PERI-POSTMENOPAUSA Aspetti clinici e socio-sanitari - A cura di Rocco Gallicchio, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Milano - Theramex
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PERI-POSTMENOPAUSA Aspetti clinici e socio-sanitari A cura di Rocco Gallicchio, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Milano
INDICE 1. Introduzione 2. Modificazioni ormonali e metaboliche in peri- postmenopausa 3. Effetti precoci e tardivi della carenza estrogenica: sintomatologia e rischi per la salute 4. Aspetti psicologici della transizione post- menopausale 5. Menopausa e terapia ormonale: indagine su conoscenza, atteggiamenti e comportamenti delle donne 6. Aspetti di counselling per la donna in menopausa 7. Terapia sostitutiva ormonale: Raccomandazioni SIM-2018 8. Key messages 9. Bibliografia
INTRODUZIONE Il ruolo della donna nella società moderna è fondamentale, soprattutto dopo i 50 anni: madre, moglie, caregiver, lavoratrice e…nonna!!!. La tutela della sua salute e del suo benessere è nell’interesse di tutti.
DONNE IN MENOPAUSA IN ITALIA In Italia sono 16.700.000 le donne di età > 45 e più di 10 milioni le donne in menopausa «In Italia, dato l’innalzamento dell’età pensionabile, le donne potrebbero trascorrere circa 15- 20 anni della vita lavorativa in menopausa.»
ASPETTATIVA E QUALITÀ DI VITA IN POSTMENOPAUSA • A causa dell’allungamento della vita media, le donne trascorrono un terzo o più della loro vita dopo la menopausa. • Dopo la menopausa si assiste ad un aumento dell’incidenza di patologie croniche (cardiovascolari, tumori) con conseguente aumento delle assenze dovute alle cure, fino all’abbandono del posto di lavoro. • A parità di rendimento, lo sforzo lavorativo «La sintomatologia diventa più intenso, per contrastare i associata sintomi vasomotori, la stanchezza causata alla menopausa dall’insonnia, problemi di memoria e si ripercuote difficoltà di concentrazione. negativamente sul lavoro.» • Si osserva un aumento degli infortuni (fratture e lussazioni) per osteopenia e osteoporosi. Sasser AC, et al. Womens Health Issues. 2005
DEFINIZIONE DI MENOPAUSA La menopausa indica il momento in cui si verifica l’esaurimento del patrimonio follicolare ovarico (atresia follicolare), con conseguente cessazione della produzione gonadica di ormoni sessuali. Tali fenomeni comportano la scomparsa dei flussi mestruali e la perdita della capacità riproduttiva. • La menopausa fisiologica viene confermata retrospettivamente, dopo un anno di amenorrea • La menopausa artificiale può essere indotta da intervento chirurgico (ovariectomia), radio o chemioterapia. A seconda dell’età di esordio, la menopausa viene classificata come segue: Menopausa fisiologica: 45-55 anni Menopausa prematura: 55 anni Pokoradj Aj, et al. AJOG. 2011; Zanoio, et al. Ginecologia e Ostetricia. Elsevier. 2011
PREMENOPAUSA, MENOPAUSA, POSTMENOPAUSA • Si definisce climaterio il periodo che comprende la premenopausa (2-10 anni prima della menopausa), la menopausa (ultima mestruazione) e la postmenopausa (dalla menopausa fino alla senescenza). • La transizione perimenopausale indica il periodo caratterizzato dalle modificazioni del ciclo (lunghezza) e dell’assetto endocrino (aumento livelli FSH) fino alla menopausa (scomparsa dei cicli). • La perimenopausa comprende il periodo che va dalla premenopausa fino a 12 mesi dopo la cessazione dei cicli. Mod da Zanoio, et al. Ginecologia e Ostetricia. Elsevier. 2011: elaborazione da testo.
FATTORI CHE INFLUENZANO L’ETÀ DELLA MENOPAUSA Alcuni studi hanno valutato la L’unico fattore sul quale vi correlazione di diversi fattori con è una sostanziale l’età di insorgenza della concordanza è il fumo, che menopausa : razza, stato socio- decisamente anticipa la economico, età del menarca, età menopausa di circa due materna alla menopausa, uso di anni, con maggiore CO, parità, stile di vita, ma i intensità dei sintomi. risultati sono estremamene contraddittori.
MODIFICAZIONI ORMONALI IN PERI-POSTMENOPAUSA/1 • Già dopo i 35 anni, la massa ovarica e la fertilità si riducono in quanto i follicoli iniziano a subire un processo di atresia (diminuzione del numero e della funzione); questo si traduce in una diminuita produzione di inibina e capacità di rispondere alle gonadotropine, cui segue un aumento dell’FSH, specie in fase follicolare. Tali eventi si accentuano negli anni successivi. • I livelli di estrogeni diminuiscono progressivamente (iperestrogenismo relativo) e il picco di LH non viene sempre raggiunto; anche il progesterone diminuisce (insufficienza del corpo luteo) e i cicli diventano per lo più anovulatori; anche l’LH tende ad aumentare. • Nel periodo premenopausale, la fase follicolare è accelerata (3 gg), a causa del progressivo aumento dell’FSH, della riduzione di inibina e dell’alterata follicologenesi. Si verifica una situazione di iperestrogenismo relativo e cicli anovulatori. • Nel periodo di transizione perimenopausale l’aumento dell’FSH è molto più elevato (1-20 volte) di quello dell’LH (3 volte) a causa della mancanza di inibina e del feed- back con gli estrogeni. • I livelli di estradiolo (E2) si riducono notevolmente mentre Inail, aumenta 2017 l’estrone (E1), per aromatizzazione dell’androstenedione periferico. Zanoio L, et al. Ginecologia e Ostetricia. Elsevier. 2011
MODIFICAZIONI ORMONALI IN PERI-POSTMENOPAUSA/2 • Nella post-menopausa FSH ed LH aumentano progressivamente e raggiungono i massimi livelli 1-3 anni dopo la menopausa. • A causa della diminuzione degli estrogeni diminuisce anche l’SHBG, mentre il DHEAS, di origine surrenalica, diminuisce più lentamente con l’età. • Nel complesso si instaura un iperandrogenismo relativo, anche per la diminuzione dell’SGBG, con conseguente aumento del testosterone libero, che si traduce in alcune manifestazioni cliniche, come irsutismo, modificazione del tono della voce, diradamento dei capelli. Inail, 2017 Mod da: Harrison. Principles of Internal Medicine. Cap. 348. 18 thEd.
