Perugino e Raffaello Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia 9 788897 738268

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Perugino e Raffaello Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia 9 788897 738268
Perugino e Raffaello
                                               Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia
                                                                                                                  Perugino e Raffaello
                                                                                                                  Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia
                   € 18,00

                             9 788897 738268
www.aguaplano.eu                                                                                                                                     aguaplano
Perugino e Raffaello Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia 9 788897 738268
collana di mostre
diretta da   Antonio Natali
Perugino e Raffaello Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia 9 788897 738268
Perugino e Raffaello Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia 9 788897 738268
Perugino e Raffaello
Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia

                   a cura di
  Francesco Federico Mancini e Antonio Natali

                         aguaplano
Perugino e Raffaello Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia 9 788897 738268
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
e per il Polo Museale della città di Firenze
Fondazione per l’Istruzione Agraria, Perugia
Nobile Collegio del Cambio, Perugia
Università degli Studi di Perugia

Galleria degli Uffizi

Con il sostegno della
Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia

Con il patrocinio di
Regione Umbria
Provincia di Perugia
Comune di Perugia

Perugino e Raffaello
Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia

Perugia, Nobile Collegio del Cambio
22 giugno-20 ottobre 2013

Ideazione e direzione della collana ‘La città degli Uffizi’   Trasporti
Antonio Natali                                                Dafne, Reggello

Progetto scientifico e cura della mostra                      Sistemi di sicurezza
Francesco Federico Mancini, Antonio Natali                    Umbra Control, Ponte San Giovanni, Perugia

Coordinamento organizzativo e segreteria della mostra         Crediti fotografici
Nobile Collegio del Cambio, Perugia                           Sandro Bellu, Perugia
Matteo Costarelli                                             Gabinetto fotografico della Soprintendenza Speciale
                                                              per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropo-
Ufficio stampa                                                logico e per il Polo Museale della città di Firenze.
Studio Esseci di Sergio Campagnolo, Padova                    Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività
                                                              Culturali.
Progetto di allestimento e realizzazione                      The John and Mable Ringling Museum, The State Art
Totem, Perugia                                                Museum of Florida, Sarasota
                                                              Musei Civici di Padova
Prestatori                                                    Francesco Piagnani, Perugia
Fondazione per l’Istruzione Agraria, Perugia                  Royal Collection Trust
Galleria degli Uffizi
                                                              www.wikimedia.org
Restauri                                                      www.googleartproject.com
Giovanni Manuali, Perugia                                     http://books.google.it/
Catalogo

Realizzazione
Aguaplano–Officina del libro, Passignano s.T.

A cura di
Francesco Federico Mancini
Antonio Natali

Autori dei saggi
Silvia Blasio
Fabio De Chirico
Cristina Galassi
Roberto Guerrini
Francesco Federico Mancini
Antonio Natali
Francesco Piagnani
Francesco Scoppola

Autori delle schede
Silvia Blasio
Fabio Marcelli                                      Provincia di Perugia
Marta Onali
Francesco Piagnani

Progetto grafico
Raffaele Marciano

Redazione
Raffaele Marciano                                   Comune di Perugia
Maria Vanessa Semeraro

Stampa
Tipolitografia Graphicmasters, Perugia                          CAPITALE EUROPEA   EUROPEAN CAPITAL
                                                                DELLA CULTURA      OF CULTURE
                                                                CITTÀ CANDIDATA    CANDIDATE CITY

Confezione
Legatoria Umbra, Bastia Umbra

                                                    Università degli Studi
                                                         di Perugia

isbn/ean: 978-88-97738-26-8

© 2013 by Aguaplano–Officina del libro
via Nazionale 41, 06065 Passignano s.T. (Perugia)
www.aguaplano.eu / info@aguaplano.eu

Tutti i diritti riservati
All rights reserved
Garanzia di Stato                                              Ringraziamenti

Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione        Teodorico Balzani
Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale        Gualtiero Bassetti
Anna Maria Buzzi                                               Teresa Bellezza
                                                               Tiziana Biganti
Servizio I – Valorizzazione del patrimonio culturale,          Bruno Bracalente
programmazione e bilancio                                      Rosaldo Ceccarelli
Manuel Roberto Guido                                           Antonio Cesarini
Marcello Tagliente                                             Patrizia Copparoni
                                                               Matteo Costarelli
Ufficio Garanzia di Stato                                      Giovanni Luca Delogu
Antonio Piscitelli                                             Serena Innamorati
                                                               Serena Maria Lucarelli
Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro          Cesare Mancini
Gisella Capponi                                                Giovanni Manuali
Con la collaborazione di                                       Giuliano Masciarri
Laura D’Agostino                                               Francesca Montanaro
Maria Concetta Laurenti                                        Francesco Panfili
Anna Milaneschi                                                Paola Passalacqua
                                                               Roberta Porfiri
Ministero dell’Economia e delle Finanze                        Carla Ravaioli
Dipartimento Ragioneria dello Stato                            Pierfrancesco Romano
Ispettorato Generale del Bilancio                              Patrizia Tarchi
Ufficio XI                                                     Rita Toma
Rosario Stella                                                 Barbara Vaggelli
Collaboratori
Sebastiano Verdesca                                                                       *
Carla Russo
                                                               L’organizzazione della mostra e l’editore rivolgono un
Corte dei Conti                                                pensiero di gratitudine al personale della Direzione Re-
Ufficio di Controllo sugli atti del Ministero dell’Istruzio-   gionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria.
ne, dell’Università e della Ricerca, del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, del Ministero della Salute e
del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Maria Elena Raso
Lina Pace

