Pari Opportunità e personale femminile della Polizia di Stato - Comitato per le Pari Opportunità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza
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Pari Opportunità e personale femminile della Polizia di Stato Comitato per le Pari Opportunità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza Report 2014
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I dati sono stati raccolti dalle Commissioni Provinciali Pari Opportunità nel Lavoro e nello Sviluppo Professionale, inviati al Comitato per le Pari Opportunità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, che li ha analizzati ed elaborati con la collaborazione dell’Ass. della P. di S. Fabio DAVID, Dottore di Ricerca (Ph.D.) in Sistemi Sociali, Organizzazione e Analisi delle Politiche Pubbliche, che ha redatto il presente Report. 3
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Indice Presentazione p. 07 Introduzione p. 09 1. Il campione oggetto di indagine p. 11 2. L’ambiente di lavoro e le Pari Opportunità p. 13 3. Il Comitato, le Commissioni P. O. e il personale femminile p. 23 Osservazioni conclusive p. 27 5
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Presentazione Al fine di monitorare l’attuale percezione della situazione del personale femminile della Polizia di Stato, a distanza di otto anni dall’ultima indagine conoscitiva, il Comitato per le Pari Opportunità, nell’ambito dei propri compiti istituzionali per il riconoscimento di pari diritti tra i generi, ha elaborato un questionario distribuito in occasione della festività dell’8 marzo 2013. Il primo passo è consistito nella sua distribuzione a tutto il personale femminile della Polizia di Stato e nella successiva raccolta dei dati da parte delle singole Commissioni Provinciali Pari Opportunità nel Lavoro e nello Sviluppo Professionale, seguito dalla elaborazione dei dati complessivi da parte di questo Comitato Nazionale. Il punto di arrivo, simbolicamente reso pubblico in occasione della “festa delle donne 2015”, scevro di ambizioni scientifiche, pur rappresentando un quadro sostanzialmente positivo, è fonte di importanti elementi di riflessione per future iniziative. Il Comitato per le Pari Opportunità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza 7
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Introduzione Le Pari Opportunità rappresentano un tema posto al centro del dibattito nazionale e internazionale da molti anni. Il riferimento legislativo più recente sul piano internazionale è rappresentato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea proclamata nel 2000 a Nizza che acquista pieno valore giuridico, vincolante per gli Stati membri, nel 2009 con il trattato di Lisbona. In particolare la Carta, al Capo III, ribadisce la contrarietà a qualsiasi forma di discriminazione e la parità fra uomo e donna. Sul piano nazionale i riferimenti normativi sono rappresentati dal “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna” entrato in vigore con il Decreto Legislativo 11 aprile 2006 n.198 a norma della legge 28 novembre 2005 n. 246 e dalla legge 4 novembre 2010 n. 183 (art.21), con cui sono stati istituiti i Comitati Unici di Garanzia per le Pari Opportunità. In generale le Pari Opportunità vengono intese come il riconoscimento di pari diritti, ma anche l’eliminazione degli ostacoli alla partecipazione economica, politica, sociale causati dal sesso (o da altre condizioni). Il rischio della presenza di comportamenti o meccanismi professionali discriminatori rispetto al genere riguarda tutti gli ambienti di lavoro, ma si intensifica in quelle organizzazioni a struttura gerarchica piramidale con una maggiore presenza di una categoria rispetto ad un’altra: come nel caso delle forze armate o delle forze di polizia. La Polizia di Stato italiana, pur con la presenza dal 1960 del Corpo della Polizia Femminile costituito da Ispettrici e Assistenti (poco più di seicento), è stato un corpo di polizia prevalentemente mono-genere per molti anni, fino alla legge di riforma n.121 del 1981. Da allora sono passati più di trent’anni e nonostante i molti cambiamenti positivi che hanno riguardato l’amministrazione della pubblica