Il Grand Tour da Montaigne a Heine
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Il Grand Tour da Montaigne a Heine Grand Tour è locuzione francese codificatasi in ambito Roma, o accanto alla Santa Casa di Loreto, si stagliano con linguistico inglese; venne usata per la prima volta nel 1636 per sempre maggior nitidezza altre mirabilia: l’arena di Verona, le il viaggio in Francia di Lord Granborne. La si trova quindi rovine di Roma antica, ma anche la Villa d’Este di Tivoli, gli sotto la penna di Richard Lassels nel Voyage of Italy: or a Com- edifici palladiani di Vicenza e di Venezia, i grandi palazzi fio- pleat Journey Through Italy (1670), e da allora sino alla fine del rentini e romani, le collezioni d’arte e le biblioteche che sin Settecento designò il viaggio di formazione intrapreso dal fior dal Cinquecento aprivano le loro porte a personalità di rango. fiore dell’aristocrazia e dell’intellighenzia europea – segnata- Per un’élite aristocratica di colti, se non per umili masse di mente inglese, francese e tedesca – attraverso la Francia e, so- pellegrini cattolici, il viaggio in Italia diventa laico ed erudi- prattutto, l’Italia. to. Con alcune variazioni di percorso a seconda della prove- Il Grand Tour ha una sua precisa periodizzazione, una sua nienza dei viaggiatori, dalla Germania o dalla Francia, si codi- non meno precisa topografia e altrettanto codificate scansio- fica una nuova mappa che contempla alcune tappe obbligate. ni temporali. L’Italia era stata a lungo, su tutto l’arco del Me- L’Italia del Grand Tour si configura come una piramide dioevo, meta di ferventi pellegrinaggi. Cristiani di tutta Eu- rovesciata che culmina a Napoli, e la cui spina dorsale è costi- ropa (i «romei») confluivano a Roma per visitare i luoghi sa- tuita dalla direttrice Firenze-Roma-Napoli. Arrivando da cri. Schiere di scolari varcavano le Alpi per studiare negli ate- ovest, i francesi e gli inglesi generalmente raggiungono Firen- nei di Bologna, di Padova o Pavia. Una prima cesura è segna- ze passando da Genova, Livorno e Pisa, oppure da Milano e ta, nell’inverno 1510-11, dal viaggio di Martin Lutero, col qua- Bologna, e si fermano a Venezia alla fine del periplo. I tede- le Roma cambia improvvisamente segno, rivelandosi non già schi invece, entrando in Italia più a est (dal Brennero), inizia- culla della cristianità ma centro dell’apostasia. Con le sue No- no l’itinerario con la visita di Verona, Padova e Venezia (e vantacinque tesi rese pubbliche a Wittenberg il 31 ottobre 1517 spesso anche di Mantova). La via del ritorno conduce da Na- – affisse sulla porta della chiesa del castello (Schloßkirche), se- poli nuovamente a Roma, dove pertanto la stragrande maggio- condo la tradizione – il monaco tedesco innescò una svolta ranza dei viaggiatori soggiorna due volte. Da Roma si può ri- epocale nella storia dell’Europa moderna che ebbe conse- salire verso Firenze, oppure (con tappe a Terni, Spoleto e Foli- guenze decisive anche per la storia del viaggio in Italia. gno) biforcare verso Loreto e risalire lo stivale lungo la costa Ben presto, non saranno più motivazioni eminentemente adriatica, fermandosi ad Ancona, Urbino, Rimini, San Ma- religiose o accademiche a spingere gli europei a percorrere la rino, Ferrara. Mancano – si sarà notato – località a sud di Na- penisola. Di lì a qualche anno, nel 1559, il trattato di Cateau- poli: fino alla seconda metà del Settecento l’Italia finisce con Cambrésis concluso tra la Francia e la Spagna segnerà per qua- l’antica Partenope, e «tutto il resto