Nostalgia del Futuro di Marco Saviozzi - Consiglio Regione Toscana

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Nostalgia del Futuro di Marco Saviozzi - Consiglio Regione Toscana
Nostalgia del Futuro
   di Marco Saviozzi
Nostalgia del Futuro di Marco Saviozzi - Consiglio Regione Toscana
Nostalgia del Futuro di Marco Saviozzi - Consiglio Regione Toscana
Nostalgia del Futuro
   di Marco Saviozzi

     Palazzo del Pegaso, Firenze
     22 febbraio - 4 marzo 2023
Nostalgia del Futuro di Marco Saviozzi - Consiglio Regione Toscana
Consiglio regionale della Toscana
Progetto grafico e impaginazione: Patrizio Suppa
Stampa: tipografia del Consiglio regionale
Nostalgia del Futuro di Marco Saviozzi - Consiglio Regione Toscana
Presentazione
Questa mostra ospitata negli spazi espositivi del Consiglio regionale prima di tutto è un dovero-
so tributo ad un artista toscano che da 35 anni onora la Toscana nel mondo con le sue opere.
Marco Saviozzi, pittore lucchese, ha un profondo legame con la Toscana. I suoi paesaggi, i
suoi illustri personaggi del passato, le opere che la arricchiscono, sono spesso al centro della
sua ricerca artistica.
Una ricerca che, ancorata saldamente nella storia dell’arte, vuole ridare senso alla pittura
come immagine, con tutta la sua forza evocativa.
Le forme, i colori, i contrasti, assumono dunque una centralità perduta, senza tuttavia tra-
lasciare i legami con la sensibilità moderna e post-moderna e, ancora di più, senza coltivare
l’ambizione di un pubblico vasto proprio della Pop Art.
Un artista dunque, Marco Saviozzi, che tiene insieme la tradizione pittorica tipicamente
toscana con l’innovazione compositiva e l’apertura al mondo che sono propri della ricerca
contemporanea.
Questa capacità di legare passato e presente e di traguardare il futuro come tempo della con-
segna di ciò che siamo e siamo stati, rileva essere un elemento che ben si collega all’impegno
dell’Istituzione che presiedo, il Consiglio regionale, cioè quello di contribuire ad alimentare
ed aggiornare l’identità toscana all’apertura al mondo e al tempo che ci aspetta.
Per queste ragioni sono bel felice che le opere di Marco Saviozzi riempiano con i loro sugge-
stivi colori le nostre stanze.
Lasciamoci guidare dalle emozioni che questi quadri ci ispirano, per entrare nel nuovo mon-
do di cui vogliamo essere protagonisti con tutta la fiducia di saperne tracciare le linee che lo
caratterizzano.
Grazie a Marco Saviozzi per volerci guidare con la sua arte in questo viaggio verso il futuro.
Antonio Mazzeo
Presidente del Consiglio regionale della Toscana

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Nostalgia del Futuro di Marco Saviozzi - Consiglio Regione Toscana
Nostalgia del Futuro
    La mostra nel prestigioso spazio del Consiglio Regionale della Toscana offre a Marco Saviozzi
    l’occasione per fare il punto di una carriera artistica che si estende da 35 anni.
    Spazio ideale visto i radicati legami dell’artista con la cultura e l’arte “Toscana”, da cui conti-
    nua a trarre ispirazione come dimostrano le opere esposte.
    Una cultura visiva quella di Marco Saviozzi, che si è alimentata con istanze cosmopolite mul-
    tidisciplinari, che spaziano dall’architettura al fumetto, dal cinema alla pittura pop con punte
    di attenzione massima su fenomeni come il postmoderno e le dinamiche connesse alle teorie
    dei mezzi di comunicazione di massa e all’infosfera.
    In particolare, Saviozzi analizza e rielabora la dimensione visuale – come simbolo di un para-
    digma culturale – veicolata dal pervasivo sistema iconografico digitale contemporaneo.
    A prescindere dal soggetto del dipinto le sue opere sono articolate da una solida struttura che
    beneficia della lezione del rinascimento toscano e fiorentino in particolare.
    Una struttura che è già insita nell’opera nella fase progettuale e nella sua prima traduzione
    disegnativa a livello di schizzo/abbozzo e che si evolve in tutte le fasi genetiche della realizza-
    zione fino all’ultima stesura cromatica.
    Stesura cromatica effettuata “à la plat”, per lasciare evidenti i vari passaggi compositivi, conce-
    dere il privilegio visivo alla componente disegnativa senza confondere l’osservatore con effetti
    di maquillage tecnico.
    Il disegno nell’opera dell’artista lucchese non è solo il tratto, l’impalcatura del dipinto ma rap-
    presenta anche la sua istanza progettuale, in una doppia accezione che veniva perfettamente
    riassunta nel francese antico con il termine dessein.
    Già nella fase giovanile, durante gli studi all’istituto d’arte l’attenzione di Saviozzi veni-
    va attratta da movimenti come De Stijl e artisti come Klee – e le immancabili inesauste
    sperimentazioni di Picasso – che venivano integrate in maniera sinergica con le influenze

