NOTA DI AGGIORNAMENTO - DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA REGIONALE 2020
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ALLEGATO 1 REGIONE TOSCANA DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA REGIONALE 2020 NOTA DI AGGIORNAMENTO
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DEFR 2020 NOTA DI AGGIORNAMENTO INDICE DEL DOCUMENTO 1. Le previsioni economiche............................................................................. 4 2. Le priorità regionali ............................................................................. 8 3. Il quadro finanziario regionale ................................................................. 14 4. La manovra per il 2019 .............................................................................. 34 5. Indirizzi agli Enti dipendenti e alla Società partecipate ....................... 38 6. Piano di razionalizzazione delle Società partecipate ............................ 41 Allegato 1a Progetti regionali Allegato 1b Quadro aggiornato degli indicatori di risultato dei Progetti regionali Allegato 1c Report di monitoraggio Allegato 1d Modello Corte dei Conti del Piano di razionalizzazione delle società partecipate 33
1. Le previsioni economiche 1. Il contesto esogeno per il 2020-2022 Con il 2019 si chiude di fatto una stagione che, seppur caratterizzata da tassi contenuti, ha riportato l’Italia, e con essa anche la Toscana, ad una espansione dell’economia. L’ultimo biennio, in particolare, ha raffreddato le speranze di un più duraturo rilancio della produzione che si erano formate col 2014, una volta conclusa, cioè, la fase di recessione riconducibile alla crisi dei debiti sovrani. Il paese in questi anni di crescita ha comunque continuato a svilupparsi ad un tasso inferiore rispetto a quello della media UE, segno questo che anche in questa lunga stagione di ripresa c’è stato il protrarsi di problemi strutturali che, seppur preesistenti alla double recession, sono stati sicuramente ulteriormente accentuati nel corso dell’ultima decade. L’economia toscana in tutto questo lungo periodo si è allineata all’andamento nazionale dando indicazioni di un comportamento leggermente più virtuoso rispetto alla media italiana; nonostante questo i risultati, soprattutto quelli riferiti all’ultimo biennio, suggeriscono un comportamento meno brillante nel confronto con le principali regioni del nord rispetto alle quali ci si paragona abitualmente. Come più volte si è sottolineato, questa ripresa è avvenuta, da un lato, con una lentezza tale da non riportare ai valori pre-crisi e, dall’altro, con una ridotta diffusione che non ha consentito di riassorbire gli effetti negativi prodotti su alcune parti del sistema produttivo. I segnali raccolti a livello nazionale e confermati anche in ambito regionale suggeriscono che il rallentamento di cui si era avuta traccia già nel 2018 si sta manifestando pienamente nel 2019. Considerando i risultati delle stime per l’anno in corso e delle previsioni effettuate da IRPET per il prossimo triennio 2020-2022, per l’economia toscana si profila un sentiero caratterizzato da una crescita modesta in tutto l’orizzonte temporale considerato, con risultati tali da far parlare di prospettive concrete di stagnazione. Nel corso degli ultimi mesi le previsioni sono state corrette più volte -e sempre- al ribasso. A questo proposito è utile ricordare come, ancora nell’estate 2018, le prospettive dell’Italia diffuse dai principali istituti e dal Governo indicassero per il 2019 una crescita attorno all’1,5%, dato questo che poi si è affievolito con il passare dei mesi per arrivare alle stime più recenti della Commissione Europea che indicano al più in un +0,1% l’espansione del PIL nazionale. Per comprendere le ragioni di questa battuta d’arresto inattesa per l’economia italiana, almeno secondo le aspettative formulate pochi mesi fa, è utile ricordare che la recente frenata ha riguardato tutta l’economia europea, e più in generale, l’insieme delle principali economie mondiali; ma, ancora una volta, l’intensità con cui questa revisione è avvenuta è più marcata nel nostro paese che non altrove: il tendenziale indebolimento delle aspettative, infatti, ha ridimensionato l’espansione delle economie sviluppate portandole ad una previsione di crescita per il 2019 che oggi si stima pari al 1.7% (rispetto ad un +1.9% previsto ad aprile); per quanto riguarda quelle emergenti e in via di sviluppo l’aspettativa di crescita è stata di recente rivista verso un +3.9% (rispetto ad un incremento del +4.4% atteso in precedenza). Ma vediamo più in dettaglio le prospettive per il contesto internazionale. Il raffreddamento è frutto di vari elementi che hanno inciso pesantemente sui ritmi di crescita di alcuni importanti paesi, generando un forte senso di incertezza diffuso tra i paesi occidentali. Tale percezione è sicuramente alimentata, ad esempio, dall’inasprimento della guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti, alternato a momenti di maggior tranquillità nelle relazioni tra i due attori. A questo si sommano i timori per un rallentamento superiore alle attese dell’economia cinese, che ormai da diversi anni sta affrontando una ristrutturazione interna che se da un lato è direzionata a aumentare la dimensione del mercato interno, dall’altro sta scontando il ridimensionamento dei ritmi di crescita degli scambi internazionali. 44
Questi fattori hanno raffreddato la domanda internazionale, cresciuta solo dell’1.1% nel 2019, a fronte del 3.6% del 2018 (e di oltre il 5% nel 2017), e di conseguenza si è innescato un meccanismo di crescente pessimismo testimoniato dall’inversione della dinamica dei mercati finanziari. Al di là di questa tendenza ad una crescente incertezza -caratteristica che la crisi finanziaria degli ultimi dieci anni sembra aver trasformato in un processo quasi strutturale- su alcuni paesi hanno pesato fattori specifici. Il più incisivo, sempre in termini negativi, ha riguardato le difficoltà dell’industria automobilistica tedesca che ha spinto progressivamente ad un ridimensionamento dei ritmi di crescita del Paese: ad oggi si stima un incremento del PIL attorno allo 0.5% per il PIL tedesco, un valore pressoché dimezzato rispetto alle attese formulate sei mesi fa. In definitiva, in un contesto in cui la domanda esterna è un fattore di traino fondamentale per l’economia di alcuni dei più importanti paesi e in presenza di crescenti interdipendenze internazionali a livello di catene del valore, il raffreddamento a cascata della domanda esterna fronteggiata dalle principali economie ne ha ridotto le prospettive di crescita e si è a sua volta ripercossa sulla domanda internazionale, abbassandola ulteriormente in un circuito vizioso che