OSSERVATORIO I-COM SUI CONSUMATORI 2017 - VERSO L'ISOLA DEL TESORO Le rotte dei consumatori tra protezione e mercato e la mappa della regolazione
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OSSERVATORIO I-COM SUI CONSUMATORI 2017 VERSO L’ISOLA DEL TESORO Le rotte dei consumatori tra protezione e mercato e la mappa della regolazione 12 dicembre 2017
Agenda I servizi digitali in Europa I Big Data tra opportunità e sfide L’intelligenza artificiale: la frontiera digitale del futuro La nuova sfida della sicurezza nell’era di internet 2
L’accesso quotidiano ad internet per fasce d’età • Esiste ancora un profondo divario in termini di utilizzo della rete tra l’Italia ed i best performer • Se nella fascia d’età più giovane sono 10 i punti che ci separano dalla Finlandia capolista (89% contro 99%), la differenza sale a 17 punti nella fascia d’età tra i 25 ed i 34 (il Lussemburgo si attesta al 100%, l’Italia all’83%) e tra i 35 ed i 44 anni (Finlandia e Danimarca si attestano al 97%, l’Italia all’80%), a 24 punti nella fascia d’età 45-54 (Lussemburgo 92%, Italia 68%), a 34 punti nella fascia 55-64 (Lussemburgo 85%, Italia 51%) e addirittura a 57 punti percentuali nella fascia d’età più matura 65-74 (Lussemburgo 81%, Italia 24%). • Rispetto alla media europea il ritardo si riduce; nella fascia d’età dei più giovani (16-24) ed in quella tra i 45 ed i 54 anni sono soltanto 3 i p.p. che ci separano dalla media europea, 6 i p.p. nella fascia 25-34, 1 p.p. in quella 35-44, 4 p.p. nella fascia 55-64 ed infine 12 p.p. con riferimento agli individui più anziani (65-74 anni) 16-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65-74 81 69 61 63 52 66 85 83 81 82 76 44 34 83 62 59 43 36 42 31 26 32 25 27 62 55 55 53 54 43 46 44 24 22 26 23 22 20 12 20 42 35 36 40 36 51 47 46 16 12 92 91 89 88 91 35 30 15 89 81 75 73 71 69 73 70 64 64 68 66 64 67 68 62 62 61 57 52 55 32 27 7 94 97 95 92 97 46 42 6 92 89 91 82 85 84 83 81 80 79 75 19 82 81 80 75 81 81 82 76 72 69 66 63 35 100 96 98 96 98 90 94 96 87 89 89 95 89 94 92 89 83 87 85 87 90 91 92 89 88 82 83 47 75 65 98 98 96 95 99 88 96 98 93 92 90 93 93 96 96 95 89 91 95 94 96 94 95 95 95 92 91 85 77 4 Fonte: Eurostat
Livello di competenze digitali - 2016 100 21 30 51 6 11 12 60 6 90 1 14 14 16 18 18 18 19 20 20 20 1 0 1 0 23 25 25 26 27 28 1 0 30 31 32 80 1 1 1 2 0 0 0 40 40 ND* 1 1 1 1 70 53 54 43 45 44 39 33 35 32 28 20 25 24 29 1 1 1 1 2 35 29 31 27 20 60 31 28 29 19 19 19 1 9 33 28 10 50 nulle 33 19 40 28 24 28 26 22 25 16 19 26 30 34 26 29 27 23 18 26 24 25 32 29 31 25 22 19 30 21 32 20 37 superiori a quelle di base 32 33 32 10 19 25 20 24 22 26 25 29 18 25 28 25 29 28 25 27 21 22 28 22 23 23 11 17 17 0 Regno Unito Belgio Repubblica Ceca Danimarca Lussemburgo Paesi Bassi Finlandia Svezia Francia UE Ungheria Slovacchia Cipro Slovenia Croazia Portogallo Germania Spagna Polonia Grecia Estonia Irlanda Italia Bulgaria Austria Malta Romania Lettonia Lituania base scarse • Nel 2016 ben il 25% degli individui possieda ancora competenze digitali scarse ed il 27% competenze base. • L’Italia, si allinea sostanzialmente alla media europea con il 23% degli individui che hanno skills digitali scarse, il 24% con competenze di base, il 19% con competenze superiori a quelle di base ed il 2% con alcuna competenza digitale. • Con riguardo al 32% degli individui non sia stato addirittura possibile definire le competenze digitali in quanto negli ultimi 3 mesi non è stato utilizzato Internet, ad ulteriore dimostrazione della grave immaturità digitale che caratterizza il nostro paese. 5 Fonte: Eurostat
La diffusione dei social network • Il primato spetta al nord Europa L’utilizzo dei social network - 2016 • Le performance peggiori si 80 74 70 69 69 67 66 63 registrano, al contrario, in Italia, 70 62 62 60 58 57 57 57 54 52 52 60 50 50 50 49 47 Francia e Slovenia dove le 50 45 45 44 44 42 40 38 percentuali di utilizzo dei social 40 30 network si fermano rispettivamente 20 10 al 42%, 40% e 38%, a fronte di una 0 Repubblica… media europea del 52% Portogallo Danimarca Belgio Olanda Irlanda Estonia Lettonia Slovacchia Svezia Lussemburgo Ungheria Germania Romania Francia Regno Unito Malta Finlandia Spagna Lituania Croazia Grecia Bulgaria Polonia Cipro UE 28 Austria Italia Slovenia (% penetrazione sulla popolazione totale) Fonte: Eurostat youtube 57% Facebook L’utilizzo dei social network da parte delle imprese europee - 2016 55% Whatsapp 48% Facebook… 33% Instagram 28% 95 82 79 84 83 90 81 78 Google+ 25% 82 Twitter • A primeggiare 73 67 66 60 64 65 63 60 60 25% 81 77 67 57 56 59 19% in Italia è 77 70 70 67 65 68 53 50 61 46 46 50 41 Skype 61 Youtube, 54 57 53 52 51 48 50 49 46 43 46 44 42 37 38 Linkedin 38 32 19% seguito da 61 67 62 60 59 54 54 54 48 34 31 32 40 40 44 44 39 41 40 41 39 34 36 36 33 28 30 Pinterest 15% 22 29 28 21 28 Facebook e Tumblr 11% Whatsapp Snapchat 10% 0% 20% 40% 60% piccole imprese medie imprese grandi imprese Messenger / Chat APP / Voip 6 Fonte: We Are Social Fonte: Eurostat