MODIFICAZIONI ORMONALI IN PERI-POSTMENOPAUSA/3 Mod da: Harlow SD, et al. The Journal of The North American Menopause Society. 2012.
MODIFICAZIONI DEL PROFILO CARDIO-METABOLICO IN PERI-POSTMENOPAUSA • Diminuzione del trofismo dell’endotelio arterioso, sensibile agli estrogeni. • Modificazione del metabolismo delle lipoproteine: diminuzione dei recettori delle LDL, incremento della lipasi epatica responsabile del catabolismo delle HDL e della conversione da VLDL a LDL, sbilanciamento del rapporto HDL/LDL e relativo aumento del potenziale aterogeno, con aumento del rischio di infarti e ictus. • Progressiva degenerazione delle cellule β di Langerhans, che aumenta il rischio di ridotta tolleranza glucidica e DMT2 (Diabete Mellito Tipo 2). • Iperinsulinismo, per aumento della clearance epatica dell’insulina e della resistenza periferica all’insulina, che a sua volta determina un aumento della lipasi epatica ormono-sensibile, aumento della lipolisi, maggior apporto di NEFA al fegato e conseguente aumento della sintesi dei trigliceridi. • Ipertrigliceridemia • Modificazione dell’assetto emocoagulativo, con alterazione dell’equilibrio fra emostasi e fibrinolisi, a favore della prima. • La tiroide subisce un lento processo di fibrosi e il T3 diminuisce del 25-40%, con conseguente diminuzione del metabolismo basale. Inail, 2017 Lobo RA, et al. Climacteric. 2014; Matthews KA, et al. J Am Coll Cardiol. 2009; Derby CA, et al. Am J Epidemiol. 2009; Woodard GA, et al. Menopause 2011.
Effetti precoci e tardivi della carenza estrogenica: sintomatologia e rischi per la salute
EFFETTI E SINTOMI DELLA CARENZA ESTROGENICA Secchezza della cute Prurito SINTOMI DELLA Perdita di capelli Vampate di calore MENOPAUSA Secchezza della pelle Sudorazioni notturne Palpitazioni Mastodinia Dispepsia Sindrome uro-genitale Perdita della libido Secchezza vaginale Unghie fragili Stanchezza Vertigini Irritabilità Dolori articolari Mal di testa Osteoporosi Depressione Aumento di peso Sbalzi d’umore Perdita di memoria
LA SINTOMATOLOGIA DA CARENZA ESTROGENICA La menopausa non è una malattia, tuttavia la carenza estrogenica è causa di un corollario di sintomi precoci e tardivi, che si ripercuotono negativamente sulla qualità di vita. Inoltre in post-menopausa aumenta il rischio di alcune patologie croniche, come l’osteoporosi, le malattie cardiovascolari, le malattie neurodegenerative, in modo indipendente dall’età. DISTURBI PRECOCI DISTURBI TARDIVI • Sintomi vasomotori: vampate di calore, • Disturbi cognitivi, sia su base sudorazioni notturne, palpitazioni neurodegenerativa che vascolare, aumentato rischio M. Alzheimer. • Aumento del peso corporeo e distribuzione androide del grasso • Sintomi urogenitali: secchezza vaginale, dispareunia, disuria, incontinenza urinaria. • Sintomi psicologici: ansia, depressione, • Sintomi muscolo-scheletrici (dolori muscolari insonnia, irritabilità, sbalzi di umore. e articolari, aumento del rischio di fratture a causa dell’osteoporosi). Impatto sulla qualità di vita correlata alla salute (HrQoL), sulla QoL sessuale e relazionale, Il vissuto della donna influisce altresì sull’intensità dei sintomi. Biglia N, et al. Climacteric. 2017; Santoro N. Endocrinol Metab Clin North Am. 2015; Ayers B, et al. Maturitas. 2010.
MENOPAUSA: DISTURBI PIÚ FREQUENTI Disturbi di cui la donna soffre e i più fastidiosi (valori %) Il totale è diverso da 100 perché sono possibili più risposte. 79% la percezione dei disturbi dipende dalle singole donne. 18% La menopausa causa disturbi in tutte le donne. 2% La menopausa non causa disturbi. Fonte: ISS, 2008 Censis, maggio 2018
SINTOMI VASOMOTORI Fisiopatologia • I sintomi vasomotori sono un fenomeno molto comune, pur essendo variabili nell’intensità e nella durata. Vengono riportati dall’85% delle donne in post- menopausa e dal 20 % circa delle donne in pre-menopausa. • Sono caratterizzati dalle vampate di calore (hot flushes) ovvero da una sensazione improvvisa di calore nella parte superiore del corpo; possono essere accompagnate da palpitazioni e seguite da sudorazione e brividi. Gli episodi di maggiore intensità sono più spesso notturni. • La fisiopatologia è molto complessa e non ancora chiara. • Si ipotizza che siano scatenate da un calo improvviso dei livelli estrogenici in un contesto ipoestrogenico di base. • Sono implicati il sistema noradrenergico, dopaminergico, oppioide. • Durante la vampata aumentano : LH, noradrenalina, corticotropina, cortisolo, androstenedione, DHEA, β-endorfina, β-lipotropina, Gh, mentre restano invariati Noradrenalina, FSH, estradiolo, estrone, PRL, TSH. Santoro NS, et al. Endocrinol Metab Clin North Am. 2015
DURATA DEI SINTOMI VASOMOTORI La durata dei sintomi vasomotori è in media 7.4 anni, con una notevole variabilità individuale da 3.4 a 11.9 anni). Diversi fattori incidono sulla persistenza dei sintomi: • Etnia (>nelle donne afro-americane) • Contesto familiare e sociale • Condizione economica • Ansia • Depressione • Atteggiamento negativo nei confronti della transizione menopausale • Eccessiva magrezza
SINTOMI VASOMOTORI, BIOMARKER DI PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI E CRONICHE I sintomi vasomotori hanno un impatto notevole sulla qualità di vita e sono un fattore di rischio di patologie croniche, costituiscono un costo sociale in termini giornate di lavoro perse e di assistenza.