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
dell’Umbria
Direttore Francesco Scoppola
Tiziana Biganti
Angelo De Falco

Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantro-
pologici dell’Umbria
Soprintendente Fabio De Chirico
Roberta Porfiri
Paola Passalacqua
Sommario

      Presentazioni

  9   Vincenzo Ansidei di Catrano
 11   Carlo Colaiacovo
 12   Francesco Federico Mancini
 14   Fabio De Chirico
 16   Cristina Acidini

      Saggi

 19   Uomini illustri e nobiltà di Perugia
      Antonio Natali

 25   Fuit hic perusinus Apelles.
      L’artista fra i grandi della storia
      Francesco Federico Mancini

 49   L’Autoritratto del Perugino al Collegio del Cambio.
      Egregius pictor e moduli paradigmatici
      Roberto Guerrini

 67   Sassoferrato ritrattista
      Silvia Blasio

 87   Pittura e devozione: «le preziosissime copie delle opere del Perugino
      e di Raffaello, eseguite dal Sassoferrato» per San Pietro a Perugia
      Cristina Galassi

113   Brevi note per Sassoferrato “modello nobile” per i Nazareni
      Fabio De Chirico

119   Sassoferrato, pictor virginum tra due lidi
      Francesco Scoppola
127   La Sala dell’Udienza
      Francesco Piagnani

      Dipinti

164   Pietro Vannucci detto Perugino, Autoritratto

170   Raffaello Sanzio, Autoritratto

176   Raffaello Sanzio, Ritratto virile (Pietro Perugino?)

180   Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Autoritratto

184   Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Trasporto di Cristo al sepolcro

188   Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, La Fede con due angeli;
      La Speranza con due angeli

195   La Cappella di San Giovanni Battista
      Francesco Piagnani

      Dipinti

214   Pietro Vannucci detto Perugino, San Mauro

218   Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, San Mauro

222   Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Annunciazione

226   Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Barbara

230   Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Sant’Agnese

235   Bibliografia
La storia del Nobile Collegio del Cambio si intreccia da secoli con quella della
città.
    è stato definito da un noto storico dell’arte “la banca più bella del mondo”
e costituisce, probabilmente, la più preziosa testimonianza del Rinascimento
perugino.
    Tra le corporazioni delle arti a Perugia, le più potenti furono quelle del Cam-
bio e della Mercanzia, per il significato e il ruolo che assunsero nel governo della
città: intervenivano con continuità nella composizione dei Consigli cittadini tan-
to che un loro rappresentante divenne membro di diritto nella Magistratura dei
Priori.
    I compiti principali dei cambiavalute, i campsores, erano quelli di vigilare sulla
commutazione e circolazione della moneta; inoltre svolgevano la funzione giu-
diziaria su cause di natura commerciale e creditizia. A queste attività si aggiunse
ben presto quella caritativa e assistenziale.
    La più antica notizia sull’esistenza di un’associazione dei cambiavalute risale
al 1259, mentre il primo statuto giunto a noi, insieme alla matricola, il libro dove
venivano registrati i nomi dei Giurati, è del 1377.
    Il periodo di maggiore splendore dell’arte del Cambio fu nel XV secolo, quan-
do vi entrarono a far parte i nobili perugini e fu trasferita la sede in quella odierna,
nella struttura del Palazzo dei Priori. Sempre alla fine del Quattrocento, cominciò
la decorazione della Sala dell’Udienza con l’arredo ligneo di Domenico del Tasso
e, subito dopo, con il ciclo pittorico commissionato al Perugino.
    L’ascesa del Collegio coincide con il processo di trasformazione sociale che
nelle arti cittadine vede privilegiare l’estrazione nobiliare degli iscritti, finché, nel
1670, una delibera riserva esclusivamente ai nobili l’adesione al Collegio.
    L’attività del Collegio negli ultimi secoli viene progressivamente circoscritta
all’ambito assistenziale e caritativo. Nel 1923 il Collegio viene costituito, con de-
creto reale, in Opera Pia.
    A seguito di recenti provvedimenti normativi, l’Istituzione ha assunto la per-
sonalità giuridica di diritto privato, che ripropone nei suoi contenuti essenziali i
caratteri di un’orgogliosa tradizione di autogoverno.
    Nel 1983 è stato approvato l’attuale Statuto, che ha mantenuto le gratuità degli
incarichi ma ha modificato i criteri di ammissione dei giurati.
    Pur mantenendo le finalità di natura sociale e le tradizioni storiche connesse
anche all’espletamento di funzioni religiose, il nuovo Statuto propone in modo
prioritario una sempre maggiore valorizzazione del suo patrimonio storico, arti-
stico e archivistico, nonché la promozione di attività culturali.
    Numerosi sono stati gli interventi di restauro e manutenzione straordinaria in
questi ultimi decenni, generosamente sostenuti dalla Fondazione Cassa di Rispar-
mio di Perugia.