Le tendenze dell’e-commerce in Italia A livello europeo, con soltanto il 29% degli individui che hanno compiuto acquisti online nel 2016, l’Italia è penultima in Europa (55% dato UE) “Net Retail, il ruolo del digitale negli acquisti degli italiani” di Human Highway evidenzia la crescita dell’e-commerce in Italia: • nel primo trimestre 2017 sono stati 76,5 milioni gli atti d’acquisto, con un incremento del 22,2% rispetto allo stesso periodo del 2016 • il 67,6% dell’utenza internet italiana - pari a 20,9 mln di individui - ha compiuto acquisti online; di questi, ben 15,6 mln (+23,2% rispetto al 2016) sono acquirenti online abituali (una volta al mese) Incidenza dei device mobili sugli acquisti online Incidenza di utilizzo dei sistemi di pagamento 20% PayPal 38,8% 18% Tablet Smartphone 17,40% Prepagata sul sito 24,1% 16% 16,40% Carta di Credito sul sito 20,0% 14% 13,5% Buono sconto / acquisto 4,4% 12% In contanti /assegno alla consegna 4,0% 10% Carta prepagata alla consegna 2,6% 8% 8,2% 8,50% 7,5% 7,50% Carta di Credito alla consegna 2,2% 6,7% 6% 5,9% 4,7% Bonifico bancario 2,1% 4% Altro modo 1,2% 2,7% 2% 1,3% Non ricordo 0,7% 0% 2012 2013 2014 2015 2016 2017 0% 10% 20% 30% 40% 50% • Il primato va anche quest’anno alle ricariche telefoniche (58,9%), seguite dai biglietti di viaggio (aereo, navi, treni, bus) con il 40,3% e dall’abbigliamento (con esclusione delle calzature) con il 36,9% • I beni meno quotati risultano essere software, app, servizi online (14,6%), i ricambi computer e tablet (10,4%) ed assicurazioni (7,6%). 7 Fonte: Net Retail 2017
L’Internet banking ed i canali di fruizione in Italia (% individui - 2016) In Danimarca, Paesi Bassi ed Estonia l’88%, l’86% e l’85% degli individui utilizza 100 90 88 86 85 83 79 l’internet banking 80 71 70 64 64 62 59 60 54 53 53 52 51 49 46 In Italia la percentuale di utilizzo 45 43 50 40 39 38 35 35 dell’internet banking è pari al 29% a fronte 29 29 28 30 19 di una media europea del 49% 20 10 5 4 0 Il divario rispetto alla media europea è Paesi Bassi Francia Rep. Ceca Danimarca Belgio Lettonia Irlanda Portogallo Lituania Germania Slovacchia Polonia Croazia Ungheria Romania Grecia Bulgaria Finlandia Svezia Estonia Lussemburgo Regno Unito Austria Malta Spagna UE 28 Italia Slovenia Cipro passato da 13 p.p. nel 2007 a 20 nel 2016 Fonte: Eurostat Servizi bancari e canali di fruizione in Italia Il web è il canale privilegiato per tutti i consulenza su finanziamenti e/o investimenti 33% 9% 42% 11% 5% servizi sottoscrizione di un prestito personale 35% 10% 45% 7% 2% compravendita di prodotti finanziari 47% 13% 31% 6% 3% L’unica eccezione è la consulenza su sottoscrizione prodotto bancario di risparmio 48% 11% 32% 7% 2% finanziamenti e/o investimenti e sottoscrizione di prestiti rispetto ai quali personal financial manager 62% 16% 14% 5% 2% la filiale continua a riscuotere maggior monitoraggio stato di avanzamento richieste 63% 22% 7% 6% 2% successo nelle preferenze dei clienti visualizzazione saldo ed elenco movimenti 60% 30% 4%4% 2% esecuzione operazioni dispositive 64% 20% 9% 5% 2% Il canale mobile viene utilizzato 0% 20% 40% 60% 80% 100% prevalentemente per operazioni semplici web mobile filiale contact center chat/chat-bot 8 Fonte: KPMG 2017
La scelta della banca online Le ragioni della scelta di una banca online condizioni economiche più vantaggiose 58% Il 58% del campione si orienta verso maggiore comodità nella fruizione dei servizi tramite canale web 46% una banca online per poter beneficiare maggiore comodità nella fruizione dei servizi tramite canale mobile 32% di condizioni economiche più disponibilità di prodotti innovativi 18% vantaggiose consiglio di amici/parenti 16% fiducia nel marchio della banca 14% A seguire la consapevolezza di una fiducia nel gruppo bancario di appartenenza della banca 11% maggiore comodità nella fruizione dei convincimento a seguito di campagne 9% servizi tramite web (46%) ed esperienze negative in precedenti rapporti con la banca tradizionale 8% attraverso il canale mobile (32%). percezione di maggiore sicurezza 7% percezione di maggiore attenzione 6% l'intervistato ha richiesto un mutuo 6% L’accesso all’online banking 0% 20% 40% 60% 80% Fonte: KPMG 2017 solo banca tradizionale Il 44% del campione ricorre solo alla banca 42% 44% solo banca online tradizionale banca tradizionale e 14% banca online Il 42% ricorre ad entrambi i canali Fonte: KPMG 2017 9