è Africa», come dirà anco- si due secoli e mezzo la fine di una lunga e tormentata èra di ra nel 1806 Augustin-François Creuzé de Lesser nel suo Voya- spedizioni militari: i conflitti fra le grandi potenze europee si ge en Italie et en Sicile en 1801 et 1802. Centro e fulcro è Ro- dislocano a nord delle Alpi e l’Italia può diventare lo spazio ma, «unica città comune e universale» (Montaigne), «capita- privilegiato di viaggi di formazione, pur subendo ancora, spo- le del mondo» (Goethe), ma anche città d’oltretomba (Cha- radicamente, disastrosi saccheggi (come quello perpetrato dal- teaubriand), e quindi scenario privilegiato di rêveries sia clas- le truppe imperiali ai danni di Mantova, nel 1630, durante la siche che romantiche. guerra del Monferrato). Nello stesso torno d’anni, con lo svi- Per quanto riguarda il calendario dei viaggi, si arriva in luppo delle più importanti università europee – in particolare Italia a settembre, a Firenze ad ottobre, a Roma a novembre; nei paesi di religione riformata – l’Italia perde il monopolio il primo soggiorno romano si protrae, con escursioni ai colli e del sapere universitario. I santuari della cattolicità restano tap- nell’Agro romano, fino a Pasqua; si prosegue poi per Napoli, pe ineludibili del viaggio, ma vengono guardati con un altro dove ci si sofferma fino a giugno (per ascendere il Vesuvio e occhio, critico se non scientifico (proto-etnologico); e accan- visitare, a partire da metà Settecento, Pompei ed Ercolano); to alle basiliche di Sant’Antonio a Padova e di San Pietro a dopo il secondo soggiorno romano, si risale la penisola durante
Il Grand Tour da Montaigne a Heine 717 [Monaco di Baviera] Innsbruck Bressanone Bolzano Trento Vicenza Milano Verona Venezia Padova Torino Pavia Piacenza Ferrara Bologna Lucca Firenze Ancona Pisa Urbino Loreto Siena Foligno Spoleto Narni Tivoli Roma Ostia Figura 1. Michel Eyquem de Montaigne (22 giugno 1580 - 30 novembre 1581). l’autunno e si arriva a Venezia nel febbraio successivo, prima Italienische Reise di Goethe (1816-17), come a fissare nella me- di tornare a nord. Sono ovviamente possibili tabelle di mar- moria europea un patrimonio perduto per sempre. cia più serrate, in modo da ridurre il viaggio all’arco (minimo) Perché partire? Molti si mettono in viaggio per comple- di un anno. tare la propria formazione. Ma c’è chi parte per scappare. Il Se il terminus post quem coincide col trattato di Cateau- signore di Montaigne, Michel Eyquem, autore degli Essais, la- Cambrésis, il terminus ad quem è costituito dalla campagna d’Ita- sciò il suo castello presso Bordeaux il 22 giugno 1580, seguen- lia avviata da Napoleone nel 1796-97, che segna – come ben do un tortuoso itinerario che lo condusse a traversare la Fran- intuirono Stendhal nella Chartreuse de Parme e Ippolito Nievo cia settentrionale e la Germania meridionale prima di scon- nelle Confessioni d’un italiano – la fine dell’ancien régime nel- finare in Italia (fig. 1). La Francia era dilaniata dalle guerre l’Italia centro-settentrionale: il Grand Tour finisce con il tra- di religione, e al desiderio di conoscere altri paesi si mischia- monto improvviso della forma di vita aristocratica che ne ave- va, come annota il segretario redattore della prima parte del va legittimato l’eccentrico ma pianificato svagamento, non- diario, «un po’ di passione del disprezzo del proprio paese, ché con la dispersione di ciò che Goethe chiamò il «corpo ar- che aveva in odio e in uggia per altre considerazioni». Anche tistico» (Kunstkörper) dell’Italia. Allo scadere della rapinosa Goethe scappa oltralpe, abbandonando segretamente, il 3 set- epopea napoleonica, vennero alla luce alcune tra le maggiori tembre 1786, i bagni termali di Karlsbad, in Boemia: non per testimonianze di quell’irripetibile stagione, prima fra tutte la fuggire da guerre civili, ma cercando un esito all’impasse nel-