sicurezza il tema delle Pari Opportunità resta centrale e merita una costante vigilanza, tesa a ridurre quanto più possibile comportamenti e ostacoli alla piena realizzazione dei dipendenti con particolare riguardo alle donne. Questa ricognizione conoscitiva della condizione del personale femminile della Polizia di Stato in tema di Pari Opportunità ha lo scopo di mantenere alto il livello di guardia rivolgendosi direttamente alle dirette interessate. La ricerca promossa dal Comitato per le Pari Opportunità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, iniziata nel 2013 con la distribuzione di un questionario a tutto il personale in servizio negli uffici territoriali della Polizia di Stato, ha prodotto nel complesso un quadro positivo, ma ha anche fatto emergere alcuni elementi di riflessione. 9
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1. Il campione oggetto di indagine Alla ricerca hanno partecipato un numero complessivo di 4383 operatrici di polizia in servizio presso tutti gli uffici territoriali della Polizia di Stato. Il campione, come emerge dalla Tabella – Descrizione del campione è costituito prevalentemente da donne in una fascia d’età compresa dai 41 ai 50 anni (65%), coniugate e conviventi (55%, 6%) che hanno conseguito la licenza media superiore (68%). Non va trascurata una rilevante percentuale di operatrici che costituiscono un nucleo monoparentale (38%) in considerazione del loro stato di nubili (23%), divorziate (8%) e separate (7%). Tabella - Descrizione del campione casi - n. totale 4383 modalità di risposta (%) Dai 18 ai 30 anni 3 Età Dai 31 ai 40 anni 22 (risposte n.4228/96%) Dai 41 ai 50 anni 65 Dai 51 in su 10 Licenza media inferiore 6 Titolo di studio Licenza media superiore 68 (risposte n.4240/97%) Laurea 26 Coniugata 55 Nubile 23 Stato civile Divorziata 8 (risposte n.4253/97%) Separata 7 Convivente 6 Vedova
al venerdì con due recuperi pomeridiani (settimana corta, 35%), indossando prevalentemente la divisa (51%). Nonostante la maggiore diffusione delle tipologie di turno sopracitate svolgono comunque in percentuale molto alta il servizio notturno (49%). Tabella - Ruolo e servizio svolto casi - n. totale 4383 modalità di risposta (%) Ufficio di servizio Questura 71 (risposte n.4383/100%) Altri uffici 29 Commissari/Dirigenti 5 Qualifica di appartenenza Ispettori 15 (risposte n.4383/100%) Sovrintendenti 8 Agenti/Assistenti 72 Dirigenziale 1 Ruolo di servizio Direttivo 4 (risposte n.4263/97%) Responsabile 15 Esecutivo 80 Fino a 5 anni 20 Anzianità di servizio Da 6 a 15 anni 40 (risposte n.3894/89% ) Oltre i 15 anni 40 Ufficio 58 Investigativo 14 Settore di servizio Operativo 12 (risposte n.4383/100%) Tecnico 9 Vigilanza 7 Settimana lunga 46 Orario di servizio Settimana corta 35 (risposte n.4383/100%) Turno in quinta 14 Altro 5 Turno notturno Sì 49 (risposte n.4178/95%) No 51 Abiti da lavoro Divisa 51 (risposte n.4333/99%) Civili 49 Il campione ottenuto in questa indagine conoscitiva è numericamente rappresentativo dell’universo femminile nella Polizia di Stato considerando che rappresenta quasi un terzo del totale delle donne attualmente in servizio (su 100.000 operatori di polizia circa, le donne rappresentano il 14,16%*). *Fonte: Dipartimento di Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale delle Ricorse Umane. 12
2. L’ambiente di lavoro e le Pari Opportunità Dalla descrizione del campione fatta nel paragrafo precedente (v. par.1), è possibile passare ad alcune problematiche strettamente connesse al tema delle Pari Opportunità e alla percezione che ne hanno le operatrici di polizia intervistate. Attraverso una domanda diretta è stato chiesto al personale femminile se esistano o meno le condizioni di Pari Opportunità nella Polizia di Stato (Tab.28) con una ristretta maggioranza che si è attestata sul Sì (54%). Tab.28 - Esistenza condizioni pari opportunità in Polizia (risposte n.3961-90%) Esistenza p.o. in Polizia Sì No Personale 2153 1808 Come si vede nel rispettivo grafico n.28 un primo elemento di riflessione emerge dall’alto numero di intervistate (46%) che percepisce la mancata esistenza delle Pari Opportunità nell’amministrazione di pubblica sicurezza. Ci si è chiesti se dietro alla mancata percezione delle condizioni di Pari Opportunità ci siano ragioni legate all’ambiente fisico o veri e propri comportamenti discriminatori nei confronti del personale femminile. Sul piano dell’ambiente fisico alla domanda diretta se esistono ambienti ad uso esclusivo del personale femminile (Tab.22) si registra una carenza nella presenza di spogliatoi. 13