La salute online Ricerca online di informazioni sulla salute - 2016 Bulgaria Irlanda 40,2% 44,0% Il 58,8% degli individui a livello Italia Romania 45,6% 48,5% europeo ha utilizzato internet per Lettonia 48,7% cercare informazioni sulla salute Francia 49,7% Polonia 55,0% Le percentuali maggiori si registrano in Slovacchia 55,5% Repubblic… 55,7% Croazia (73,3%), Lussemburgo (72,5%) Cipro 56,3% Belgio 56,5% e Malta (71,2%) Grecia UE 58,8% 58,8% I dati peggiori riguardano Bulgaria Regno… Lituania 59,0% 59,9% (40,2%), Irlanda (44%) e purtroppo Spagna Slovenia 61,0% Italia (45,6%) 64,1% Svezia 64,8% Estonia 65,4% Prenotazione visite mediche attraverso sito internet Austria 66,3% Danimarca 66,7% 50% Paesi Bassi 67,5% 2012 2014 2016 45% Ungheria 67,6% Finlandia 68,8% 40% Portogallo 69,4% 35% Germania 70,3% 30% Malta 71,2% 25% Lussembu… 72,5% 20% 16,2% Croazia 73,3% 15% 10,2% 0% 20% 40% 60% 80% 10% 5% 0% L’Italia si colloca 6 p.p. sotto la Paesi Bassi UE Portogallo Francia Repubblica Ceca Lettonia Danimarca Romania Irlanda Bulgaria Estonia Belgio Spagna Croazia Germania Polonia Slovacchia Finlandia Lituania Svezia Ungheria Lussemburgo Regno Unito Austria Malta Grecia Italia Slovenia Cipro media europea con soltanto il 10,2%. Fonte: KPMG 2017 10
I Big Data tra opportunità e sfide
Il mercato dei dati Valore di mercato dei dati 90.000 Secondo gli ultimi dati IDC, il mercato dei 80.000 dati ha raggiunto quasi i 60 miliardi di euro 70.000 nel 2016 (+25,5% rispetto a soli 3 anni 60.000 prima), di cui circa l’8% generato in Italia. 50.000 mln € UE28 Questo valore è atteso in crescita nei 40.000 Italia prossimi 4 anni, ad un CAGR del 7,5%, fino a 30.000 raggiungere i quasi 80 miliardi di euro nel 20.000 2020. Il valore di mercato per l’Italia 10.000 supererebbe i 6 miliardi di euro, con una 0 crescita media annua leggermente più 2013 2014 2015 2016 2020* sostenuta (+8,3%). Per quanto riguarda i settori che Valore di mercato, per settore (2016) 3,1% maggiormente producono dati, 3,5% 2,6% 0,5% Manifatturiero Servizi finanziari manifatturiero, servizi finanziari e servizi 4,1% Servizi professionali professionali spiegano oltre la metà del 4,5% 21,5% Commercio valore di mercato complessivo. Ancora ICT PA 5,6% scarso l’apporto dell’healthcare, un settore Trasporti invece con un enorme potenziale. 9,9% 19,8% Utilities Home 10,6% Healthcare 14,3% Istruzione Costruzioni 3 Fonte: Elaborazione I-Com su dati IDC 2016
Il mercato dei Big Data Le stime circa il mercato dei Big Data parlano di una crescita consistente da qui al 2026 (+13% medio annuo), trainata in particolare dal segmento Software (+18,3% medio annuo) 100 40% 92 88 83 CAGR= +13% 78 75 71 30% 64 56 48 50 20% 40 32 27 25 10% 0 0% 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 Mercato BD (in mld $; asse sinistro) Var. anno su anno (asse destro) 13 Fonte: Elaborazione I-Com su dati Wikibon Big Data Project (2016)
Big Data: le opportunità per l’economia italiana (1/2) Secondo le stime, lo sviluppo dei Big Data porterà ad un miglioramento del PIL delle economie europee, che per l’Italia è quantificabile – complessivamente nel periodo 2013-2020 – in circa +1,6% del PIL, poco meno rispetto al dato medio europeo (+1,9%). I maggiori benefici saranno registrati nei settori manifatturiero, del commercio e finanziario, in Italia così come in UE 28, con un vantaggio per il manifatturiero in Italia, che nella media europea è invece secondo al commercio. Miglioramento del PIL, per settore (2013-2020) Italia UE 28 22% 22% 20% Manifatturiero 23% Commercio Finanziario 5% 4% PA 6% 6% ICT 19% Sanità 22% 11% 13% Altro 14% 13% 4 Fonte: Elaborazione I-Com su dati demosEUROPA e Warsaw Institute for Economic Studies (2014)
Big Data: le opportunità per l’economia italiana (2/2) Nonostante gli indubbi vantaggi dei Big Data, ancora Utilizzo del BDA tra le imprese scarso appare, in Italia ma anche negli altri Paesi UE, 20 il cosiddetto Big Data Analytics (BDA): i dati Eurostat 18 16 rilevano che solo il 9% delle imprese italiane, nel 14 2016, ha utilizzato strumenti di BDA, poco meno 12 d’altra parte della media UE (10%). La performance 10 migliore in questo senso viene registrata da Malta e 8 6 Paesi Bassi, dove comunque solo circa un’impresa su 4 cinque fa uso di tali strumenti. 2 Tra i modelli più diffusi all’interno delle aziende, al 0 Paesi Bassi Rep. Ceca Portogallo Francia Belgio Romania Estonia Bulgaria Malta Lussemburgo Danimarca Finlandia Regno Unito Lituania Grecia Slovacchia Svezia Croazia Ungheria Germania Polonia Italia Spagna Slovenia UE 28 Cipro momento sembrerebbero esserci il descriptive analytics – forma di analisi dei dati atta a descrivere la situazione attuale e passata dei Diffusione dei modelli di analytics (2016) processi aziendali e/o delle aree funzionali - e il predictive analytics – con cui l’analisi dei dati Descriptive analytics 89% tenta di rispondere a domande relative a ciò che potrebbe accadere in futuro. Ancora troppo poco Predictive analytics 59% diffuso il prescriptive analytics, ossia quelle tecniche di analisi dei dati volte a suggerire al Prescriptive analytics 23% decision maker soluzioni operative e strategiche e ancora lontani siamo dal c.d. automated analytics, Automated analytics 10% capace di implementare autonomamente l’azione proposta secondo il risultato delle analisi svolte 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% 4 Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat e School of Management del Politecnico di Milano (2016)
