Osservazioni sul disegno di Legge Finanziaria 2012 Provincia autonoma di Trento.

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Trento, 18.11.11

                         Osservazioni sul disegno
                        di Legge Finanziaria 2012
                      Provincia autonoma di Trento.

L'ultima e più recente crisi economico-finanziaria ha colpito
profondamente l'Europa e l'Italia.
La crisi, come noto, e' essenzialmente legata al debito pubblico e alla
mancanza di crescita. Queste due questioni, inevitabilmente, hanno -
ovviamente non da oggi- prodotto riflessi anche per il Trentino.
La mancata crescita italiana ha inciso non poco sulla scarsa crescita
trentina, che se e' migliore di quella di parte del Paese e' la metà di quella
media europea.
Il grosso debito pubblico italiano ha poi prodotto sfiducia nei rating della
Provincia e minori trasferimenti dallo Stato centrale alla nostra
autonomia.
E' sicuramente ingiusta l'azione di tagli indiscriminati attuati e paventati
dal precedente Governo Berlusconi nei confronti delle autonomie speciali.
Speriamo che il Governo Monti possa avere un atteggiamento diverso. Ma
i problemi dei trasferimenti finanziari dal Governo centrale alla nostra
autonomia non dipendono da Governi amici o nemici come molti in
Trentino fanno intendere, ma da una situazione Paese che e' drammatica.
 E forse non e' nemmeno stata troppo lungimirante né la spesa pubblica
del passato, né la chiusura improvvisa, non condivisa e frettolosa
dell’ormai famoso accordo di Milano.
Ma il passato e' passato e oggi noi tutti abbiamo il dovere di ragionare di
presente e di futuro.
Prima di entrare nello specifico di alcune osservazioni relative all'articolato
di legge vorremmo completare alcune riflessioni su questioni generali ma
concrete.
Da diverse manovre abbiamo cercato di ragionare comunemente di
"qualificazione della spesa pubblica". Sia di quella corrente che di
quella di investimento. Alcune cose sono state raggiunte, almeno
parzialmente, altre sicuramente no.

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Non vi e' dubbio che abbiamo raggiunto soddisfacenti livelli di
ammortizzatori sociali e di welfare e una sostanziale corretta ed equa
compartecipazione (anche se ancora non completa) alla spesa dei servizi
sociali. Alcune altre questioni, i fondi sanitari integrativi, ad esempio, sono
stati avviati ma con molta confusione sugli obiettivi e poca attenzione al
fatto che stiamo parlando di istituti contrattuali e quindi affidati alle parti.
E lo stesso fondo per la non autosufficienza rimane non definito rispetto a
tempi, modi di finanziamento, platea, ecc.
Sicuramente, a nostro avviso, la spesa corrente va ancora meglio
qualificata.
Di seguito indichiamo alcune spese che speriamo vengano corrette o
comunque evitate per il futuro.
Nella speranza di trovare attenzione e consapevolezza, non l'assurda
accusa, ormai logora, dell'antipolitica:
- cinque livelli istituzionali sono troppi. Si continui con
determinazione ad usare la leva della finanza locale per la
gestione unificata dei servizi e comunque per accorpare e
risparmiare risorse. Magari anche rivedendo la legge regionale per
prevedere che i Comuni sotto gli 1.000 o 2.000 abitanti abbiano
solo la figura del Sindaco, abolendo Giunta e Consiglio;
- avere un Corpo volontario dei Vigili del Fuoco con caserme e
costose      attrezzature     in     ogni   Comune        e'    eccessivo    ed
antieconomico. Oltreché pericoloso perché riduce il ruolo
fondamentale dei Vigili permanenti, gli unici veri professionisti
esistenti;
- in tempi duri come questi anche previsioni come quella relativa
alla cosiddetta "porta girevole" sono sprechi che si possono
evitare. Al pari dei contributi del 75% alla Curia per la
ristrutturazione di decine e decine di canoniche, alla costruzione
della protonterapia o al finanziamento pubblico alle scuole private.
Non siamo tra coloro che pensano che il sindacato debba esprimersi
esclusivamente sulle materie contrattuali, delle politiche del lavoro o del
welfare. Rappresentiamo una parte importante della società e dobbiamo
innanzitutto dire la nostra su come produrre più ricchezza e distribuirla
meglio.     Ma    rappresentando      anche     coloro    che     maggiormente
contribuiscono alle entrate della Pat ci sentiamo autorizzati a dire la nostra
su come i soldi pubblici provinciali vengono spesi. Questo anche in
relazione ad un debito pubblico locale che per la prima volta ha iniziato a
crescere in modo preoccupante.
Certo senza voler limitare il primato della politica ma esaltando la
coesione sociale. Che non e' fatta né di unanimismo né di consociativismo.
Da quando la crisi del 2008 ha colpito il mondo intero, e quindi anche il
nostro territorio, abbiamo sempre dato atto della tempestività con cui la
Giunta provinciale ha assunto provvedimenti che ne hanno limitato
l'impatto sociale ed economico, oltre ai tentativi di stimolare la crescita.
Ma dobbiamo avere consapevolezza che:

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1.i sostegni anticrisi non potranno purtroppo avere una durata
illimitata, soprattutto se alcune grandi imprese dovessero
disgraziatamente annunciare crisi e riduzione di personale;
2. sul versante degli investimenti si vedono purtroppo pochi
risultati in termini di crescita dell'economia. Nuova occupazione,
crescita    delle    attuali dimensioni      aziendali,  trasferimento
tecnologico, spin off legati alla ricerca stentano molto a
concretizzarsi nonostante i massicci contributi che la Provincia ha
assegnato in questi anni.
3. Vi e' necessità di razionalizzare i tanti interventi e le tante
istituzioni pubbliche che si occupano di economia e di credito e di
mettere a punto un controllo puntuale dell'attività ma soprattutto
dei risultati ottenuti.
In generale l'economia va stimolata limitando la massiccia,
ingombrante e costante presenza dell'Ente pubblico.
Inoltre per ottenere un minimo di equilibrio tra quanto le componenti
economiche danno e ricevono dalla Pubblica Amministrazione trentina
chiediamo:
- l'introduzione della tassa sul turismo e/o consistenti minori
contributi pubblici su promozione turistica e impianti di risalita. Il
turismo e' una risorsa per il Trentino ed e' giusto che la pubblica
amministrazione vi investa, ma non può essere che i profitti sono
solo privati e gli investimenti solo pubblici;
- una consistente riduzione di tutti i contributi provinciali a favore
dei contadini, oltre ad una certa soglia di conferimento
monocolturale (di mele ed uva). Contestuale aumento dei
contributi o degli sgravi per i contadini che hanno realmente
bisogno di sostegno ( piccoli produttori in genere, produttori di
piccoli frutti, piccoli produttori di latte, ecc). Forte incentivo alle
coltivazioni    biologiche,   km    0,   coltivazioni   alternative   e
diversificate, Aziende collegate con Gruppi di acquisto alimentare.

Queste proposte vanno ovviamente nel senso dell’equità fiscale e sociale.
Noi rappresentiamo coloro che pagano le tasse al 90% e ricevono assai
poco se paragonati a queste categorie che nelle casse pubbliche versano
poco o pochissimo ricevendo molto e alle volte moltissimo.
Inoltre chiediamo di:

- Vincolare una parte delle entrate dell'aumento delle accise sui
carburanti alle politiche del trasporto pubblico;
- Sul versante degli investimenti riteniamo fondamentale, avere -
possibilmente con norma cogente- un costante monitoraggio dei
risultati ottenuti attraverso gli investimenti pubblici in ricerca,
innovazione e trasferimenti tecnologici operati da Università,

