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APPROCCIO INTERCOMPRENSIVO E DIDATTICA ACCESSIBILE PER STUDENTI CON BILS (BISOGNI LINGUISTICI SPECIFICI): PRIMA ESPLORAZIONE DEI PUNTI DI CONVERGENZA 1 Paola Celentin 2 1. I TERMINI DELLA QUESTIONE 1.1 Cosa sono i BiLS Per Bisogni Linguistici Specifici (d’ora in poi BiLS) s’intende l’insieme delle difficoltà evolutive di funzionamento, permanenti o transitorie, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovute all’interazione dei vari fattori di salute secondo il modello ICF, che interessano primariamente lo sviluppo della competenza comunicativa nella/e lingua/e materna/e ed incidono significativamente sull’apprendimento di altre lingue (seconde, straniere, classiche) al punto da richiedere interventi di adattamento, integrazione o ristrutturazione del percorso di educazione linguistica. (Daloiso 2013: 644). I BiLS possono derivare da un disturbo nelle aree: - della comunicazione, come ad esempio il disturbo della comunicazione sociale (pragmatica); - del linguaggio, come ad esempio il disturbo della componente fonetico-fonologica o in generale delle abilità ricettive ed espressive; - dell’apprendimento, ad esempio soggetti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (d’ora in poi DSA) che presentano persistenti difficoltà nell'apprendimento delle abilità scolastiche di base, ossia lettura, scrittura e calcolo. Da un punto di vista pedagogico, i BiLS sono una parte delimitata della macro- categoria dei Bisogni Educativi Speciali (d’ora in poi BES). Gli interventi per i soggetti con BiLS non sono di carattere clinico ma educativo-linguistico (glottodidattico). 1.2 Cos’è la neurodiversità Verso la fine degli anni ’90 fra gli studiosi che si occupano dell’autismo nasce un movimento educativo detto della “neurodiversità” (Blume, 1998; Singer, 1999). Da 1 Il testo di questo articolo è una sintesi dell’intervento dell’autrice al III Convegno Internazionale di Linguistica e Glottodidattica Italiana (CILGI3) L’italiano in contesti plurilingui: contatto, acquisizione, insegnamento, Ruhr-Universität Bochum, Romanisches Seminar, 11-13 ottobre 2018. I contenuti saranno oggetto di prossima pubblicazione. 2 Università degli Studi di Verona – Centro Linguistico d‘Ateneo. 1
allora, il movimento della neurodiversità ha guadagnato adesioni e si è diffuso ad altre “etichette” di disabilità, includendo anche disabilità dell’apprendimento, emotive, disturbi del comportamento e deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) (Hendrickx, 2010; Pollak, 2009). L’obiettivo di questo movimento educativo è estendere verso tutte queste “etichette” l’atteggiamento positivo che la società del XXI secolo ha nei confronti delle altre diversità, come le diversità culturali o le biodiversità, considerate come delle ricchezze proprio perché “eccezionali”. La teoria della neurodiversità (Daloiso 2016:207) non nega l'esistenza di disturbi specifici ma propone di reinterpretare le anormalità come differenze individuali a livello di organizzazione cerebrale e cognitiva. Coniugando la teoria della neurodiversità e la definizione di BiLS ci si rende conto che il problema diventa l'ambiente più che la persona. Secondo Armstrong (2012) avvalorare i principi della neurodiversità significa cercare di conoscere i punti di forza di ciascun apprendente per poter elaborare delle strategie di insegnamento più efficaci. Una volta riconosciuti i punti di forza degli studenti con BES l’educatore deve cercare di costruire delle “nicchie positive”, cioè degli ambienti favorevoli in cui possano prosperare, minimizzando le loro debolezze e massimizzando i loro punti di forza. In questa corrente di pensiero si inserisce anche la filosofia dello Universal Design for Learning (Rose e Meyer, 2002), un processo che punta a rimuovere le barriere dell’apprendimento per gli studenti con disabilità in modo da incentivare la capacità di apprendimento di tutti (non solo degli studenti con disabilità). 1.3 Cos'è l'approccio intercomprensivo Nella didattica delle lingue sono stati sviluppati quattro approcci plurali: 1. l’éveil aux langues; 2. l’intercomprensione fra le lingue parenti (d’ora in poi IC); 3. l’approccio interculturale; 4. la didattica integrata delle lingue apprese. Questi approcci hanno delle caratteristiche in comune (Candelier et al., 2012): - la dimensione psicolinguistica, in quanto consentono all’apprendente di prendere le mosse dai saperi e dai saper fare esistenti, sia di ordine linguistico che non, per costruire nuove competenze; - la dimensione linguistica, in quanto, sollecitando l’apprendente a considerare i fenomeni linguistici in modo olistico, invece che ad apprenderli per comportamenti stagni, conducono ad una migliore comprensione del funzionamento delle lingue in generale; - la dimensione psico-cognitiva perché permettono all’apprendente di decentrarsi rispetto alla sua L1 e di entrare più facilmente nelle altre lingue grazie a questo atteggiamento; - la dimensione sociolinguistica perché favoriscono la legittimazione della diversità linguistica e culturale e di conseguenza una migliore integrazione degli apprendenti allofoni, che siano migranti o locutori di varietà regionali ignorate o addirittura denigrate. 2