Le sfide dei Big Data (1/2) Gap di competenze in UE 12.000 12% Secondo le stime IDC, il gap di competenze nel 2016 ammontava a circa 10.000 10% 420.000 posizioni di data workers – il 8.000 8% 6,2% della domanda totale – cifra che ci 6.000 6% si aspetta salga entro il 2020 addirittura a 4.000 4% 769.000, pari al 9,8% della richiesta di 2.000 2% figure professionali. - 0% 2016 2020 Domanda (asse sinistro) Offerta (asse sinistro) Data workers skill gap (right axis) Gap di competenze, per Paese 16,0% 14,0% 12,0% L’Italia è, tra i Paesi c.d. Big Five, quello che 10,0% mostra attualmente il più elevato skill gap – il 8,0% 2016 9,3% della domanda. La situazione è prevista 6,0% 2020 in peggioramento nei prossimi anni, a 4,0% differenza di Paesi quali Spagna, Francia e 2,0% Germania dove la carenza di competenze 0,0% Italia Spagna UE28 Regno Unito Francia Germania dovrebbe andare via via riducendosi. 6 Fonte: Elaborazione I-Com su dati IDC 2016
Risultati Survey I-Com su Big Data I-Com, nel suo Rapporto Consumatori, dà voce alle principali imprese operanti in Italia nella vendita di beni e servizi attraverso la somministrazione di un questionario. Sono coinvolte 42 imprese (per il 74% grandi imprese) attive nei seguenti settori: Energia, Tlc e Media, Commercio e GDO, Servizi Idrici, ITC e Internet, Trasporti, Servizi postali, Servizi assicurativi, Carburanti e Bancario Quest’anno le imprese sono state interrogate su Big Data, Intelligenza Artificiale e Cybersecurity. 5% Aumento 7% Principale strumento dell’investimento 17% utilizzato dai clienti nel previsto nei prossimi 3 32% 12% rapporto con le imprese anni 20% 51% 25% 31% Meno del 25% Tra il 25% e il 50% Tra il 50% e il 100% Più del 100% sito internet mobile/smartphone social media altro chat-bot 60% 54% 50% 40% Ambito aziendale maggiormente 29% 30% interessato dai big data 20% 20% 20% 10% 0% 17 CRM funzioni operative sviluppo prodotto altro
L’intelligenza artificiale: la frontiera digitale del futuro
Introduzione all’intelligenza artificiale La prospettiva di riuscire a creare un giorno una macchina che possa imitare il comportamento Alcune delle principali applicazioni di IA umano è emersa in molti periodi storici. Fu, però, il britannico Alan Turing che pubblicò nel 1950 un Analisi dei dati (Data Mining, articolo «Computing machinery and intelligence» – Machine Learning, Deep Learning) considerato da molti il manifesto dell’intelligenza artificiale – nel quale introdusse il famoso test, che prenderà il suo nome (Test di Turing), per stabilire Chatbots e agenti intelligenti se e quando una macchina si possa considerare intelligente. Sistema di visione artificiale Oggi si fa riferimento alla teoria dell’intelligenza artificiale debole: non ci si aspetta che la macchina sia in grado di avere l’ampiezza di abilità cognitive Domotica propria dell’uomo, o che sia cosciente di ciò che fa, ma solo che sappia risolvere in modo efficiente e ottimale problemi, anche difficili, in specifici campi Gioco di azione. Pur non esistendo una sola definizione e Robotica nemmeno un consenso unanime tra ricercatori e informatici su come possa essere definita, in linea Veicoli autonomi di massima si può dire che l’«intelligenza artificiale» è la scienza che si occupa di come Riconoscimento vocale ed creare sistemi informatici in grado di eseguire elaborazione del linguaggio compiti che normalmente richiedono naturale l’intelligenza umana. 19
Quali paesi e quali settori sono più attivi in ambito I.A. Lo studio «Turning AI into concrete value: the successful implementers’ toolkit» di Capgemini, riporta interessanti risultati emersi da un’indagine condotta su un campione di circa 1.000 aziende con ricavi superiori ai 500 mila dollari e localizzate in tutto il mondo. La percentuale maggiore di imprese che ha I paesi più attivi in ambito I.A. già impiegato l’I.A. è localizzata in India, con % di imprese che già hanno implementato IA su 70% 58% l’Australia che segue. I Paesi europei, 60% 49% compresi Spagna, Olanda e Francia, ricoprono 50% 44% 42% le posizioni più basse nella classifica di larga scala 40% 35% 32% 31% impiego, mentre l’Italia si posiziona al terzo 30% 24% 21% posto subito dopo l’Australia e seguita dalla 20% Germania, con il 44% di imprese che sono in 10% qualche modo già attive su progetti e 0% India Australia Italia Germania Regno Stati Uniti Spagna Olanda Francia iniziative legate all’I.A. Unito I settori più attivi in ambito I.A. 70% % di imprese che ha implementato IA su larga I settori più attivi in ambito I.A. sono 60% 49% quello delle telecomunicazioni, del retail 50% 41% e il bancario mentre il settore 40% 36% 34% 31% 26% automotive e quello manifatturiero 30% 20% scala 20% registrano attualmente il livello più basso 10% di implementazione. 0% 20 Fonte: Capgemini Consulting (2017)