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Fondazioni e le tante società pubbliche (Trentino Sviluppo su
tutte) che operano per favorire la crescita e lo sviluppo economico
del Trentino. Non una struttura costosa e burocratica, ma già
esistente e che coinvolga il maggior numero di attori interessati;
- una riduzione e razionalizzazione delle tante Agenzie cresciute
velocemente e troppo spesso affidate ad ex Assessori provinciali;
- elaborazione del piano di distribuzione dell'energia elettrica che
doveva essere approvato nel giugno 2006;
- razionalizzazione della frammentata (a livello comunale)
gestione di energia elettrica, acqua, gas e rifiuti ed eventuale
unica multiutility a livello provinciale o regionale che consenta di
abbassare le alte tariffe trentine,
- investimenti per ammodernare la produzione di energia
idroelettrica e sopratutto il trasporto della stessa. La vendita della
rete ad alta tensione di Set a Terna ci ha tolto da qualche
problema, ma si devono attivare velocemente investimenti per
l’area informatica e per le nuove cabine primarie di Rovereto nord,
Pergine e della Val di Fassa.
In considerazione poi del fatto che l'acqua e' un bene pubblico,
chiediamo nuovamente una riduzione dell'energia elettrica per
tutti i cittadini trentini. Non solo profitti per pochi.

Nello specifico della legge finanziaria:

Art 3
Prevedere, prima della possibile deroga al blocco delle assunzioni, l’obbligo
(e non la sola possibilità) di attingere alla mobilità del personale dai
comuni e dalla Provincia alla comunità (tenere conto della nuova banca
dati della PAT che potrebbe essere estesa ai dipendenti comunali.)

Art 4
Va integrato con la previsione dell’obbligo della concertazione con le
OO.SS. maggiormente rappresentative nel rispetto dei protocolli d’intesa
sottoscritti.

Art 5
Va chiarito se si intende utilizzare Cassa del Trentino SpA o se si intende
costituire una nuova società cosa che sarebbe alquanto discutibile
nell’ottica della riorganizzazione e razionalizzazione avviata.

Art 6

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Affidare a Cassa del Trentino SpA la “gestione” dei contributi per le opere
pubbliche al posto delle strutture provinciali fa pensare che la stessa
diventi una sorta di Trentino Sviluppo SpA quindi si passi ad una fase
“negoziale” dell’erogazione dei contributi. Tutta da dimostrare la migliore
efficienza ed efficacia. Da chiarire quali potranno essere i nuovi compiti
affidati a predetta società.

Art 10
Ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi riduzione Irap a Aziende
agricole e contadini che coltivano appezzamenti importanti a monocoltura
(mele e uva). Chiediamo anche la totale abolizione per gli stessi soggetti,
di contributi pubblici provinciali per quegli stessi soggetti.

Art 11
Siamo contrari a questa nuova tassa. Far pagare a tutti i residenti, ad
esclusione di quelli con Icef pari al reddito di garanzia, una tassa che vada
a coprire parte dei costi che derivano da alcuni servizi (taluni, come quello
di polizia locale, anche un po’ discutibili) non appare- a nostro avviso- il
modo più equo per reperire nuove risorse. Manca qualsiasi progressività e
se abbiamo detto no all'aumento dell'addizionale IRPEF ci risulta molto
difficile dire si ad un'imposta senza alcuna progressività che tratta tutti
alla stessa stregua: chi gli alloggi li affitta e chi li deve affittare. A maggior
ragione se verrà reintrodotta l’Ici.

Art 12

Ribadiamo la richiesta di introdurre una reale tassa sul turismo (la
previsione di questo articolo non è per niente chiara). In quest’ambito si
potrebbe immaginare di versarne una parte all'ente bilaterale di
riferimento (che è formato e gestito pariteticamente da datori e oo.ss.) in
modo che ritorni sicuramente nel settore per formazione e professionalità
dei dipendenti e dei titolari e per avviare percorsi di destagionalizzazione
del settore.

Art 14

Da chiarire se si tratta di una ulteriore proroga dei patti territoriali che
sono sempre stati definiti “a termine”. Mentre ora di fatto si prevede di
renderli strumento legato alle comunità. Ci risulterebbe comprensibile se
si fa riferimento ai patti “aperti” oppure se si riapre tutta la partita in
modo diverso dal passato.

Art 15
Nel processo di riorganizzazione del sistema societario provinciale, si
prevede il coinvolgimento di molti soggetti ma non delle OO.SS.