Tab.22 - Ambienti esclusivi per donne (risposte n.4093-93%) Ambienti esclusivi per donne Non presenti Spogliatoi Bagni Personale * 1565 2528 Nel grafico n.22 si nota come solo il 38% delle intervistate risponde positivamente a questa opzione mentre la percentuale si alza quando si tratta dei servizi igienici (72%). Dal piano dell’ambiente fisico si è passati a quello interpersonale soffermandosi sulla differenza di genere. Sì è chiesto alle intervistate quali siano i rapporti con i colleghi dello stesso sesso e di sesso opposto (Tab.31/32). Tab.31/32 - Rapporti con i colleghi per genere (risposte 4383-100%; 4178-95%) Rapporti OTTIMI Rapporti BUONI Rapporti MEDIOCRI Rapporti PESSIMI Uomini (sesso opposto) 1084 2785 495 19 Donne (stesso sesso) 864 2711 542 61 Come emerge dal grafico n.31/32, Rapporti con colleghi per genere, una larga maggioranza del campione segnala Ottimi-Buoni rapporti con colleghi di sesso opposto (24%, 65%), mentre una maggioranza più ristretta dichiara di avere Ottimi-Buoni rapporti con colleghi dello stesso sesso (21%, 64%). È interessante notare come nel caso delle relazioni interpersonali il genere non sia un fattore determinante nel generare rapporti positivi o negativi tanto che il numero di operatrici di polizia che dichiara rapporti Mediocri-Pessimi lo fa in maggioranza verso colleghe donne (13%, 2%) contro un numero inferiore che indica i colleghi uomini (10%, 1%). 14
Continuando nell’indagine si è chiesto al personale femminile se si sia sentito o si senta riconosciuto nelle situazioni in cui riveste un ruolo di comando (Tab.33). Tab.33 - Riconoscimento ruolo di comando (risposte n.3329-76%) Riconoscimento ruolo comando Sì No Personale 2671 658 Nella maggioranza dei casi, come emerge dal grafico n.33 il personale femminile si sente riconosciuto nella veste di comando (80%). Rimane comunque una ristretta minoranza (20%) che non si sente riconosciuto in questa veste. 15
Sulla stessa linea, in tema di autorevolezza, è stato chiesto in che modo questa venga messa in discussione (Tab.33b). Tab.33b - Limitazioni all'autorevolezza (risposte n.658-100%) Mancata autorevolezza Organiz. Lavoro Deprezzamento Altro Personale 382 262 14 Come mostrato anche dal grafico n.33b la maggioranza delle risposte ha indicato come elemento di limitazione dell’autorevolezza l’organizzazione del lavoro (58%) mentre un numero considerevole ha indicato il deprezzamento (40%). Altro aspetto che mette a rischio le condizioni favorevoli alle Pari Opportunità nell’ambiente di lavoro è l’incarico ricoperto e le possibilità di accesso ad altri incarichi (Tab.14). Tab.14 - Gradimento attuale incarico (risposte n.4313-98%) Gradimento attuale incarico Insufficiente Sufficiente Buono Ottimo Personale 222 907 2211 973 Da questo punto di vista, come emerge nel grafico n.14 le intervistate hanno espresso un Buono- Ottimo gradimento dell’incarico ricoperto nella maggioranza dei casi (52%, 22%). 16
Si è inoltre chiesto alle operatrici di polizia se fossero o meno interessate ad un nuovo incarico (Tab.15). Tab.15 - Interesse altro incarico (risposte n.4154-95%) Interesse altro incarico Sì No Personale 1803 2351 Come si vede nel grafico n.15, le intervistate hanno espresso in maggioranza (57%) il mancato interesse a cambiare incarico anche se un numero rilevante (43%) dichiara di essere disponibile al cambiamento. Al gradimento per il servizio ricoperto fa seguito un approfondimento teso a determinare se vi siano comunque comportamenti discriminatori nei confronti del personale femminile. 17