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che promanavano dalle opere dei nostri “primitivi” come Duccio da Boninsegna e Simone
Martini.
Da questo sincretismo delle forme, attraverso una meditazione approfondita che si è tradotta
in un periodo di produzione pittorica legato a un astrattismo geometrico ha raggiunto una
maturazione che lo ha portato alla conquista di uno stile estremamente personale.
Stile che impianta sulla solidità compositiva, basata sull’armonica distribuzione di volumi e
forme un cromatismo d’impianto pop.
La Pop Art e il suo legame con le dinamiche mass mediatiche e con l’iconografia del consu-
mo, vengono comunque rilette sempre in una chiave “classica” e innestate su un impianto
dalla solidità granitica, articolato con un complesso sistema di rimandi interni e di corrispon-
denze vettoriali che guidano l’occhio dell’osservatore in un percorso suggerito, che apre però
a peregrinazioni percettive e narrative alternative e soggettive.
Saviozzi con questo armamentario visuale, maniacalmente progettato, con le sue stesure cro-
matiche, le alterazioni nella ritrattistica intende sottolineare ed evidenziare la natura artificiale
del processo creativo, esponendo all’osservatore il frutto della riflessione metalinguistica di
cui sono frutto.
L’artista non è quindi interessato a una creazione dettata dall’istinto e dall’illuminazione sa-
turnina ma dalle dinamiche progettuali nelle quali il processo eguaglia l’importanza del pro-
dotto finale.
Lo sguardo inteso nella sua accezione più ampia diventa strumento di selezione e ricomposi-
zione dell’esistente, della visione, intesa nella sua radice originaria di insopprimibile pulsione
scopica.
 Le sue immagini non sono infatti semplici riproposizioni di immagini preesistenti, in linea
con le poetiche di pictures e citazionismo, ma frutto di un processo di editing che richiama
allo stesso tempo il linguaggio compositivo architettonico e quello cinematografico.
Dal cinema non provengono solo delle ispirazioni iconografiche ma il principio del montag-
gio in tutte le sue declinazioni, da quelle teorizzate da Ejzenstejn a quelle descritte da Bazin

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nel suo concetto di decoupage fino a quelle debitrici della lezione del cinema delle avanguar-
    die storiche traghettate fino a noi dai format ipercromatici e frenetici degli spot pubblicitari
    e del videoclip.
    In questo contesto il concetto di framing, inquadratura, che accomuna pittura, fotografia, ci-
    nema (ma anche architettura e scultura) è centrale nella poetica e nella processualità di Saviozzi;
    elemento, cornice che definisce cosa sta dentro e cosa sta fuori, cosa prende parte attiva alla
    diegesi visuale e cosa ne viene escluso, strumento indispensabile nel percorso compositivo.
    In un complesso e articolato processo di strutturazione compositiva, Saviozzi alterna i formati
    visuali invalsi nel cinema e nei mezzi di comunicazione; dal 2.35:1 del cinema dell’amato
    Sergio Leone, deputato a inquadrare i grandi spazi del Western ma anche la nascente metro-
    poli newyorkese di C’era una volta in America, passando per l’1.85:1 adorato dagli edonisti
    anni 80’ – con la base quasi doppia dell’altezza – e quando il soggetto dell’opera è preponde-
    rante, l’artista opta spesso per il formato 1.33:1, il “quasi quadrato”.
    La mostra in oggetto offre l’occasione all’artista di riproporre quelle che sono le sue tematiche
    privilegiate, elaborate nel corso di oltre 35 anni; da quelle della storia patria e internazionale,
    riletta in una chiave che dalla storia con la S maiuscola vengono declinate in una dimensione
    cronachistica.
    Garibaldi, Cavour, Mazzini sfilano nella loro veste pop, che non deroga alla loro aura storico-
    politica ma anzi ne viene potenziata dal processo di rielaborazione cromatica.
    La storia recente si riaffaccia in tutta la sua potenza, grazie a un’acuta scelta del frammento vi-
    sivo da proporre con il dipinto dedicato ai “fatti di Genova” e ritorna nelle opere “vaticane”.
    L’arte, la cultura e il cinema fanno da padrone come già detto nella poetica di Saviozzi; dagli
    omaggi al Pontormo della deposizione a quelli per un generico classicismo italiano in generale
    e toscano in particolare (dalla fiorentina Composizione in blu a Pausa riflessiva di Pompeo
    Batoni, Sospirare mistico e L’annunciata..…), al paesaggio della nostra regione che ha ispirato
    generazioni di artisti (Terre di Toscana) ai suoi figli illustri, Dante in testa senza dimenticare
    Puccini, fino ai tributi per Fellini, Truffaut, il cinema francese e quello pulp di Tarantino,