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Art 17 Comma 1)
Viene fissata la spesa per tutto il personale del comparto autonomie locale
e del comparto ricerca in euro 219.066.010 per gli anni 2012, 2013 e
2014 e gli anni successivi.
Il limite è stato abbassato rispetto al 2011, dove l’art 15 della Finanziaria
2011 fissava il limite in euro 220.813.000 per l’anno 2011- 2012- 2013.
Non essendo ancora attuata la riorganizzazione da dove deriva la
riduzione della spesa sul 2012?
Si dà per scontato che anche nel 2014 non ci sarà il rinnovo dei Contratti
Collettivi provinciali, in analogia a quanto stabilito a livello nazionale, ma
in sede locale questa scelta non è mai stata discussa con le OO.SS.
Attualmente la Finanziaria provinciale 2011 prevede il blocco solo per gli
anni 2010-2011-2012.
Non si condivide la scelta di prorogare il blocco dei rinnovi contrattuali
anche in Trentino per gli anni 2013 e 2014, portando a 5 anni complessivi
il congelamento degli stipendi pubblici di tutti i comparti, con grave danno
al reale potere di acquisto di moltissimi lavoratori e di conseguenza con un
impoverimento di una larga parte delle famiglie del Trentino.
Se ne ricava che in periodo di blocco contrattuale, ma con significative
economie legate alla riorganizzazione e ai tanti pensionamenti (per la sola
PAT ne sono previsti 120 annui per i prossimi 7 anni), ci sarà comunque la
possibilità di assumere un certo numero di persone e di destinare parte
delle risorse a processi di riqualificazione (progressioni verticali) nonché di
riconoscimento dei gradoni economici per il personale che ha maturato i
requisiti previsti dall’Ordinamento per il passaggio dalla I^ alla II^
posizione stipendiale (automatismo.)

Art 18

Comma 1) va bene, risolve un problema per i ricercatori rimasto in
sospeso dalla finanziaria dell’anno scorso, uniformando le disposizioni per
le loro progressioni di carriera a quanto avviene per i ricercatori nel
contratto nazionale.
Comma 2) E’ necessario prevedere un finanziamento anche per le
progressioni nelle posizioni retributive del personale insegnante delle
Scuole dell’Infanzia, che sono ferme dal 2009. invece il comma 2 fa
riferimento soltanto al personale insegnante della Scuola a carattere
statale

Art 20

Il blocco delle assunzioni viene reiterato per gli anni 2012, 2013 e 2014,
con la sola possibilità di coprire una piccola parte dei posti resi liberi dai
pensionamenti, nel limite dello 0,85% della spesa di cui all’art. 17. Se per
l’anno 2012 può essere comprensibile non procedere a nuove assunzioni

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in attesa della riorganizzazione, bisogna verificare quanti saranno
effettivamente i pensionamenti nel triennio di riferimento e se un numero
eccessivo di posti non coperti non metterà in difficoltà il funzionamento
dell’Amministrazione in alcuni settori.

Art 22

Comma 2). Può anche essere utile, ma dovrebbe essere regolamentata
diversamente, secondo criteri di trasparenza e parità di opportunità, non
lasciata alla chiamata diretta da parte dei comuni e delle comunità del
singolo dipendente.

Al comma 3.1 è previsto che sia il Presidente della Provincia ad
autorizzare la messa a disposizione di personale della PAT alle comunità.
Le norme che disciplinano questo aspetto sono già vigenti ed esiste un
protocollo d’intesa sulla mobilità del personale sottoscritto dalle OO.SS. e
dalla Giunta provinciale

Comma 5 bis dell’art. 38 bis) non si capisce la ragione per cui si
dovrebbero creare “posizioni professionali a cui affidare incarichi per il
raggiungimento di specifici obiettivi “ attingendo dai funzionari di area D o
dai direttori in un momento in cui si parla dell’obbligo di ridurre le
strutture di tutti i livelli.

Al comma 6 sarebbe interessante capire quali sono queste professionalità
(facilitatori?), ovvero se si fa riferimento a quanto affermato all’art. 38 bis
sugli studenti “più meritevoli” segnalati dall’Università. Alquanto
discutibile, si avallano percorsi di reclutamento discutibili e non del tutto
conformi alle regole dettate dalla Costituzione sulla parità di condizioni dei
candidati che concorrono a posti di lavoro nel pubblico impiego.