Nell’IC si verifica una situazione comunicativa in cui gli interlocutori pur esprimendosi in lingue diverse riescono a comprendersi. Lo scambio può essere scritto o orale, in presenza o a distanza, sincrono o asincrono. In pratica, in questa forma di comunicazione plurilingue, ciascuno comprende le lingue degli altri e si esprime nella(e) lingua(e) che padroneggia, instaurando così un'equità nel dialogo e sviluppando, al contempo, a differenti livelli, la conoscenza delle lingue nelle quali ha delle competenze ricettive (cioè di comprensione) e non di produzione. Nella diversità degli obiettivi e delle tecniche adottate, le varie metodologie intercomprensive tendono a riconoscersi nei seguenti principi che costituiscono il minimo comun denominatore della didattica: - approccio plurilingue, visto che la capacità di IC può essere sviluppata contemporaneamente in più lingue nel contesto di un programma unico di insegnamento; - ricorso a competenze parziali come indicato dal Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (Council of Europe, 2001); - attenzione alla comprensione, in quanto agli apprendenti viene richiesto di prendere consapevolezza del modo in cui è necessario esprimersi per farsi capire; adattandosi all'altro, del diverso funzionamento delle lingue, dei livelli di lingua, delle tipologie testuali; - riflessione sulla lingua condotta in modalità prima induttiva e successivamente esplicita; - sviluppo di conoscenze e competenze strategiche e metacognitive. 1.4 Cos'è la glottodidattica accessibile Le difficoltà che l'alunno con BiLS incontra nell'imparare le lingue a scuola possono dipendere dal suo disturbo ma anche dalle modalità con cui la lingua viene insegnata. A differenza di quanto avviene per l’apprendimento spontaneo della L1, l’educazione linguistica si realizza in un contesto formale e strutturato, è progettata e gestita da specialisti e si avvale di strumenti, materiali, scelte metodologiche. Il successo formativo dell'allievo con BiLS dipende dal grado di accessibilità promosso dagli insegnanti di lingua a vario titolo coinvolti nel suo percorso didattico. Nella figura 1 vengono rappresentate graficamente le relazioni “spezzate” fra lingua e studente con BiLS e il ruolo di mediazione che è necessario svolgere attraverso adeguate forme di sostegno e di supporto, sia in ambiente formale (la scuola), sia in ambiente informale (lo studio domestico). 3
Figura 1: Modello dell'accessibilità glottodidattica (Melero Rodriguez, 2012: 516). Con accessibilità glottodidattica (Daloiso 2016) s’intende il processo che conduce alla costruzione di un ambiente di apprendimento linguistico privo di barriere per l'allievo con BiLS. L'accessibilità glottodidattica interessa tutte le fasi dell'insegnamento linguistico e si realizza attraverso interventi glottodidattici su due livelli: 1. il livello macro che riguarda le scelte teoriche di fondo dell'educazione linguistica (selezione degli obiettivi di apprendimento, della cornice metodologica generale, dei criteri di valutazione) e la continuità glottodidattica a livello orizzontale e verticale; 2. il livello micro che riguarda le strategie per aumentare l'accessibilità dei singoli segmenti del percorso glottodidattico e gli strumenti operativi per realizzare l'educazione linguistica. Gli interventi macro e micro vanno inseriti in uno specifico contesto di apprendimento. 2. EDUCAZIONE LINGUISTICA DEGLI STUDENTI CON BILS Dopo aver definito i termini della ricerca ci preme evidenziare quali sono le caratteristiche dello studente con BiLS e con quali modalità può essere agevolato il suo percorso di educazione linguistica. 2.1 Caratteristiche matetiche dello studente con BiLS Per gli apprendenti con BiLS non si possono dare per scontati né i prerequisiti linguistici né il raggiungimento automatico di alcuni obiettivi (come ad esempio le abilità scritte o la riflessione metalinguistica) in quanto il disturbo fa sì che i processi mentali non si trasformino correttamente in abilità, attività concrete, azioni corrette e/o efficaci, e questo può avere conseguenze anche molto gravi sulla capacità del soggetto di agire socialmente con la lingua nel mondo. Il primo passo che un insegnante deve compiere è la redazione di un profilo glottomatetico funzionale dell’alunno, attraverso un’osservazione sistematica delle difficoltà, l’interpretazione della diagnosi specialistica e la rilevazione dello stile di apprendimento. Appositi strumenti sono stati predisposti a questo fine (Daloiso, 2015:133 e segg.). Una analisi fondamentale deve inoltre riguardare le specificità dei contesti in cui le lingue si imparano in quanto il loro apprendimento come L1, L2 (lingua seconda), LS 4