SINTOMI VASOMOTORI E RISCHIO CARDIOVASCOLARE/1 • Il ruolo della menopausa nel determinismo del rischio cardiovascolare è un fattore indipendente rispetto all’invecchiamento. • I dati di letteratura dimostrano che le donne che soffrono di sintomi vasomotori hanno un maggiore rischio cardiovascolare riconducibile a: • Cardiopatia ischemica subclinica • Disfunzione endoteliale e scarsa dilatazione flusso-mediata. L’endotelio regola la viscosità ematica e la coagulazione, • Maggiori calcificazioni aortiche e rigidità delle arterie • Incremento dello spessore dell’intima • Diminuito livello dell’attività plasmatica antiossidante e aumento della risposta cardiovascolare allo stress • Ipertensione per attivazione del sistema nervoso simpatico • Maggiore sensibilità allo stress ossidativo. Biglia N, et al. Climacteric. 2017; Matthews KA, et al. ? J Am Coll Cardiol. 2009
SINTOMI VASOMOTORI E RISCHIO CARDIOVASCOLARE/2 L’incidenza di IMA nelle donne è raro prima della menopausa mentre tende a salire dopo la menopausa, fino a raggiungere l’incidenza maschile dopo i 70 anni. Recenti studi hanno evidenziato (studio LADIES ACS) che le donne che soffrono di sintomi vasomotori sono soggette più precocemente a IMA (Infarto Miocardico Acuto) rispetto alle donne asintomatiche. Questo supporta l’ipotesi che la disfunzione endoteliale o altri meccanismi vasocostrittivi potrebbero avere un ruolo importante nel determinismo della sindrome coronarica in un’età più precoce.
SINTOMI VASOMOTORI E RISCHIO CARDIOVASCOLARE/3 SVM No SVM SVM No SVM *SVM: sintomi vasomotori Mod da: Sanovitto, et al. Menopause Rev. 2018
SINTOMI VASOMOTORI E OSTEOPOROSI • Alcuni ricercatori hanno osservato un picco di perdita di massa ossea in coincidenza con la comparsa dei sintomi vasomotori. • Uno studio prospettico ha dimostrato nel 2015 che le donne con sintomi vasomotori avevano una minore densità ossea e un maggiore rischio di sviluppare osteoporosi e fratture negli 8 anni successivi. • La correlazione tra sintomi vasomotori e osteoporosi è complessa e verosimilmente riconducibile ad una carenza estrogenica più marcata nelle donne con sintomi vasomotori. • La maggiore riduzione dei livelli estrogenici diminuisce il potere antiossidante e aumenta il livello di citochine infiammatorie (TNF-a, IL-4, IL-10, and IL-12), che stimolano osteoblasti e osteoclasti, con conseguente aumento del turnover osseo e della perdita ossea. Biglia N, et al. Climacteric. 2017
SINTOMI VASOMOTORI E DEPRESSIONE • I disturbi cognitivi e la M. di Alzheimer hanno una maggiore incidenza nelle donne (16 vs 11%) dopo i 71 anni. • Gli estrogeni svolgono un ruolo cruciale nelle funzioni cognitive, soprattutto a livello dell’ippocampo e della corteccia prefrontale. • Alcuni studi hanno evidenziato che una maggiore riduzione della memoria verbale nelle donne con sintomi vasomotori, soprattutto quelli notturni, a dimostrazione che la correlazione è di natura fisiologica e non psicologica. • Anche la memoria episodica risente della carenza estrogenica, in quanto verrebbe meno l’effetto protettivo nei confronti della neuro-infiammazione. • La carenza estrogenica a livello della microglia influenza la progressione della malattia di Alzheimer. • Secondo una recente ipotesi, la correlazione tra sintomi vasomotori e disturbi cognitivi è verosimilmente mediata dal cortisolo, che aumenta dopo gli episodi vasomotori, come dimostrato dai livelli elevati di cortisolo urinario nelle donne sintomatiche. La performance mnesica correla negativamente con i livelli di cortisolemia. Biglia N, et al. Climacteric. 2017
SINTOMI VASOMOTORI E FUNZIONI COGNITIVE • Le donne soffrono di depressione con una prevalenza doppia rispetto agli uomini lifetime. • Negli studi condotti in donne in post-menopausa la prevalenza variava da 5.9 a 23.8%. • I sintomi depressivi sono 2-3 volte più frequenti nella fase precoce della peri-menopausa. • I sintomi vasomotori, che possono comparire anche prima della menopausa, hanno valore predittivo di comparsa di sintomi depressivi. • I sintomi vasomotori sono in relazione di reciprocità con i sintomi depressivi, in quanto entrambi si potenziano vicendevolmente.
MENOPAUSA E AUMENTO DI PESO /1 In Italia il 38% delle donne > 45 anni è in sovrappeso e il 13% è obeso (ISTAT 2015). • Per le donne dai 55 ai 65 anni l’aumento di peso costituisce una delle principali preoccupazioni. • Il milieu ormonale peri-postmenopausale favorisce, pur non essendone l’unico determinante, l’aumento di peso ed una distribuzione più sfavorevole del peso corporeo, con aumento del rapporto vita/fianchi e concentrazione dell’adipe a livello addominale (obesità androide). • L’aumento di peso non solo si associa ad un aumento del rischio cardiovascolare e di malattie metaboliche, ma ha anche un impatto negativo sulla HrQoL e sulla sessualità. • Studi su animali indicano che la somministrazione di estrogeni riduce l’accumulo di adipe addominale (androide), migliora la sensibilità insulinica e riduce il rischio di diabete di tipo2. • Anche lo stile di vita incide sull’aumento di peso, come un’alimentazione eccessiva e scorretta e una ridotta attività fisica.
MENOPAUSA E AUMENTO DI PESO /2 Sovrappeso e obesità interessano circa il 40% delle donne in La tendenza all’aumento di peso in menopausa si associa menopausa. anche a disturbi e fluttuazioni del tono dell’umore, ansia e stress eating, una modalità di alimentazione come risposta disadattiva allo stress, spesso dovuto a preoccupazioni economiche e alla difficoltà di conciliare il lavoro con gli impegni familiari e di assistenza (caregiving).
MENOPAUSA – SINTOMI PSICOLOGICI Disturbi del sonno La prevalenza dei disturbi del sonno aumenta da 12 a 40% durante la transizione menopausale. • La qualità del sonno è un fattore determinante per il benessere diurno, sempre e comunque, in tutti gli individui. • Nelle donne in menopausa si evidenzia una diminuzione del sonno REM, questo comporta sensazione di sonno non ristoratore e di stanchezza. • Il riposo notturno in post-menopausa può essere peggiorato anche dalle sudorazioni notturne. • I disturbi del sonno correlano inoltre con una maggiore incidenza di ansia e sintomi depressivi.