Intelligenza artificiale: quali vantaggi per le imprese? Aumenta Migliora il livello l’efficienza di analisi operativa Influenza Migliora la positivamente le soddisfazione del vendite cliente I benefici dell'intelligenza artificiale secondo le imprese 100% 90% 79% 78% 80% 75% 74% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Imprese secondo cui l'IA genera Imprese secondo cui l'IA aumenta Imprese secondo cui l'IA aumenta Imprese secondo cui l'IA aumenta migliori intuizioni e migliori analisi l'efficienza operativa più del 10% la soddisfazione del cliente più del le vendite di nuovi prodotti e servizi 10% più del 10% Fonte: Capgemini Consulting (2017) Nota: Risultati di un’indagine condotta su un campione di circa 1.000 aziende con ricavi superiori ai 500 mila dollari e localizzate 21 in tutto il mondo
Cosa pensano realmente i consumatori dell’intelligenza artificiale? Alcuni risultati di un’indagine condotta tra 6.000 consumatori in sei paesi (Nord America, Europa, Medio Oriente, Africa e Asia Pacifico ) I principali timori dei consumatori Temo che non sarà mai in grado di conoscere le mie preferenze 28% come un essere umano 33% Temo l'aumento dei robot e l'asservimento dell'uomo Temo di preferire l'IA ai miei amici e parenti 5% Temo che i robot vengano a 10% conoscenza delle mie 24% informazioni riservate Nessuna delle precedenti Nonostante i timori sopra elencati, il 68% dei consumatori intervistati sarebbe comunque disposto ad utilizzare strumenti di intelligenza artificiale se questi fossero di aiuto nella vita quotidiana, ad esempio consentissero di risparmiare tempo e denaro. 22 Fonte: Pega, What Consumers Really Think About AI: A Global Study, 2017
Intelligenza artificiale: quale impatto sul mercato del lavoro? Contrariamente a quanto «comunemente» si pensa l’IA potrebbe creare nuove figure professionali e avere un impatto positivo sull’occupazione. A sostegno di tale tesi, un’indagine di Capgemini (2017) afferma che l’83% dei manager intervistati conferma che l’intelligenza artificiale ha comportato la nascita di nuove posizioni lavorative all’interno della propria azienda e solo il 17% afferma di aver registrato un calo dell’occupazione. Tipologia di ruoli professionali creati dall'intelligenza artificiale Circa i 2/3 delle nuove assunzioni si 7% sono registrate a livello manageriale o superiore. 15% Manager 41% Direttori Coordinatori Membri dello staff 18% C-suite 19% Fonte: Capgemini Consulting (2017) Nota: Risultati di un’indagine condotta su un campione di circa 1.000 aziende con ricavi superiori ai 500 mila dollari e localizzate 23 in tutto il mondo
Il mercato mondiale dell’intelligenza artificiale Ricavi mondiali derivanti dalle applicazioni di intelligenza artificiale e cognitive computing (2015-2020) 50 46 I ricavi mondiali derivanti dalle applicazioni di 40 intelligenza artificiale e cognitive computing 34 raggiungeranno circa 13 miliardi di dollari nel 30 2017 ed entro il 2020 saranno superiori a 46 mld $ 20 20 miliardi di dollari. 13 8 10 5 0 2015 2016 2017 2018 2019 2020 Fonte: IDC (2017) Ammontare di risorse raccolte dalle scaleup* per l'I.A. nei L’intelligenza artificiale è certamente un campo di diversi settori (2016) continua ricerca per le grandissime big company AdTech 442 tecnologiche ed è anche terreno fertile per le startup FinTech 310 Business Intelligence 181 e le scaleup, che sono infatti oggetto di investimenti HealthTech 164 Venture Capital, Corporate Venture Capital, M&A. Cybersecurity 114 La società Sirris ha monitorato i dati delle operazioni HRTech 73 Automotive 72 realizzate in Europa nelle scaleup* e realizzato un Software development 61 report sugli investimenti nel 2016 in cui si mostra eCommerce 39 l’ammontare di risorse raccolte nei diversi settori. MediaTech 37 Le scaleup del settore AdTech (include il marketing e 0 100 200 300 400 500 le vendite automatizzate) hanno raccolto Fonte: Sirris (2016) mln € l’ammontare più elevato di risorse per l’I.A., pari a *Nota: Si tratta di un’impresa operante in ambiti innovativi che vive una fase di crescita e di espansione e il cui sviluppo passa attraverso accordi strategici con grandi 442 milioni di euro. imprese. Quindi i punti chiave che caratterizzano una scaleup (a differenza di una 24 startup) sono crescita dimensionale e validazione di mercato.