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passando per la slapstick comedy evoluta e drammatica di Chaplin e quella di Stan Lauren e
Oliver Hardy fino alla musica di Chet Baker e Miles Davis e su tutto il cinema hollywoodiano
e quello italiano.
Non potevano mancare ovviamente alcune icone di riferimento dell’immaginario collettivo,
come Marilyn o le contemporanee Lady Gaga e Rihanna e soprattutto il padrino della pop,
Andy Warhol.
Una mostra che illustra esaustivamente come sia possibile costruire un’armonica sinergia fra
istanze artistiche del passato con la sperimentazione visuale contemporanea, far dialogare il
classico con l’iconografia contemporanea.
Alessandro Romanini

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Deposition of an Hollywood star (2003), 100x150 cm acrilico su tela
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Terre di Toscana (2022), 20x30 cm acrilico su cartone tavola

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Pausa riflessiva di Pompeo Batoni (2005), 50x70 cm acrilico su medium density

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Art cospiracy (2004), 100x150 cm acrilico su tela
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Dante (2021), 20x30 cm acrilico su tela
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L’Annunciata (2021), 20x30 cm acrilico su tela
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Med old fashion style (2005), 50x70 acrilico su tela

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Viva Dante (2021), 20x30 cm acrilico su tavola
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L’uomo dell’anno (2021), 20x30 cm acrilico su tela
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Laboratorio Collodi (2003), 50x70 cm acrilico su tela

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Vissi d’arte (2005), 50x70 cm acrilico su tela

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Lady G. (2014), 70x125 cm acrilico su tavola

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Rihanna-rude-girl (2014), 75x125 cm tecnica mista su tavola

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Sospirare mistico (1999), 40x60 cm acrilico su tela
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Il taccuino di Sherlock Holmes (2022), 45x70 cm acrilico su tavola
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Il generale (2010), 40x50 cm acrilico su tela

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Mia giovine e amata Italia (2010), 40x50 cm acrilico su tela

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Composizione in blu (1996), 40x60 cm tecnica mista su tela

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Count Camillo I desume (2010), 40x50 acrilico su tela

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Il Papa nero (2020), 20x30 cm acrilico su tela
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Il Papa stanco (2004), 25x58 cm acrilico su tavola
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Let it bleed (2005), 40x50 acrilico su tela

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Inconfondibile Federico (2020), 20x30 cm acrilico su tela
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La dolce vita (2003), 50x70 cm acrilico su tela

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Hollywood ventidue (2022), 100x120 acrilico su tavola

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Marilyn, tutto. (2010), 120x120 tecnica mista su tavola

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Donne e motori (2009), 140x160 cm tecnica mista su tavola

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Fascino italiano (2020) 100x110 cm acrilico su tela

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Mr Chaplin (2007), 20x15 cm acrilico su cartone telato

     Andy pop (2005), 22x36 cm acrilico su cartone telato
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A king (2002), 50x70 cm tecnica mista su cartone

 E’ colpa sua! (2007), 20x20 cm acrilico su tela
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Everything happens to me (2005), acrilico su tavola

     Gli anni in tasca (2008), 24x30 cm acrilico su tavola
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Jusqu’ici tout va bien (2002), acrilico su tavola

Reservoir dog /le iene (2004), 25x30 cm acrilico su tela
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Biografia
     Marco Saviozzi è nato a Lucca il 21 marzo del 1962.
     Continua a vivere e lavorare nella sua città natale.

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