tende a diffondere i suoi effetti in modo assai rapido. Lo scenario di medio-termine per l’economia mondiale incorpora il raffreddamento del ciclo economico manifestatosi negli ultimi trimestri; la frenata ha portato il Fondo Monetario Internazionale a rivedere le stime per il 2019 assestandosi su una crescita mondiale del 3.0%. Nel prossimo triennio 2020-2022 l’IMF si attende un progressivo assestamento del ritmo di espansione della produzione globale attorno a un plateau del 3.6%. L’accelerazione attesa nei prossimi anni si realizzerà in modo non omogeneo e si baserà su un rafforzamento delle prospettive di crescita dei Paesi in via di sviluppo (4.6% nel 2020; 4.8% nel 2022) che consentirà di controbilanciare il progressivo indebolimento della dinamica delle economie sviluppate (1.6% nel 2022). Nonostante la correzione al ribasso già effettuata, le previsioni di oggi per il triennio 2020-2022, non tengono ancora conto di alcuni elementi di rischio che potrebbero concretizzarsi nel corso del tempo. Il grande punto interrogativo, di dimensioni tali da condizionare il clima internazionale, riguarda il negoziato tra Unione Europea e Regno Unito riguardo alla Brexit. Le prospettive di crescita europee e del Regno Unito in particolare, sarebbero ulteriormente riviste al ribasso nel caso in cui dovesse verificarsi una hard Brexit attraverso un no deal, con stime che arrivano a prospettare una riduzione di circa mezzo punto percentuale del ritmo di crescita europeo nell’arco dei prossimi 24 mesi. Questo evidentemente si rifletterebbe in una riduzione della performance italiana e toscana, che però al momento non è tenuta in conto nelle stime che seguono. 2. Le prospettive per l’economia Toscana nei prossimi tre anni Le previsioni per il triennio 2020-2022 formulate da IRPET ipotizzano che il prossimo periodo sia caratterizzato da una domanda internazionale che riflette le considerazioni fatte sopra alle quali si aggiunge l’ipotesi di un leggero aumento dei tassi di interesse rispetto a quanto osservato nel recente passato. In particolare, si ipotizza che il tasso sui titoli a breve emessi dallo Stato italiano si assesti all’1,6% entro la fine del triennio mentre quello sui titoli a lunga scadenza si consolidi sul 3,5%. Questo dovrebbe garantire accesso al mercato per rifinanziare il debito pubblico ma con l’inevitabile conseguenza di un maggior aggravio nel pagamento di interessi da parte dello Stato. Per il triennio 2020-2022 ci si aspetta, infine, che i consumi dei turisti stranieri in ingresso in Toscana crescano in linea con il passato ad un ritmo attorno al 3%. Come è accaduto per il resto delle economie occidentali, anche nel caso della Toscana si è resa necessaria negli ultimi mesi una correzione delle previsioni di crescita per il 2020-2022 mentre la stima relativa al 2019 è rimasta sostanzialmente stabile nel corso degli ultimi mesi. Nell’estate del 2019 l’IRPET stimava infatti una crescita italiana per l’anno in corso attorno allo 0.3% e, in linea con questa previsione, secondo le stime di allora l’economia toscana sarebbe cresciuta del +0.4%. In questi ultimi mesi vi è stata una revisione al ribasso delle stime ma in misura non 55
particolarmente marcata. Nello specifico, si stima che il PIL toscano per il 2019 si assesti su una crescita dello 0,3% rispetto all’anno precedente mentre per quanto riguarda il risultato complessivo del Paese l’IRPET si attende una crescita nulla dell’economia. Il risultato leggermente migliore da parte della regione è giustificato essenzialmente da un andamento non solo superiore alla media nazionale per quanto attiene le vendite all’estero ma anche ampiamente superiore alle aspettative che si formulavano pochi mesi fa. Le esportazioni estere, in termini nominali, infatti sono cresciute nel corso del primo semestre con un ritmo pari al +17.9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche se le attese per il secondo semestre non sono altrettanto positive ci si aspetta che nel complesso dell’anno la performance regionale risultati ben al di sopra del dato medio italiano giustificando così un margine positivo di crescita rispetto all’Italia. Il risultato deludente che ci si attende a consuntivo per il 2019, e che vede la Toscana in una posizione solo marginalmente migliore rispetto al resto d’Italia, verrà solo in parte superato dalla crescita che si prevede nel triennio 2020-2022. Incorporando, infatti, le recenti revisioni degli scenari internazionali forniti dal Fondo Monetario Internazionale, l’aggiornamento delle previsioni per l’Italia indica un’accelerazione leggera al +0.4% nel prossimo anno, per arrivare allo 0.6% di crescita del PIL nel 2021 e tornare allo 0.5% nel 2022. Secondo queste previsioni la Toscana farebbe solo leggermente meglio della media nazionale (con un incremento di PIL dello 0.6% nel 2020 e dello 0.9% nel 2021-2022) mostrando un comportamento più simile alle altre regioni del centro nord anche se con la conferma di un gap negativo nei confronti delle regioni più sviluppate. Come di consueto le previsioni sono da utilizzare con cautela, vista l’instabilità che proprio adesso le caratterizza, ma a rischio di essere smentiti dal tempo ci sentiamo di ricavare un messaggio dal nostro attuale stato delle cose e cioè che purtroppo siamo dotati di una minor resilienza a fronte di shock inattesi. Si tenga conto anche che l’ipotesi di scenario esogeno introdotta è tutto sommato ottimista visto che assume l’idea che si interrompa subito questo processo di indebolimento internazionale con chiari benefici per la nostra economia; nonostante questo, la dinamica prevista non ci suggerisce la possibilità di andare oltre quello che potremmo definire un percorso di sostanziale stagnazione dell’economia, con tassi sempre al di sotto della soglia dell’1,0%. Gli effetti di un percorso di questo tipo possono portare ad una marginalizzazione della nostra economia che costringerebbe gli attori locali (il termine lo si può interpretare sia in senso regionale che nazionale) ad un progressivo impoverimento relativo rispetto ai concittadini europei. Tabella 1.1. Conto Risorse e Impieghi 2019-2022 della Toscana Tassi variazione % a prezzi costanti 2019 2020 2021 2022 Consumi delle famiglie 0.8 0.9 1.0 0.6 spesa pubblica -0.4 0.0 0.2 0.0 investimenti -0.3 -0.5 -0.1 0.1 Esportazioni verso altre regioni 0.7 1.7 1.0 0.6 esportazioni estere 0.6 2.0 2.5 3.0 importazioni da altre regioni 0.2 0.8 0.2 0.2 importazioni estere 1.9 2.9 2.9 2.6 PIL 0.3 0.6 1.0 0.9 Fonte: stime IRPET Dopo aver descritto la dinamica complessiva della regione entriamo nel dettaglio delle varie componenti della domanda aggregata. La scarsa crescita dell’economia che nell’anno in corso caratterizzerà la Toscana è il frutto di andamenti in parte contrapposti. Da un lato, si stima una crescita dei consumi interni ad un ritmo dello 0,8% nel 2019 (in linea con quanto previsto per la media nazionale); dall’altro per il 2019 si calcola una nuova battuta d’arresto degli investimenti privati regionali che, dopo alcuni anni di timidi segnali positivi, sono tornati in terreno negativo. La movimentazione dello stock di capitale produttivo sarà contenuta in Toscana e, anche se questo tratto caratterizza la regione da molto tempo, 66