                                                                                            9
Nel 1985 è stato restaurato l’antico portone ligneo di accesso, dal 1987 al
     1989 è stato eseguito l’intervento sugli affreschi della Cappella di San Giovanni,
     mentre nel 1994, dopo tre anni di lavori, è terminato il restauro degli affreschi
     della Sala dell’Udienza.
         Nel frattempo, è stato riordinato e pubblicato l’inventario dei documenti con-
     tenuti nell’archivio, grazie alla collaborazione degli esperti dell’Archivio di Stato.
         è stata quindi la volta dell’arredo ligneo delle tre sale, il cui intervento di re-
     stauro è stato eseguito nel 2002.
         Nel 2010, infine, l’Istituzione ha acquisito una raccolta di Pesi Monetali riferiti
     al sistema monetario della Chiesa dei secoli XV-XIX. Tale collezione, costituita da
     560 pesi e da 14 scatole, rara per organicità e completezza, è fornita di un catalo-
     go e si propone per ricerche e indagini relative alla storia della moneta.
         In questo percorso, caratterizzato dalla conservazione e dalla valorizzazione
     del patrimonio artistico e archivistico di cui il Collegio è depositario, si concre-
     tizza appunto il fine primario dell’Ente. Oltre a svolgere questo compito fonda-
     mentale, il Collegio ha contribuito alla vita culturale della città anche attraverso
     altre iniziative.
         In questa prospettiva nasce il progetto della mostra, ideata dall’amico e con-
     sigliere professor Francesco Federico Mancini in collaborazione con il professor
     Antonio Natali, che ha incontrato l’approvazione entusiastica di tutti i compo-
     nenti del Nobile Collegio del Cambio.
         La possibilità di esporre nelle sale del Cambio tre capolavori che fanno parte
     della Galleria degli Uffizi, unanimemente riconosciuta come “il museo più bello
     del mondo”, ci riempie di orgoglio. Riteniamo, infatti, che la realizzazione di que-
     sto progetto, per il suo alto valore artistico e culturale, contribuisca ad accrescere
     il prestigio di Perugia, confermandone il ruolo di città d’arte e di cultura.
         Ringrazio a nome del Nobile Collegio del Cambio la Fondazione Cassa di Ri-
     sparmio di Perugia per il fondamentale contributo, tutte le Istituzioni a noi vicine
     e quanti ci hanno incoraggiato e aiutato in questa iniziativa.
         Un ringraziamento particolare e un grande riconoscimento vanno ad Antonio
     Natali e Francesco Federico Mancini, grazie ai quali è stato possibile realizzare
     una collaborazione tra due Istituzioni antiche e gloriose che hanno in comune
     l’obbligo di trasmettere le testimonianze di una civiltà alle generazioni future.

        Vincenzo Ansidei di Catrano
        Rettore del Nobile Collegio del Cambio

10
La città degli Uffizi – come viene ben spiegato nel testo di Antonio Natali che
figura tra i primi in questo volume – è il nome dato dalla Galleria degli Uffizi
di Firenze a una serie di iniziative espositive il cui obiettivo principale è quello
di portare fuori dalle sale e dai depositi del prestigioso museo fiorentino opere
d’arte di particolare pregio verso quelle terre e città che con la storia di Firenze e
segnatamente con quella della sua Galleria abbiano intrattenuto legami e rapporti
nel corso del tempo.
    È il caso appunto di Perugia, che tra le sue bellezze può vantare, come è noto,
quel Nobile Collegio del Cambio (a suo tempo completamente restaurato dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia), affrescato dal Perugino con l’aiuto
– secondo alcuni studiosi – del giovane Raffaello: due artisti sommi le cui opere
rifulgono ovviamente nelle sale degli Uffizi e che per quattro mesi, grazie all’ini-
ziativa meritoriamente assunta da Vincenzo Ansidei di Catrano e da Francesco
Federico Mancini, coabiteranno e dialogheranno, ancorché silenziosamente e in
effige, nell’àmbito della mostra Perugino e Raffaello. Modelli nobili per Sassoferrato
a Perugia. Nella quale si potranno appunto ammirare, provenienti dagli Uffizi,
un autoritratto dell’Urbinate e un ritratto di Pietro Perugino (che qualcuno im-
magina opera del Raffaello), quest’ultimo da mettere a confronto, ovviamente,
con il celebre autoritratto conservato all’interno del Collegio del Cambio. E in
aggiunta a questi lavori ci saranno l’autoritratto di Sassoferrato e diverse opere di
quest’ultimo, utili a documentare come nella prima metà del Seicento fosse viva
la memoria artistica dei due maestri del secolo precedente.
    È facile immaginare la curiosità che una simile iniziativa – esempio intelligente
e al tempo stesso raffinato di buon uso del nostro patrimonio storico-artistico
e di buona collaborazione tra istituzioni culturali – è destinata a suscitare nel
pubblico degli appassionati d’arte. Il che significa, per una città vocata all’arte
come Perugia, poter attivare, grazie a questa mostra, un circuito virtuoso di flussi
turistici. Tutte ragioni – quella culturale relativa al prestigio dell’iniziativa in sé
e quella economica relativa ai vantaggi per il territorio – che spiegano l’impegno
con il quale la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia ha contribuito alla rea-
lizzazione della mostra, in conformità peraltro con una linea di politica culturale
che dura da oltre vent’anni e che è diventata uno dei tratti qualificanti dell’attività
svolta dalla Fondazione a sostegno della società umbra.