MENOPAUSA – SINTOMI PSICOLOGICI Disturbi depressivi La donne sono maggiormente soggette a depressione rispetto agli uomini in tutte le fasi della vita, ma in modo particolare dopo la menopausa. • Si ipotizza e che un’alterazione del segnale estrogenico (bassi livelli di estrogeni ed elevati livelli di FSH), a livello cerebrale possa avere un impatto negativo sulle funzioni cognitive e sulle emozioni, mediato dalle regioni prefrontali, dall’ippocampo, dall’amigdala, dalle regioni cingolate • I fattori endocrini tuttavia non bastano da soli a spiegare la maggiore incidenza di depressione in menopausa, che sembra un fenomeno complesso, derivante dall’interazione tra fattori ormonali e metabolici, influenza la regolazione delle emozioni, facilitando la comparsa di sintomi depressivi. • L’importanza di fattori metabolici trova una conferma nell’osservazione che le donne in sovrappeso/obese in menopausa sono più facilmente depresse e che livelli elevati di emoglobina glicata (HbA1c) correlano con una interpretazione negativa di immagini emotivamente neutre, come rilevato in questo studio.
MENOPAUSA – DISTURBI COGNITIVI • In post-menopausa le donne lamentano soprattutto una riduzione della memoria di lavoro e della concentrazione, tanto più severi quanto più precoce è la menopausa e più severi ancora in caso di menopausa chirurgica. • La diagnosi differenziale con una sindrome depressiva non è sempre semplice. Evidenze di letteratura dimostrano che il livello di estrogeni circolanti influiscono positivamente sulle funzioni esecutive e sulla memoria di lavoro. La concentrazione di estrogeni a livello della corteccia prefrontale (PCF) è un fattore determinante nel mantenimento delle funzioni cognitive, specie nelle donne che durante la vita riproduttiva hanno livelli estrogenici più elevati, mentre dopo la menopausa essi calano sensibilmente e raggiungono livelli inferiori a quelli maschili.
MENOPAUSA E RISCHI CARDIOVASCOLARI La menopausa è fattore indipendente di rischio cardiovascolare, riconducibile alle alterazioni del quadro lipidico, che si manifestano soprattutto durante la transizione menopausale.
MENOPAUSA E RISCHIO DI M. DI ALZHEIMER • Il sesso femminile, unitamente al genotipo APOE-4, costituisce un fattore di rischio di M. di Alzheimer. • Studi preclinici hanno dimostrato che la carenza estrogenica determina uno stato ipometabolico a livello cerebrale, l’humus per lo sviluppo di disfunzioni cognitive su base neurodegenerativa. • Studi epidemiologici condotti su ampia casistica hanno dimostrato che le donne con sintomi vasomotori, insonnia, depressione e disturbi cognitivi sono maggiormente a rischio di sviluppo di AD. • Le donne sanno di avere un maggiore rischio di M . Alzheimer e questa consapevolezza le rende molto ansiose in presenza di problemi cognitivi come difficoltà di memoria e concentrazione. • Un counselling adeguato deve essere mirato anche ad una rassicurazione in merito.
SINDROME GENITO-URINARIA (GSM) IN POST-MENOPAUSA Basi anatomo-funzionali della GSM dovuti alla carenza estrogenica • Perdita del turgore vulvare e labiale • Contrazione delle grandi labbra, restringimento e accorciamento del canale vaginale • Ridotta elasticità del canale vaginale • Prolasso • Indebolimento del pavimento pelvico • Secchezza dell’epitelio vaginale • Perdita dell’epitelio superficiale e aumento delle cellule parabasali • Perdita delle pieghe vaginali • Infiammazione tissutale • Alterazione del microbioma a causa dell’alcalinizzazione dell’ambiente (perdita dei Lattobacilli) • Perdite persistenti o ricorrenti maleodoranti (non da Candida) • Prominenza del meato uretrale e prolasso con assottigliamento dell’epitelio uretrale • Alterazione della sensibilità (aumento o diminuzione) • Perdita della risposta clitoridea alla stimolazione. Farrel A. The Royal Australian College of General Practitioners. 2017
GSM E QUALITÀ DI VITA • La sindrome genito-urinaria (GSM-Genital Syndrome of Menopause) contribuisce in larga misura a determinare il discomfort nei rapporti sessuali e nella qualità della vita sessuo-relazionale. • Ne sono colpite circa la metà delle donne dopo la menopausa. SINTOMI Sintomi genitali Sintomi urinari • Secchezza vaginale • Pollachiuria • Dispareunia / • Disuria sanguinamento ai rapporti • Nicturia • Bruciore • Incontinenza Farrel A. The Royal Australian College of General Practitioners. 2017
SINDROME GENITO-URINARIA (GSM) IN POST-MENOPAUSA • Uno studio condotto su 745 donne sintomatiche in menopausa (età media: 56±9 anni), ha riscontrato che le donne con VVA (Atrofia Vulvo Vaginale) specie con depressione e incontinenza urinaria, presentano un impatto maggiore sulla qualità di vita, in termini di attività quotidiana, benessere psicologico, autostima e immagine di sé. • Altri fattori determinanti sulla sintomatologia vulvo-vaginale sono risultati essere l’età, lo stato coniugale e la frequenza dei rapporti sessuali, lo stato di salute generale, il BMI.