(lingua straniera) o LC (lingua classica)3 determina delle differenze nei metodi impiegati, nei prerequisiti presenti negli alunni e negli obiettivi didattici che gli insegnanti si prefiggono. 2.2 La dimensione metodologica Come esplicitato in 1.4, gli interventi glottodidattici a favore degli studenti con BiLS si distinguono in interventi di macroaccessibilità e di microaccessibilità. 2.2.1 La macroaccessibilità A livello di macroaccessibilità gli insegnanti di area linguistica che intendono agevolare gli studenti con BiLS dovrebbero prestare particolare attenzione alla cornice metodologica generale, perché influisce sulla visione della lingua4, e al ruolo assegnato alla riflessione sulla lingua, per la quale vanno considerati la posizione della fase di riflessione sulla lingua rispetto al percorso glottodidattico e la collocazione della grammatica all’interno di un “contesto di senso” che permetta allo studente di riconoscere le regolarità, oltre che la necessità di un insegnamento esplicito delle regole del sistema e delle strategie (che non esclude un approccio induttivo). Risulta altrettanto importante che gli insegnanti focalizzino l’attenzione dello studente sulle componenti di base del linguaggio, in particolare fonologia e ortografia, e tengano sempre a mente la centralità dei processi rispetto ai contenuti, avendo come obiettivo ultimo l’autonomia dello studente. Sempre a livello di macroaccessibilità è fondamentale la continuità glottodidattica da intendersi sia in senso orizzontale tra L1, LS e LC attraverso la condivisione di alcune linee-guida metodologiche generali realizzabili trasversalmente nelle diverse lingue, sia in senso verticale tra i vari gradi di scuola da attuare attraverso la condivisione del profilo glottomatetico funzionale e il piano didattico personalizzato dello studente. 2.2.2 La microaccessibilità A livello di micro-accessibilità gli insegnanti di lingue dovrebbero prestare particolare attenzione all’impianto della lezione nel quale alcuni elementi possono risultare particolarmente ostici per gli studenti con BiLS perché la lingua è l’unico strumento di comunicazione in grado di auto-descriversi, di conseguenza la lingua diventa sia oggetto di apprendimento sia mezzo di comunicazione. La poliedricità delle abilità e conoscenze previste dalle lezioni di LS si concretizza in una concatenazione di attività ed esercizi di cui spesso l’alunno con BiLS non riesce a cogliere il filo conduttore: le lezioni di LS dovrebbero quindi essere molto sistematiche e strutturate attraverso routine 3 Per le L2 si veda Celentin (2016), per le LC Grasso (2017). 4 Ciascun impianto didattico può presentare vantaggi e svantaggi per lo studente con BiLS: l’insegnante ne deve essere consapevole per poter operare le scelte più adatte alle caratteristiche di apprendimento dello studente e al compito da svolgere. L’approccio grammaticistico, ad esempio, non obbliga a produrre subito lingua e permette un avvicinamento graduale alle strutture linguistiche, però sovverte le fasi di esperienza e riflessione (tipica della L1) ed è più ostico per gli studenti con disturbo semantico-pragmatico. Al contrario, l’approccio funzionalista può risultare ansiogeno per le lingue diverse dalla L1 e più ostico per gli studenti con disprassia verbale e con deficit fonetico-fonologico, ma enfatizzando l’efficacia comunicativa a discapito della correttezza grammaticale è meno esigente sul piano dell’analisi linguistica. 5
glottodidattiche. Si tenga presente che alcune delle pratiche didattiche consolidate nell’insegnamento (la lettura a voce alta da parte dell’allievo, il dettato, la ricopiatura, specialmente dalla lavagna, lo svolgimento di attività destrutturate, ecc.) possono risultare complesse per gli alunni con BiLS che presentano difficoltà nelle abilità strumentali. Non ultimo, è importante vagliare i manuali di lingua in base alla loro accessibilità. Gli interventi di macro e micro-accessibilità si situano sempre all’interno di uno specifico contesto di cui bisogna tenere in considerazione più dimensioni. La dimensione emozionale, particolarmente delicata per gli studenti con BiLS che spesso hanno un profilo psicologico caratterizzato da fragilità nella motivazione e nelle relazioni con le figure adulte e i compagni; le caratteristiche fisiche dell’ambiente di lavoro, in particolare le risorse multimediali che spesso accompagnano i libri possono diventare strumenti compensativi a tutti gli effetti (il libro digitale, la lavagna interattiva, la sintesi vocale, ecc.). 