   Carlo Colaiacovo
   Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia

                                                                                          11
Proseguendo nella proficua collaborazione con i principali istituti museali del
     territorio regionale, a cominciare dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, il Diparti-
     mento di Scienze Umane e della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia
     ha questa volta favorito l’incontro tra il Nobile Collegio del Cambio e la Galleria
     degli Uffizi. L’idea di esporre negli spazi monumentali della storica istituzione
     perugina alcune opere della grande raccolta fiorentina è sembrata fin dall’inizio
     realizzabile per la plausibilità scientifica della proposta, volta a delineare un per-
     corso espositivo, breve ma intenso, fatto di capolavori fra loro dialoganti: autori-
     tratti di maestri che hanno marcato con la loro forte personalità la storia artistica
     cittadina e non solo.
         Al volto allo specchio di Perugino, dipinto in trompe-l’œil sulla parete sinistra
     della Sala dell’Udienza, viene infatti avvicinato il ritratto del suo giovane, dotatis-
     simo allievo, Raffaello da Urbino, verosimilmente coinvolto, in qualità di collabo-
     ratore, nella realizzazione di alcune parti della decorazione del Cambio. A “con-
     versare” con questi due giganti del classicismo rinascimentale è Giovan Battista
     Salvi detto il Sassoferrato, l’artista che più di ogni altro consapevolmente rivisita,
     ormai in pieno Seicento, la lezione dei suoi predecessori. Costui si presenta come
     erede di Perugino e Raffaello non solo nella purezza formale delle immagini ma
     anche nella ricerca di uno stile pacato e seducente, adatto al coinvolgimento di
     un pubblico sensibile ai richiami della chiesa riformata. La singolarità di avere a
     Perugia un robusto corpus di opere del Salvi, tutte conservate nella basilica bene-
     dettina di San Pietro, offre la possibilità di aprire un’eloquente finestra su questo
     fenomeno di revival, che si scopre assai meno citazionista e accademico di quanto
     certa letteratura, anche recente, ha voluto far credere.
         A sorvegliare da presso questo stimolante dialogo tra artisti abbiamo messo
     un personaggio tuttora ammantato di mistero. Non sappiamo se si tratti, come
     alcuni sostengono, di Andrea del Verrocchio, il capostipite di questa illustre genìa
     di maestri, di Martin Lutero, come pensano altri, o dello stesso Perugino. Né sap-
     piamo se l’autore sia Lorenzo di Credi, Hans Holbein o lo stesso Perugino. A con-
     frontarlo con i tre autoritratti noti del Vannucci, quello giovanile dell’Adorazione
     dei Magi, quello maturo della Sistina e quello tardo del Cambio, si direbbe che è
     proprio lui. E l’autore? Qualcuno ha detto: potrebbe essere Raffaello. Io ne sono
     convinto e condivido l’idea avanzata da Richard Offner nel 1934, rispolverata con
     ottime argomentazioni da Luciano Bellosi nel 1987. Sarà interessante riparlarne
     in mostra di fronte al vero Perugino e al cospetto dell’autentico Raffaello. Basterà
     chiarire questo dubbio per aver centrato l’obiettivo. O almeno uno degli obiettivi.
     Non occorre costruire grandi mostre per raggiungere risultati importanti.
         Se il progetto che qui si presenta ha incontrato il convinto apprezzamento del-
     la direzione degli Uffizi, al punto da iscrivere il Collegio del Cambio nel novero
     dei luoghi d’arte da premiare con prestiti di eccezionale importanza, è perché si

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sono verificate le tre irrinunciabili condizioni che l’infaticabile, eccellente diret-
tore della Galleria fiorentina, Antonio Natali, chiede a tutti coloro che aspirano
a partecipare al progetto La città degli Uffizi: la prima, che il prestito delle opere
sia motivato da ragioni scientificamente “forti” e non da semplici occasioni ce-
lebrative (per non dire politiche o commerciali); la seconda, che il temporaneo
allontanamento delle stesse dal prestigioso museo fiorentino vada a favorire un
costruttivo colloquio con opere e contesti ad esse culturalmente correlabili; la
terza, che il “sacrificio” richiesto a questi pezzi, costretti a viaggiare e ad affrontare
condizioni espositive diverse da quelle consuete, sia compensato da un apprezza-
bile progresso della scienza.

   Francesco Federico Mancini
   Direttore del Dipartimento di Scienze Umane e della Formazione
   Università degli Studi di Perugia

