, e nel corso dell’ultimo anno il loro numero è aumentato, sia pure non come quello delle SB (+29.6%). Il ruolo del PNRR e le prospettive Fra i molto obiettivi del PNRR, ci sono quelli “trasversali”: nelle premesse, infatti, si legge testualmente che “per l’Italia il programma Next Generation EU non rappresenta solo l’occasione per realizzare una Piena transizione ecologica e digitale, ma anche per recuperare i ritardi storici che penalizzano storicamente il Paese e che riguardano le persone con disabilità, i giovani, le donne e il Sud”, ovvero soggetti
e luoghi che – come emerge impietosamente dal report, ancora sono (sono lasciati, sono stati lasciati) indietro. Per questo motivo le 6 Missioni del PNRR condividono priorità trasversali, relative alle pari opportunità generazionali, di genere e territoriali; le Riforme e le Missioni sono valutate sulla base dell’impatto che avranno nel recupero del potenziale dei giovani, delle donne e dei territori, e nelle opportunità fornite a tutti, senza alcuna discriminazione. Questa attenzione trasversale, articolata puntualmente in tutte le missioni del PNRR, corrisponde anche alle raccomandazioni specifiche della Commissione Europea sull’Italia del 2019 e del 2020: c’è da aspettarsi che nel corso dei prossimi mesi si verifichi una ulteriore crescita di queste tipologie di start-up innovative. C’è da augurarsi che ciò avvenga in modo più equilibrato.
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