2.3 La difficoltà di comprensione del testo scritto e il suo trattamento Come abbiamo avuto modo di evidenziare nei paragrafi precedenti, la difficoltà di comprensione del testo scritto risulta essere la limitazione più problematica per la carriera scolastica degli studenti con BiLS in quanto abilità strumentale per accedere allo studio disciplinare. I fattori che possono causare difficoltà di comprensione sono molteplici e possono essere endogeni o esogeni. Al primo gruppo appartengono i fattori che riguardano le funzioni e le strutture corporee e che quindi comprendono i disturbi della lettura (dislessia e disturbo specifico della comprensione scritta), i disturbi dell'oralità (soggetti con ritardo del linguaggio e soggetti sordi), il funzionamento cognitivo limite. Al secondo gruppo sono invece da imputare le condizioni ambientali fra cui il contesto familiare (a volte di deprivazione linguistica), la qualità dell’istruzione ricevuta, l’“effetto Matteo”5. I tratti comuni che caratterizzano questi apprendenti sono dei deficit nei processi legati alle difficoltà di comprensione categorizzabili in tre aree di riferimento, ognuna delle quali può essere il focus di un preciso intervento di recupero mirato: 1. la competenza tecnica, che controlla i micro-processi necessari per la decodifica del codice scritto (competenza intaccata solo dalla dislessia); 2. competenza strategica, che consente il controllo dei macro-processi e cioè l’integrazione delle informazioni attraverso l’attivazione di strategie (come ad esempio la verifica dei meccanismi di coesione e coerenza testuale), della 5 In sociologia con “effetto Matteo” si intende che, in certe situazioni, le nuove risorse vengono distribuite fra gli aventi diritto in modo proporzionale a quanto posseggono già, per cui il ricco diventa sempre più ricco e il povero sempre più povero. Il riferimento è al versetto 25-29 del Vangelo di Matteo che recita “Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. In pedagogia con questo effetto si intende riferirsi allo stigma che spesso accompagna alcuni studenti, a partire dai risultati scarsi ottenuti e dall’atteggiamento poco motivato che dimostrano. Spesso i DSA sono confusi con pigrizia, svogliatezza, disattenzione e, anche quando sono riconosciuti, rimane lo stigma sociale. 6
“grammatica dell’anticipazione” e la rielaborazione del testo (riassunto, la parafrasi e la traduzione); 3. competenza meta-strategica, che riguarda invece i meta-processi, cioè quell’insieme di cognizioni che possiede il lettore circa il processo di comprensione che consentono di selezionare le strategie più adeguate per lo svolgimento di un compito, monitorare la comprensione e affrontare gli ostacoli in modo strategico. In letteratura si definiscono cattivi” lettori (poor readers) i soggetti che hanno acquisito le abilità tecniche della decodifica ma manifestano difficoltà nella comprensione profonda di quanto leggono. Il confine tra il dislessico e il cattivo lettore non appare ben definito, specialmente in contesto scolastico, in quanto l’allievo dislessico migliora (lentamente) nella decodifica e per fare questo trascura macro-competenze e microprocessi; nel frattempo il grado di istruzione aumenta il carico di lettura richiesto ed egli quindi deve attivare macro- e meta-processi per far fronte alle nuove richieste scolastiche e di conseguenza peggiora nelle prestazioni scolastiche. Nel contesto di LS questa difficoltà si evidenzia ulteriormente perché l’insegnamento delle LS non prevede di norma un’istruzione specifica e sistematica sui suoni e le corrispondenze ortografiche della lingua e la didattica della comprensione è spesso orientata ai contenuti del testo più che allo sviluppo di strategie di lettura. In glottodidattica speciale invece che l’opposizione buon lettore vs cattivo lettore (distinzione basata sul risultato) si preferisce il binomio lettore esperto vs lettore inesperto (distinzione basata sull'esperienza e sulla capacità di attivare strategie e processi). Gli studenti con difficoltà di comprensione del testo scritto, a prescindere dalla causa, rientrano nella categoria dei “lettori inesperti”, che si contraddistinguono per le seguenti caratteristiche (Klingner, Vaugh e Boardmann in Daloiso, 2015): - approccio passivo al testo: tutti i contenuti vengono messi sullo stesso piano, perché manca in realtà la capacità di individuare un obiettivo di lettura; - focalizzazione sulla decodifica anziché sul significato; - difficoltà a formulare ipotesi sul testo; - utilizzo di una sola modalità di lettura, di norma lineare e sequenziale; - difficoltà a sfruttare gli indizi contestuali, co-testuali e para-testuali; - scarsa consapevolezza del proprio livello di comprensione (l’allievo non si accorge che non sta comprendendo); - difficoltà di organizzazione e sintesi dei contenuti letti. Di fronte ad un testo in LS il lettore inesperto incontra quindi difficoltà nella competenza tecnica (nella decodifica di lingue opache si attivano processi diversi da quelli di norma utilizzati per le lingue trasparenti) e nella competenza strategica e meta-strategica (parole sconosciute, espressioni idiomatiche, riferimenti culturali impliciti ecc.). Il focus prioritario dell’intervento glottodidattico deve di conseguenza riguardare il recupero della competenza meta-strategica perché è l’unico canale d’accesso attraverso il quale il docente può aiutare l’allievo a rimodellare e potenziare la propria competenza strategica (di cui lo studente spesso non ha coscienza). Affronteremo questo punto nel paragrafo seguente. 2.4 Punti chiave della glottodidattica speciale 7