Chatbot e robot industriali Fatturato mondiale delle chatbot Nel trend complessivo del mercato dell’IA si 1.200 inserisce il fenomeno della crescita 994,5 1.000 esponenziale del fatturato generato dalle 800 chatbot che è destinato ad un incremento milioni di $ 600 molto sostenuto, passando su scala mondiale 400 dai 113 milioni di dollari del 2015 ai 994,5 113 milioni nel 2024 200 0 2015 2024 Fonte: Statista (2017) Robot industriali installati a livello mondiale 600 120% Il consolidarsi dell’intelligenza artificiale e 100% la tendenza continua all’automazione ha 500 80% spinto verso una crescita sostenuta anche 400 60% il mercato dei robot industriali. Le 40% 300 installazioni di robot globali 20% aumenteranno di almeno il 18% nel 2017 200 0% rispetto al 2016 raggiungendo le 346.800 -20% 100 -40% unità per poi arrivare a circa 520.900 0 -60% unità nel 2020 Unità (in migliaia) var.% tendenziale (asse dx) 25 Fonte: World Robotics 2017
Risultati Survey I-Com su IA La sua azienda utilizza robot e/o sistemi Quali funzioni si prestano ad essere di IA per compiti giornalieri? Se sì, quali? integrate/sostituite da IA? 40% 37% 3% 0% 35% 9% 30% 25% 9% 17% 17% 20% 46% 15% 11% 9% 10% 7% 33% 5% 2% 0% 0% Nessuno Chat-Bot Robot industriali Non so Gestione magazzino Gestione turni di lavoro 35% 33% 30% 25% 22% 19% 20% 17% Quali dei seguenti aspetti la 15% preoccupa in relazione all’IA? 10% 6% 5% 3% 0% 26
Cybersecurity
Attacchi informatici Il 2016 è stato definito l’annus horribilis della sicurezza informatica poiché ha visto il più alto numero di attacchi informatici degli ultimi tre anni. Del campione complessivo di 5.738 attacchi di particolare gravità avvenuti nel mondo dal 2011 al 2016, 1.050 si sono registrati solo nell’ultimo anno (+3,75% rispetto al 2015). Numero di attacchi informatici (2011-2016) 1.400 1.183 1.152 1.200 1.012 1.050 300% 1.000 873 800 200% 600 469 152,24% 400 100% 200 0 -2,62% 15,92% 3,75% 0% -24,22% -200 -400 -100% 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Attacchi informatici Var. % tendenziale Gli attacchi gravi compiuti per finalità “Cybercrime” hanno registrato, nel periodo 2011-2016, un aumento del 342%, passando da 170 a 751 e attestandosi come il più frequente degli attacchi. Lo spionaggio e il sabotaggio sono cresciuti del 283%, seguiti dalla guerra cibernetica (+257%) e dagli attacchi hacker (+41%). Attacchi informatici per finalità (2011 Vs 2016) 800 400% 342% 600 283% 300% 257% 400 200% 200 100% 41% 0 0% Cybercrime Hackeraggio Spion./Sabot. Guerra cyber 2011 2016 Var.% (asse dx) 3 Fonte: Elaborazione I-Com su dati Clusit (2017)
Tecniche e vittime degli attacchi informatici Distribuzione delle tecniche di attacco (2016) Le principali tecniche di attacco ad oggi sono ancora sconosciute (32% del totale); tra quelle 3% 1%0% Unknow note, ci sono in primis i “Malware” (22%), che Malware 5% comprendono i sempre più diffusi 6% known Vulnerabilities/Misconfigurations “ransomware”. 7% 32% DDoS Vittima principale degli attacchi informatici e in Phishing/Social Engineering particolare dei ransomware è il settore della 11% Multiple Techniques/ APT sanità (+102,8%) che negli ultimi anni sta Account Cracking diventando il nuovo fronte caldo del crimine 13% informatico, seguito dalla Grande distribuzione 22% SQL Injection organizzata (+70,6%) e dal Bancario/Finanziario O-day (+64,1%). Phone Hacking Attacchi informatici, per settore 300 150% 200 102,8% 100% 64,1% 70,6% 100 50% 0 -1,3% -4,3% -5,1% 1,8% 0% -22,2% -12,5% -32,9% -100 -20,0% -50% -200 -100% -300 -150% 2015 2016 Var.% (asse dx) 3 Fonte: Elaborazione I-Com su dati Clusit (2017)
Le esperienze di violazione (1/2) Le esperienze dirette di Utenti Internet con esperienza diretta di violazione dei dati personali questo genere di violazioni da 10 parte di coloro che navigano 8 in rete mostrano, sia nell’UE 6 che in Italia, un andamento in % negativo, seppur modesto. 4 2010 2015 L’Italia è in cima alla classifica 2 - seconda solo a Malta - con il 0 6% di esperienze di Paesi Bassi Rep. Ceca Romania Portogallo Bulgaria Ungheria Danimarca Belgio Francia Slovacchia Irlanda Malta Lussemburgo Italia Spagna Regno Unito Svezia Polonia Germania Croazia Estonia Grecia Lettonia Lituania UE 28 Austria Finlandia Slovenia Cipro violazione, un dato comunque in lieve diminuzione rispetto a cinque Utenti Internet che hanno subito una perdita economica per frodi informatiche anni prima. 12 Al 2015, l’incidenza degli 10 individui che, navigando 8 online, hanno subito perdite in % 6 economiche per frodi 4 2010 informatiche appare 2 2015 piuttosto modesto (2,1%) ed 0 in contrazione rispetto al Rep. Ceca Francia Paesi Bassi Portogallo Belgio Irlanda Lussemburgo Danimarca Grecia Estonia Slovacchia Lettonia Svezia Germania Ungheria Romania Lituania Bulgaria Polonia Croazia Regno Unito Spagna Malta Austria Finlandia Italia UE 28 Slovenia Cipro 2010 (-1,8 p.p.). 3 Fonte: Elaborazione I-Com su dati Digital Agenda Scoreboard
Le esperienze di violazione (2/2) Truffe e frodi informatiche, per provincia (per 100mila abitanti; 2016) Il tasso di denunce di truffa o frode informatica vada dalle 200 alle 300 denunce per ogni 100mila abitanti. Al primo posto, tra le province, troviamo Triste, con quasi 400 denunce per ogni 100mila abitanti, seguita da Savona (390,8) e Imperia (375,6). Le province col minor numero (pro-capite) di denunce presentate sono Monza-Brianza e Barletta- Andria-Trani, che non raggiungono le tre cifre (rispettivamente, 82,4 e 85,1 denunce per 100mila abitanti). Va, tuttavia, tenuto conto che i dati appena commentati potrebbero risentire della più o meno elevata propensione a denunciare fatti simili. 3 Fonte: Elaborazione I-Com su dati Il Sole 24 Ore