non si può fare a meno di sottolineare l’elemento di forte preoccupazione al riguardo: gli investimenti sono il canale per accrescere e ammodernare il proprio sistema produttivo, dopo anni in cui si è assistito ad una riduzione del volume di nuovi investimenti possiamo desumere che il sistema produttivo regionale è invecchiato e se fino ad oggi questo invecchiamento non ha prodotto gli effetti negativi tanto temuti sulla competitività è naturale dubitare che si sia in grado di mantenere una forte capacità di competere anche in futuro continuando a posticipare il consolidamento del nostro apparato produttivo. Posta in questi termini, i consumi delle famiglie sono il risultato finale di un percorso di crescita mentre gli investimenti privati rappresentano l’impulso iniziale e la nuova battuta d’arresto attesa nel prossimo triennio non può che gettare ombre sul nostro futuro. La modesta crescita dei consumi interni alla regione è condizionata dalla spesa delle famiglie residenti che secondo le nostre stime si stabilizzeranno su una crescita dello 0.7% nel 2019 per passare nel allo 0.8% nel 2020-2021 e calare al +0.6% nella parte finale del prossimo triennio. Le famiglie saranno sicuramente condizionate dal clima di incertezza; il reddito disponibile di queste ultime infatti crescerà nel corso dell’anno di circa 2,1 punti percentuali e, a fronte di una inflazione che prevediamo non particolarmente pronunciata (si stima una inflazione all’1,1% nel corso del 2019 e in crescita solo modesta negli anni successivi fino al +1.4% del 2022), il potere d’acquisto aumenterà di circa un punto percentuale per le famiglie toscane e di poco meno per le famiglie italiane in media. Nonostante questo, però, l’immagine di un mercato del lavoro che ancora non sarà in grado di riassorbire la disoccupazione creata nell’ultimo decennio sarà fonte di preoccupazioni che si rifletteranno necessariamente sulle scelte di consumo degli individui. Stando alle nostre stime infatti il tasso di disoccupazione in Italia dovrebbe rimanere nel 2019 ad un livello medio del 10,5% per scendere al 10% solo nel 2022. In Toscana la situazione seppur migliore si mantiene ancora ampiamente al di sopra dei livelli pre-crisi (la stima indica una disoccupazione del 6,5% per la regione stabile in tutto il periodo di previsione). È bene sottolineare che il risultato di una crescita dello 0.8% per i consumi interni nel 2020 è ottenuto in presenza di un disinnesco della cd clausola di salvaguardia che altrimenti avrebbe aumentato l’IVA per un ammontare di circa 23 miliardi di euro. In caso di una mancata disattivazione di questa clausola i consumi interni subirebbero un contraccolpo negativo, deprimendo così ulteriormente le prospettive di crescita. Accanto alla domanda interna, come sempre, è necessario aggiungere i dati relativi agli scambi con l’esterno della regione. Le esportazioni estere, secondo le nostre previsioni, cresceranno in termini reali ma lo faranno ad un ritmo che per la Toscana dovrebbe essere leggermente più contenuto di quanto si osserverà per il resto d’Italia nel corso del 2020 e comunque non al di sopra dei due punti di crescita percentuale. Nei due anni successivi la regione dovrebbe aumentare il ritmo di vendita all’estero fino al +3.0% nel 2022, superando così il risultato che si prevede per il complesso del Paese. Vista la crescita praticamente nulla dell’Italia, non ci si attende una dinamica positiva per il flusso di vendite che dalla toscana saranno indirizzata alle altre regioni italiane. A fronte di questo andamento delle vendite però aumenteranno anche le importazioni, soprattutto quelle dall’estero. Il saldo complessivo, così, rimarrà pressoché invariato e il contributo che verrà dagli scambi esterni alla crescita del PIL sarà molto limitato. In conclusione, le previsioni per il prossimo triennio indicano l’avvio di una fase di crescita ancor più debole di quella conosciuta negli ultimi anni con il rischio che tali prospettive possano ulteriormente essere ridimensionate a causa di eventi come il protrarsi di uno scontro commerciale tra Cina e USA, un’uscita del Regno Unito non concordata, un ulteriore indebolimento del settore auto. In questo quadro non si è presa in considerazioni l’eventualità di un appesantimento dell’onere del debito dovuto ad un incremento del tasso di interesse effettivo sui titoli del debito pubblico italiano, possibilità questa che rischierebbe di essere un ulteriore fardello sulla già modesta dinamica del PIL. Anche senza questo ulteriore aggravio di costi per la PA, il debito pubblico non subirà nei prossimi trimestri alcuna significativa riduzione. Stando alle stime fatte da IRPET recentemente, il livello di debito su PIL non scenderà mai al di sotto del 131,5% in tutto il triennio a venire dando il segno di una economia che, nonostante le attenzioni alla dinamica della spesa della PA degli ultimi anni, e nonostante la possibilità di beneficiare di tassi di finanziamento assai modesti, non è in grado di migliorare la sua posizione finanziaria. 77
2. Le priorità regionali 1. La crescita potenziale della Toscana Gli eventi recenti e le prospettive di crescita qui richiamate rendono bene l’idea di una regione collocata all’interno di un paese che oramai da troppo tempo sta attraversando un fase prima di declino e poi di vera e propria recessione. Tutte le parti del paese ne sono coinvolte, anche se in dimensioni e modi diversi; il fatto che la Toscana nell’ultimo decennio abbia realizzato risultati in genere migliori è solo parzialmente confortante; da un lato infatti dimostra che esiste, all’interno della regione, una parte del sistema produttivo che sembra avere mantenuto una elevata capacità produttiva, dall’altro però indica che tale parte non è in grado da sola di imprimere una adeguata velocità di marcia all’intero sistema. Non vi sono infatti dubbi sul fatto che la Toscana sia riuscita meglio di altre regioni a contenere le conseguenze della “Grande Crisi”, soprattutto nelle fasi recessive del ciclo: le esportazioni ed il turismo sono state le variabili che maggiormente hanno contribuito a tale risultato, consentendo alle imprese più dinamiche di cogliere su tali fronti i principali stimoli, trasmettendone poi in parte gli effetti all’intero sistema. Il risultato finale è stata la crescita nel numero di occupati anche se nella maggior parte dei casi si è trattato di forme contrattuali più deboli e con una contrazione del monte ore complessivamente lavorate. Grafico 2.1 Sintesi dei principali indicatori macroeconomici nelle regioni Italiane Livello attuale e variazione 2008-18 Facendo una sintesi dei principali indicatori macroeconomici la Toscana si collocherebbe in effetti, in compagnia di regioni come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, nell’asse nevralgico dell’intera economia nazionale (solo il Trentino Alto Adige si distacca dal resto del paese per aver conseguito risultati decisamente migliori). Ciò nonostante gli effetti negativi di questa lunga fase recessiva sono stati vissuti anche dalla Toscana e possono essere analizzati partendo da due diversi punti di vista. 88