Sul piano organizzativo si è chiesto alle intervistate se ci siano Uffici e/o Servizi preclusi alle donne (Tab.16). Una netta maggioranza si è attestata sul No (85%) come si vede anche nel grafico n.16. Tab.16 - Uffici/Servizi preclusi donne (risposte n.4078-93%) Uffici/Servizi preclusi donne Sì No Personale 623 3455 Da questi primi dati emerge come, nonostante il gradimento per l’incarico ricoperto, la percezione di essere discriminate è comunque presente fra il personale femminile coinvolto nell’indagine conoscitiva. Un ulteriore elemento di approfondimento è rappresentato da domande mirate a sondare la percezione di essere discriminate sia come donne che come madri (Tab.17/18). Tab.17/18 - Discriminata perché donna/madre (risposte n.4130-94%; 3198-73%) Sì No Discriminata perché donna 857 3273 Discriminata peché madre 509 2689 Come evidenziato anche dai grafici n.17 e n.18, sia nel primo che nel secondo caso, la maggioranza del personale (79%, 84%) non si sente discriminato. Va comunque sottolineato che nel primo caso un numero rilevante di operatrici (21%) si sentono discriminate come donna mentre nel secondo caso comunque un numero significativo si sentono discriminate come madri (16%). 18
Dando rilievo al personale femminile (seppure in numero ridotto), che ha espresso la sensazione di essere discriminato si è chiesto se la discriminazione avvenga attraverso fatti concreti o sensazioni (Tab.17b/18b). Tab.17b/18b - Modalità discriminazione donna/madre (risposte n.857-100%; 509-100%) Fatti concreti Sensazione Modalità discriminazione-donna 529 328 Modalità discriminazione-madre 345 164 Nei grafici n.17b e n.18b emerge come per la maggioranza delle intervistate la discriminazione avvenga attraverso fatti concreti (62%, 68%). In linea con l’approfondimento rivolto al personale femminile che ha espresso la percezione di essere discriminato si è cercato di determinare se ci siano degli aspetti più di altri in cui questa dinamica si concretizza (Tab.17c/18c). 19
Tab.17c/18c - Tipologia discriminazione donna/madre (risposte n.857-100%; 509-100%) Tipo incarico Relazioni interperson. Orario Servizio Straordinario Altro Tipologia discriminazione-donna 321 320 101 33 82 Tipologia discriminazione-madre 179 131 152 16 31 Come emerge nei grafici n.17c e 18c in entrambi i casi la maggioranza indica come elemento discriminatorio il tipo di incarico (38%, 35%) e le relazioni interpersonali (38%, 30%), mentre la percezione di essere discriminate rispetto all’orario di servizio è maggiormente sentita perché madri (26%) rispetto all’essere donne (12%). Coerenti a queste risposte (che individuano nel tipo di incarico il principale elemento discriminatorio) sono anche i dati relativi alla percezione di un mancato trattamento paritario fra personale maschile e personale femminile nell’espletamento dei servizi di Ordine Pubblico – O.P. (Tab.21). Tab.21 - Trattamento paritario uomo/donna nei servizi O.P. (risposte n.3640-83%) Trattamento paritario in O.P. Sì No Personale 1960 1680 Come emerge dal grafico n.21 i servizi di Ordine Pubblico (O.P.), rappresentano una tipologia di incarico/servizio in cui le operatrici di polizia percepiscono, in numero considerevole (46%), la mancanza di condizioni di parità con i colleghi uomini. 20
Per concludere l’approfondimento relativo alla discriminazione percepita dalle operatrici di polizia è stato chiesto se abbiano mai dovuto fare domanda di trasferimento sempre nell’ottica duale di essere donne e madri (Tab.19/20). Tab.19/20 - Richiesta traferimento perché discriminata donna/madre (risposte n.3901-89%; 3452-79%) Mai accaduto No (avrei voluto) Sì (ottenuto) Sì (non ottenuto) Richiesta trasferimento-donna 3292 259 260 90 Richiesta trasferimento-madre 2808 162 378 104 Come emerso precedentemente anche nei grafici n.19 e n.20 la maggioranza delle operatrici di polizia non ha mai dovuto chiedere il trasferimento perché discriminata sia come donna che come madre (84%, 81%). Non va comunque sottovalutata la percentuale di intervistate che affermano di aver chiesto e ottenuto il trasferimento (7%, 11%) e di averlo chiesto e non ottenuto (2%, 3%). In ultimo, ma non per importanza, l’indagine conoscitiva si è concentrata sulle attenzioni non gradite (Tab.23), ossia quegli atteggiamenti nell’ambiente di lavoro che vanno oltre la discriminazione e che richiamano la necessità di un vero e proprio codice etico di comportamento, quando non eccedono in specifiche fattispecie di reato. 21