                                                                                             13
Il visitatore della mostra Perugino e Raffaello. Modelli nobili per Sassoferrato a
     Perugia avrà modo di vedere con occhi diversi il luogo simbolo dell’antica vita
     economica perugina. Per l’estate 2013 le sale del Nobile Collegio del Cambio
     costituiranno il luogo, senza spazio e senza tempo, dove poter incontrare e ricam-
     biare lo sguardo dei pittori che concorsero alla sua nuova vita e che consegnarono
     la sua fama ai posteri. Sì, perché se la presenza fisica dell’egregius pictor è sempre
     tangibile – grazie all’autoritratto che il Perugino inserì tra i grandi del passato,
     celebrando se stesso, la sua arte e conseguentemente il suo status –, quella del
     giovane Raffaello, sempre ipotizzata (perlomeno a partire dal XVII secolo) è oggi
     da alcuni avvertita, da altri sperata, ma mai concordemente accettata.
          «[…] Di bellissime figure dipinte lavorate à fresco dall’eccellente mano di Pie-
     tro Perugino e alcune figure credesi che fossero di Raffaele da Urbino discepolo
     di quello»: con queste poche parole Crispolti (1648) apre il lungo filone di studi
     volti a riconoscere la mano del giovane urbinate al Cambio al fianco del più an-
     ziano maestro di Città della Pieve e questa mostra, oggi, porta (o riporta) Raffaello
     all’interno delle sale che probabilmente lo hanno visto al lavoro. Accanto a loro
     si è scelto di collocare alcune opere di Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato,
     che a Perugia deve molto della sua prima formazione e che in questi luoghi ritro-
     vò, nelle opere di Perugino e in quelle di Raffaello, l’ispirazione per quel suo lin-
     guaggio permeato di cattolicesimo e bellezza che lo rese famoso, un “pittore senza
     tempo”. Difatti appare di palmare evidenza nelle opere del marchigiano l’apporto
     delle influenze di Perugino, e le opere provenienti da San Pietro lo mostrano indi-
     scutibilmente. Così come è impensabile che non abbia risentito dei soggetti sacri
     di Raffaello, se si pensi in particolar modo al tema della Madonna con Bambino.
          Sassoferrato copia, studia e respira Perugino e Raffaello, che idealmente pre-
     annunciano il suo arrivo, perché senza di loro la sua pittura sarebbe diversa.
     Parafrasando Borges potremmo anche dire che nelle opere dei due maestri del
     Rinascimento c’è l’atmosfera delle opere del Sassoferrato. Così infatti si esprime
     lo scrittore: «Nel vocabolario critico la parola precursore è indispensabile ma bi-
     sognerebbe purificarla da ogni significato di polemica o di rivalità. Il fatto si è che
     ogni scrittore crea i suoi precursori. La sua opera modifica la nostra concezione del
     passato, come modificherà il futuro».
          Pictor Virginum per eccellenza, con «un talento particolare nel delineare l’im-
     magine divina della Madre di Cristo», Sassoferrato sarà presente al Cambio “in
     carne e ossa” con quel suo autoritratto che è sintomo di un cambiamento in atto.
     Nello specchio non cerca l’immagine pubblica, quella da consegnare ai contem-
     poranei come aveva fatto Perugino al Cambio; egli cerca se stesso, il suo essere in-
     timamente ed eternamente pittore, ma entra in punta di piedi, quasi sorpreso nel
     vedersi riflesso. Le sicurezze del Rinascimento sono oramai passate, il pittore non
     si autocelebra, non fornisce un’immagine ferma e destinata al futuro; il pittore si

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cerca e spera di trovarsi. Ci riusciranno più tardi Bernini e Rembrandt, Courbet e
Picasso, ma per ora, il Sassoferrato si affaccia timidamente alla finestra, da dentro
e da fuori, giocando con una similitudine che sta sempre più diventando mimesi.
    La mostra che si apre al Nobile Collegio del Cambio è un esempio di virtuosa
collaborazione tra istituti di cultura e tutela che mi auguro possa ripetersi sempre
più spesso nel nostro territorio. L’esperimento delle Gallerie degli Uffizi denomi-
nato La città degli Uffizi, che vede impegnato il museo fiorentino in una serie di
eventi espositivi, ha dato l’opportunità di portare a Perugia dipinti di notevole in-
teresse, raccogliendo un’idea nata all’interno del Dipartimento di Scienze Umane
e della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia, condivisa e convinta-
mente sostenuta dal Nobile Collegio del Cambio.
    La Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Um-
bria che dirigo ha inteso sostenere da subito il progetto espositivo con un ap-
porto istituzionale e con una collaborazione fattiva, condividendone pienamente
le valenze scientifiche e culturali, volte a restituire la fisionomia di una stagione
artistica, in cui questo territorio ha costituito il polo di uno splendore ineguaglia-
to, che ha visto confluire e interagire esperienze e maestri che hanno disegnato la
fisionomia che oggi noi tutti respiriamo.
    La mostra, infine, ha catalizzato l’apporto di importanti partner tecnici e finan-
ziari in una sinergia che, in un periodo complesso e denso di contraddizioni come
quello che stiamo vivendo, rappresenta un modello possibile per la realizzazione
di eventi culturali di così alto profilo.

   Fabio De Chirico
   Responsabile presso la Soprintendenza per i Beni Storici,
   Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria

                                                                                         15
Che il programma espositivo La città degli Uffizi, per iniziativa del suo ideatore e
     coordinatore, il direttore della Galleria Antonio Natali, allunghi un ramo in Um-
     bria e porti frutti a Perugia, è per me motivo di immensa gioia.
         Non solo per un vissuto personale, che mi vide – fresca di studi – appro-
     fondire i temi dell’ornato antichizzante di matrice classica nelle arti umbre del
     XVI secolo, temi che hanno nel Collegio del Cambio un caposaldo supremo; ma
     anche per il contributo che questa mostra non mancherà di dare al rinnovato
     apprezzamento dei pittori del “giro degli Umbri”: Pietro Perugino, al quale si
     vien dedicando un gran lavoro preparatorio per una mostra che si terrà a Parigi;
     Raffaello, il cui autoritratto è reduce dagli strepitosi successi di una mostra mono-
     grafica a Tokyo, la prima che mai si sia osato organizzare attorno al sommo artista
     urbinate nell’Estremo Oriente. Artisti del momento più fulgido del Rinascimento,
     ai quali non mancò di pagare un sensibile omaggio Giovan Battista Salvi detto il
     Sassoferrato, al tempo del suo lavoro a Perugia e oltre: presente in mostra insieme
     con i suoi grandi modelli, rivela d’averne distillato l’essenza di un’armonia devota
     e di un nitido splendore.
         Ancora una volta, con un mostra compenetrata nei luoghi e consentanea con
     le storie degli artisti e delle opere, la Galleria degli Uffizi conferma la sua vocazio-
     ne a rappresentare la massima stagione dell’arte italiana.