718 L’età di Milano [Ginevra] Vicenza Verona Venezia Milano Ferrara Genova Bologna Lucca Nizza Firenze Pisa Livorno Siena Roma Napoli Figura 2. John Milton (maggio 1638 - agosto 1639). la quale sentiva di essersi ingolfato con l’aver intrapreso, al Come viaggiare? Il poeta inglese John Milton, che intra- servizio del duca di Sachsen-Weimar, una febbrile attività am- prende il Grand Tour fra il maggio del 1638 e l’agosto dell’an- ministrativa che intralciava lo sviluppo della sua opera lette- no successivo (fig. 2), sottolinea con fierezza la peculiarità del- raria. In questi due casi, altamente significativi, il viaggio in la sua iniziativa, esibendo la propria qualità e la propria fede: Italia scaturisce da una forte sensazione di disagio, che si espri- Milton infatti non era un nobile (costituisce quindi l’esempio, me – letteralmente e metaforicamente – in patologie mediche: assai raro in quei tempi, di un viaggiatore borghese), né era Montaigne è tormentato dal mal della pietra e si fermerà in cattolico bensí protestante (come Goethe, del resto). La bal- svariati luoghi di cura, primi fra tutti i Bagni di Lucca, inven- danza con la quale manifestò le proprie convinzioni, anche in tariandone meticolosamente le proprietà terapeutiche. Goethe ambienti ecclesiastici, non mancò di impensierire i suoi ami- confessa di aver sofferto per anni di una strana malattia che ci italiani, tra i quali, a Firenze, Jacopo Gaddi, Carlo Dati e gli impediva, pena orrendi dolori, di «guardare un qualsivo- Antonio Francini, e a Roma Giovan Battista Manso, già ami- glia autore latino, di considerare qualsiasi cosa rinnovasse in co e poi biografo di Torquato Tasso. A Firenze, o meglio ad [lui] l’immagine dell’Italia». Già gli inglesi di età elisabettia- Arcetri, nella tarda estate del 1638, Milton rende visita a Ga- na consideravano il viaggio in Italia come una medicina per lileo, da anni agli arresti domiciliari, come ricorderà nel suo guarire la malinconia: un viaggio, dunque, taumaturgico e te- Paradise Lost (I, 287-91) e soprattutto nell’Areopagitica: «È là rapeutico. che trovai e visitai il celebre Galileo, invecchiato, prigionie-
Il Grand Tour da Montaigne a Heine 719 [Monaco di Baviera] [Vienna] Innsbruck Graz Trento Lago Maggiore Rovereto Vicenza Verona Novara Venezia Milano Padova Torino Mantova Parma Alessandria Genova Modena Bologna Savona Portofino Vado Spotorno Noli Rimini Portovenere Lucca Cesena Finale Firenze Fano San Marino Senigallia Pisa Ancona Livorno Loreto Macerata Siena Tolentino Foligno Spoleto Roma Napoli Figura 3. Charles-Louis de Montesquieu (agosto 1728 - luglio 1729). Dall’Italia si dirige verso l’Inghilterra, dove soggiorna tutto il 1730. ro dell’Inquisizione, perché in astronomia pensava diversa- Sébond). Soprattutto, Montaigne vuole «provare del tutto la mente dai suoi censori francescani e domenicani». Ricordo diversità dei costumi e dei modi», adattandosi di volta in vol- che suona come un monito ai compatrioti, affinché salva- ta alla cucina del luogo e agli usi domestici. guardino la libertà: di fatto, il viaggio in Italia consente a Mil- Così anche Goethe, che viaggia sotto il falso nome di Filip- ton di definirsi come inglese e come