La glottodidattica speciale, pur essendo recente, ha già ricevuto una formulazione dettagliata dal punto di vista metodologico (per una sintesi cfr Daloiso 2015). In questo paragrafo ci preme mettere in luce due aspetti essenziali che sono particolarmente significativi per il nostro confronto con l’approccio IC. 2.4.1 La centralità della competenza meta-strategica Come si è visto nel paragrafo precedente, per gli studenti con BiLs risulta essenziale, al fine del successo scolastico, lavorare in modo focalizzato sulla competenza meta- strategica. Nella figura 2 si evidenziano le differenze fra una glottodidattica orientata al prodotto (cioè la comprensione del testo) e una glottodidattica orientata al processo (cioè lo sviluppo di competenze meta-strategiche nel lettore). GLOTTODIDATTICA ORIENTATA GLOTTODIDATTICA ORIENTATA AL TESTO AL LETTORE Le attività ruotano intorno al testo. Il testo è un pretesto per lavorare sulle strategie di comprensione in modo esplicito SOGGETTO e sistematico Il perno è lo studente Il docente è un facilitatore del testo Il docente è un mediatore tra lo studente e il testo Far comprendere i contenuti del testo Formare lettori esperti che sanno usare le OBIETTIVO Lo studente è valutato sulla base di quanto strategie di comprensione adeguate ha capito del testo Micro e macro-processi Micro-, macro-, meta- processi ATTIVATI PROCESSI Solo gli studenti già lettori esperti attivano Attivati in maniera esplicita da tutti i lettori implicitamente i macro-processi Fasi di pre-lettura, lettura e post-lettura Fasi di pre-lettura, lettura e post-lettura DIDATTICI PERCORSI Incentrati sui contenuti (parole chiave del Incentrati sullo sviluppo di abilità meta- testo, esercizi di verifica della cognitive (saper definire un obiettivo di comprensione) lettura, formulare ipotesi, interagire con il testo, monitorare la comprensione) Figura 3: confronto fra una glottodidattica orientata al testo e una orientata al lettore. 8
Esistono già delle proposte di recupero di questa competenza meta-strategica ma riguardano essenzialmente la L1 (si veda ad esempio Cisotto e Gruppo RDL, 2015). Ora, anche se è vero che si tratta di competenze trasversali, i processi di comprensione del testo in L1 e in LS poggiano su presupposti esperienziali di tipo diverso. Il lavoro sui macro- e meta-processi in LS con allievi con difficoltà di comprensione diventa quindi essenziale. È importante sottolineare che, al di là delle differenze determinate dal contesto, fra L1, LS e LC vi sono importanti elementi di congiunzione, come i processi cognitivi e linguistici sottostanti all'apprendimento linguistico e le costanti della didattica delle lingue. Per la glottodidattica accessibile è necessario promuovere il potenziamento delle abilità linguistiche di base attraverso un intervento trasversale essenziale nelle diverse lingue del curricolo scolastico che andrebbe condotto secondo linee metodologiche comuni. 2.4.2 Promozione dell'autonomia dell'apprendente Gli alunni con BiLS spesso manifestano limitazioni a livello di motivazione, autostima e senso di autoefficacia nello studio delle lingue. È importante quindi impostare con loro un lavoro di recupero che punti fortemente all’autonomia, cioè alla capacità di assumere il comando del proprio apprendimento. Le linee di intervento che possono favorirla insistono su: - rendere l'allievo consapevole del suo stile di apprendimento linguistico, delle sue limitazioni e delle sue risorse; - promuovere percorsi metacognitivi - favorire l'educazione alla "diversità glottomatetica" per tutta la classe (cfr § 1.2). 2. APPROCCIO INTERCOMPRENSIVO E GLOTTODIDATTICA ACCESSIBILE : I PUNTI DI CONVERGENZA Le tendenze dominanti delle metodologie glottodidattiche in uso nell’educazione linguistica sono contraddistinte da l'evitamento e il timore delle interferenze, la ricerca dell’accesso diretto alla LS/L2/LC obiettivo, il rifiuto dell’appoggio sulle conoscenze pregresse dell’apprendente per timore dei “falsi amici” e di altre fonti d’errore (calchi, transfert, ecc.). L’IC invece accoglie tutte queste caratteristiche come punti di forza e punta anche allo sviluppo di competenze trasversali, nello specifico la collaborazione, la comunicazione, le strategie di apprendimento, il pensiero creativo e l’atteggiamento riflessivo (Candelier et al., 2012). Di seguito proviamo ad individuare quelli che, in base ai nostri studi, possiamo identificare come punti di convergenza fra l’approccio IC e la didattica accessibile, con delle considerazioni riguardo le potenzialità di questo approccio in un contesto di educazione linguistica6. 6 I punti di contatto di seguito elencati sono frutto di un’indagine personale realizzata a partire dagli studi appartenenti ai due ambiti indagati (didattica IC e glottodidattica accessibile). In questo saggio l’esposizione sarà prevalentemente a carattere teorico-speculativo. In uno studio successivo, già in corso di elaborazione, si intende invece affrontare aspetti metodologici più orientati alla pratica didattica. 9