Comma 7bis) Si prevede la possibilità di assumere a tempo determinato
“particolari professionalità” nei limiti di una unità per ogni struttura di
primo livello. Non crediamo che all’interno dell’Amministrazione non ci
siano professionalità adeguate a “supportare i processi di innovazione”.

Comma 8) Introduce una modifica della legge sul personale su “ Modalità
innovative di reclutamento del personale”prevedendo esperienze di stage
per studenti universitari o neo laureati presso l’amministrazione
provinciale. Pur essendo a favore di un collegamento con l’Università e
dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, si ritiene che le modalità
di svolgimento di tale esperienza dovrebbe essere concordate con le
OO.SS. e non decisa unicamente dalla Giunta Provinciale e che i criteri per
l’accesso agli impieghi provinciali debbano essere trasparenti, per pubblico
concorso, senza corsie preferenziali.

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Art 24

Pur condividendo l’obiettivo di riorganizzare e razionalizzare l’Ente
Provincia autonoma di Trento, al fine di un contenimento della spesa
pubblica e di una migliore efficienza dell’amministrazione e dei servizi
forniti ai cittadini, si ritiene che il metodo che la Giunta provinciale sta
adottando per realizzare tale obiettivo (metodo che si intuisce dall’articolo
24 della Finanziaria) non sia condivisibile.
Viene creata una struttura di livello superiore a tutte le altre. Qual è la
ragione? A livello organizzativo, tale funzione è già svolta dalla Segreteria
Generale       della     Provincia,    forse   sarebbe     sufficiente     una
modifica/ampliamento della declaratoria. Oppure questa scelta dimostra
che c’è poco raccordo tra le strutture dipartimentali e la Giunta oppure che
c’è poca “fiducia” nell’operato dei dirigenti. Appare come la volontà di
poter “vigilare e controllare” sull’operato dei dipartimenti togliendo, di
fatto, autonomia e responsabilità.
Una riorganizzazione di tale portata per essere efficace deve essere
innanzitutto condivisa, valutando attentamente non solo il risparmio
economico ma anche l’impatto che tale operazione avrà sulla funzionalità
e sulla piena operatività delle strutture provinciali, facendo prevalere gli
interessi della collettività ad avere una buona Pubblica amministrazione su
scelte che potrebbero essere dettate da altre logiche, ad esempio rispetto
a quali Dipartimenti o Servizi sopprimere o accorpare.
Inoltre fino ad ora è mancato completamente il confronto con le OO.SS. di
categoria, che rappresentano i 5000 lavoratori coinvolti in questa
riorganizzazione, e pare che anche gli stessi Dirigenti di servizio e direttori
non siano per nulla al corrente di quanto sta avvenendo. Il protocollo
recentemente sottoscritto con l’assessore Gilmozzi in merito al “Fondo per
la riorganizzazione e l’efficienza gestionale” prevede che in tutti i processi
di riorganizzazione interna degli enti ci debba essere l’informazione
preventiva alle organizzazioni sindacali di categoria e la concertazione
sulle scelte organizzative che hanno un impatto sull’organizzazione del
lavoro dei dipendenti. Chiediamo alla Giunta di rispettare quanto
l’Assessore ha sottoscritto 2 mesi fa e aprire subito un confronto con le
OO.SS. sul progetto di riorganizzazione e sulle modalità con cui si intende
attuare l’art. 24.
Cosa accade se ad un dirigente generale senza più dipartimento NON
viene assegnata alcuna direzione? Mantiene il trattamento economico in
godimento fino alla fine della legislatura…e dopo che succede?
Nel momento in cui la Provincia ha presentato un progetto di riforma che
comprende oltre alle proprie strutture anche le Agenzie e Società di
sistema, la previsione di creare nuove agenzie appare come una
contraddizione.
Analizzando la proposta normativa, si evince come ci sia la volontà di
rendere le Agenzie strutture che “sostituiscono” gli attuali servizi,