Il primo riguarda le ricadute “a valle” della crisi e si manifesta attraverso il peggioramento delle condizioni di vita dei toscani. L’aumento della disoccupazione, l’elevato livello di quella giovanile, la contrazione del potere di acquisto delle famiglie, l’aumento della povertà, l’intensificarsi delle disuguaglianze (tra persone ed anche tra territori) sono tutti fenomeni che hanno riguardato anche la Toscana, sebbene la loro intensità sia, ancora oggi, inferiore a quella della maggior parte delle altre regioni italiane. Anche in questo caso mettendo assieme i diversi indicatori si conferma il precedente quadro che vede un gruppo di regioni -tra cui la Toscana- distaccarsi dal resto del paese. Tabella 2.1 ALCUNI INDICATORI SOCIALI NELLE REGIONI ITALIANE Disoccupati di Tasso di Diseguaglianza dei Incidenza della Reddito familiare Tasso di lunga durata (% su disoccupazione redditi (indice Gini) povertà relativa netto medio disoccupazione totale disoccupati) giovanile Piemonte 0.288 53.3 6.8 30,177 8.2 30.0 Valle d'Aosta 0.286 39.9 4.4 30,303 7.0 21.7 Lombardia 0.319 51.1 5.5 35,129 6.0 20.8 Trentino-A. A. 0.283 27.8 4.9 36,862 3.8 11.8 Veneto 0.273 46.2 6.1 34,253 6.4 21.0 Friuli-V. G. 0.269 48.0 6.9 32,725 6.7 23.7 Liguria 0.311 51.1 8.5 30,864 9.9 36.3 Emilia-Romagna 0.287 41.3 4.6 35,169 5.9 17.8 Toscana 0.296 46.4 5.9 32,936 7.3 22.9 Umbria 0.274 52.7 12.6 31,454 9.2 31.1 Marche 0.286 55.4 8.8 32,131 8.1 22.1 Lazio 0.346 57.9 8.2 31,477 11.1 34.5 Abruzzo 0.295 55.9 15.6 27,308 10.8 29.7 Molise 0.290 69.0 21.0 24,781 13.0 40.3 Campania 0.340 67.3 24.4 24,373 20.4 53.6 Puglia 0.312 60.8 21.6 27,995 16.0 43.6 Basilicata 0.302 60.7 21.8 25,228 12.5 38.7 Calabria 0.342 69.4 35.3 23,325 21.6 52.7 Sicilia 0.346 68.7 29.0 22,054 21.5 53.6 Sardegna 0.328 53.6 17.3 26,242 15.4 35.7 Italia 0.327 58.1 12.3 30,595 10.6 32.2 Un secondo punto di vista si riferisce invece agli effetti “a monte” generati dalla crisi, ovvero quelli esercitati sui fattori produttivi, dai quali dipende la crescita potenziale della regione (e quindi la stessa capacità di fronteggiare nel tempo gli effetti a valle sopra richiamati). È infatti evidente che le conseguenze “a valle” della crisi possono essere affrontate attraverso percorsi redistributivi o con l’impegno della PA nella erogazione dei servizi; ma se la crescita potenziale resta sui deboli ritmi richiamati precedentemente (ovvero al di sotto dell’1% annuo), gli interventi per riequilibrare le disparità sono resi assai più difficoltosi. I fattori produttivi -a cui aggiungere oltre al lavoro e al capitale anche il territorio- si sono tutti ridimensionati, subendo allo stesso tempo un graduale processo di invecchiamento. Il lavoro, pur aumentato in termini di 36 mila occupati rispetto al precedente massimo storico raggiunto nel 2008, ha visto –come abbiamo già ricordato- una riduzione consistente del monte ore impiegate (che è ancora oggi sotto i livelli pre-crisi); sono di conseguenza diminuite le retribuzioni medie, tanto che anche in Toscana non mancano casi di working poors; infine i giovani hanno grande difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro anche per la presenza di un significativo mis-match tra domanda ed offerta. L’età media dei lavoratori è quindi passata dai 41 ai 45 anni, con evidenti conseguenze sulla capacità di stare al passo con l’innovazione. Il capitale produttivo ha subito sorti analoghe: gli investimenti sono crollati anche in Toscana, tanto che cumulando i valori degli ultimi dieci anni, allo stock di capitale manca qualcosa come almeno 50 miliardi di euro. Allo stesso tempo le manovre finanziarie degli ultimi anni hanno penalizzato soprattutto le amministrazioni regionali e locali attraverso una forte riduzione delle risorse con la conseguenza di 99
comprimere soprattutto le spese per investimento, cui si affianca il blocco di alcune importanti opere infrastrutturali di competenza nazionale. Viene quindi ulteriormente aggravata la debolezza infrastrutturale di parte del territorio regionale, sottoposto, peraltro, ad una crescente pressione per gli effetti dei cambiamenti climatici, particolarmente severi in Toscana. 2. L’intesa per lo sviluppo e l’azione sui fattori produttivi Con la contrazione dei fattori produttivi, si è in parte compromesso il potenziale produttivo della regione; l’obiettivo primario dovrà quindi essere quello di provare a ricostruirlo, tenendo conto del fatto che non sono mancati in Toscana esempi di successo su cui puntare anche per il futuro. Ciò significa, da un lato, prendere atto di questi ultimi e, dall’altro, operare sul fronte del rafforzamento e dell’ammodernamento dei fattori produttivi nella consapevolezza di come oramai, da troppo tempo, la produttività ed il dinamismo del nostro sistema economico-sociale sono fermi e distanti dagli altri paesi europei. Proprio sulla base di tale esigenza con il patto “Intesa per lo sviluppo” siglato con le parti sociali nel luglio 2019 la Regione Toscana punta ad arrestare, per vie diverse, il processo di ridimensionamento dei fattori produttivi sopra descritto, cercando di rafforzare la competitività della regione, anche attraverso la creazione di un marchio di riconoscibilità delle imprese che producono in Toscana. Questo potrebbe avere un effetto benefico sulle esportazioni delle imprese toscane sfruttando l’immagine positiva che la Toscana ha nel mondo. Sul fronte del capitale l’intesa punta a rafforzare la dotazione infrastrutturale della regione attraverso un’azione di sensibilizzazione per il rilancio delle grandi opere di competenza nazionale ad oggi bloccate o comunque in fase di lenta esecuzione cercando allo stesso tempo di realizzare quelle programmate con le risorse regionali. Si intende inoltre rafforzare gli interventi a favore delle imprese insistendo sulle iniziative volte a favorire la transizione