Tab.23 - Attenzioni non gradite (risposte n.4120-94%) Attenzioni non gradite Sì No Personale 941 3179 Si è chiesto alle intervistate se avessero mai ricevuto delle attenzioni non gradite e seppure la maggioranza (77%) abbia risposto negativamente, un numero comunque alto ha risposto in modo affermativo (23%), come emerge dal grafico n.23. Va sottolineato, inoltre, che un numero rilevante di intervistate ha definito di natura sessuale (n.615 casi) le attenzioni non gradite. 22
3. Il Comitato Ministeriale, le Commissioni Provinciali per le Pari Opportunità e il personale femminile Nei paragrafi precedenti (v. par.1, par.2) si è posto l’accento sul campione oggetto di indagine e su alcuni aspetti strettamente connessi al tema delle Pari Opportunità come l’esistenza o meno delle Pari Opportunità nella Polizia di Stato, la discriminazione rispetto al ruolo e al servizio, la discriminazione nei rapporti interpersonali, fino alle attenzioni sessuali non gradite. In questo paragrafo sono riportati i risultati dell’indagine conoscitiva che riguardano direttamente le Commissioni Provinciali e il Comitato Ministeriale per le Pari Opportunità, la legislazione che li interessa ed alcuni possibili suggerimenti per migliorarne l’azione. In particolare si è chiesto, con due domande differenti, se conoscessero l’esistenza delle Commissioni Provinciali per le Pari Opportunità e del Comitato Ministeriale per le Pari Opportunità (Tab.24/26). Tab.24/26 - Conoscenza Organismi Pari Opportunità (risposte 3836-87%; 3847-88%) Sì No Commis.ni Provinciali P. O. 2476 1360 Comitato Ministeriale P. O. 2880 967 Dalle risposte date, come emerge anche nel grafico n.24/26, le intervistate in entrambi i casi dichiarano in maggioranza di conoscere gli Organismi per le Pari Opportunità (65%, 75%), ma la percentuale che riguarda le Commissioni Provinciali è più bassa rispetto al Comitato Ministeriale. Un passo ulteriore è stato fatto nell’indagine domandando al personale se si fosse mai rivolto alla Commissione Provinciale per le Pari Opportunità (Tab.25) con una netta maggioranza (89%) che si esprime negativamente come emerge nel grafico n.25. 23
Tab.25 - Richieste alla Commissione Prov. P.O. (risposte n.3842-88%) Rivolta Commissione Prov. P.O. Sì No Personale 424 3418 Dopo aver sondato il grado di conoscenza delle Commissioni Provinciali per le Pari Opportunità l’indagine prosegue approfondendo il grado di conoscenza della legislazione sulle Pari Opportunità e sulla maternità con due domande distinte (Tab.29/30). Tab.29/30-Conoscenza legislazione Maternità/P.O. (risposte 3884-87%; 4085-93%) Sì No Legislazione Maternità 2854 1030 Legislazione Pari Opportunità 1965 2120 Come emerge sia dalla tabella soprariportata che dal grafico n.29/30 una netta maggioranza (73%) dichiara di conoscere la legislazione che riguarda la maternità, mentre la tendenza si ribalta con una ristretta maggioranza (52%) che dichiara di non conoscere la legislazione che riguarda le Pari Opportunità. 24
Si è chiesto inoltre alle intervistate di esprimere dei suggerimenti rispetto agli obiettivi che dovrebbero perseguire il Comitato Ministeriale e le Commissioni per le Pari Opportunità per migliorare la propria azione (Tab.27). Tab.27 - Obiettivi Organismi per le Pari Opportunità (risposte n.1322-30%) Obiettivi Comitati Agevolare Più potere Più Più risalto Altro Pari Opportunità contatto decision. presenza Personale 530 194 192 123 283 Come viene schematizzato nel grafico n.27 la maggioranza (40%) delle risposte si concentrano sul dare più risalto alle Commissioni Provinciali e al Comitato Ministeriale per le Pari Opportunità, sottolineando anche l’importanza di rendere più agevole il contatto (15%), di dare più potere decisionale agli Organismi (15%) ed essere più presenti (9%). Per concludere l’indagine si è passati ad una tematica di interesse generale per tutte le donne in servizio nella Polizia di Stato, ossia quali possono essere gli interventi a sostegno della famiglia che l’amministrazione dovrebbe approntare (Tab.34). 25