2.1 Sensibilizzazione fonologica Nell’ambito del recupero dei requisiti linguistici, Daloiso (2015) evidenzia l’importanza preliminare, nell’ambito della didattica speciale della LS, degli interventi di sensibilizzazione fonologica, cioè quel processo che promuove la familiarizzazione dell'alunno con la struttura sonora di una lingua. Il vantaggio di questi interventi è innegabile sia per gli studenti con BiLS che senza. Nell’approccio IC sono stati compiuti studi approfonditi sullo sviluppo delle competenze fonologiche degli studenti solo di recente (Escoubas Benveniste, 2016), ma è innegabile che il forte lavoro sulla comprensione, sia scritta che orale, non può prescindere dalla veste sonora della lingua. Escudé (2014) rileva negli studenti che seguono un corso di IC la capacità di costruire, a partire dalle proprie letture di testi, una sorta di “fonologia delle ipotesi”. che li conduce più rapidamente a entrare nelle pratiche fonetiche autentiche delle lingue apprese. 2.2 Autonomia Nell’approccio IC il diritto all'approssimazione e al non dover sempre capire tutto occupa una posizione centrale: questa è una scoperta liberatoria per gli apprendenti, che porta all'autonomia. Interessandosi al funzionamento del sistema della lingua, l'apprendente può creare dei ponti con i sistemi linguistici che conosce già e acquisire più autonomia nel suo apprendimento sviluppando, fra l'altro, la sua capacità di deduzione. Il lavoro sui testi autentici permette di aumentare in modo consistente l'input linguistico ricevuto e l'apprendente deve sforzarsi al massimo di risolvere da solo i problemi incontrati (anche se in presenza dell'insegnante), ricorrendo ai sussidi forniti dal manuale o, in extrema ratio, all'insegnante. L'insegnante è un facilitatore che deve cercare di intervenire il meno possibile, i suoi compiti sono capire le reali difficoltà di comprensione degli apprendenti, incoraggiare, stimolare e sollecitare l'intervento del gruppo, rispettare i tempi dell'apprendente al fine di guidarlo in un percorso autonomo di appropriazione delle capacità di comprensione. 2.3 Motivazione All’inizio dell’apprendimento di una nuova LS alcuni studenti con BiLS hanno scarsa fiducia nelle proprie possibilità di imparare una LS, mentre altri vivono questo momento come un riscatto e hanno aspettative irrealistiche. Mentre con i primi è necessario un potenziamento dell'autostima, con i secondi è importante esplicitare gli obiettivi e il feedback per contenere la perdita di motivazione. L'IC cambia l’atteggiamento “diffidente” degli studenti nei confronti dell’apprendimento linguistico, ritenuto complesso: ci si rende conto che la competenza ricettiva è importante e permette di "entrare" nella comunicazione, l'investimento cognitivo è minore e alla portata di più persone a qualsiasi età. 2.4 Contenimento dell’ansia linguistica 10
Per contenere l’ansia linguistica7 è necessario un ambiente di apprendimento rilassato, che accetta le differenze evolutive. La progressione dell'IC è a ritroso rispetto all'apprendimento tradizionale delle lingue: anziché progredire in parallelo in tutte le abilità, in IC si sviluppa innanzitutto l’abilità di comprensione scritta fino a un certo livello (normalmente B1). Lo studente poi può “tornare indietro” e sviluppare le altre, su basi migliori e con un livello di ansia inferiore. 2.5 Competenza meta-strategica L’IC ha una forte valenza metacognitiva di acquisizione delle principali strategie di comprensione, applicabile a tutte le lingue e che permette una maggiore autonomia e emancipazione dell'apprendente nell'apprendimento linguistico (Garbarino, 2015). Nel lavoro di comprensione il lettore mette obbligatoriamente in gioco le sue conoscenze enciclopediche: una parola che crea difficoltà può essere compresa perché il tema generale suggerisce un numero limitato di possibilità. 2.6 Uso degli strumenti compensativi Le risorse audio e video sono uno strumento utile per compensare le proprie difficoltà di apprendimento della LS in quanto permettono l’attivazione di altri canali (le tracce audio alleviano il peso della decodifica scritta, le tracce video fanno leva sui linguaggi non verbali), propongono attività meno stancanti, forniscono un modello linguistico corretto e permettono di gestire autonomamente le risorse. Spesso però lo studente con BiLS non accetta di buon grado il loro utilizzo in classe per tema di sottolineare la propria “differenza” (Daloiso 2014). Con l'IC la lettura con la sintesi vocale o ad alta voce è per tutta la classe. La lettura ad alta voce permette di (Bonvino et al. 2011) chiarire la costruzione della frase fornendo indicazioni sul raggruppamento delle parole, cogliere le simmetrie fra alcune costruzioni e cogliere la vicinanza fra le lingue quando la grafia è opaca. 