verso l’economia circolare. Affiancate a queste iniziative sul fronte del capitale vi sono quelle sul fronte del lavoro volte a favorire l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro attraverso uno sforzo sulla formazione indirizzato ad affrontare le esigenze più immediate delle imprese. In molti casi infatti queste ultime manifestano la difficoltà di trovare, su alcune professionalità, un’offerta di lavoro adeguata e che sarebbe possibile formare in tempi rapidi (da affiancare invece alle iniziative già attivate dalla Regione verso una formazione più strategica). L’azione della Regione punta ad affiancare le imprese alla ricerca dei potenziali lavoratori di cui hanno bisogno fornendogli una formazione che li metta in grado di fronteggiare rapidamente la domanda di lavoro già oggi esistente e che potrebbe addirittura aumentare nel caso dei lavoratori che scelgano di utilizzare la “quota 100”. Inoltre nella consapevolezza di problemi congiunturali legati al peggioramento del ciclo si fornisce alle imprese uno strumento attivo a far fronte alle loro difficoltà anche sul fronte della liquidità, oltre ovviamente a quella di realizzare nuovi investimenti. È in questa direzione che si pongono le cinque linee di intervento proposte dall’intesa per lo sviluppo: 1. il rilancio degli investimenti pubblici per infrastrutture, sanità e difesa del suolo; 2. il sostegno agli investimenti privati, per l’innovazione e l’economia circolare; 3. la formazione per una migliore qualità del lavoro e per superare il mis-match tra domanda ed offerta; 4. l’attivazione di un insieme di interventi per favorire l’accesso al credito delle PMI (Garanzia Toscana); 5. la creazione del marchio di localizzazione e promozione “Toscana”. 3. Le azioni per il clima Nel quadro di degli scenari descritti, la questione ambientale costituisce una priorità di assoluta rilievanza. Le conseguenze dei cambiamenti climatici ne rappresentano l’espressione più evidente con 10 10
effetti visibili e danni non indifferenti sulla tenuta del territorio e lo sviluppo delle attività produttive. Il PRS 2016-2020 ha previsto obiettivi ed interventi destinati a contrastare e prevenire il cambiamento climatico tuttavia è necessario rilanciare e rafforzare le azioni ambientali in una prospettiva di maggior concretezza. L’impegno dell’intervento pubblico sul fronte della sostenibilità dello sviluppo costituisce una sfida per tutto il territorio e gli attori regionali da affrontare con la massima serietà. Sebbene il cambiamento climatico sia un fenomeno di carattere globale, esso pone al centro dell’analisi i comportamenti che emergono a scala locale: a differenza di altri inquinanti ambientali che ricadono nell’areale in cui vengono prodotti, restando spazialmente confinati, i gas climalteranti producono i loro effetti sull’intero clima del pianeta. Quindi, se da un lato è vero che la questione investe i singoli territori come conseguenza dei fenomeni che si formano a scala globale, dall’altro sono proprio i comportamenti dei singoli territori che incidono sugli equilibri globali. Pertanto, anche se la Toscana rappresenta una piccola fonte emissiva, non può e non deve esimersi dal fare la propria parte, nella consapevolezza che non si può risolvere un problema globale se non grazie al contributo di tutti gli attori. Si tratterà dunque di attrezzarsi per far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici (mitigazione, adattamento e contrasto) e di operare per ridurre l’impatto delle nostre azioni sull’ambiente globale (prevenzione). A fronte di ciò la Regione Toscana, in forte continuità con gli indirizzi di Agenda 2030, ha previsto un percorso per definire ed elaborare una strategia di contrasto ai cambiamenti climatici denominata “Toscana Carbon Neutral” finalizzata a raggiungere la “neutralità carbonica” con l’individuazione di ambiti prioritari entro i quali tutte le politiche settoriali dovranno attivare interventi ed orientare investimenti futuri. La Regione intende infatti non solo fare la propria parte nell’abbattimento dei gas climalteranti (qualunque sia il peso della Toscana a scala Mondo) ma anche offrire un modello virtuoso rispetto al fenomeno dei cambiamenti climatici, inserendo la nostra Regione tra gli esempi più avanzati a livello internazionale che dovranno essere di stimolo per gli altri attori in campo. Nell’ottica del bilancio emissivo si dovrà tener conto anche dei sistemi di compensazione e quindi del tema legato agli “assorbimenti”: le foreste e gli altri sink di carbonio (suolo e mare) rappresentano infatti una risorsa fondamentale dal punto di vista della regolazione del clima globale (assorbendo anidride carbonica aiutano il sistema a neutralizzare una parte delle emissioni di CO2 dovute alle attività umane). Ma anche al di là della necessità di far fronte ai cambiamenti climatici, l’uso delle risorse è comunque una questione centrale e riguarda, a monte, alcune risorse fondamentali quali l’energia e l’acqua e, a valle, la gestione ed il trattamento dei rifiuti e, più in generale, il riutilizzo dei materiali. La crescente attenzione verso l’economia circolare è una evidente dimostrazione della centralità della questione ambientale. 4. Priorità e risorse per il 2020 La strategia d’intervento regionale fondata sui 24 progetti del PRS 2016-2020 sarà arricchita e rafforzata nel 2020 dagli obiettivi delineati nei paragrafi precedenti. Si ricorda che negli ultimi anni le azioni regionali sono state orientate al rafforzamento dei segnali di crescita forniti dal sistema, alla riduzione degli squilibri sociali, all’uso efficiente delle risorse ambientali e alla riduzione dei gas climalteranti. Le azioni attuative dell’Intesa che saranno attivate nel 2020 sono riportate ed identificate nel quadro degli interventi dei progetti regionali di cui all’allegato 1a. Le due tabelle che seguono riportano inoltre, al netto delle reimputazioni derivanti dal riaccertamento dei residui, sia le risorse complessive destinate alla realizzazione di quanto previsto nei 24 progetti, per i quali è prevista una spesa pari a 3.854,7 11 11