LE DONNE ITALIANE E LA GSM • In Italia la VVA è ancora sotto diagnosticata, spesso per RISULTATI DELLA CASISTICA l’imbarazzo a parlarne con il medico, • Secchezza: 78% • La VVA non impatta solo la sessualità ma la qualità di • Dispareunia: 31% vita in generale. • Irritazione: 30% • Dolorabilità: 8% • Sanguinamento ai • I trattamenti attualmente disponibili non sono rapporti: 6% considerati soddisfacenti dalle donne. • Dolore durante l’esercizio fisico 2%
LE DONNE ITALIANE E LA GSM Insorgenza e andamento della GSM dalla premenopausa alla postmenopausa 35% 32% 30% donne con sintomi di GSM 28% 28% 27% 26% 25% 24% 23% 22% 21% 20% 19% 18% 16% 16% 15% 13% 13% 11% 10% 10% 10% 9% 9% 9% 7% 7% 6% 5% 0% secchezza irritazione dolorabilità dispareunia Premenopausa Postmenopausa 1-2 anni Menopausa Postmenopausa 3-4 anni Postmenopausa
LE DONNE ITALIANE E LA GSM Interferenza della VVA nella sessualità Attività lavorativa Attività sociali Attività quotidiane Viaggi Attività sportiva Attività Ricerca di una nuova relazione Sonno Umore Gioia di vivere Relazione con il partner Relazione con la propria Intimità Spontaneità nei rapporti Soddisfazione sessuale 0% percentuale 10% di donne30%che riportano 20% 40% interferenza 50% 60% 70% 80% Mod. da: Nappi R, et al. Maturitas. 2016
TRATTAMENTO DELLA GSM NELLE DONNE ITALIANE Valutazione della terapia vaginale da parte delle donne dello studio italiano La terapia sostitutiva OTC idratanti (n 333) ormonale sistemica (TOS) ha • insoddisfazione per il mancato ripristino del naturale trofismo vaginale (25.8%) effetti benefici anche sulla • impatto sulla spontaneità sessuale (13.5%) GSM, poiché tuttavia non • costo elevato (11.4%) tutte le donne possono o • limitazione del sollievo sintomatologico (10.8%) desiderano assumerla, • applicazione complessa (10.8%). esistono preparati per via locale. OTC lubrificanti (n 77) Le creme lubrificanti • insoddisfazione per il mancato ripristino del naturale trofismo vaginale (24.7%) /idratanti non ormonali • secrezione vaginale fastidiosa (11.7%) (preparati OTC) danno • complessità dell’applicazione (10.4%) risultati insoddisfacenti, • costo elevato (10.4%) mentre le terapie locali • sicurezza nell’uso prolungato (10.4%). ormonali destano ancora qualche preoccupazione. Preparati ormonali (n 32) Le terapie ormonali locali • preoccupazione sulla sicurezza nell’uso prolungato per l’esposizione ormonale includono estradiolo (ovuli o (37.5%) creme), oppure preparati a • timore per cancro al seno (28.1%) base di DHEA, ospemifene, • Insoddisfazione sul ripristino del trofismo vaginale (31.3%) modulatori selettivi del • preoccupazione per l’assorbimento di estrogeni da parte del partner (9.4%) recettori degli estrogeni (SERM). Mod. da: Nappi R, et al. Maturitas. 2016
OSTEOPOROSI POST-MENOPAUSALE Epidemiologia • L’osteoporosi è una patologia sistemica dello scheletro caratterizzata da una diminuzione della massa ossea e da un’alterazione della micro-architettura ossea, con conseguente aumento della fragilità scheletrica e predisposizione alle fratture (OMS, 2003). • La perdita di massa ossea inizia a 40-50 anni in entrambi i sessi, ma nelle donne dopo la menopausa accelera e diventa con maggiore frequenza clinicamente significativa. • Le fratture da fragilità per osteoporosi hanno rilevanti conseguenze, sia in termini di mortalità che di disabilità motoria, con elevati costi sia sanitari sia sociali. • La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25% a un anno. Nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30-40% dei soggetti torna alle condizioni precedenti la frattura. • Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post-menopausa. Zanoio, Ginecologia & Ostetricia. 2011; Lega italiana Osteoporosi; www.salute.gov.it
OSTEOPOROSI POST-MENOPAUSALE Premessa Osteoporosi primaria • Postmenopausale: si realizza tra 50 e 70 anni, è caratterizzata dalla perdita della sola porzione trabecolare dell’osso e dalla particolare sede delle lesioni (vertebre e radio). • Senile: compare dopo i 75 anni, coinvolge sia l’osso trabecolare che corticale, colpisce il collo del femore e le vertebre. Ha una prevalenza maggiore nel sesso femminile: 2:1. Osteoporosi secondaria: si può manifestare anche in giovane età. Le cause principali sono: • Endocrinopatie: diabete tipo 1, ipertiroidismo, iperprolattinemia. • Carenze nutrizionali e patologia da malassorbimento • Carenza di Vitamina C • Malattie reumatiche • Stati di prolungata immobilizzazione • Fattori iatrogeni Zanoio, Ginecologia & Ostetricia. 2011; Lega italiana Osteoporosi; www.salute.gov.it
OSTEOPOROSI POST-MENOPAUSALE Fattori di rischio/1 NON modificabili Modificabili • Mancato raggiungimento del picco di massa • Fattori comportamentali: ossea in età giovanile fumo, abuso di alcool, droga, • Fattori genetici e costituzionali alimentazione scorretta, sedentarietà, • Storia di frattura osteoporotica in età
OSTEOPOROSI POST-MENOPAUSALE Fattori di rischio/2 Farmaci e osteoporosi Un discorso a parte meritano alcuni farmaci che hanno un impatto negativo sull’osso, ma spesso sono utilizzati come salvavita: cortisone, tiroxina, antiepilettici (AED), ciclosporina, antitumorali, diuretici, eparina, litio, agonisti GnRh. • In particolare, gli AED sono noti avere un impatto negativo sul rimodellamento osseo, inoltre provocano instabilità posturale e maggiore rischio di cadute, cosa di cui le pazienti dovrebbero essere consapevoli per un’adeguata prevenzione. ESHRE. Human Reproduction Update. 2010
OSTEOPOROSI POST-MENOPAUSALE Fattori di rischio/3 Peso e osteoporosi La relazione tra peso e osteoporosi è piuttosto complessa: un’ eccessiva magrezza (BMI 30), correlano con un maggiore rischio di fratture da osteoporosi, tuttavia con differenze nella sede delle fratture: nell’obesità si osserva un aumento delle fratture della caviglia dell’omero e degli arti superiori, mentre sono minori quelle del polso, del femore e del bacino. Uno studio interessante ha evidenziato che una cospicua variazione di peso ( >5% o < 5% rispetto al basale) è correlata ad un aumentato rischio di osteoporosi, mentre la stabilità del peso, purché nell’ambito del normopeso, pone più al riparo dal rischio di osteoporosi.