2.7 Induzione e insegnamento esplicito Nella glottodidattica accessibile il percorso di avvicinamento alla comprensione del testo scritto è molto prossimo a quella dell’IC. La ricezione è accompagnata e guidata e l’insegnante deve elaborare attività di comprensione progressiva (Daloiso 2016). Il lessico è il primo a intervenire nella comprensione (sia in L1 che in L2/S) e trasparenza e opacità8 sono particolarmente importanti. L’obiettivo dell’approccio IC è far nascere nell'apprendente la capacità di riconoscere, dietro le parole della L2, delle parole conosciute scoprendo le regole di passaggio. (es. 7 Oltre all’ansia caratteriale esiste un’ansia legata alla prestazione in LS (Horwitz et al. 1986) che può essere molto accentuata per gli studenti con BiLS. Questa condizione ha diverse conseguenze sullo studente come, ad esempio, la difficoltà a ricordare nozioni e informazioni ben conosciute, l’incapacità di autocorreggersi, la scarsa capacità di ricevere informazioni esterne. 8 Trasparente: parola che si riconosce senza averla mai vista e di cui si deduce il senso; opaca: parola il cui senso rimane inaccessibile dentro e fuori dal contesto. Spesso sono le parole grammaticali ad essere opache, le cui forme sono molto diverse da una lingua all'altra. 11
chateau --> castello, chapeau --> cappello, chameau --> cammello). I falsi amici sono un numero davvero basso rispetto ai veri amici. La dimensione grammaticale non è trattata in maniera autonoma in IC: nel processo di lettura/comprensione è presentata attraverso il ruolo che riveste nella costruzione del senso. Non c'è uno specifico lavoro grammaticale prima della lettura di un testo, anche se possono essere date delle informazioni per facilitare l'esercizio. Inizialmente, infatti, il lettore non è interessato dalle questioni grammaticali, lo diventa solo nel momento in cui l'esercizio della lettura è automatizzato. Le informazioni sono proposte in funzione del compito, che è quello di comprendere, e della difficoltà che rappresentano i fenomeni nella comprensione. Questo processo è tanto più efficace quanto è messo in moto a partire dai bisogni e nel momento in cui si manifestano (Blanche-Benveniste C. 2001). 2.8 Lavoro su abilità separate e comprensione scritta Gli studenti con BiLS, come abbiamo visto, necessitano di un lavoro preliminare e intensivo sulla competenza metafonologica e sull’abilità di comprensione scritta. Nell’approccio IC le abilità sono lavorate separatamente e lo sforzo portato a una può avere ugualmente delle conseguenze positive sulle altre. I vantaggi di questa modalità, secondo Caddéo e Jamet (2013: 29), sono innegabili e Pour preuve, dans le cas d'élève en difficultés, par exemple, les "diagnostics" se font plus précis (troubles de l'écriture, trouble de la lecture, trouble de la parole, etc.) et le travail de renforcement n'est mené que sur une compétence. Nella prima tappa di avvicinamento al testo si chiede all'apprendente la "trasposizione" in L1, che non è una traduzione ma un think aloud, che dà conto del senso ma anche del processo messo in atto per coglierlo e degli aggiustamenti progressivi operati. L'IC si basa sul principio del transfert e punta a far sì che l'apprendente possa mettere in relazione suono e grafia e decodificare una parola, una frase o un testo intero recuperandone il senso (globale o fine) con o senza l'aiuto di immagini contestualizzate. Il transfert si produce a livello linguistico e extralinguistico (interpretazione di fenomeni culturali e situazioni). Nell'attività di comprensione si accompagna al processo d'inferenza (stabilire delle relazioni fra le proposizioni semantiche che si stanno trattando, quelle trattate in precedenza e le conoscenze depositate nella memoria a lungo termine). Questo processo permette di rendere esplicita l'informazione implicita veicolata dal testo e di arricchire la rappresentazione mentale del contenuto del testo e, di conseguenza, costruire un modello della situazione evocata dal testo (Bougé e Cailliès, 2004: 80). 2.9 Ruolo della L1 nell’apprendimento della LS Nell’approccio IC l'insegnante fa da intermediario fra il testo e l'apprendente usando la L1 dell'apprendente: se l'insegnante usasse la lingua obiettivo l'apprendente dovrebbe gestire più livelli di conoscenze e questo ritarderebbe l'esercizio target e sposterebbe gli obiettivi. Usare la L1 all'inizio dell'apprendimento ha un effetto (Caddéo e Jamet 2013) 12
rassicurante, facilitante (l'apprendente resta in una condizione di osservatore del funzionamento delle lingue, cominciando però ad accumulare delle conoscenze suscettibili di servire al momento di lavorare in produzione) e riflessivo (attraverso la scoperta del funzionamento delle altre lingue, l'apprendente riscopre la sua L1). Nella comprensione di un testo in L2 il richiamo di quanto compreso in precedenza e del tema generale interviene più frequentemente che nella lettura di un testo in L1. Questo processo di retroattivazione agisce come un supporto alla memoria che potrebbe essere rapidamente saturata dall'esercizio della lettura in base agli sforzi che richiede9. 