milioni di euro sul triennio 2019-2020, sia gli importi che nell’ambito di ciascun progetto sarà specificamente destinato alla copertura di interventi attuativi dell’Intesa. La strategia Toscana Carbon Neutral, data l’urgenza della questione ambientale, sarà trasmessa ed approvata dal Consiglio regionale ad integrazione della presente Nota di aggiornamento. Saranno previste azioni da mettere in campo nei prossimi anni. L’obiettivo di azzerare il bilancio emissivo della Toscana, si poggerà sullo sviluppo di interventi orientati a favorire la riduzione delle emissioni climalteranti con interventi prioritariamente orientati ai principali settori responsabili delle stesse che andranno ad integrare i 24 progetti regionali del PRS 2016-2020. Tabella 2.2: Quadro risorse dei progetti regionali milioni di euro 2020 2021 2022 Progetti regionali M€ % M€ % M€ % 1. Interventi per lo sviluppo della piana fiorentina 11,3 0,77 12,9 1,01 78,5 7,15 2. Politiche per il mare per l'Elba e l'Arcipelago 49,0 3,33 44,6 3,47 42,6 3,87 Toscano 3. Politiche per la montagna e per le aree interne 26,8 1,82 21,2 1,65 18,2 1,66 4. Grandi attrattori culturali, promozione del sistema 36,1 2,46 20,2 1,58 9,9 0,90 delle arti e degli istituti culturali 5. Agenda digitale, banda ultra larga, semplificazione 27,1 1,84 26,6 2,07 22,9 2,08 e collaborazione 6. Sviluppo rurale ed agricoltura di qualità 8,1 0,55 13,3 1,04 19,2 1,75 7. Rigenerazione e riqualificazione urbana 18,0 1,22 6,4 0,50 3,7 0,34 8. Assetto idrogeologico e adattamento ai 43,2 2,94 42,2 3,28 35,4 3,22 cambiamenti climatici 9. Governo del territorio 1,7 0,12 1,7 0,14 0,2 0,02 10. Consolidamento della produttività e competitività delle imprese, promozione e internazionalizzazione 21,6 1,47 7,0 0,55 2,2 0,20 del sistema produttivo 11. Politiche per il diritto e la dignità del lavoro 88,7 6,03 34,3 2,67 25,1 2,29 12. Successo scolastico e formativo 105,6 7,17 57,9 4,51 21,9 1,99 13. Contrasto ai cambiamenti climatici ed economia 47,8 3,25 53,5 4,17 9,4 0,86 circolare 14. Ricerca, sviluppo e innovazione 97,1 6,59 30,5 2,37 15,4 1,40 15. Grandi infrastrutture regionali e nazionali, 692,7 47,07 738,9 57,51 710,6 64,71 accessibilità e mobilità integrata 16. Giovanisì 70,0 4,76 56,3 4,38 46,1 4,20 17. Lotta alla povertà e inclusione sociale 15,5 1,06 12,7 0,99 4,4 0,40 18. Tutela dei diritti civili e sociali 32,2 2,19 28,6 2,23 18,1 1,65 19. Riforma e sviluppo della qualità sanitaria 54,9 3,73 60,1 4,68 3,1 0,28 20. Turismo e commercio 7,6 0,52 5,8 0,45 5,7 0,52 21. Legalità e sicurezza 5,7 0,39 3,5 0,27 1,7 0,16 22. Politiche per l'accoglienza e l'integrazione dei 1,3 0,09 1,0 0,07 0,4 0,04 cittadini stranieri 23. Università e città universitarie 8,4 0,57 4,9 0,39 3,7 0,34 24. Attività e cooperazione internazionale nel 1,4 0,09 0,6 0,05 0,0 0,00 Mediterraneo, Medio Oriente e Africa Subsahariana Totale complessivo 1.471,8 100 1.284,7 100 1.098,2 100 12 12
Tabella 2.3 Quadro delle risorse destinate alle azioni attuative dell’Intesa per lo sviluppo della Toscana nell’ambito delle risorse dei progetti regionali milioni di euro 2020 2021 2022 Progetti regionali M€ % M€ % M€ % 1. Interventi per lo sviluppo della piana fiorentina 4,5 2,24 8,0 3,49 78,0 42,87 7. Rigenerazione e riqualificazione urbana 0,4 0,19 1,8 0,76 0,6 0,32 8. Assetto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti 35,0 17,37 32,9 14,34 28,1 15,42 climatici 10. Consolidamento della produttività e competitività delle imprese, promozione e internazionalizzazione del 2,0 1,00 3,6 1,59 1,0 0,56 sistema produttivo 11. Politiche per il diritto e la dignità del lavoro 22,3 11,08 4,0 1,75 0,7 0,36 12. Successo scolastico e formativo 10,3 5,13 9,7 4,22 0,0 0,00 13. Contrasto ai cambiamenti climatici ed economia 4,3 2,14 6,8 2,97 0,0 0,00 circolare 14. Ricerca, sviluppo e innovazione 1,5 0,72 0,6 0,25 0,5 0,27 15. Grandi infrastrutture regionali e nazionali, 69,3 34,35 104,6 45,64 73,0 40,12 accessibilità e mobilità integrata 16. Giovanisì 0,7 0,37 0,1 0,05 0,0 0,00 19. Riforma e sviluppo della qualità sanitaria 51,1 25,33 57,0 24,87 0,0 0,00 20. Turismo e commercio 0,2 0,07 0,2 0,07 0,2 0,09 Totale complessivo 201,7 100 229,2 100 182,0 100 13 13
3. Il quadro finanziario regionale 1. Il quadro di finanza pubblica regionale Tabella 3.1: Quadro delle risorse regionali entrata/spesa ENTRATA SPESA Stanziamento Stanziamento Titolo Titolo 2020 2020 Fondo Pluriennale Vincolato e Utilizzo 0000:Componente passiva di 0,00 1.349,45 Avanzo presunto di amminstrazione amministrazione 1000000:ENTRATE CORRENTI DI NATURA TRIBUTARIA, 8.537,86 8.781,75 CONTRIBUTIVA E PEREQUATIVA 2000000:TRASFERIMENTI CORRENTI 362,33 0100:SPESE CORRENTI 0,00 3000000:ENTRATE 66,16 0,00 EXTRATRIBUTARIE 4000000:ENTRATE IN CONTO 220,83 0200:SPESE IN CONTO CAPITALE 487,54 CAPITALE 5000000:ENTRATE DA RIDUZIONE DI 0300:SPESE PER INCREMENTO 46,01 46,55 ATTIVITA' FINANZIARIE ATTIVITA' FINANZIARIE 6000000:ACCENSIONE PRESTITI 1.537,38 0400:RIMBORSO PRESTITI 105,28 Totale complessivo entrata 10.770,57 Totale complessivo spesa 10.770,57 I valori indicati nella presente tabella sono considerati al netto di : - Contabilità speciali; - Fondo Interregionale di Garanzia (500 mln di euro); - Contabilizzazione del D.L. 35/2012 in quanto costituiscono partite tecniche che non incidono sulla quadratura del bilancio. Sono inoltre nettizzati dalle reimputazioni di somme impegnate in esercizi precedenti al 2018 ma non esigibili negli stessi esercizi e quindi reimputate agli anni successivi. La tabella mostra il quadro delle risorse regionali, articolato secondo la fonte di provenienza dell'entrata, e l'insieme della spesa finanziata. La base di riferimento per confronto con gli stanziamenti dell’annualità 2020 è costituita dagli stanziamenti dell’annualità 2019 del Bilancio di previsione 2019/2021. In coerenza con le priorità individuate dai documenti di programmazione regionale e nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica posti a carico del bilancio regionale, è stato previsto il finanziamento delle spese di carattere rigido, la copertura delle spese di funzionamento e della spesa discrezionale per le politiche attive sostanzialmente sui livelli della spesa 2019. 14 14
Inoltre si è provveduto alla rimodulazione della programmazione europea ed alla copertura della quota di cofinanziamento regionale. 2. Le entrate Nella tabella che segue è riportato l’aggiornamento delle risorse finanziarie, sia nella componente libera che in quella vincolata, per il periodo 2019 – 2022 partendo dall’accertato definitivo 2018. Tabella 3.2: Entrate in milioni di euro 2018 2019 2020 2021 2022 Stanziamento Stanziamento Stanziamento Stanziamento Accertato assestato - iniziale BP iniziale BP iniziale BP ENTRATE "Competenza pura" definitivo su competenza 2020 - 2022. 2020 - 2022. 