La risposta delle imprese Aumenta il livello di allerta tra le Imprese con una formale politica di sicurezza sull’ICT imprese che, nel quinquennio 100 2010-2015, rispondono, in numero crescente, con formali 75 politiche di sicurezza sull’ICT. In in % 50 particolare, in Italia, al 2015, il 42,9% delle imprese (29,4% nel 25 2010) risultava aver formalizzato, 0 all’interno della propria azienda, una politica di sicurezza informatica, un dato nettamente 2010 2015 superiore alla media europea (31,6%). Imprese con una formale politica di sicurezza sull’ICT, per settore Maggiormente sensibili al tema 100 della cybersecurity– sia in Italia che a livello europeo - sono l’ICT e 75 le attività professionali, dove quasi il 70% delle imprese in % 50 Italia prevede, all’interno della propria UE 28 25 organizzazione, un politica di sicurezza ben definita, mentre 0 inferiore al 50% è l’incidenza negli ICT Attività professionali Commercio Energia Manifatturiero Trasporti altri settori 3 Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat
La roadmap della Commissione UE Proposta di regolamento sulla cibersicurezza ENISA Relativo all’ENISA, che abroga il Reg. UE n.526/2013, e Scadenza mandato: relativo alla certificazione della cibersicurezza per le 2020 (durata 7 anni) tecnologie dell’informazione e della comunicazione Reg. (UE) n. 526/2013 Presentata il 13.9.2017 dalla Commissione UE durante lo Stato dell’Unione 2017 Creazione Agenzia UE su Cybersecurity Potenziamento del budget e personale Attribuendo all’ENISA più poteri e funzioni, con Aumentare lo staff di ENISA da 84 a 125 unità, un mandato permanente ponendola al centro del con contestuale aumento del budget da € 11 processo di rafforzamento dei sistemi di milioni a € 23 milioni in 5 anni (€ 5 milioni per sicurezza, grazie anche a simulazioni di attacchi il 1° anno e progressivo raggiungimento informatici e al miglioramento della spalmato in 4 anni). collaborazione e del coordinamento tra gli Stati membri. Supporto a sviluppo e implementazione Supporto alle conoscenze e all’informazione politiche di sicurezza Rafforzare il lavoro della Commissione UE e Diffondere informazioni utili in tempi brevi degli Stati membri nello sviluppo, per consentire alle Istituzioni, alle imprese e ai implementazione e revisione generale delle cittadini di essere aggiornati e preparati politiche sulla cybersecurity, soprattutto riguardo gli sviluppi della cybersecurity e i riguardo i settori strategici indentificati dalla rischi che, di volta in volta, si presentano a Direttiva NIS (energia, trasporti e finanza). riguardo. Fonte: Fact Sheet, State of the Union 2017, EU Commission 33
La roadmap della Commissione UE Cooperazione operativa Ruolo chiave nella certificazione di e gestione delle crisi cybersecurity Supportare e contribuire alla cooperazione, a Monitorare e analizzare le tendenze di mercato livello europeo, all’interno della rete del CSIRTs pertinenti alla sicurezza informatica per (Computer Security Incident Response Teams) migliorare l’incontro domanda/offerta, e fornire assistenza agli Stati membri nel sostenendo politiche UE riguardo normazione fronteggiare gli incidenti di tipo informatico. e certificazione della cybersecurity ICT. Un unico processo di sviluppo dei sistemi di certificazione Gruppo europeo per la I sistemi europei di certificazione saranno Certificazione certificazione composto dalle autorità nazionali di preparati dall’ENISA, con la collaborazione del UE Gruppo europeo per la certificazione e, controllo degli Stati UE. Cybersecurity Compito: affiancare Commissione successivamente, adottati con atti esecutivi dalla ed ENISA nella certificazione Commissione UE Più chiarezza e fiducia sui prodotti Agevolazione per le imprese Un sistema unico di certificazione di Creazione di uno sportello unico, valido su tutto cybersecurity, a livello europeo, che offra uguali il territorio UE, presso cui le imprese ICT standard di sicurezza in tutti i Paesi Membri potranno rivolgersi per certificare i propri dell’UE per una maggior chiarezza e fiducia tra prodotti da immettere sul mercato, con costi certi produttori ICT, rivenditori e consumatori. e non troppo onerosi. 34 Fonte: Fact Sheet, State of the Union 2017, EU Commission
La roadmap della Commissione UE Organismi di valutazione costantemente monitorati Un passo in avanti per tutti Le imprese, dovranno presentare domanda di Un sistema unico di certificazione offre maggior certificazione ad organismi di valutazione affidabilità dei prodotti con grandi vantaggi sia accreditati da un apposito organismo di per le imprese produttrici che per i consumatori. accreditamento. L’accredito ha durata massima Le imprese non dovranno più adottare di 5 anni, rinnovabile solo dopo una nuova certificazioni differenti per accedere a valutazione di conformità dei requisiti previsti. determinati mercati. I consumatori non avranno davanti una jungla di certificati che rende poco chiaro il livello di sicurezza dei prodotti, incentivando gli stessi ad acquistare con maggior sicurezza e tranquillità. Attuali certificazioni in UE • SOG-IS MRA (adottata da 12 Stati Membri più la Norvegia): profili di protezione su numero limitato di prodotti, quali firma digitale, tachigrafo digitale e smart card • CPA (Commercial Product Assurance, UK): applicato su prodotti in vendita, certifica le buone pratiche di produzione in rispetto di standard di sicurezza, normalmente non riconosciuto da altri Paesi • CSPN (Certification de Sécurité de Premier Niveau, Francia) simile al CPA, anch’esso normalmente non riconosciuto oltre i confini nazionali 35 Fonte: Fact Sheet, State of the Union 2017, EU Commission