        Cristina Acidini
        Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
        e per il Polo Museale della città di Firenze

16
saggi
Uomini illustri e nobiltà di Perugia
                                         ⁄⁄⁄
                                Antonio Natali

L       a collana d’esposizioni titolata La città degli Uffizi ha visto la luce cinque
        anni or sono a Figline, quando fu inaugurata la mostra dedicata al Cigoli
        e alle sue relazioni con quel luogo del Valdarno. A metà ottobre del 2008,
dunque, gli assunti sottesi al progetto presero corpo nelle stanze di Palazzo Pre-
torio e nell’aula austera della chiesa dello Spedale Serristori. Vi furono esibiti
dipinti e disegni del pittore (ma anche di qualche suo stretto sodale) ch’erano in
relazione col paese, partendo però da opere conservate nella Galleria fiorentina.
Proprio su questo principio si fonda La città degli Uffizi: ricreare, per la durata
d’una mostra, i rapporti che uniscono il museo voluto da Francesco I de’ Medici
alle terre d’intorno, ma anche a quelle più lontane; giacché la città degli Uffizi non
è soltanto Firenze, né il territorio limitrofo, ma ogni luogo che vanti un legame
col museo.
    Gli Uffizi hanno nel corso dei secoli incrementato il loro patrimonio grazie a
innumerevoli accessioni promosse ora dai Medici, ora dai Lorena. E poi d’altre
ancora hanno goduto in epoca sabauda e repubblicana. È proprio ai luoghi che in
passato hanno ceduto alla Galleria opere loro, che specialmente si volge l’atten-
zione odierna. Il museo non può risarcirli d’una perdita antica, ma può almeno
assumere nei loro riguardi una disposizione grata, concedendo temporaneamente
in prestito quelle stesse creazioni di cui sono stati privati e adoperandosi per co-
struire su quelle un accadimento utile alla crescita culturale dei luoghi medesimi.
    È ovvio che soprattutto da Firenze e dai suoi contorni siano entrati nel patri-
monio di Galleria quadri da collezioni nobili e pale d’altare dalle chiese; ma sono
tanti i posti che, pur non avendo direttamente contribuito alla crescita delle sue
raccolte, possono comunque contare su relazioni forti con l’istituto fiorentino, e
non solo in Italia.
    Con La città degli Uffizi il museo intende manifestare concretamente il con-
vincimento che la sua azione debba essere centrifuga e che, per questo, sia ne-

                                                                                         19
a n t o n i o n ata l i

                 cessaria una sua generosa apertura al mondo: opere degli Uffizi (quasi sempre
                 dei depositi) tornano dunque per qualche mese nei luoghi a cui in vario modo
                 siano legate e lì si fanno fulcro di rassegne che mirano a educare e a far crescere
                 nei nativi la consapevolezza della nobiltà della loro terra. Rassegne che, potendo
                 godere, sia pure per una breve stagione, della fama degli Uffizi, portano anche
                 vantaggi economici laddove vengano ordinate (per via dell’arrivo d’ospiti da fuo-
                 ri). E sarà subito da dire – specie a chi sempre è pronto a parlare di sfruttamento
                 dei nostri beni – che si tratta di vantaggi da annoverare fra gli esiti virtuosi d’una
                 valorizzazione corretta e sana. Come dire che le mostre della collana nascono con
                 l’aspirazione a promuovere la maturazione d’una nuova coscienza storica, ma non
                 disdegnano di rivelarsi poi strumenti di crescita anche economica.
                     È del tutto evidente che Perugia, città bella e cólta, non sia bisognosa d’una
                 luce che le pervenga da fuori. Così com’è vero che chi ci vive sia consapevole della
                 sua antica nobiltà. Credo, non di meno, che i perugini avvertano oggi un offu-
                 scamento d’immagine, cagionato da eventi che, a vero dire, non sono né inediti
                 né rari altrove. Tragici fatti di cronaca capitano ovunque. Fors’anche in misura
                 maggiore. Semmai sono le tinte torbide profuse dai mezzi di comunicazione – ta-
                 lora fin troppo solleciti nel secondare i sentimenti peggiori dell’animo umano – a
                 proiettare e prolungare le ombre pesanti di quegli avvenimenti su tutta la città.
                 E spesso neppure ci s’avvede del male che ne viene. E di quanto possa esser
                 duraturo.
                     In un frangente consimile può risultare allora benefico il concorso d’istituzioni
                 gloriose e celebrate alla costruzione d’un contesto di civiltà che sia insieme antico
                 e attuale. A questo giustappunto tendono il Collegio del Cambio e la Galleria
                 degli Uffizi: contribuire al superamento d’una contingenza opaca per recuperare
                 una dignità, ingiustamente, e financo incomprensibilmente, velata.
                     Stavolta il museo fiorentino non ricorrerà – come per solito accade per
                 l’esposizioni della Città degli Uffizi – a dipinti conservati nelle stanze della ri-
                 serva, bensì a opere che rifulgono nel suo circuito storico. L’idea su cui insiste
                 la mostra – allestita nei due vani preziosi del Cambio e fortemente voluta dal
                 suo presidente Vincenzo Ansidei e da Francesco Federico Mancini – è quella di
                 ricondurre in effigie a Perugia tre artefici grandi che vi lavorarono: Perugino,
                 Raffaello e il Sassoferrato. S’è cioè pensato di procedere conforme all’uso d’una
                 volta: quando un uomo o una donna importante non poteva esser presente di
                 persona nel posto dove si celebrava un avvenimento, mandava lì un suo simu-
                 lacro. E, avendo ora evocato il nome di Raffaello, cade opportuno l’esempio del
                 Ritratto di Leone X coi due cardinali, dipinto dal Sanzio e messo – in assenza del
                 pontefice – alla tavola del banchetto nuziale per il festeggiamento a Firenze del
                 matrimonio, nel 1518, di Lorenzo de’ Medici, duca d’Urbino, con Maddalena
                 de la Tour d’Auvergne.