2.10 L’IC come “nicchia positiva” L'IC converge con la didattica accessibile in quanto propone in aula pratiche che rendono accessibile l'apprendimento a tutti (non solo a chi ha “bisogni specifici”) e promuove strategie utili a tutti i cervelli che apprendono lingue. Ognuno di noi è portatore di un “cervello diverso”, come sottolineato dalla neurodiversità (§ 1.2). Più largo è il ventaglio di strategie che si mettono in azione in aula, più inclusivo potrà essere l’insegnamento, meno distinguo dovrà compiere l’insegnante e meno ansia avrà chi si sente già a disagio per altre ragioni10. Come abbiamo sostenuto in precedenza, è l'ambiente (environment) in cui si apprende a fare la differenza, non tanto la persona che deve apprendere: “disability is a social phenomenon produced by a society’s failure to respond adequately to impairment” (Titchkosky & Michalko, 2014:101). L'IC stimola nello spazio aula un modus operandi in cui cooperare è la base del successo: tutti sanno qualcosa e tutti devono imparare qualcosa e si avverte la necessità di ogni compagno poiché non si può prescindere da nessuno. L'IC non propone “misure compensative” come quelle predisposte per gli studenti con BES, ma offre la possibilità di dare vita ad una società democratica e paritaria dove ogni membro pone le sue conoscenze al servizio degli altri e a beneficio di tutti. 3. CONCLUSIONI In questo saggio abbiamo tentato di coniugare due approcci che sinora, a quanto ci risulta, non erano stati posti in relazione. Il filo che li unisce, a nostro avviso, risiede nel porre al cuore della didattica i processi, anziché il prodotto, autorizzando così una molteplicità di “punti di ingresso” e “punti di uscita” dello studente, adeguati al suo livello di conoscenze e competenze. Siamo convinti che la via per l’inclusione non passi attraverso la moltiplicazione delle etichette con cui vengono individuati gli studenti in classe, bensì attraverso la creazione di compiti di apprendimento “aperti” (Celentin e Luise, c.d.s) che incentivino l’assunzione di ruoli diversificati e lo sviluppo della consapevolezza strategica. 9 Per delle applicazioni nell’ambito dell’insegnamento delle LS agli studenti con BiLS si veda Melero Rodríguez e Jiménez Pascual (2018) per lo spagnolo e Celentin e Raschini (c.d.s) per il francese. 10 Per questa riflessione ringraziamo la collega Susana Benavente Ferrera. 13
Intendiamo sviluppare ulteriormente le nostre riflessioni sull’argomento cercando di formulare delle proposte per l’inserimento dell’approccio IC nell’educazione linguistica scolastica. 4. BIBLIOGRAFIA Armstrong T. (2012), “First, Discover Their Strengths”, in Educational Leadership, Ottobre; in internet http://www.ascd.org/publications/educational- leadership/oct12/vol70/num02/First,-Discover-Their-Strengths.aspx ultima consultazione 26/03/2019). Beacco et al. (2016), Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curricoli per una Educazione plurilingue e interculturale, Consiglio d’Europa : Strasburgo ; in Internet https://rm.coe.int/CoERMPublicCommonSearchServices/DisplayDCTMConten t?documentId=09000016805a028d (ultima consultazione 26/03/2019). Blanche-Benveniste C. (2001), "Compréhension multilingue et connaissance de sa propre langue", in Caduc E., Castagne E. (a cura di), Actes du colloque "Médiation Culturelle et Sociétés de l'Europe Méditerranéenne", Version preprint, pp. 113-129 ; in Internet (http://logatome.eu/pmasplav2001.pdf (ultima consultazione 26/03/2019). Blume H. (1998), “Neurodiversity: On the neurological underpinnings of geekdom”, in The Atlantic, Settembre, 30; in Internet www.theatlantic.com/magazine/archive/1998/09/neurodiversity/5909 (ultima consultazione 26/03/2019). Bonvino E., Caddéo S., Serra E.V., Pippa S. (2011), EuRom5, Hoepli, Milano. Bougé P., Cailliès S. (2004), "Compréhension de textes inter-langues et activité inférentielle : approche psychologique », in Castagne E., Intercompréhension et inférences, Presses Universitaires de Reims : Reims, pp. 77-90. Caddéo S., Jamet M.-C. (2013), L’intercompréhension : une autre approche pour l’enseignement des langues, Hachette, Paris. Candelier M., Camilleri-Grima A., Castellotti V., de Pietro J.-F., Lőrincz I., Meiẞner F.- J., Noguerol A., Schröder-Sura A. (2012), “CARAP-Quadro di Riferimento per gli Approcci Plurali alle Lingue e alle Culture”, in Italiano Lingua Due, Semestrale del Master Promoitals, IV, 2, Università di Milano; in Internet https://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/2823 (ultima consultazione 26/03/2019). Celentin P., Raschini E. (c.d.s.), Grammaire pour tous 1-2-3, Rizzoli Languages-Erickson, Milano. Celentin P., Luise M.C. (c.d.s), “Tecniche glottodidattiche flessibili per gestire la classe ad abilità differenziate (CAD)”, in AggiornaMenti-Atti del seminario “Eterogeneità nella didattica dell’italiano LS: plurilinguismo – abilità differenziate – intercultura” Stoccarda 23- 24/11/2018. Celentin P., 2016, “Interventi per l’italiano L2: problematiche e riflessioni”, in Daloiso M. (a cura di), I bisogni linguistici specifici, Erickson, Trento. Cisotto L. e Gruppo RDL (2015), Scrivere testi in nove mosse: Curricolo verticale di scrittura per la scuola primaria e secondaria di primo grado, Erickson, Trento. 14
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