esponente di una «nazio- po Miller, spacciandosi per pittore e vivendo come un italia- ne filosofica». no. Durante la visita del santuario di Santa Rosalia sul mon- Montaigne, che viaggia a cavallo accompagnato da una te Pellegrino, presso Palermo, un monaco lo prenderà per un dozzina di persone (il fratello, il cognato, due amici e vari do- genovese. L’amico Johann Gottfried Herder si stizzirà di que- mestici), cerca invece di conservare l’incognito in modo da sto mimetismo, temendo che nascondesse un vero e proprio non «rendersi rimarchevole per qualche atteggiamento nemi- mutamento identitario. E infatti nel corso dei due anni vis- co del gusto di coloro che lo vedevano». Vuole insomma pas- suti in Italia Goethe rinacque italiano, malgrado avesse ini- sare inosservato, ma per meglio osservare e agevolare il con- zialmente sentenziato che gli abitanti della penisola «stanno tatto con la gente: con artigiani, gentiluomini, eruditi italiani, troppo discosti da noi»: «uomini di natura che sotto lo splen- polacchi, francesi, con medici e poeti (si sa che rese visita a dore e la dignità della religione e delle arti non sono affatto Torquato Tasso prigioniero a Ferrara, ma non se ne trova men- diversi da come sarebbero nelle caverne e nelle foreste». Giun- zione nel Journal de voyage, bensì nell’Apologie de Raymond to a Napoli, forse alludendo agli ozi trascorsi a Capua da An-
720 L’età di Milano [Lione] Milano Torino Bologna Firenze Siena Roma Gaeta Napoli Figura 4. François-René de Chateaubriand (maggio 1803 - gennaio 1804). nibale, confessa di essersi dimenticato di se stesso, e di ricono- secoli: da un lato gli esponenti del viaggio scientifico, i quali scersi a malapena: gli sembra «di essere un uomo completa- palesano un’attenzione antropologica per la popolazione (at- mente diverso». Nel giro di qualche mese, Goethe s’è comple- teggiamento che si accentua durante l’illuminismo); dall’altro tamente assimilato. A Roma non frequenta soltanto gli espo- gli esponenti del viaggio di formazione culturale ed estetica, nenti della colonia tedesca, ma anche scrittori e intellettuali per i quali la penisola è prevalentemente un museo a cielo aper- italiani, come Vincenzo Monti. Il 4 gennaio 1787 viene ammes- to. Stendhal non assegna all’osservazione del paesaggio una so nell’Accademia degli Arcadi col nome di Megalio Melpo- valenza differenziale, e i testi gli danno ragione, benché la sen- menio. A Napoli incontra il giurista Gaetano Filangieri, il qua- sibilità per la natura si fosse acuita, estetizzandosi, nel corso le gli consiglia di leggere gli scritti di Giambattista Vico. del Settecento. Come e cosa guardare? Ne L’Italie en 1818, Stendhal Fra i primi Stendhal colloca soltanto Charles de Brosses, propone di distinguere coloro che s’interessano ai costumi ma avrebbe potuto aggiungere alla lista per lo meno Mon- (mœurs), ovvero ai «pregiudizi» e alle «diverse maniere di cer- taigne e Montesquieu. In effetti, pur ammirando la facciata care la felicità di un popolo», da coloro che vedono soltanto i della Certosa di Pavia, i parchi di Pratolino e della villa di Ca- muri (murs). Acutamente il romanziere francese individua co- stello, o i paesaggi dell’Umbria, Montaigne osserva con insa- sì i due tipi fondamentali di viaggiatori in Italia, due tipi che ziabile curiosità costumi e istituzioni politiche, considerando sembrano coesistere piuttosto che avvicendarsi nel corso dei l’Italia alla stregua di un libro di storia e di un laboratorio po-