OSTEOPOROSI POST-MENOPAUSALE Ruolo degli estrogeni nel riassorbimento osseo + E: effetti della presenza degli estrogeni. -E : effetti della carenza di estrogeni. IL-1 i: Interleuchina 1, TNF-Tumor Necrosis Factor, OPG- Osteoprotegerin. Gli estrogeni diminuiscono l’osteoclastogenesi ed aumentano l’apoptosi degli osteoclasti. Gli estrogeni riducono l’osteoclastogenesi mediante soppressione di IL-1 e TNF ed aumentano la sensibilità delle cellule stromali /preosteoblasti a IL-1, sopprimendo in tal modo MCSF, RANKL e IL-6. Inoltre, gli estrogeni stimolano la produzione di OPG, potente inibitore dell’ osteoclastogenesi. Gli estrogeni riducono la responsività dei precursori degli osteoclasti ai RANKL. Gli estrogeni inoltre promuovono l’apoptosi degli osteoclasti, riducendo la loro vita media. Questo effetto sembra mediato dal TGFβ. Mod da Gallagher JC, et al. J Steroid Biochem Mol Biol. 2014
OSTEOPOROSI POST-MENOPAUSALE Diminuzione del T-score e rischio fratture dopo la menopausa Differenze di genere nella perdita di età (anni) densità minerale ossea in relazione all’età. Probabilità fratture/anno (%) densità ossea- T score BMD-T score Variazione della densità minerale ossea (BMD) con l’età misurata mediante T-score.. (T score=BMD del giovane adulto-BMD reale/ SD giovane adulto). Osteopenia: 1-2.5; osteoporosi: -2.5 SD. Il rischio di fratture raddoppia per ogni SD di riduzione del BMD. Mod da: Kanis JA, et al. Osteoporosis Int. 2001 Mod. da. ESHRE. Human Reproduction Update. 2010
LA MENOPAUSA COME «FATTORE DI RISCHIO UNICO» DELLE PATOLOGIE CRONICHE Il ruolo degli estrogeni nell’infiammazione Secondo una recente ipotesi, basata sul ruolo anti-infiammatorio degli estrogeni a livelli fisiologici, la carenza estrogenica in post-menopausa potrebbe essere un fattore di stress infiammatorio che determina, con lo stesso meccanismo patogenetico, un aumento del rischio cardiovascolare, osteoporotico e neurodegenerativo. * livelli E2 postmenopausali *VSMC: cellule muscolari lisce della parete vasale
Aspetti psicologici della transizione perimenopausale
MENOPAUSA IN EUROPA /1 British Menopause Society, 2017
MENOPAUSA IN EUROPA /2 British Menopause Society, 2017.
LA DIFFICOLTÀ DI ACCETTARE LA PERDITA DELLA FERTILITÀ • La menopausa può essere un evento traumatico dal punto di vista psicologico, in quanto corrisponde alla perdita della fertilità, quindi è in sostanza un lutto. • Inoltre, la presenza di disturbi caratteristici ed i cambiamenti relativi all’immagine corporea (diradamento dei capelli, perdita del trofismo della cute e delle mucose), fanno si che la donna si percepisca meno attraente con conseguenti ripercussioni negative a livello sessuale e relazionale.
MENOPAUSA E IMMAGINE CORPOREA/1 • L’immagine corporea è un costrutto complesso, nel quale confluiscono componenti cognitive, emozionali e percettive. • L’immagine corporea è strettamente correlata all’autostima e alla fiducia in sé stessi. • Nei momenti di transizione (come la pubertà, la gravidanza, la menopausa), il corpo delle donne subisce cambiamenti che implicano uno stress adattativo notevole. • Se tuttavia, durante la pubertà e durante la gravidanza questi cambiamenti rappresentano un processo evolutivo (diventare una giovane donna nel primo caso e diventare madre nel secondo), il cambiamento che subisce il corpo durante la menopausa rappresenta un fenomeno involutivo (la perdita della giovinezza e l’inizio del processo di senescenza), molto più difficile da accettare. • Il contesto socio-culturale è determinante nella transizione menopausale, infatti nelle società occidentali, molto attaccate ai modelli di giovinezza-bellezza-efficienza, le donne soffrono molto di più, in quanto il gap tra «come si vedono» e «come vorrebbero essere», in relazione alla desiderabilità sociale, è molto ampio. • La presenza di sintomi (vasomotori, psicologici e genitali) può essere percepita come «marker del processo involutivo menopausale» e contribuisce alla percezione negativa di sé. Pearce G, et al. Health Psychology Review. 2014
MENOPAUSA E IMMAGINE CORPOREA/2 • Un‘immagine negativa di sé incide negativamente su tutte le fasi della risposta sessuale e sulla qualità delle relazioni, sia con il partner che sociali. • Per il 62% delle donne, durante la menopausa il corpo subisce cambiamenti estetici negativi (diradamento dei capelli, comparsa delle rughe, aumento di peso) che peggiorano l’immagine di sé. • Il 22% delle donne pensa che con la menopausa sarà considerata meno attraente da un punto di vista sessuale. Censis, maggio 2018
MENOPAUSA E IMMAGINE CORPOREA/3 Studio prospettico su 933 donne di età media 54 aa. Le donne in sovrappeso già dall’infanzia e con rapido incremento del peso dopo la menopausa si mostravano più insoddisfatte della propria immagine corporea. Le donne che assumevano HRT risultavano meno insoddisfatte. Censis, maggio 2018
MENOPAUSA E SESSUALITÀ/1 • Per il 44% delle donne, la menopausa ha un impatto negativo sulla sessualità. • Per il 43% delle donne la menopausa non influisce sulla sessualità. • Il 49,5% ha rapporti sessuali con una certa frequenza e regolarità. • Il 23% ha raramente rapporti sessuali. • Il 27.5% non ha avuto rapporti sessuali durante l’ultimo anno. • Per il 4% delle donne il desiderio aumenta (cessa la paura di gravidanze indesiderate). Censis, maggio 2018