2020 - 2022. competenza pura Competenza Competenza Competenza pura aggiornato al pura pura pura 05/11/2019 Entrate correnti di natura tributaria, contributiva e a perequativa (a.1+a.2+a.3+a.4) 8.676,86 9.181,61 9.037,86 9.036,94 9.036,76 a.1 Imposte, tasse e proventi assimilati 1.045,65 1.036,28 1.013,41 1.012,49 1.013,09 a.2 Tributi destinati al finanziamento della sanità 7.095,72 7.216,88 7.096,00 7.096,00 7.096,00 a.3 Compartecipazioni di tributi 476,75 428,45 428,45 428,45 427,67 a.4 Fondi perequativi da Amministrazioni Centrali – sanità 58,74 500,00 500,00 500,00 500,00 b Trasferimenti correnti 576,01 594,89 362,33 244,87 125,83 c Entrate extratributarie (c.1+c.2+c.3+c.4+c.5) 79,48 104,57 66,16 44,73 43,27 Vendita di beni e servizi e proventi derivanti dalla c.1 gestione dei beni 44,64 35,95 35,30 34,76 34,76 Proventi derivanti dall'attività di controllo e repressione c.2 delle irregolarità e degli illeciti 3,06 8,45 3,16 3,16 3,16 c.3 Interessi attivi 3,24 0,69 0,68 0,68 0,68 c.4 Altre entrate da redditi da capitale 6,41 0,41 0,20 0,20 0,20 c.5 Rimborsi e altre entrate correnti 22,13 59,07 26,82 5,93 4,47 d Entrate in conto capitale 207,12 437,03 220,83 120,48 121,90 e Entrate da riduzione di attività finanziarie 7,44 128,16 46,01 45,86 45,81 f Accensione Prestiti 53,19 1.790,78 1.537,38 186,83 75,59 g Totale (a+b+c+d+e+f) 9.600,09 12.237,04 11.270,57 9.679,71 9.449,16 h Fondo crediti dubbia esigibilità 111,92 147,27 119,44 119,27 119,21 i Totale al netto del FCDE (g-h) 9.488,16 12.089,77 11.151,13 9.560,44 9.329,95 l Totale al netto del Fondo Sanitario [i-(a.2+a.4+a.5)] 2.333,70 4.372,89 3.555,13 1.964,44 1.733,95 m Entrate vincolate 1.237,46 3.171,72 2.331,68 766,79 647,42 Totale al netto del Fondo Sanitario e delle n entrate vincolate (l – m) 1.096,24 1.201,17 1.223,45 1.197,65 1.086,53 Rimborsi e poste correttive delle entrate – f.do garanzia interregionale a debito – sanità (ai sensi Dlgs o 56/2000) 0,00 -500,00 -500,00 -500,00 -500,00 p Mobilità sanitaria extraregionale passiva -209,31 -205,34 q Mobilità sanitaria internazionale passiva -15,65 -22,83 Risorse tributarie libere destinate alla Gestione 6.929,50 6.988,71 7.096,00 7.096,00 7.096,00 Sanitaria Accentrata - LEA e extra LEA Fonte: L.R. n. 53 del 02/08/2019 " Rendiconto generale per l'anno finanziario 2018", Bilancio di previsione 2019 – 2021, L.R. n. 54 del 02/08/2019 " Bilancio di Previsione 2019 – 2021. Assestam ento”, contabilità regionale e proposta di Bilancio di Previsi Fonte: L.R. n. 53 del 02/08/2019 " Rendiconto generale per l'anno finanziario 2018", Bilancio di previsione 2019 – 2021, L.R. n. 54 del 02/08/2019 " Bilancio di Previsione 2019 – 2021. Assestamento”, contabilità regionale e proposta di Bilancio di Previsione 2020 - 2022. Note: a.2: L’accertato 2018 e l'assestato 2019 dei tributi destinati al finanziamento della sanità comprendono l’intero importo del credito derivante dalla mobilità sanitaria attiva. In spesa (capitoli di uscita 26888 e 26899) è iscritto il debito per mobilità sanitaria passiva. Negli esercizi successivi è stato considerato solamente il saldo (crediti per mobilità - debiti per mobilità); 15 15
a.2: Sia nel 2017 che nel 2018, una quota di Fondo Sanitario (indicata nei prospetti delle Delibere CIPE come "Quota FSN") non è più finanziata dalle entrate tributarie ai sensi del D.Lgs. 56/2000, ma pur essendo Fondo Sanitario a tutti gli effetti, è erogata come trasferimento dallo Stato e costituisce un'entrata vincolata (cap/E 22473 e cap/E 22474 per la quota premiale). La quota attribuita come trasferimento vincolato nel 2018 è stata pari a: Cap/E 22473 € 18.106.160,00 e cap/E 22474 € 3.704.839,00. Per il 2019 il cap/E 22473 prevede uno stanziamento di euro 21.812.227,00, mentre il Cap/E 22474 presenta un assestato di 2.477.240,00. Negli esercizi 2020, 2021 e 2022 il FSN è stato considerato come interamente a libera destinazione e finanziato dalle entrate tributarie; h: L’importo del FCDE del 2018 comprende la sola quota generata dagli accertamenti residui derivanti dalla competenza 2018. Le entrate regionali, con l’esclusione del Fondo Pluriennale vincolato, delle reimputazioni di entrata, dell’avanzo di amministrazione e dell’accensione prestiti autorizzata a copertura del disavanzo, attese per il triennio 2020 – 2022 (riferito alla sola competenza pura), sono sostanzialmente in linea con l’accertato definitivo dell’esercizio 2018 e sono pari a 9.924,03 milioni di euro (al netto del mutuo autorizzato e non contratto) nel 2020 per scendere ai 9.679,71 milioni del 2021 ed infine ai 9.449,16 milioni del 2022. Poiché 7.096,00 milioni costituiscono il finanziamento del Fondo Sanitario Regionale, ne consegue che le risorse disponibili per le spese di funzionamento e per le politiche regionali, diverse dalla sanità, si riducono, al netto della quota accantonata al Fondo Crediti di dubbia Esigibilità, a circa 2,21 miliardi di euro nel primo esercizio e rispettivamente a 1,96 e 1,73 miliardi nei successivi (totale riga “l”al netto dell’accensione prestiti autorizzata a copertura del disavanzo di amministrazione pari a 1.346,54 milioni di euro). Al netto del fondo sanitario, le entrate libere previste si attestano su un livello superiore ad 1 miliardo di euro. Per quanto riguarda la determinazione del Fondo sanitario regionale 2020, lo scenario politico normativo di riferimento è definito dai seguenti atti: • Patto per la Salute 2014 – 2016 (Intesa Conferenza Stato Regioni n. 82 del 10/07/2014), in particolare art. 1; • Legge n. 232 del 11/12/2016 (Legge di Bilancio 2017); • Legge n. 205 del 27/12/2017 (Legge di Bilancio 2018); • Legge n. 145 del 30/12/2018 (Legge di Bilancio 2019); • D.M. 5 giugno 2017; • D.L. n. 148 del 16/10/2017 (conv. L. 172/2017); • Legge n. 4 del 11/01/2018. Con riferimento agli atti indicati, l’importo destinato al Servizio Sanitario Nazionale per il 2020 è stato determinato in 116.449 mln di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente di circa l’1,73%. Si ritiene ragionevole, pertanto, stimare il Fondo sanitario regionale per il 2020 pari a 7.096 mln di euro (comprensivo del Fondo Sanitario Nazionale ai sensi dell’art. 1 c. 408 e 409 della L. 232/2016, della quota premiale e della mobilità sanitaria). Il Fondo così determinato è stato calcolato applicando un incremento prudenziale di circa l’1,3%, rispetto al Fondo Sanitario Regionale 2019, di cui all’Intesa Conferenza Stato Regioni sancita nella seduta del 06/06/2019 (Repertorio atti CSR n. 88/6 giugno 2019), considerando un importo di mobilità sanitaria pari a 140 mln. 16 16