La roadmap della Commissione UE Efficace risposta di diritto penale Lotta alle frodi informatiche Intensificare le misure d'individuazione, La proposta mira a contrastare duramente le tracciabilità e perseguimento dei pratiche di frodi e falsificazioni dei metodi di cibercriminali. pagamento cashless, ponendo queste La Commissione intende adeguare le fattispecie di reato alla stregua di quelle normative penali degli Stati membri per contro i mezzi d’informazione. adeguare le pene alla gravità dei reati informatici. Rafforzamento delle pene Maggior tutela delle vittime Adeguare le leggi penali con comuni livelli minimi di pena (dai 2 ai 5 anni, a seconda La proposta mira ad assicurare che le vittime della tipologia e gravità del reato), di ciberattacchi possano accedere a tutte le rafforzando il ruolo delle autorità preposte al informazioni necessarie, soprattutto riguardo controllo e al contrasto di tali comportamenti l’assistenza e il supporto, puntando ad criminosi. incentivare gli stessi a segnalare i ciberattacchi. Fonte: Fact Sheet, State of the Union 2017, EU Commission 36
La Cybersecurity in Italia Quadro QSN: 6 indirizzi strategici Strategico Nazionale 1. Potenziamento capacità di difesa delle Infrastrutture Critiche nazionali e attori rilevanti per sistema-Paese Piano 2. Miglioramento capacità tecnologiche, operative e analisi Nazionale degli attori istituzionali 3. Incentivare cooperazione tra Istituzioni e imprese nazionali 4. Promozione e diffusione cultura della cybersecurity 5. Rafforzamento cooperazione internazionale 6. Rafforzamento capacità di contrasto ad attività e contenuti illegali online PN: 11 indirizzi operativi 1. Potenziamento capacità di intelligence, 6. Realizzazione di interventi legislativi e polizia e difesa compliance con obblighi internazionali 2. Potenziamento organizzazione e 7. Compliance a standard e protocolli di coordinamento tra soggetti pubblici e privati sicurezza 3. Promozione e diffusione cultura 8. Supporto a sviluppo industriale e tecnologico cybersecurity, formazione e addestramento 9. Attuazione comunicazione strategica e 4. Impegno per cooperazione internazionale ed operativa esercitazioni 10. Incremento risorse a disposizione 5. Incremento operatività delle strutture 11. Implementazione sistema di cyber risk nazionali management nazionale Fonte: DPCM 17 febbraio 2017 / Piano Nazionale per la Protezione Cibernetica e la Sicurezza Informatica 37
Nuova architettura strategica nazionale Presidenza del Consiglio dei Ministri Livello politico e indirizzo CISR Direttore Generale CISR Comitato Interministeriale per Tecnico la Sicurezza della Repubblica DIS DIS NSC Dipartimento Informazioni e Nucleo per la Sicurezza Sicurezza della Repubblica Cibernetica Livello di supporto operativo AISE AISI Agenzia Informazioni Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna e Sicurezza Interna CNAIPIC Livello Difesa, CERT e CERT-PA CERT Centro nazionale OPERATORI tattico e altri ministeri presso AgID – Agenzia NAZIONALE anticrimine informatico per la PRIVATI gestione per l’Italia Digitale presso il MISE protezione delle crisi infrastrutture critiche Fonte: DPCM 17 febbraio 2017 38
Risultati Survey I-Com su Cybersecurity La sua azienda ha mai subito attacchi Quale software per la sicurezza utilizza in informatici? azienda? 80% 69% 70% 60% 35% 50% 40% 30% 21% 20% 65% 10% 5% 5% 2% 2% 0% 0% Sì No 70% 63% 60% 50% 40% 34% 34% 27% Quali dei crimini informatici la 30% preoccupa di più? 20% 15% 15% 10% 0% 39
Conclusioni La rivoluzione digitale in atto contiene alcune sfide e potenziali criticità, molte ancora in fase di comprensione e declinazione, da affrontare con urgenza. Con riguardo allo sviluppo dei servizi digitali in Italia è indispensabile: • assicurare che il numero maggiore possibile di persone sia nelle condizioni di cogliere le nuove opportunità • continuare a spingere sull’infrastrutturazione • prevedere politiche di sostegno all’acquisizione delle skill digitali e all’accesso alle tecnologie abilitanti • favorire la digitalizzazione dei modelli di business sia dell’industria che dei mercati (centrale il ruolo della PA) • organizzare campagne di sensibilizzazione Per poter cogliere a pieno i vantaggi connessi all’utilizzo delle intelligenze artificiali è necessario: • favorire lo sviluppo di figure chiave (data scientist, data architect ed esperti in Data Management) • assicurare un’adeguata informazione dei cittadini/consumatori ed una efficace tutela dei dati che favorisca la fiducia e la libera circolazione degli stessi • favorire la portabilità dei dati • ripensare il tema delle responsabilità • porre in essere ogni iniziative utile per fare in modo che il nostro sistema paese arrivi a maggio 2018, data di entrata in vigore del Regolamento 2016/679, sufficientemente pronto, sia dal punto di vista normativo- regolamentare che culturale, ad affrontare le nuove sfide che la disciplina europea pone A fronte dello spostamento in rete di molte delle tradizionali attività è fondamentale garantire un cyberspace sicuro. A tal fine è prioritario: • garantire una politica comune di ciberdifesa europea ed una governance quanto più armonizzata del sistema europeo di cyberdefense • destinare adeguate risorse per l’incremento del sistema di sicurezza cibernetica europea • accanto all’unificazione delle certificazioni sarebbe opportuno lavorare per istituire un unico organismo di valutazione europeo • mettere in campo una seria politica di educazione civica alla sicurezza informatica che parta dalle scuole. 40
Grazie! Piazza dei Santi Apostoli 66 00187 Roma tel. +39 06 4740746 fax +39 06 4746549 info@i-com.it www.i-com.it
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