Il Grand Tour da Montaigne a Heine 721 litico. Fedele al compianto amico Étienne de La Boétie, per me soltanto nel 1827, nell’ambito dell’edizione delle Œuvres il quale i veneziani incarnavano «l’ideale delle libertà politi- complètes: testi nei quali Chateaubriand, indulgendo a una che», Montaigne vuole vedere a tutti i costi Venezia. E, al ri- bozzettistica neoclassica di maniera, compone preziosi idilli e torno, conferma l’ipotesi dell’amico: «aveva ragione». Simil- landscapes che sembrano (per prendere a prestito un celebre mente Montesquieu concepisce il suo iter come un viaggio di motto di Cézanne) «rifare Poussin sulla natura». studio sul campo: giunge a Venezia da Graz, nell’Impero asbur- L’altro bersaglio era probabilmente Goethe, di cui Sten- gico, il 14 settembre del 1728, e da lì deviando verso occiden- dhal conosceva il Viaggio in Italia, ma di seconda mano: giu- te attraversa l’Italia settentrionale fino a Torino, quindi si ri- dizio che appare peraltro, alla luce di quanto sinora espo- congiunge con la via maestra dei viaggiatori francesi transi- sto, alquanto parziale. Coglie tuttavia l’altra dimensione del- tando da Genova (da dove fa una puntata in feluca a Savona, la Italienische Reise, quella per cui il libro goethiano divenne Vado, Spotorno, Noli e Finale), per proseguire alla volta di il breviario della Italiensehnsucht tedesca. Infatti, se Goethe Livorno e Firenze (fig. 3). dedica alle mœurs degli italiani (e segnatamente dei romani) Come ebbe a dire d’Alembert nell’Éloge de M. le Président celebri pagine, è attraverso la rabdomantica lettura dei muri, de Montesquieu pubblicato nell’Encyclopédie, l’autore dell’E- ma anche delle pietre e della flora, che rieduca progressiva- sprit des Lois intraprese i suoi viaggi con l’intenzione di nutri- mente il proprio sguardo per affondarlo nell’essere, seguendo re le proprie opere di storico e teorico delle istituzioni: «Il suo un itinerario che dal fisico conduce al metafisico: dal singolo obiettivo era di esaminare dappertutto il fisico e il morale, di fenomeno alla legge, dal presente contingente all’origine. Ge- studiare le Leggi e la costituzione di ogni paese, di visitare i nio tutto occhi, e memore dell’insegnamento di Winckelmann, Sapienti, gli Scrittori, gli Artisti celebri». E infatti gli appunti Goethe concepisce il viaggio in Italia come un’«alta scuola» italiani di Montesquieu pullulano di meticolose e penetranti della vista: in Italia tutto è da vedere perché vi si vede il tut- notazioni di sociologia, di topografia e di geografia, di geolo- to, in una sorta di panopticum che minaccia di stordire il mal- gia, di climatologia e di idrometria, di diritto costituzionale e capitato viaggiatore. Di fronte al sovraccarico di stimoli ester- di storia politica. A Venezia osserva che gli stranieri non so- ni, bisogna disimparare tutto per poi riapprendere tutto, ope- no ammessi nei «cazins» nei quali i veneziani incontrano le rando una vera e propria conversione epistemologica. Solo a loro dame; sempre a Venezia discetta sui modesti emolumen- questo patto si può sostenere la luce che irradia dalle tele di ti riservati al doge e sulla limitatezza dei suoi poteri. A Tori- Tiziano, e la visione gigantesca di Michelangelo. Grazie alle no si stupisce, viceversa, dell’ampiezza delle prerogative che nuove potenzialità acquisite dalla vista, il poeta può puntare il sovrano s’è arrogate a danno della nobiltà, nonché dei suoi uno sguardo ai raggi X sulla Città Eterna, per «sviscerare l’an- interventi sul mercato agricolo, a profitto dei propri interes- tica Roma dalla