MENOPAUSA E SESSUALITÀ/2 • La menopausa si associa a un significativo disagio nelle relazioni intime e nella vita sessuale. • I disturbi riguardano tutte le fasi della risposta sessuale: desiderio, eccitazione, orgasmo, dispareunia. • E’ un problema di cui raramente le donne parlano, a causa dell’imbarazzo. • L’impatto delle disfunzioni sessuali sulla QoL non è inferiore al diabete o al dolore cronico. • Depressione, ansia e disturbi vasomotori correlano soprattutto il disturbo da desiderio sessuale ipoattivo (HSDD*), in particolare in presenza di aumento di peso. • Tali disturbi concorrono infatti a determinare calo dell’autostima e una percezione dell’immagine corporea di «donna ormai vecchia e non più attraente». *HSDD: Hypoactive Sexual Desire Disorder
Menopausa e terapia ormonale: indagine su conoscenza, atteggiamenti e comportamenti delle donne
MENOPAUSA: QUANTO SE NE PARLA • 78% donne ne parla senza alcun problema • 8.6% ne parla solo con altre donne già in menopausa • 7,0% ne parla solo con amiche • 5,1% non ne parla con nessuno • 1.3% ne parla solo con il partner I risultati di questa indagine dimostrano che c’è ancora tanta strada da fare sul fronte della comunicazione e del counselling. Censis, maggio 2018
MENOPAUSA: QUANTO SE NE PARLA Percezione dei rischi di salute legati alla menopausa (valori %) Censis, maggio 2018
INFORMAZIONI RICEVUTE SU MENOPAUSA/TOS Fonte, tempistica, modalità di offerta e coerenza delle informazioni ricevute dalle donne su menopausa, TOS e sue possibili alternative ISS, 2008
INFORMAZIONI RICEVUTE SULLA TOS Tipo di informazioni ricevute da chi ha prescritto la terapia ormonale L’istruzione elevata risulta associata a una maggiore probabilità di ricevere informazioni sugli svantaggi e sui rischi. ISS, 2008
RESISTENZE ALLA TOS Somministrazione attuale dei farmaci per la menopausa (val.%) N=74,6% 24,5% donne che dichiarano di prendere attualmente o di avere preso in passato farmaci per la menopausa, considerando il totale delle donne in menopausa (74,6%), Censis, maggio 2018
PARERI POSITIVI SULLA TOS Miglioramenti segnalati da chi prende o ha preso in passato farmaci per la menopausa (intervistate che hanno detto SI) (val.%) N=24,3% Chi le ha consigliato la terapia che prende attualmente o ha preso in passato? (val.%) N=24,3% Censis, maggio 2018
Aspetti di counselling in menopausa
FATTORI DA CONSIDERARE NELLA CONSULENZA ALLA DONNA IN MENOPAUSA Il medico deve essere conscio delle opinioni che derivano dalle convinzioni e dalla cultura femminile, che hanno un impatto sia sulla menopausa che sulle differenti opzioni terapeutiche. In sintesi, deve valutare ogni donna in menopausa singolarmente. Alcune proposte per una corretto counselling : • Incoraggiare a raccontare i propri sintomi e come questi sono conosciuti e compresi da familiari e amici. Inoltre questi soggetti possono essere utili alla donna nella comprensione delle terapie. • Chiedere se vengono utilizzate alternative terapeutiche o rimedi popolari e se c’è interesse verso altre terapie. Inoltre, è importante conoscere quali trattamenti sono stati effettuati prima della nostra prescrizione. • Durante la consulenza evitare di screditare le terapie utilizzate fino a quel momento: essere comprensivi e disponibili aiuta a non compromettere un progetto terapeutico che sia accettabile per la donna.
FATTORI CHE PERMETTONO DI COSTRUIRE IL CONSENSO CLINICO • VALUTAZIONE: informarsi circa la valutazione dei rischi per la salute, dei fattori che influenzano la scelta delle condotte, degli obiettivi e dei metodi utilizzabili. • CONSIGLI: sono importanti la chiarezza, la specificità e la personalizzazione, oltre alle informazioni circa i benefici o i danni per la propria salute. • ACCORDO: collaborare nel definire obiettivi e metodi di una terapia che sia appropriata, in base agli interessi della paziente ed essere disponibili a modificare i comportamenti. • AIUTO: essere disponibili a modificare le terapie aiutando la donna a raggiungere abilmente gli obiettivi e le strategie terapeutiche, modificando anche i comportamenti o utilizzando trattamenti medici aggiuntivi appropriati (come ad esempio l’istituzione di terapie farmacologiche per il tabagismo o la contraccezione). • ORGANIZZAZIONE: predisporre le modalità dei controlli, sia personalmente che per via telefonica, per assicurare assistenza e supporto finalizzato ad aggiustare il piano terapeutico, se è necessario, compreso il ricorso a terapie più intensive o più specialistiche.
COME PROPORRE LA TOS • Spiegare in termini comprensibili i benefici ed i rischi della TOS , utilizzando i numeri assoluti piuttosto che le percentuali che, derivate dai Rischi Relativi (RR) o Odds Ratio (OR), possono generare confusione ed inutili allarmismi. • Sarebbe auspicabile utilizzare materiale iconografico e opuscoli per ottenere un consenso realmente informato. Gambacciani, et al. Raccomandazioni Società Italiana Menopausa, Minerva Ginecol. 2018.
FATTORI CHE MIGLIORANO L’ADERENZA E LA CONTINUAZIONE DEL TRATTAMENTO • Coinvolgere la donna nel processo decisionale e accettare che tale decisione possa essere modificata. • Il piano terapeutico e la continuazione della terapia devono quindi coinvolgere sia medico che paziente. • Spiegare con chiarezza sia i rischi che i benefici del trattamento, personalizzando l’informazione e traslando le informazioni epidemiologiche al profilo di rischio personale. • Chiarire rapidamente quali siano le preferenze personali di ogni singolo caso e utilizzare tali informazioni per modificare il regime terapeutico prescritto per continuare il trattamento. • Assicurarsi che la donna abbia compreso le informazioni. • Aiutare la donna a imparare ad assumere le terapie con precisione. • Raccomandare controlli adeguati, stabilendo appuntamenti regolari o per visita o per contatto telefonico. • Valutare se possono essere sufficienti una o più terapie.