Tab.34 - Interventi a sostegno della famiglia (risposte n.3985-91%) Interventi a sostegno Nidi aziendali Centri estivi Scuole(fless.orari) Orario flessib. Convenzioni Altro famiglia Personale 1019 906 723 605 522 210 Come si vede nel grafico n.34 le operatrici di polizia suggeriscono principalmente, come interventi a sostegno della famiglia, la creazione di nidi aziendali (26%) e di centri estivi (23%). Sottolineano anche l’importanza dell’istituzione di orari flessibili che siano maggiormente rispondenti alle necessità di famiglie con figli, sia nella scuola (18%) che al lavoro (15%). Un significativo gruppo suggerisce anche l’importanza di stipulare convenzioni (13%) con organismi che possano sostenere l’assistenza sanitaria domiciliare a favore di anziani e portatori di handicap. 26
Osservazioni conclusive La ricerca conoscitiva, condotta dal Comitato per le Pari Opportunità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, tratteggia un quadro complessivamente positivo delle condizioni lavorative del personale femminile della Polizia di Stato. Rispetto alle tematiche trattate (l’esistenza o meno delle Pari Opportunità nella Polizia di Stato, la discriminazione rispetto al ruolo e al servizio, la discriminazione nei rapporti interpersonali, fino alle attenzioni non gradite), la netta maggioranza delle operatrici di polizia non esprime problematiche in merito a questi argomenti. Anche rispetto alla conoscenza o meno del Comitato Nazionale e delle Commissioni Provinciali per le Pari Opportunità, della legislazione che li riguarda, della condizione di essere donna e madre nella Polizia di Stato e la relativa legislazione, le intervistate in maggioranza si esprimono positivamente. Al generale quadro positivo emerso dall’indagine conoscitiva fa, comunque, da contrappeso un ristretto numero (da considerarsi significativo vista la delicatezza delle tematiche trattate), che esprime invece malessere rispetto agli argomenti presi in esame. Questo campanello d’allarme in particolare rispetto a temi come la discriminazione perché donna e madre e le attenzioni non gradite (tra cui anche quelle di natura sessuale), impone una sorveglianza continua sui luoghi di lavoro e, ove possibile, un intervento concreto. Uno scenario di intervento possibile potrebbe riguardare, da un lato, la redazione di un vero e proprio codice etico di comportamento, valido sia per gli uomini che per le donne in divisa, in tema di discriminazione e abusi sessuali e, dall’altro, l’istituzione in ogni ufficio della figura del garante di comportamenti idonei al luogo di lavoro. Inoltre rimane centrale la necessità della formazione continua del personale anche su temi come le pari opportunità, il mobbing e le molestie sessuali nei luoghi di lavoro. Dall’indagine emerge inoltre che il personale femminile conosce la legislazione che riguarda la maternità, ma meno quella che riguarda le pari opportunità. Da questo punto di vista sembra necessario avviare un’attività di pubblicizzazione del lavoro svolto dal Comitato Ministeriale e dalle Commissioni Provinciali per le Pari Opportunità. È auspicabile inoltre, una riflessione sui loro compiti, sulle loro funzioni e sulla loro natura anche alla luce dell’istituzione dei “nuovi” Comitati Unici di Garanzia per le Pari Opportunità (legge 4 novembre 2010 n.183). Risultano rilevanti anche i dati riguardanti gli interventi a sostegno della famiglia, dai quali emerge, che per le operatrici di polizia, è importante che vengano creati nidi aziendali, centri estivi e, ove possibile, rendere più flessibili gli orari di lavoro. 27
L’indagine conoscitiva svolta dal Comitato per le Pari Opportunità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha il merito di aver dato la parola al personale femminile della Polizia di Stato e di aver ribadito ancora una volta l’importanza di un monitoraggio costante. Va sottolineata, però, la necessità per il futuro di estendere questo tipo di indagini a tutto il personale di polizia così da poter cogliere non solo le discriminazioni rispetto al genere, ma anche all’età, all’origine etnica, all’orientamento sessuale e, seppure in casi rari per il corpo di polizia, per la lingua e l’eventuale disabilità sopraggiunta durante la carriera, dando piena attuazione ai relativi articoli presenti nel Codice Etico per le Forze di Polizia. 28
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