nuova»: «voglio vedere la Roma immutabile, si economici e imprenditoriali. A Genova constata che «tutti non la Roma che trapassa con ogni secolo». i nobili sono dei veri mercadans» gelosi delle loro immense ric- Ad aiutarlo saranno le letture dei classici latini e greci, rin- chezze, tant’è vero che negli sfarzosi palazzi sovente alloggia novate sul posto. Goethe sembra, in questo, reiterare un luo- «una sola serva che fila». Come a Montaigne e a Milton, pre- go comune della letteratura di viaggio in Italia, attestato da me a Montesquieu incontrare studiosi e filosofi: Antonio Con- Richard Lassels e Joseph Addison. Ma contrariamente ai suoi ti a Venezia, Bernardo Lama a Torino, Ludovico Antonio Mu- predecessori, il poeta tedesco non rilegge Tacito in loco per ca- ratori a Modena, Scipione Maffei a Verona. Gli preme anche pirlo, bensì per ri-conoscerlo, come attraverso un’anamnesi pla- – ricorda ancora d’Alembert – studiare i capolavori della pit- tonica: «inizia una nuova vita quando si vede con gli occhi il tura italiana, allo stesso modo in cui studiava la natura. Am- tutto che in parte si conosce nel più profondo intimo». Il con- mira sì la «grande maniera» del Giudizio universale di Miche- tenuto di verità, anzi l’intero patrimonio di senso della tradi- langelo e la «fusione dei colori» nel Correggio, ma il pittore zione classica, risulta così restaurato e presentificato. Grazie che più gli è congeniale è Giulio Romano: negli affreschi del a questa operazione gnoseologica, Goethe guarisce dalla «ma- Palazzo Te a Mantova, «tutto è così ben ordinato che non c’è lattia» di cui soffriva in Germania e riesce al contempo a sa- nulla di confuso. L’occhio vede tutto e tutto d’un colpo». Esat- nare – nella ricostruzione retrospettiva della scrittura – la frat- tamente come nei libri di Montesquieu. tura della civiltà europea diagnosticata da Friedrich Schiller Del secondo tipo di viaggiatori Stendhal si limita a trac- nel saggio Über naive und sentimentalische Dichtung (Sulla poe- ciare l’identikit, senza far nomi. Avrebbe potuto citare i gran- sia ingenua e sentimentale, 1795). Un’operazione che culmina di viaggiatori inglesi fra Sei e Settecento: John Evelyn, Ri- in Sicilia, dove Goethe scopre la natura intatta dei poemi ome- chard Lassels o Joseph Addison. Non c’è dubbio tuttavia che rici, ovvero la Natura. intendesse celiare Chateaubriand, il cui Itinéraire de Paris à Jé- Esaminando campioni mineralogici presso il monte Pelle- rusalem (1811) abbondava in descrizioni di rovine greche. grino, e trascurando i ragguagli storici della guida che lo ac- Stendhal aveva certo presenti anche le lettere scritte a Louis compagna, il poeta tedesco riesce a «farsi un’idea delle vette de Fontanes e a Joseph Joubert da Roma e Napoli durante la eternamente classiche dell’antichità della terra». «Non esiste missione diplomatica del 1803-804 (fig. 4), uscite sul «Mer- miglior commento all’Odissea»: in presenza degli arcaici pae- cure de France» nel 1806 e destinate a essere raccolte in volu- saggi siciliani, e anzi avendone presente per sempre nell’ani-
[Monaco di Baviera] Innsbruck [Coira] Brennero Vipiteno Bolzano Spluga Torbole Trento Como Malcesine Rovereto Vicenza Milano Verona Venezia Padova Parma Ferrara Modena Cento Bologna Firenze Perugia Assisi Foligno Spoleto Terni Civita Castellana Roma Velletri Gaeta Capua Napoli Salerno Paestum Messina Palermo Alcamo Taormina Segesta Castelvetrano Catania Sciacca Caltanissetta Agrigento Figura 5. Johann Wolfgang Goethe (3 settembre 1786 - 18 giugno 1788).