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prevedendo che i provvedimenti non debbano più passare dai dipartimenti
di competenza (ecco perché accorpamenti/soppressioni).
Ci si chiede quale sia il fine ultimo: affidare alle Agenzie nuove
competenze comporterà anche l’attribuzione di personale e il reclutamento
nelle stesse NON avviene.
Inoltre le società agiscono in maniera difforme dai servizi della PAT in
termini di procedure. Inoltre si vogliono svincolare dal controllo dei
dipartimenti di riferimento le proposte alla Giunta di adozione di
provvedimenti.
Tutto questo sembra rispondere a logiche non legate al mero risparmio o
semplificazione bensì a necessità di “deregolamentazione” per accentuare
gli aspetti discrezionali.

Art. 28 (che modifica la legge provinciale 16/2010)

Art 19 bis
L’articolo sembra non tener conto, o molto poco, del fatto che i fondi
sanitari sono contrattuali. Fondi chiusi, gestiti a livello nazionale, ivi
compresi i piani sanitari.
Le condizioni dettate dal punto B e C del 3° comma sembrano quindi
difficilmente realizzabili nella condizione attuale.
Chiediamo venga stralciato l’articolo in attesa di un accordo tra le
parti sociali.

21 bis 5^ comma
La UIL concorda con l’utilizzo di criteri che tengano conto della situazione
economico-patrimoniale dei nuclei familiari degli ospiti delle RSA, ma
limitatamente alla compartecipazione della “spesa alberghiera” delle RSA e
non riguardo ai “servizi socio-sanitari” collegati.
Siamo quindi profondamente contrari a questa previsione così
come a tutte le altre compartecipazioni di spesa di carattere
sanitario.

Art. 29 – Qualificazione e innovazione della spesa sanitaria

Al comma 2 si prevede che lo 0,005 per cento del fondo sanitario
provinciale sarà “finalizzato allo sviluppo della medicina di base, anche
attraverso progetti di associazione e promuovendo forme sperimentali di
coinvolgimento dei medici convenzionati nell’organizzazione del distretto
sanitario”.

Al comma 1 dello stesso articolo 29 si prevede inoltre che la Giunta
Provinciale, al fine del contenimento della spesa pubblica, “può procedere
alla rideterminazione delle tariffe applicate alle prestazioni del servizio
sanitario provinciale…”.

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Piuttosto quindi che prevedere di stanziare risorse aggiuntive a favore dei
  medici di base, che crediamo percepiscano già un adeguato corrispettivo
  per il loro prezioso lavoro, la Giunta investa denari e disponga risorse e
  provvedimenti urgenti al fine di ridurre finalmente i tempi d’attesa delle
  prestazioni specialistiche e diagnostiche pubbliche, allargando la fascia
  oraria giornaliera di apertura degli ambulatori specialistici anche al sabato
  e prevedendo, proposta storica della UIL trentina, la possibilità di
  prenotare ed effettuare esami clinici e visite specialistiche anche al
  pomeriggio.
  Ancora, mancano riferimenti oggettivi a limiti ed a parametri utilizzabili
  per la rideterminazione delle tariffe applicate (inflazione, costo medio
  nazionale, ecc.)
   alle prestazioni del servizio sanitario provinciale.

  Art. 35 - Modificazione legge 13/2007 sulle politiche sociali

   Al comma 1 si inseriscono all’art 23 della legge sulle politiche sociali due
   commi che prevedono:
a) la concessione di agevolazioni, ai soggetti che gestiscono servizi socio-
   assistenziali,   “…. per   l’attuazione   di   un   piano    pluriennale   di
   razionalizzazione delle spese di funzionamento degli enti medesimi”;
b)
   libertà della Giunta di stabilire “ modalità e termini di presentazione della
   modalità di determinazione della spesa ammissibile, l’entità dei contributi,
   nonché criteri di concessione e di erogazione dei medesimi”.

  Si ritiene contraddittorio, prevedendo nella legge finanziaria l’eventuale
  compartecipazione delle famiglie anche alle spese socio-sanitarie (art. 21
  bis), la concessione assai generica ed assolutamente discrezionale di
  agevolazioni ai soggetti che gestiscono i servizi socio-assistenziali.