La terapia sostitutiva (TOS): Raccomandazioni SIM
TOS: RACCOMANDAZIONI SIM INDICAZIONI ALLA TOS • Sindrome vasomotoria • Sindrome genitourinaria • Dolori muscolo-articolari migranti • Modificazioni del ritmo sonno-veglia • Alterazioni del tono dell’umore • Disfunzioni sessuali TOS • Prevenzione dell’osteoporosi e delle NON deve fratture correlate essere consigliata in assenza • Prevenzione dell’atrofia (epiteli e cute; di una chiara indicazione tessuto connettivo, dischi intervertebrali) Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM. Minerva Ginecol. 2018
TOS: RACCOMANDAZIONI SIM CONTROINDICAZIONI ALLA TOS • Sanguinamento uterino anomalo non investigato • Carcinoma della mammella • Carcinoma endometriale ormonosensibile Tipo 1 • Iperplasia endometriale non trattata • Patologia coronarica e cerebrovascolare (per es. angina, infarto del miocardio, ictus) • Tromboembolia venosa (trombosi venosa profonda, embolia polmonare) • Malattie epatiche croniche o in atto, fino al Il rapporto tra rischi e ritorno alla normalità dei test di benefici varia in funzionalità epatica funzione della • Porfiria cutanea tarda selezione delle donne, • Otosclerosi il momento di inizio e, • Ipersensibilità nota al principio attivo o a la dose ed il tipo di TOS uno qualsiasi degli eccipienti • Rifiuto della donna informata. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
ALGORITMO PER LA PRESCRIZIONE DELLA TOS Procedimento operativo per la prescrizione della TOS Donna sintomatica 60 aa > 10 aa dalla o entro i 10 anni dalla menopausa considera menopausa trattamenti non ormonali Escludi Se presenti considera trattamenti controindicazioni non ormonali Se presente: Se presente: Se utero Se isterectomizzata: Se il principale disturbo Diabete Fibromatosi presente: è l’atrofia vaginale: Ipercolesterlemia uterina, Terapia estrogenica Ipertrigliceridemia endometriosi Combinazioni Orale o transdermica Terapia estrogenica Fumo, ipertensione, Estro- Vaginale ospemifene Obesità TOS a basso progestiniche dosaggio EC+bazedoxifene TOS transdermica combinata Tibolone continua Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS: DOSAGGI UTILIZZATI E COMBINAZIONI Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS: MONITORAGGIO E DURATA DEL TRATTAMENTO CONTROLLO GINECOLOGICO ANNUALE NON VI SONO INDICAZIONI RIGIDE ALLA DURATA DELLA TOS La decisione di continuare, modificare o cessare la TOS dipende dalle condizioni individuali della donna e dagli obiettivi clinici del medico. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS E MENOPAUSA PRECOCE • La menopausa precoce (
TOS: BENEFICI A BREVE TERMINE • La TOS è la terapia di scelta più efficace per SINTOMI i sintomi vasomotori e urogenitali. Altri VASOMOTORI disturbi associati alla sintomatologia vasomotoria quali l’instabilità emotiva e disturbi del sonno possono migliorare SINTOMI durante TOS. URO-GENITALI • La TOS migliora la sindrome urogenitale SFERA EMOTIVA • Ne risente positivamente la qualità di vita E SESSUALE generale e la sessualità. • La TOS ha effetti positivi su altri sintomi APPARATO MUSCOLO – come dolori articolari e muscolari, cute, SCHELETRICO tessuto connettivo, cartilagini articolari e dischi intervertebrali. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS: BENEFICI A LUNGO TERMINE La TOS a dosaggi standard è efficace nel controllare il turnover metabolico dell’osso e OSTEOPOROSI prevenire la perdita di massa ossea correlata alla menopausa, riducendo l’incidenza di tutte le fratture osteoporotiche, incluse le fratture vertebrali e femorali. La TOS riduce il rischio di diabete e ha effetti positivi su altri fattori di rischio per malattia PATOLOGIA cardiovascolare come il profilo lipidico, la CARDIOVASCOLARE pressione arteriosa, la distribuzione del grasso corporeo e la sindrome metabolica. Se iniziata precocemente (entro i 60 anni di età DISTURBI o entro 10 anni dalla menopausa), la TOS è COGNITIVI associata ad un più basso rischio di disturbi cognitivi e malattia di Alzheimer. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS E CARCINOMA DELLA MAMMELLA Una relazione ancora controversa • Il Ca della mammella in atto o pregresso è una controindicazione alla TOS. RISCHIO CA MAMMARIO • Il rischio attribuibile alla TOS è Estro-progestinici sicuramente basso. Circa + 8 CASI/10.000 donne/anno Estrogeni coniugati • Il rischio diminuisce rapidamente dopo la cessazione della TOS. Circa - 7 CASI/10.000 donne/anno • Dopo 5 anni dall’interruzione della terapia, il rischio NON sembra maggiore di quello delle donne che non hanno mai assunto la TOS. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS E CARCINOMA DELL’ENDOMETRIO • Un precedente Ca dell’endometrio ormono-sensibile di tipo I è una controindicazione alla TOS. • La terapia sistemica con soli estrogeni induce un aumento dose-correlato del rischio. RISCHIO CA ENDOMETRIO • La TOS combinata-continua riduce il rischio di Ca dell’endometrio. I nuovi schemi di terapia a basso dosaggio causano minore • La TOS sequenziale determina un stimolazione dell’endometrio lieve, ma significativo, aumento del e minore frequenza rischio dopo 3-5 anni di utilizzo. di sanguinamento. • IUD a rilascio progestinico possono presentare dei vantaggi per un minor impatto metabolico. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS E CARCINOMA DEL RETTO • Il rischio di Ca del colon-retto aumenta dopo i 50 anni e con BMI di 25 o superiore. • La TOS riduce il rischio di RISCHIO cancro CA COLON-RETTO del colon-retto. RIDUZIONE CIRCA 6 EVENTI • L’effetto protettivo è stato SU 10.000 DONNE / ANNO. evidenziato con le associazioni estro- progestiniche e – in misura minore e non significativa -con la sola terapia estrogenica. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS E TROMBOEMBOLISMO VENOSO (TEV) • Il rischio di TEV durante la TOS dipende dall’età (è minimo fino ai 60 anni) e dall’Indice di Massa Corporea (BMI o IMC). • Studi osservazionali hanno RISCHIO dimostrato che la terapia TROMBOEMBOLISMO VENOSO estrogenica transdermica sembra eliminare il rischio trombo- IL RISCHIO È MAGGIORE embolico associato alla terapia NEI PRIMI 6-12 MESI DI TOS. orale. • Il rischio tromboembolico può essere influenzato dal tipo di progestinico. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
TOS E TROMBOEMBOLISMO VENOSO (TEV) • Il rischio tromboembolico non aumenta nelle donne normotese di età tra i 50 e 59 anni. RISCHIO • Il rischio di ictus ischemico è ICTUS ISCHEMICO connesso all’età. EVENTO RARO + 1 CASO /1000 donne/anno • L’aumento del rischio di ictus ischemico è raro. • I risultati ottenuti con la terapia a basse dosi di estrogeni sono rassicuranti. Gambacciani M, et al. Raccomandazioni SIM: Minerva Ginecol. 2018
KEY MESSAGES La menopausa non è una malattia, bensì un evento fisiologico che riguarda tutte le donne e segna il termine della capacità procreativa. Spesso però, la carenza di estrogeni si accompagna a disturbi e rischi per la salute che in alcuni casi richiedono un trattamento ormonale sostitutivo (TOS). La TOS deve essere prescritta esclusivamente a donne sintomatiche e deve essere personalizzata per durata e dosaggio. Un inizio precoce in età perimenopausale ottimizza il rapporto rischio/beneficio. La sicurezza della TOS dipende in larga parte dall’età in cui viene iniziata. Nelle donne sintomatiche che hanno meno di 60 anni i benefici sulla sintomatologia sono di gran lunga maggiori di qualsiasi ipotetico rischio.
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