[Vienna] Graz [Zurigo] Trieste Milano Venezia Padova Piacenza Parma Ferrara Modena Bologna Forlì Rimini Fano Firenze Sinigallia Ancona Loreto Macerata Siena Foligno Spoleto Terni Roma Napoli Messina Palermo Catania Agrigento Gela Siracusa Licata Ragusa Figura 6. Johann Gottfried Seume (6 dicembre 1801 - 24 agosto 1802).
724 L’età di Milano [Vienna] Bolzano Trento Brescia Vicenza Milano Verona Venezia Padova Torino Pavia Mantova Parma Ferrara Genova Modena Cento Bologna Firenze Pisa Livorno Loreto Bastia CORSICA Roma Napoli Figura 7. Gotthold Ephraim Lessing (aprile-dicembre 1775). ma ogni singolo rilievo, la parola di Omero gli diventa «una di fare letteratura di viaggio (non a caso resteranno a lungo parola viva». Non sfuggirà il singolare paradosso della posi- inediti i diari di viaggio di Montaigne e di Montesquieu). Mon- zione di Goethe nell’ambito della letteratura di viaggio in Ita- taigne scrive il suo Journal allo stesso modo in cui viaggia: mol- lia: è tra i primi, dopo Johann Hermann von Riedesel (1766) tiplicando le digressioni, tornando sui propri passi e comple- e Patrick Brydone (1770), ad avventurarsi oltre Paestum e lo tando o correggendo, a distanza di pagine, notazioni incom- stretto di Messina, ma la sua Sicilia è quella di Ulisse (fig. 5). plete o rivelatesi errate. Ma forse era il viaggio stesso a rical- Novello Ulisse, in un giardino nei pressi della rada di Paler- care il ritmo della scrittura saggistica già sperimentata nella mo si sente trasportato sull’isola dei Feaci. Per assistere alla prima edizione degli Essais (1580): il segretario di Montaigne, scoperta della Sicilia e dell’Italia reale bisogna aprire lo Spa- che redige la prima parte del diario, racconta che «quando ci ziergang nach Syrakus im Jahre 1802 (1803) dell’illuminista ple- si lamentava con lui che guidasse la truppa per vie e contrade beo Johann Gottfried Seume, primo viaggio risolutamente ri- diverse, ritornando spesso in prossimità del luogo da cui era volto all’osservazione, spesso disincantata, della società civi- partito (ciò che faceva ora avendo notizia di qualche cosa de- le e del territorio, e in questo senso – come ebbe a dire una gna d’esser vista, ora cambiando parere a seconda delle occa- studiosa – vero e proprio «controviaggio» in Italia (fig. 6). sioni), rispondeva che, in quanto a lui, non andava in altro Come rendere testimonianza del Grand Tour? Scrivendo luogo se non in quello in cui si trovava, e che non poteva fal- testi sperimentali, che segnano spesso una svolta nell’opera di lire né torcere il cammino, non avendo altro progetto se non ciascun autore, perché elaborano un nuovo modo, intentato, quello di andare a zonzo attraverso luoghi sconosciuti». Si-
Il Grand Tour da Montaigne a Heine 725 [Monaco di Baviera] Innsbruck Bolzano Trento Bergamo Brescia Padova Milano Verona Venezia Pavia Marengo Ferrara Bologna Genova Pietrasanta Lucca Firenze Livorno Figura 8. Heinrich Heine (luglio-dicembre 1828). milmente, nel diario di Montesquieu frequenti sono i ripen- (aprile-dicembre 1775; fig. 7), nel quale costante è l’andiri- samenti e le aggiunte inserite fuori contesto: nel capitolo su vieni fra il tedesco e un italiano impiegato per lo più per l’in- Pisa, lo scrittore – certo giocando sull’iperetimologia – riferi- nesto di citazioni e di frammenti di parlato. sce di aver assistito in quel di Savona alla fabbricazione del La fine del Settecento registra dunque il momento di mas- sapone (savon); un appunto stravagante su Genova è interca- sima simbiosi tra l’intellighenzia europea d’Antico Regime e lato nel capitolo su Roma. l’Italia intesa e presa nella sua complessa