  Art 42
  Visto che le risorse sono destinate a finalità non legate esclusivamente alla
  riqualificazione edilizia chiediamo venga prevista la possibilità di
  esclusione dall’accesso al finanziamento per casi di acquisto e
  riqualificazione della casa o altri interventi. Non sarebbe più opportuno
  stabilire una soglia massima di cumulo delle agevolazioni? Altrimenti si
  rischia di finire nella discrezionalità e visto che le funzioni sono affidate
  alle comunità meglio evitare comportamenti non omogenei

  Art. 51

  Nella modifica della legge 16/93 sui trasporti, prevedere il dirottamento di
  una parte consistente degli incrementi di aumento automatici, derivanti

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dall’applicazione delle accise sui carburanti di competenza provinciale, per
il finanziamento del trasporto pubblico su gomma.

Art 68
1. Premesso che la competenza della Provincia Autonoma di Trento in
materia di istruzione è ripartita/concorrente, le disposizioni all’art. 68 (che
di seguito chiameremo legge finanziaria 2012), relative alla ennesima
variazione della Legge Provinciale 5 del 2006 (che di seguito chiameremo
legge sulla scuola), vanno a modificare competenze degli Organi Collegiali.
Si segnala la necessità di verificare la costituzionalità del nuovo comma 1
dell’art.22 – “Consiglio dell’Istituzione scolastica” della Legge della Scuola:
2. Il disposto congiunto dei commi 1 e 2 dell’art. 68 (legge finanziaria
2012) incidono direttamente sulle competenze del Collegio dei Docenti.
Dall’attenta lettura dell’art. 24 della Legge sulla scuola si evince che il
collegio dei docenti ha una generale competenza sugli indirizzi relativi alla
formazione dei piani di studio e sullo svolgimento delle attività didattiche e
quindi esercita competenza primaria in tema di Progetto di istituto. Il
comma 1 e il comma 2, con pervicace insistenza, escludono ogni
riferimento alle scelte metodologiche degli insegnanti e, quindi, alla
priorità dell’azione didattica all’interno della più generale azione della
Scuola intesa come servizio pubblico alla collettività.
3. Le disposizioni relative al comma 3 dell’art. 68 della legge finanziaria
2012, di fatto, vengono ad attivare il “Decreto Brunetta” in materia
completa ed immediata. Si potrebbe perfino dire “ultra attiva”. E come già
accaduto nella storia della Scuola in Trentino (si ricordi il protocollo PAT
MIUR che ci permise di essere l’unica provincia che ha sperimentato la
riforma Moratti) ancora una volta gli insegnanti in Trentino subiranno le
riforme del governo Berlusconi prima di tutti gli altri.
4. Le nuove disposizioni di cui all’articolo 68 della legge finanziaria di fatto
si applicano a tutto il personale della scuola, docente e non docente.
5. I commi 3 e 4 dell’articolo 68 limitano per legge materie già riferite alla
contrattazione collettiva: una vera e propria invasione di campo. Il tutto si
configura come un ritorno al passato (20 anni fa). Vengono, di fatto,
pesantemente modificate le norme giuslavoristiche di tipo privatistico. Si
ricorda che fino a tutti gli anni 80 il contratto di pubblico impiego (ivi
compreso il comparto scuola) veniva regolato da legge, attraverso dei
D.P.R.. Con la legge 421 del 1992 viene infatti introdotta la contrattazione
collettiva e con la legge 29 del 1993 l’Agenzia negoziale ARAN.
6. Infine corre l’obbligo ricordare come per l’ennesima volta anche in
Trentino si percorra la strada dei testi “omnibus”: all’interno di disposizioni
di tipo economico-finanziario, si infilano importanti modifiche alla legge
sulla scuola in Trentino. Una domanda innocente: quanto nel disposto

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dell’articolo 68 ha attinenza con misure di tipo economico? E quale la
differenza con i testi omnibus, i mille proroghe, i decreti sviluppo?
Si chiede la totale cancellazione dell’articolo 68 perché
inemendabile.

                           La Segreteria provinciale
                               Uil del Trentino

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