20
u o m i n i i l l u s t r i e n o b i lt à d i p e r u g i a

    Nel Collegio del Cambio s’è voluto che tornassero – appunto in effigie – tre
pittori fra loro in vario grado legati e tutt’e tre connessi a Perugia. Il Perugino è
l’artefice della decorazione magnifica che ha reso ovunque famoso il Cambio.
Raffaello, che di lui fu allievo, è stato talora sospettato d’esserne stato aiuto an-
che nell’affrescatura del Collegio. Il Sassoferrato, nel suo soggiorno a Perugia nel
quarto decennio del Seicento, studiò e copiò opere dei due maestri.
    Invero non è poi così piano scorgere nel quadro che dagli Uffizi è venuto la
fisionomia del Perugino, che al Cambio per l’appunto si ritrasse in un quadro a
trompe l’œil, come a voler ribadire anche col volto (e non solo con un’iscrizione
celebrativa) la sua paternità di quell’opera mirabile. Proprio per questo è parso
fosse utile sistemare vicino al ritratto che Pietro affrescò di sé sul muro del Cam-
bio, la piccola tavola fiorentina in cui sovente s’è voluto riconoscere proprio le
sue sembianze. Per la prima volta – a mia scienza – i due volti s’affiancano, e ogni
visitatore potrà giudicare quale ne sia il grado di somiglianza. Al contempo, chi
n’avrà la perizia, potrà meditare sull’ascrizione del quadro fiorentino; tuttora di-
scusso quanto a autografia, ma da molti assegnato allo stesso Raffaello negli anni
che trascorse a Firenze (1504-1508).
    Del giovane Sanzio sono invece sicuramente i lineamenti fisionomici dipinti
nell’altro quadro ch’è giunto al Collegio del Cambio dalla Collezione degli autori-
tratti degli Uffizi. Anche per quest’opera non è mancato, tuttavia, qualche spora-
dico esegeta che abbia dubitato dell’attribuzione all’Urbinate, preferendo conget-
turarne un’esecuzione un poco più tarda, da riferire a chi aveva voluto serbare le
fattezze di Raffaello come lui le aveva affrescate sullo scorcio del primo decennio
del Cinquecento (ancorché in controparte) in un canto della Scuola d’Atene nella
Stanza della Segnatura in Vaticano.
    L’Autoritratto di Raffaello è per più ragioni presente al Cambio. Prima di tutto
perché a Perugia l’artista ebbe in anni diversi a lavorare. Poi perché con Pietro
Perugino tenne relazioni di discepolato. Constatazione – questa – che ha indotto
a ritenere suggestivo l’accostamento della sua effigie giovanile a quella che il ma-
estro s’era dipinta in un tempo in cui i rapporti fra i due dovevano essere ancora
stretti. Così stretti da far qualche volta supporre una partecipazione (sia pure
esigua) del Sanzio alla decorazione del Cambio. Ed è questa un’altra ragione che
ha convinto a proporre l’abbinamento dell’effigi d’entrambi i pittori.
    L’argomento della collaborazione di Raffaello all’affrescatura del Collegio del
Cambio è seducente e invogliava a promuoverne una riflessione rinnovata; che si
spera possa essere favorita dall’esposizione attuale. Si tratta d’una questione che,
in assenza di carte d’archivio, assai difficilmente potrà trovare soluzioni capaci
di produrre un consenso unanime. Una delle più frequenti obiezioni all’ipotesi
della partecipazione di Raffaello riguarda l’età che l’Urbinate avrebbe avuto al
momento del suo intervento. Età stimabile sui sedici o diciassette anni; che perso-