realtà politica, so- Ma l’adeguazione della scrittura all’esperienza del viaggio ciale, economica, culturale, linguistica. Nell’Ottocento – do- investe la lingua stessa. Goethe osserva che di fronte alla stra- po Napoleone e dopo il Congresso di Vienna – l’Italia non sarà ripante ricchezza delle impressioni bisognerebbe scrivere «con più il locus amoenus nel cui alveo un ceto vario ma ristretto di mille stili» (ossia con mille penne). Ad altri non basta una so- nobili e di ricchi borghesi percorreva le tappe di un itinerario la lingua. Montaigne, che dal soggiorno romano in poi si fa ca- iniziatico, obbedendo a una spinta interiore: al richiamo del- rico in prima persona della stesura del diario, adotta improv- l’arte, dell’archeologia, della musica, della natura. Il viaggio visamente l’italiano durante il primo soggiorno ai Bagni di Vil- moderno, organizzato o meno, si qualifica ormai come viag- la presso Lucca, nel maggio del 1581; tornerà al francese solo gio d’evasione, di vacanza, orientato verso mete circoscritte nel novembre dello stesso anno, varcando il Moncenisio. Lo e avulse da un più ampio contesto culturale. stesso metodo che orienta il viaggio – il saggiare e il saggiar- Nell’estate del 1828 Heinrich Heine si fermerà come si – regge l’uso della lingua straniera: «Assaggiamo di parlar Montaigne ai Bagni di Lucca, dopo avere attraversato la pia- un poco questa altra lingua massime essendo in queste con- nura padana in una diligenza «accuratamente chiusa da ogni trade dove mi pare sentire il più perfetto favellare della To- parte» per riparare i viaggiatori dal polverone delle strade lom- scana». Anche Montesquieu, in misura minore e saltuaria, barde, negando così al poeta la vista del paesaggio italiano evo- oscilla tra il francese e l’italiano, ad esempio nelle pagine de- cato dall’incantatorio Lied di Mignon nel Wilhelm Meister di dicate alla gestione della spesa pubblica a Lucca, citando le Goethe: «Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni…?» Il sue fonti direttamente in italiano, senza tradurle, e usando poi “Giro” di Heine toccherà quindi Firenze, Bologna, Ferrara, Pa- l’italiano al posto del francese: «Habbiamo visto due gallerie dova e Venezia, ma di queste tappe il diario nulla dice (fig. 8). di quadri. La [sic] del signor Alessandro Bonvisi, nobile fami- Finisce così, sardonicamente, la tradizione del Grand Tour, glia di questa città». Un altro esempio viene dal diario di prima di essere volgarizzata e commercializzata, ormai nel No- viaggio di Gotthold Ephraim Lessing da Vienna a Napoli vecento, dai tour operator di mezzo pianeta. edoardo costadura
726 L’età di Milano j. milton, The Reason of Church Government against Prelacy (1641- nello specchio del «Grand Tour», in Storia d’Italia. Annali, vol. V, Il 1642), Areopagitica (1644) e Pro Populo Anglicano Defensio secunda paesaggio, a cura di C. De Seta, Einaudi, Torino 1982, pp. 125-263 (1654), ora in id., Complete Prose Works of John Milton, a cura di (ora L’Italia del Grand Tour. Da Montaigne a Goethe (1992), Electa D. M. Wolfe, Yale University Press - Oxford University Press, New Napoli, Napoli 2001); w. hädecke, Heinrich Heine. Eine Biographie, Haven Conn. - London 1953-82 (vol. I, p. 809; II, pp. 537-38; IV/1, Hanser, München-Wien 1985; a. brilli, Il viaggio in Italia. Storia di pp. 614-20); m. de montaigne, Journal de voyage (1774), a cura di una grande tradizione culturale dal xvi al xix secolo (1987), Silvana F. Rigolot, Presses universitaires de France, Paris 1992 (ed. it. Viag- Editoriale, Milano 1989 (ora Il viaggio in Italia. 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