Le Entrate Tributarie Tabella 3.3: Entrate tributarie in milioni di euro 2018 2019 2020 2021 2022 Bilancio Bilancio Bilancio Previsione Previsione Previsione vigente (2019 Stima vigente ENTRATE TRIBUTARIE Gettito Bilancio di vigente (2019 Bilancio di Bilancio di – 2021) entrate (2019 – 2021) Previsione – 2021) accertato da Previsione Previsione tributarie al rendiconto Stanziament Stanziamen 2020-2022 Stanziamento 2020-2022 2020-2022 31/12/2019 o assestato to assestato assestato aggiornato aggiornato aggiornato al al 05/11/2019 al 05/11/2019 05/11/2019 Imposte e tasse e proventi assimilati + 739,33 761,37 758,08 767,73 766,42 763,81 765,50 766,10 Fondi perequativi Tributi riscossi a seguito di attività di verifica e controllo 289,03 257,60 155,94 229,71 229,71 224,71 229,71 229,71 (attività di accertamento+ruoli coattivi) Tributi e Fondi Perequativi destinati al 7.154,45 7.216,88 7.216,88 6.977,08 7.096,00 6.976,00 7.096,00 7.096,00 finanziam ento della sanità Compartecipazioni di 476,74 428,45 428,45 428,45 428,45 428,45 428,45 427,67 tributi Totale com plessivo 8.659,55 8.664,30 8.559,35 8.402,97 8.520,58 8.392,97 8.519,66 8.519,48 Fonte: L.R. n. 53 del 02/08/2019 " Rendiconto generale per l'anno finanziario 2018", Bilancio di previsione 2019 – 2021, L.R. n. 54 del 02/08/2019 " Bilancio di Previsione 2019 – 2021. Assestamento”, contabilità regionale e proposta di Bilancio di Previsione 2020 - 2022. Note: 1) Fra le “Imposte e tasse e proventi assimilati” sono comprese: - la tassa automobilistica non sanità al netto della quota da riversare all'Erario per un importo pari a 17.300.000,00 (Cap/U 73038); - il contributo istituito con articolo 8, comma 13-duodecies del D.L 78/2015 convertito con modificazioni con legge n. 125/2015 quale parziale compensazione del minor gettito delle manovre regionali IRAP causato dall’esclusione dalla base imponibile IRAP della componente “costo del lavoro”. 2) Con riferimento alla voce ”Tributi e Fondi Perequativi destinati al finanziamento della sanità”, il dato da rendiconto 2018 e quelli relativi all’assestato e all’aggiornamento della stima del 2019 comprendono l'intero credito relativo alla mobilità sanitaria, mentre il debito è iscritto in spesa (cap/U 26888 e cap/U 26899) ed è pari complessivamente a 224,96 mln. nel 2018 e a 228,17 mln. nel 2019 . Le previsioni degli anni successivi riportano il credito netto. Il prospetto mostra il quadro generale delle risorse finanziarie previste per lo svolgimento delle attività regionali programmate nel triennio 2018 – 2022. Con l'aggiornamento del presente DEFR, le previsioni 2019 delle entrate tributarie stimate, per la parte ordinaria, risultano essere sostanzialmente in linea con il bilancio pluriennale vigente. L'aggiornamento delle stime di entrata sulla parte tributaria risultano stabili rispetto alle precedenti previsioni, incluse quelle per l'Irap e Add.le regionale Irpef, sulla base di quanto previsto dalle ultime stime del Ministero Economia e Finanze (Mef) sulle manovre regionali. In lieve aumento rispetto alle precedenti previsioni risultano le entrate tributarie destinate al finanziamento della sanità, Irap e Add.le regionale Irpef. Si evidenzia inoltre quanto segue: 1) le previsioni relative ai tributi riscossi a seguito di attività di verifica e controllo, per la parte riferita alle iscrizioni a ruolo, la previsione è indicata al lordo del relativo Fondo Crediti Dubbia Esigibilità (FCDE); 2) le previsioni inerenti la tassa automobilistica sono riportate al netto della quota di spettanza erariale indicata nelle note della tabella; 17 17
Infine, si evidenzia che la previsione di gettito relativa alla riscossione da contrasto all'evasione ed in particolare da ruoli coattivi, ancorché sia stata mantenuta allineata con quella del bilancio di previsione pluriennale, potrà subire una riduzione, soprattutto, per gli anni successivi al 2019, a seguito della riproposizione da parte del legislatore nazionale della definizione agevolata delle cartelle esattoriali, introdotta con D. L. 119/2018. I Trasferimenti correnti Tabella 3.4: Trasferimenti correnti in milioni di euro 2018 2019 2020 2021 2022 Accertato da Bilancio di Bilancio di Bilancio di rendiconto L.R. n. previsione 2019 – previsione 2019 – previsione 2019 – Entrata Bilancio di Bilancio di Bilancio di 53 “ R endico nto 2021 – Aggiornamento 2021 – 2021 – generale per l’ anno Previsione 2020 Previsione 2020 - Previsione Stanziamento Previsioni Stanziamento Stanziamento finanziario 2018” del - 2022 2022 2020 - 2022 - 02/ 08/ 2019) assestato assestato assestato competenza pura competenza pura competenza pura competenza pura Trasferimenti correnti da Amministrazioni pubbliche 414,71 426,43 287,91 162,57 217,80 116,32 171,12 94,98 Trasferimenti correnti da Imprese 97,93 16,61 8,23 0,01 0,91 0,03 0,03 0,00 Trasferimenti correnti da Istituzioni Sociali Private 0,00 0,01 0,00 0,04 0,07 0,04 0,07 0,01 Trasferimenti correnti dall'Unione Europea e dal Resto del Mondo 63,37 151,84 167,26 122,79 143,55 53,62 73,65 30,84 Trasferimenti correnti da Famiglie 0,01 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 Totale entrate da trasferimenti correnti 576,02 594,89 463,40 285,41 362,33 170,01 244,87 125,83 Fonte: L.R. n. 53 del 02/08/2019 " Rendiconto generale per l'anno finanziario 2018", Bilancio di previsione 2019 – 2021, L.R. n. 54 del 02/08/2019 " Bilancio di Previsione 2019 – 2021. Assestamento”, contabilità regionale e proposta di Bilancio di Previsione 2020 - 2022. Note: 1) Gli importi della tabella precedente sono tutti al lordo dell’accantonamento a FCDE; 2) L’aggiornamento delle previsioni è stato ottenuto adeguando le entrate libere all’accertato in caso di sforamento dello stanziamento iniziale con l’eccezione dei proventi derivanti dalla gestione dei beni che sono stati adeguati con le stime pervenute dai settori competenti. Le entrate vincolate sono state allineate agli importi impegnati presenti in bilancio alla data di estrazione dei dati (05/11/2019). In questo paragrafo sono analizzate delle tipologie di entrata, quasi esclusivamente di natura vincolata (i trasferimenti liberi sono circa 6 milioni per ciascuno degli esercizi considerati), destinate al finanziamento della spesa corrente. Nel triennio di riferimento della presente Nota di aggiornamento al DEFR, i trasferimenti correnti sono stimati in oltre 362,33 milioni di euro per il 2020, mentre si riducono rispettivamente a 244,87 milioni nel 2021 e a 125,83 milioni nel 2022. Poiché il ciclo di programmazione comunitaria 2014 – 2020 volge al termine, i trasferimenti correnti dall’Unione Europea che finanziano tale programmazione sono stimati in 143,48 milioni di euro nel 2020, in 73,62 milioni nel 2021 e ridotti a 30,82 milioni nel 2022. Anche il cofinanziamento statale dei programmi europei segue lo stesso andamento: nel 2020 sono previste entrate pari 81,76 milioni, mentre per il 2021 ed il 2022 le stime si fermano rispettivamente a 37,81 milioni e a 14,59 milioni. Fra gli altri trasferimenti sono da segnalare quelli inerenti le politiche di mobilità che si attestano su oltre 50 milioni di euro per ciascun anno, i trasferimenti relativi al finanziamento statale degli oneri di funzionamento dei servizi per l’impiego pari a 22,38 milioni per ogni esercizio ed i trasferimenti in ambito socio-sanitario relativi ai fondi per la non autosufficienza per 37,89 milioni nel 2020 e 37,74 milioni nel 2021. 18 18
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