                                                                                                                21
a n t o n i o n ata l i

                 nalmente non reputo affatto in conflitto con l’idea che lui possa aver preso parte
                 all’impresa del Perugino. Il quale, peraltro, com’era costume generale, sarà stato
                 aiutato dai giovani che s’educavano e operavano nella sua bottega.
                      Porterò l’esempio d’una collaborazione che si configura affine a quella di cui si
                 va ragionando. Nel 1511, a Firenze, nel Chiostrino de’ Voti della Santissima An-
                 nunziata (luogo frequentatissimo da tutti i fiorentini d’allora) il venticinquenne
                 Andrea del Sarto – che in quel Chiostrino aveva già eseguito, fra il 1509 e il ’10,
                 cinque grandi lunettoni con le storie del beato Filippo Benizzi – affresca il Viaggio
                 dei Magi. In quella scena, che si svolge sotto un cielo alto, informata a un respiro
                 tutto nuovo per Firenze (verisimilmente frutto d’un viaggio del Sarto a Roma pro-
                 prio in quei tempi), c’è una figura di piglio fiero e d’una presenza così monumen-
                 tale in quel contesto da bilanciare, da sola, il gruppo folto della sequela dei Magi.
                      È un giovane intabarrato in vesti ridondanti, che si gira di scatto a fissare gli
                 spettatori ai piedi dell’affresco. La sua concezione ardita, il suo aspetto grandioso
                 e quei vestimenti a crescenza lo imparentano strettamente agli apostoli che nel
                 lunettone dirimpettaio stanno a nas’in su a guardare la Vergine che sale nei cieli.
                 Quegli uomini assiepati sul proscenio dell’Assunzione di Maria, affrescata da un
                 Rosso Fiorentino appena ventenne, sono ingolfati da panni esuberanti come il
                 giovane del Viaggio dei Magi e al pari lui si levano imponenti sui fedeli che tran-
                 sitano dal chiostro (ora come allora) per andare a venerare un’immagine maria-
                 na ritenuta dispensatrice d’infiniti miracoli. Sono state queste considerazioni a
                 convincermi anni fa ad attribuire giustappunto al Rosso la dipintura del giovane
                 altéro (peraltro condotta in una ‘giornata’ di lavoro a fresco). Ed è un’attribuzione
                 che in seguito ha trovato quasi tutti d’accordo. Ebbene, il Rosso alla data in cui
                 metteva mano col suo intervento alla storia dei Magi (nel resto affrescata da An-
                 drea del Sarto) aveva, sì e no, proprio diciassette anni.
                      Una volta ridimensionata la riserva dell’età, resta – al Collegio del Cambio –
                 il dilemma dello stile. Dilemma arduo da sciogliere, giacché chi avesse preso
                 parte alla decorazione allogata al Perugino avrebbe ovviamente dovuto attenersi
                 all’idioma di lui, originale e aulico. E per Raffaello non sarebbe stato certo un
                 problema, vista la sua adesione convinta all’eloquio di Pietro; così convinta che di
                 tanto in tanto s’avanzano congetture su ingerenze del Sanzio in opere di Pietro,
                 o addirittura scambi d’attribuzione. Il problema è invece per noi, che vorremmo
                 capire se l’allievo poco più che adolescente sia intervenuto al Cambio con qual-
                 cosa di suo. Si tratterà pertanto di tornare a indagare, con un’analisi filologica
                 scrupolosa, ogni figurazione, isolando quegli stilemi che rivelino peculiarità non
                 del tutto in linea con l’espressione tipica del Perugino.
                      Per cominciare, verrà perfino spontaneo fermare l’occhio sulla sibilla che con
                 passo di danza, appena scostandosi dalle compagne, s’avvicina al convegno dei
                 profeti, raccolto nella metà sinistra della lunetta con Dio Padre, al centro d’un

22
u o m i n i i l l u s t r i e n o b i lt à d i p e r u g i a

girotondo di serafini. La grazia della sua postura (peraltro meno statica di quella
degli altri attori che popolano la ribalta di quel teatro), il suo profilo gentile e
soave, ma soprattutto l’andamento mosso dei suoi panni (sia quelli della gonna
– svolazzanti, a suggerire un atto d’incedere – sia quelli che amabilmente coprono
il busto), sono tali da ritagliare la sua siluétta leggiadra e da spiccarla non solo dal
contesto della sua lunetta, ma anche da tutte le altre della sala.
    Pietro Perugino e Raffaello, dunque, coabiteranno in effigie per quattro mesi
nel Collegio del Cambio e nella Sala dell’Udienza sarà esposto anche l’Autoritratto
del Sassoferrato, artista raffinato che verso il 1630 venne dalle Marche a Peru-
gia, dove s’affinò sull’arte dei due maestri del secolo precedente. Giovan Battista
Salvi (questo il suo nome) è pittore ch’è stato spesso trattato alla stregua d’un
copista elegante e poco più; ma la limpida chiarezza delle sue opere e la maniera
accostante con cui lui porge le immagini, sempre toccate da una poesia affabile
e insieme aristocratica, fanno del Sassoferrato un artefice d’alto tenore, allineato
con le istanze della religiosità controriformata nella sua lezione più sensitiva e
vibratile.
    Il Sassoferrato, con l’Autoritratto degli Uffizi – attestato perspicuo del suo in-
teresse per i classicisti bolognesi –, può ora dialogare da vicino coi maestri grandi
del Cinquecento che gli furono modelli. E al Collegio del Cambio si vedranno le
prove che lui ne trasse, quando di loro copiò creazioni celebri o ad esse attinse.
Uomini, tutt’e tre, dotati di virtù artistiche pregiate. Degni pertanto di trovar luo-
go fra gl’illustri dell’antico, con l’effigi venute dagli Uffizi a testimoniare la nobiltà
tuttora vigente della città di Perugia.

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Perugino e Raffaello
                   Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia
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                                                                                      Modelli nobili per Sassoferrato a Perugia

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